PROVINCIA DI VIBO VALENTIA AUTORITA DELL AMBITO TERRITORIALE OTTIMALE N. 4

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PROVINCIA DI VIBO VALENTIA AUTORITA DELL AMBITO TERRITORIALE OTTIMALE N. 4 PIANI FINANZIARI DELLE OPERE E DEGLI IMPIANTI DI ACQUEDOTTO E FOGNATURA NEL MEZZOGIORNO D ITALIA Art. 11, comma 3, Legge 5 gennaio 1994, n. 36 Art. 10 comma 2 D. L.vo 244/95 convertito con Legge 341/95 PIANO D AMBITO Regione Calabria ATO n. 4 Vibo Valentia Legge Regionale n. 10 del 3/10/1997 Revisione Novembre 2003

PREMESSA 1 CAPITOLO 1 1.1 INQUADRAMENTO NORMATIVO DI RIFERIMENTO 5 1.1.1 RICOGNIZIONE 7 1.1.2 LIVELLI DI SERVIZIO 7 1.1.3 AREE CRITICHE E PROGRAMMA DEGLI INTERVENTI 7 1.1.4 PIANIFICAZIONE D'AMBITO 8 1.2 DESCRIZIONE DELLE ATTIVITA' PROPEDEUTICHE 8 CAPITOLO 2 2.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE 10 2.1.1 INQUADRAMENTO GENERALE 10 2.1.1 GEOLOGIA E MORFOLOGIA 13 2.1.2 IDROLOGIA E IDROGEOLOGIA 14 2.1.3 URBANIZZAZIONE E RETI DI TRASPORTO 22 2.2 LA STRUTTURA ECONOMICA DELL ATO 23 2.2.1 IL SETTORE INDUSTRIALE 25 2.2.2 IL SETTORE AGRICOLO 26 2.2.3 IL TURISMO 27 2.2.4 L ARTIGIANATO 29 2.3 FABBISOGNI IDRICI INDUSTRIALI ED AGRICOLI 29 2.3.1 IL FABBISOGNO INDUSTRIALE 29 2.3.2 IL FABBISOGNO IRRIGUO 29 2.4 FABBISOGNO POTABILE E VULNERABILITÀ DELLA RISORSA 32 2.4.1 CONSUMI IDROPOTABILI ATTUALI 32 2.5 IL BILANCIO IDRICO 34 2.5.1 VALUTAZIONE DELLE RISERVE TEORICHE 34 2.6 EVOLUZIONE DELLA DOMANDA 39 2.6.1 POPOLAZIONE RESIDENTE E FLUTTUANTE AL 2024 39 2.6.2 DOTAZIONE UNITARIE E FABBISOGNI POTABILI 41 2.6.3 CONSIDERAZIONI SUI FABBISOGNI PREVISTI 46 CAPITOLO 3 3.1 RAPPRESENTAZIONE ED ANALISI DEI RISULTATI DELLA RICOGNIZIONE 48 3.1.1 DISPONIBILITÀ IDROPOTABILI 49 3.1.2 BILANCIO IDRICO E DISPONIBILITÀ ATTUALI E FUTURE 52 3.2 SERVIZIO IDROPOTABILE 54 3.2.1 LE FORME GESTIONALI ATTUALI 54 3.2.2 IL GRADO DI COPERTURA 55 3.2.3 LE INFRASTRUTTURE 55 3.3 SERVIZIO COLLETTAMENTO E TRATTAMENTO REFLUI 56 3.3.1 LE FORME GESTIONALI ATTUALI 56 3.3.2 IL GRADO DI COPERTURA 57 3.3.3 LE INFRASTRUTTURE 57 3.4 INDAGINE SUPPLETIVA PER L AGGIORNAMENTO E L INTEGRAZIONE DEI DATI DELLA RICOGNIZIONE 60

CAPITOLO 4 4.2 DEFINIZIONE DELLE CRITICITA E DEGLI OBIETTIVI DI PIANO 62 4.2.1 DEFINIZIONE DELLE CRITICITÀ 62 4.2.2 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI 64 4.3 IL PIANO DEGLI INTERVENTI NEL SETTORE ACQUEDOTTO 73 4.3.1 PREMESSA 73 4.3.2 CRITERI UTILIZZATI PER IL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI DI PIANO 75 4.3.3 INTERVENTI DI MANTENIMENTO DELLA CAPACITÀ PRODUTTIVA DEGLI IMPIANTI ATTUALI 78 4.3.4 INTERVENTI DI CARATTERE GENERALE PER IL RAGGIUNGIMENTO DEGLI STANDARD 80 4.3.5 INDIVIDUAZIONE DELLE PRIORITÀ DI INTERVENTO 82 4.4 IL PIANO DEGLI INTERVENTI NEL SERVIZIO FOGNARIO E DEPURATIVO 84 4.4.1 RETI FOGNARIE, IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO E COLLETTORI DI AVVICINAMENTO 86 4.4.2 GLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE 87 4.4.3 INDIVIDUAZIONE DELLE PRIORITÀ DI INTERVENTO 88 4.5 GLI INVESTIMENTI TOTALI 91 4.5.1 EFFETTI DEL PIANO DEGLI INTERVENTI 91 4.5.2 GLI INVESTIMENTI TOTALI DI ACQUEDOTTO PER IL PERIODO 2005-2024 92 4.5.3 GLI INVESTIMENTI TOTALI DI FOGNATURA E DEPURAZIONE PER IL PERIODO 2005-2024 94 4.5.4 GLI INVESTIMENTI TOTALI PER IL PERIODO 2005-2024 94 CAPITOLO 5 5.1 PREMESSA 95 5.2 L'ARTICOLAZIONE TERRITORIALE 95 5.3 LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA 96 5.4 IL DIMENSIONAMENTO OTTIMALE 102 5.5 I COSTI OPERATIVI 106 CAPITOLO 6 6.1 PREMESSA 109 6.2 GLI INPUT DEL PIANO TARIFFARIO 111 6.2.1 PIANO DEGLI INVESTIMENTI 111 6.3 TRATTAMENTO DEGLI AMMORTAMENTI 113 6.4 TRATTAMENTO DELL INFLAZIONE 114 6.5 LA TARIFFA MEDIA PONDERATA 114 6.6 IL VOLUME EROGATO 115 6.7 I COSTI OPERATIVI DI RIFERIMENTO 116 6.8 I COSTI OPERATIVI DI PROGETTO 117 6.9 IL CAPITALE INVESTITO 117 6.10 IL CANONE DI CONCESSIONE E I MUTUI IN ESSERE 118 6.11 LA REMUNERAZIONE ATTESA DEL CAPITALE 119 6.12 LO SVILUPPO TARIFFARIO 120 6.13 IL PIANO ECONOMICO FINANZIARIO 124 ALLEGATI: 1. Rappresentazione ed analisi dei risultati della Ricognizione 2. Piano degli Intereventi 3. Analisi degli oneri finanziari in essere derivanti dai mutui 4. Primo Programma triennale degli interventi

PREMESSA Nel quadro di riferimento prefigurato dalla Legge 36/94 il Piano Strategico rappresenta il documento fondamentale, correntemente indicato anche come Piano d Ambito, che guida tutta l attività decisionale dell Ambito stesso nell organizzazione del servizio idrico integrato. Mediante il Piano, infatti, l Ambito definisce i livelli di servizio obiettivo, pianifica a medio e lungo termine gli opportuni interventi e adotta i criteri necessari per regolare i rapporti con il gestore, definendo la metodologia di controllo e di revisione tariffaria determinata in sede contrattuale. Il presente Piano d Ambito, redatto per l ATO n. 4 Vibo Valentia della Regione Calabria, si compone dei seguenti documenti: la Relazione generale, che descrivendo dettagliatamente tutte le fasi affrontate nella stesura del Piano d Ambito, riporta le metodologie, le ipotesi di base assunte e i risultati ottenuti. Sviluppa quindi il Piano d Ambito vero e proprio secondo il modello descritto dalla normativa vigente e nel rispetto dei vincoli presenti nel Metodo Normalizzato, definendo il Piano degli Interventi ed Investimenti, il Modello Gestionale ed Organizzativo ed infine il Piano Economico-finanziario e lo sviluppo della tariffa; gli allegati, che contengono tutti i dati raccolti nella fase ricognitiva nonché le relazioni monografiche del Piano degli Interventi, l analisi degli oneri finanziari derivanti dai mutui in essere e gli elementi informativi relativi agli addetti attualmente impiegati nella gestione dei servizi idrici, fognari e depurativi; un ulteriore allegato che riporta nel dettaglio il programma degli interventi del primo triennio dell avviamento del S.I.I. (Servizio Idrico Integrato), strumento necessario per l ATO ai fini della stipula dell Accordo di Programma con la Regione, ai sensi dell art. 34 del D.Lgs. 267/2002, per l avviamento degli interventi da finanziare con fondi pubblici, e successivamente riferimento programmatico per il gestore nella predisposizione del proprio Piano industriale. Lo sviluppo del Piano si è articolato partendo dall accertamento dello stato delle opere e delle infrastrutture riferibili al servizio idrico integrato e dallo stato attuale dei livelli di servizio (Ricognizione) giungendo, attraverso la definizione dei livelli di servizio obiettivo dell ATO prima all individuazione delle criticità, poi alla pianificazione strategica. Quest ultima si sostanzia fondamentalmente nel: Piano degli Interventi Piano Gestionale Modello Economico-finanziario. Il primo consiste essenzialmente nella descrizione degli interventi programmati per ciascuna area critica e per ciascun segmento del S.I.I. e nella loro migliore definizione in termini di obiettivi, effetti attesi, livello di priorità, previsioni temporali e di costo. 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 1

Il secondo presenta le linee guida generali del Modello Organizzativo e Gestionale che riguardano l organizzazione sul territorio (struttura centrale, centri di esercizio, punti di contatto con gli utenti), le attività necessarie con le rispettive funzioni ed i relativi parametri di produttività, il dimensionamento dell organico, una stima dei costi operativi, tenuto conto dei costi di riferimento calcolati secondo il Metodo Normalizzato. I due strumenti citati sono stati fatti quindi confluire nel piano economico-finanziario, costruito sulla base dei costi di investimento e dei costi operativi preventivamente determinati, ed inserendo anche gli ammortamenti e la remunerazione del capitale investito. Si è così pervenuti al calcolo della Tariffa Reale Media. La stessa è stata confrontata, da un lato, con la tariffa media ponderata delle gestioni esistenti e, dall altro, con i vincoli presenti nel Metodo Normalizzato; è così stato possibile presentare, conclusivamente, il suo sviluppo temporale durante tutto l arco del Piano. Ciò premesso, è necessario puntualizzare in modo sintetico lo specifico contesto nel quale è stato elaborato il Piano d Ambito, in quanto ne condiziona in modo sostanziale lo sviluppo: Nel febbraio 2003, sulla base di quanto previsto dalla legge regionale 3 ottobre 1997, n. 10, è stata costituita la So.Ri.Cal. S.p.A., società mista a prevalente capitale pubblico, partecipata per il 51% dalla Regione Calabria e per il 49% da Acque di Calabria S.p.A., controllata a sua volta da Enel Hydro. Sorical svolgerà la funzione di soggetto gestore inter-ambito delle opere idriche di captazione, accumulo, potabilizzazione e adduzione per un periodo di trenta anni, subentrando alla Regione Calabria, ed avrà quindi anche il compito di effettuare la realizzazione e gestione delle ulteriori opere idriche di integrazione secondo i programmi di intervento approvati dalla Regione. In conseguenza della previsione dell effettiva entrata in attività, a breve, della Sorical, si è assunto come valore della tariffa che verrà applicata per la vendita della risorsa idrica all ATO, quella risultante dalla Convenzione, siglata il 13 giugno 2003, tra la Regione e la SORICAL, al netto dell eventuale adeguamento inflativo. Le indicazioni contenute nella suddetta convenzione relative allo sviluppo temporale della tariffa prevedono per i primi cinque anni di gestione un valore costante, e a partire dal sesto anno l applicazione del metodo tariffario che risulterà in vigore a quell epoca, consentendo quindi il recupero degli investimenti effettuati. Poiché non è stato ufficialmente definita alcuna previsione su tale sviluppo, nel Piano è stato ipotizzato un incremento tariffario, successivo ai primi quattro anni a valore costante, di circa il 30% nei venti anni di piano; tale stima dovrà essere confermata e aggiornata sulla base dei piani economico-finanziari che verranno elaborati dalla società di gestione. Eventuali variazioni di tali ipotesi o delle scelte sulle competenze gestionali delle opere di adduzione o di parte di esse comporteranno la necessità di revisione dei costi operativi, nonché degli ammortamenti degli investimenti e quindi dell intero piano economicofinanziario e tariffario. Il Piano d Ambito, in linea con le disposizioni dell Ordinanza n. 3185 del 22 marzo 2002, era stato redatto, nella prima stesura, ipotizzando il completo utilizzo delle risorse di cui alle azioni 1.2.c e 1.2.d da parte del Commissario Delegato, a parziale copertura degli 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 2

