Latinitas CENNI DI METRICA CATULLIANA E ORAZIANA. Materiali didattici VERTENDO

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Latinitas Materiali didattici CENNI DI METRICA CATULLIANA E ORAZIANA DISCO VERTENDO 1

L esametro Con la svolta operata in sede metrica da Ennio, l esametro -sperimentato in tutte le sue possibilitàdiventa il verso da impiegare in un ampio ventaglio di proposte poetiche, sia da solo che unito al pentametro nel distico elegiaco. In Lucrezio, nonostante le residue durezze e talune persistenti difficoltà, che l autore sottolinea (1,139: propter egestatem linguae; 1,832: patrii sermonis egestas), il verso appare ormai stabilmente inserito, sulla scia dell epos tradizionale, nell ambito della poesia didascalica e la sua potenza espressiva è confermata dai vari accorgimenti stilistici adottati, compresa la presenza della variante spondaica che, conferendogli con il suo ritmo grave un impronta quasi sacrale, lo accosta agli antichi carmina. L alessandrinismo di Catullo, con la sua adesione ai canoni callimachei, si sostanzia in modo particolare nel carme LXIV, epillio che, nel diventare una sorta di manifesto per la cultura latina, testimonia una maturità artistica, compendio di ars e doctrina, ravvisabile anche nella struttura dell esametro, pronto ormai per essere impiegato dai poeti della generazione augustea per le più svariate tematiche. Sotto il profilo strettamente metrico, occorre anzitutto ricordare che l esametro (la definizione risale ad Erodoto 1,47) appartiene al tipo di versificazione ad isocronia, in quanto il principio che lo distingue è il tempo, ossia la quantità delle sillabe e non il loro numero, come accade invece, ad esempio, nei metri lirici, dove si parla correntemente di endecasillabi (alcaici, saffici, faleci etc.), per la caratterizzazione dovuta all isosillabismo; l esametro era inoltre destinato alla recitazione e non al canto. Unità ritmica fondamentale è il piede, unione di sillabe quantitativamente uguali o differenti, su una delle quali cade l accento (ictus) e risulta pertanto in arsi, mentre le altre, ritmicamente meno evidenti, si dicono in tesi. Il piede ha ritmo discendente se l arsi precede la tesi ascendente in caso contrario. I piedi dell esametro, tutti a ritmo discendente, sono: il dattilo ( ) lo spondeo ( ) il trocheo ( ) (compare eventualmente solo nell ultimo piede) Tecnicamente quindi l esametro può essere definito: esapodia dattilica catalettica (= che termina ) in disyllabum e si può rappresentare secondo lo schema seguente: nel quale, per il suddetto principio dell isocronia, le due sillabe brevi del tempo debole possono essere sostituite da una sillaba lunga. L ultima sillaba del piede finale può essere indifferentemente breve o lunga. La possibile alternanza di dattili e spondei è di solito presente nei primi quattro piedi e risponde all esigenza di assicurare al verso la sua giusta armonia, rapida ed impetuosa essendo una sequenza di dattili, ritmo più lento e solenne quello degli spondei. Il quinto piede è, di regola, un dattilo e, qualora dovesse avvenire anche in questa sede la sostituzione con lo spondeo, l eccezionalità fa definire spondaico l esametro; in tal caso, nel periodo classico almeno, il quarto piede deve essere un dattilo. Lo schema dell esametro spondaico è pertanto il seguente: 2

