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12. Casi di perimetrazione delle aree di salvaguardia in territori della pianura modenese: 1 - Sassuolo Al fine di approfondire la conoscenza del comportamento dell acquifero utilizzato per l approvvigionamento potabile nel territorio di Sassuolo la Servizi Ambiente e Territorio del Comune di Sassuolo (S.A.T.) ha ritenuto necessario eseguire studi indirizzati alla modellazione del sistema afflussideflussi delle falde con l obiettivo di ottimizzare le strategie future di gestione e sfruttamento delle risorse idriche sotterranee, operando nel contempo una serie di interventi di tutela delle acque captate e in particolare la delimitazione delle aree di salvaguardia. Per la tipologia delle captazioni e le attività presenti, lo studio eseguito può essere indicativo di una situazione di medio-alte esigenze idriche. 12.1 Le opere di captazione del comprensorio di Sassuolo Il sistema di approvvigionamento è costituito da pozzi che servono circa 100.000 abitanti nei Comuni di Sassuolo, Fiorano Modenese e Formigine. In quest area si è in presenza di problemi di qualità delle acque legate alle modalità predominanti di ricarica delle falde (presenza di solfati) e di captazione delle acque sotterranee (modalità di costruzione dei pozzi), nonché all impatto dell antropizzazione del territorio (presenza di nitrati). Come nel caso della città di Modena, lo studio è stato realizzato in una prima fase individuando la struttura fisica dell acquifero e ricostruendo mediante modello tutti gli ele- Fig. 12.1 - Inquadramento dell'area di studio menti che concorrono al calcolo del bilancio idrico dell area e in una seconda fase accoppiando al modello di flusso un modello di trasporto, finalizzato all analisi delle modalità di propagazione di eventuali contaminanti presenti nell area. 12.2 La ricostruzione del modello fisico dell acquifero Il territorio preso in esame nello studio in oggetto è ubicato nell alta pianura modenese ed è limitato verso Sud dal margine collinare pedeappenninico, verso Ovest dal F. Secchia, a est dalla congiungente il comune di Maranello e Baggiovara e a Nord dall Autostrada del Sole; tale settore interessa i territori comunali di Sassuolo, Fiorano e Formigine e in misura molto limitata anche Modena e Maranello (Fig. 12.1). Nel suo complesso la zona appare fortemente antropizzata in particolare nel settore prospiciente il margine collinare, laddove una forte presenza di insediamenti industriali caratterizza i Comuni di Sassuolo e Fiorano. Nonostante l elevata superficie urbanizzata da insediamenti civili e industriali, l utilizzo di suoli a scopo agricolo occupa vaste aree, in special modo nel settore settentrionale di Sassuolo e in quello di Formigine e la destinazione agricola dei terreni è favorita dal discreto sviluppo della rete irrigua (Fossa di Spezzano e Canale di Modena), sebbene buona parte delle acque utilizzate per tali scopi venga emunta da pozzi. 12.2.1 Elementi climatologici e idrologici Per determinare l andamento degli afflussi meteorici che forniscono l alimentazione agli acquiferi sfruttati nell area di studio, sono stati rilevati ed elaborati i dati termo-pluviometrici delle stazioni che ricadono nel settore in esame. Le condizioni termometriche della fascia di territorio a ridosso del F. Secchia, sono state ricostruite elaborando i dati di temperature pubblicati dall Osservatorio Geofisico dell Università di Modena, dall Annuario ISTAT e dagli Annali del Servizio Idrografico del Po, relativi al periodo 1979-1994 per la stazione di Modena (35 m s.l.m.) e al periodo 1979-1982 per la stazione di Sassuolo (121 m s.l.m.). Data la scarsa rappresentatività di quest ultima stazione, per il limitato periodo di osservazioni disponibili, le elaborazioni sono state effettuate con i dati della stazione di Modena, opportunamente trattati. Dall analisi delle variazioni delle temperature medie mensili, risulta che l andamento termometrico per le stazioni di Modena e Sassuolo si presenta piuttosto uniforme con differenze ridotte in funzione del fattore altimetrico. In particolare si osserva il graduale aumento della temperatura da gennaio a luglio e la successiva decrescita della stessa dal mese di agosto a dicembre per la stazione di Modena; andamento simile ma con massimo assoluto in agosto e minimo assoluto in febbraio si osserva per la stazione di Sassuolo. Considerando inoltre i valori termometrici medi annui è 53

possibile osservare il limitato e graduale aumento della temperatura da Sud verso Nord, condizionato come si è detto dal fattore altimetrico, in quanto a Sassuolo si hanno valori di 13.0 C e a Modena di 13.2 C. Per le precipitazioni sono stati presi in considerazione i dati rilevati nelle stesse stazioni sopra considerate per quanto riguarda la termometria. Dalle Fig. 12.2 e 12.3 emerge che nella zona di studio si assiste a un progressivo aumento delle precipitazioni da Nord verso Sud in corrispondenza dei primi rilievi collinari dell Appennino; alla stazione di Modena si osserva un valore medio annuo di pioggia pari a 702 mm, mentre a quella di Sassuolo si hanno valori di 857 mm. L esame delle precipitazioni medie mensili nella stazione di Sassuolo mette in evidenza la presenza di due massimi di precipitazione in autunno (ottobre-novembre) e in primavera (marzo); il massimo mensile autunnale risulta superiore a quello primaverile-estivo, mentre gli apporti minimi assoluti si osservano nel mese di luglio. Alla stazione di Modena le precipitazioni medie mensili mostrano una distribuzione disomogenea dei valori; pur mantenendosi i massimi primaverili (Marzo) e autunnali (Ottobre-Novembre), si evidenzia un massimo assoluto nel mese di Agosto. Nell area di studio il reticolo idrografico risulta costituito dal F.Secchia che riceve in sponda destra la Fossa di Spezzano, che a sua volta rappresenta il corso d acqua artificiale di maggiori dimensioni della fascia pedecollinare, mentre più a monte vengono derivate le acque adibite all alimentazione del Canale di Modena. In formazioni relative alla portata dei corsi d acqua si hanno solo per il F. Secchia, per periodi di tempo e stazioni limitati. I dati pubblicati dal Ministero dei Lavori Pubblici-Ufficio Idrografico del Po mostrano come vi sia un regime influenzato dalle precipitazioni con massimi primaverili e invernali e periodi di secca estivi. Il regime del corso d acqua infatti viene classificato come pluvio-nivale o emiliano, nel quale i deflussi primaverili e autunnali possono raggiungere ciascuno il 20% del deflusso integrale annuo; nel periodo estivo tale valore scende allo 0.1%. Per la stazione di P.te Bacchello, nei periodi di piena (marzo e novembre) si hanno portate medie massime di circa 42 e 35 m 3 /s e portate minime di 1.8 m 3 /s nei periodi di magra (agosto). Le portate medie massime raggiungono valori molto elevati nel mese di Aprile con 643 m 3 /s e subordinatamente in maggio e novembre con circa 550 m 3 /s; nel quadrimestre ottobre-gennaio e nel trimestre aprile-giugno si hanno valori superiori ai 400 m 3 /s. I valori più bassi delle portate medie massime si registrano a luglio con meno di 95 m 3 /s. I valori medi minimi di portata mostrano valori nulli nel trimestre luglio-settembre e solo in aprile e dicembre si hanno valori superiori a 1 m 3 /s. 12.2.2 Cenni alle caratteristiche geologiche dell area Per una sintetica caratterizzazione del territorio in esame, oggetto di numerosi studi, si è preso come riferimento di base la Carta geologica del Margine Appenninico e dell alta pianura tra i fiumi Secchia e Panaro (Provincia di Modena 1987; Gasperi G. et alii, 1987) in scala 1:25.000 a cura dell Istituto di Geologia dell Università di Modena. Secondo le classificazioni tradizionali l area è prevalentemente interessata da depositi delle conoidi quaternarie che, Fig. 12.2 - Precipitazioni totali annue alla stazione di Sassuolo (1921-1994) 54

in corrispondenza del margine pedecollinare, sono sostituiti da sedimenti marini neoautoctoni plio-pleistocenici che si immergono al di sotto delle alluvioni più recenti della Pianura Padana. Sulla base di altre ipotesi (Parea G.C.; 1987, 1992) i depositi grossolani presenti in affioramento e nel sottosuolo, nel territorio in esame, sarebbero connessi a un ambiente transizionale. In particolare in questa fascia di territorio affiorano unità Plio-pleistoceniche costituite prevalentemente da argille marnose localmente siltose e sabbiose con livelli discontinui di arenarie; al tetto compaiono alternanze di argille, sabbie e ghiaie. La fascia di territorio interessata dall indagine è costituita prevalentemente da depositi pleistocenici e olocenici differenziati in: * Unità Cà di Sola (ghiaie sabbie e argille, Pleistocene inf.?- medio); * Unità di Spezzano (colluvio e depositi loessici, Pleistocene medio); * Unità Umbersetto (ghiaie e sabbie, Pleistocene medio); * Unità di Vignola (ghiaie e sabbie, Pleistocene sup.); * Unità di Maranello (sabbie e limi, Pre-Neolitico). Tali Unità, litologicamente costituite da sabbie e ghiaie con limo, si presentano più o meno alterate in superficie con colore da bruno a giallo-rossastro; nella zone di Sassuolo, ai lati del F. Secchia, esse costituiscono ripiani alluvionali terrazzati. Nell area interessata dalle conoidi oloceniche si è in presenza di ampi ripiani che si estendono da Sassuolo fino all altezza di Modena; i depositi che la compongono sono rappresentati da ghiaie e sabbie localmente limose di origine alluvionale, disposte a ventaglio dal F. Secchia e da alcuni affluenti minori. Le ghiaie e le ghiaie sabbiose affiorano nella zona meridionale del territorio in corrispondenza delle parti apicali della conoide principale del F.Secchia e delle conoidi dei corsi d acqua minori. I depositi prevalentemente sabbiosi risultano per lo più distribuiti in fasce discontinue allungate da Sud-Ovest a Nord-Est a formare cordoni paralleli ai corsi d acqua attuali, a probabile testimonianza dello spostamento degli alvei nel tempo. Le aree costituite da depositi argillosi mostrano una distribuzione areale discontinua e sono prevalentemente diffuse nella parte settentrionale, dove occupano buona parte del territorio di Formigine; si tratta di materiale depositatisi anche in tempi recenti in corrispondenza di zone dove le acque di rotta e tracimazione hanno ristagnato. Maggiori dettagli sulla litologia di superficie, ai cui caratteri granulometrici e tessiturali è legata la permeabilità e quindi l infiltrazione potenziale, possono essere desunti dalla carta a scala 1:25.000 della Litologia di superficie e isobate del tetto del I livello ghiaioso a cura del Settore Risorse e Tutela dell Ambiente del Comune di Modena e dell Istituto di Geologia dell Università di Modena, 1988. La zona in esame appare distinta in 4 classi litologiche costituite da depositi prevalentemente ghiaiosi a matrice limososabbiosa, prevalentemente sabbiosi, limosi misti e prevalentemente argillosi. 12.2.3 Idrogeologia dell area di studio Il territorio studiato è fortemente caratterizzato dalla presenza del F. Secchia il quale immettendosi nella pianura ha dato origine a una tipica forma di conoide di grande estensione areale e rilevante spessore; di estensione più ridotta, ma ugualmente significative ai fini idrogeologici, sono i conoidi dei corsi d acqua minori posti a Est, tra cui quelli dei Fig. 12.3 - Precipitazioni totali annue alla stazione di Modena (1921-1993) 55

