PSICOLOGIA LO STUDIO DELLA MENTE NELLA STORIA

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Transcript:

PSICOLOGIA LO STUDIO DELLA MENTE NELLA STORIA Nella psicologia sperimentale attuale l uomo è concepito come parte della natura e in quanto tale studiato con approccio scientifico. Conclusione di un lungo cammino 1) Con l avvento del Cristianesimo e per tutto il periodo medioevale non è stato possibile studiare la menteanima se non con l introspezione Guardando in noi stessi vediamo Dio (Ibn Arabi). 2) Fino a Descartes il concetto di mente si identificava prevalentemente con quello di anima 3) Descartes definisce la separazione tra corpo e mente e definisce quest ultima come un entità immateriale che è possibile esaminare a partire dalle proprietà che si rivelano alla coscienza (cioè con l introspezione) 4) Bisogna arrivare a Darwin (1871) perché l uomo diventi una delle specie animali presenti sulla terra e si inizi ad affrontare lo studio della persona in un ottica naturalistica, nella quale la mente è concepita per la prima volta come il prodotto dell evoluzione della specie 5) E ancora a Freud (1896) per arrivare a ipotizzare che le nostre azioni potessero essere governate da sentimenti, azioni e ragionamenti di cui non eravamo consapevoli 6) Helmholtz (seconda metà dell 800) fu il primo a intodurre la nozione di inferenza inconscia (esempio: percezione di profondità) 7) All inizio della psicologia sperimentale l attenzione si concentrò sulla mente e sulla coscienza e si tentò di coniugare l introspezione e il metodo sperimentale (Wundt, 1879 e gli strutturalisti di Titchener, 1898) Isolare le strutture della mente tramite un esame introspettivo dei contenuti di coscienza. Il tempo come misura Esempio: che cosa ti viene in mente se dico Francia? si contano le risposte, si conta il tempo di reazione 8) Il comportamentismo americano (Watson 1913) spostò l oggetto di studio sul comportamento e sviluppò il metodo perimentale nella sua formulazione più rigida e semplificatoria. La realtà è costituita di stimoli (ambiente) e di risposte (comportamenti). L attività della mente non si po vedere e quindi non si può studiare. Tutto è frutto di apprendimento, un assunto che ha profonde conseguenze. Oggetto di studio: non la mente, né la coscienza, ma il comportamento osservabile intersoggettivamente. Metodo di studio: non l introspezione, né il colloquio clinico, ma il controllo sperimentale. Controllo sperimentale = previsione di una risposta a partire da un insieme di stimoli.

I modelli S-O-R: e le spiegazioni a-psocologiche dei neocomportamentisti. 9) Nello stesso periodo in Europa il movimento della Gestalt (Wertheimer, 1912) enfatizzò il ruolo della mente nell organizzazione degli stimoli percettivi Non sempre noi vediamo quello che c è, il movimento autocinetico e quello stroboscopico l influenza normativa: l esperimento di Sherif Le figure ambigue non sono spiegabili in termini di stimolo e risposta Il tutto è diverso dalla somma delle parti. 10) Piaget (1923) a Ginevra studiò lo sviluppo dell intelligenza con un metodo diverso, il colloquio clinico. In situazioni strutturate dove le variabili venivano variate sistematicamente si verificava la reazione con domande e risposte. 11) Chomsky (1957) dimostrò come una catena appresa di associazioni tra stimoli e risposte non è un modello abbastanza potente per generare il linguaggio e formulò l ipotesi di una grammatica geneticamente fissata e innata. Competenza (sapere come) distinta da produzione (che deriva dalla competenza e da altri processi psicologici come la percezione, l attenzione, ecc). 12) Negli anni 50 si progettano e si diffondono i computer e, alle tecniche sperimentali del tempo, si affianca la simulazione. 13) l attenzione degli studiosi si sposta e si centra sulle attività della mente nasce il cognitivismo (Neisser 1967).

