Rapporto sulla società e sull economia del Lazio 2008



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Rapporti

Regione Lazio Rapporto sulla società e sull economia del Lazio 2008 A cura di Sviluppo Lazio S.p.A. Servizio Studi

Hanno collaborato alla redazione del Rapporto: Marcello Degni, Giaime Gabrielli, Andrea Morgia, Elisabetta Paladini, Massimiliano Tancioni, Massimo Paradiso, Stefano Fantacone, Patrizio Gonnella, Michele Raitano, Raffaele Lagravinese, Elisa Marini, Francesco Ferrante, Massimiliano Bagaglini e Marina Xenia Lipori. Il presente volume è stampato su carta riciclata Il presente Rapporto è stato cofinanziato dal DOCUP 2000-2006 Misura 5.1.

INDICE Indice PRESENTAZIONE di Piero Marrazzo PREFAZIONE di Luigi Nieri NOTA METODOLOGICA E STRUTTURA DEL LAVORO I - III 1 IL TERRITORIO 1 2 LA SOCIETÀ 14 3 IL LAVORO 29 4 L IMPRESA 39 5 IL PRODOTTO REGIONALE 55 6 GLI IMPIEGHI DEL REDDITO REGIONALE 68 7 DISTRIBUZIONE DEL REDDITO REGIONALE 87 PARTE MONOGRAFICA 1 IMPRESE E SVILUPPO ECONOMICO 100 2 MICROCREDITO E POVERTA 121 3 LA CRIMINALITA ECONOMICA NEL LAZIO 144

Presentazione di Piero Marrazzo* 1 Le vicende finanziarie degli ultimi mesi conferiscono un rilievo particolare ai dati e alle analisi contenute nel Rapporto sulla Società e sull Economia del Lazio. Giunto alla sua terza edizione, il Rapporto diviene uno degli elementi conoscitivi sui quali incardinare le politiche della Regione, orientate a preservare il benessere e la crescita del territorio in un contesto esterno ormai radicalmente mutato. Il sistema economico internazionale è scosso da una crisi epocale. Viene evocato lo spettro del 1929 e non c è esagerazione in questo richiamo. Lo testimonia la dimensione degli interventi messi in campo dalle autorità monetarie che, come sottolinea la Banca d Italia, sono stati senza precedenti nell ammontare e nelle modalità di erogazione. Sono al pari imponenti le misure adottate dai governi attraverso i bilanci pubblici, chiamati a garantire la sicurezza dei depositi e a farsi carico di quote di capitale degli istituti bancari. Le virtù taumaturgiche di un mercato sempre più deregolamentato, in quanto capace di scoprire al suo interno i meccanismi di una crescita sostenibile, sono venuti meno all improvviso. E svanita l inerzia di uno sviluppo centrato sull immaterialità, sul vorticoso aumento delle attività finanziarie, sull irrazionale euforia delle bolle speculative dei mercati immobiliari, sull assunzione che la crescita non sarebbe stata intaccata da un prezzo di 150 dollari per barile di petrolio. La volatilità dei mercati si è rivelata opacità, avvitando al ribasso le prospettive dell economia reale. La politica non si è fatta trovare impreparata di fronte a questo impegno inatteso. La capacità di reazione delle autorità pubbliche impedisce oggi il ripetersi della drammatica esperienza degli anni Trenta. Dopo gli interventi delle banche centrali e dei governi nazionali, anche le Regioni devono ora dare il loro contributo per rallentare, quanto più possibile, la propagazione della crisi finanziaria sul territorio. Nel Lazio, l opera è cominciata. Con le Associazioni imprenditoriali è stato avviato un comitato tecnico paritario, il cui obiettivo primo è di contrastare fenomeni di razionamento del credito ai danni del sistema produttivo. Una misura pensata in particolare per le piccole e medie imprese, che potrebbero non disporre di uno scudo patrimoniale sufficiente a respingere l onda d urto della crisi. Altre iniziative sono in cantiere, indirizzate più espressamente alle famiglie, con lo scopo innanzitutto di alleviare l aumentato onere dei mutui immobiliari. Dovrà essere scrupoloso il monitoraggio del mercato del lavoro, per essere pronti a scongiurare aumenti della disoccupazione o di altre marginalità sociali. Occorrerà rafforzare il ruolo degli investimenti infrastrutturali, recuperando un ottica di sostegno della domanda aggregata, cara alla tradizione keynesiana. Il sistema nervoso della Regione è dunque all erta. La messe di informazioni organizzate in questo Rapporto ci da gli strumenti per agire nella giusta direzione, rafforzando le potenzialità di crescita del nostro territorio, indicandoci quali sono gli squilibri che per primi devono essere corretti, quali le eccellenze che consentiranno di non interrompere le evoluzioni della nostra società. * Presidente della Regione Lazio