Nell insieme si possono individuare le seguenti unità idrogeologiche: * acquiferi ghiaioso-sabbiosi della conoide principale del Secchia; * acquiferi ghiaioso-sabbiosi delle conoidi minori e dei terrazzi più elevati; * acquiferi sabbiosi contenuti in un unità prevalentemente argilloso-sabbiosa che costituisce il substrato dell acquifero principale. Fig. 12.4 - Traccia delle sezioni idrogeologiche T. Fossa di Spezzano e Taglio che occupano i settori di Fiorano e Maranello. I sedimenti alluvionali poggiano su terreni plio-pleistocenici, probabilmente marini, che affiorano in corrispondenza delle colline pedeappenniniche poste a meridione della zona di studio. Nell area di pianura il tetto di tale substrato si immerge al di sotto dei depositi alluvionali e lo si ritrova a profondità variabili in funzione dei fenomeni tettonici e neotettonici che hanno interessato il margine appenninico-padano. All interno di quest ultima unità si possono talora rinvenire acque salate, salmastre o con facies ridotta (presenza di ferro, manganese e idrogeno solforato) che limitano o impediscono l utilizzo di queste falde; secondo gli studi più recenti a scala regionale (Regione Emilia-Romagna-ENI Agip, 1998) l unità in oggetto è riconducibile al Gruppo acquifero B. Le modalità di alimentazione delle falde principali sono legate alle precipitazioni, ma soprattutto a fenomeni di dispersione lungo il subalveo dei corsi d acqua. Nel settore centrale dell area in esame le falde sono confinate o semi-confinate con possibilità di fenomeni di drenanza, mentre in prossimità dei corsi d acqua e nel settore pedemontano sono libere e tra loro intercomunicanti. Nella zona collinare si hanno piccole falde sospese che sono drenate dalle valli dei corsi d acqua minori; queste falde possono contribuire all alimentazione dell importante falda dell alta pianura contenuta nei depositi ghiaioso-sabbiosi di elevata permeabilità. All interno dei corpi acquiferi ghiaioso-sabbiosi del conoide del F.Secchia e dei conoidi minori, che nel loro insieme appartengono al Gruppo acquifero A (Regione Emilia- Romagna-ENI Agip, 1998), è stata operata un ulteriore suddivisione, di maggiore importanza in quanto utilizzabile successivamente ai fini modellistici, in due acquiferi sovrapposti denominati primo e secondo acquifero; tale schematizzazione non rende ragione di situazioni locali nelle quali emerge una notevole eterogeneità sia laterale che ver- Fig. 12.5 - Sezione idrogeologica - Sassuolo-Magreta (B-B) 56

Fig. 12.6 - Base del primo acquifero (m s.l.m.) Fig. 12.7 - Base del secondo acquifero (m s.l.m.) ticale nei tipi litologici, ma presenta riscontri idrogeologici in quanto ogni acquifero è contraddistinto da caratteri idraulici e idrochimici ben definiti. Il primo acquifero contiene una falda libera direttamente alimentata dalla superficie (corsi d acqua e precipitazioni) il cui sfruttamento è attualmente esercitato da un ristretto numero di pozzi, essenzialmente a utilizzo privato, nonostante negli ultimi decenni si sia verificata una riduzione degli emungimenti in ragione del progressivo degrado qualitativo delle acque e dell abbassamento dei livelli di falda, che ne ha determinato il locale esaurimento. Il secondo acquifero, separato dal precedente da diaframmi scarsamente permeabili costituiti da limi e argille di spessore ed estensione areale variabile, contiene falde semi-confinate che localmente possono assumere caratteristiche prossime a quelle confinate. Nella realtà esso è formato da più livelli permeabili ghiaiososabbiosi tra loro variamente comunicanti. La produttività di questo acquifero, sfruttato dalla maggior parte dei pozzi pubblici e industriali presenti nell area, è maggiore di quella del soprastante in ragione di uno spessore saturo alquanto superiore. Più in profondità, mediamente superiori a 100 m, si hanno i sedimenti dell unità argilloso-sabbiosa, nella quale si manifesta la prevalenza di depositi limoso-argillosi cinerei con presenza di lenti torbose e fossili. A questi litotipi, in special modo nello spessore sommitale, si alternano frequentemente spessi banchi sabbiosi e più raramente lenti ghiaiose. I litotipi ghiaiosi e quelli sabbiosi più grossolani sono sede di acquiferi con falde confinate di scarsa potenzialità; in relazione alla bassa resa e talora alla facies idrochimica negativa (presenza di idrogeno solforato, ferro e manganese), queste falde profonde vengono messe in produzione da un numero limitato di pozzi. La ricostruzione di dettaglio della distribuzione degli acquiferi nel sottosuolo è illustrata da quattro sezioni interpretative, le cui tracce sono ubicate in Fig. 12.4, realizzate utilizzando i dati stratigrafici reperiti presso il Genio Civile, l Università di Modena e la S.A.T.. A titolo esemplificativo si riporta in Fig. 12.5 una parte della sezione B (Nord-Sud), ricostruita in corrispondenza dei pozzi del campo acquifero A della S.A.T.. Nella rappresentazione dei diversi litotipi si è proceduto a una notevole semplificazione in quanto si sono distinti unicamente gli acquiferi dagli aquicludes. La geometria areale dei corpi idrici sotterranei è stata ricostruita mediante la stesura di elaborazioni cartografiche con metodi geostatistici. La base del primo acquifero (Fig. 12.6) tende ad approfondirsi verso i settori posti a settentrione, essendo caratterizzata da una superficie mediamente inclinata verso Nord dell 1%; le quote sono variabili tra 130 m s.l.m., in corrispondenza del settore più meridionale di Sassuolo e 10 m s.l.m. in quello più a Nord (Formigine). Questa superficie appare modellata da alcune ondulazioni e talora da vere e proprie incisioni ad andamento Nord-Sud che determinano repentine variazioni di spessore nell acquifero e che risultano presumibilmente legate a strutture di paleoalveo. La base del secondo acquifero (Fig. 12.7) è caratterizzata da un andamento alquanto più irregolare rispetto alla base del primo acquifero. Nell ambito del territorio di indagine si passa da quote di 57

circa 120 m s.l.m. a Sud dell abitato di Sassuolo sino a quote di -50 m s.l.m. nel settore Nord a ridosso del F. Secchia. Anche l inclinazione di questa superficie è estremamente variabile in quanto a ridosso del margine collinare, presumibilmente in relazione alla presenza di dislocazioni tettoniche, raggiunge valori del 7% mentre in corrispondenza dell abitato di Formigine diviene pressoché nulla. Come per la base del primo acquifero anche in questo caso si possono evidenziare importanti strutture depresse con asse posto in direzione Sud-Nord, la principale delle quali è posta all incirca in corrispondenza del Canale di Modena. Dette strutture sono separate da un elevazione del substrato argilloso-sabbioso, localizzata nel settore centrale dell area in esame e con andamento SSW-NNE, a partire dal settore più occidentale di Fiorano sino alla località Baggiovara di Modena. Le suddette condizioni geometriche e strutturali della base del secondo acquifero ne condizionano lo spessore e di conseguenza la trasmissività, determinando incrementi di questo parametro in corrispondenza della conoide del Secchia, in accordo con quanto osservato dall elaborazione dei dati di portata specifica. L individuazione delle caratteristiche geometriche e idrogeologiche del setto semi-permeabile che separa il primo dal secondo acquifero, consente di determinare i flussi di passaggio (drenanza) tra i due corpi idrici sotterranei. La Fig. 12.8 mostra la distribuzione areale dello spessore dell aquitard, come desunta dai dati stratigrafici raccolti, che varia nel settore di indagine da 6 a circa 28 m. Le aree caratterizzate dai valori superiori sono localizzate nel settore Sud-orientale (presso il confine tra Fiorano e Formigine) e lungo un allineamento che si estende dall area industriale di Via Radici in Piano (Sassuolo) sino a Magreta. Spessori inferiori, al di sotto di 10 m si riscontrano su buona parte del territorio di Sassuolo e nel settore Nord dell area in esame. Alcune incertezze dovute a mancanza di dati stratigrafici riguardano il settore a Sud di Sassuolo dove non si hanno pozzi sufficientemente profondi. 12.2.4 Flusso idrico sotterraneo Per la ricostruzione dell andamento della falda sono stati si sono utilizzati i dati registrati su un gran numero di pozzi presenti nell area (circa 100 pozzi equamente divisi tra prima e seconda falda) nel periodo compreso tra il dicembre 1989 e il gennaio 1990, in quanto i soli dati della rete di monitoraggio della Regione Emilia Romagna e del Comune di Modena risultavano insufficienti per gli scopi previsti dall indagine che comportano l esigenza di modellazione dell acquifero. Il periodo utilizzato è rappresentativo di condizioni di magra delle falde in quanto caratterizzato da apporti meteorici pressoché nulli (a seguito delle condizioni di siccità registrate sul finire degli anni 80) e da condizioni stagionali di massima soggiacenza della falda. I dati disponibili relativi a pozzi captanti in prima falda, consentono di definirne con buona approssimazione i caratteri piezometrici nel solo settore di Sassuolo, mentre sussistono incertezze, legate allo scarso numero di punti misurati, per le aree di Formigine e Fiorano (Fig. 12.9); inoltre in una zona posta nel settore centrale e in un altra posta nel settore Est di Fiorano, il primo acquifero risulta esaurito. La marcata inflessione delle isopiezometriche lungo il F. Secchia dimostra il fondamentale ruolo di alimentazione delle acque sotterranee svolto da questo corso d acqua superficiale. Tuttavia tale alimentazione avviene unicamente a partire dalla zona a ridosso della traversa di Castellarano in quanto Fig. 12.8 - Spessore dell aquitard (m) Fig. 12.9 - Piezometria della prima falda (m s.l.m.) 58