interventi prioritari esplicitati nel Piano Stralcio presentato dal Commissario stesso. L art. 3 comma 2 della citata ordinanza dispone infatti che il Commissario Delegato è inoltre autorizzato ad utilizzare le risorse di cui alle azioni 1.2.c. e 1.2.d del POR Calabria relativo ai fondi strutturali, come specificati nel documento di programmazione. L avanzamento delle attività svolte dalla struttura Commissariale nell arco del 2002 e del primo semestre del 2003 ha reso necessario verificare lo stato di attuazione di tutti gli interventi ipotizzati e del conseguente impegno delle risorse pubbliche connesse. Ciò in quanto eventuali scostamenti rispetto alla programmazione del Piano Stralcio avrebbero reso necessarie alcune modifiche e/o integrazioni al Piano d Ambito. Nuove indagini svolte nel corso del 2003 presso la struttura del Commissario delegato hanno reso possibile la definizione della quota di finanziamento pubblico realmente impegnata, e il quadro degli interventi effettuati e da effettuare a completamento della programmazione. Tale quadro è riportato nel dettaglio in Appendice all Allegato 4 (Programma triennale degli interventi). Dal confronto tra la programmazione da Piano Stralcio e gli interventi effettivamente realizzati o in corso di realizzazione da parte dell Ufficio del Commissario si è rilevato che gli interventi considerati più urgenti (generalmente riguardanti i comuni costieri) sono stati effettivamente realizzati mediante l utilizzo dei fondi POR sopra citati, mentre per la realizzazione degli altri interventi previsti si utilizzeranno ulteriori risorse pubbliche, reperite da altre linee dei Fondi POR della Regione Calabria, a copertura dei fabbisogni individuati. Il presente documento è stato elaborato nell ipotesi che il Commissario porterà a completamento il programma degli interventi predisposto; di conseguenza tali interventi non sono stati inseriti nel Piano. In esecuzione dell Ordinanza n. 997 del 12/04/00 e successive modifiche ed integrazioni, l Ufficio del Commissario aveva preso in consegna alcuni impianti di depurazione ricadenti nel territorio regionale. Il Servizio integrato di conduzione, manutenzione, controllo e custodia degli impianti stessi, successivamente affidato alle imprese aggiudicatarie delle gare di appalto con il relativo contratto in scadenza il 30/04/03, è stato prorogato fino al 31/12/2003 per quanto riguarda l ATO n. 4 Vibo Valentia. L ATO riprenderà in consegna gli impianti di depurazione ricadenti nel proprio territorio a partire dal 2004. Nel computo delle risorse finanziarie disponibili per la realizzazione degli interventi sono stati considerati i fondi pubblici afferenti alla linea 1.2.b del POR Calabria, seconda fase quadriennale (2003-2006), come meglio specificato nel capitolo 4. Nel Piano non sono stati peraltro inseriti gli interventi ammessi a finanziamento, ed in parte appaltati, la cui copertura finanziaria è garantita dalle risorse del POR misura 1.2 b, prima triennalità (2000-2003). Per ciò che concerne i principali criteri assunti nella pianificazione, si sottolinea infine come la politica degli interventi nei primi anni sia concentrata sulla riduzione delle perdite, sia apparenti che fisiche, con l obiettivo della razionalizzazione dell uso della risorsa. I risultati di questa campagna consentiranno di ridurre il fabbisogno lordo pur prevedendo un miglioramento nelle dotazioni idriche nette e l abbandono progressivo dello sfruttamento indiscriminato di acque sotterranee. L effetto di tale politica permette quindi di ipotizzare una 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 3

diminuzione dei volumi di acqua acquistata da terzi con significativi benefici nei conti economici della gestione. 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 4

CAPITOLO 1 INQUADRAMENTO NORMATIVO E ATTIVITA PROPEDEUTICHE 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito

1.1 INQUADRAMENTO NORMATIVO DI RIFERIMENTO La legge 5-1-1994 n 36, fornendo Disposizioni in materia di risorse idriche rivoluziona l organizzazione del servizio idrico in Italia. La legge introduce un concetto fondamentale che ribalta l atteggiamento tenuto fino ad ora nei confronti del bene acqua, considerato illimitato, ed afferma invece il concetto di risorsa limitata: quindi un bene da salvaguardare e da utilizzare secondo criteri di solidarietà; introduce inoltre il principio della gestione del servizio efficiente, efficace ed economico. Questa nuova impostazione normativa sancisce il superamento della titolarità dei comuni in materia di gestione del servizio idrico imputando, in modo implicito, alla polverizzazione delle gestioni esistenti il grave deficit infrastrutturale impiantistico e gestionale presente oggi sul nostro territorio. Lo scopo principale della legge è quello di porre le fondamenta per modernizzare il settore, facendo leva sul recepimento delle direttive comunitarie in materia di acque, avviando un processo di industrializzazione nel settore. Il percorso tracciato dalla legge 36/94 prevede che il servizio idrico integrato sia organizzato a livello di ambito territoriale ottimale, dimensionato in modo tale da consentire interessanti economie di scala. Un altro punto caratterizzante del nuovo impianto normativo è quello che afferma l integrazione obbligatoria del servizio di acquedotto con quelli di fognatura e depurazione, servizi che attualmente sono gestiti in forma separata e con disomogeneità tariffari. L obbiettivo è quello di accelerare il processo di accorpamento delle gestioni esistenti e la loro rapida trasformazione in senso industriale e imprenditoriale. Questa impostazione ha lo scopo innanzitutto di ridurre le gestioni esistenti e consentire la nascita di gestori industriali di medie e grandi dimensioni che comprendono, comunque, il ciclo completo del S.I.I.. L operato, assolutamente innovativo della riforma, e la separazione delle funzioni di governo, programmazione e controllo e le funzioni di gestione dei servizi, le prime affidate alla Regione ed agli ATO, mentre le seconde affidate in via esclusiva al gestore industriale selezionato dall Ente d Ambito. Questo schema di distinzioni dei ruoli, affida all ATO in sostanza, una attività di regolatore in ragione dell assenza di concorrenza nel mercato di questi servizi, con l obbiettivo di assicurare la tutela del consumatore nei confronti del gestore monopolista. Questo compito di regolazione deve essere assolto dall ATO attraverso la definizione del piano, l applicazione della tariffa ed il successivo controllo sulla realizzazione degli obbiettivi contenuti nel piano. Il controllo sull applicazione della tariffa consentirà all Ente d Ambito di regolare il comportamento del gestore in relazione all attuazione del piano, con la possibilità, addirittura, di revocare l affidamento nel caso che il gestore sia gravemente inadempiente. Il gestore è tuttavia sottoposto anche ad altre attività di regolazione fra cui quelle svolte dall Azienda Sanitaria locale sulla qualità delle acque potabili, e dall Agenzia Regionale per l Ambiente della Calabria ARPACAL sulle caratteristiche degli scarichi. 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 5

L ambito è chiamato a valutare nel proprio Piano il fabbisogno di risorse idriche e conseguentemente, tutte quelle opere ritenute indispensabili per lo sviluppo e l adeguamento della risorsa rispetto a tale fabbisogno. Questa attività riguarda direttamente la qualità della risorsa idrica, e non può prescindere dalle competenze dell Autorità di Bacino. In conclusione abbiamo, quindi, oltre all attività di controllo dell Ente d Ambito anche altre attività di controllo e regolazione che competono alla Regione, all ASL, all ARPACAL e all Autorità di Bacino. All articolo 11 della legge 36/94 viene affidata all Autorità di ambito la complessa procedura di affidamento del servizio idrico integrato al soggetto gestore con le caratteristiche sancite dalla legge. I tre commi dell articolo definiscono i criteri con cui l Ente d Ambito attraverso una sequenza di operazioni perviene all affidamento del servizio. I passaggi principali sono: - il comma 1 stabilisce che la gestione sia affidata attraverso una convenzione tipo predisposta dalla Regione; - il comma 2 elenca le caratteristiche contrattuali che devono essere comprese nella convenzione di gestione; - il comma 3 descrive le operazioni che l Ente d Ambito deve compiere per essere in grado di predisporre il Piano. Il terzo comma è quello che puntualizza il metodo di pianificazione e programmazione che l Autorità di Ambito è tenuta ad acquisire al fine di conoscere la realtà, fissare i traguardi da raggiungere, stabilire le precise normative alle quali il gestore prescelto deve rispondere: Ai fini della definizione dei contenuti della convenzione di cui al comma 2, i comuni e le province operano la ricognizione delle opere di adduzione, di distribuzione, di fognatura e di depurazione esistenti e definiscono le procedure e le modalità, anche su base pluriennale, per assicurare il conseguimento degli obbiettivi previsti dalla presente legge. A tal fine predispongono, sulla base dei criteri e degli indirizzi fissati dalle regioni, un programma degli interventi necessari accompagnato da un piano finanziario e dal connesso modello gestionale ed organizzativo. Il piano finanziario indica, in particolare, le risorse disponibili, quelle da reperire nonché i proventi da tariffa, come definiti dall art. 13, per il periodo considerato. La normativa è stata successivamente completata con l adozione del D.M. n. 158/01 di attuazione dell art. 20 della L. 36/94 e delle due circolari esplicative, che determinano il contesto normativo relativo all affidamento del SII ai Soggetti Gestori. Più recentemente ancora l art. 35 della Legge 448/2001 (finanziaria 2002) ha indicato ulteriori modalità di affidamento della gestione del SII, in attesa del relativo Regolamento attuativo che definisce le procedure da seguire. L Ente d Ambito in Conferenza dei Sindaci ha deliberato per la scelta della forma di gestione del SII optando per l affidamento a terzi della gestione. 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 6

1.1.1 Ricognizione E stata effettuata dalla SOGESID S.p.A., interamente di proprietà del Ministero dell Economia, che ha, tra i suoi compiti, come specificato all art.10, comma 2, lettera a) del D.L. 244/95 convertito con modificazioni dalla legge 341/95, quello di compiere gli accertamenti ai sensi dell art.10 del decreto legislativo 3 aprile 1993, n.96 dello stato delle opere e degli impianti di acquedotto e fognatura finanziati nell ambito dell intervento straordinario nel mezzogiorno, nonché dello stato delle reti di distribuzione, delle reti e collettori fognari e degli impianti di depurazione. Tale attività è stata svolta sulla base di un programma predisposto dalla stessa Sogesid ed approvato, sentita la Regione Calabria, con decreto del Ministro dei Lavori Pubblici contestualmente alla relativa convenzione di attuazione. 1.1.2 Livelli di servizio Sono stati definiti dall Ente d Ambito, in ottemperanza ai criteri di cui al citato D.P.C.M 4 marzo 1996, All. 8, e del D.P.C.M 29 aprile 1999 Schema generale di riferimento per la predisposizione della carta del servizio idrico integrato. Con particolare riguardo alla qualità del prodotto, le norme di riferimento sono, per l acqua potabile, il DECRETO LEGISLATIVO n. 31 del 2 febbraio 2001 Attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano che aggiorna il D.P.R. 24 maggio 1988, n. 236 Attuazione della direttiva CEE n. 80/778 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano, ai sensi dell art. 15 della L. 16 aprile 1987, n. 183, e, per lo scarico delle acque reflue urbane, il decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 e s.m.i. Disposizioni sulla tutela delle acque dall inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole. Il DPR 854/82 indirizza la dotazione, per le derivazioni, di contatori a norma. 1.1.3 Aree critiche e programma degli interventi A seconda dell estensione delle singole aree critiche, ci si attiene: - a quanto previsto dall art. 17 della L.36/94, nel caso di trasferimenti della risorsa da regione diversa da quella di appartenenza dell Ambito; - alla legge 18 maggio 1989, n. 183 Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo, ove il livello di indagine sia quello del bacino idrografico. Quanto agli obblighi ed agli obiettivi, ci si riferisce in particolare a quelli derivanti da: - D.lgs. 31/2001 - D.Lgs. 152/99 e s.m.i. 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 7