Lo scorso anno, ancora una volta, il Lazio ha registrato uno sviluppo fra i più elevati d Italia. Siamo impegnati a far sì che questa caratteristica sia conservata nel nuovo mondo che emergerà dalla grande crisi della finanza internazionale.

Prefazione di Luigi Nieri* 2 In un momento di particolari tensioni economiche e di prospettati rivolgimenti dell assetto istituzionale italiano lungo il complesso percorso del federalismo, il Rapporto sulla società e sull economia del Lazio si propone nuovamente come fondamentale strumento di conoscenza e analisi, lungo un percorso di partecipazione alla decisione politica. Occorre infatti conoscere per deliberare. Ciò contribuisce a rafforzare la credibilità e la responsabilità dell azione pubblica nella consapevolezza delle effettive risorse disponibili e nel segno della trasparenza delle procedure e delle scelte allocative di tali risorse. E questa una cruciale questione di metodo, perché richiede un processo di decisione di spesa fondato su previsioni economiche attente; sulla analisi e la ricognizione dei bisogni di cittadini ed imprese; sul rafforzamento e sulla razionalizzazione degli strumenti e degli istituti di controllo delle decisioni. Non a caso, il Rapporto fornisce un utile complemento agli altri documenti di programmazione delle scelte economiche. Quelle che il Lazio è chiamato a compiere sono scelte che sul piano finanziario risentono dei vincoli imposti dalle norme nazionali e dal severo risanamento della sanità. Ciò in un contesto economico che è ormai entrato in una fase recessiva, che coinvolge anche il Lazio seppure in una misura meno sensibile rispetto ad altre regioni italiane. L economia italiana risente in modo particolare delle turbolenze internazionali e, anche a causa di una struttura produttiva meno dinamica rispetto a quella delle altre economie mondiali, si stimano variazioni negative del PIL sia per il 2008 (-0,1%) sia per il 2009 (-0,2%). Il Lazio chiude tuttavia il 2007 con un dato di crescita del PIL, secondo le stime Istat, pari al 2%: valore superiore a quanto ottenuto a livello nazionale (+1,5%). Non a caso, nel 2007 la dinamica delle imprese nel Lazio ha seguito il trend di crescita del sistema produttivo. Le imprese registrate a fine 2007 risultano essere pari a oltre 578.000 (+1,9% rispetto all anno precedente). Per quanto riguarda la struttura del sistema produttivo regionale e il suo confronto con quello nazionale, si confermano le peculiarità del Lazio: un minore rilievo dell industria manifatturiera, anche se con punte di elevata specializzazione nei comparti chimico-farmaceutico ed energetico, a fronte di una maggiore concentrazione nelle attività finanziarie, immobiliari e informatiche. Elevata è l incidenza della Pubblica Amministrazione. Nel complesso, le imprese laziali rappresentano il 10% circa dell intero sistema produttivo nazionale: il Lazio è infatti la seconda regione per numerosità delle imprese registrate dopo la Lombardia. Non stupisce dunque che tale dinamica positiva si sia riflessa nel tasso di occupazione della forza lavoro, che ha rilevato nel 2007 un incremento dello 0,4% rispetto all anno precedente. Questa crescita occupazionale ha però la sua zona d ombra: l occupazione non è sempre buona occupazione, ovvero certezza e stabilità del proprio futuro lavorativo. L osservazione della struttura occupazionale per tipologia contrattuale evidenzia come nel Lazio la quota di lavoratori con contratti flessibili (dipendenti a tempo determinato o parasubordinati) sia significamene maggiore che nella media del Paese. Il Lazio è la regione italiana con la quota più elevata di lavoratori parasubordinati (9,8%). * Assessore al Bilancio, Programmazione Economico-Finanziaria e Partecipazione della Regione Lazio

