Malgrado la crisi, la Penisola conta oltre cave attive e 14mila abbandonate

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Roma,14 febbraio 2017 Comunicato stampa Malgrado la crisi, la Penisola conta oltre 4.700 cave attive e 14mila abbandonate Canoni di concessione irrisori a fronte di 3 miliardi di euro di fatturato, E in Valle D Aosta, Basilicata, Sardegna si estrae gratis Boom di export nei materiali lapidei, ma sempre meno lavoro in Italia Legambiente presenta Rapporto Cave: Serve una profonda innovazione nel settore. Puntando su riciclo, adeguamento delle tariffe e tutela del territorio si può ridurre il numero di cave con più lavoro La sfida dell economia circolare riguarda anche al mondo delle attività estrattive, perché è possibile ridurre il prelievo di materiale e l impatto delle cave nei confronti del paesaggio, dare una nuova vita ad una cava dismessa e percorrere la strada del riciclo degli aggregati. A dimostrarlo sono tanti paesi europei che hanno deciso di puntare sul riciclo degli inerti, ma anche diversi esempi italiani anche se per l Italia la strada è ancora lunga e in salita. Nella Penisola si continua a scavare troppo e con impatti devastanti sull ambiente (dalle Alpi Apuane alle colline di Brescia, da Trapani a Trani) e la strada del riciclo, malgrado la spinta delle Direttive europee, è ancora molto indietro. La crisi del settore edilizio degli ultimi anni ha fatto registrare una riduzione del numero di cave attive (-20,6% rispetto al 2010), ma sono ben 4.752 le cave attive e 13.414 quelle dismesse nelle Regioni in cui esiste un monitoraggio. Se a queste aggiungessimo anche quelle delle regioni che non hanno un monitoraggio (Friuli Venezia Giulia, Lazio e Calabria), il dato potrebbe salire ad oltre 14mila cave dismesse. Sono poi 53 milioni di metri cubi la sabbia e la ghiaia estratti ogni anno, materiali fondamentali nelle costruzioni, 22,1 milioni di metri cubi i quantitativi di calcare e oltre 5,8 milioni di metri cubi di pietre ornamentali estratti. In nove Regioni italiane non sono in vigore piani cava e le regole risultano quasi ovunque inadeguate a garantire tutela e recupero delle aree. Rilevanti sono, invece, i guadagni per i cavatori: 3 miliardi di Euro l anno il ricavato dai cavatori dalla vendita di inerti e pietre ornamentali a fronte di canoni di concessione irrisori (2,3% di media per gli inerti e Regioni in cui è gratis). Crescita record per il prelievo e le vendita di materiali lapidei di pregio, con esportazioni in crescita (2 miliardi di Euro nel 2015), ma si riduce il lavoro in Italia nel settore. È quanto emerge dal Rapporto Cave di Legambiente, che dal 2009 effettua un monitoraggio della situazione delle attività estrattive, e scatta una fotografia puntuale sui numeri e gli impatti economici e ambientali, delle regole in vigore nelle diverse Regioni, individuando anche le opportunità che esistono puntando sull economia circolare. Nel Rapporto, realizzato con il contributo di Fassa Bortolo, sono raccolte non solo storie da tutta Italia, che raccontano l impatto sul paesaggio italiano, ma anche buone pratiche realizzate nella Penisola ed esempi virtuosi riguardanti la gestione dell attività estrattiva (in sotterraneo e con contestuale recupero delle aree) e il recupero delle cave dismesse per creare parchi e ospitare attività turistiche, ma anche di cantieri dove si sono usati materiali provenienti dal riciclo invece che sabbia e ghiaia (in autostrade e persino nello Stadio della Juventus). Il dossier è stato presentato questa mattina a Roma nel corso della conferenza stampa che ha visto la partecipazione di: Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, Silvia Velo, Sottosegretario del Ministero dell Ambiente, Alessandro Olivi, Vicepresidente e Assessore allo sviluppo economico Provincia di Trento, Paolo Fassa, Presidente Fassa Srl, Salvatore Lisi, AITEC e Serena Majetta, Anas, Direzione Ingegneria e sviluppo di Rete.

