BANCA SVILUPPO TUSCIA S.p.A. PILLAR 3 - INFORMATIVA AL PUBBLICO 2014



Documenti analoghi
NOTA AIFIRM Associazione Italiana Financial Industry Risk Managers 23 luglio 2013

INFORMATIVA AL PUBBLICO SULLA SITUAZIONE AL 31/12/2014. Sintesi del documento pubblicato ai sensi della normativa di vigilanza prudenziale

TERZO PILASTRO DI BASILEA 2 - INFORMATIVA AL PUBBLICO al 31 dicembre 2011

III PILASTRO INFORMATIVA AL PUBBLICO AL 31/12/2014

Tavola 1 Requisito informativo generale

ING Lease (Italia) S.p.A. Informativa al pubblico Pillar III 31/12/2013

Vigilanza bancaria e finanziaria

INFORMATIVA AL PUBBLICO SULLA SITUAZIONE AL 31 DICEMBRE 2013

REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DEL PATRIMONIO DELLA FONDAZIONE BANCA DEL MONTE DI ROVIGO

Modello dei controlli di secondo e terzo livello

FORTINVESTIMENTI SIM S.P.A. BASILEA 2 III PILASTRO - INFORMATIVA AL PUBBLICO. In ottemperanza al Regolamento Banca d Italia del 24 ottobre 2007

INFORMATIVA AL PUBBLICO ANNO 2014

SISTEMA DEI CONTROLLI INTERNI

REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DEL PATRIMONIO

Policy di gestione delle operazioni con soggetti collegati. Allegato 1 Sistema dei limiti alle attività di rischio verso soggetti collegati

*(67,21(,03$77,25*$1,==$7,9,(

MODELLO TEORICO DEI REQUISITI DI PROFESSIONALITA DEGLI AMMINISTRATORI

*** Terzo pilastro dell accordo di Basilea II / Basilea III

HYPO ALPE-ADRIA-BANK

II.11 LA BANCA D ITALIA

POLITICHE INTERNE IN MATERIA DI PARTECIPAZIONI IN IMPRESE NON FINANZIARIE

IL RUOLO DEL RISK MANAGEMENT NEL SISTEMA DEI CONTROLLI INTERNI

COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA

REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DEL PATRIMONIO FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI FANO

Esternalizzazione della Funzione Compliance

Strategia di classificazione della clientela relativamente ai servizi d investimento offerti dalla Banca Nazionale del Lavoro SpA

Linee di indirizzo per il Sistema di Controllo Interno e di Gestione dei Rischi

Metodologie per l identificazione e la qualificazione del rischio nell attività del Collegio Sindacale

Basilea III. Aprile 2013

Avvertenza: il presente Regolamento è in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

Il secondo pilastro: il processo di controllo prudenziale

MANDATO INTERNAL AUDIT

Informativa al Pubblico

Lezione 1. Uniformità sistema creditizio. Basilea 1. Basilea 2, fattori di ponderazione, il concetto di rating

IL SISTEMA DI CONTROLLO INTERNO

POLITICA DI CLASSIFICAZIONE DELLA CLIENTELA

FIDEURO MEDIAZIONE CREDITIZIA S.R.L.

INFORMATIVA SULL APPLICAZIONE DELLE POLITICHE DI REMUNERAZIONE A FAVORE DEGLI ORGANI SOCIALI E DEL PERSONALE NELL ESERCIZIO 2015

Approvazione CDA del 25 giugno Limiti al cumulo di incarichi ricoperti dagli amministratori di Unipol Gruppo Finanziario S.p.A.

Relazione della funzione di conformità

ISA SpA III Pilastro Informativa al pubblico - Anno 2012

MANDATO DELLA FUNZIONE AUDIT. (Approvato dal Consiglio di Amministrazione di Enel Green Power il 12 marzo 2015)

Rischi operativi e ruolo dell operational risk manager negli intermediari finanziari

Funzionigramma delle Direzioni Regionali della Divisione Banca dei Territori

L equilibrio finanziario della banca (parte II) Corso di Economia delle Aziende di Credito Prof. Umberto Filotto a.a. 2013/2014

SISTEMI DI MISURAZIONE DELLA PERFORMANCE

ISVAP Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private e di Interesse Collettivo. Via del Quirinale, Roma. Roma, 15 giugno 2012

ALLEGATO 4 STUDIO DI FATTIBILITA

Assetti Organizzativi, di Controllo e Risk Governance nei Confidi. Firenze, 28 Febbraio 2013

BCC BARLASSINA. Policy di Valutazione e Pricing delle obbligazioni emesse da

Comune di San Martino Buon Albergo

REGOLAMENTO DEL COMITATO PER IL CONTROLLO INTERNO

Direzione Centrale Audit e Sicurezza IL SISTEMA DELL INTERNAL AUDIT NELL AGENZIA DELLE ENTRATE

FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI ORVIETO REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DEL PATRIMONIO

REGOLAMENTO AMMINISTRATIVO DELL ASSOCIAZIONE CASSA NAZIONALE DI PREVIDENZA ED ASSISTENZA A FAVORE DEI RAGIONIERI E PERITI COMMERCIALI

DOCUMENTO INFORMATIVO RELATIVO AD OPERAZIONI DI MAGGIORE RILEVANZA CON PARTI CORRELATE

REGOLAMENTO DEL COMITATO CONTROLLO E RISCHI DI SNAM. Il presente Regolamento, approvato dal Consiglio di Amministrazione in data 12

Il Modello 231 e l integrazione con gli altri sistemi di gestione aziendali

MANDATO DI AUDIT DI GRUPPO

Osservatorio Solvency II Operational Transformation

Regolamento sui limiti al cumulo degli incarichi ricoperti dagli Amministratori del Gruppo Banco Popolare

REGOLAMENTO INTERNO DI AMMINISTRAZIONE E CONTABILITÀ. Approvato con delibera del Consiglio di Amministrazione del 10 giugno /50

I crediti e la loro classificazione secondo gli IAS/IFRS

L attività di Internal Audit nella nuova configurazione organizzativa

Regolamento per l introduzione del bilancio unico e dei sistemi di contabilità economico-patrimoniale e analitica.

Nuove funzioni e responsabilità del Risk Management. Presentazione alla Conferenza Il governo dei rischi in banca: nuove tendenze e sfide

Gestire il rischio di processo: una possibile leva di rilancio del modello di business

AIM Italia/Mercato Alternativo del Capitale. Requisiti generali di organizzazione - funzioni aziendali di controllo (Nominated Adviser)

Il nuovo provvedimento di Banca d Italia in tema di antiriciclaggio.