Ovviamente tale condizione colpisce significativamente i giovani. Nel Lazio, rispettivamente, il 70,3 ed il 66% di tali tipologie di occupati ha meno di 40 anni a fronte di un dato nazionale pari, rispettivamente, al 67,3 ed al 57,6%. Dato altrettanto rilevante è quello relativo al livello di scolarizzazione. La quota di laureati tra i dipendenti a termine e, soprattutto, tra i parasubordinati è ben più elevata di quella che si osserva fra i lavoratori a tempo indeterminato. L instabilità dell occupazione si accompagna spesso a situazioni di disagio economico, che investono una nuova categoria di soggetti, classificabili come lavoratori poveri. E di questa condizione il Rapporto da adeguato conto. Ne emerge come il Lazio sia una regione ad alta diseguaglianza economica: l indice di diseguaglianza risulta infatti nel Lazio superiore alla media nazionale e inferiore unicamente a quello di Campania e Sicilia. D altro canto, valutando la povertà relativa (calcolata in riferimento a una soglia definita in termini di reddito disponibile) nel Rapporto si osserva come nel Lazio il tasso di povertà sia inferiore alla media nazionale, ma comunque molto elevato e superiore a quello registrato nelle regioni del Centro-Nord. Ancora una volta emerge con sufficiente chiarezza la condizione del Lazio come regione di confine del dualismo economico italiano: una regione capace di tassi di crescita economica che l accomunano al settentrione, ed al contempo di diseguaglianze economiche che l avvicinano al mezzogiorno. Ciò pure risulta dagli indicatori di disagio economico: l essere in arretrato con il pagamento per le bollette delle utenze domestiche; la capacità di affrontare senza indebitarsi una spesa imprevista di 600 euro; la facilità di arrivare senza problemi alla fine del mese. Relativamente a tutti e tre gli indicatori considerati il Lazio non si discosta dalla media nazionale, ma è ancora distante dai dati osservati nelle regioni settentrionali. Una misura di contrasto a tale situazione di disagio è stata realizzata dalla Regione con l approvazione della Legge Regionale n. 10/2006, istitutiva del Fondo per il Microcredito, quale strumento di lotta alla povertà e alla esclusione sociale, con particolare attenzione alle persone escluse dal circuito di credito tradizionale. Nel suo funzionamento il Fondo si è proposto quale mezzo di copertura in situazioni di esclusione sociale legate a due diversi tipi di situazioni di fallimento: dei mercati (finanziari), che non concedono credito a individui che potrebbero avere le capacità di rimborso; e dello stato (del welfare state), che non è in grado di assistere adeguatamente i cittadini in condizioni di disagio economico. Il Rapporto rileva come i richiedenti microcredito siano in maggioranza uomini, residenti a Roma, ancora in attività lavorativa e con un reddito familiare basso (solo 1 su 5 dichiara un reddito superiore ai 15.000 euro annui), in maggioranza affittuari dell abitazione di residenza. Fra le esigenze citate come motivazione della richiesta di microcredito circa la metà si riferisce a necessità legate all abitazione di residenza. La vera sfida è dunque nel disegnare politiche informate che mirino a ridurre tale diseguaglianza. Perché, ed il Rapporto con i suoi dati bene ce lo ricorda, non è più tempo di assecondare il mito di una uguaglianza sociale apparentemente raggiunta nella omologazione dei gusti e degli stili di vita. Occorre che la politica si faccia carico consapevolmente dei bisogni reali dei cittadini: prima che la diseguaglianza economica si traduca definitivamente in diseguaglianza sociale.