Fig. 12.10 - Piezometria della seconda falda (m s.l.m.) nelle aree piu meridionali, poste tra S. Michele dei Mucchietti e l abitato di Sassuolo, il corso d acqua drena la prima falda. In questa zona la falda presenta una soggiacenza di pochi metri (5-10 m) ed è sostenuta da livelli argillosi anch essi posti a leggera profondità (10-15 m) probabilmente già attribuibili a depositi del substrato marino. Il gradiente idraulico è molto basso (dell ordine dello 0.8%) e l alimentazione è garantita dal Canale di Modena (soprattutto nel periodo irriguo), dalle infiltrazioni di acque meteoriche e da apporti dal margine collinare. Nel settore settentrionale dell abitato di Sassuolo si ha un aumento del gradiente idraulico (che assume valori medi dell 1.4%) legato al progressivo approfondimento delle lenti argillose che sostengono la falda e conseguentemente un incremento della soggiacenza, che raggiunge valori di poco superiori a 15 m presso i pozzi più superficiali della Ditta Marazzi e di oltre 25 m all altezza del campo pozzi S.A.T. di S. Cecilia (pozzi n.5/2 e 6/2 della Ditta Marca Corona). Un progressivo incremento della soggiacenza si registra inoltre in senso Ovest-Est allontanandosi dal F. Secchia in ragione delle già evidenziate condizioni di alimentazione operate dal corso d acqua. Nel settore più settentrionale dell area presa in esame (località Tabina, Casinalbo e Baggiovara) si verifica una forte riduzione dei valori del gradiente idraulico (circa 0.2 0.4%), poiché la condizione idraulica della falda passa da libera a confinata. Un numero sufficiente di punti di misura consente di definire la morfologia della superficie piezometrica della seconda falda (Fig. 12.10). La direzione principale di flusso è SSW-NNE mentre le quote piezometriche variano tra 110 m s.l.m. all altezza del margine collinare appenninico e 35 m s.l.m. nell estremo settore Nord-orientale dell area in esame (Baggiovara). Nell insieme la morfologia della falda appare controllata da diversi fattori tra cui l alimentazione a opera delle acque del F. Secchia, la tettonica del margine appenninico, la trasmissività degli acquiferi e la concentrazione di prelievi in aree limitate. Le condizioni di alimentazione da parte delle acque che si infiltrano nel subalveo del F. Secchia determinano, come già rilevato per la prima falda, una netta inflessione delle isolinee verso Nord a ridosso del corso d acqua; in queste aree il flusso idrico sotterraneo ha una prevalente direzione SW-NE e concorre in modo fondamentale all alimentazione dei campi acquiferi di S. Cecilia e del Dosile. Il gradiente idraulico ha valori medi dell 1% o di poco inferiori mentre la soggiacenza della falda si incrementa procedendo dal F. Secchia (circa 30 m) verso Est (circa 40 e 45 m rispettivamente in corrispondenza dei pozzi S.A.T. di S. Cecilia e del Dosile). I fattori connessi alla tettonica del margine appenninico e in particolar modo all andamento del tetto del substrato marino sono evidenziati dalle forti similitudini esistenti tra quest ultimo e la carta delle isopieze in oggetto. Tali fattori controllano per buona parte alcune strutture piezometriche di grande rilievo tra cui l asse di drenaggio principale che si sviluppa con andamento SSW-NNE tra le località Ponte delle Oche, il Laghetto e C.na Stefani (quest ultima in Comune di Formigine) e lo spartiacque piezometrico che insiste nel settore più occidentale del Comune di Fiorano che determina una divergenza del flusso idrico connessa in modo evidente all alto strutturale del substrato marino. Nelle zone prossime al margine collinare la morfologia del substrato sepolto controlla inoltre il gradiente idraulico della falda, che assume valori molto elevati variabili tra 1.5 e 3.5%. Una notevole riduzione dei valori del gradiente idraulico si osservano nel settore settentrionale dell area in esame (Magreta, Baggiovara, Casinalbo) laddove il profilo piezometrico diviene pressoché orizzontale (valori sino a 0.1%) in ragione di più fattori legati in special modo a un minor controllo strutturale e al sensibile incremento di trasmissività degli acquiferi che si ha in questa zona. In tali aree la soggiacenza del livello piezometrico si riduce a valori di circa 30 m, mentre il flusso idrico sotterraneo mostra un andamento convergente con direzione SW-NE presso Magreta e all incirca Sud-Nord presso l abitato di Formigine. Evidente risulta infine l influenza esercitata sulla falda dal pompaggio dei pozzi sia in corrispondenza dei campi acquiferi principali, che risultano posti lungo l asse di drenaggio piezometrico che da Sassuolo si estende sino a Baggiovara, sia dove si hanno forti prelievi localizzati di industrie ceramiche. Nel primo caso tale influenza si esplica in una accentuazione della depressione piezometrica che si ha in corrispondenza di detto asse e più in particolare a ridosso dei campi acquiferi S.A.T. di S. Cecilia, del Dosile e di Quattro Ponti (quest ultimo esercito sino al 1991) e del campo acquifero di Tabina in Comune di Formigine. Nel secondo caso distorsioni dell andamento delle linee isopiezometriche si possono ad esempio osservare in corrispon- 59

denza della zona industriale posta nel settore Est di Fiorano e, nel territorio di Sassuolo, presso l insediamento ceramico Marazzi e lungo il tracciato della Via Radici in Piano. Dal confronto tra le quote piezometriche relative alle falde contenute nel primo e nel secondo acquifero si può stimare lo scambio idrico tra le falde sovrapposte. Poichè su tutta l area il livello piezometrico della falda superficiale presenta quote superiori a quelle della falda sottostante, si determinano flussi di drenanza dall alto verso il basso, che costituiscono uno dei principali fattori di ricarica locale del secondo acquifero. La distribuzione areale della differenza di carico idrostatico manifesta, come andamento generale, un incremento procedendo da Ovest verso Est, in quanto da valori mediamente inferiori a 5-10 m presso i centri abitati di Fiorano e Formigine si passa a dislivelli mediamente superiori a 15 m lungo la fascia del F. Secchia. Variazioni molto localizzate si possono osservare nel settore settentrionale del territorio di Sassuolo; più in particolare un incremento caratterizzato da valori superiori a 25 m contraddistingue una stretta fascia posta in corrispondenza del Canale di Modena mentre una riduzione della differenza di carico idrostatico a valori inferiori a 20 m connessa al prelievo operato dai campi acquiferi S.A.T. di S.Cecilia e del Dosile si manifesta subito a Ovest della suddetta fascia. 12.2.5 Oscillazioni del livello piezometrico Si sono ricostruiti i diagrammi di oscillazione del livello piezometrico nel periodo 1976-1988 utilizzando i dati rilevati nei pozzi della rete di controllo regionale, presenti nell area esaminata, per i quali sono disponibili misure effettuate a intervalli trimestrali in diversi pozzi, tra i quali si riportano in Fig. 12.11 il pozzo MO2600, ubicato in Comune di Sassuolo presso la località Madonna di Sotto e il pozzo MO2700, ubicato in Comune di Formigine presso la località La Ghiarola. L esame dei diagrammi mostra che nel periodo considerato, a meno di fluttuazioni stagionali, si è registrato un sostanziale equilibrio dei livelli di falda. Più in particolare per il pozzo di Formigine si osserva un leggero abbassamento valutabile in circa 1 m, mentre a Sassuolo si è avuto un recupero medio del livello piezometrico di circa 2 m in relazione alla presenza di una falda più sensibile all azione alimentante esercitata dalle precipitazioni meteoriche e dall infiltrazione dal subalveo e attraverso un paleoalveo del F. Secchia. Il regime delle piogge determina alcune tra le variazioni più significative della portata delle falde, come può essere evidenziato confrontando i diagrammi in esame con quelli relativi alle precipitazioni annue registrate presso le stazioni di Sassuolo e Modena. A partire dal 1976 si assiste a un recupero dei livelli che può essere associato all influsso positivo prodotto sulle falde dall alimentazione legata al notevole apporto meteorico registrato negli anni dal 1976 al 1980. Successivamente a questo periodo, fatta eccezione per il pozzo di Sassuolo, si è osservato un generale abbassamento del livello verificatosi a partire dalla primavera del 1981, con massimo nell estate del 1982 e, dopo un parziale recupero nei primi mesi del 1983, con un nuovo forte calo nell autunno-inverno 1983-84 legato alla scarsa piovosità totale del 1983. Il minimo relativo è racchiuso tra due massimi relativi localizzati nel 1980-81 e nel 1984-85; in particolare quest ultimo risulta influenzato in maniera evidente dalle intense precipitazioni nevose che si sono registrate in questo biennio. Fig. 12.11 - Oscillazione del livello piezometrico nel periodo 1976-1986 60

