Federalismo e costi standard: il caso dei nidi d infanzia

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Transcript:

Nella prospettiva del federalismo: diritti dei bambini, qualità e costi dei servizi per l infanzia Bologna, 19 ottobre 2010 Federalismo e costi standard: il caso dei nidi d infanzia Maria Cecilia Guerra e Paolo Silvestri Capp - Centro di Analisi delle Politiche Pubbliche Università di Modena e Reggio Emilia 1 Il concetto di costo standard Nella letteratura economica Dato un prodotto omogeneo Il costo standard può essere un costo normalizzato (ad esempio il costo medio; o quello mediano ecc.) coincidere con il costo efficiente (il costo minimo che deve essere sostenuto per produrre un dato livello di output, dati i prezzi degli inputs e le caratteristiche della tecnologia esistente) 2 1

Il concetto di costo standard Nelle normative e nelle esperienze degli altri paesi In un contesto di federalismo il costo standard è un costo di riferimento che può servire per attività di benchmarking come guida per i trasferimenti perequativi (schemi di allocazione delle risorse fra gli enti di un determinato livello di governo es. Regioni o Comuni) (confrontare costi effettivi con quelli standard) 3 I costi standard in Italia Legge delega (42/2009) per l attuazione del federalismo fiscale Livelli essenziali delle prestazioni (LEP) Funzioni fondamentali dei Comuni (FF) da erogarsi in condizioni di efficienza e appropriatezza Fabbisogni standard Costi Standard 4 2

I costi standard in Italia Decreti attuativi (già guardando ai nidi) La realtà si muove altrimenti Livelli essenziali delle prestazioni (LEP) Funzioni fondamentali dei Comuni (FF) da erogarsi in condizioni di efficienza e appropriatezza Fabbisogni standard 5 I costi standard in Italia Decreti attuativi (già guardando ai nidi) La realtà si muove altrimenti Fabbisogni standard relativi non a specifici servizi ma a un aggregato più ampio: le singole Funzioni fondamentali definiti attraverso studi di settore Utilizzando dati di spesa storica si definirà una Es. Funzioni di istruzione quota di spesa per abitante, poi corretta per pubblica, ivi compresi i tener conto dei fattori che possono giustificarne servizi per gli asili nido e la diversità fra comune e comune (es., oltre quelli di? assistenza alle caratteristiche territoriali, demografiche, scolastica e refezione, sociali e produttive, anche il personale nonché l'edilizia scolastica impiegato, l efficienza, l efficacia e la qualità dei servizi erogati nonché il grado di soddisfazione degli utenti ) Costi Standard 6 3

I costi dei nidi Idea di base: indispensabile partire da dati di spesa storica Se il servizio fosse omogeneo si potrebbe considerare come costo unitario la spesa per utente La variabile finanziaria e quella reale devono però riferirsi allo stesso oggetto Non è così nella rilevazione del Ministero dell interno Certificati consuntivi che può allora dare risultati paradossali 7 Costi medi per iscritto nei certificati consuntivi e nei questionari (2008) Iscritti Questionario costo totale gestione diretta e indiretta Capoluogo 14.380.443 1605 Unione 7.409.626 801 Comune 1.015.403 84 costo per iscritto costo totale diretto Iscritti Certificato consuntivo costo totale diretto/iscritti 8.960 12.125.152 1602 7.569 9.250 7.468.108 808 9.243 12.088 570.196 98 5.818 8 4

Rapporto iscritti/educatori nei certificati consuntivi e nei questionari Capoluogo Unione Comune Iscritti/educatori gestione diretta questionario 6,1 6,5 6,8 certificato consuntivo 9,4 11,1 19,6 9 I costi dei nidi Eterogeneità del servizio Diversi segmenti di offerta (es. prolungamento; estivo; ecc.) con diversa utenza Bisognerebbe avere dati finanziari e di utenza articolati per ciascun segmento e calcolare il costo standard di ciascuno di essi. 10 5