NOTA METODOLOGICA E STRUTTURA DEL LAVORO NOTA METODOLOGICA E STRUTTURA DEL LAVORO Per questa terza edizione del Rapporto sulla società ed economia del Lazio è stata introdotta una struttura differente rispetto alle precedenti edizioni: oltre ai sette capitoli principali, ognuno dei quali suddiviso in sezioni e sottosezioni di approfondimento, infatti, sono state introdotte tre monografie su altrettanti aspetti rilevanti dello sviluppo economico regionale: la povertà e le azioni di contrasto intraprese dall Amministrazione regionale per combatterla; la struttura imprenditoriale del Lazio e gli interventi finanziari a favore delle imprese; la criminalità economica del Lazio. Prima di passare alla descrizione di dettaglio della struttura del Rapporto, è utile fornire qualche precisazione metodologica. Un elemento di continuità con la prima edizione emerge nella sottolineatura congiunta degli aspetti di tendenza e di dettaglio. Anche in questa edizione, nella progettazione e realizzazione del lavoro, si è preferita una trattazione dei temi analizzati in grado di rappresentare sia la dinamica delle grandezze analizzate, sia la loro struttura. L aspetto dinamico viene studiato utilizzando grandezze misurate ad un livello più aggregato rispetto all analisi di struttura. Come si ha avuto modo di sottolineare nelle edizioni precedenti, ciò è connesso a due esigenze fondamentali: ridurre al massimo l obsolescenza dell informazione statistica, maggiore per la componente strutturale 1 ; disporre di serie storiche sufficientemente lunghe sulle quali basare le previsioni per il 2007, che si rendono necessarie all allineamento temporale delle serie 2. La distinzione congiuntura-struttura è risultata utile anche al conseguimento del duplice obiettivo di fornire informazioni di confronto con le altre realtà regionali italiane contenendo le dimensioni del Rapporto. I dati utilizzati nelle analisi sono di fonte ufficiale, ma vengono spesso rielaborati a fini interpretativi e di presentazione. Le rielaborazioni non incidono in alcun modo sulle grandezze di origine. Unica eccezione, rispetto alla quale potrebbero rinvenirsi lievi scostamenti con la fonte, riguarda i dati macroeconomici e settoriali di alcune variabili (consumi finali interni, investimenti fissi lordi etc.) utilizzate nei capitoli 5 (produzione), 6 (impieghi) e 7 (distribuzione), in particolare per i dati di fonte Istat sistema dei conti territoriali. La struttura del data-base, nella versione del 2008, è stata aggiornata, ma riporta informazioni riferibili esclusivamente al periodo 2000-2007. La necessità di effettuare una analisi sulle serie storiche, anche in vista delle simulazioni ARIMA per il 2007, ha richiesto l allineamento dei dati dell edizione del 2008 con quella del 2006, che forniva informazioni per il periodo 1980-2004. L allineamento è stato effettuato sui dati storici 1980-2004, in modo da mantenere le quantità desumibili dalla fonte ufficiale. Esso viene ottenuto applicando ai dati aggiornati i tassi di variazione dei dati storici dell edizione del 2006. In 1 Ciò è dovuto al fatto che le informazioni di dettaglio sono generalmente desumibili da fonti statistiche ufficiali di livello strutturale, la cui pubblicazione presenta maggiori ritardi rispetto al periodo di riferimento. 2 La mole delle informazioni trattate, congiuntamente alla necessità di mantenere costante la tecnica di previsione, ha motivato l utilizzo di una strategia univariata. Le estrapolazioni per il 2007, quando presenti, si basano su tecniche di stima delle componenti di memoria delle singole serie storiche. Sulla base dello studio preliminare delle proprietà statistiche delle serie, è stata applicata la metodologia di stima e previsione ARMA-ARIMA, per la cui specificazione dinamica viene utilizzata esclusivamente informazione statistica. Sebbene essa precluda l interpretazione economica delle stime, alla metodologia vengono comunemente riconosciute ottime capacità previsive, valutabili in termini di minimizzazione dell errore di previsione. La presupposta buona performance della tecnica utilizzata è stata confermata dal confronto tra previsione e realizzazione dei dati relativi al 2005 prodotti nella scorsa edizione del Rapporto. I

