Pagina 1 di 8 rassegna stampa 14 Febbraio 2017 IL CITTADINO Meningite, liste d attesa infinite: per vaccinarsi si arriva al 2018 Tubercolosi, negativi gli esami di controllo Morì per un intervento estetico, arriva la condanna per tre medici IL GIORNO Donna morta di tubercolosi i parenti non sono contagiati Farmacia nell ospedale alle 13 scatta l apertura
Pagina 2 di 8 L associazione un bacio ad azzurra contesta il sistema e chiede spiegazioni Meningite, liste d attesa infinite: per vaccinarsi si arriva al 2018 di Cristina Vercellone Già 2075 le prenotazioni, l Asst di Lodi ha allo studio un piano d intervento con i pediatri per ridurre le code Per vaccinarsi contro la meningite a Lodi bisogna aspettare luglio 2018. A Casale, invece, si arriva a marzo dello stesso anno. Un attesa chilometrica che ha scatenato la dura reazione dell associazione Un bacio ad Azzurra guidata da Antonella Salimbene Monteleone. La donna di Casalmaiocco, che ha perso la sua piccola a causa di una meningite da meningococco a soli 11 anni, il 20 marzo del 2014, voleva vaccinare gli altri due suoi bambini e si è trovata di fronte una brutta sorpresa. L Asst di Lodi è consapevole dei disagi e ha già avviato un tavolo di riflessione per risolvere il problema che si è venuto a creare dopo la campagna vaccinale lanciata da Regione Lombardia. Da quando la Regione ha annunciato, in seguito ai gravi casi di meningite, che avrebbe garantito una compartecipazione alle spese vaccinali contro il meningococco, gli ambulatori sono stati presi d assalto. «Stiamo studiando delle soluzioni insieme ai pediatri - spiega l Asst guidata dal direttore generale Giuseppe Rossi - per cercare di ridurre questi tempi di attesa». Dall inizio di gennaio, nel Lodigiano, sono state già prenotate 2075 vaccinazioni contro il meningococco. A Lodi, da gennaio, sono state vaccinate 18 persone, 36 a Casale. «È esagerato aspettare tutto questo tempo. Quella che si è creata era una situazione prevedibile - lamenta la mamma di Azzurra-. È strana poi questa discordanza tra un centro vaccinale e l altro. A Lodi volevano assegnarmi giugno 2018, ho chiamato Rozzano, mi hanno fissato l appuntamento il 28 marzo 2017. Non ce l ho con il centro vaccinale di Lodi, ma c è qualcosa che non funziona. A Lodi manca il personale? Vogliamo sapere come mai ci sono questi tempi. Prima si doveva faticare per prendere la linea telefonica. Adesso bisogna attendere per il vaccino. Non c è un piano regionale? Le decisioni, sicuramente, vengono prese dall alto, ma la spiegazione deve essere data. Se nel frattempo la meningite si presenta cosa diciamo? Torna l anno prossimo perché non siamo vaccinati?». Secondo la presidente
Pagina 3 di 8 dell associazione che da mesi porta avanti la sua battaglia a favore della profilassi contro la meningite, «la gente ha preso consapevolezza dell importanza della vaccinazione. Di fronte a queste liste d attesa però - aggiunge Salimbene - un genitore finisce per comprare il vaccino e pagare anche 100 euro di somministrazione perché ha paura, tutto perché il sistema va a rilento. Io ho chiamato anche a Trezzo, l attesa era di 4 giorni, a Gorgonzola di una settimana. Ho scelto Rozzano perché sono più comoda, ma è assurdo. Il professor Fernando Aiuti quando sono stata a Quinta colonna diceva che il vaccino per lo pneumococco previsto gratuitamente per gli ultra 65enni viene fatto solo dal 2 per cento della popolazione perché di questo vaccino si sa poco. Se il medico di base non lo spiega chi lo deve fare? È assurdo». A Lodi, per prenotare il vaccino contro il meningococco, è possibile chiamare il lunedì, martedì, mercoledì e venerdì, dalle 13 alle 14, il numero 0371.372870.