Analogamente a quanto visto per il minimo relativo localizzato nella parte centrale del decennio in esame, anche il massimo registrato a seguito del recupero nella primavera del 1985 presenta un leggero sfasamento temporale tra i pozzi ubicati nella fascia della pedecollina e quelli nella zona pianeggiante. Nel periodo 1985-1988 la perdita di livello si presenta generalizzata; anche la falda di Sassuolo, che nell arco temporale 1976-1985 aveva mostrato una tendenza alla risalita dei livelli, manifesta un incremento della soggiacenza dell ordine di circa 2-3 m. La causa di tale decremento è da ricercare nella scarsità di apporti meteorici, costantemente inferiori alla media annua secolare e addirittura accentuatisi nel 1988 fino a raggiungere il minimo storico degli ultimi 70 anni, nel semestre ottobre-marzo 1988-89. Alla sfavorevole situazione naturale si è poi sovrapposto l effetto antropico rappresentato dal prelievo da falda, particolarmente sostenuto in corrispondenza dei principali campi acquiferi pubblici. A livello stagionale, seppure con qualche eccezione legata a particolari condizioni di alimentazione (influenza diretta dei fiumi, eventi particolari nel regime metereologico, variazioni del regime dei prelievi, etc.), in generale si osservano le maggiori elevazioni della superficie piezometrica nella stagione primaverile e le minime nella stagione autunnale, con qualche traslazione al periodo estivo soprattutto per i pozzi della fascia pedecollinare. 12.2.6 Parametri idrogeologici Per quanto riguarda i parametri idrogeologici dell acquifero, elaborando i dati delle prove di pompaggio e di portata (ad esempio con il metodo di Cassan M., 1980), si è ottenuta la Fig. 12.12 - Trasmissività del secondo acquifero (m 2 /s) carta della trasmissività del secondo acquifero (Fig. 12.12) che indica come i valori più bassi (inferiori a 5 10-3 m 2 /s) si rilevano nei settori meridionali prossimi al margine collinare e in corrispondenza dell alto strutturale, che contraddistingue la fascia posta nella zona occidentale di Fiorano. Detti valori si incrementano presso la struttura di conoide del F. Secchia e procedendo verso Nord in ragione dell aumentato spessore utile degli acquiferi. L andamento della trasmissività rispecchia quello della conducibilità del primo acquifero. La valutazione della conducibilità idraulica dell aquitard è stata approssimativamente stimata individuando le seguenti classi di conducibilità idraulica: k = 10-7 m/s per sabbie fini limose, k = 10-8 m/s per limi e limi sabbiosi e k = 10-9 m/s per argille e argille limose. 12.3 Uso delle acque sotterranee La valutazione dei quantitativi idrici estratti da falda è stata effettuata sulla base di dati forniti dalle Aziende acquedottistiche per quanto attiene i prelievi pubblici e dalla Provincia di Modena per quanto riferibile agli emungimenti industriali, domestici e zootecnici. Poichè per la successiva implementazione del modello di flusso è stato utilizzato il periodo dicembre 1989-gennaio 1990, non sono stati presi in esame i prelievi a scopo irriguo, per i quali vengono fornite stime quantitative ricavate dal Piano provinciale per l uso razionale delle risorse idriche redatto nel 1990 dalla Provincia di Modena. Considerato che il prelievo a uso irriguo viene esercitato unicamente nel semestre giugno-settembre, si può ammettere con buona approssimazione che per i Comuni compresi nell area di studio la maggior parte del prelievo privato viene effettuata a scopo industriale (con la sola parziale eccezione di Formigine laddove si ha una discreta aliquota di prelievo per uso zootecnico). In Tab. 12.1 sono riassunti i prelievi a livello comunale suddivisi per falda. Il prelievo pubblico risulta operato dai seguenti Enti acquedottistici: - Servizi Ambiente e Territorio del Comune di Sassuolo con campi acquiferi in località S. Cecilia (n.6 pozzi), il Dosile (n.6 pozzi di cui uno inattivo nel 1990, n.7 pozzi di cui uno inattivo nel 1995), Quattro ponti (n.2 pozzi disattivati nel 1991), S.Michele dei Mucchietti (n.1 pozzo), Berlete (n.1 pozzo realizzato di recente). - Acquedotto di Formigine-Fiorano, con un campo acquifero in località Tabina di Formigine (n.4 pozzi) più altre 5 opere di captazioni sparse nel Comune di Formigine (località Magreta, Casinalbo, la Ghiarola e centro abitato) e 2 nel Comune di Fiorano. I quantitativi annui prelevati dai sopraddetti Enti riferiti all anno 1990 sono riportati nella Tab. 12.2 che differenzia, a livello comunale, il sollevato pubblico da quello privato. Nel territorio di Sassuolo l attingimento pubblico è pressoché analogo a quello privato costituendo il 49.2% del totale. Maggiori differenze si hanno per i rimanenti comuni in quanto a Formigine si ha la netta prevalenza del sollevato pubblico, che rappresenta il 75% del totale, mentre a Fiorano predomina il prelievo privato (soprattutto industriale) che costituisce il 78% del complessivo. 61

COMUNE I FALDA (m 3 /anno) (%) II FALDA (m 3 /anno) (%) TOTALE (m 3 /anno) (%) FORMIGINE 707.670 4,3 6.576.200 40 7.283.870 44,3 FIORANO 536.430 3,3 1.227.070 7,5 1.763.490 10,8 SASSUOLO 717.130 4,4 6.640.540 40,5 7.357.660 44,9 TOTALE 1.961.220 12 14.443.800 88 16.405.030 100 Tab. 12.1 - Distribuzione dei prelievi: suddivisione per ambito comunale e falda captata nell area di studio COMUNE PUBBLICO (m 3 /anno) PRIVATO (m 3 /anno) FORMIGINE 5.449.420 1.834.450 FIORANO 378.430 1.385.060 SASSUOLO 3.621.741 3.736.070 TOTALE 9.449.591 6.955.580 Tab. 12.2 - Distribuzione dei prelievi pubblici e privati nell area di studio Vi è da rilevare che i disomogenei valori di sollevato che contraddistinguono questi ultimi due Comuni, sono dovuti al fatto che il Comune di Fiorano utilizza a scopo pubblico buona parte delle acque emunte dal campo acquifero di Tabina in Comune di Formigine. Il prelievo della S.A.T. ha subito negli ultimi anni un progressivo incremento in quanto a fronte di un consumo di 3.621.740 m 3 nel 1990, si è avuto un consumo di circa 3.862.350 m 3 nel 1993. Nella Tab. 12.3 vengono riportati i valori dei prelievi effettuati nel 1990 e nel 1994 in ogni singola opera di captazione. Circa il 42% del sollevato totale viene utilizzato a scopo industriale; nei Comuni di Sassuolo e Fiorano si ha infatti una forte concentrazione di industrie della ceramica. La polarizzazione delle industrie determina pertanto la formazione di aree a forte prelievo perlopiù dislocate nel settore Nord-orientale di Sassuolo e in quelli a Nord-Est e a Nord- Ovest di Fiorano. Una maggiore omogeneità nella distribuzione dei prelievi si nota per il Comune di Formigine laddove si hanno discreti quantitativi di sollevato a uso zootecnico e un altra parte è destinato all uso industriale (industria della macellazione e conserviera). Ulteriori emungimenti da opere di captazione private sono quelli relativi alla estrazione di materiali lapidei, dislocati per la maggior parte lungo il F. Secchia e quelli effettuati a uso domestico. Questi ultimi, pur rappresentando un aliquota molto bassa del prelievo totale, caratterizzano in special modo il settore posto a Sud dell abitato di Sassuolo laddove si hanno numerosissimi pozzi di piccola profondità (5-10 m) a servizio di case sparse e di interi quartieri. Relativamente al sollevato irriguo sono stati stimati volumi annui emunti di circa 680.000, 3.000.000 e 180.000 m 3 /anno rispettivamente per i Comuni di Sassuolo, Formigine e Fiorano. 12.4 Qualità delle acque sotterranee Nel settore di Sassuolo le caratteristiche qualitative delle acque sotterranee sono rilevate grazie alla rete di monitoraggio del territorio provinciale, i cui dati sono stati a più riprese pubblicati (Boraldi V. et al., 1994, Provincia di Modena-ARPA, 1997). Anche dal punto di vista idrochimico può essere contraddistinta rispetto alle zone limitrofe il conoide del F.Secchia, le cui caratteristiche riassunte in Tab. 11.5 sono influenzate dalle acque salso-solfate di Poiano. Per quanto riguarda le acque sotterranee si hanno una durezza e una conducibilità elettrica elevate, rispettivamente 40-50 F e 1200 µs/cm. Anche l andamento delle isolinee del ph rilevate dai diversi Autori conferma il modello di alimentazione dalle conoidi, essendo i valori generalmente più elevati (superiori a 8) lungo gli alvei disperdenti; allo stesso modo le isocone dell alcalinità aumentano con la distanza dai corsi d acqua disperdenti, a causa della progressiva dissoluzione dei carbonati. POZZO LOCALITA' Q 1990 (l/s) Q 1994 (l/s) A0 4 PONTI 10 / A1 4 PONTI 10 / A2 VIA FRATI 5 11,7 A3 S.CECILIA 7,9 9,1 A4 S.CECILIA 6,8 7,8 A5 S.CECILIA 9 10,4 A6 S.CECILIA 7,9 9,1 A7 S.CECILIA 5 5,9 A8 DOSILE 10,2 11,7 A9 DOSILE 10,2 11,7 A12 DOSILE 11,3 13 A13 DOSILE 11,3 13,7 A14 DOSILE / 3,7 S1-2 S.MICHELE 9 5 Tab. 12.3 - Prelievo idrico medio dei pozzi S.A.T. 62