- D.P.C.M. 4 marzo 1996 - L. 36/94 (con evidenza per gli artt. 5 e 6, come modificati dal decreto legislativo n. 152/99, sul risparmio idrico e sul riutilizzo delle acque reflue). 1.1.4 Pianificazione d'ambito Per i progetti d intervento, il riferimento eventuale all aspetto dell approfondimento tecnico della progettazione rimanda alla legge 11 febbraio 1994 n. 109 Legge quadro in materia di lavori pubblici e s.m.i., mentre quello sugli ammortamenti al D.M. 31 dicembre 1988, n. 17 Ammortamenti, tabelle per imprese. Per la tariffa, le linee guida sono fornite dal D.M. 1 agosto 1996 Metodo normalizzato per la definizione delle componenti di costo e la determinazione della tariffa di riferimento del servizio idrico integrato, e, quanto all articolazione per utenze e fasce di consumo, dai provvedimenti CIP 45 e 46 del 1974 e del 1975 e dall art. 13, comma 7 della L. 36/94. La salvaguardia delle gestioni esistenti è stata affrontata secondo il disposto dell art. 9, comma 4 della L. 36/94 e dell art. 10 della stessa legge. 1.2 DESCRIZIONE DELLE ATTIVITA' PROPEDEUTICHE L attività principale dell Autorità d Ambito, propedeutica alla predisposizione del Piano ed alla definizione delle procedure e delle modalità, anche su base pluriennale, per assicurare il conseguimento degli obiettivi previsti dalla L. 36/94, è rappresentata dalla Ricognizione delle opere di adduzione, di distribuzione, di fognatura e di depurazione esistenti (art. 11, comma 3 della stessa legge). Ancora, il D.P.C.M. 4 marzo 1996, nell All. 3 Metodologie generali per la programmazione della razionale utilizzazione delle risorse idriche con particolare riferimento agli usi plurimi (art.4, comma 1, lett. B) della L. 5 gennaio 1994, n.36, riporta, tra l altro, quanto segue: La razionale utilizzazione delle risorse idriche richiede che i relativi elaborati di pianificazione, rappresentando nella materia lo strumento di sintesi globale, siano disegnati sulla base dei seguenti presupposti: - conoscenza completa del sistema fisico da gestire; - valutazione del patrimonio idrico di riferimento, inteso come insieme delle risorse idriche, superficiali e sotterranee, riferito ad un bacino d utenza plurima; - analisi delle infrastrutture di prelievo, captazione, adduzione e distribuzione esistenti, ivi compresa l analisi finanziaria ed economica delle eventuali alternative di intervento e gestione; - valutazione dei fabbisogni soddisfatti e di quelli caratterizzati da carenze idriche, costanti nel tempo o periodiche; - messa a punto di un modello preliminare di gestione delle risorse idriche; 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 8

- conoscenza delle interrelazioni esistenti con gli obiettivi di altri programmi di settore e con la pianificazione territoriale di ogni livello; L ultimo punto estende le considerazioni fatte sino all inquadramento del Piano d Ambito nel contesto della pianificazione sovraordinata, come il Piano regolatore generale degli acquedotti, il Piano regionale di risanamento delle acque, il piano di bacino, i piani territoriali e settoriali. In particolare, all aggiornamento del P.R.G.A. per ciascun ATO individuato, d intesa con gli enti locali ricadenti negli stessi ambiti e riuniti nella forma di cooperazione previste dalla L. 36/94, provvedono le Regioni, tenuto conto della ricognizione e del programma d interventi di cui all art. 11, comma 3 della stessa legge, vale a dire del Piano d Ambito. Tale disposizione è ancora contenuta nel D.P.C.M. 4 marzo 1996, all art. 3. Per quanto riguarda la ricognizione degli impianti e delle opere è già stata realizzata, come detto, dalla Sogesid S.p.A. Essa ha riguardato: strutture ed impianti risorse idriche gestioni esistenti. Con riferimento a queste ultime, relativamente al bilancio idrico di ciascuna gestione analizzata, la normativa d interesse è essenzialmente il D.M. 8 gennaio 1997, n. 99 Regolamento sui criteri e sul metodo in base ai quali valutare le perdite degli acquedotti e delle fognature. I risultati della indagine ricognitiva sono alla base del lavoro di predisposizione del Piano; in fase di redazione del Piano si è fatto comunque un ulteriore approfondimento rispetto ai risultati ottenuti dall attività di ricognizione che rappresentano una utile base di partenza. È stata realizzata una attività di validazione incrociata dei dati ottenuti dalla ricognizione, con le strutture tecniche dei vari comuni. Il dato emerso in questo caso, a differenza di quando è stata svolta la ricognizione, è stato quello di un maggiore coinvolgimento da parte degli Amministratori e dei tecnici degli Enti Locali in merito al processo di trasformazione straordinaria che l intero comparto dei servizi pubblici locali sta attraversando. Questa maggiore sensibilizzazione ha consentito una totale disponibilità degli Enti Locali a questa ulteriore validazione e integrazione incrociata dei dati. Ciò ha comportato un impegno straordinario dei tecnici Sogesid, della struttura dell ATO e dei comuni, perché in sostanza si è trattato di un lavoro puntuale Comune per Comune, teso ad analizzare nel merito tutte le informazioni favorite all epoca della ricognizione e verificate con le esigenze, i fabbisogni e le prospettive di miglioramento del servizio o dei servizi erogati. Questa verifica condotta insieme ai responsabili tecnici dei vari Comuni consente di affermare che i risultati ottenuti dalla ricognizione possono essere considerati nella stragrande maggioranza dei casi una valida base di partenza della pianificazione. 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 9

CAPITOLO 2 INQUADRAMENTO DI AMBITO ED EVOLUZIONE DELLA DOMANDA 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito

INQUADRAMENTO TERRITORIALE 2.1.1 Inquadramento generale L'Ambito Territoriale Ottimale n. 4 Vibo Valentia è per estensione superficiale il quinto, ed il quarto per popolazione residente della regione, prima dell'ato n.3 di Crotone. Il territorio dell A.T.O. coincide con quello dell omonima provincia per come sancito dalla L.R. 10/97, e si estende nell area delimitata dalle Serre ad est, dal fiume Angitola a Nord e dal fiume Mesìma a Sud. I comuni presenti sono 50 per una popolazione residente complessiva pari a 170.746 abitanti (dati ISTAT del 2001) ed una popolazione fluttuante, considerata come somma dei picchi stimati nei singoli comuni nel giorno di massima presenza, di 235.872 unità (dato stimato riportato in un recente studio della Cooperativa Nautilus, in base al numero di abitazioni non occupate, ricettività alberghiera ed extra-alberghiera, ed agli arrivi dei turisti italiani e stranieri in Calabria, nell'anno 1997). Negli anni Novanta la popolazione ha registrando un decremento di 8.894 unità: nel 1991 gli abitanti erano infatti 179.640 (dato del censimento Istat al 20 ottobre 91). La superficie complessiva dell intera provincia è di 1139,38 kmq per una densità media di 150 ab/kmq. L 89% della popolazione della provincia di Vibo Valentia risiede in centri abitati, mentre il restante 11% risiede nei nuclei minori e nelle case sparse. Dei 50 comuni complessivamente appartenenti all Ambito, 49 risultano avere una popolazione residente inferiore a 15.000 abitanti (in particolare 29 comuni hanno una popolazione inferiore a 3.000 abitanti e 20 comuni una popolazione compresa tra 3.000 e 15.000 abitanti), e solo Vibo Valentia ricade nella fascia compresa tra 15.000 e 50.000 abitanti. Il centro più importante e popoloso è infatti rappresentato dal Capoluogo, che è posto a 556 metri sul livello del mare ed ha una popolazione (legale) di circa 34.000 abitanti. Anche il centro con la maggiore estensione territoriale è Vibo Valentia con 46,34 kmq. La provincia contiene al suo interno le Comunità Montane delle Serre e dell Alto Mesima (formate rispettivamente da 10 e da 13 Comuni), mentre gli altri 27 Comuni sono collocati prevalentemente nella fascia costiera compresa tra Pizzo Calabro e Nicotera. Come è possibile osservare i 5 maggiori comuni della provincia sono situati nell area occidentale della stessa, corrispondente al comprensorio del monte Poro, e di conseguenza nelle immediate vicinanze del capoluogo stesso. In particolare Pizzo, Nicotera e Tropea si trovano sul litorale tirrenico dove si registra la presenza di centri di grande attrattiva turistica e quindi soggetti ad ospitare molta popolazione fluttuante. Gli altri possono intendersi come centri di riferimento per le restanti aree dell ATO (in particolare Serra S. Bruno per i paesi montani delle Serre, e Filadelfia per i paesi che fanno capo all area dell Angitola). 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 10

Il territorio dell ATO n. 4 Vibo Valentia I tracciati della mobilità principale e secondaria hanno dato origine ai centri abitati, che non sono distribuiti omogeneamente sul territorio ma la loro importanza ed anche il livello di sviluppo dipendono fortemente dalle caratteristiche e dalla importanza rivestita dal tracciato nel corso delle diverse fasi di crescita o di sviluppo. La fortuna o l importanza dei vari centri è definita anche dal dinamismo dell economia agricola dell area ed il fenomeno di abbandono dei piccoli centri per trasferirsi sulla costa è meno accentuato di altre realtà. Dal punto di vista fisico- geografico il territorio della provincia di Vibo Valentia è inciso da uno spartiacque naturale che è l Appennino delle Serre che rappresenta la direttrice di transito ad alta quota dove non sono presenti forme di insediamento che abbiano caratteristica di centri urbani, ma piuttosto isolati insediamenti posizionati soprattutto a margine dei valichi. L altro elemento che incide il territorio è il promontorio del Poro che rappresenta un originale massiccio roccioso e interrompe con in modo deciso la zona pianeggiante. La parte orientale del territorio della provincia si sviluppa sul versante tirrenico della catena montuosa delle Serre. I monti delle Serre, le cui massime cime toccano nel vibonese i 1400 m 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 11

s.l.m., costituiscono una dorsale montuosa che attraversa da nord a sud la Calabria centromeridionale connettendo la provincia di Catanzaro con i rilievi aspromontani e costituendo una linea di demarcazione abbastanza netta fra il versante ionico e tirrenico. La porzione di territorio che si può ricomprendere nel comprensorio delle Serre, tra la linea di spartiacque appena detta e la vallata del fiume Marepotamo ad ovest, rappresenta una notevole parte del territorio dell ATO 4; tuttavia, dal punto di vista dell insediamento umano risulta una zona scarsamente popolata dal momento che vi si ritrovano pochi paesi con popolazione generalmente intorno ai mille abitanti, ad eccezione del centro maggiore di Serra S. Bruno che arriva quasi a i 7000 ab.. In prossimità di Serra S.Bruno, ma nel versante ionico catanzarese, è prevista l entrata in funzione dell invaso dell Alaco per usi idropotabili. Trattandosi di una zona di montagna con centri abitati posti intorno agli 800 1000 m s.m., è sede di una economia non troppo sviluppata che potrebbe comunque nel futuro prossimo trarre risorse dallo sfruttamento turistico. Nella zona pedemontana sono presenti alcuni centri agricoli che si affacciano sulla valle del fiume Marepotamo. La porzione occidentale del territorio è costituita dal promontorio del monte Poro che si protende nel Tirreno e costituisce una interruzione brusca della zona pianeggiante tirrenica costituita dalla piana di Sant Eufemia a nord e dalla piana di Rosarno a sud. Si tratta di un area collinare che arriva fino al mare determinando un profilo di costa spesso alta e con rocce a picco. L altitudine massima è rappresentata dal M. Poro pari a 710 m s.m.. Lungo la costa si ritrovano gli insediamenti maggiori tra cui il capoluogo, il cui centro abitato è poco distante dal mare, e molti centri di grande rilevanza turistica nella stagione balneare, che da Pizzo a nord fino a Nicotera a sud costituiscono una successione abitativa con poche soluzioni di continuità. Vibo è senza dubbio il centro principale e costituisce anche la locomotiva dell intera provincia, sia dal punto di vista sociale che economico. La valle del Marepotamo, che dopo la confluenza con il Metramo nel territorio reggino prende il nome di Mesima, separa le due regioni appena citate del comprensorio del Poro e delle Serre. La zona si presenta con forme del paesaggio lievemente ondulate e altitudini intorno ai 200 400 m s.m.. La vocazione del territorio è certamente agricola e gli insediamenti presenti ad eccezione di Mileto, che si trova al limite fra l area in esame e il Poro e che ha oltre 7000 abitanti, sono tutti intorno ai 300 m s.m. e con popolazione non superiore ai 3000 abitanti. Nella porzione nord della provincia si ritrova una zona che essendo prospiciente alla piana di S. Eufemia-Lamezia degrada progressivamente da altitudini collinari verso quote più basse fino alla piana dell Angitola a livello del mare. Dal punto di vista della gestione delle risorse idriche bisogna tenere conto in questa area della presenza dell invaso artificiale dell Angitola, di non eccessiva capacità utile, il quale per la sua vicinanza al mare costituisce un area di forte interesse naturalistico per le caratteristiche umide che ha assunto. Il comune di maggiore portata che ricade in questo comprensorio è sicuramente Filadelfia con 6896 abitanti. La zona ha storicamente avuto uno sfruttamento di carattere agricolo anche se sussistono a valle le condizioni in termini di infrastrutture primarie di trasporto e morfologia che possono indirizzare verso uno sviluppo industriale. 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 12