Pagina 4 di 8 Tubercolosi, negativi gli esami di controllo di C. V Tubercolosi, tutti negativi gli esami di controllo. La notizia buona arriva dopo quella drammatica del decesso di una donna di 55 anni stroncata, poco più di una settimana fa, a Lodi, dalla Tbc. I parenti e i colleghi della donna, venerdì scorso, sono stati sottoposti al test di controllo per valutare eventuali infezioni. Tutte e 7 le persone sono risultate negative. Tra 12 settimane l Ats della città metropolitana, insieme a medici e infermieri della pneumologia di Lodi, effettueranno un secondo controllo, per valutare se nel frattempo si è verificata una eventuale infezione. Il caso della 55enne ha lasciato tutti sorpresi. La donna, infatti, si è presentata con il marito, una settimana fa, al Pronto soccorso dell ospedale Maggiore. La signora lodigiana si trovava già in gravi condizioni e per lei non c è stato nulla da fare. I sintomi, tosse con sangue, facevano pensare a una tubercolosi, ma a confermare la diagnosi è stata l autopsia. I casi di tubercolosi, hanno spiegato l infettivologo Marco Tinelli e il pneumologo Luigi Negri, in questi ultimi anni, sono tornati. Fino a un anno fa, i malati lodigiani erano due all anno, adesso sono quasi uno al mese, anche se a partire dal 2013 sono stabili. «Nel 2013 - spiega l Ats - i casi sono stati 15, 14 nel 2014, 19 nel 2015 e 13 nel 2016». Il 2017 si è aperto con un decesso. Un evento raro dicono i medici. «La tubercolosi infatti - spiegano Negri e Tinelli - adesso si cura facilmente, anche se la terapia dura a lungo». Il contagio avviene tramite la nebulizzazione del muco con la tosse o lo starnuto. A volte la malattia può essere anche asintomatica oppure i sintomi possono essere modesti: una tosse stizzosa di poco peso, febbre lieve, sudorazioni notturne al collo, perdita di appetito e calo di peso. Se la tosse persiste il medico prescrive una lastra. Nei casi più gravi il batterio provoca una lesione nei polmoni. Nei soggetti sani intervengono le cellule ematiche tissutali a limitare l erosione. Se il sistemaimmunitarioècompromesso il batterio scava delle caverne tubercolari, erode i tessuti e i vasi polmonari. A quel punto si assiste alla presenza di sangue nella tosse e nel catarro.
Pagina 5 di 8 Il 14 marzo le motivazioni, la donna si spense il 12 maggio 2015 a milano Morì per un intervento estetico, arriva la condanna per tre medici di Cristina Vercellone Morì per un intervento estetico, arriva la condanna in primo grado. Due chirurghi plastici,uno dei quali attivo a Lodi, e l anestesista che operarono privatamente l infermiera 46enne di Villanova Sillaro Rosa Angela Lavorgna, a Milano, sono stati condannati con rito abbreviato. Il dispositivo è arrivato in questi giorni,mentre lemotivazioni saranno pubblicate il 14marzo. Il chirurgo che aveva già risarcito la famiglia della Lavorgna ha avuto una condanna di 1 anno, 7mesi e 10 giorni. La collega che lavorava a Lodi (e che invece non ha ancora risarcito i parenti dell infermiera) è stata condannata a 2 anni e 8 mesi di carcere.quest ultima è stata anche condannata dal tribunale aversare alla famigliauna provvisionale la cui cifra, al momento, non è emersa. Il reato contestato al gruppo dei tre professionisti era di omicidio colposo. All anestesista però venivano contestati anchepeculato e falso. Per il reato di omicidio colposo, la condanna è statadiun anno e 10mesi di carcere, per il peculato, invece,diun anno, 9mesi e 10 giorni. L anestesista è stato assolto, invece, in merito alla falsificazione della firma del consenso informato. «Siamo soddisfatti per questa sentenza - annota il legale della famiglia Davide Ferrari -. Il giudice ha premiato chi aveva già risarcito i parenti dell infermiera e ha punito chi al momento non si è ancora