La distribuzione dei cloruri e soprattutto dei solfati sembra delineare i limiti esterni della conoide; in particolare tali composti sono presenti con valori rispettivamente di oltre 100 e 200 mg/l. La stessa situazione viene osservata anche per il Sodio che è presente in concentrazioni superiori a 80 mg/l. Per quanto riguarda i composti azotati, si ha la presenza di nitrati con concentrazioni di oltre 30 mg/l; la distribuzione di questi composti decresce verso il F.Secchia, indicando la diluizione operata dal corso d acqua su questo composto. Concentrazioni superiori, anche di oltre 60 mg/l, sono state osservate invece più a Nord lungo il T. Fossa; anche le acque superficiali sono ricche in questi composti (Tab. 11.6), testimoniando un rilevante contributo di sostanze azotate che provengono dalla zona pedecollinare. I maggiori problemi di qualità delle acque per l uso sono legate alla presenza dei solfati, essendo il limite di concentrazione massima ammissibile pari a 250 mg/l, la cui origine è legata a condizioni naturali. Altri problemi possono manifestarsi inoltre in relazione alla presenza di nitrati, di provenienza agricola e urbana. La concentrazione dei composti varia anche con la profondità in quanto, secondo lo schema idrogeologico precedentemente presentato, si ha una locale separazione tra prima e seconda falda. In funzione delle differenti modalità di alimentazione delle due falde e soprattutto poiché la prima falda è influenzata da apporti dalla superficie più rilevanti si osserva la seguente situazione. I solfati nella prima falda sono distribuiti con concentrazioni che diminuiscono partendo dal F.Secchia da 250 a valori inferiori a 100 mg/l; nella fascia pedecollinare i valori si portano tra 10 e 100 mg/l in relazione agli apporti di ricarica provenienti dalla superficie. Per quanto attiene alla seconda falda, la distribuzione dei solfati appare più regolare e attesta su valori simili a quelli della prima falda dall altezza del T.Fossa verso Nord. Solo verso Sud, avvicinandosi al vertice della conoide, i valori sono più elevati. I nitrati sono presenti in prima falda con valori più elevati, che talora raggiungono oltre 50 mg/l all interno della zona abitata di Sassuolo e tra Fiorano e Maranello. La seconda falda, che localmente risulta parzialmente separata dalla prima, mostra valori più contenuti, che raggiungono circa 30 mg/l. 12.5 Implementazione del modello di flusso degli acquiferi nel territorio sassuolese Come nei casi precedenti, dopo aver raccolto e informatizzato i dati a disposizione relativi all area oggetto di studio, è stato affrontato dapprima il problema della formulazione del bilancio discretizzato e successivamente la sua applicazione per le fasi di taratura e di simulazione del comportamento dell acquifero. 12.5.1 Impostazione del modello di flusso L analisi dei dati riguardanti il modello fisico dell acquifero ha permesso di identificare la presenza di limiti naturali al contorno dell area di studio, di due diversi acquiferi interessati dalle opere di captazione delle acque sotterranee, di assi di drenaggio principali e di spartiacque piezometrici che influenzano la direzione del flusso idrico sotterraneo e di differenze di carico idraulico tra prima e seconda falda, con drenanza verso il basso. I punti sopra elencati hanno condizionato la scelta dell area da modellare e il tipo di condizioni al contorno. Ai fini della modellazione idrogeologica è stato necessario semplificare il sistema idrogeologico, identificando un acquifero superiore, sede di una falda libera e uno sottostante, sede di falde semi-confinate. Le due falde sono separate da un orizzonte semipermeabile, costituito da sedimenti di natura argilloso-limosa e limososabbiosa, che si può seguire con continuità su tutto l areale investigato. In riferimento al bilancio idrico dell area sono state individuate le seguenti voci di ricarica e di uscita. La ricarica nella prima falda è data dal contributo dell afflusso da monte, dalle piogge efficaci e dalle perdite dei corsi d acqua; per la seconda falda incidono l afflusso da monte e la drenanza. L uscita dalla prima falda è data dal deflusso a valle, dai prelievi e dalla drenanza; per la seconda falda si hanno invece il deflusso a valle e i prelievi. Il contributo dell irrigazione non è stato considerato in ragione del periodo prescelto per la taratura del modello. 12.5.2 Discretizzazione spaziale L area del dominio modellato risulta di forma irregolare in ragione del fatto che sui lati Ovest e Sud sono stati utilizzati quali limiti al contorno il F. Secchia e il margine collinare pedeappenninico. Il rettangolo che racchiude l area presa in esame presenta un lato maggiore in direzione Nord-Sud di 12 km di lunghezza e un lato minore in direzione Est-Ovest di 9.5 km; la superficie complessiva dell area modellata è di circa 70.5 km 2 (Figura 12.13). L area è stata discretizzata in celle quadrate di 250 m di lato in modo da garantire un giusto compromesso tra la distribuzione dei dati di input e il grado di approssimazione richiesto per le simulazioni e in due strati per considerare: * un acquifero superficiale a falda libera (strato 1 del modello), caratterizzato da un punto di vista idraulico dal parametro di conducibilità idraulica k (m/s); * un acquifero sottostante contenente la falda semiconfinata (strato 2 del modello) e identificato dal parametro trasmissività T (m 2 /s). Il setto di separazione semi-permeabile interposto ai due acquiferi, dello spessore compreso tra 4 e 28 m, è stato inserito da un punto di vista modellistico in modo implicito, assegnando cioè un determinato fattore di scambio tra i due acquiferi, equivalente al fattore di fuga delle falde semi-confinate. 12.5.3 Discretizzazione temporale Per la taratura del modello in regime stazionario sono stati utilizzati i dati relativi a misure piezometriche effettuate nel periodo dicembre 1989-gennaio 1990. Le carte previsionali dei vari scenari sono state anch esse eseguite in condizioni di regime permanente utilizzando i 63

Lato Sud È stato utilizzato il margine collinare pedeappenninico fatta eccezione per l estremo settore Sud-occidentale dell area che interessa parte della piana del F. Secchia. Poiché, come evidenziato dalle isopieze, il margine collinare non può essere considerato come un limite del tutto impermeabile, sono stati adottati quali condizioni al contorno limiti a flusso imposto per entrambe le falde. Lato Est A differenza dei precedenti il lato Est non è stato individuato sulla base di elementi morfologico-idrografici, ma scegliendo un limite che comprendesse l intero Comune di Fiorano e buona parte di quello di Formigine e che dall analisi delle isopiezometriche si potesse considerare a flusso nullo (isopiezometriche ortogonali al limite). Per non vincolare l area con limiti troppo rigidi a potenziale imposto si è preferito, sia per la prima che per la seconda falda, adottare condizioni al contorno caratterizzate da limiti a flusso imposto. Lato Nord Per la delimitazione settentrionale dell area di studio, di minore interesse e influenza per il modello di flusso, sono state considerate condizioni al contorno caratterizzate da limiti a potenziale imposto per entrambe le falde. Fig. 12.13 - Discretizzazione dell area di studio prelievi registrati nel 1994 in luogo di quelli del 1990 considerati per la taratura e differenti condizioni di afflusso meteorico e ricarica da corsi d acqua. 12.5.4 Condizioni al contorno La ricostruzione della struttura idrogeologica dell area di studio e la morfologia della superficie piezometrica ha permesso di evidenziare la presenza di limiti naturali idrogeologici. Le condizioni al contorno adottate sono le seguenti. Lato Ovest In relazione all andamento delle isopiezometriche sia della prima che della seconda falda, per questo lato è stato utilizzato quale limite del modello il corso del F. Secchia, che determina un importante azione di alimentazione delle falde. Sono stati pertanto scelti un limite a potenziale imposto per la prima falda e un limite a flusso imposto per la seconda; quest ultima scelta consente di poter utilizzare il modello di flusso, durante le fasi di simulazione, in condizioni alquanto più realistiche. 12.5.5 Distribuzione dei parametri I parametri di input del modello sono stati direttamente elaborando con analisi statistica i valori puntuali utilizzati per la ricostruzione del modello fisico. In particolare la conducibilità idraulica (m/s) e la trasmissività (m 2 /s) sono stati ottenuti dalle carte elaborate (ad esempio in Fig. 12.12) così come la quota di base del primo e secondo acquifero (m s.l.m.) (Figg. 12.6 e 12.7). Per quanto riguarda l aquitard è stato considerato un fattore di scambio tra primo e secondo acquifero (1/s), determinato dal rapporto tra la matrice conducibilità idrica e spessore dell aquitard, quest ultimo ottenuto con procedura analoga a quella della base del primo acquifero. Allo stesso modo la piezometria di input del primo e secondo acquifero (m s.l.m.) è stata ricavata dalle elaborazioni rappresentate in Figg. 12.9 e 12.10. La ricarica delle falde proveniente dalla superficie (m/s) è stata ottenuta sommando il contributo relativo alle piogge efficaci e alle perdite da corsi d acqua, considerando anche la litologia di superficie. La drenanza dal I al II strato (1/s) viene inserita indirettamente nel modello attraverso la matrice del fattore di fuga moltiplicata per la superficie della maglia e per la differenza di carico esistente nella cella tra il primo e il secondo acquifero, differenza che fornisce anche il verso in cui avviene lo scambio d acqua. Per quanto riguarda le uscite dalle falde relative ai prelievi (m 3 /s) i dati sono stati ricavati ed elaborati secondo la metodologia descritta in precedenza, che ha consentito di valutare i quantitativi emunti e la loro ripartizione per falda. Nel caso di pozzi captanti entrambe le falde il criterio adottato per la ripartizione dei prelievi è stato basato su dati stratigrafici e su valutazioni inerenti la potenzialità degli acquiferi. In questo modo si sono ottenuti 62 l/s in prima falda e 458 l/s in seconda, con un prelievo complessivo di oltre 520 l/s. Sia i valori degli afflussi da monte che i deflussi a valle sono calcolati dal modello sulla base delle condizioni al contorno. 64