2.1.1 Geologia e morfologia L ossatura principale della regione è costituita prevalentemente da rocce cristalline, principalmente si tratta di rocce intrusive acide e di metamorfiti (complesso calabride) costituenti la quasi totalità dei rilievi della Sila, delle Serre e dell Aspromonte. La provincia di Vibo Valentia è parte di una vasta area geologica dovuta all affioramento che risale all inizio dell intervallo neotettonico, tra queste aree in affioramento vi sono Capo Vaticano e le Serre e racchiusa tra questi si sviluppa la fossa del Mesìma. A settentrione e a sud hanno origine due aree a fossa che si possono identificare con Catanzaro e Siderno. Nell area di Capo Vaticano sono presenti gneiss tonalitici e quarzo-dioritici, mentre nella zona di Serra S.Bruno e Cardinale sono presenti gneiss micascisti granatiferi. La classica suddivisione del territorio nelle tre parti note come massiccio del Poro, rilievo delle Serre e valle del Mesìma è giustificata dalle peculiarità e dalle caratteristiche topografiche che sono la conseguenza della evoluzione neotettonica di tutta l area. I terreni affioranti nell area dell Angitola, la parte più a settentrione della Provincia sono costituiti per il 35 % da rocce metamorfiche e per 35 % da terreni sabbiosi e argillosi pliocenici. La parte restante è costituita da sabbie e calcari miocenici. La zona delle Serre posta nella parte sudorientale è la parte prevalentemente montana che presenta i segni marcati dei numerosi corsi d acqua che ne caratterizzano tutta l area e incidono il territorio con pendenze notevoli da SE a NO e degradono verso la costa.le rocce predominanti delle Serre sono quelle del basamento cristallino. La valle del Mesìma è caratterizzata dalla presenza di terreni in prevalenza costituiti da successioni sedimentarie a composizione da sabbiosa ad argillosa con la presenza di ghiaie del ciclo pliocenico. L area del massiccio del Poro che si protende verso il mare e forma il promontorio di Tropea Capo Vaticano. Le formazioni del terziario sono rappresentate principalmente dai vari piani del pliocene, con le marne del piano inferiore, le argille azzurre del medio e le sabbie del superiore. Esse riempiono quasi tutto l antico golfo dal punto di confluenza tra Mesima e Metramo alla vallata dell Angitola, nonché la parte in sinistra del Petrace tra la sua foce ed il corso del suo affluente Calabro. Il miocene è rappresentato soltanto dai piccoli lembi di arenarie e conglomerati, giacenti ad oriente della regione del Vaticano ed in questa stessa, nonché da piccoli giacimenti di calcari concrezionati della zona gessoso-solfifera. A tali terreni bisogna ancora aggiungere i depositi del quaternario che si riscontrano sui graniti della regione Vaticana e della falda occidentale delle Serre e quelli poggianti sul pliocene tra Mileto e Vibo Valentia. Le rocce granitiche, classificate tra i terreni impermeabili se compatti e permeabili se alterati, occupano il 24% circa della superficie della zona, mentre un altro 24% circa spetta alle rocce cristalline scistoidi ed alle marne ed argille plioceniche, classificate tra i terreni impermeabili. Se si considera che un altro 4% circa spetta alle alluvioni di bassa quota, si può dire che prevalgono i terreni permeabili. 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 13

E bene però rilevare che tali terreni non rivestono importanza notevole ai fini delle manifestazioni sorgentizie, pure essendo in grado di assorbire grandi quantità di acque meteoriche. Le sorgenti della zona sono alquanto numerose, ma risultano in genere con portata piuttosto modesta. Esse sono dovute in maggior parte alle formazioni cristalline delle masse già menzionate, ma in grande numero hanno pure origine nelle formazioni sabbiose plioceniche e quaternarie, nelle quali si sono riscontrate le scaturigini più cospicue. Per quanto riguarda l alimentazione delle sorgenti che defluiscono in queste ultime formazioni, occorre però ammettere in molti casi che le acque provengano almeno in parte dalle masse cristalline, giacché non si potrebbe giustificare diversamente l esistenza di ricche scaturigini in banchi sabbiosi non molto estesi e non adatti a trattenere grandi volumi idrici. 2.1.2 Idrologia e idrogeologia La rete idrografica superficiale del territorio dell A.T.O. 4 è concentrata essenzialmente nel bacino idrografico del Fiume Mesìma, che costituisce il corso d acqua principale con una lunghezza di 49,4 km con circa il 50 % che insiste sul territorio di Vibo in direzione Nord Est Sud Ovest, analogo sviluppo ha il Fiume Marepotamo con i suoi 32 km circa quasi interamente nell Ato 4 e confluisce poi nel Mesìma. Sui due corsi d acqua si innerva un reticolo di fiumare che incide notevolmente il versante tirrenico delle Serre e confluiscono per la maggior parte, poi nel marepotamo. Il rilievo del Poro presenta un tracciato idrografico a ventaglio con la caratteristica delle marcate incisioni torrentizie. A nord dello spartiacque Mesìma Angitola, il corso d acqua principale è l Angitola con i suoi 22 km circa.la caratteristica degli alvei allaccianti, presenti è che sono quasi tutti a breve percorso con dislivelli notevoli. Dal punto di vista idrologico per il maggior numero dei corsi d acqua, corti o con forti pendenze, sono prevalenti i caratteri di torrenzialità con piene brevi e violente e deflusso ridotto nella maggior parte dell anno. L ampia varietà delle situazioni meteoriche che interessa la Calabria centrale e l esistenza sul suo territorio di rilievi orografici anche di notevole altezza determinano una marcata variabilità spaziale delle precipitazioni. Le precipitazioni raggiungono valori superiori ai 1500 mm come totale annuo in corrispondenza delle propaggini settentrionali delle Serre. Per contro le precipitazioni annue più basse si osservano lungo le coste, allo sbocco delle vallate principali. I valori minimi scendono poco di sotto ai 900 mm. In merito alla distribuzione temporale delle precipitazioni va osservato che i totali annui variano notevolmente da un anno all altro. Ciò è da attribuire fondamentalmente al fatto che tali valori sono dovuti a non più di una decina di eventi meteorici di rilievo per anno, perciò sensibile è la loro influenza sulle precipitazioni totali annue e, a maggior ragione, su quelli mensili. Il regime pluviometrico presenta in genere un massimo di precipitazioni in autunno, in pochi casi ritardato ai primi mesi invernali, con una certa piovosità insistente che talvolta raggiunge un massimo relativo anche a fine inverno. Nei mesi più piovosi, i totali mensili superano quasi ovunque i 200 mm e in alcuni casi i 300 mm. 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 14

I mesi meno piovosi sono quelli estivi, con minimi in luglio che spesso sono inferiori ai 10 mm. Le precipitazioni nevose si concentrano nei mesi di gennaio e febbraio. Esse possono raggiungere un consistente spessore medio annuo di neve sulle falde dei più alti rilievi e in sostanza nullo sui litorali. I regimi dei corsi d acqua della Calabria centrale sono caratterizzati da una forte irregolarità stagionale e quindi da un grado di perennità molto basso, spesso inferiore a 0.5 e talvolta a 0.2. Esempi estremi di tali condizioni sono rappresentati dalle fiumare, in cui gli afflussi si concentrano, in alcuni casi, in pochi eventi di piena che avvengono in concomitanza di precipitazioni intense. L irregolarità del regime dei deflussi dipende, come è noto, dal regime pluviometrico e termometrico irregolare, dalle condizioni geomorfologiche dei bacini quali la limitata estensione, la scarsa consistenza di manifestazioni sorgentizie, la forte acclività dei versanti e degli alvei, la diffusa impermeabilità dei terreni, la scarsità di copertura vegetale, la presenza di abbondanti depositi alluvionali negli alvei specie nei tronchi vallivi. Pur nella generalizzata irregolarità del regime, in genere i corsi d acqua presentano nel tronco montano grado di perennità maggiore che nei tratti vallivi. Il contributo unitario dei corsi d acqua tende generalmente a diminuire dai tronchi montani verso quelli vallivi, raggiungendo i 30 e più l/s per kmq medi annui nei territori al bordo settentrionale delle Serre, rimanendo tra i 20 e i 30 l/s per kmq sui fianchi di taluni rilievi, scendendo a meno di 20 l/s per kmq nelle aree a quota bassa, con minimi di circa 10 l/s per kmq. Il regime idrometrico mensile dei corsi d acqua della regione presenta il massimo deflusso nei mesi di Marzo, in concomitanza tra precipitazioni massime e scioglimento delle nevi; altri bacini mostrano andamenti dei deflussi concordanti con quello degli afflussi. Di seguito vengono sinteticamente descritte le caratteristiche dei principali bacini ricadenti nella zona in esame, unitamente alla rete idrografica. Bacino dell Angitola Il bacino è situato a Nord nel territorio dell ATO, sul versante tirrenico e corrisponde in pratica al bacino della Fiumara Angitola. Morfologicamente il bacino si presenta montagnoso nella sua parte più orientale, mentre è invece pianeggiante nella parte occidentale, dove si sviluppa la valle dell Angitola con circa 6 km di fascia costiera. Il bacino ha un estensione complessiva di circa 206 kmq e ricade interamente nel territorio dell ATO. Le principali formazioni geologiche del bacino sono: alluvioni ghiaioso sabbiose, conglomerati, sabbie ed arenarie per circa il 17% dell estensione territoriale; sabbie 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 15

(calabriano) per circa il 9% del territorio; argille marnose o siltose con locali intercalazioni sabbiose, conglomerati, complesso argilloso sabbioso arenaceo per il 30%; ed infine graniti e gneiss per il restante 44%. L acquifero alluvionale è di gran lunga quello più importante del bacino, costituendo la quasi totalità delle risorse sotterranee, mentre gli acquiferi sabbioso conglomeratico, arenaceo conglomeratico e cristallino danno luogo a bacini di modesta entità, spesso privi di interconnessioni. Promontorio del Poro Il Promontorio del Poro è situato ad Ovest nel territorio dell ATO, sul versante tirrenico e corrisponde alla zona delimitata dalla Fiumara Angitola a Nord e dal Fiume Mesima a Sud. Comprende i bacini delle Fiumare Murzia, Potamo, Della Ruffa, Britto insieme ad altri piccoli corsi d acqua. Morfologicamente il Poro è costituito da una zona di colline intagliata da vari torrenti e dominata dall abitato di Vibo Valentia (570 m s.l.m.) e dai cosiddetti altipiani del Poro. Questa zona termina lungo una costa piuttosto scoscesa (eccetto il settore di Briatico) lunga circa 50 km. La zona ha un estensione di circa 258 kmq e ricade interamente nel territorio dell ATO. Le principali formazioni geologiche del bacino sono: alluvioni ghiaioso sabbiose, conglomerati, sabbie ed arenarie con lenti argillose per circa il 25% dell estensione territoriale; sabbie per circa il 4% del territorio; argille marnose o siltose con locali intercalazioni sabbiose, conglomerati, complesso argilloso - sabbioso arenaceo per il 33%; ed infine graniti e gneiss per il restante 38%. L acquifero alluvionale risulta essere quello più importante del bacino, con un volume del serbatoio pari a circa 208 milioni di mc; l acquifero conglomeratico e sabbioso presenta piccole falde sospese; quello arenaceo calcareo costituisce un volume importante per il bilancio idrico del bacino e, pur non essendo nota la geometria, lo spessore supera certamente i 100 metri; infine l acquifero cristallino presenta bacini, disconnessi tra loro, di modesta entità nelle zone fessurate e fratturate. Bacino del Mesima Il bacino è situato nella parte meridionale dell ATO, sul versante tirrenico, e corrisponde alla zona delimitata ad Ovest dal Poro e ad Est dai rilievi delle Serre. Comprende i bacini del Fiume Mesima e dei suoi affluenti. In particolare i bacini degli affluenti in destra sono tutti compresi nel territorio dell ATO. In sinistra sono presenti gli affluenti più importanti, con in testa il Fiume Metramo, ricadenti però in territori esterni all ATO. Morfologicamente il bacino è costituito da una vasta conca pianeggiante che risale progressivamente verso i bordi, circondata da rilievi collinari e montani. 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 16

