Kohn LT, Corrigan JM, Donaldson MS, editors. To err is human: building a safer health system. A report of the Committee on Quality of Health Care in America, Institute of Medicine. Washington, DC: National Academy Press; 2000. Sempre più spesso si sente parlare in Sanità di rischio clinico e di sicurezza del paziente. Ma cosa significano questi due concetti per gli infermieri e gli altri professionisti sanitari? Tutto è nato dalla constatazione che dagli atti di cura ed assistenziali possono scaturire, non volute, delle conseguenze dannose per il paziente. Si è iniziato a parlare del problema cinque anni fa quando un famoso studio condotto dall'insitute of Medicine americano (dal titolo "Errare è umano") mise in luce che il problema aveva un'alta rilevanza e dei costi sociali elevatissimi: ad esempio, si calcolava che negli USA ogni anno i decessi causati da eventi avversi collegati alle cure fossero circa 50.000, più di quelli causati dal cancro al polmone e da incidenti stradali. Il rischio clinico è dunque la probabilità che con la nostra attività assistenziale si possa verificare un evento non voluto che produce o potrebbe produrre un danno al paziente. Questo rischio è insito nel compiere atti assistenziali o di cura su un paziente, ma è molto aumentato nel corso degli anni, insieme all'aumentare della complessità dei percorsi assistenziali e dalla alta specializzazione delle tecniche utilizzate. Gli incidenti o eventi avversi che possono verificarsi durante l'attività assistenziale sono numerosissimi. La tabella in questa pagina ne riporta solo alcuni. In pediatria, data la particolarità dei dosaggi farmacologici nei bambini, la categoria di incidenti maggiormente rilevante è sicuramente quella degli errori di terapia. Studi USA riportano che circa il 5% delle prescrizioni-somministrazioni di farmaci nei bambini contengono un errore e che circa il 70% di questi errori è prevenibile. Il problema è che gli eventi avversi che vengono alla luce sono solo una piccola parte di quelli che si verificano, e molti di essi non danneggiano il paziente solo grazie al caso. Alle radici degli eventi avversi Alle origini degli eventi avversi ci sono molte possibili cause: la stanchezza dell'operatore, difetti nella comunicazione tra le figure professionali (ad esempio una prescrizione illeggibile) o tra gli 1 / 5
operatori ed il paziente, la mancanza di informazioni, la carenza di personale, il confezionamento dei farmaci (ad es. etichette quasi uguali per farmaci molto diversi), l'inidoneità di locali ed attrezzature, l'insufficiente addestramento. Comunque, la ricerca ha messo molto chiaramente in luce che gli incidenti che capitano in sanità solo molto raramente possono essere attribuiti esclusivamente ad un errore commesso da una persona: nella maggioranza dei casi ogni evento avverso, oltre a delle cause "attive" ha delle cause latenti all'interno dell'organizzazione, come ad esempio errori nella progettazione o nella gestione del processo lavorativo che indeboliscono le difese dell'organizzazione contro gli errori e permettono il verificarsi dell'evento non voluto. Un nuovo approccio Per affrontare il problema del rischio clinico in modo efficace è ormai universalmente accettato che deve essere abbandonato l'approccio tradizionale, in base al quale errori ed incidenti sono dovuti alla cattiva qualità del lavoro dei singoli, c'è sempre almeno una singola persona colpevole, il colpevole deve essere punito e la minaccia della punizione è la migliore prevenzione. Questo approccio si è rivelato del tutto inefficace nel prevenire gli incidenti ed anzi favorisce il loro nascondimento, e quindi il loro ripetersi perché difficile correggere le cause.nelle nazioni in cui il sistema di gestione del rischio clinico è già sviluppato ed operante (come in Danimarca ed Inghilterra), l'approccio è invece totalmente diverso: esso si basa sul presupposto che gli incidenti sono in larga parte riconducibili ad errori di sistema e che l'errore umano è connaturato nei sistemi complessi. Quindi ci si dovrà concentrare non sul trovare un responsabile per punirlo ma sullo scoprire le cause latenti che hanno originato l'evento avverso e sul mettere in atto le azioni necessarie perchè non si ripeta, favorendo la discussione aperta sugli errori e sugli incidenti allontanando dagli operatori la minaccia di sanzione. In questo modo gli eventi avversi emergono e si possono prevenire. Si tratta quindi di un importante cambiamento culturale e di prospettiva al quale forse la Sanità italiana arriva in ritardo ma a cui dovrà inevitabilmente adeguarsi. NELL'OTTICA DI UNA EFFICACE GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO, COSA SI PUO' DUNQUE FARE PER MIGLIORARE LA SICUREZZA DEL PAZIENTE? 2 / 5