Banca dati regionale (Servizio politiche familiari, infanzia e adolescenza) Banca dati ricca, forse la più completa oggi disponibile. Come l abbiamo usata. L archivio è stato impiegato in primo luogo per studiare che cosa determina la diverse configurazioni di costo che si osservano e di cui abbiamo esperienza. Se vogliamo utilizzare queste info anche per costruire un sistema di costi standard con finalità di finanziamento (ad es. da regione a comuni/unioni) o di benchmarking, dobbiamo evitare alcune trappole: 1) considerare esclusivamente le differenze nei costi che dipendono da differenze nei livelli quantitativi (e qualitativi) di ciò che viene offerto, condizionatamente alle caratteristiche oggettive della domanda e/o ambientali 2) fare attenzione agli incentivi e disincentivi impliciti in ogni sistema basato su formula. Risposta: normalizzando i valori che possono assumere alcune variabili quando si calcola il costo standard. 11 Confronto comunali (82%) e non comunali (18%) I COMUNALI: più grandi e più costosi: costano il 20% in più a ora/bimbo; orario complessivo più ridotto (solo per minore prolungamento servizio estivo); quota assai più elevata di bambini lattanti e di bambini disabili, mediamente più costosi; stessa quota di personale effettivo equivalente (a 36 ore settimanali) su personale standard (coefficienti regionali); maggior incidenza di nidi che non hanno nessuna forma di esternalizzazione (anche parziale) dei servizi mensa, pulizie ecc.; maggior ricorso a personale educativo esterno, meno costoso; maggiore presenza nei comuni più piccoli (non capoluogo). 12 6

Confronto comunali a gestione diretta (75%) e indiretta (25%) LA GESTIONE INDIRETTA: più piccoli di quelli a gestione diretta (ma più grandi dei privati); struttura dei costi del personale prossima a quella dei privati (come abbiamo visto la maggior parte delle gestioni indirette è affidata a cooperative sociali). Meno lattanti e disabili della diretta ma più dei nidi privati; una maggiore diffusione del prolungamento d orario e dell estivo (quasi come nei privati); costo orario più basso (anche rispetto ai privati); quota di personale effettivo equivalente sul personale standard più bassa (anche rispetto ai privati); più diffusi nei comuni piccoli (mentre i privati nei comuni capoluogo). 13 Costo per asilo C = f (T, U, A, O) C = costo (variabile) annuale complessivo di un nido T = variabili di estensione temporale del servizio (gg e ore di apertura; prolungamento; servizio estivo) U = variabili di utenza (numero ed età; disabili; part-time) A = variabili ambientali - territoriali (province; capoluoghi; comuni grandi) O = variabili organizzative rilevanti per i costi e/o la qualità (esternalizzazioni totali e parziali; personale eccedente lo standard regionale; quota personale a tempo pieno) 14 7

Le variabili v_costocor = costo annuale complessivo dichiarato dal gestore v_oreservizio = monte ore annuale di apertura del nido (escluso prolungamento, ma compreso servizio estivo) v_prol = presenza di prolungamento (dummy) v_estivo = presenza del servizio estivo (dummy) v_latte = n iscritti con meno di 12 mesi v_medi = n iscritti tra i i 12 e 24 mesi v_grandi = n iscritti con più di 24 mesi v_quotapt = percentuale di iscritti a tempo parziale sul totale iscritti disabili = n di bambini disabili capoluogo = nido ubicato in comune capoluogo (dummy) g = nido a gestione diretta (dummy) v_tuttodentro = nessuna esternalizzazione parziale (mensa; pulizie; lavanderia; educatori; prolungamento; coordinamento) (dummy) v_quotaeff2 = educatori a TP equivalente (normalizzati a 36 ore settimana) su numero educatori standardizzati (lattanti*1/5 + altri*1/7) (se >1 sono sopra lo standard regionale) v_heducges = quota del monte ore educatori pagati dal gestore v_eduinteri = educatori a TP equivalente (normalizzati a 36 ore settimana) su numero 15 educatori (valore max=1 quando sono tutti a TP) Ci concentriamo sui 364 nidi comunali a gestione diretta [sottoinsieme omogeneo] Una serie di variabili (part-time e servizio estivo; ecc.) non sono mai risultate significative (t<2): non sono qui considerate 16 8

Diverse configurazioni di costi standard nei 364 nidi a gestione diretta (per utente e per ora-utente), tutte legittime 17 Benchmarking: province 18 9