Il bacino ha un estensione di circa 944 Kmq e ricade solo in parte (circa il 50% ) nel territorio dell ATO. Le principali formazioni geologiche del bacino sono: alluvioni fluviali e sabbie marine recenti, alluvioni terrazzati e, sabbie e arenarie per circa il 36% dell estensione territoriale; complesso sabbio argilloso (calabriano) per il 15%; argille marnose o siltose con locali intercalazioni sabbiose (Mio Pliocene), complesso argilloso sabbioso arenaceo (Miocene) per il 21%; scisti filladici scisti biotici graniti e gneiss per il restante 28%. Il bacino presenta una geologia complessa; ad un substrato cristallino si sono aggiunte successive sedimentazioni di arenacee e calcari, un complesso argilloso ed infine un altro di sabbie ed argille alternate. Altri terrazzi sono stati poi intagliati dalla rete idrografica mentre il deposito di alluvioni ha generato l attuale zona di costa. I quattro acquiferi sono così costituiti dalle formazioni seguenti: la zona alterata e fratturata del cristallino i calcari e le arenarie sede di falda ai margini del bacino gli strati sabbiosi del Calabriano; formazione che occupa una vastissima area con spessore crescente da Nord-Ovest a Sud-Est da 0 a circa 250 m. le sabbie ed i conglomerati dei terrazzi quaternari (spessore da 10 a 60 m), gli strati sabbio-ghiaiosi delle alluvioni fluviali (spessore medio rispettivamente di 15 m per il Mesima), le sabbie sempre quaternarie della fascia costiera (spessore dai 10 m della zona Sud fino ai 120 m della parte a Nord). Le risorse in acque sotterranee appaiono fondamentali in estate, poiché rappresentano la quasi totalità delle risorse esistenti. Infatti il deflusso estivo dei fiumi, di quantità molto limitata, appare originato in massima parte dal drenaggio delle falde del bacino di monte. Bacino dell Ancinale Il bacino è situato sul versante Jonico, nei territori Sud Est dell ATO. Solo la parte più a monte (corrispondente a circa il 40% del totale) risulta essere inclusa all interno dei confini ATO e coincide con la parte alta del Fiume Ancinale. Morfologicamente il bacino si divide in una piccola fascia costiera lunga circa 5 k m ed in una zona piuttosto montagnosa. L intero bacino ha un estensione pari a circa 186 kmq. Le principali formazioni geologiche del bacino sono: alluvioni ghiaioso sabbiose, conglomerati, sabbie, arenarie con lenti argillose per un 10% del territorio; argille marnose o siltose con locali intercalazioni sabbiose, conglomerati per un altro 9%; graniti e gneiss per il restante 81%. 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 17

L acquifero alluvionale si sviluppa essenzialmente nel basso corso del Fiume Ancinale per un estensione di circa 11 kmq, mentre le rimanenti zone sono coperte dagli ammassi arenaceo - conglomeratico e cristallino, che danno origine ad un gran numero di piccoli e piccolissimi serbatoi (nelle zone alterate delle rocce) di estensione molto limitata ma di spessore anche notevole. Bacino delle Fiumare di Stilo I bacini delle Fiumare di Stilo (Assi, Stilaro, Precariti, Allaro e Amusa) sono situati sul versante jonico al limite Sud Est dell ATO. Solo la parte più a monte della Fiumara Allaro è compreso nei territori dell ATO. Morfologicamente si distinguono: la piana costiera, lunga circa 20 km, in cui si inseriscono le vallate delle Fiumare e la zona montagnosa sul lato Nord Ovest. L estensione totale dei suddetti bacini risulta circa di 450 kmq. Le principali formazioni geologiche del bacino sono: alluvioni ghiaioso sabbiose, conglomerati sabbie, arenarie con lenti argillose per il 16% del territorio; argille marnose o siltose con locali intercalazioni sabbiose, conglomerati, complesso argilloso sabbioso arenaceo per il 27%; calcari per il 2%; scisti filladici, scisti biotici, graniti e gneiss per il 55%. L acquifero di gran lunga più importante del bacino è quello alluvionale, che si sviluppa lungo il medio e basso corso delle diverse fiumare presenti nel bacino fino alla fascia costiera. La sua estensione complessiva risulta essere di circa 61 kmq Gli altri acquiferi sono di secondaria importanza: Acquifero sabbioso Calabriano: occupa la parte nordorientale del bacino ed interessa uno spessore da 0 fino a 200 m; Acquifero arenaceo e conglomeratico: nelle zone fratturate ed alterate sono presenti piccoli serbatoi Acquifero Calcareo: presenta una modesta estensione, dando origine a piccole sorgenti Acquifero cristallino: nelle zone alterate della roccia sono presenti piccoli serbatoi, discontinui tra loro, mentre nei settori di maggiore alterazione lo spessore può raggiungere a volte i 50 m. È possibile raggruppare le sorgenti del territorio dell ATO n 4 in alcuni grandi gruppi, di seguito riportati. 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 18

Sorgenti dell Ancinale Il primo gruppo di sorgenti si trova verso le origini del corso d acqua e comprende la sorgente più notevole del bacino, denominata Valle del Vento III, con una portata massima misurata di 5,20 l/s, defluente in varie vene sulle sponde del vallone omonimo. Un secondo gruppo si trova sulle pendici in sinistra dell alto corso dell Ancinale, ed un terzo gruppo, più numeroso, è quello relativo agli affluentelli di destra dello stesso corso d acqua. Queste sorgenti sono in media più modeste delle precedenti, e raggiungono la massima portata di 3,0 3,20 l/s. Più a valle, le sorgenti non si presentano più così raggruppate e risultano piuttosto sparse nel bacino, soprattutto a causa delle mutate condizioni superficiali del bacino stesso, sul quale diminuisce rapidamente la ricca copertura boscosa che si nota per le parti più montane. Si tratta, comunque, di sorgenti di portata piuttosto modesta ed in alcuni casi non particolarmente degne di nota. Sorgenti tra Ancinale ed Allaro Ricade nel territorio dell ATO il bacino del Precariti. La sorgente più importante del bacino è la Corsore (26,10 l/s), in vicinanza dell omonimo vallone. Sorgenti dell Allaro Tutte le sorgenti dell Allaro appartengono alla parte montana del bacino. Priva di manifestazioni sorgentizie risulta invece la rimanente stretta vallata, nella quale predominano le formazioni in genere impermeabili. Le scaturigini risultano prevalentemente raggruppate in tre parti del bacino dell Allaro, e precisamente: sulle alte pendici prossime allo spartiacque occidentale, sulle pendici dello spartiacque orientale, e nelle scoscese valli in prossimità dell abitato di Nardodipace. Queste sorgenti sono in genere piuttosto modeste, e tra quelle di maggior portata si individuano la Magro I (5,0 l/s) e la Stagliata Nuova I (8,33 l/s), costitute da abbondanti vene defluenti direttamente dalla roccia; la Triglia III (13,20 l/s) e l Ancella sup. (18,00 l/s). Sorgenti dell Alaco Tali sorgenti ricadono nella sua parte montana del bacino, a quota piuttosto elevata (990 1030 m.s.m.). Le scaturigini si presentano come affioramenti idrici in terreni incoerenti, con portata massima di 3,50 l/s. Sorgenti del Mesima Il bacino del Mesima è molto esteso, e risulta costituito da vari rami principali. Il primo ramo principale del Mesima proviene da nord ed ha origine sullo spartiacque appenninico. In questa prima parte di bacino, che si chiude alla confluenza con il 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 19

Marepotamo, le sorgenti non sono numerose, e danno portate piuttosto modeste. Le portate massime misurate sono pari a 5,0-5,25 l/s. Numerosissime sono invece le sorgenti dell affluente Marepotamo, che occupa tutte le pendici in sinistra del corso d acqua e quelle dell estremo tronco montano. Alle origini del Marepotamo, ove questo assume il nome di T. Scornari, si riscontrano le prime sorgenti, la cui portata massima misurata è di 5,0 l/s. Le successive scaturigini del Marepotamo, fino all affluente Calcinara, sono modestissime e defluiscono a quota piuttosto bassa. Le sorgenti del Calcinara sono prevalentemente concentrate sulle alte pendici prossime allo spartiacque orientale del bacino. Nessuna di esse presenta particolare interesse, si nota soltanto che vi sono comprese le sorgenti utilizzate per l acquedotto di Soriano Calabro. Seguendo il corso del Marepotamo, intorno alla quota 130, si trovano due sorgenti. La prima di esse, la Centofontane, ha dato portate di 16,0 e 16,8 l/s, valori da ritenersi di massima magra. Le sorgenti del successivo affluente Morano ricadono in due gruppi principali, il primo nei pressi delle sue origini, ed il secondo in corrispondenza del tronco terminale. Le più numerose sono quelle del primo gruppo, sulle alte pendici, e sono tutte di modestissima portata; le scaturigini più vallive si presentano più cospicue. Tra queste ultime spiccano quelle del Gruppo Maestrina, con una portata massima misurata di 18,70 l/s. Tra gli affluenti Morano e Amello, il Marepotamo riceve il contributo di varie sorgenti defluenti in prossimità del suo corso. Tali sorgenti risultano di modesta portata e defluiscono per lo più in piccoli canali di drenaggio praticati in terreni acquitrinosi. All affluente Amello spettano numerose scaturigini, peraltro le manifestazioni idriche hanno in genere le caratteristiche di piccole filtrazioni o di affioramenti in terreni acquitrinosi. Le più notevoli sono la Pietra tonda (10,0 l/s) e il Gruppo Catalano (6,06 l/s). Analoghe caratteristiche presentano le sorgenti del successivo torrente Acqua Limpida, alle quali spettano però portate mediamente più elevate. Fra questa si notano la Corva (12,3 l/s) e la Granciti III (5,0 l/s). Seguono alcune sorgenti raggruppate sulla sinistra del Marepotamo, tra le quali si notano il Gruppo Vulone-Bau (7,64 l/s) e il Gruppo S. Nicola I (8,5 l/s). Le sorgenti che ancora si riscontrano abbastanza numerose nel bacino del Marepotamo, tutte in sinistra del corso d acqua, risultano di modesta entità. Nel tronco di pianura del Mesima si riversano due affluenti, lo Scotoplito e il Mammella. Le sorgenti dello Scotoplito sono tutte molto esigue. Il bacino del Mammella presenta caratteristiche geologiche analoghe a quelle dello Scotoplito e le sue sorgenti sono relativamente poco numerose. Le più ricche delle quali sono la Grande Pietra (14,70 l/s) e la Vena (10,80 l/s). 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 20

Sorgenti tra il Mesima e l Angitola Tra Mesima e Angitola sono compresi i numerosissimi piccoli bacini della regione di Capo Vaticano. Le sorgenti presenti sono in genere molto modeste. Poche e sparse sono le scaturigini dei piccoli bacini che precedono il Vaticano, generalmente di modestissima portata, tranne alcune, come la Pozzarelli (12,0 l/s) e la Britto (12,0 l/s). Di una certa entità sono invece le acque perenni che alimentano i deflussi del T. Vaticano. Tra le più ricche si evidenziano la Basilicò (32,6 l/s), a nord-est del monte Poro, la Poro (6,5 l/s), captata per l acquedotto di Spilinga, la Passo murato (96,0 e 21,0 l/s), che si manifesta in un canale di irrigazione scavato nel terreno vegetale. Le sorgenti degli altri piccoli bacini che seguono il Vaticano, fino alla Fiumara Maria hanno portate piuttosto modeste, e raggiungono i massimi valori con 7,0 l/s (Riaci) e 6,0 l/s (Alafito e Cannarò). Fra le scaturigini di questi piccoli bacini ricadono quelle captate per gli acquedotti dei centri abitati viciniori. Le sorgenti dei corsi d acqua Fiumara Maria, Spartaro, Traieniti e Ingrassacavalli risultano in genere di scarsa entità, e le più cospicue sono la Ciapeta I (9,61 l/s) e la Contura del Bosco (12,0 l/s). Prima di pervenire al bacino dell Angitola si rileva un altro gruppo di sorgenti ubicate sulla striscia litoranea a nord di Vibo Valentia. Tra le scaturigini più importanti vi sono il Gruppo Silica (10,0 l/s) e la S. Antonio (11,0 l/s). Sorgenti dell Angitola Le sorgenti che ricadono nel bacino dell Angitola sono alquanto numerose. Le scaturigini più montane si trovano verso le origini del corso d acqua e risultano molto modeste. Seguono quelle di un piccolo gruppo poco a monte della confluenza col Fallà, anch esse con portate di scarsa entità. Passando alle sorgenti dell affluente Fallà, si nota che queste sono disposte in due folti gruppi; il primo, a quota elevata, nei pressi dello spartiacque orientale, il secondo sulle pendici collinari a nord di Filogasone. Tutte queste scaturigini sono risultate con portate che si aggirano intorno ai 2,0 l/s. Nei successivi affluenti Coccari e Fellò si rilevano poche sorgenti, tutte modeste, prevalentemente analoghe a quelle appena descritte. La prima sorgente degna di nota è quella denominata Acquedotto Comunale, con 5,0 l/s, captata per l acquedotto di Capistrano. Un altro folto gruppo di sorgenti spetta all affluente Reschia sono ubicate in prevalenza sulle alture dello spartiacque orientale. Le loro portate risultano piuttosto modeste, ad eccezione della Serralta (10,0 l/s). Tutte le sorgenti del Reschia vengono intensamente utilizzate per l irrigazione dei terreni, e qualcuna viene captata per l approvvigionamento idrico dei vicini piccoli centri urbani. 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 21