NOTA METODOLOGICA E STRUTTURA DEL LAVORO pratica, il dato del 1999 viene ottenuto considerando il tasso di crescita del 2000, quello del 1998 considerando il tasso di crescita del 1999, quindi andando indietro nel tempo fino al 1980. Fatte queste precisazioni di metodo, diamo di seguito una breve descrizione della struttura e dei contenuti dei singoli capitoli del Rapporto. Il primo capitolo è dedicato all analisi del territorio regionale ed è strutturato in tre sezioni: la prima sezione contiene informazioni relative alla qualità ambientale e, in particolare, alla produzione e smaltimento dei rifiuti; la seconda i dati relativi all energia, discussi seguendo la tripartizione produzioneconsumo-bilancio energetico; la terza sezione propone una analisi della mobilità e logistica territoriale, approfondendo la movimentazione della persone e distinguendo tra trasporto aereo, ferroviario e marittimo. Il secondo capitolo è dedicato alla rappresentazione della società del Lazio ed è suddiviso in due sezioni: quella demografica, dove vengono forniti dati sulla dinamica della popolazione e sui flussi migratori, e quella relativa dell istruzione, in cui vengono presentati dati ed indicatori del sistema di istruzione regionale, distinguendo tra le scuole dei diversi livelli e università. Il terzo capitolo contiene l analisi della dinamica e della struttura del mercato del lavoro regionale ed è suddiviso in quattro sezioni: la prima contiene i dati relativi alla dinamica dell offerta di lavoro; la seconda i dati relativi alla dinamica dell occupazione e della disoccupazione; la terza sezione è dedicata alla descrizione di dettaglio, strutturale, delle grandezze analizzate nelle prime due sezioni; la quarta sezione contiene un approfondimento sulle tipologie, qualifiche e modalità di lavoro, proponendo inoltre una analisi di durata dei periodi lavorativi. Il quarto capitolo è dedicato alla descrizione delle imprese operanti sul territorio regionale e fornisce informazioni in merito ai settori produttivi di appartenenza e alla forma giuridica delle stesse. Rispetto alle precedenti due edizioni del Rapporto, gli argomenti trattati sono in numero inferiore poiché si è scelto di approfondire l argomento impresa anche con una monografia contenuta in calce al documento. Come nelle scorse edizioni, invece, rimane la sezione relativa all impresa turistica, data la sua rilevanza strategica nell ambito dell economia regionale. Il quinto capitolo introduce all analisi macroeconomica della produzione regionale. Esso è strutturato in tre sezioni: la prima fornisce il quadro di riferimento, nazionale ed internazionale, nel quale si colloca l economia laziale; la seconda sezione contiene informazioni sulla dinamica, storica e recente, del valore aggiunto e della produttività media del lavoro, distinguendo esclusivamente rispetto ai tre macrosettori di attività economica; la terza sezione è dedicata all analisi di struttura e propone anche uno studio dei contributi settoriali alla crescita del prodotto. Il sesto capitolo è dedicato all analisi degli impieghi del reddito. L analisi si svolge in quattro sezioni: la prima è dedicata all analisi della dinamica degli impieghi del reddito, considerando la tripartizione in consumi, investimenti e saldo con l estero; la seconda sezione contiene l analisi di dettaglio della struttura del consumo, considerando i consumi privati e i consumi pubblici e, all interno di questo, fornendo un focus sulla spesa sanitaria; la terza sezione contiene l analisi di dettaglio dell investimento, distinguendo rispetto al settore di produzione e a quello proprietario; la quarta sezione propone l analisi della struttura del saldo estero, sviluppata considerando la distinzione per settore di attività e per partner commerciale. II

NOTA METODOLOGICA E STRUTTURA DEL LAVORO Il settimo capitolo è dedicato all analisi della distribuzione funzionale e personale dei redditi. Il capitolo si articola in tre sezioni: la prima contiene le informazioni, di dinamica e di struttura, sui redditi da lavoro dipendente; la seconda fornisce la descrizione, anche in tal caso rispetto all evoluzione e alla struttura, dei redditi da capitale, approssimati dal margine operativo; nella terza sezione si concentra l attenzione sulla dinamica dei prezzi relativi e dei tassi di interesse. Come già riportato per il capitolo quattro, anche in questo caso gli argomenti trattati in questa edizione sono in numero inferiore rispetto agli anni passati, poiché si è scelto di dedicare alla questione della distribuzione dei redditi e alla povertà una specifica monografia. Come nella precedente edizione, per ogni capitolo è stato inserito, in apertura, un box che riassume i principali risultati delle analisi di dettaglio sviluppate all interno del capitolo. Seguendo lo sviluppo logico degli argomenti trattati, la lettura dei box di sintesi favorirà la successiva lettura dei contenuti specifici, o ne permetterà una comprensione degli elementi salienti prescindendo dalla lettura completa del volume. III