Benchmarking: comuni 19 Problemi nell uso del costo standard: l idea di normalizzazione La formulazione che abbiamo usato (dove il costo standard è quello risultante dalla regressione), pone qualche problema in particolare con riferimento a variabili quali v_quotaeff2 (eccedenza-difetto di personale educativo rispetto allo standard regionale): una quota più elevata di personale educativo rispetto allo standard regionale fa aumentare notevolmente il costo del nido, ma non necessariamente si traduce in maggiore qualità. È opportuno riconoscere tale maggior costo? La normalizzazione consiste nel non riconoscere a ciascun nido il suo parametro effettivo, ma un valore normale. Il valore normale potrebbe essere anche il valore medio regionale (ma con alcune controindicazioni, che vediamo tra un momento). In questa prospettiva diventa interessante anche affrontare la questione della gestione diretta e indiretta (esternalizzazioni totali): estendiamo la stima a tutti i nidi comunali. 20 10

Tutti i 485 nidi comunali (364 a gestione diretta e 121 a gestione indiretta) 21 Normalizzazione al valore medio regionale delle variabili gestionali g = nido a gestione diretta (dummy) v_tuttodentro = nessuna esternalizzazione parziale (mensa; pulizie; lavanderia; educatori; prolungamento; coordinamento) (dummy) v_quotaeff2 = educatori a TP equivalente (normalizzati a 36 ore settimana) su numero educatori standardizzati (lattanti*1/5+altri*1/7) v_heducges = quota del monte ore educatori pagati dal gestore v_eduinteri = educatori a TP equivalente (normalizzati a 36 ore settimana) su numero educatori (valore mx=1 quando tutti a TP) Ad esempio: fissare g = 0,75 (valore medio regionale), significa assumere che a ciascun comune si riconosce un costo standard non in relazione al mix effettivo di gestione diretta e indiretta, ma come se la sua offerta fosse fatta al 75% da gestione diretta e al 25% da gestione indiretta. 22 11

Anche riconoscendo come legittime tutte le scelte organizzative che (in media) ciascun comune di ciascuna provincia ha fatto, i comuni della provincia 1 risultano essere più costosi (hanno un costo effettivo più elevato di quello stimato) Con la normalizzazione vengono ulteriormente sfavoriti i comuni delle 3 province che hanno effettuato le scelte organizzative più costose (1, 3, 9); vengono viceversa favoriti quelli che hanno fatto scelte meno costose (4, 6, 7, 8); la provincia 2 è costante. 23 Problemi derivanti da normalizzazioni al valore medio Ad esempio fissare g = 0,75 (valore medio regionale), significa assumere che a ciascun comune si riconosce un costo standard non in relazione al mix effettivo di gestione diretta e indiretta, ma come se la sua offerta fosse fatta al 75% da gestione diretta e al 25% da gestione indiretta. Chi è sopra (ad es. 90% di gestione diretta) ci perde ; chi è sotto (ad es. 20% di gestione diretta) ci guadagna. È come se dicessi ai primi: non va bene sei inefficiente, dovresti costare meno e infatti ti riconosco il maggior onere per la gestione diretta come se tu avessi solo il 75% di nidi a gestione diretta e non il 90%; ai secondi: va bene, ti premio perché sei efficiente Il criterio potrebbe andare se noi fossimo certi che essere sotto al 75% implica essere più efficienti e che questo è un comportamento che va incentivato; ma non necessariamente è così. 24 12

Normalizzazioni più intelligenti, ad esempio sulla combinazione desiderata di gestione diretta e indiretta Esiste (o esistono argomenti per stabilire) una combinazione ottimale di gestione diretta e gestione indiretta all interno di un comune (unione di comuni)? Ad esempio: è indispensabile avere una quota minima di gestione diretta per mantenere il know-how necessario per governare il sistema e innestare una concorrenza virtuosa sulla qualità ecc. Supponiamo (a titolo meramente esemplificativo) di avere assunto come standard di appropriatezza la combinazione 50%-50% (ovvero che il 50% di gestione diretta corrisponda al livello essenziale). Se un comune ha gestione diretta >50%, gli si riconosce il maggior costo della gestione solo per il primo 50% (ovvero gli si riconosce solo lo standard; il resto se lo paga, se lo vuole mantenere). Se un comune ha gestione diretta <50%, gli si riconosce il maggior costo della gestione diretta per la quota che effettivamente ha (ad esempio il 30%). Ma se - nel tempo - vuole andare al 50% (cioè allo standard) gli si riconoscerà il maggiore costo fino al 50%. Analogo discorso sulle altre variabili gestionali, se abbiamo opinioni forti sul significato-implicazioni normative di queste variabili. 25 13