mosso». Era la primavera del 2015 quando l infermiera, molto stimata in ospedale a Lodi, che lavorava nel reparto di chirurgia specialistica,ha deciso di farsi operare allepalpebre. Era da tanto che desiderava sottoporsi a questa operazione,un intervento veloce, di routine. Il marito Giuseppe Zilli, titolare dell impianto di autolavaggio di viale Milano, aveva deciso di fare un regalo di compleanno a suamoglie, mamma del loro figlio allora minorenne: portarla a farsi operare. La donna si era rivolta a un amica chirurgo. Così il 6 maggio 2015, il marito l aveva accompagnata nella clinica MontenapoleonediMilanoper l intervento. Qualcosa però non era andato per il verso giusto. La donna era statamale durante l anestesia, ancora prima di iniziare l intervento. Il 118, arrivato sul posto, aveva avviato le operazioni di rianimazione: il cuore della
Pagina 6 di 8 donna, che si era arrestato, aveva ripreso a battere ma poi si era fermato un altra volta. L infermiera era stata trasportata nella rianimazione dell ospedale Fatebenefratelli dimilano, che aveva immediatamente fatto partire una segnalazione alla procura. Lavorgna era rimasta sospesa per alcuni giorni tra la vita e la morte, ma il 12 maggio, verso le 10.45, sen era andata. Suo figlio, allora 16enne, ilmarito e il resto della famiglia hanno avviato una battaglia legale.«miamoglie è stata ammazzata - commenta Zilli -. Io ho perso mia moglie e mio figlio ha perso la mamma. È giusto che ottenga almeno un risarcimento per il suo futuro. Questa sentenza per noi è ottima.aspettiamo lemotivazioni e ci costituiremo parte civile solo con la chirurga che non ha voluto godere dei benefici di legge»
Pagina 7 di 8 Donna morta di tubercolosi i parenti non sono contagiati di Carlo D elia SCONGIURATO il rischio contagio per i parenti della lodigiana di 55 anni deceduta il 5 febbraio per tubercolosi polmonare. Il test cutaneo a cui sono stati sottoposti il marito e altri familiari stretti della vittima, ha dato esito negativo. Escluso il rischio di altri casi di tbc, gli stessi parenti dovranno effettuare un nuovo controllo entro un paio di mesi. La tubercolosi è tornata a uccidere in provincia di Lodi. La donna era stata portata all ospedale Maggiore di Lodi dal marito. Aveva perso venti chili in pochi mesi e tossiva sangue. Non riusciva quasi più a respirare. Vano il tentativo dei medici di salvarle la vita: la donna, infatti, viste le condizioni critiche della paziente, non era stata trasferita nel reparto Malattie infettive che si trova nel vicino ospedale di Sant Angelo Lodigiano. La 55enne presentava tracce di sangue nel catarro e nelle goccioline di tosse. A CONFERMARE le prima diagnosi è stata anche la biopsia disposta sul corpo della donna: tubercolosi, la malattia in cui fino a vent anni fa i medici lodigiani si imbattevano al massimo due volte l anno e che poi è salita fino a sfiorare i trenta casi ogni dodici mesi. A poche ore dalla morte, l ex Asl aveva avviato un indagine sulle persone venute a contatto con la donna. Erano state sette, tra familiari e colleghi di lavoro che già venerdì scorso si erano sottoposti ai test per verificare la presenza di batteri pericolosi ed evitare il contagio. «Dopo il primo test cutaneo si valuta come agire spiega il primario di Pneumologia, Luigi Negri. Gli esiti positivi dovranno poi fare una radiografia del torace per capire come intervenire, mentre i negativi verranno ricontrollati a distanza di un paio di mesi in modo da valutare se è davvero inesistente il bacillo della tbc. La tubercolosi è una malattia ormai debellata nel nostro Paese. In Italia e in Europa non ci sono le condizioni ambientali. Per questo è un caso curioso che dovrebbe essere analizzato con attenzione».
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