12.5.6 Fase di taratura La taratura è consistita nella ricostruzione della situazione piezometrica del dicembre 1989-gennaio 1990. Il metodo utilizzato è quello diretto che consiste nel partire dai dati ottenuti dalla ricostruzione del modello fisico dell acquifero e dalle sollecitazioni esterne, per poi eseguire diversi run ; modificando di volta in volta i valori di alcuni parametri di input del modello, sino a ottenere un accettabile convergenza sui valori reali. I parametri di input del modello che hanno necessitato di una calibrazione più accurata sono risultati quelli relativi alle portate entranti a monte del sistema e i parametri idrogeologici degli acquiferi. Infatti, mentre i parametri strutturali dell acquifero (ad esempio spessori, base dell acquifero, etc.) sono stati mantenuti integralmente, i vari parametri (ad esempio la k del primo strato e la T del secondo) hanno subito locali modifiche nei loro valori assoluti, sebbene se ne sia mantenuto l andamento regionale. Le piezometrie ricostruite dal modello di flusso, sia per la prima che per la seconda falda, sono evidenziate nelle Figg. 12.14 e 12.15. Le differenze di livello piezometrico tra i valori misurati e simulati per la seconda falda risultano su gran parte dell area inferiori al metro, mentre l andamento regionale viene ricostruito in modo affidabile. Limitatamente a situazioni locali, in settori caratterizzati da sensibili variazioni di gradiente idraulico o nei quali si hanno forti prelievi (campi acquiferi di S.Cecilia, il Dosile, Quattro Ponti), la differenza di carico piezometrico tra le piezometrie reale e simulata supera i 2 m. Le operazioni di taratura per ricostruire i livelli misurati sono state sospese a un grado accettabile di compromesso, al fine di non apportare variazioni dei parametri idrogeologici non giustificabili da un punto di vista fisico. 12.6 Implementazione del modello di trasporto La seconda fase della modellazione è consistita nella messa a punto di un modello di trasporto dei contaminanti nelle acque sotterranee, allo scopo di ricostruire scenari di contaminazione utili a esigenze di tipo gestionale della risorsa idrica. Tra i differenti codici di calcolo disponibili e testati è stato utilizzato MT3D: a Modular Three-Dimensional Transport Model (S.S. Papadopulos & Associates, Inc.). L utilizzo di sofisticati algoritmi di calcolo consente la virtuale assenza da effetti negativi quali l oscillazione artificiale e la dispersione numerica e di ottenere allo stesso tempo errori molto bassi nel bilancio di massa chimico (inferiori a 1 %). Il codice MT3D ha una struttura suddivisa in moduli, simile al codice MODFLOW. Ogni modulo risolve uno dei differenti termini che compaiono nell equazione generale del trasporto e in particolare: advettivo, diffusivo-dispersivo, sorgente e reazioni chimiche. Il termine sorgente è differenziato per ogni scenario come verrà descritto successivamente. Infine il modulo riguardante le reazioni chimiche non è stato utilizzato a causa dello specifico comportamento in falda dei contaminanti simulati; l approssimazione introdotta, trascurando i fenomeni di adsorbimento simula condizioni molto cautelative, anche se la propagazione dei nitrati in falda non subisce sostanziali modifiche dovute alle condizioni chimico-fisiche. Fig. 12.14 - Taratura della piezometria della prima falda (inverno 1989-1990) Fig. 12.15 - Taratura della piezometria della seconda falda (inverno 1989-1990) 65

Nella valutazione dei risultati e in particolare nel confronto tra i valori rilevati dal modello con quelli effettivamente misurati dagli accertamenti analitici di laboratorio è necessario precisare alcuni elementi di differenziazione. Il primo è dovuto alla non completa omogeneità nella tipologia dei punti di controllo della rete di rilevamento provinciale a fronte dei risultati differenziati per falda del modello, mentre il secondo è più sostanziale e riguarda gli obiettivi generali dell implementazione di modelli di trasporto nell area di Sassuolo e dei comuni limitrofi. Data infatti la complessità delle simulazioni effettuate e la carenza di informazioni precise e puntali in merito, si è optato per un utilizzo principale del modello a scopo conoscitivo, valutando quindi l influenza delle varie componenti alla definizione delle problematiche nella loro complessità, avvicinandosi in questo modo il più possibile alla situazione di contaminazione reale, pur nella carenza delle informazioni necessarie. 12.7 Risultati del modello di flusso: il bilancio idrico sotterraneo Uno dei principali risultati conseguibili in seguito all impostazione di un modello idrogeologico di flusso è la quantificazione del bilancio idrico delle risorse sotterranee contenute nel settore della pianura modenese in esame. Nella valutazione dei risultati del bilancio idrico occorre tenere in considerazione che l area studiata, così come è stata delimitata, corrisponde a un bacino idrogeologico ben definito, chiuso su tutti i lati a eccezione di quello a Nord da limiti di tipo idrogeologico. I risultati conseguiti con la modellizzazione consentono pertanto di rilevare con buona approssimazione l incidenza delle diverse voci del bilancio idrico sotterraneo per le due falde individuate (Tab. 12.4). Tra le voci di ricarica il termine di infiltrazione efficace, dovuto alle precipitazioni, rappresenta una percentuale molto bassa (inferiore all 1%) delle entrate complessive in ragione del periodo utilizzato per la taratura del modello che è risultato contraddistinto da condizioni di siccità. Il fattore a cui compete la maggiore incidenza è quello relativo alla ricarica operata dal F. Secchia che rappresenta circa il 50% delle entrate complessive. Percentualmente alla suddetta voce seguono il termine di drenanza, che garantisce circa il 25% delle entrate in seconda falda e quello relativo agli afflussi da monte che forma il 21% delle entrate complessive. L elevata portata di scambio dovuta alla drenanza riveste notevole importanza in relazione alle modalità di diffusione in profondità di eventuali inquinanti presenti nelle acque superficiali. Importanza all incirca analoga a quella delle precipitazioni assumono le infiltrazioni dai corsi d acqua Fossa di Spezzano e Canale di Modena (2%) sebbene vada precisato che, soprattutto per quanto riguarda quest ultimo, tali valori possono subire sensibili incrementi durante la stagione estiva. Nell insieme il totale delle entrate, relativamente alle condizioni verificate in taratura, raggiunge un valore di portata pari a circa 1490 l/s. Le voci di uscita da falda che rivestono maggior importanza sono costituite dal deflusso a valle e dai prelievi da pozzo, che rappresentano rispettivamente il 36 e il 35% del totale delle entrate. Il prelievo complessivo per l intera area del modello proviene per circa il 12% dalla prima falda e per il rimanente 88% dalla seconda. Vi è inoltre da notare come l uscita totale a valle, espressa da un flusso idrico mediamente orientato in direzione SW-NE, risulti molto congruente con l afflusso verso i campi pozzi di Cognento e Modena Sud dell A.M.C.M. di Modena, che da soli raggiungono un prelievo istantaneo di circa 380 l/s. Oltre ai già evidenziati valori della drenanza (che per la prima falda rappresentano uno dei principali termini in uscita), un ulteriore voce passiva del bilancio idrico è quella relativa al drenaggio operato dal F. Secchia nel tratto compreso tra S. Michele dei Mucchietti e la traversa di Castellarano, laddove si hanno perdite che incidono per circa il 4% sul bilancio complessivo. 12.8 Perimetrazione delle aree di salvaguardia dei pozzi della S.A.T.: protezione statica La delimitazione delle aree di salvaguardia operata con il metodo cronologico è stata eseguita sulla base di una prevista ristrutturazione delle opere di captazione esistenti. L applicazione del modello di flusso ha riguardato sia i pozzi già realizzati sia quelli progettati; tra i primi si hanno i pozzi S.A.T. denominati A14 e A15 e alcuni pozzi dell acquedotto di Formigine-Fiorano in località Tabina e S. Gaetano. RICARICA I FALDA II FALDA TOTALE % (rispetto al totale delle entrate) (l/s) (l/s) (l/s) Afflusso da monte 154.78 166.39 321.18 21.57 Infiltrazioni efficaci 37.90 37.90 0.76 Ricarica F.Secchia 591.97 136.99 728.96 48.95 Canali 31.8 31.8 2.14 Drenanza 369.46 369.46 24.81 TOTALE 816.45 672.84 1489.29 100 USCITA I FALDA II FALDA TOTALE % (rispetto al totale delle entrate) (l/s) (l/s) (l/s) Deflusso a valle 339.06 202.92 541.98 36.39 Prelievi da falda 62.74 457.92 520.66 34.96 Drenaggio F.Secchia 45.19 12.0 57.19 3.84 Drenanza 369.46 369.46 24.81 TOTALE 816.45 672.84 1489.29 100 Tab. 12.4 - Stima del bilancio idrico sotterraneo nel territorio sassuolese 66

Tra i pozzi in progetto si è considerata una rilocalizzazione dei pozzi S.A.T. denominati A7, A13 e A15 e di tre dei 4 pozzi dell acquedotto di Formigine-Fiorano in località Tabina. Il pozzo SAT A7 esistente verrebbe abbandonato, allo scopo di alleggerire l attuale concentrazione di prelievo; la nuova opera di presa verrebbe localizzata in prossimità del nuovo pozzo SAT A15 a una distanza di circa 200 m. Il pozzo SAT A13 esistente verrebbe abbandonato per essere rilocalizzato a Nord del pozzo S. Gaetano, a una distanza di circa 300 m. La nuova configurazione della centrale Tabina prevede di mantenere in essere uno solo dei 4 pozzi esistenti e una rilocalizzazione degli altri 3 pozzi, lungo una direttrice all incirca Nord-Sud. È previsto infine di perforare un nuovo pozzo in località Magreta, in sostituzione del pozzo abbandonato indicato nello studio come 4r. Dato il modificarsi della morfologia della superficie piezometrica dinamica, conseguente a questa nuova disposizione dei pozzi, sono state rielaborate anche le zone di rispetto delle opere di captazione esistenti A14 e S. Gaetano. I risultati delle elaborazioni in termini di configurazione della perimetrazione delle zone di rispetto per i pozzi in oggetto sono riportate nelle Figure 12.16 e 12.17 rispettivamente relative a una scala rapportata all intero areale di studio e a una scala di maggiore dettaglio 1:25.000. Gli andamenti planimetrici sono differenziati in relazione ai differenti valori di trasmissività e gradiente idraulico presenti nelle zone considerate nonché all entità del prelievo e del numero di pozzi in esercizio. Fig. 12.16 - Perimetrazione delle zone di rispetto con il metodo cronologico (t=giorni) nella nuova configurazione dei pozzi acquedottistici Fig. 12.17 - Dettaglio della perimetrazione delle zone di rispetto con il metodo cronologico (t=giorni) nella nuova configurazione dei pozzi acquedottistici 67