1. IL TERRITORIO 1. Il territorio Rifiuti: nel 2006, la produzione di rifiuti solidi urbani (Tab. 1.1) ha raggiunto nel Lazio i 3,3 milioni di tonnellate, che corrisponde al 10,3% sul totale nazionale, con una quota per abitante pari a 611 kg, valore che si assesta al di sopra della media nazionale (550 kg). Nel periodo 2002-2006, la quantità di rifiuti urbani prodotti dal Lazio mostra un incremento del 12,7% e solo nell ultimo biennio del 2,5%. La quota di raccolta differenziata del Lazio (Tab. 1.2) nel 2006 è dell 11,1% con un incremento di 37 punti percentuali rispetto al 2003; questo trend positivo viene confermato anche nel periodo 2005-2006 dove la quantità di differenziata è aumentata del 6,7%. Nonostante un maggior ricorso alla raccolta differenziata da parte dei cittadini laziali, rimane molto elevata la quantità di rifiuti solidi urbani (85,1%) smaltita ricorrendo alle normali discariche. Il Lazio, insieme alla Liguria, risulta la regione in cui maggiore è il ricorso allo smaltimento dei rifiuti in discarica (Tab. 1.2), dato confermato dalla quota di rifiuti smaltiti per abitante pari a 528,8 kg a fronte dei 313,3 kg nazionali. A livello provinciale, la Provincia di Roma (Tab. 1.3) produce il 76,8% sul totale dei rifiuti regionali, con una quota pro capite di 641,9 kg per abitante. Energia: nel 2007, la produzione di energia elettrica del Lazio è stata di 17.330 GWh, pari al 5,5% della produzione nazionale (Tab. 1.4). Rispetto al 2003 la produzione è diminuita del 43,6%, fatto legato essenzialmente ad una riduzione della produzione idroelettrica e della termoelettrica tradizionale. Per quel che riguarda le energie rinnovabili (Tab. 1.5), il Lazio nel 2007 ha prodotto il 2% del totale nazionale e tale produzione è diminuita fortemente rispetto al 2003 registrando un -16%. Ciò è dovuto fondamentalmente ad una minore produzione del settore idroelettrico che ha registrato nel 2007 una decremento del 26% rispetto al 2003 e del 45% rispetto al 2006. Negli ultimi anni è aumentato, invece, l apporto di altre rinnovabili quali l eolico e il fotovoltaico. Il Lazio è la quinta regione in termini di consumo energetico (Tab. 1.6) con 23.318 GWh, pari al 7,3% dei consumi nazionali. Il 2007 registra un incremento dei consumi rispetto al 2006 (+1,8%), confermando il trend registrato negli ultimi anni. L aumento dei consumi e una ridotta produzione fa si che il Lazio nel 2007 presenti un bilancio energetico negativo (-8.752 GWh) peggiorando, in tal modo, il deficit registrato nel 2006 che era pari a - 2.859,1 GWh (Tab. 1.8). Trasporto privato: nel 2006 il tasso di motorizzazione del Lazio è di 891 veicoli per 1.000 abitanti (Tab. 1.9), mentre l anno precedente era di 864, ben al di sopra del valore medio nazionale (787) mentre il rapporto tra popolazione ed autovetture (1,45) è al di sotto del valore medio nazionale (1,67). Trasporto ferroviario: nel Lazio il 31% delle persone con più di 14 anni ha utilizzato il treno come mezzo di trasporto almeno una volta nel corso del 2007, con un incremento dell 8,8% rispetto al 2002 mentre ha registrato un decremento del -6,4% rispetto al 2006 (Tab. 1.10). Aeroportualità: il 2007 conferma il forte sviluppo in termini di traffico passeggeri degli aeroporti di Roma Fiumicino e Roma Ciampino, che hanno registrato, rispettivamente, un incremento del 10,8% e del 10,3% rispetto al 2006 (Tab. 1.11). Fiumicino si conferma il primo aeroporto italiano 1