Le ultime sorgenti dell Angitola, relative al suo tronco terminale, sono tutte di piccola portata ed alcune di esse sono captate per gli acquedotti urbani di Maierato e Francavilla Angitola. 2.1.3 Urbanizzazione e reti di trasporto La Provincia di Vibo è tra i pochi enti che hanno approvato le linee guida per la redazione di un Piano dei Trasporti Provinciale come risposta alla crescente domanda di mobilità urbana ed extraurbana. Il Piano rappresenta senza dubbio uno strumento che tende a razionalizzare e migliorare le condizioni di mobilità di tutta l area. La Provincia si è mossa, da questo punto di vista, in linea con quanto prevede il Piano Generale dei Trasporti varato dal Ministero dei Lavori Pubblici nel 2000, in cui venivano inseriti forti innovazioni per tutto il comparto della mobilità. La innovazione che più interessa gli Enti periferici e in particolar modo le Province è l organizzazione del Trasporto Pubblico Locale. L obiettivo è quello di elevare i livelli di servizio attraverso la razionalizzazione e l integrazione delle diverse modalità di trasporto. È questo lo spirito che ha spinto la Provincia a pensare ad uno strumento di programmazione finalizzato alla ottimizzazione delle reti di trasporto ed al conseguente controllo sulle emissioni, per come è sancito nel PGT. I programmi di ammodernamento dell Autostrada A3, in corso di esecuzione da parte dell ANAS interessano il tratto Lamezia - Gioia Tauro, investono soprattutto il territorio dell Ambito Territoriale n.4. Gli interventi in oggetto agevoleranno senza dubbio tutta la mobilità e l interscambio sia con l area di Lamezia e sia con l area di Gioia Tauro e permetteranno di praticare, anche quanto ipotizzato e nelle linee guida della Provincia e nel PGT, la tanto agognata intermodalità tra i diversi vettori, se si pensa all aeroporto di Lamezia, al Porto di Gioia Tauro, alla A3 ed alla ferrovia. Le principali infrastrutture a servizio del territorio dell Ambito sono le due direttrici longitudinali, la citata A3 e la Statale 18 che corrono quasi paralleli alla valle del Mesìma e funzionano come collegamenti peninsulari. La strada statale 18, che abbandonando il corso litoraneo che ha nelle province di Cosenza e Catanzaro, segue un tracciato interno, dopo aver toccato Vibo, evita il promontorio e ritorna verso il mare nella provincia di Reggio. Un ruolo importante rivestono anche le altre strade statali e provinciali che hanno la importante funzione di connettere le zone costiere alle aree montane. Una arteria importante da questo punto di vista è la SS 110 che ha origine dal bivio dell Angitola che con l innesto alla SS 501 abbracciano l intero territorio dell ATO. La viabilità secondaria e la SS 182 interseca questo asse e articola tutta la mobilità verso le direttrici longitudinali e la costa. Completa la rete viaria la SS 536 che si allaccia alla 182 e prosegue verso la zona alta della Piana di Gioia Tauro, e la SS 522 che passando da Pizzo arriva a Tropea. La dotazione infrastrutturale della Provincia di Vibo ha inciso sicuramente sul debole ma significativo dinamismo economico dell area, infatti Vibo rispetto al resto della Calabria ha una dotazione infrastrutturale superiore come dimostra la tabella che segue. 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 22

INDICATORI Provincia di Catanzaro Provincia di Cosenza Provincia di Crotone Provincia di Reggio Calabria Provincia di Vibo Valentia Regione Calabria Rete stradale 110,9 108,7 84,3 101,2 135,4 106,9 Rete ferroviaria 108,1 99,8 33,7 96,8 239,7 104,9 Porti 45,4 49,9 94,9 289,7 250,7 126,7 Aeroporti 94,6 11,4 92,9 93,6 229,2 70,7 Impianti e reti energ.- ambientali 74,5 46,7 45,2 54,3 43,5 52,8 Strutture e reti per la telefonia e la telematica 57,2 45,5 29,6 113,7 38,8 61,5 Reti bancarie e di servizi vari 60,7 47,7 33,7 70,9 61,3 55,1 Strutture culturali e ricreative 22,5 44,7 21,8 38,1 40,9 36,7 Strutture per l istruzione 96,6 86,5 51,4 91,8 72,5 84,8 Strutture sanitarie 102,9 52,3 54,7 93,7 21,3 68,7 Totale 79,0 60,1 55,0 106,1 114,2 78,0 Dati forniti dalla CCIAA di Vibo Valentia 2001. Alla viabilità esistente ci appare importante aggiungere la programmazione che l Amministrazione Provinciale ha in cantiere, che riguarda la cosiddetta trasversale delle Serre, la cui realizzazione consentirà il rapido collegamento tra le Serre, Vibo Tropea mettendo in relazione tutta la zona collinare e la costa, l altro elemento degno di nota ci appare il completamento della Strada del Mare, in sostanza la ex SS 522 che proseguendo da Tropea arriva a Rosarno che mette in relazione anche fisicamente l economia della piana di Rosarno con quella del Vibonese oltre a svolgere un importante ruolo a servizio delle esigenze turistiche di tutta la fascia costiera. Dal punto di vista ferroviario si ha una diramazione del percorso per cui la linea di grande collegamento tirrenica delle FS segue le due vie, per Tropea costeggiando il litorale seguendo un percorso più lungo, o per Mileto, secondo il più breve tracciato interno a seconda che voglia servire i paesi del litorale o meno. Le infrastrutture portuali sono rappresentate dal Porto di Vibo Valentia, con la possibilità di collegamenti turistici da e per importanti scali (Napoli, Genova, Sicilia) e dal Porto Turistico di Tropea. 2.2 LA STRUTTURA ECONOMICA DELL ATO Nel seguente prospetto si riporta la distribuzione settoriale delle imprese attive nella Provincia di Vibo Valentia, nella Regione Calabria e nel territorio nazionale. 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 23

Settori Vibo Valentia Calabria Italia Agricoltura, caccia e silvicoltura 23,4 21,07 22,63 Estrazione di minerali 0,14 0,24 0,10 Attività manifatturiera 11,82 11,04 13,30 Produzione e distribuzione energia elettr.gas e acqua 0,01 0,03 0,05 Costruzioni 11,97 12,01 11,84 Commercio 33,76 35,82 27,97 Alberghi e ristoranti 5,87 5,11 4,68 Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 3,12 3,34 3,83 Intermediazione monetaria e finanziaria 0,96 1,13 1,75 Altri servizi 8,94 10,21 13,86 Totale 100 100 100 Dati forniti dalla CCIAA di Vibo Valentia 2001. La provincia di Vibo ha registrato in questi ultimi anni un tasso di crescita positivo +1,4%, a differenza dell evoluzione registrata in Calabria 0,24% e a livello nazionale 0,65%. Le modifiche nell occupazione seguono l andamento del Paese, con una contrazione degli addetti nell agricoltura e nell industria ed uno sviluppo nel terziario. Il tasso di disoccupazione sensibilmente inferiore al valore medio regionale, tuttavia esaminando i dati relativi al tasso di disoccupazione allargato, più adatto a quantificare le sacche di disoccupazione non visibile, si ottiene un immagine più fedele della situazione locale sul mercato del lavoro. Tale dato infatti, sebbene sempre inferiore al dato regionale, è comunque quasi il doppio di quello nazionale. Le trasformazioni in atto nei diversi settori economici ne hanno sovvertito il tradizionale ordine gerarchico, valutato secondo il numero degli occupati. Primo settore risulta essere quello dei servizi, seguito alla pari da agricoltura ed industria, come mostrato in tabella Il sistema imprenditoriale dell ATO Agricoltura Manifatturiero Costruzioni Alberghi Finanziario Estrattivo Energia Commercio Trasporti Altro 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 24

2.2.1 Il settore industriale La provincia di Vibo sconta un ritardo di sviluppo industriale peraltro, comune a quasi tutti i centri medio grandi del Mezzogiorno. Il tentativo di industrializzazione avviato, a volte spontaneamente o anche con l ausilio dei nuclei industriali, non ha prodotto i risultati sperati. L area ha una naturale vocazione anche allo sviluppo turistico, concentrato sulla costa, ed alimentato dall attrazione che i centri di Tropea, Capo Vaticano, Briatico e la stessa Vibo Marina esercitano sul territorio. Il tentativo di industrializzazione avvenuto, nella Provincia di Vibo non ha dato gli esiti sperati, in quanto non ha avuto un rapporto virtuoso con lo sviluppo agricolo, questo processo ha portato ad un sottrazione di mano d opera dalle campagne senza avviare quelle modifiche opportune alle strutture fondiarie e aziendali. Le Aree Industriali principali di Vibo in sostanza sono concentrate nel Capoluogo, e sono sostanzialmente due almeno quelle che hanno una estensione non trascurabile presentano anche un livello di infrastrutturazione adeguata. Le aree industriali coincidono soprattutto con il comune capoluogo e con i centri urbani minori ad esso correlati. La prima area è la piana di Porto Salvo, ubicata fuori dal centro abitato, con una estensione di 25 ha, dotata dei seguenti servizi: gas metano,rete fognaria,depurazione acque reflue. L altra area, SS 18 Vibo-Ionadi-Mileto, è quella ubicata presso il centro abitato estesa 47 ha, e dotata degli stessi servizi di quella di Porto Salvo. Nel 1983 le industrie più numerose erano quelle meccaniche e metallurgiche 14 con 557 addetti, lavorazioni minerali non metallifere 11 con 394 addetti ed infine alimentari con 5 con 125 addetti. Le imprese che esistevano prima della nascita del nucleo industriale e dovevano costituire l attrazione per l insediamento di altre imprese, erano la Nuovo Pignone e la Cemensud, che comunque rappresentano due importanti realtà.. Vi erano anche 6 aziende per la commercializzazione dei prodotti petroliferi con 180 addetti. Comunque attualmente nell area di Porto Salvo sono presenti circa 30 industrie di cui 11 nel settore meccanico e metallurgico 9 in nel settore della lavorazione di prodotti minerali non metalliferi e 4 nel settore alimentare. Il totale degli addetti per l intero agglomerato è di circa 650 unità. Comunque l evoluzione del sistema imprenditoriale vibonese risulta positiva anche dal confronto con le altre Province della Calabria. Vibo Valentia per il tasso di crescita risulta essere in testa con i più elevati tassi di crescita, seguita da Cosenza (+1,24%), Crotone (+0,95%), Reggio Calabria (+ 0,70%) e Catanzaro ( + 0,55%). Il tasso di iscrizione trimestrale provinciale risulta essere pari a + 2,09 %, più alto rispetto alla media Regionale ( +1,82) e nazionale (+1, 57%). 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 25

Natalità/mortalità imprese al 30 settembre 2001 Tasso iscrizione Tasso cessazione Tasso crescita Vibo Valentia 2,09 0,80 1,28 Calabria 1,82 0,88 1,28 Italia 1,57 1,02 0,54 Il quadro generale delle attività industriali presenta un timido dinamismo, anche se per quanto riguarda i singoli settori di attività economica, nel 2001, cresce il numero delle imprese dei settori: intermediazione monetaria e finanziaria (+ 5,69%), pesca (5,26%), alberghi e ristoranti (+ 2,62%), attività immobiliare, informatica, ricerca e sviluppo ed altre attività professionali (+1,80%), smaltimento di rifiuti ed altre attività dei servizi (+ 1,38 %) e commercio (+ 1,21%). Meno importanti sono gli incrementi per i settori costruzioni (+0,91 %) e manifatturiero (+ 0,27%). Un decremento invece riguarda il settore dei trasporti dove si registra un 1,93%. 2.2.2 Il settore agricolo Il territorio possiede una naturale vocazione agricola e forestale derivante dalle sue caratteristiche geomorofologiche alla quale corrisponde però una inadeguata produzione a causa di alcuni motivi di seguito elencati: elevato grado di frammentazione aziendale limitato sviluppo della meccanizzazione scarsità di processi produttivi moderni scarsità di investimenti per il rinnovo delle colture La valorizzazione agricola non può così prescindere dal recupero dei ceppi biologici esistenti ed a rischio di estinzione, dalla creazione di aziende agrituristiche e di coltivazione biologica, da una attenta politica di tipizzazione dei prodotti e dalla loro certificazione di qualità. La superficie agraria e forestale della provincia presenta una notevole variabilità, con una prevalenza di territori collinari. Anche limitando il confronto al solo ambito regionale, si nota una predominanza di colture sostanzialmente povere (seminativo, raramente erborato, quasi mai irriguo) per vaste superfici. L ulivo non regge il confronto qualitativo con la vicina Piana di Rosarno. Importanti sono la coltivazione della patata e del fagiolo insieme a quella del frumento, la cui produzione è comunque consumata localmente. Unica eccezione riguarda la cipolla rossa di Tropea, prodotta per il mercato nazionale e conosciuta sia in Italia che all estero. Vitigni di qualità resistono nelle sole zone di Limbadi e Nicotera, mentre altrove la produzione è destinata all autoconsumo o al solo mercato locale. 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 26

