BENESSERE & FELICITÀ SOCIALE. di Roberto Zanardo

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BENESSERE & FELICITÀ SOCIALE di Roberto Zanardo

La gerarchia dei bisogni : A. Maslow (1908-1970) Nel 1954 Abraham Maslow, psicologo umanista, propone una scala teorica delle cinque necessità fondamentali dell'uomo in ordine crescente d'importanza: 1. soddisfazione dei bisogni fisici fondamentali 2. sicurezza personale e familiare e stabilità dell'attività lavorativa 3. essere accettati nel proprio "entourage" sociale 4. stima di sé 5. realizzazione piena del proprio potenziale personale Maslow mette in evidenza componenti della retribuzione differenti da quella meramente salariale e suggerisce un adattamento della forma di compensazione alle esigenze e caratteristiche specifiche di ciascun lavoratore. Secondo Maslow, il concetto di bisogno può esplicitarsi con la Carenza di un oggetto desiderato così che la persona orienta il suo comportamento per raggiungerlo o per soddisfarlo. 2

La gerarchia dei bisogni (Maslow) Autorealizzazione Sfide, creatività, opportunità di crescita personale Stima Riconoscimenti, responsabilità, importanza Appartenenza Relazioni amichevoli con i colleghi, integrazione nel gruppo Sicurezza Sicurezza sul lavoro, trattamento pensionistico, garanzie occupazionali Fisiologici Comfort fisico, salario di sussistenza, condizioni lavorative di base 3

La gerarchia dei bisogni (Maslow) Un bisogno soddisfatto cessa di essere motivante Fisiologici 4

La gerarchia dei bisogni (Maslow) Un bisogno non diviene motivante finché non sono soddisfatti, anche se non completamente, i bisogni di ordine inferiore Motivante Soddisfatto Soddisfatto Appartenenza Sicurezza Fisiologici 5

La gerarchia dei bisogni secondo Maslow Determina la gestione del sistema di ricompense Implementa una lettura evoluzionista dei bisogni umani Orienta le teorie organizzative ai bisogni umani Richiede un analisi empirica dei bisogni Autorealizzazione Stima Appartenenza Sicurezza Fisiologici 6

La piramide del benessere umano La piramide dei bisogni secondo Abraham Maslow Spinta motivazionale Bisogni dell Io esteriore: il bisogno di essere riconosciuti per le capacità individuali, bisogni di rispetto, di essere percepiti e considerati positivamente B I S O G N I DI AUTOREALIZZAZIONE Bisogni di realizzazione dell Io interiore: la realizzazione compiuta di sé stessi, la percezione e la consapevolezza di avere un proprio spazio interiore autonomo verso la realizzazione si sé. L autorealizzazione non comporta più domande né angosce sul senso della propria vita o della propria missione. Bisogni di relazione, bisogni di appartenenza, bisogni di essere amati, di essere accettati con le proprie emozioni Bisogni di protezione sociale, bisogni di salvaguardia contro gli B I S O G N I D I S T I M A aggressori, i predatori, bisogni di certezza, di tranquillità, di un lavoro sicuro che piace, di un B I S O G N I S O C I A L I territorio sessuale proprio, sicuro, rispettato. Rassicurazione minima per poter B I S O G N I D I S I C U R E Z Z A andare avanti. B I S O G N I F I S I O L O G I C I Bisogni primari o biologici, bisogni arcaici di sopravvivenza: fame, sete, salute, sonno, riposo, respirazione, sessualità (rendere perenne la specie), T coporea, attività corporee

La piramide del benessere umano (1) La realtà non è uno schema. E le metafore, come le fiabe, sono delle bugie che aiutano a capire la realtà. Nel cammino per la realizzazione di sé, incontreremo diversi e variegati bisogni: i bisogni di coscienza del passato, di ciò che si è vissuto; i bisogni di fare il lutto degli ideali che non avremo mai: l uomo o la donna ideali, i bambini che non nasceranno; i bisogni di scopi, di riferimenti morali e valoriali; i bisogni di spiritualità; i bisogni di creazione, di perpetuazione, di completamento di sé stessi; i bisogni di libertà, d ignoto, di mistico; i bisogni di vivere il momento presente, fuori dai conflitti; i bisogni di non aver più bisogno (i bisogni di benessere dove non ci sono più domande né angosce sul senso della propria vita o della propria missione)

La piramide del benessere umano (2) Se l essere umano dimentica la propria realtà biologica, lei non lo dimenticherà e si manifesterà nel ricordarlo attraverso il sintomo (fame, sete, etc.). Quando si vive un dramma, questo si traduce in noi in una realtà biologica (es. la perdita del lavoro genera la paura di morire di fame). Sempre di più il benessere sociale si identifica con il possesso di un lavoro stabile e soddisfacente (o con buone opportunità di cambiarlo) in grado di fornire un reddito minimo (alcune stime parlano ora di 15 mila euro/anno), con una qualità di vita che dia il senso di armonia tra le cose, un sentimento di accordo con il mondo. La flessibilità del lavoro, a parte alcune aree di privilegio professionale, non dà serenità, provoca insicurezza, impedisce la progettualità individuale

La felicità sociale (1) La felicità sociale risiede nella soddisfacente fruizione di beni materiali ed immateriali: LAVORO VITA PRIVATA RELAZIONI SOCIALI SALUTE LIBERTA VALORI MORALI La felicità sociale presuppone la fiducia nelle istituzioni rispetto alle pari opportunità, a sistemi sanitari e d istruzione adeguati. La felicità sociale include la possibilità di partecipare alla vita democratica attraverso le istituzioni di un Paese. La felicità sociale supera ogni teoria utilitaristica che vede una relazione stretta tra persone e possesso di beni: i soldi non danno, di per sé, la gioia di vivere. Il paradosso delle società economicamente benestanti è il malessere esistenziale (il malessere del benessere). Elevato PIL non equivale necessariamente a elevato benessere (l economia ha perso gioia)

La felicità sociale (2) Un economia ad elevato PIL pro-capite è, spesso, un economia bulimica dove l eccesso nel consumo di beni genera un diffuso senso di malessere esistenziale. La felicità sociale, invece, si misura con i parametri della qualità della vita: sicurezza sociale, rapporti umani (calore delle relazioni), cultura, tempo libero (tempo da dedicare a sé stessi, alle proprie passioni, alla famiglia ed agli amici, al rapporto con la natura). L individualismo non è compatibile con la felicità sociale: non si può essere felici da soli (non è la quantità di cose che ognuno di noi ha che rende felici, ma la possibilità di condividerle) (servizi sociali estesi e fruibili da tutti). La logica economica deve essere in grado di sanare i grandi squilibri sociali portatori d infelicità: disoccupazione, precarietà del lavoro, mancanza di servizi sociali adeguati (sanità, scuola, sicurezza, aree di socialità e di cultura). Almeno metà degli italiani ha capito che occorre diventare lussoindipendenti: superare il lusso-centrismo (ricchezza ampia e visibile) ed il lusso etico (consumi aristocratici) e privilegiare i valori alle cose.