1. IL TERRITORIO per traffico nazionale mentre è il secondo, dopo Milano Malpensa, in termini di traffico internazionale. Ciampino nonostante incrementi nel 2007 il numero di passeggeri trasportati, viene superato dagli aeroporti di Bergamo e Venezia, divenendo così il quinto aeroporto italiano in termini di tasporto internazionale. Portualità: nel 2007, l Autorità Portuale di Civitavecchia ha registrato 3,8 milioni di passeggeri nel Porto di Civitavecchia, in aumento del 5,6% rispetto all anno precedente. Questo incremento è legato esclusivamente a quello del traffico crocerista (25%). Il traffico di merci è diminuito per il secondo anno consecutivo, anche per effetto del calo della movimentazione di container (Fig. 1.3). 2

1. IL TERRITORIO 1.1 Rifiuti I dati pubblicati nel rapporto 2007 sulla gestione dei rifiuti urbani in Italia, curato dall APAT e dall Osservatorio Nazionale sui Rifiuti, mostrano una crescita della produzione totale di rifiuti urbani, che, nel 2006, ha raggiunto 32 milioni tonnellate con un incremento rispetto al 2002 dell 8,9% (Tab. 1.1). Nel 2006 la quota pro capite ha toccato i 550 kg per abitante con un incremento del 5,6% rispetto al 2002. L analisi dei dati mostra come questa crescita sia diffusa in tutte le regioni. Il Lazio ha prodotto, nel 2006, 3,3 milioni di tonnellate di rifiuti (il 10,3% sul totale nazionale) con una quota per abitante pari a 611 kg, valore molto al di sopra della media nazionale (550 kg). Nel periodo 2002-2006, la quantità di rifiuti urbani prodotti dal Lazio è cresciuta del 12,7% e solo nell ultimo biennio del 2,5%. Nello stesso periodo considerato la crescita maggiore è stata registrata in Umbria con un incremento del 23,3%. Tab. 1.1 - Produzione totale (1000*t) e pro capite (kg/abitanti) di rifiuti urbani per regione Anni 2002 e 2006 Regioni 2002 2003 2004 2005 2006 Var% 2002-2006 Var% 2005-2006 Tot P.c. Tot P.c. Tot P.c. Tot P.c. Tot P.c. Tot P.c. Tot P.c. Piemonte 2.133 504 2.132 504 2.230 515 2.229 513 2.278 523 6,8 3,8 2,2 1,9 Valle d Aosta 71 584 78 643 73 591 74 594 75 599 5,6 2,6 1,4 0,8 Lombardia 4.580 503 4.631 508 4.791 510 4.762 503 4.944 518 7,9 3,0 3,8 3,0 Trentino AA 479 504 461 485 478 490 478 485 492 495 2,7-1,8 2,9 2,1 Veneto 2.177 476 2.136 467 2.185 465 2.273 480 2.379 498 9,3 4,6 4,7 3,8 Friuli VG 603 506 589 494 590 490 603 498 597 492-1,0-2,8-1,0-1,2 Liguria 954 607 937 596 953 599 998 620 978 609 2,5 0,3-2,0-1,8 Emilia R. 2.635 654 2.613 648 2.729 657 2.789 666 2.859 677 8,5 3,5 2,5 1,7 Toscana 2.354 669 2.392 680 2.492 693 2.523 697 2.562 704 8,8 5,2 1,5 1,0 Umbria 468 561 472 566 477 555 494 569 577 661 23,3 17,8 16,8 16,2 Marche 794 535 793 534 824 543 876 573 868 565 9,3 5,6-0,9-1,4 Lazio 2.978 579 2.929 569 3.147 597 3.275 617 3.356 611 12,7 5,5 2,5-1,0 Abruzzo 612 480 632 496 678 522 694 532 700 534 14,4 11,3 0,9 0,4 Molise 117 365 120 373 123 382 133 415 129 405 10,3 11,0-3,0-2,4 Campania 2.660 465 2.682 468 2.785 481 2.806 485 2.880 497 8,3 6,9 2,6 2,5 Puglia 1.807 449 1.918 477 1.990 489 1.978 486 2.081 511 15,2 13,8 5,2 5,1 Basilicata 229 383 239 401 237 398 268 451 237 401 3,5 4,7-11,6-11,1 Calabria 859 428 889 443 944 470 936 467 951 476 10,7 11,2 1,6 1,9 Sicilia 2.521 507 2.540 511 2.544 508 2.614 521 2.718 542 7,8 6,9 4,0 4,0 Sardegna 833 509 852 520 878 532 875 529 861 519 3,4 2,0-1,6-1,9 Italia 29.864 521 30.034 524 31.150 533 31.677 539 32.523 550 8,9 5,6 2,7 2,0 Fonte: APAT I dati relativi alla gestione dei rifiuti urbani, nel 2006, confermano quanto già avvenuto negli anni precedenti ossia una riduzione dello smaltimento in discarica (Tab. 1.2). A livello nazionale, il ricorso alla discarica nel 2006 è diminuito, rispetto al 2003, del 5,3% mentre la raccolta differenziata è aumentata del 22,3%. In talune regioni, però, il ricorso allo smaltimento in discarica continua ad essere il metodo maggiormente utilizzato nel gestire i rifiuti urbani; ciò in particolare avviene nel Lazio (con l 85,1% dei rifiuti prodotti), Sicilia (93,7), Puglia (91) e Molise (92,5). Alla raccolta differenziata vi ricorrono in maggior misura le regioni del Nord: in particolare, Veneto e Trentino smaltiscono quasi il 50% dei loro rifiuti urbani con tale metodo. 3