LA PERCEZIONE: E attraverso la percezione che noi estraiamo ed organizziamo tutte le informazioni che ci provengono dal mondo in cui siamo inseriti ed in cui agiamo. 1) Sensazione e percezione sono il modo in cui il cervello elabora l informazione che gli arriva attraverso gli organi di senso dall ambiente oppure dall organismo stesso (il nostro batticuore mentre assistiamo al momento cruciale di una gara sportiva). 2) La percezione è il primo sistema di elaborazione a cui sottoponiamo gli stimoli sensoriali che riceviamo dall ambiente e dal nostro corpo 3) è il primo tentativo di dare significato alle informazioni acquisite attraverso gli organi di senso. La percezione più studiata in psicologia è senz altro quella visiva, per molti motivi: 1) la prevalenza dell informazione visiva nel contatto con l ambiente 2) la complessità dell elaborazione che il cervello realizza sul materiale visivo 3) l importanza per la sopravvivenza della nostra specie di una buona esplorazione visiva per guidare le nostre azioni nell ambiente 4) Non tutta la grande quantità di materiale che stimola gli organi di senso viene percepita: su di essa noi operiamo una selezione, cosciente o meno, che ci permette di lavorare solo su una parte dell informazione. 5) Sono dunque gli organi di senso, -vista -udito -olfatto -tatto -gusto Le vie più comuni attraverso le quali noi percepiamo la realtà. 6) Il senso dell equilibrio ha i suoi organi nell orecchio interno (canali semicircolari e sacchi vestibolari) : le informazioni che esso trasmette alla corteccia cerebrale, riguardano la posizione del corpo e in particolare della testa.quando lo stato di questi organi è disturbato da qualcosa (es: uno spostamento violento), i messaggi al cervello diventano indecifrabili e la sensazione che proviamo è quella di vertigine. 7) Sensazione di dolore: Il dolore non è trasmesso al cervello da un organo specifico della sensibilità. In generale esso dipende da un eccessiva stimolazione di un organo di senso (es: una luce troppo intensa). In un ottica evoluzionistica il dolore ha la funzione di farci allontanare da stimoli che possono mettere in pericolo la nostra salute o la nostra vita. Qualche volta questo processo è automatico e immediato ; altre volte come nel caso di un dolore corporeo più diffuso, la risposta comportamentale giusta (che ci permette con più probabilità di evitare lo stimolo doloroso) non è facilmente individuabile: è comunque chiaro che il nostro organismo ci informa che qualcosa lo sta danneggiando. Gli psicologi della Gestalt misero per primi in rilievo l esistenza di leggi organizzative che fanno sì che nel mondo reale, se siamo esposti a una molteplicità di stimoli visivi, si costituisca davanti ai nostri occhi l oggetto fenomenico, cioè quello che percepiamo come oggetto indipendentemente dalla sua corrispondenza con un oggetto fisico. Facendo attenzione noi percepiamo con la vista degli oggetti: in realtà noi non percepiamo degli oggetti puri e semplici, ma i rapporti che si creano tra gli oggetti e lo sfondo, tra gli oggetti e il contesto in cui essi sono immersi: il contrasto e la costanza sono due chiari esempi dell importanza del contesto nella percezione.

Per la teoria della Gestalt, la nostra percezione della realtà si organizza in modo del tutto spontaneo, cioè identico per tutti gli uomini; Una prima distinzione importante operata dalla Gestalt è quella tra figura e sfondo. Le illusioni ottiche: Apparentemente, sembra che i nostri organi di senso, vie maestre della percezione, non ci ingannino mai. In realtà non sempre ciò corrisponde al vero. Le alterazioni percettive, dette anche più semplicemente illusioni ottiche, coinvolgono l uomo più di quanto si immagini. Le illusioni ottiche sono quelle situazioni in cui viene messa in crisi la convinzione ingenua che ci sia una corrispondenza naturale tra oggetto fisico e oggetto fenomenico. Questa convinzione accompagna gran parte delle azioni della nostra giornata: affidandoci ad essa, per es: valutiamo quasi sempre con buona approssimazione la grandezza e la distanza degli stimoli visivi (quando si decide di attraversare o meno la strada in base alla percezione della distanza di una macchina che sta arrivando). L' ATTENZIONE: Il concetto di attenzione non è un concetto ben definito in letteratura. E' stato utilizzato con diverse accezioni: 1) capacità di selezionare parte di uno stimolo elaborato 2) Sinonimo di concentrazione 3) Concetto connesso alla vigilanza In generale possiamo dire che l' attenzione indica la capacità del soggetto di focalizzarsi su qualcosa. L' ELABORAZIONE PRE-ATTENTIVA Secondo Treisman, prima di poter prestare attenzione agli ogetti dell' ambiente il nostro sistema cognitivo ne estrae le caratteristiche principali, individuando i cosidetti effetti emergenti, cioè caratteristiche distintiva rispetto al contesto, attraverso una forma di elaborazione pre-attentiva L' elaborazione pre-attentiva opera in modo automatico senza che ne siamo consapevoli. I processi pre-attentivi estraggono caratteristiche come forma, colore, profondità e movimento, con particolare riferimento all' orientamento delle linee. Rovee-Collier e collaboratori (1992) hanno dimostrato che la capacità di individuare effetti emergenti è presente già in bambini molto piccoli (3 mesi). L' INTEGRAZIONE DELLE CARATTERISTICHE Secondo Treisman una volta che, attraverso i processi pre-attentivi, le carattetistiche base degli stimoli sono state individuate, si passa ad un processo di integrazione delle caratteristiche che coinvolge la cosidetta attenzione focalizzata. Se il soggetto non è in grado di focalizzare l' attenzione sullo stimolo specifico, può andare incontro a delle "congiunzioni illusorie". ATTENZIONE SELETTIVA Nello studio dell' attenzione si è cercato di capire come si collocasse l' attenzione stessa nell' ambito del processo di elaborazione degli stimoli. Abbiamo visto che esiste un meccanismo che ci permette di passare dal sistema sensoriale al sistema percettivo.