Le portate di punta utilizzate sono le seguenti: pozzo S.A.T. A14 Q = 20 l/s; pozzo S. Gaetano Q = 40 l/s; pozzi Tabina Q = 127 l/s complessivi per 4 pozzi; ex pozzi S.A.T. A7-A15 e A13 Q = 20 l/s per pozzo; ex pozzo 4r Magreta Q = 20 l/s; pozzo S. Gaetano Q = 40 l/s; Come evidenziato dalle elaborazioni grafiche, la protezione territoriale risulta particolarmente estesa nel caso dei pozzi della centrale di pompaggio Tabina, in ragione del forte prelievo esercitato. Le opere di captazione della S.A.T. mostrano andamenti contenuti lateralmente e allungati, con asse all incirca perpendicolare all asta fluviale del Secchia, per effetto di fattori concomitanti tra cui una forte alimentazione e un elevato gradiente idraulico della falda. L estensione a monte della zona di rispetto 60 giorni risulta variabile da un minimo di circa 110 m per il pozzo a nord di S. Gaetano (pozzo in sostituzione di SAT A13) a un massimo di circa 180 m per alcuni pozzi S.A.T. e del campo acquifero Tabina. In questa nuova configurazione dei pozzi vale la considerazione che, data la direzione di flusso della falda e la posizione delle captazioni, è possibile proporre una differenziazione dei tempi di sicurezza allo scopo di contenere l estensione territoriale da sottoporre ai vincoli previsti dalle normative. I pozzi del campo acquifero Tabina (Comune di Formigine) si possono ritenere in parte già presidiati essendo ubicati a valle dei pozzi S.A.T., rispetto al flusso idrico sotterraneo principale. Stabilendo per tutte le opere di presa la zona di rispetto ristretta, corrispondente all isocrona 60 giorni, si ritiene si possa invece diversificare la zona di rispetto allargata, assumendo per i pozzi S.A.T. e il pozzo Magreta l isocrona corrispondente al tempo di arrivo 365 giorni mentre per i pozzi della centrale Tabina e dei due pozzi in località S. Gaetano l isocrona corrispondente al tempo di arrivo 180 giorni. La fattibilità di questo diverso approccio dovrà trovare conferma anche dopo una disamina dei centri di pericolo eventualmente presenti nella zona compresa tra i suddetti punti di emungimento. 12.9 Il monitoraggio delle acque in afflusso ai pozzi e il controllo del territorio: protezione dinamica Per quanto concerne la protezione dinamica si è prevista la perforazione di almeno un piezometro di controllo per i pozzi S.A.T., il pozzo Magreta e i due pozzi in località S. Gaetano, posizionato ai limiti delle isocrone relative alle zone di rispetto allargate (180 o 365 giorni) e a monte dei pozzi, rispetto alla direzione del flusso idrico sotterraneo. Per i pozzi della centrale Tabina, in relazione all estensione della zona di salvaguardia e del fronte di alimentazione è preferibile realizzare 2 o 3 piezometri di controllo, due a monte dei pozzi rispetto al flusso idrico e il restante in posizione laterale. Si evidenzia che i piezometri di controllo dovranno essere realizzati fino a una profondità tale da consentire di captare le falde utilizzate dai pozzi pubblici. 12.10 Scenari di gestione futura dei campi pozzi Il modello di flusso del settore in esame è stato implementato per essere utilizzato in forma previsionale, allo scopo di fornire indicazioni per la gestione delle risorse idriche sotterranee. Sono stati così analizzati i comportamenti delle due falde individuate in differenti situazioni di sfruttamento e utilizzo della risorsa idrica sotterranea. Come già evidenziato le suddette condizioni sono state modificate unicamente per i prelievi, per i quali si sono utilizzate le condizioni esistenti al 1994 di seguito riassunte: * dismissione del prelievo dai due pozzi S.A.T. A0 e A1 di Quattro Ponti (avvenuta nel 1991) e dai pozzi di Fiorano ubicati in località Ponte della Fossa; * riduzione del prelievo dal campo acquifero S.A.T. di S.Michele dei Mucchietti (da 9 a 5 l/s); * variazione del prelievo nei campi acquiferi S.A.T. di S.Cecilia e del Dosile rappresentata da un incremento della portata da circa 76 a 117 l/s anche in ragione della messa in esercizio del nuovo pozzo A14. Dalle simulazioni effettuate si evidenziano innalzamenti nelle località Quattro Ponti e Ponte della Fossa (in entrambi i casi superiori a 4 m) e abbassamenti che interessano il campo acquifero di S.Cecilia (da 0.2 a 0.8 m) e quello del Dosile (circa 2.5 m in corrispondenza del pozzo A14). A partire da questa nuova configurazione di flusso, il modello è stato utilizzato per la previsione di differenti scenari, individuati in accordo con la S.A.T. e predisposti secondo il seguente schema: * Scenari 1-2-3-4: variazioni dei prelievi pubblici (intesi come spostamenti e/o incrementi) operati dalla S.A.T. e dall Acquedotto di Formigine-Fiorano; * Scenario 5: soppressione parziale di prelievi industriali; * Scenario 6: incremento delle infiltrazioni efficaci (da corsi d acqua e precipitazioni) conseguente a un anno di piogge superiori alla media. Abbinando il modello di trasporto sono state inoltre simulate le seguenti condizioni: * Scenario 7: propagazione in falda dei solfati per infiltrazione dai corsi d acqua (F.Secchia); * Scenario 8: migrazione in falda dei nitrati provenienti da perdite di reti fognarie all interno degli abitati; * Scenario 9: propagazione in falda di un eventuale contaminazione puntuale proveniente dall area industriale. A titolo di esempio si propongono alcuni degli scenari ipotizzati. 12.10.1 Scenario 4: incremento e rilocalizzazione del prelievo pubblico In relazione ai forti abbassamenti osservati a seguito dei prelievi imposti negli scenari 1-3, in questa ipotesi di sfruttamento si è verificata una configurazione di prelievo che comprendesse, oltre a una riduzione del prelievo S.A.T da 80 a 60 68

l/s, anche una nuova localizzazione dei punti di emungimento. Più in dettaglio le condizioni di sfruttamento considerate sono le seguenti: 1. dismissione del pozzo S.A.T. A7; 2. spostamento di uno dei pozzi della centrale di pompaggio di Tabina presso Corlo; 3. attivazione del pozzo S.A.T. A15 con portata di punta di 20 l/s; 4. ipotetica attivazione di due nuovi pozzi S.A.T. (A16 e A17) da realizzare a una distanza di circa 500 m a Nord e a Sud del pozzo S.A.T. A15, con portate di punta di 20 l/s ognuno; 5. attivazione del pozzo S.Gaetano del Comune di Formigine con portata di punta di 40 l/s. Come mostrato nelle Figg. 12.18-12.20, questa ipotesi rappresenta un buon compromesso tra l incremento del prelievo e la sua ubicazione in quanto introduce benefici sulla seconda falda, riducendone gli abbassamenti di circa 4 nella zona di Berlete rispetto allo scenario precedente. Si ritiene comunque che il miglioramento apportato alla seconda falda con questa nuova configurazione non sia ottimale e se questa fosse la scelta perseguita in seguito ad altre considerazioni, si dovrà provvedere a un generalizzato riequilibrio dello sfruttamento idrico sotterraneo dell intero comparto sassuolese. Fig. 12.18 - Scenario 4 (A15, A16 e A17=20 l/s, S. Gaetano=40 l/s e spostamento pozzo Tabina). Piezometria della seconda falda (m s.l.m.) 12.10.2 Scenario 5: riduzione del prelievo industriale Questo scenario contempla una riduzione dei prelievi industriali di Sassuolo e Fiorano conseguente alla realizzazione Fig. 12.19 - Scenario 4 (A15, A16 e A17=20 l/s, S. Gaetano= 40 l/s e spostamento pozzo Tabina). Differenza di livello piezometrico (m) tra la situazione attuale e lo scenario 4 seconda falda Fig. 12.20 - Scenario 4 (A15, A16 e A17=20 l/s, S. Gaetano= 40 l/s e spostamento pozzo Tabina). Differenza di livello piezometrico (m) tra la situazione attuale e lo scenario 4 prima falda 69