PROGETTO TECNICO SISTEMA DI GESTIONE QUALITA IN CONFORMITÀ ALLA NORMA. UNI EN ISO 9001 (ed. 2008) n. 03 del 31/01/09 Salvatore Ragusa

POTERE SANZIONATORIO DELLA BCE: PUBBLICATO NELLA GAZZETTA UFFICIALE VIGILANZA BANCARIA E RISCHIO DI CREDITO: IL COMITATO DI BASILEA AVVIA UNA

La Funzione di Compliancein Banca. Nino Balistreri Consulente ABI Formazione

INFORMATIVA AL PUBBLICO AI SENSI DEL PROVVEDIMENTO BANCA D ITALIA 24 OTTOBRE 2007 TITOLO III CAPITOLO 1

ESSERE O APPARIRE. Le assicurazioni nell immaginario giovanile

R E G O L A M E N T O C O M U N A L E S U I

Il Direttore DISCIPLINARE DEL PROCESSO DI BUDGET 2015

L auto-valutazione dell ICAAP alla prova dei fatti: dalla teoria alla pratica

REGOLAMENTO CONTENENTE I CRITERI PER L EROGAZIONE DEI PREMI DI RISULTATO AL PERSONALE DIPENDENTE

Basilea Rischio operativo Convegno annuale DIPO

Basilea 2: Vincere insieme la sfida del RATING

Approfondimento. Controllo Interno

MONITORAGGIO SULL AVVIO DEL CICLO DI GESTIONE DELLA PERFORMANCE 2013 DELL ISTITUTO NAZIONALE DELLA PREVIDENZA SOCIALE

Elenco Intermediari operanti nel settore finanziario n RELAZIONE SULLA GESTIONE AL BILANCIO AL

Città di Montalto Uffugo (Provincia di Cosenza) SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE

Dott. Antonio Renzi. Banca d Italia Servizio Vigilanza sugli Enti Creditizi Vigilanza Creditizia e Finanziaria

Orientamenti. sulla serie di scenari da utilizzare nei piani di risanamento ABE/GL/2014/ luglio 2014

Provincia- Revisione della disciplina delle funzioni

Capitolo 1 Il sistema finanziario e il sistema reale 3. Capitolo 2 I saldi finanziari settoriali e l intermediazione finanziaria 29

Codice di Corporate Governance

Progetto Basilea 2 REGOLAMENTO DEL PROCESSO INTERNO DI VALUTAZIONE DELL ADEGUATEZZA PATRIMONIALE ATTUALE E PROSPETTICA (ICAAP)

PRYSMIAN S.P.A. COMITATO CONTROLLO E RISCHI. Regolamento. Regolamento del Comitato Controllo e Rischi

PROFILO FORMATIVO Profilo professionale e percorso formativo

Nota interpretativa. La definizione delle imprese di dimensione minori ai fini dell applicazione dei principi di revisione internazionali

Finanziamento Immobiliare Finanziamenti strutturati, leasing, mezzanine e NPL

Il risk management nell investimento previdenziale: il quadro di riferimento

COMUNE DI VENTOTENE PROVINCIA DI LATINA REGOLAMENTO SUL SISTEMA DEI CONTROLLI INTERNI

Politica di Valutazione Pricing per le obbligazioni emesse dalla Banca di Credito Cooperativo di Cernusco Sul Naviglio s.c.

DOCUMENTO INFORMATIVO RELATIVO AD OPERAZIONI DI MAGGIORE RILEVANZA CON PARTI CORRELATE

Viene confermata la focalizzazione della Banca sulla concessione del credito e sulla gestione delle

Allegato A. Ruolo degli organi aziendali, sistemi informativi e sistema dei controlli interni. 1. RUOLO DEGLI ORGANI AZIENDALI

Transcript:

BANCA SVILUPPO TUSCIA S.p.A. PILLAR 3 - INFORMATIVA AL PUBBLICO 2014 BANCA SVILUPPO TUSCIA S.P.A. Viale Francesco Baracca 73, 01100 Viterbo Tel.: +39.0761.1750100 - Fax: +39.0761.1750126 Codice Fiscale e Partita IVA: 02078470560 Capitale sociale al 31.12.2014: 11.557.000 i.v. Iscritta all'albo delle Banche al n. 5759, codice ABI: 3441.3, sottoposta all'attività di Vigilanza della Banca d'italia Aderente al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi e al Fondo Nazionale di Garanzia www.bancasviluppotuscia.it - bancasviluppotuscia@legalmail.it

INDICE 1. PREMESSA... 3 1.1. I NUOVI PRINCIPI DI BASILEA 3... 3 1.2. NORMATIVA DI RIFERIMENTO E CONTENUTO DELL INFORMATIVA... 4 2. OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO... 6 2.1. ASPETTI ORGANIZZATIVI... 6 2.2. PROPENSIONE AL RISCHIO... 7 2.3. MAPPA DEI RISCHI... 9 2.4. POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO... 12 3. ADEGUATEZZA ATTUALE E PROSPETTICA DEL CAPITALE... 16 3.1. IL PROCESSO ICAAP... 16 3.2. ADEGUATEZZA PATRIMONIALE COMPLESSIVA IN CONDIZIONI ORDINARIE (RISCHI DI 1 E 2 PILASTRO)... 18 3.3. ADEGUATEZZA PATRIMONIALE COMPLESSIVA IN CONDIZIONI DI STRESS (RISCHI DI 1 E 2 PILASTRO)... 20 4. FONDI PROPRI... 22 4.1. ASPETTI GENERALI... 22 4.2. FONDI PROPRI AL 31.12.2014 - INFORMAZIONI QUALITATIVE... 23 4.2.1. composizione dei fondi propri... 23 4.2.2. capitale primario di classe 1 (cet1) - elementi positivi... 23 4.2.3. capitale primario di classe 1 (cet1) - elementi negativi e regime transitorio... 24 4.3. FONDI PROPRI E POSIZIONE PATRIMONIALE AL 31.12.2014 - INFORMAZIONI QUANTITATIVE... 25 5. REQUISITI DI CAPITALE PER I RISCHI DI PRIMO PILASTRO - INFORMAZIONI QUANTITATIVE... 30 6. RISCHIO DI CREDITO... 32 6.1. INFORMAZIONI QUANTITATIVE... 32 6.2. IMPIEGO DEI PUNTEGGI DELLE AGENZIE DI RATING... 34 6.3. RETTIFICHE PER IL RISCHIO DI CREDITO... 35 6.3.1. criteri di classificazione delle esposizioni deteriorate... 35 6.3.2. rettifiche di valore al 31.12.2014... 40 6.4. ATTIVITÀ NON VINCOLATE... 41 6.5. TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO... 41 6.5.1. aspetti gestionali... 41 6.5.2. garanzie ammissibili ai sensi della normativa prudenziale - informazioni quantitative... 45 7. RISCHIO OPERATIVO... 46 8. ESPOSIZIONE IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE... 47 9. ESPOSIZIONE AL RISCHIO TASSO DI INTERESSE SU POSIZIONI NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE... 47 10. LEVA FINANZIARIA... 49 11. LIQUIDITÀ... 50 12. POLITICHE REMUNERATIVE... 51 12.1. ASPETTI GENERALI... 51 12.2. IDENTIFICAZIONE DEL PERSONALE PIÙ RILEVANTE E CRITERIO DI PROPORZIONALITÀ... 52 12.3. ORGANI E FUNZIONI COINVOLTI NELLA DEFINIZIONE DELLE POLITICHE REMUNERATIVE... 52 12.4. IL SISTEMA DI REMUNERAZIONE ED INCENTIVAZIONE ADOTTATO DALLA BANCA - INFORMAZIONI QUALITATIVE... 54 12.4.1. aspetti generali... 54 12.4.2. presidente del consiglio di amministrazione... 54 12.4.3. membri del consiglio di amministrazione... 54 12.4.4. collegio sindacale... 55 12.4.5. direttore generale... 55 12.4.6. remunerazione del restante personale... 55 12.5. INFORMAZIONI QUANTITATIVE SULLA REMUNERAZIONE DEL PERSONALE PIÙ RILEVANTE - ESERCIZIO 2014... 56 Banca Sviluppo Tuscia S.p.A. - Pillar 3, informativa al pubblico 2014 Pagina 2/57