La percezione di uno stimolo è un passaggio indispensabile per la successiva elaborazione dello stimolo stesso, se non percepiamo uno stimolo non possiamo elaborarlo. Ma la percezione dello stimolo è legata all attenzione. Il nostro sistema cognitivo è costantemente bombardato da stimoli sensoriali e non è in grado di elaborare contemporaneamente tutte le informazioni che riceve, per questo si è specializzata una tendenza alla selezione delle informazioni che di volta in volta risultano maggiormente pregnanti per il sistema stesso. Un' altro fattore che influisce sull' attenzione divisa è la somiglianza del compito. Tanto più 2 compiti sono diversi tra loro, e tanto piu è facile sarà la loro esecuzione contemporanea. Due compiti simili tendono ad interferire l' uno con l' altro. Una questione simile riguarda la difficoltà dei compiti. Sappiamo cheeseguire contemporaneamente 2 compiti difficili è un' impresa ardua, ma la letteratura non ha definito esattamente che cosa si intende per "difficile" o quale sia esattamente il limite di difficoltà che riduce la capacità di dividere l' attenzione. L' EFFETTO STROOP Questo fenomeno viene spiegato col fatto che, per una persona che sa leggere, la tendenza a mettere in atto questo comportamento è praticamente automatica e, di conseguenza, interferisce con il compito, in quanto distrae il soggetto. La lettura può essere considerata come un compito sovra-appreso che si attiva automaticamente eautonomamente. Si tratta quindi di un compito chepuò essere eseguito senza prestarvi attenzione particolare. ATTENZIONE, PROCESSI AUTOMATICI E CONTROLLATI Diversi ricercatori hanno postulato l esistenza di processi di elaborazione automatici (es. Shiffrin e Schneider, 1977; Norman e Shallice, 1980, 1986), cioè processi che non richiedono sforzo attentivo da parte dei soggetti. Un processo automatico deve possedere le seguenti caratteristiche: 1) velocità; 2) assenza di sforzo attentivo (nessun intralcio rispettoall esecuzione di altri compiti); 3) assenza di consapevolezza; 4) inevitabilità (es. effetto Stroop). Gli studiosi hanno distinto tra: 1) processi controllati e processi automatici 2) processi completamente automatici e processi parzialmente automatici. L automaticità di un compito è legata alla pratica. Le ricerche nel settore hanno mostrato che i processi automatici sono molto più rapidi ed efficienti dei processi controllati, infatti lavorano in parallelo e di conseguenza permettono l esecuzione contemporanea di più compiti. Ma presentano anche un forte limite dato dalla loro estrema rigidità. I processi automatici, infatti, non si adattano al cambiare delle circostanze ambientali. Di contro, i processi controllati, sono lenti e procedono probabilmente in serie, ma sono anche estremamente flessibili. L' ELABORAZIONE INCONSCIA Diverse ricerche mostrano che non è necessario avere piena consapevolezza di uno stimolo sensoriale perché questo abbia effetti sulla elaborazione delle informazioni consce. Anche le informazioni a cui non prestiamo attenzione a livello cosciente possono influenzare la nostra elaborazione delle informazioni.