Il pentametro Il pentametro (la definizione risale ad Ermesianatte, poeta ellenistico del IV sec. a.c.), unito all esametro nella struttura del distico elegiaco, può essere così definito: e si può rappresentare mediante il seguente schema: esapodia dattilica bicatalettica in syllabam come si vede, nel secondo emistichio non è ammessa la sostituzione del dattilo con lo spondeo. Le cesure Tanto l esametro quanto il pentametro sono caratterizzati dalla presenza della pausa metrica, alla fine di una parola e generalmente nel mezzo del piede, che prende il nome di cesura (in latino caesura, dal greco tomhv = taglio ). Cesure principali nell esametro sono la pentemimera (o semiquinaria), l eftemimera (o semisettenaria) e quella del terzo trocheo; eventuali cesure secondarie sono la tritemimera (o semiternaria)e del secondo trocheo. La cesura è detta: pentemimera, quando cade dopo il quinto mezzo piede, ossia dopo l arsi del terzo piede; eftemimera, quando cade dopo il settimo mezzo piede, ossia dopo l arsi del quarto piede; del terzo trocheo, quando cade dopo la prima sillaba breve del terzo piede, che deve essere perciò un dattilo; tritemimera, quando cade dopo il terzo mezzo piede, ossia dopo la lunga del secondo piede; del secondo trocheo, quando cade dopo la prima breve del dattilo del secondo piede La cesura è detta maschile se cade dopo una sillaba in arsi (tempo forte), femminile dopo una sillaba in tesi (tempo debole). Nell esametro si definisce cesura o dieresi bucolica quella che si trova alla fine del quarto piede e coincide con una pausa del senso, che isola la parte finale del verso (la c.d. clausola). Nel pentametro cesura costante, che evidenzia nettamente i due emistichi, è la pentemimera, mentre sono possibili cesure secondarie, tritemimera e secondo trocheo, nel primo emistichio. Metrica catulliana Oltre all esametro ed al distico elegiaco, i carmi di Catullo presentano, nella presente sezione antologica, i metri seguenti: endecasillabo falecio (dal nome del poeta ellenistico Faleco): pentapodia logaedica costituita da base spondaica (o giambica o trocaica),dattilo e tripodia trocaica, secondo lo schema: XX dove con X si indica il c.d. elemento libero, ossia la posizione in cui si può trovare sia una sillaba breve che una lunga. 3

trimetro ipponatteo (o coliambo, o scazonte): sequenza di sei giambi, l ultimo dei quali battuto a contrattempo, da cui l appellativo di scazonte = zoppicante, secondo lo schema seguente: X X strofe saffica minore: composizione tetrastica di tre endecasillabi saffici ed un adonio (così chiamato dal grido rituale con cui si intonava il compianto di Adone) X Metrica oraziana La varietà dei ritmi nella poesia oraziana è testimoniata in maniera evidente dall uso dei metri più svariati che, secondo una definizione convenzionale, sono raggruppati in sistemi, di cui si riportano quelli impiegati nei componimenti della presente raccolta. strofe alcaica: composizione tetrastica, costituita dalla sequenza di due endecasillabi alcaici, un enneasillabo ed un decasillabo, articolati sulla base dello schema seguente: X X X X X X X sistema asclepiadeo secondo: composizione tetrastica, costituita da tre asclepiadei minori e da un gliconeo (dal nome di un non meglio identificato Glicone), basata sullo schema seguente: sistema asclepiadeo terzo: composizione tetrastica, costituita da due asclepiadei minori, un ferecrateo (da Ferecrate, comico ateniese del V sec. a.c.) ed un gliconeo, così articolati: XX sistema asclepiadeo quarto: composizione distica, costituita da un gliconeo e da un asclepiadeo minore 4

sistema asclepiadeo quinto: composizione monastica, costituita da sequenza kata; stivcon di asclepiadei maggiori: XX sistema piziambico primo: composizione distica, costituita da un esametro dattilico (detto anche pitico, perché usato nei responsi a Delfi) seguito da un dimetro giambico: X X strofe saffica minore: composizione tetrastica di tre endecasillabi saffici ed un adonio (così chiamato dal grido rituale con cui si intonava il compianto di Adone) X sistema saffico maggiore: composizione distica, costituita da un aristofanio seguitola un saffico maggiore, ossia un saffico minore con l aggiunta di un coriambo dopo il secondo piede: X X X 5