1. PREMESSA 1.1. I nuovi principi di Basilea 3 Dal 1 gennaio 2014 trovano applicazione gli atti normativi comunitari con cui sono stati recepiti nell Unione Europea le riforme degli accordi del Comitato di Basilea ( Basilea3 ), che ha mantenuto, integrandolo e rafforzandolo, l approccio basato su tre pilastri già alla base del precedente accordo sul capitale del 2004 ( Basilea2 ). Le riforme sono volte a: - rafforzare la capacità patrimoniale delle banche utile ad assorbire shock derivanti da tensioni economicofinanziarie; - migliorare la gestione del rischio e la governance; - rafforzare la trasparenza e l'informativa delle banche. Il primo pilastro è stato rafforzato attraverso una definizione maggiormente armonizzata del capitale e l introduzione di più elevati requisiti di patrimonio: a fronte di requisiti patrimoniali rafforzati per riflettere in modo più accurato la reale rischiosità di alcune attività, vi è ora una definizione di patrimonio di qualità più elevata essenzialmente incentrata sul common equity (azioni ordinarie e riserve di utili); sono inoltre imposte riserve addizionali in funzione di conservazione del capitale e in funzione anticiclica (cd. riserve patrimoniali addizionali ). In aggiunta al sistema dei requisiti patrimoniali volti a fronteggiare i cosiddetti rischi di primo pilastro (rischio di credito e controparte, mercato, operativo), è ora prevista l introduzione di un limite alla leva finanziaria. Sono stati infine introdotti nuovi requisiti e sistemi di supervisione e monitoraggio del rischio di liquidità, incentrati su un requisito a breve termine (Liquidity Coverage Ratio - LCR) e su una regola di equilibrio strutturale a più lungo termine (Net Stable Funding Ratio - NSFR). Nell ambito del secondo pilastro, si richiede alle banche di definire un processo per determinare il capitale complessivo adeguato, in termini attuali e prospettici, a fronteggiare tutti i rischi rilevanti, estendendo quindi l analisi anche ai cd. rischi di secondo pilastro (rischio di concentrazione, tasso di interesse, non conformità, reputazionale, ecc.). Il processo ICAAP ( Internal Capital Adequacy Assessment Process ) si basa su idonei sistemi aziendali di gestione dei rischi e presuppone adeguati meccanismi di governo societario, una struttura organizzativa con linee di responsabilità ben definite, efficaci sistemi di controllo interno ed opportuni presidi operativi e informativi. Gli esiti del processo ICAAP sono trasmessi con cadenza annuale alla Banca d Italia ( Resoconto ICAAP ). Crescente importanza è attribuita agli assetti di governo societario e al sistema dei controlli interni degli intermediari come fattore determinante per la stabilità delle singole istituzioni e del sistema finanziario nel suo insieme. In quest area sono stati rafforzati i requisiti regolamentari concernenti: il ruolo, la qualificazione e la composizione degli organi di vertice; la consapevolezza da parte di tali organi e dell alta Banca Sviluppo Tuscia S.p.A. - Pillar 3, informativa al pubblico 2014 Pagina 3/57

direzione circa l assetto organizzativo e i rischi della banca e del gruppo bancario; le funzioni aziendali di controllo, con particolare riferimento all indipendenza dei responsabili della funzione, alla rilevazione dei rischi delle attività fuori bilancio e delle cartolarizzazioni, alla valutazione delle attività e alle prove di stress; i sistemi di remunerazione e di incentivazione. Il terzo pilastro - riguardante gli obblighi di informativa al pubblico sull adeguatezza patrimoniale, sull esposizione ai rischi e sulle caratteristiche generali dei sistemi di gestione e controllo, al fine di favorire la disciplina di mercato - è stato rivisto per introdurre requisiti di trasparenza concernenti le esposizioni verso cartolarizzazioni, maggiori informazioni sulla composizione del capitale e sulle modalità con cui la banca calcola i ratios patrimoniali. Banca Sviluppo Tuscia S.p.A. (di seguito: la Banca ), costituita nel 2012, è stata autorizzata all esercizio dell attività creditizia e di intermediazione con Provvedimento della Banca d Italia del 19 novembre 2013, e risulta iscritta nell'albo delle banche con decorrenza 24 gennaio 2014. L istituto è sorto con la partecipazione di una compagine societaria diffusa, e adotta un sistema di amministrazione e controllo tradizionale ai sensi dell art. 2380-bis del Codice Civile. La Banca ha avviato la propria operatività il 6 ottobre 2014, con l apertura a Viterbo del suo primo sportello; nel corso del mese di dicembre 2014 è stato portato a compimento l aumento di capitale già programmato in sede pre-autorizzativa. In conformità alla normativa prudenziale che disciplina i principi del terzo pilastro ( Pillar 3 ), e con la finalità di fornire ai partecipanti al mercato e al pubblico informazioni esaustive e accurate circa il proprio profilo di rischio, la Banca produce con la presente Informativa adeguate indicazioni sull adeguatezza patrimoniale, sull esposizione ai rischi e sui sistemi preposti alla loro identificazione, misurazione e gestione, con riferimento alla data del 31 dicembre 2014. Sono inoltre riportate le principali informazioni qualitative e quantitative relative al sistema remunerativo adottato dalla Banca. 1.2. Normativa di riferimento e contenuto dell informativa La presente Informativa è redatta in conformità ai seguenti provvedimenti: - Direttiva 2013/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013 sull'accesso all'attività degli enti creditizi e sulla vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulle imprese di investimento (Direttiva CRD IV ); - Regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013 relativo ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento (Regolamento CRR ); - Regolamento di esecuzione (UE) n. 1423/2013 della Commissione europea del 20 dicembre 2013 che stabilisce norme tecniche di attuazione per quanto riguarda l informativa sui requisiti di fondi propri degli enti ai sensi del regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio; - Circolare di Banca d Italia n. 285 del 17 dicembre 2013 ( Disposizioni di Vigilanza per le banche ). Banca Sviluppo Tuscia S.p.A. - Pillar 3, informativa al pubblico 2014 Pagina 4/57

L Informativa fa riferimento ad informazioni quantitative e qualitative relative all esercizio 2014, ed è strutturata nelle seguenti aree d indagine: - obiettivi e politiche di gestione dei rischi; - adeguatezza patrimoniale; - fondi propri; - requisiti di capitale; - rischio di credito; - attività non vincolate; - rischio operativo; - esposizione al rischio di tasso di interesse sulle posizioni non incluse nel portafoglio di negoziazione; - leva finanziaria; - liquidità; - politiche remunerative. La stesura dell Informativa è realizzata attraverso la collaborazione dei diversi organi e delle strutture interessate nel governo e nell esecuzione dei processi, coerentemente con le attribuzioni previste dalla normativa interna. Ulteriori informazioni in tema di rischi e adeguatezza patrimoniale sono riportate nella Relazione sulla gestione e nella Nota integrativa al Bilancio individuale al 31 dicembre 2014 (Parti E e F). Contenuto e profondità dell informativa risultano commisurate, in base ai principi di gradualità e proporzionalità, al breve periodo di osservazione, alla natura di start-up che caratterizza l istituto e alle sue dimensioni operative. Banca Sviluppo Tuscia S.p.A. - Pillar 3, informativa al pubblico 2014 Pagina 5/57

2. OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO 2.1. Aspetti organizzativi Il sistema dei controlli interni della Banca è costituito dall insieme delle regole, delle funzioni, degli organi, delle risorse (umane e tecnologiche) e dei processi che mirano ad assicurare, nel rispetto della sana e prudente gestione della Banca, il conseguimento delle seguenti finalità: - verifica dell attuazione delle strategie e delle politiche aziendali; - contenimento del rischio entro i limiti individuati nel sistema di determinazione della propensione al rischio della Banca (Risk Appetite Framework - RAF ); - salvaguardia del valore delle attività e protezione dalle perdite; - efficacia ed efficienza dei processi aziendali; - affidabilità e sicurezza delle informazioni aziendali e delle procedure informatiche; - prevenzione del rischio che la Banca sia coinvolta, anche involontariamente, in attività illecite (con particolare riferimento a quelle connesse con il riciclaggio, l usura ed il finanziamento al terrorismo); - conformità delle operazioni con la legge e la normativa di vigilanza, nonché con le politiche, i regolamenti e le procedure interne. Il sistema dei controlli interni predisposto dalla Banca riveste un ruolo centrale nell organizzazione aziendale, in quanto, prevedendo attività di controllo diffuse a ogni segmento operativo e livello gerarchico: - rappresenta un elemento fondamentale di conoscenza per gli organi aziendali; - garantisce piena consapevolezza della situazione ed efficace presidio dei rischi aziendali e delle loro interrelazioni; - può orientare i mutamenti delle linee strategiche e delle politiche aziendali, consentendo eventualmente di adattare in modo coerente il contesto organizzativo; - presidia la funzionalità dei sistemi gestionali e il rispetto degli istituti di vigilanza prudenziale. La cultura del controllo non intende riguardare solo le funzioni aziendali di controllo, ma coinvolgere tutta l organizzazione aziendale nello sviluppo e nell applicazione di metodi per identificare, misurare, comunicare e gestire i rischi. La Banca adotta una struttura organizzativa che si ritiene idonea ad assecondare le finalità e i contenuti sostanziali che devono ispirare il sistema dei controlli interni, anche in relazione alla sua dimensione, all operatività e al mercato di riferimento. Il Consiglio di Amministrazione, organo con funzione di supervisione strategica e di gestione, risulta composto da 11 consiglieri, tutti non esecutivi, e di diversa estrazione professionale, territoriale e anagrafica. Il Consiglio ha nominato al suo interno un Presidente e un vice-presidente. Nessun consigliere ricopre la carica di amministratore in altri istituti di credito o imprese di medio-grandi dimensioni. Banca Sviluppo Tuscia S.p.A. - Pillar 3, informativa al pubblico 2014 Pagina 6/57

All interno del Consiglio di Amministrazione è costituito un comitato composto dai 3 amministratori in possesso di requisiti di indipendenza (il regolamento del Comitato degli amministratori indipendenti è stato approvato nel corso del mese di ottobre dal Consiglio di Amministrazione, sentito il Collegio Sindacale). Il Collegio Sindacale - organo con funzione di controllo - è composto da 3 membri effettivi (tra cui il Presidente) e due membri supplenti. Il Direttore Generale partecipa alla funzione di gestione. Le funzioni aziendali di controllo riportano al Consiglio di Amministrazione. Le funzioni di revisione interna, conformità e antiriciclaggio risultano esternalizzate, mentre la Funzione di risk management rientra nel perimetro aziendale. La compagine organizzativa è completata dalle strutture operative e di staff (Area Affari, Area Supporti, Area Amministrazione e Bilancio) e dalla rete di vendita (filiali). La responsabilità primaria per un efficace ed efficiente sistema dei controlli è assegnata agli organi aziendali e al Direttore Generale della Banca, che ne stabiliscono le linee di indirizzo e ne curano e verificano la corretta attuazione. Il sistema dei controlli della Banca si articola poi sui seguenti livelli: - controlli di linea (c.d. controlli di primo livello ), diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni; sono effettuati dalle strutture operative e di staff, e dove possibile, risultano incorporati nelle procedure informatiche adottate; - controlli sui rischi e sulla conformità (c.d. controlli di secondo livello ), che hanno l obiettivo di assicurare la corretta attuazione del processo di gestione dei rischi e il rispetto dei limiti assegnati alle varie strutture (Funzione di risk management) e la conformità dell operatività aziendale alle norme interne ed esterne (Funzione di conformità alle norme e Funzione antiriciclaggio); tali funzioni concorrono alla definizione delle politiche di governo dei rischi e del processo di gestione dei rischi; - revisione interna (c.d. controlli di terzo livello ), volta a individuare violazioni delle procedure e della regolamentazione nonché a valutare periodicamente la completezza, l adeguatezza, la funzionalità e l affidabilità del sistema dei controlli interni e del sistema informativo (ICT audit). 2.2. Propensione al rischio La Banca pone la massima attenzione nell assicurare la completezza, l adeguatezza, la funzionalità e l affidabilità del proprio sistema dei controlli interni. In tale ambito, ed in conformità ai più recenti principi normativi vigenti in materia di vigilanza prudenziale, la Banca formalizza un quadro di riferimento che definisce in maniera dinamica il proprio sistema di obiettivi di rischio, ovvero il proprio Risk Appetite Framework (d ora in poi: RAF ). Banca Sviluppo Tuscia S.p.A. - Pillar 3, informativa al pubblico 2014 Pagina 7/57

Il RAF rappresenta il paradigma strategico e organizzativo attraverso cui la Banca definisce, controlla e adegua la propria propensione all assunzione di rischio ( appetito per il rischio ), e opera mediante: - la fissazione ex-ante di obiettivi di rischio/rendimento, e dei conseguenti limiti operativi; - la definizione di meccanismi di monitoraggio (e reporting) del rispetto dei limiti definiti; - la definizione di un processo di rientro e delle azioni da intraprendere in caso di superamento delle soglie definite. Finalità del RAF è quindi quella di mantenere adeguato il profilo di rischio complessivo agli obiettivi strategici definiti dagli organi aziendali in sede di piano industriale, consentendo alla Banca di allineare le strategie di rischio alla pianificazione di business e alla valutazione delle performance. In considerazione di ciò, il RAF deve necessariamente risultare coerente con il piano industriale e il business model adottati dalla Banca, rappresentandone la declinazione lungo la dimensione del rischio/rendimento; esso trova poi una sua naturale emanazione nelle politiche di governo dei rischi adottate dalla Banca (che consentono il raccordo tra il RAF stesso e il piano industriale), e nel processo di gestione dei rischi implementato all interno della Banca (che concorre all attuazione del RAF). Dal punto di vista operativo, il RAF genera un processo declinato attraverso grandezze quantitative e/o qualitative che consentono di individuare a priori le tipologie e i livelli di rischio che la Banca intende assumere (dimensione di statement del RAF), e deve contemplare l individuazione dei ruoli e delle responsabilità delle figure aziendali coinvolte nei processi di gestione del rischio che danno attuazione al RAF stesso (dimensione di governance del RAF). A tal proposito, il Consiglio di Amministrazione della Banca ha approvato un documento che descrive le fasi del processo che la Banca intende seguire nella definizione, nell aggiornamento e nel monitoraggio delle grandezze rilevanti per la gestione del RAF, nonché il ruolo e la responsabilità delle strutture aziendali coinvolte (governance del RAF). Il documento rappresenta il framework all interno del quale la Banca effettuerà - nel corso dei prossimi mesi - le scelte in merito alle valutazioni quali-quantitative delle grandezze rilevanti, e le cui misure saranno formalizzate in un documento distinto (Risk Appetite Statement - RAS ). Il RAS conterrà quindi la dichiarazione esplicita dell organo con funzione di supervisione strategica in merito agli obiettivi di rischio che la Banca intende assumere per perseguire le sue strategie, e coprirà un orizzonte previsionale annuale. Nel RAS troveranno formalizzazione e misurazione le strategie di rischio della Banca: per ciascuno dei rischi (e relativi indicatori strategici ) mappati nell ambito di profili di analisi di rischio ritenuti rilevanti, tali strategie verranno declinate in termini di propensione al rischio (risk appetite), deviazione massima consentita dal risk appetite (risk tolerance), massimo livello di rischio assumibile (risk capacity) e limiti operativi da assegnare alle strutture coinvolte. In relazione ai rischi non misurabili saranno formulate indicazioni di carattere qualitativo che orienteranno la definizione e l aggiornamento dei processi e dei presidi del sistema dei controlli interni, tesi a contenere Banca Sviluppo Tuscia S.p.A. - Pillar 3, informativa al pubblico 2014 Pagina 8/57