Per Legambiente occorre promuovere una profonda innovazione nel settore delle attività estrattive dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, dove non è utopia pensare di avere più imprese e occupati nel settore, proprio puntando su tutela del territorio, riciclo dei materiali e un adeguamento dei canoni di concessione ai livelli degli altri Paesi europei. La sfida per i materiali di pregio è di mantenere in Italia le lavorazioni dei materiali, dove il tasso di occupazione è più alto. Mentre per gli inerti l obiettivo è di spingere la filiera del riciclo, che garantisce almeno il 30% di occupati in più a parità di produzione, e che può garantire prospettive di crescita molto più importanti e arrivare a interessare l intera filiera delle costruzioni. Ma per realizzare ciò servono delle scelte e delle politiche chiare da parte di Governo e Regioni. Riguardo il materiale cavato, dal Rapporto Cave emerge che la Lombardia è la prima regione per quantità cavata di sabbia e ghiaia, con 19,5 milioni di metri cubi estratto. Seguono Puglia (con oltre 7 milioni di metri cubi), Piemonte (4,8 milioni), Veneto (4,1) ed Emilia-Romagna con 4 milioni circa. Per quanto riguarda le pietre ornamentali, le maggiori aree di prelievo sono: Sicilia, Provincia Autonomia di Trento, Lazio e Toscana che insieme costituiscono il 53,4% del totale nazionale estratto. Le Regioni che invece cavano più calcare sono Molise, Lazio, Campania, Umbria, Toscana e Lombardia che superano singolarmente quota 1,5 milioni di metri cubi. Nel dossier l associazione ambientalista sottolinea anche un grave problema: la mancanza di piani cava in Veneto, Abruzzo, Molise, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Calabria, Pr. Bolzano, Basilicata e Piemonte (dove sono previsti Piani Provinciali), mentre nella maggior parte delle Regioni sono inadeguati i vincoli di tutela e mancano obblighi di recupero contestuale delle aree. Per Legambiente l assenza dei piani è particolarmente preoccupante, perché si lascia tutto il potere decisionale in mano a chi concede l autorizzazione in Regioni dove è forte il controllo da parte della criminalità organizzata. Prelevare e vendere materie prime del territorio è infine un attività altamente redditizia a fronte di canoni di concessione pagati da chi cava a dir poco scandalosi. In media nelle Regioni italiane si paga il 2,3% del prezzo di vendita di sabbia e ghiaia (27,4 milioni a fronte di 1.051 milioni di volume d affari). Ancora maggiori i guadagni per i materiali lapidei dove è in forte crescita il prelievo e l esportazione di materiali. In diverse regioni addirittura si cava gratis: succede in Valle d Aosta, Basilicata, Sardegna, ma anche Lazio e Puglia dove si chiedono pochi centesimi di euro per cavare inerti. Legambiente ricorda che l ultimo intervento normativo dello Stato nel settore è il regio Decreto di Vittorio Emanuele III del 1927, ma è evidente che senza un controllo dell operato delle Regioni la situazione è insostenibile sia in termini di tutela del territorio, che di controllo della legalità e di riduzione del prelievo da cava. Per altro le Direttive europee prevedono che entro il 2020 il recupero dei materiali inerti dovrà raggiungere quota 70%. Per Legambiente le tre scelte per rilanciare il settore sono: rafforzare tutela del territorio e legalità attraverso una Legge quadro nazionale che stabilisca le aree in cui l attività di cava è vietata e obblighi il recupero contestuale delle aree e la valutazione di impatto ambientale, ecc.); stabilire un canone minimo nazionale per le concessioni di Cava per equilibrare i guadagni pubblici e privati e tutelare il paesaggio. Se fossero applicati i canoni in vigore nel Regno Unito (20% del valore di mercato) si recupererebbero 545 milioni di Euro all annodi incassi per le Regioni. Dal primo Rapporto Cave di Legambiente, del 2009 si può stimare che siano state sottratti canoni per oltre 3,5 miliardi di Euro; ridurre il prelievo da cava attraverso il recupero degli inerti provenienti dall edilizia, per andare nella direzione prevista dalle Direttive Europee e riuscire così ad aumentare il numero degli occupati e risparmiare la trasformazione di altri paesaggi. L ufficio stampa di Legambiente: 0686268353-6-99

Tabella riassuntiva, la situazione nelle Regioni italiane Regioni e Province Autonome Cave Attive Cave Dismesse e/o Abbandonate Piani Cava (regionali e/o provinciali) Abruzzo 265 640 NO Basilicata 63 35 NO Pr. Bolzano 102 33 NO Calabria 237 49 NO Campania 48 312 SI Emilia-Romagna 177 63 SI Friuli Venezia Giulia 64 - NO Lazio 260 475 SI Liguria 104 380 SI Lombardia 653 2.965 SI Marche 181 1.002 SI Molise 52 17 NO Piemonte 394 224 NO* Puglia 396 2.522 SI Sardegna 303 492 NO Sicilia 420 691 SI Toscana 380 1.208 SI Pr. Trento 151 1.107 SI Umbria 83 77 SI Valle d Aosta 31 20 SI Veneto 388 1.102 NO TOTALE 4.752 13.414 Elaborazione Legambiente, su dati Regioni, ISPRA, ISTAT *In Piemonte esistono al momento 3 Piani Provinciali (di cui 2 solamente adottati)

Entrate dai canoni, volume d affari con prezzi di produzione e di vendita per sabbia e ghiaia Regione Entrate annue derivanti dai canoni (in Euro) Volume d affari annuo da attività estrattive con prezzi di vendita* (in Euro) Abruzzo 2.087.215 32.111.000 6,5 Basilicata 0 3.508.200 0 Pr. Bolzano 342.494 13.699.760 2,5 Calabria 420.000 14.975.000 2,8 Campania 178.087 2.853.960 6,2 % entrate derivanti dai canoni rispetto al prezzo di vendita per sabbia e ghiaia Emilia- Romagna Friuli Venezia Giulia 2.799.207 79.977.360 3,5 265.184 9.643.060 2,7 Lazio 501.629 33.441.980 1,5 Liguria 0 0 0 Lombardia 13.709.803 391.708.700 3,5 Marche 523.886 14.757.380 3,5 Molise 293.493 5.869.860 5 Piemonte 2.498.214 96.085.160 2,6 Puglia 561.930 140.482.787 0,4 Sardegna 0 18.050.200 0 Sicilia nd 70.991.320 - Toscana 553.474 22.094.780 2,5 Pr. Trento nd 10.831.260 - Umbria 74.173 5.933.880 1,2 Valle d'aosta 0 1.818.740 0 Veneto 2.550.932 82.288.160 3,1 TOTALE 27.359.721 1.051.122.547 Legambiente, Rapporto Cave 2016 *esclusi i costi di trasporto e mano d opera. Si è considerato come prezzo di vendita dei materiali inerti la media tra quelli indicati dalle Camere di Commercio, circa 20 /m 3.