M.Cristina Stradi 2011 1



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PRESENTAZIONE PER XXXXXXXXXX

Transcript:

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Il gioco riposa e diverte. Evoca un attività non soggetta a costrizioni, ma anche priva di conseguenza per la vita reale. Si contrappone alle serietà di questa e viene perciò considerato frivolo. Si contrappone al lavoro come il tempo perso al tempo bene impiegato. Il gioco infatti non produce alcunché: né beni né opere: questa fondamentale gratuità è appunto l aspetto che maggiormente lo discredita. Ed è al tempo stesso ciò che consente di abbandonarvisi con assoluta spensieratezza e lo mantiene isolato dalle attività produttive. G.P. Dossena M.Cristina Stradi 2011 2

Il gioco dovrebbe essere considerato l'attività più seria dell'infanzia" Montaigne. se vogliamo capire i bambini occorre che ci sforziamo di conoscere, di capire i giochi che fanno M.Cristina Stradi 2011 3

Attraverso il gioco il bambino incomincia a comprendere come funzionano le cose: che cosa si può o non si può fare con determinati oggetti, si rende conto dell'esistenza di leggi del caso e della probabilità e di regole di comportamento che vanno rispettate.. M.Cristina Stradi 2011 4

Il gioco stimola l inventiva, la curiosità, l ingegno, la manualità, la creatività. Attraverso il gioco ogni bambino sperimenta la competizione così come la riflessione e la concentrazione. Ci si allena al rispetto delle regole, si scoprono e si potenziano le proprie abilità fisiche e motorie. Il gioco avvicina alla società degli adulti attraverso l azione di imitazione. M.Cristina Stradi 2011

. Piaget (1937-1945) mette in correlazione lo sviluppo del gioco con quello mentale, affermando che il gioco è lo strumento primario per lo studio del processo cognitivo del bambino. Piaget, infatti, parte dalla convinzione che il gioco sia la "piùspontanea abitudine del pensiero infantile". Egli afferma che lo sviluppo intellettivo del fanciullo passa attraverso due processi: uno detto assimilazione e l'altro accomodamento. M.Cristina Stradi 2011 6

L'attività ludica è la forma di espressione privilegiata dal bambino, lo strumento attraverso il quale si rapporta a se stesso, esplora il mondo circostante, ha la possibilità di ricombinare in maniera personale e creativa le informazioni, le indicazioni, i segnali che gli vengono dall'ambiente. Il gioco è quindi un'azione che il bambino compie intenzionalmente per inserirsi nella realtà che lo circonda e per manipolarla. Il gioco è orientato verso la creatività, dunque verso il cambiamento, verso il possibile. Il gioco suggerisce la flessibilità, la divergenza, la possibilità di relazionarsi empaticamente

Giocare non è allenarsi al lavoro: il gioco anticipa solo in apparenza alcune delle attività dell adulto, ma allena in generale alla vita E' nel giocare che il bambino sperimenta la possibilità di intervenire attivamente sugli elementi che lo attorniano. Il gioco è un'attività gratificante: non è condizionato da pressioni interne o esterne e tende perciò solo al piacere e alla conferma di sé. Atti, comportamenti vengono riprodotti con grande attenzione e vengono adattati e riproposti nei giochi M.Cristina Stradi 2010 8

i giochi all'aperto, strutturati secondo regole a volte molto antiche o dettate sul momento dall'organizzazione spontanea. Le attività ludiche a cui i bambini si dedicano si modificano via via, di pari passo con il loro sviluppo intellettivo e psicologico, ma rimangono un aspetto fondamentale della vita di ogni individuo, in tutte le fasce d'età. M.Cristina Stradi 2011 9

Giocare deve essere una occupazione piacevole, del tutto slegata da orari rigidi e da modalità imposte dall adulto. Il gioco aiuta ad acquisire consapevolezza di sé a elaborare insomma un'identità sociale e personale. Secondo Freud il gioco permette al bambino di assimilare ed elaborare l'assenza della madre. Il bambino gestisce e diventa parte attiva, anziché passiva, di un evento potenzialmente pericoloso. Questa funzione è evidente nei giochi del "cucù" e del "nascondino" dove si unisce la partecipazione di altre persone (inizialmente la madre). L'esperienza del gioco insegna ad essere perseverante e ad avere fiducia nelle proprie capacità; è un processo attraverso il quale diventa consapevole del proprio mondo interiore e di quello esteriore, incominciando ad accettare le legittime esigenze di queste sue due realtà. M.Cristina Stradi 2011 10

Uno stesso gioco si può realizzare in tanti "modi" diversi, una stessa abilità può essere impegnata in tanti giochi "diversi" e questa elasticità, questa disponibilità a modificare e a reinventare è condizione di creatività. M.Cristina Stradi 2010 11

A secondo dell'età, il bambino nel giocare impara ad essere creativo, sperimenta le sue capacità cognitive, scopre se stesso, entra in relazione con i suoi coetanei e sviluppa quindi l'intera personalità. I giochi, poi, sono occasioni di scambi sociali, di incontri, di espressione di sentimenti e di linguaggi M.Cristina Stradi 2011 12

Il bambino utilizza l'oggetto transizionale (che può essere un giocattolo, ma anche una copertina o un indumento) per affrontare l'autonomia e la separazione dalla madre. L'oggetto transizionale rappresenta la madre nella fantasia del bambino. È un oggetto al quale il bambino è molto attaccato, che lo rassicura. Il bambino può agire su questo oggetto sentendosi più forte e sicuro. M.Cristina Stradi 2011

quando si gioca a fare finta di è come se si allenassero a diventare grandi. In una stanza è racchiuso il mondo intero: una scatola può trasformarsi in un'automobile, un mantello fa di un bambino un super eroe, ecc. Anche i piccoli dispiaceri vengono superati rivivendoli nel gioco: ad esempio le lacrime per il distacco dalla mamma spariscono quando una bambola prende il suo posto. M.Cristina Stradi 2011

Con che cosa giocare? Dove giocare? Quando giocare? M.Cristina Stradi 2010 15

«Unica avvertenza» quella della sicurezza e della incolumità? I giocattoli e i materiali possono essere giusti e/o sbagliati. Dipende da molti fattori anche se alcune regole esistono. M.Cristina Stradi 2011 16

Giocare con sincerità e partecipazione, senza preoccuparsi troppo di mantenere una immagine o un ruolo. L adulto si interroga: Sono capace di accettare i ritmi di gioco dei bambini? Quali sono i giochi giusti che devono fare? «Come ci dobbiamo comportare se il bambino «gioca male»?» «Ci sono giochi migliori di altri? M.Cristina Stradi 2011 17

Se non avessimo domande non avremmo neppure tentativi di risposta per orientarci nelle nostre azioni. Le domande ci obbligano a fare una cosa importantissima: osservare i bambini Osservare non significa GIUDICARE, ma raccogliere elementi per orientare le nostre azioni educative Gioco quindi anche come presenza, sorriso, ironia e creatività e sensibilità frequente a sperimentare emozioni insieme. M.Cristina Stradi 2011 18