l esposizione a detti rischi nei limiti indicati. In aggiunta agli indicatori strategici, saranno identificati alcuni indicatori operativi attraverso i quali la funzione di risk management verificherà nel continuo il posizionamento della Banca rispetto agli obiettivi prefissati. La definizione del RAS si fonda quindi in via preliminare sull identificazione dei rischi cui la Banca è (o potrebbe essere) esposta. In coerenza con le tempistiche e le fasi previste nel processo ICAAP adottato dalla Banca e nel processo di pianificazione strategica e annuale, la funzione di risk management esegue quindi un attività di mappatura analitica dei rischi cui la Banca è (o potrebbe) essere esposta, in funzione: - degli obiettivi strategici della Banca; - del contesto normativo di riferimento; - del modello di business e dell operatività della Banca in termini di prodotti e mercati di riferimento; - dei profili dimensionali e operativi e delle specificità organizzative. 2.3. Mappa dei rischi Il rischio è concepito dalla Banca come una perdita inattesa, ovvero una perdita eccedente un certo livello ritenuto fisiologico e quindi atteso, nonché come potenziale riduzione di valore (contabile, patrimoniale o economico) o flessione degli utili (maggiori costi, minori ricavi o entrambi gli effetti). Detto concetto, valido per tutte le tipologie di rischio, comporta che ogni qualvolta l individuazione di un rischio evidenzia un aspettativa di perdita, sia pure differita nel tempo, la stessa deve essere fronteggiata dalla presenza di un adeguato patrimonio. I rischi da identificare sono quelli a cui la Banca è o potrebbe essere esposta, ossia quelli che potrebbero generare un apprezzabile ripercussione sul patrimonio aziendale e che, quindi, richiedono l esistenza di un capitale a copertura e/o la predisposizione di specifici sistemi di controllo e/o di mitigazione adeguati. In funzione dell operatività attuale, la Banca risulta esposta alle seguenti tipologie di rischio: RISCHI DI PRIMO PILASTRO: - rischio di credito, inteso come il rischio che si generi una riduzione (parziale o totale) del valore di un esposizione creditizia in corrispondenza di un peggioramento inatteso del merito creditizio del prenditore, tra cui l'incapacità manifesta di adempiere in tutto o in parte alle sue obbligazioni contrattuali (tipicamente: il mancato rimborso del capitale e il mancato pagamento degli interessi alle scadenze pattuite); - rischio operativo, inteso come il rischio di subire perdite derivanti dall inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni (perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni dell operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali); nel rischio operativo viene ricompreso il rischio legale. Banca Sviluppo Tuscia S.p.A. - Pillar 3, informativa al pubblico 2014 Pagina 9/57

RISCHI DI SECONDO PILASTRO: - rischio di liquidità, inteso come il rischio di non essere in grado di fare fronte ai propri impegni di pagamento per l'incapacità sia di reperire fondi sul mercato (funding liquidity risk) sia di smobilizzare i propri attivi (market liquidity risk); - rischio di concentrazione, derivante da esposizioni verso controparti, gruppi di controparti connesse (rischio di concentrazione single name ) o controparti operanti nel medesimo settore economico, nella medesima regione geografica o che esercitano la stessa attività o trattano la stessa merce (rischio di concentrazione geo-settoriale ), nonché dall applicazione di tecniche di attenuazione del rischio di credito, compresi, in particolare, i rischi derivanti da esposizioni indirette, come, ad esempio, nei confronti di singoli fornitori di garanzie; - rischio tasso di interesse (su attività diverse da quelle detenute per la negoziazione), inteso come il rischio derivante da variazioni potenziali dei tassi di interesse; - rischio connesso alle attività di rischio e ai conflitti di interesse insiti nelle operazioni realizzate con parti correlate e soggetti connessi; - rischio di reputazione, inteso come il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell immagine della banca da parte di clienti, controparti, azionisti della Banca, investitori o autorità di vigilanza; - rischio di non conformità, inteso come il rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative, perdite finanziarie rilevanti o danni di reputazione in conseguenza di violazioni di norme imperative (leggi, regolamenti) ovvero di autoregolamentazione; - rischio di riciclaggio, inteso come il rischio che la Banca sia coinvolta, anche involontariamente, in operazioni finalizzate al riciclaggio o al finanziamento al terrorismo. La Banca non considera al contrario rilevanti, in ottica attuale e prospettica, le seguenti tipologie di rischio: - rischio di controparte; - rischio di mercato; - rischio di leva finanziaria eccessiva; - rischio residuo; - rischio paese; - rischio di trasferimento; - rischio base; - rischio derivante da operazioni di cartolarizzazione; - rischio derivante da investimenti in immobili e partecipazioni; - rischio strategico. Nella tabella che segue si riportano le tipologie di rischio cui la Banca risulta esposta, con l indicazione delle aree operative della Banca che generano, misurano/valutano e monitorano il rischio. Banca Sviluppo Tuscia S.p.A. - Pillar 3, informativa al pubblico 2014 Pagina 10/57

Tabella 1: rischi rilevanti e aree operative interessate CATEGORIA DI RISCHIO TIPOLOGIA DI RISCHIO GENERAZIONE DEL RISCHIO MISURAZIONE o VALUTAZIONE DEL RISCHIO MONITORAGGIO DEL RISCHIO 1 pilastro rischio di credito 1 pilastro rischio operativo Segreteria Fidi Filiali Tutte le aree Outsourcer sist. ICT 2 pilastro rischio di liquidità Direzione Generale 2 pilastro rischio di concentrazione Segreteria Fidi 2 pilastro rischio tasso di interesse Direzione Generale 2 pilastro 2 pilastro rischio connesso alle operazioni con soggetti collegati rischio di reputazione e non conformità 2 pilastro rischio di riciclaggio Area Affari CdA Amm. e Bilancio Risk management Amm. e Bilancio Risk management Amm. e Bilancio Risk management Amm. e Bilancio Risk management Amm. e Bilancio Risk management Risk management Risk management Risk management Risk management Risk management Risk management Risk management Tutte le aree Funz. Compliance Funz. Compliance Segreteria Fidi Filiali Funz. Antiriciclaggio Funz. Antiriciclaggio Con riferimento ai rischi rilevanti per la Banca, e tenuto conto della loro natura e della disponibilità di metodologie e competenze adeguate per determinare il relativo capitale interno, la funzione di risk management elabora una distinzione tra rischi misurabili e rischi non misurabili. Per i rischi misurabili, si associa ad ogni tipologia di rischio la relativa metodologia di misurazione. I rischi per i quali non si dispone di metodologie di quantificazione, sono valutati in termini di conformità e di adeguatezza dei presidi organizzativi deputati alla gestione. Tabella 2: rischi misurabili e non misurabili CATEGORIA DI RISCHIO TIPOLOGIA DI RISCHIO NATURA DEL RISCHIO 1 pilastro rischio di credito Misurabile 1 pilastro rischio operativo Misurabile 2 pilastro rischio di liquidità Misurabile 2 pilastro rischio di concentrazione Misurabile 2 pilastro rischio tasso di interesse Misurabile 2 pilastro rischio connesso alle operazioni con soggetti collegati Non misurabile 2 pilastro rischio di reputazione e non conformità Non misurabile 2 pilastro rischio di riciclaggio Non misurabile Banca Sviluppo Tuscia S.p.A. - Pillar 3, informativa al pubblico 2014 Pagina 11/57