La silvicoltura interessa un area di più di 20.000 ettari ed è concentrata nei settori delle Comunità Montane e, in misura ridotta, del Poro. Le attività spaziano dall allevamento faunistico con vendite anche all estero, al taglio ed in generale alla coltura dei boschi. Accanto allo sfruttamento delle foreste e del legno, una parte dell economia dell Appennino delle Serre e delle Comunità Montane dell alto Mesima riguarda la quantità e la qualità dei prodotti del sottobosco. Accanto a prodotti tipici e tradizionali quali castagne, ghiande e funghi, bisogna inoltre le erbe officinali che rappresentano una consistente risorsa economica per le comunità di Arena, Fabrizia, Mongiana, Serra San Bruno, Soriano e Vallelonga. Sebbene di recente siano sorte diverse iniziative volte alla trasformazione dei prodotti locali, è ancora carente un processo di commercializzazione avanzata, indirizzata invece verso sedi esterne alla regione. La produzione zootecnica riveste una grande importanza all interno del settore agricolo nell area presa in considerazione. Questo perché l orografia del territorio e la vocazione colturale dei terreni offrono ampia possibilità di prati-pascolo permanenti in collina ed una buona produzione foraggiera nelle zone irrigue e potenzialmente irrigabili. Negli ultimi anni la zootecnia ha registrato incrementi nel patrimonio bovino ed ovino superiori a quelli verificatisi nel resto della regione ed in Italia. La tendenza per i caprini, i suini e gli equini registra valori stabili in contrasto con quanto avviene nel Paese. Il settore bovino è quello, in prospettiva, di maggiore rilevanza dal punto di vista economico; è massicciamente presente nei territori del Poro, mentre va gradualmente scemando risalendo verso le Serre. Da notare come, partita come semplice integrazione di reddito agricolo, si afferma sempre più una specializzazione lattiero-casearia. Il sistema di allevamento è ovunque in prevalenza semi-brado e solo per il 35% della sua consistenza il bestiame vaccino è stabulato. 2.2.3 Il Turismo Notevole è stato negli ultimi anni l impulso del turismo che, pur evidenziando notevoli problemi di razionalizzazione e di riqualificazione, presenta buone prospettive di evoluzione. Nel settore del turismo balneare l area costiera vibonese dispone di un elevata capacità ricettiva ed alberghiera. Condizione indispensabile non solo per un ulteriore crescita ma anche per il mantenimento degli attuali livelli è la salvaguardia ambientale, problema che, insieme alla scarsità di infrastrutture, rappresenta un punto di debolezza dell area. Dopo anni di relativa stagnazione, qualitativa e quantitativa, le imprese della provincia impegnate nel settore del turismo sono in procinto di affrontare un periodo di cambiamenti, grazie all effetto combinato di fattori esogeni e di spinte endogene di sviluppo imprenditoriale. L offerta ricettiva ufficiale della provincia di Vibo Valentia può contare su circa 13.500 posti letto in strutture alberghiere e 28.700 posti letto in strutture extralberghiere, come mostra la tabella seguente: 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 27

Offerta ricettiva Anno 1994 Anno 1998 Strutture Camere Posti letto Strutture Camere Posti letto ALBERGHIERO Alberghi 4 5 stelle 4 572 1163 7 1091 1951 Alberghi 3 stelle 29 1610 3045 34 1823 3584 Alberghi 2 stelle 52 1604 3528 46 1315 2684 Residence 25 1786 3264 40 2931 5241 Totale 110 5572 11000 127 7160 13460 EXTRALBERGHIERO Villaggi/Campeggi 49 21853 54 27718 Appartamenti 124 242 Agriturismo 70 738 Totale 49 21853 124 124 28698 TOTALE 159 5572 32853 251 7284 42158 Alla ricettività ufficiale va sommata la disponibilità in alloggi privati, stimata in quasi 97000 posti letto. L evoluzione delle strutture ricettive nel quinquennio 1994-1998 fa emergere una forte crescita e riqualificazione nell offerta alberghiera ed extralberghiera, decisamente superiore alla crescita media italiana e regionale, dove solo la provincia di Crotone segue lo stesso ritmo di crescita. Nel periodo considerato la ricettività alberghiera aumenta di circa il 21%, segno di uno sviluppo che è concomitante ad una forte crescita della domanda turistica. Cresce il livello qualitativo nominale, cioè le strutture ed i posti letto degli alberghi di categoria medio-alta, mentre si riduce la disponibilità nelle categorie più basse; il processo di riqualificazione è deciso: i posti letto nelle categorie superiori passano dal 5% del 1994 al 14% del 1998. I dati relativi alle strutture alberghiere, per l anno 1998, sono riportati in tabella 6/4 Strutture alberghiere Categoria Strutture % Camere % Posti letto % Alberghi 4 5 stelle 7 5.5 1091 15 1951 14 Alberghi 3 stelle 34 26.8 1823 25 3584 27 Alberghi 1-2 stelle 46 36.2 1315 18 2684 20 Residence 40 31.5 2931 41 5241 39 Totale 127 100 7160 100 13460 100 Per dimensione, le strutture ricettive del vibonese si collocano nella fascia medio alta: negli alberghi il numero medio di posti letto è di 105 (contro una media italiana di 52), tra le più alte della Calabria, superata solo dalla provincia di Crotone. Rimane però ancora molto diffusa la presenza di strutture ricettive medio piccole, a gestione familiare, con conseguente livello qualitativo dei servizi offerti orientato verso il basso. E caratteristica dell area la presenza di hotel/residence e hotel/villaggio, fattore che influenza in maniera determinante la dimensione media delle strutture alberghiere. Inoltre la vocazione 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 28

balneare dell intera ricettività risulta evidente dalla concentrazione (oltre il 90%) delle strutture lungo la costa. Da menzionare il Comune di Ricadi (Capo Vaticano) che assorbe il 44% delle strutture alberghiere della provincia (come offerta alberghiera rispetto al territorio si colloca al sesto posto tra i comuni meridionali). 2.2.4 L Artigianato L attività manufatturiera locale riveste un peso considerevole nella realtà socio economica calabrese. La provincia di Vibo Valentia dimostra un trend positivo (con il 9,03% sul totale regionale per settore di attività), tanto da collocarsi al primo posto tra le cinque provincie per il tasso di crescita. Circa il 20% delle attività industriali è inserito nel comparto economico dell artigianato, il quale rappresenta un concreto terreno di coltura dello sviluppo, con il suo tessuto di aziende interconnesse con la restante realtà produttiva. La provincia presenta circa 2000 imprese artigiane, il 15% delle quali è impegnato nella produzione in settori tradizionali artistici con buoni risultati in termini qualitativi e di immagine (lavorazione della ceramica e del legno). I flussi di migrazione esterna hanno depauperato le risorse umane e tra queste le risorse artigianali tradizionali, disperdendo buona parte del patrimonio collettivo storico e culturale. Questo fenomeno ha accentuato peraltro l abbandono delle botteghe artigiane site nel perimetro urbano, aumentando il degrado dei centri storici dei piccoli e medi insediamenti abitativi del territorio in esame. Attualmente si affaccia la tendenza a recuperare il patrimonio urbano dei centri storici e con esso anche il caratteristico tessuto produttivo locale. 2.3 FABBISOGNI IDRICI INDUSTRIALI ED AGRICOLI 2.3.1 Il fabbisogno industriale Per quanto riguarda il fabbisogno industriale va detto che non esistono dati certi sui consumi e sul reale fabbisogno, il dato più attendibile è dato dalla erogazione della risorsa fatta dalla Regione Calabria alle aree di Maierato e di S. Onofrio. Per quanto riguarda le altre zone anche se interessanti dal punto di vista delle aree utilizzate non si hanno dati attendibili. Fabbisogno idrico industriale Zona Volume Serbatoi Funzionamento [mc/anno] Maierato 31.536 n 1 Gravità 100% S. Onofrio 15.768 Gravità 100% Totale 47.304 2.3.2 Il fabbisogno irriguo L irrigazione pubblica è realizzata in Calabria da 15 consorzi di Bonifica ( su un totale di 17 Consorzi attivi nella regione) che complessivamente gestiscono 83 schemi idrici ad uso 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 29

irriguo per una superficie attrezzata complessiva di 88936 ettari. Nell ATO n. 4 opera un Consorzio che gestisce la risorsa irrigua su tutto il territorio provinciale. Il consorzio nasce dalla fusione di due consorzi preesistenti di cui ne eredita la superficie di competenza, che erano, il Consorzio di Bonifica del Poro e il Consorzio di Bonifica Mesìma-Marepotamo. La superficie totale del consorzio oggi raggiunge l estensione di 75.353 ha. SUPERFICIE IRRIGUA ATO 4 - DISPONIBILITA' E FABBISOGNI. Consorzio Sup.Amministrativa (ha) Sup. attrezzata (ha) Sup. irrigua Consorzi (ha) Indice di utilizzazione % Sup.irrigua *CASI 3 (ha) Fabbisogno Disponibilità (Ml (Ml mc/anno) mc/anno) Vibo Valentia 75.353 706 0 0.0% 2.355 6.1 10 *CASI 3: Carta delle aree di studio per l'irrigazione Il territorio interessato all irrigazione dipende principalmente da due grandi schemi, quello dell altopiano del Poro, nella parte ovest, e quello del bacino del Marepotamo nella zona est. Nell ATO n.4, dal punto di vista irriguo il territorio si possono individuare quattro aree irrigue : quella dello Spilinga - Ricadi, quella di Briatico-Cessaniti quella del comprensorio irriguo Trainiti e quella di Capo Vaticano.Il consorzio di Bonifica di Vibo Valentia è stato costituito con delibera della giunta Regionale della Calabria n 519 del 18/02/1994, sulla base della L.R. 5/1988 mentre il comprensorio del consorzio è stato delimitato con le deliberazioni della giunta regionale del 23/11/, n. 4600 e del 26/07/93, n. 2659. Fonti e disponibilità degli schemi irrigui FONTE Fiumara del Poro F. Spadaro F. Trainiti F.Ruffa e Annunziata - Fonte studio Inea TIPOLOGIA DI PRESA Presa del fiume mediante traversa Presa del fiume mediante traversa Presa del fiume mediante traversa Presa del fiume mediante traversa SCHEMA ASSERVITO Portata Concessa [Ml mc/anno] Disponibilità effettiva [Ml mc] Disponibilità teoriche [Ml mc/anno] Spilinga Ricadi 2.25 2.25 2.25 Briatico Cessaniti 1 1 1 Trainiti 1.4 1.4 1.4 Capo Vaticano 1.5 1.5 1.5 Il Comprensorio Irriguo Spilinga Ricadi è interessato dall opera di presa e adduzione delle acque della fiumara del Poro, del vallone Grotta del Favo e di due alvei che versano nella fiumara Gallia, zona Nord del Poro. 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 30

La sup. irrigabile complessiva è di 363 ha divisi tra alto e basso Poro. Il volume teorico disponibile risulta essere pari a 2,25 Mm 3 /anno. Il volume disponibile alla derivazione è stato misurato in 143,7 l/s in Luglio. L acqua viene prelevata per derivazione superficiale viene destinata al servizio di 10 comizi irrigui, di cui uno viene servito tramite impianto di sollevamento. La rete di adduzione è realizzata in condotte di acciaio mentre la distribuzione in tubazioni di PVC. Dell impianto fanno parte 4 vasche di accumulo della capacità complessiva di 131.000 m 3. Realizzati in ferro-cemento. Il Comprensorio irriguo Briatico-Cessaniti si individua per i terrazzi degradati che dell altopiano del Poro verso il comune di Briatico. L opera di presa è ubicata nella fiumara Spadaro. La superficie irrigabile interessata è pari a 213 ha, è inserita in un più vasto territorio di 1665 ha. Attualmente il volume max di acqua teorico disponibile nella stagione irrigua e di 1.04 M m 3. La sup. attrezzata è pari a 213 ha raggruppati in 3 comizi di distribuzione. Il prelievo avviene per derivazione superficiale, il materiale utilizzato per le opere di adduzione è l acciaio mentre per le opere di distribuzione è in PVC. Il 60% della superficie attrezzata è servita da un impianto di sollevamento. Vi è una vasca di compenso in terra di 5000 m 3 rivestita in PVC. Il Comprensorio irriguo Trainati ricade nel comune di Briatico per una superficie di 200 ha, di cui 161 ha irrigabili. Le acque sono derivate dalla fiumara trainati e sollevate fino ad una altitudine di 122 m s.l.m.. Nell arco della stagione irrigua è disponibili un volume di acqua max teorico pari ad 1,46 M m 3. All opera di presa segue una vasca di accumulo di 5000 m 3 e le condotte di servizio sono realizzate in PVC. Il comprensorio è diviso in due zone, zona alta e zona bassa, la zona alta di superficie 80 ha circa viene servita da un impianto di sollevamento posto nella vasca di accumulo di 5000 m 3, prelevando 32,8 l/s. Infine il Comprensorio irriguo Capo Vaticano che ricade nel territorio del comune di Ricadi e Tropea per una superficie di 275 ha. Le acque sono derivate dalla fiumara Ruffa e Annunziata, l area è suddivisa in zona alta e in zona bassa, la quantità di acqua prelevata e di 96 l/s e un volume max disponibile teorico nella stagione irrigua è di 1.52 Mm 3. All opera di presa segue un canale di adduzione principale che termina in una vasca di compenso di 700 m 3. La superficie irrigata CASI 3 è pari a 3215 ha di cui 1100 ha seminativo irriguo e 1460 ha a frutteti, nel complesso rappresenta appena il 6,7 dell intera sup. consortile. Oliveti e seminativi irrigui occupano il 90% dell area. I dati sulla superficie irrigua scontano una carenza che è dovuta alla mancanza di dati per quanto riguarda il censimento delle superfici irrigue in carico ai consorzi, il dato che emerge comunque, è che il fabbisogno allo stato attuale presenta un deficit di circa quattro milioni di mc. 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 31