di nuove derivazioni dall Acquedotto a usi plurimi, già esistente come dorsale principale e in parte realizzato come distribuzione secondaria. In questa simulazione sono stati eliminati i prelievi industriali disposti lungo le progettate e parzialmente realizzate dorsali di distribuzione di acque a uso produttivo, nell ipotesi di sostituire il prelievo sotterraneo con acque superficiali. Complessivamente il sollevato industriale che nelle aree di Sassuolo e Fiorano assomma a circa 160 l/s è stato pertanto ridotto del 53%, fino a 75 l/s. L entità degli innalzamenti provocati da questo intervento determina accentuati benefici sulla situazione piezometrica dell area. In seconda falda l innalzamento raggiunge valori medi di circa 5 m in tutta la fascia pedecollinare con valori massimi di 7 e 9 m incentrati rispettivamente in corrispondenza del comparto industriale posto al limite tra Sassuolo e Fiorano e nel settore Ovest di quest ultimo Comune. Il forte recupero dei livelli ha il vantaggio di ridurre il termine di drenanza tra il primo e il secondo acquifero determinando contestualmente un minore trasferimento di sostanze inquinanti contenute nella falda superficiale. Stante i suddetti risultati appare importante provvedere sollecitamente ad attuare questo tipo di intervento che potrebbe peraltro rendere maggiormente compatibili gli ipotizzati incrementi di prelievo dai pozzi pubblici posti nell area di Berlete e S. Gaetano. Nelle Figg. 12.21-12.23 viene rappresentata la situazione che verrebbe a crearsi a seguito della dismissione dei prelievi industriali e il contemporaneo incremento dei prelievi pubblici precedentemente ipotizzati (vedi Scenario 4). Il comportamento della seconda falda in questo caso sarebbe più che soddisfacente dal momento che a fronte di un recupero nei livelli di circa 5 m nella fascia pedecollinare ed esteso sino a Corlo e Formigine con valori di 1 m, si notano Fig. 12.21 - Scenario 5bis (configurazione scenario 5 e scenario 4). Piezometria della seconda falda (m s.l.m.) Fig. 12.22 - Scenario 5bis (configurazione scenario 5 e scenario 4). Differenza di livello piezometrico (m) tra la situazione attuale e lo scenario 5bis seconda falda Fig. 12.23 - Scenario 5bis (configurazione scenario 5 e scenario 4). Differenza di livello piezometrico (m) tra la situazione attuale e lo scenario 5bis prima falda 70

depressioni piezometriche molto contenute indotte dai pompaggi nel nuovo campo acquifero, sia in termini di entità che di estensione. Infatti a ridosso delle nuove captazioni si registrano abbassamenti dell ordine dei 4 m contro i 6 m calcolati non considerando la dismissione dei prelievi industriali, così come in corrispondenza del pozzo A14 si osservano recuperi di circa 1 m contro abbassamenti dell ordine di 3 m. Anche arealmente le depressioni indotte dai nuovi pompaggi nella zona di Berlete-S. Gaetano sono estremamente contenute. Si osserva comunque che il settore in esame si trova in condizioni limite di sfruttamento idrico sotterraneo, pertanto un incremento di prelievo da attivare a scopo civile deve essere necessariamente accompagnato da un contestuale decremento del prelievo sotterraneo a uso industriale. 12.10.3 Scenario 7: propagazione in falda dei solfati per infiltrazione dai corsi d acqua (F.Secchia) Lo scenario riguarda la migrazione dei solfati, la cui presenza nelle acque sotterranee, sebbene dovuta a cause naturali, è di grande rilevanza in quanto alcuni pozzi pubblici di Sassuolo si trovano ormai con concentrazioni molto prossime a quella massima ammissibile (pari a 250 mg/l), se non addirittura superiori. I valori di fondo invece si attestano nella zona di studio a valori di circa 20-35 mg/l. La presenza di formazioni geologiche particolarmente ricche in composti dello zolfo all interno del bacino di alimentazione del Fiume Secchia (Formazione di Burano), determina un arricchimento in solfati nelle acque fluviali che alimentano poi la falda. Facendo riferimento ad esempio ai dati di qualità delle acque del F. Secchia, è di interesse rilevare come le concentrazioni di solfati, mediamente pari a circa 250-350 mg/l, raggiungano valori molto alti nei periodi di forte siccità come quelli manifestatisi tra gli anni 1987 e 1989. In corrispondenza degli stessi anni i valori dei solfati ai pozzi hanno subito un forte incremento nel gradiente di crescita, compromettendo parzialmente la stessa distribuzione della risorsa per gli scopi potabili. Inoltre i differenti rapporti idraulici che si instaurano tra il F. Secchia e la falda sia a livello stagionale che pluriennale provocano variazioni nelle concentrazioni e nella distribuzione dei solfati nelle acque sotterranee, come ad esempio avviene nel periodo estivo allorché le condizioni di scarsa portata del fiume determinano un arricchimento dei tenori di solfati nelle acque. Questo fatto comporta variazioni stagionali delle concentrazioni dei solfati in falda evidenziate da incrementi autunnali e decrementi primaverili. Il modello di trasporto è stato utilizzato con un duplice obiettivo. Il primo obiettivo è stato finalizzato alla ricostruzione degli andamenti generali e le concentrazioni di massima dei solfati utilizzando come sorgenti di immissione il F. Secchia, il Canale Modena e il Torrente Fossa. Questa prima fase che può essere definita come taratura delle concentrazioni dei solfati in falda, ha inoltre permesso di verificare la capacità del modello di flusso di descrivere in particolare i rapporti tra i corsi d acqua superficiali e le acque sotterranee. Il secondo obiettivo è stato di tipo previsionale, valutando l effetto provocato dalla diminuzione del prelievo idrico industriale, dovuta alla realizzazione della programmata condotta a usi plurimi (scenario 5), sulle variazioni nelle concentrazioni di solfati nelle acque sotterranee. Questo intervento provocherebbe innalzamenti della superficie piezometrica delle falde nel settore di indagine con una conseguente diluizione delle concentrazioni di solfati provenienti dal F. Secchia. Il campo di moto delle acque sotterranee è quello ricostruito nella taratura del modello di flusso-situazione 1994 (regime permanente). Le sorgenti di solfati considerate sono state assunte con le seguenti concentrazioni, desunte dall analisi dei dati storici sulla qualità delle acque: - F. Secchia (da S.Michele): 300 mg/l; - C. Modena (tutto il corso a eccezione del tratto urbano): 300 mg/l; -T. Fossa (tutto il corso): 200 mg/l. In ragione della durata prescelta per la simulazione in regime transitorio, è stato considerato un valore medio. Le concentrazioni descritte sono state utilizzate invariate anche per lo scenario di previsione relativo alla dismissione del prelievo industriale (scenario 5). Nel commento dei risultati occorre tenere nella dovuta considerazione la natura specifica della modellazione effettuata, in quanto con il primo scenario infatti sono stati esaminati unicamente i contributi alla propagazione dei solfati in falda provenienti dall alimentazione delle acque superficiali. In questa ipotesi non sono stati considerate quindi le concentrazioni di fondo delle falde, nè possibili altre sorgenti al di fuori di quelle sopra menzionate. In tal senso i valori delle concentrazioni ricavate con il modello non possono essere direttamente confrontati con quelli rilevati nelle acque sotterranee. La cartografia delle concentrazioni di solfati (mg/l) ricostruita per la prima falda (Fig. 12.24) evidenzia la sovrapposizione della dispersione operata dall alimentazione delle acque del F. Secchia con quelle del Canale Modena. Nella zona dei campi acquiferi di Sassuolo i valori delle concentrazioni variano da 150 a oltre 200 mg/l; valori più alti si ritrovano a Nord dell abitato di Formigine nell intorno di Magreta dove le concentrazioni si attestano su valori medi confrontabili se non superiori alla C.M.A. La contaminazione dovuta al T. Fossa è invece inferiore; la portata di ricarica relativamente modesta, unita a valori inferiori di solfati nelle acque superficiali determinano infatti concentrazioni in falda di circa 50 mg/l nell area di Fiorano- Maranello, con punte massime di 100 mg/l. L impronta causata nella distribuzione delle concentrazioni dall azione del F. Secchia è molto evidente anche in seconda falda (Fig. 12.25). La propagazione dei solfati segue l andamento della conoide del F. Secchia con concentrazioni che variano da 10 mg/l a 250 mg/l; il settore SE dell area modellata è interessato da valori molto bassi di solfati, relativamente alle sorgenti considerate, mentre il settore NW presenta concentrazioni prossime o superiori a 250 mg/l. Non si evidenzia in questa elaborazione l influenza in seconda falda né del Canale Modena né del Torrente Fossa. 71

Fig. 12.24 - Scenario A, concentrazione dei solfati (mg/l) nelle acque sotterranee a seguito dell infiltrazione dalla rete idrica superficiale. Fase di taratura: prima falda Fig. 12.25 - Scenario A, concentrazione dei solfati (mg/l) nelle acque sotterranee a seguito dell infiltrazione dalla rete idrica superficiale. Fase di taratura: seconda falda I risultati di questa fase di taratura sono stati utilizzati come condizione di riferimento al fine di valutare gli effetti sulla qualità delle acque sotterranee dovuti alla diminuzione del prelievo industriale nell area pedecollinare a seguito dell entrata in esercizio della progettata condotta a usi plurimi (scenario 5). Questi effetti, valutati dopo un periodo di simulazione di durata pari a 5 anni, sono rappresentate in Fig. 12.26, che si riferisce alla seconda falda che è di maggiore interesse a scopo potabile. Ad esclusione di alcuni punti circoscritti e parte del settore NE, lo scenario di parziale dismissione del prelievo industriale provoca dei miglioramenti generalizzati nei tenori di solfati nelle acque sotterranee. Nelle zone dei campi acquiferi di S. Cecilia e del Dosile detti miglioramenti sono dell ordine del 10-15%, con incrementi più sensibili verso il settore nord-orientale. Quanto osservato è particolarmente interessante in quanto, al di là del risultato numerico del decremento, lo scenario evidenzia lo stretto rapporto tra la qualità e la quantità delle risorse idriche e che una riduzione dei solfati nelle acque sotterranee non può prescindere da una corretta pianificazione e delocalizzazione dei prelievi da falda. Miglioramenti nella qualità delle acque sotterranee possono essere ottenuti ad esempio da una riduzione del prelievo industriale nell area pedecollinare. Tali miglioramenti sebbene poco sensibili in termini assoluti (10-15%) possono tuttavia contenere il parametro solfati al di sotto della concentrazione massima ammissibile, permettendo quindi di destinare risorse economiche per altri interventi. Fig. 12.26 - Scenario A, concentrazione dei solfati (mg/l) nelle acque sotterranee a seguito dell infiltrazione dalla rete idrica superficiale. Fase di previsione: variazione dei solfati in seconda falda 72