2.4. Politiche di gestione del rischio In considerazione della propria mission, la Banca persegue una strategia generale di gestione del portafoglio bancario (rischio di credito) improntata ad una contenuta propensione al rischio e ad una assunzione consapevole dello stesso, che si estrinseca: - nel rigettare operazioni che possano pregiudicare la redditività e la solidità della Banca; - nella non ammissibilità di forme tecniche che comportino l assunzione di rischi non coerenti con il profilo di rischio della Banca, salvo che l operazione sia espressamente approvata, su proposta della Direzione Generale, da parte degli Organi Collegiali; - nella valutazione attuale e prospettica della rischiosità del portafoglio crediti, sia in ottica complessiva che lungo diversi livelli di disaggregazione; - nella diversificazione delle esposizioni, al fine di contenerne la concentrazione. A tal proposito, in ogni caso, la Banca opera già nella pratica quotidiana in base alle seguenti direttrici (che saranno confermate nella politica del credito aggiornata e nel connesso regolamento interno). Pianificazione La pianificazione del credito viene definita in coerenza con le politiche di sviluppo e di rischio/rendimento definite dal Consiglio di Amministrazione in materia creditizia (RAS), tenuto anche conto dei modelli organizzativi adottati, i quali potranno in ogni caso essere oggetto di evoluzioni future, funzionali al raggiungimento degli obiettivi prefissati. In questa fase il sistema di classificazione del rischio di credito e le tecniche di mitigazione dello stesso rischio (CRM) costituiscono strumenti di primaria rilevanza per la corretta definizione delle politiche creditizie, nonché elementi fondamentali per una consapevole acquisizione e gestione dei rischi di credito. Gli addetti al processo, nella fase di acquisizione di nuovi clienti e/o di nuove richieste di fido, avranno cura di verificare la compatibilità di tali operazioni con le indicazioni contenute nelle Politiche e nei regolamenti interni; gli esiti delle analisi effettuate dovranno pertanto essere formalmente evidenziati nella documentazione istruttoria. Concessione e revisione La fase di concessione e revisione riguarda l intero iter di affidamento, dalla richiesta di fido (o dalla revisione di linee di credito già concesse) alla successiva valutazione della domanda e conseguente formulazione della proposta di fido, sino alla delibera da parte dell organo competente. La concessione si conclude con il perfezionamento dell affidamento (stipula del contratto, perfezionamento garanzie) e la sua erogazione, nonché con la gestione dei conseguenti riflessi contabili. Le principali disposizioni che impattano sul processo sono contenute nei piani operativi e nelle deleghe dei poteri, approvati dal Consiglio di Amministrazione. Banca Sviluppo Tuscia S.p.A. - Pillar 3, informativa al pubblico 2014 Pagina 12/57

Coerentemente con la struttura organizzativa adottata dalla Banca, le principali funzioni aziendali coinvolte nel processo di concessione e revisione sono di seguito individuate: - Preposti e Addetti ai fidi delle Filiali; - Ufficio Fidi presso la Direzione Generale; - Direzione Generale; - Consiglio di Amministrazione. I finanziamenti concedibili si identificano in tutti quelli consentiti dalla normativa bancaria che siano stati adottati dalla Banca coerentemente con le politiche di gestione del rischio di credito deliberate dal Consiglio di Amministrazione. Non sono pertanto forme tecniche che comportino l assunzione di rischi non coerenti con quanto previsto nelle politiche del credito adottate dalla Banca, salvo che, in casi del tutto eccezionali, l operazione sia espressamente approvata da parte della Direzione Generale e degli Organi Collegiali. La fase di concessione del credito, finalizzata alla valutazione della domanda di affidamento del cliente, e alla eventuale successiva erogazione, è strutturata nelle sotto-fasi di istruttoria, delibera ed erogazione. Principale obiettivo della fase di istruttoria è l adeguata valutazione del merito creditizio del prenditore e dell eventuale garante, sotto il profilo reddituale, finanziario e patrimoniale onde determinarne la capacità di reddito, i fabbisogni finanziari attuali e prospettici, nonché, anche in funzione dell evoluzione del mercato di riferimento, le finalità ed il profilo strategico dei progetti di investimento. L istruttoria è inoltre finalizzata a valutare la coerenza tra importo, forma tecnica e progetto finanziato e una corretta remunerazione del rischio assunto. L iter istruttorio è schematizzato in cinque attività prevalenti: - analisi preliminare; - acquisizione della documentazione e delle informazioni; - valutazione della controparte; - valutazione delle garanzie; - formalizzazione della relazione tecnica. La delibera è l atto decisionale con cui l organo competente (individuato secondo quanto disposto nel regolamento interno in materia di poteri delegati in materia creditizia) accorda il fido proposto dall organo proponente, con o senza modifiche rispetto alla proposta originaria, oppure ne decide il non accoglimento. L organo referente in materia deliberativa è il Consiglio di Amministrazione, il quale, ai sensi di quanto disposto dallo statuto sociale, può delegare parte delle proprie attribuzioni ad altri organi o funzioni aziendali. Avuto riguardo ai profili di rischio, alle esigenze organizzative e alle competenze operative delle unità delegate il Consiglio di Amministrazione ha conferito i poteri delegati in materia creditizia, secondo quanto definito nello specifico regolamento sui poteri delegati. Le linee di credito concesse e deliberate, eseguito il perfezionamento delle garanzie e del contratto, diventano operative su disposizione del soggetto erogante individuato nella filiale competente, il quale non Banca Sviluppo Tuscia S.p.A. - Pillar 3, informativa al pubblico 2014 Pagina 13/57

deve coincidere, di norma, con quello deliberante, ad eccezione dei casi specificamente previsti per l esercizio dei poteri delegati in materia creditizia. Monitoraggio Spetta alla funzione di risk management il monitoraggio sistematico dell intero portafoglio crediti, comprensivo delle esposizioni sia per cassa che di firma, avvalendosi della collaborazione dei responsabili operativi nonché delle procedure informatiche di rilevazione del rischio di credito. Il monitoraggio si avvale di controlli giornalieri, settimanali e mensili. Per ciò che concerne il monitoraggio sulle singole posizioni, vale quanto segue: - il processo si basa sull'utilizzo di classi di rating interne e si avvale delle procedure informatiche di supporto all'intera filiera coinvolta nell'attività creditizia; - le classi di rating consentono di ordinare la clientela sulla base della "Probabilità di Default" (PD), cioè della capacità di far fronte, nei 12 mesi successivi, ai debiti contratti ed agli impegni assunti; la PD è un dato oggettivo, non modificabile, assegnato a ciascuna controparte ed è basato su criteri statistici. - la valutazione del default esamina la capacità dei debitori di adempiere in pieno alle proprie obbligazioni contrattuali; sono ricondotte tra le attività in default le esposizioni a sofferenza, incaglio e quelle ristrutturate, nonché le controparti che presentano sconfinamenti continuativi da oltre 90 giorni; - la funzione di risk management ha il compito di rilevare sistematicamente le posizioni interessate da sintomi di anomalia o da eventi negativi/pregiudizievoli e si avvale, oltre che delle informazioni precedentemente citate, anche delle rilevazioni provenienti dai preposti di filiale che devono rilevare e valutare gli eventi anomali ascrivibili alla propria clientela, nell ambito della gestione ordinaria del rapporto. L Ufficio Monitoraggio: - la funzione di risk management segue tutte le posizioni anomale, proponendo eventuali azioni mirate e correttive, sentito l Ufficio Fidi e il titolare della filiale, e gestendo nelle apposite procedure informatiche tutte le azioni tese a riportare il credito in bonis; propone infine alla direzione la classificazione delle posizioni. - la Direzione Generale delibera le classificazioni eccetto il passaggio a sofferenza per il quale la Direzione fa specifica proposta di classificazione al CDA. - per l effettiva rilevazione delle posizioni anomale si dovrà comunque tenere conto delle cause che generano il punteggio di anomalia in questione, valutando quali posizioni estratte possano non essere considerate anomale per effetti distorsivi di anomalie apparenti (ad esempio, evidenti segnalazioni erronee di utilizzi sul Sistema - Centrale dei Rischi - o segnalazioni di sconfinamenti nelle operazioni a medio/lungo termine sul sistema per importi marginali, ecc.). - nell ipotesi in cui le anomalie identificate fossero invece di particolare gravità, la funzione di risk management segnala tempestivamente l anomalia al Direttore Generale per le opportune valutazioni in merito. Infine, spetta alla funzione di risk management il monitoraggio sistematico del rispetto dei limiti operativi stabiliti nel RAS in relazione al rischio di credito. Banca Sviluppo Tuscia S.p.A. - Pillar 3, informativa al pubblico 2014 Pagina 14/57