2.4 FABBISOGNO POTABILE E VULNERABILITÀ DELLA RISORSA 2.4.1 Consumi idropotabili attuali Dall analisi dei dati raccolti si può constatare in generale che la mancanza di misurazioni puntuali dell acqua alle fonti di approvvigionamento, nei punti di immissione in rete e alle utenze finali in distribuzione, fa sì che in alcuni casi non si conoscano con esattezza i volumi idrici effettivamente in gioco. Spesso il dato più affidabile, o talvolta l unico dato disponibile, è rappresentato dai volumi fatturati, anche se da un punto di vista tecnico esso si avvicina solo molto approssimativamente al dato dell erogato, in considerazione del fatto che in alcuni casi i comuni applicano una fatturazione a forfait senza tenere conto dell effettivo consumo mentre in altri casi nel volume fatturato è computato il minimo d obbligo. Ciò premesso, la valutazione delle dotazioni idriche pro-capite è stata svolta partendo dai dati disponibili dalla ricognizione, integrati con i dati sui volumi fatturati provenienti da una un ulteriore indagine svolta presso tutti gli uffici tecnici dei comuni dell ATO. Il dato che emerge è che l ATO acquista dalla Regione Calabria circa il 67% della risorsa, precisamente 16.756.572 mc, contro un volume prodotto di 10.091.938 mc; il volume totale immesso in rete è pari a 26.963.176 mc/anno. Per il calcolo della dotazione idrica procapite, con riferimento sia ai volumi lordi che a quelli netti, si considera la popolazione residente effettivamente servita: la ricognizione ha infatti evidenziato un grado medio di copertura del servizio di acquedotto pari al 99.76%. A livello di Ambito, quindi, risulta una dotazione attuale netta di 193 l/ab/g, lorda di 434 l/ab/g (vedi tabella). Comune Abitanti residenti (Istat 2001) Acquistati dalla Regione Calabria Volumi idrici (mc/anno) Prodotti internamente all'ato Totali Volumi immessi in rete (mc/anno) Volumi fatturati (mc/anno) Perdite in rete (%) Abitanti residenti serviti Dotazione attuale lorda (l/ab*d) Dotazione attuale netta (l/ab*d) Acquaro 3.046 54.671 300.000 354.671 354.671 132.700 63% 3.046 319 119 Arena 1.799 63.914 50.000 113.914 113.914 95.000 17% 1.799 173 145 Briatico 4.106 902.352 200.000 1.102.352 1.102.352 200.000 82% 4.106 736 133 Brognaturo 766 64.069 2.000 66.069 66.069 31.945 52% 766 236 114 Capistrano 1.205 139.204-139.204 139.204 45.000 68% 1.188 321 104 Cessaniti 3.647 406.579 315.360 721.939 721.939 401.752 44% 3.647 542 302 Dasà 1.308 116.136-116.136 116.136 54.000 54% 1.308 243 113 Dinami 3.544 129.585 260.000 389.585 389.585 170.000 56% 3.544 301 131 Drapia 2.193 261.514 150.000 411.514 411.514 188.000 54% 2.193 514 235 Fabrizia 2.698 60.025 106.932 166.957 166.957 129.435 22% 2.698 170 131 Filadelfia 6.283 358.728 1.072.224 1.430.952 1.430.952 555.980 61% 6.283 624 242 Filandari 1.839 95.689 136.510 232.199 232.199 171.830 26% 1.839 346 256 Filogaso 1.377 116.963 33.000 149.963 149.963 120.000 20% 1.377 298 239 Francavilla A. 2.354 114.722 125.000 239.722 239.722 100.000 58% 2.163 304 127 Francica 1.670 31.536 883.008 914.544 914.544 475.563 48% 1.670 1.500 780 Gerocarne 2.498 129.186 250.000 379.186 379.186 170.000 55% 2.498 416 186 Jonadi 2.662-226.000 226.000 226.000 145.000 36% 2.662 233 149 Joppolo 2.274 315.696 3.000 318.696 318.696 189.000 41% 2.274 384 228 Limbadi 3.630 219.985 450.000 669.985 669.985 173.060 74% 3.630 506 131 Maierato 2.256 284.107 35.000 319.107 319.107 108.865 66% 2.256 388 132 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 32

Comune Abitanti residenti (Istat 2001) Acquistati dalla Regione Calabria Volumi idrici (mc/anno) Prodotti internamente all'ato Totali Volumi immessi in rete (mc/anno) Volumi fatturati (mc/anno) Perdite in rete (%) Abitanti residenti serviti Dotazione attuale lorda (l/ab*d) Dotazione attuale netta (l/ab*d) Mileto 7.157 399.474 543.850 943.324 943.324 474.000 50% 7.157 361 181 Mongiana 881 1.577 70.000 71.577 71.577 61.340 14% 827 237 203 Monterosso C. 2.017 118.005 85.000 203.005 203.005 156.287 23% 2.017 276 212 Nardodipace 1.477 18.913 49.493 68.406 68.406 58.406 15% 1.477 127 108 Nicotera 6.778 1.000.405 470.000 1.719.343 1.470.405 503.640 66% 6.640 607 208 Parghelia 1.377 181.440 51.520 232.960 232.960 128.800 45% 1.366 467 258 Pizzo 8.602 1.664.953 126.144 1.791.097 1.791.097 1.039.224 42% 8.602 570 331 Pizzoni 1.364 43.303 54.724 98.027 98.027 68.252 30% 1.364 197 137 Polia 1.319 30.587 73.657 104.244 104.244 73.657 29% 1.319 217 153 Ricadi 4.429 676.058 420.000 1.096.058 1.096.058 843.000 23% 4.429 678 521 Rombiolo 4.730 248.501 335.000 583.501 583.501 284.823 51% 4.730 338 165 S. Calogero 4.649 179.756 525.600 705.356 705.356 269.618 62% 4.649 416 159 Sant'Onofrio 3.238 341.575 110.000 451.575 451.575 300.000 34% 3.238 382 254 S. Costantino 2.308 203.420 141.464 344.884 344.884 347.500-1% 2.308 409 413 S. Gregorio 2.338 63.072 450.000 513.072 513.072 140.000 73% 2.338 601 164 S. Nicola 1.599 200.356-200.356 200.356 83.659 58% 1.599 343 143 Serra S. Bruno 7.068 433.070 202.580 635.650 635.650 221.790 65% 7.068 246 86 Simbario 1.082 95.240 15.552 110.792 110.792 72.332 35% 1.082 281 183 Sorianello 1.589 45.238 36.938 82.176 82.176 81.836 0% 1.589 142 141 Soriano C. 3.068 43.536 43.536 158.202 158.202 0% 3.068 141 141 Spadola 819-50.000 50.000 50.000 38.951 22% 819 167 130 Spilinga 1.609 119.476 60.000 179.476 179.476 120.000 33% 1.609 306 204 Stefanaconi 2.497 285.031 80.000 365.031 365.031 175.721 52% 2.497 401 193 Tropea 6.836 818.056 431.621 1.249.677 1.249.677 450.000 64% 6.836 501 180 Vallelonga 759 71.079 37.843 108.922 108.922 32.112 71% 759 393 116 Vazzano 1.231 40.190 39.267 79.457 79.457 77.458 3% 1.231 177 172 Vibo Valentia 33.957 5.121.618 300.000 5.421.618 5.421.618 1.697.949 69% 33.957 437 137 Zaccanopoli 888 33.161 130.000 163.161 163.161 100.000 39% 888 503 309 Zambrone 1.743 270.106 288.291 558.397 558.397 176.508 68% 1.743 878 277 Zungri 2.182 144.715 315.360 460.075 460.075 127.489 72% 2.182 578 160 Totale 170.746 16.756.572 10.091.938 27.097.448 26.963.176 12.019.684 55% 170.335 434 193 DATI RICOGNIZIONE SOGESID Nella tabella sono riportati i dati raccolti nella ricognizione ed aggiornati in sede di verifica relativamente ai volumi acquistati, prodotti, fatturati, e immessi in rete; sono stati inoltre aggiornati i dati relativi alla popolazione residente, sulla base del Censimento ISTAT 2001. Dalla tabella appare evidente il divario tra i volumi fatturati (pari a 12.019.684 mc) e quelli immessi in rete (pari a 26.963.176 mc), per un valore medio complessivo delle perdite superiore al 55 %. Le perdite calcolate sono dovute alla scarsa affidabilità delle reti di distribuzione, alla presenza di allacci abusivi, ma anche, in massima parte, al meccanismo di fatturazione in vigore attualmente presso i comuni: si è infatti riscontrato il metodo della fatturazione a forfait, che non consente assolutamente di risalire ai volumi realmente erogati. 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 33

2.5 IL BILANCIO IDRICO 2.5.1 Valutazione delle riserve teoriche Con l'ausilio dei dati disponibili ed in mancanza di verifiche sperimentali, nel presente capitolo si cercherà di valutare più in dettaglio la reale potenzialità di sfruttamento delle falde, attraverso la ricostruzione di un bilancio idrico delle diverse strutture idrogeologiche. Si è utilizzato lo schema messo a punto nello studio redatto dalla Casmez e conosciuto come Progetto Speciale 26, studi di sintesi sulle risorse, prelievi e disponibilità in acqua della Calabria. Si è optato per questa scelta perché rappresenta l unico documento di programmazione generale delle risorse idriche in Calabria. Anche perché da un confronto dei dati attuali con quanto previsto da questo strumento generale ci si è accorti che non esistono forti discordanze. Le strutture idrogeologiche considerate sono le seguenti (vedi Fig. 1 ): -T4 (Amato) la parte ricadente nella provincia di Vibo Valentia -T5 (Angitola) -T6 (Mesima) -I10 (Ancinale) -I11 ( Alaco) la parte ricadente nella provincia di Vibo Valentia Dai dati provenienti da questi bacini si è determinata la carta delle isoprecipitazioni, trattata con moderni strumenti di indagine e di interpretazione, con lo scopo di scendere ad un maggiore dettaglio e determinare i volumi medi annuali delle precipitazioni. Gli apporti globali dei vari bacini (pioggia efficace) sono stati determinati in base ai coefficienti di evapotraspirazione dedotti dalla formula di TURC. 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 34

STRUTTURE IDROLOGICHE Fig.1 Per la stima degli apporti idrici che alimentano ciascuna di dette strutture sono stati presi in considerazione i dati, riferiti alle media annua dal 1921 al 2001, di tutte le stazioni termopluviometriche presenti nella provincia di Vibo Valentia e precisamente: 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 35

Nome stazione pluviometrica Precipitazione media annua(mm/anno) Serra San Bruno 1803 Simbario 1506 Monte Pecoraro 1796 Mongiana 1812 Fabrizia 1659 Nardodipace 1451 Croceferrata C 1848 Montecucco C.C 1573 Filogaso 967 Pizzoni 1154 Sant'Angelo di 1037 Soriano Calabr 1220 Arena 1080 Mileto 964 Rombiolo 1170 Joppolo 848 Tropea 743 Zungri 1092 Briatico 795 Monte Poro 962 Vibo Valentia 913 Pizzo Calabro 813 Monterosso Cal 1229 Filadelfia 1253 Partendo da questi dati, si è costruito, come detto, un grigliato e mediante un interpolazione lineare dei valori di precipitazione medie annue si è generato il GRID delle precipitazioni. Successivamente a questa fase, si sono generate le fasce di isoprecipitazioni espresse in mm/mq, come mostrate in Fig. 2. Si sono, a questo punto, ricavati i volumi medi delle precipitazioni nell anno medio per ogni bacino. 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 36

CARTA DELLE ISOPRECIPITAZIONI Fig. 2 Bacino Pioggia totale Pioggia efficace Evapotraspirazione (mc/anno) P E (mc/anno) T4 (Amato) 11.224.536 0.60 6.734.721 T5 (Angitola) 436.534.736 0.60 261.920.843 T6 (Mesima) 551.838.740 0.64 353.176.793 I10 (Ancinale) 79.645.274 0.56 44.601.353 I11 ( Alaco) 215.317.877 0.53 114.118.474 Il bilancio idrogeologico è stato calcolato con il metodo indiretto, attraverso la formula: I=P-R 11 /11/ 2003 Relazione generale Piano d Ambito 37