Imparare dagli errori Il primo elemento fondamentale è imparare dagli errori. Non solo dagli incidenti che si sono verificati e che hanno portato ad un danno ma anche quelli che non hanno causato nessuna conseguenza o i "quasi incidenti" (in inglese "near misses") cioè circostanze in cui l'errore stava per verificarsi. Esistono dei sistemi ormai largamente utilizzati che consentono di analizzare le cause profonde che in una organizzazione complessa come un Ospedale hanno portato ad un evento avverso (la cosiddetta "Root Cause analysis"). Si sono rivelati estremamente efficaci, laddove sono stati adottati, i sistemi di autosegnalazione anonima degli errori: sono gli stessi operatori che segnalano in modo rigorosamente anonimo ai responsabili della gestione del rischio dell'ospedale. In Danimarca una recente legge ha addirittura reso prassi normale la segnalazione degli errori da parte degli operatori sanitari, dietro garanzia inviolabile di segretezza del segnalatore. I casi di incidente così segnalati servono per sapere qual'è l'entità del fenomeno-eventi avversi ma soprattutto permette agli operatori stessi di discutere gli incidenti per trovare soluzioni e possibili miglioramenti diretti a prevenire il loro ripetersi. Individuare i rischi Il secondo elemento è quello dell'analisi del rischio, ovvero il ricercare nei reparti e nei processi lavorativi dell'ospedale tutte quelle situazioni e condizioni che potrebbero dar luogo ad un incidente. Anche a questo scopo esistono dei sistemi ormai rodati che consentono di "misurare" il rischio (ad esempio la cosiddetta "failure modes & effect analysis"). Il terzo elemento è la creazione nell'ospedale di sistemi di sicurezza che creino barriere dinanzi agli eventuali errori umani intervenendo prima che producano conseguenze. Alleanza con i pazienti Il quarto importantissimo elemento è il coinvolgimento dei pazienti e dei loro genitori. Molto spesso, infatti, è proprio il paziente/genitore l'ultima barriera che si interpone agli errori umani dopo che hanno superato tutte le "falle" nelle barriere di sicurezza dell'organizzazione assistenziale. Occorre cioè stabilire una vera e propria alleanza col paziente: tutto il processo di cura è infatti una sinergia tra il paziente ed il suo infermiere finalizzata al recupero della salute, e questa collaborazione reciproca deve essere messa in atto anche nel prevenire il verificarsi di eventi avversi. Una cultura della sicurezza del paziente In definitiva, l'attenzione alla sicurezza del paziente è una parte importante delle nostre attività assistenziali e sta diventando sempre più cultura condivisa. L'International Council of Nurses (il Consiglio Mondiale degli Infermieri) ha recentemente stabilito che "La sicurezza del paziente è un elemento fondamentale per garantire qualità nelle cure infermieristiche... Gli infermieri devono essere orientati alla sicurezza del paziente in tutti gli aspetti dell'assistenza..." Anche l'unione Europea ha recentemente raccomandato che la sicurezza dei pazienti occupi 3 / 5
un posto rilevante nei programmi delle autorità sanitarie dei governi locali. La Regione Toscana ha intrapreso un programma di azioni finalizzato a migliorare la sicurezza del paziente, istituendo il Centro Regionale per la Gestione del Rischio Clinico ed anche il nostro Ospedale ha recentemente istituito un apposito comitato. Siti da visitare ull argomento IN ITALIANO USL di MODENA, sistema per la gestione del rischioclinico http://www.ausl.mo.it/risch_clin/index.html Centro per la Gestione del Rischio Clinico della Regione Toscana http://www.sanita.toscana.it/sst/rischio-clinico.shtml IN INGLESE Società Danese per la sicurezza dei pazienti http://www.patientsikkerhed.dk/about Agenzia nazionale Inglese per la sicurezza del paziente http://www.npsa.nhs.uk/ Centro Nazionale USA per la sicurezza del paziente http://www.patientsafety.gov/ Filippo Festini Contenuti a cura della Sezione di Scienze delle Professioni Sanitarie del Dipartimento di Pediatria dell'università di Firenze - AOU Meyer 4 / 5
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