Garanzie Il contenimento del rischio di credito si realizza anche tramite l acquisizione di opportune garanzie. Le garanzie offerte a supporto di un finanziamento possono essere reali o personali; le prime consistono in una forma qualsiasi di vincolo su beni reali dell affidato o di terzi (garanzie ipotecarie e/o finanziarie), mentre le seconde sussistono quando la garanzia che accompagna il credito risiede nelle doti morali e nella capacità economica, finanziaria e patrimoniale del garante o dei coobbligati. La Banca definisce nelle proprie politiche del credito: le specifiche forme di protezione del credito accettabili tempo per tempo; le condizioni che ne richiedono obbligatoriamente l assunzione; gli scarti minimi rispetto al valore delle esposizioni coperte; le garanzie non accettabili. *** Come già anticipato, la Banca formalizzerà successivamente all approvazione del Piano strategico 2015-2017, il proprio di riferimento per definire in maniera dinamica il proprio sistema di obiettivi di rischio, ovvero il proprio Risk Appetite Framework (d ora in poi: RAF ). In tale ambito, verrà quindi formalizzata una politica di governo del rischio di liquidità coerente con la soglia di tolleranza al rischio di liquidità, definita nel RAS come massima esposizione al rischio ritenuta sostenibile in un contesto di normale corso degli affari ( going concern ) integrato da situazioni di stress ( stress scenario ). La soglia di tolleranza al rischio di liquidità sarà coerente con le misure adottate per la determinazione del rischio di liquidità sia a breve termine, di norma fino a 1 anno, sia per scadenze maggiori. Per ciò che concerne il regolamento che disciplinerà il processo di gestione del rischio, lo stesso si muoverà lungo le seguenti direttrici: - identificazione e misurazione del rischio in ottica attuale e prospettica; - esecuzione di prove di stress per valutare l impatto di eventi negativi sulla esposizione al rischio e sull adeguatezza delle riserve di liquidità sotto il profilo quantitativo e qualitativo; - attenuazione del rischio di liquidità mediante: i) la detenzione di un ammontare di riserve di liquidità adeguato in relazione alla soglia di tolleranza al rischio prescelta; ii) la fissazione di limiti operativi; iii) la diversificazione delle fonti di finanziamento e delle scadenze di rinnovo; - la formalizzazione di un Contingency Funding Plan per fronteggiare situazioni avverse nel reperimento di fondi, in cui definire le strategie di intervento in ipotesi di tensione di liquidità, e prevedere le procedure per il reperimento di fonti di finanziamento in caso di emergenza. Banca Sviluppo Tuscia S.p.A. - Pillar 3, informativa al pubblico 2014 Pagina 15/57

3. ADEGUATEZZA ATTUALE E PROSPETTICA DEL CAPITALE 3.1. Il processo ICAAP In conformità ai principi che regolano il secondo pilastro ( Pillar 2 ), la Banca definisce in piena autonomia le strategie e gli strumenti/procedure per determinare il capitale che ritiene adeguato - per importo e composizione - alla copertura permanente di tutti i rischi rilevanti, con ottica attuale e prospettica 1. Il processo ICAAP ( Internal Capital Adequacy Assessment Process ) viene opportunamente formalizzato, documentato, sottoposto a revisione interna e approvato dal Consiglio di amministrazione; il processo risulta inoltre proporzionato alle caratteristiche, alle dimensioni e alla complessità dell attività svolta dalla Banca. La determinazione prospettica del capitale interno complessivo e del capitale complessivo, e più in generale l architettura complessiva del processo ICAAP, è coerente con il business model, con il piano strategico pluriennale e con il disegno del Risk Appetite Framework della Banca (RAF), nonché col piano operativo annuale. Il calcolo del capitale complessivo richiede una compiuta valutazione di tutti i rischi a cui le Banca è o potrebbe essere esposta, sia di quelli considerati ai fini del calcolo dei requisiti di primo pilastro, sia di quelli in esso non contemplati. La Banca definisce nel Resoconto ICAAP per quali tipi di rischi diversi da quelli di primo pilastro ritiene opportuno adottare metodologie quantitative che possono determinare un fabbisogno di capitale interno, e per quali invece si ritengono più appropriate, in combinazione o in alternativa, misure di controllo o attenuazione. La Banca determina con cadenza annuale: - il livello attuale del capitale interno complessivo e del capitale complessivo calcolato con riferimento alla fine dell ultimo esercizio chiuso; 1 Ai fini del presente paragrafo si assumono le seguenti definizioni: - capitale interno: il capitale a rischio, ovvero il fabbisogno di capitale relativo ad un determinato rischio che la Banca ritiene necessario per coprire le perdite eccedenti un dato livello atteso (tale definizione presuppone che la perdita attesa sia fronteggiata da rettifiche di valore nette - specifiche e di portafoglio - di pari entità; ove queste ultime fossero inferiori, il capitale interno dovrà far fronte anche a questa differenza); - capitale interno complessivo: il capitale interno riferito a tutti i rischi rilevanti assunti dalla Banca, incluse le eventuali esigenze di capitale interno dovute a considerazioni di carattere strategico; - capitale: gli elementi patrimoniali che la Banca ritiene possano essere utilizzati a copertura del capitale interno; - capitale complessivo: gli elementi patrimoniali che la Banca ritiene possano essere utilizzati a copertura del capitale interno complessivo. Banca Sviluppo Tuscia S.p.A. - Pillar 3, informativa al pubblico 2014 Pagina 16/57

- il livello prospettico del capitale interno complessivo e del capitale complessivo con riferimento alla fine dell esercizio in corso, tenendo conto della prevedibile evoluzione dei rischi e dell operatività. Il processo ICAAP della Banca si svolge attraverso le seguenti fasi: - individuazione dei rischi da sottoporre a valutazione; - misurazione/valutazione dei singoli rischi e del relativo capitale interno; - stress test; - misurazione del capitale interno complessivo; - determinazione del capitale complessivo. La Banca effettua in autonomia un accurata identificazione dei rischi ai quali risulta esposta, avendo riguardo alla propria operatività e ai mercati di riferimento. Al fine di individuare i rischi rilevanti, l analisi considera i rischi contenuti nell elenco di cui all Allegato A della Circ. n. 285 di Banca d Italia (Parte Prima, Tit. III, Cap. 1, Sez. II). Ai fini della determinazione del capitale interno, la Banca misura oppure - in caso di rischi difficilmente quantificabili - valuta, tutti i rischi rilevanti ai quali risulta esposta. La Banca esegue prove di stress per una migliore valutazione della propria esposizione ai rischi, dei relativi sistemi di attenuazione e controllo e, ove ritenuto necessario, dell adeguatezza del capitale interno. Per prove di stress si intendono le tecniche quantitative e qualitative con le quali la Banca valuta la propria vulnerabilità ad eventi eccezionali ma plausibili; esse si estrinsecano nel valutare gli effetti sui rischi della Banca di eventi specifici (analisi di sensibilità) o di movimenti congiunti di un insieme di variabili economicofinanziarie in ipotesi di scenari avversi (analisi di scenario). La Banca determina il capitale interno complessivo secondo un approccio building block semplificato, che consiste nel sommare ai requisiti regolamentari a fronte dei rischi del primo pilastro (rischio di credito e operativo), il capitale interno relativo agli altri rischi di secondo pilastro ritenuti rilevanti (rischio tasso di interesse, rischio di concentrazione single-name e rischio di concentrazione geo-settoriale ). Vengono di seguito riportati i principali esiti del processo ICAAP 2014. Banca Sviluppo Tuscia S.p.A. - Pillar 3, informativa al pubblico 2014 Pagina 17/57

3.2. Adeguatezza patrimoniale complessiva in condizioni ordinarie (rischi di 1 e 2 pilastro) Vengono di seguito riportati gli esiti della valutazione effettuata dalla Banca in merito alla propria adeguatezza patrimoniale complessiva (attuale e prospettica) in condizioni ordinarie. Tale valutazione mette a confronto: i) i fondi propri (attuali e prospettici) con ii) il capitale interno complessivo (attuale e prospettico) assorbito in condizioni ordinarie: - dai rischi di primo pilastro (credito e operativo); - dai rischi di secondo pilastro (tasso di interesse, concentrazione single name e geo-settoriale ). Ai fini di un calcolo prudenziale, si ipotizza l invarianza tra i fondi propri attuali (31.12.2014) e quelli prospettici (31.12.2015) in condizioni ordinarie, nonostante la Banca abbia già programmato un aumento di capitale sociale di euro 1.384.000 per l esercizio 2015. Come si evince dalla tabella successiva, la Banca registra (in condizioni ordinarie): - una notevole capacità patrimoniale attuale rispetto ai rischi di primo pilastro, con un eccedenza patrimoniale di 10.316.900 euro, un valore per tutti i ratios regolamentari del 180,59% e un rapporto tra eccedenza patrimoniale e fondi propri pari al 94,20%; - una notevole capacità patrimoniale prospettica rispetto ai rischi di primo pilastro, con un eccedenza patrimoniale stimata di 8.596.170 euro, un valore per tutti i ratios regolamentari del 48,78% ed un rapporto tra eccedenza patrimoniale e fondi propri del 78,48%; - una solida capacità patrimoniale attuale complessiva (rischi di primo e secondo pilastro), con un eccedenza patrimoniale di 10.025.575 euro (pari al 91,53% dei fondi propri); - una solida capacità patrimoniale prospettica complessiva (rischi di primo e secondo pilastro), con un eccedenza patrimoniale di 7.311.520 euro (pari al 66,75% dei fondi propri). La drastica riduzione del Total Capital Ratio attuale rispetto a quello prospettico, sconta ovviamente il periodo di osservazione che comprende l avvio dell operatività della Banca. Stesso discorso vale per il rapporto tra eccedenza patrimoniale e fondi propri. Banca Sviluppo Tuscia S.p.A. - Pillar 3, informativa al pubblico 2014 Pagina 18/57

Tabella 3: adeguatezza patrimoniale complessiva (attuale e prospettica) in condizioni ordinarie (dati in unità di euro) SITUAZIONE ATTUALE - 31.12.2014 (in condizioni ordinarie) SITUAZIONE PROSPETTICA - 31.12.2015 (in condizioni ordinarie) PRIMO PILASTRO capitale interno per rischio di credito 397.448 1.676.866 capitale interno per rischio operativo 87.821 119.436 riserva conservazione del capitale 151.647 561.344 Totale capitale interno per rischi di primo pilastro (compreso il capital buffer) 636.916 2.357.646 FONDI PROPRI 10.953.816 10.953.816 POSIZIONE PATRIMONIALE primo pilastro 10.316.900 (eccedenza) 8.596.170 (eccedenza) TOTAL CAPITAL RATIO* 180,59% 48,78% ECCEDENZA PATRIMONIALE FONDI PROPRI primo pilastro 94,20% 78,48% capitale interno per rischio tasso di interesse (shock +/-200bp) capitale interno per rischio di concentrazione single name capitale interno per rischio di concentrazione geosettoriale SECONDO PILASTRO 147.901 923.221 139.982 352.755 3.442 8.674 Totale capitale interno per rischi di secondo pilastro 291.325 1.284.650 ADEGUATEZZA COMPLESSIVA (PRIMO E SECONDO PILASTRO) CAPITALE INTERNO COMPLESSIVO (rischi di primo e secondo pilastro) 928.241 3.642.296 FONDI PROPRI 10.953.816 10.953.816 POSIZIONE PATRIMONIALE COMPLESSIVA (primo e secondo pilastro) ECCEDENZA PATRIMONIALE FONDI ROPRI (primo e secondo pilastro) 10.025.575 (eccedenza) 7.311.520 (eccedenza) 91,53% 66,75% * lo stesso valore si ottiene per il CET1 ratio e il T1 ratio. In considerazione di quanto detto, i fondi propri della Banca comprendono ampiamente il capitale complessivo, utile alla copertura in condizioni ordinarie dei rischi di primo e secondo pilastro, sia in ottica attuale (dati al 31.12.2014) che in ottica prospettica (stima al 31.12.2015). Banca Sviluppo Tuscia S.p.A. - Pillar 3, informativa al pubblico 2014 Pagina 19/57

3.3. Adeguatezza patrimoniale complessiva in condizioni di stress (rischi di 1 e 2 pilastro) Vengono di seguito riportati gli esiti della valutazione effettuata dalla Banca in merito alla propria adeguatezza patrimoniale complessiva (attuale e prospettica), negli scenari di stress ipotizzati. Tale valutazione mette a confronto: i) i fondi propri (attuali e prospettici) in condizioni di stress con ii) il capitale interno complessivo (attuale e prospettico) assorbito in condizioni di stress: - dai rischi di primo pilastro (credito e operativo); - dai rischi di secondo pilastro (tasso di interesse, concentrazione single name e geo-settoriale ). Ai fini di un calcolo prudenziale, si ipotizza l invarianza tra i fondi propri attuali (31.12.2014) e quelli prospettici (31.12.2015) in condizioni ordinarie, nonostante la Banca abbia già programmato un aumento di capitale sociale di euro 1.384.000 per l esercizio 2015. Come si evince dalla tabella successiva, la Banca registra, anche in condizioni di stress: - una notevole capacità patrimoniale attuale rispetto ai rischi di primo pilastro, con un eccedenza patrimoniale di 10.078.358 euro, un valore per tutti i ratios regolamentari del 180,59% e un rapporto tra eccedenza patrimoniale e fondi propri pari al 93,88%; - una buona capacità patrimoniale prospettica rispetto ai rischi di primo pilastro, con un eccedenza patrimoniale stimata di 6.329.751 euro, un valore per tutti i ratios regolamentari del 36,73% ed un rapporto tra eccedenza patrimoniale e fondi propri del 71,42%; - una buona capacità patrimoniale attuale complessiva (rischi di primo e secondo pilastro), con un eccedenza patrimoniale di 9.767.554 euro (pari al 90,98% dei fondi propri); - una buona capacità patrimoniale prospettica complessiva (rischi di primo e secondo pilastro), con un eccedenza patrimoniale di 4.996.015 euro (pari al 56,37% dei fondi propri). La drastica riduzione del Total Capital Ratio attuale rispetto a quello prospettico, sconta ovviamente il periodo di osservazione che comprende l avvio dell operatività della Banca. Stesso discorso vale per il rapporto tra eccedenza patrimoniale e fondi propri. Banca Sviluppo Tuscia S.p.A. - Pillar 3, informativa al pubblico 2014 Pagina 20/57