1. IL TERRITORIO Tab. 1.2 - Percentuali di raccolta differenziata e smaltimento in discarica dei rifiuti urbani per regione - Anni 2003 e 2006 Regioni 2003 2004 2005 2006 Var 2003-2006 RD SD RD SD RD SD RD SD RD SD Piemonte 28,0 62,1 32,8 56,5 37,2 55,8 40,8 50,8 45,7-18,2 Valle d Aosta 23,5 75,6 25,6 76,7 28,4 67,6 31,3 65,5 33,2-13,5 Lombardia 39,9 23,5 40,9 19,6 42,5 15,4 43,6 16,5 9,3-29,6 Trentino AA 33,4 45,1 37,8 43,7 44,2 40,6 49,1 39,2 47,0-13,1 Veneto 42,1 36,5 43,9 36,7 47,7 36,6 48,7 35,6 15,7-2,4 Friuli VG 26,8 30,9 25,8 52,9 30,4 38,8 33,3 37,4 24,3 21,1 Liguria 14,7 86,1 16,6 82,0 18,3 76,1 16,7 89,9 13,6 4,4 Emilia R. 28,1 54,3 29,7 41,2 31,4 42,8 33,4 38,2 18,9-29,6 Toscana 28,8 34,2 30,9 44,9 30,7 46,1 30,9 50,2 7,3 47,0 Umbria 18,0 72,9 20,2 54,5 24,2 64,2 24,5 58,2 36,1-20,1 Marche 14,9 83,4 16,2 76,7 17,6 65,2 19,5 65,6 30,9-21,3 Lazio 8,1 92,8 8,6 89,1 10,4 82,3 11,1 85,1 37,0-8,4 Abruzzo 11,3 84,2 14,1 77,4 15,6 74,8 16,9 80,8 49,6-4,0 Molise 3,7 72,5 3,6 76,4 5,2 95,5 5,0 92,5 35,1 27,6 Campania 8,1 50,1 10,6 38,1 10,6 28,5 11,3 58,9 39,5 17,6 Puglia 7,2 88,5 7,3 91,6 8,2 93,2 8,8 91,0 22,2 2,8 Basilicata 6,0 81,6 5,7 75,1 5,5 52,2 7,8 59,5 30,0-27,0 Calabria 8,7 79,5 9,0 74,7 8,6 84,6 8,0 66,8-8,0-16,1 Sicilia 4,4 91,3 5,4 95,4 5,5 90,8 6,6 93,7 50,0 2,6 Sardegna 3,8 83,8 5,3 72,1 9,9 73,6 19,8 65,3 421,1-22,1 Italia 21,1 59,9 22,7 57,0 24,3 54,4 25,8 56,8 22,3-5,3 Fonte: APAT Nel 2006 il Lazio, come detto in precedenza, ha prodotto 3,3 milioni di tonnellate di rifiuti di cui 373mila tonnellate attraverso la raccolta differenziata, che costituisce l 11,1% sul totale rifiuti. La Tab. 1.3 evidenzia la produzione di rifiuti a livello provinciale e la relativa quota di raccolta differenziata: in particolare nel 2006 la provincia romana ha prodotto 2,5 milioni di tonnellate (il 76,8% sul totale regionale), confermando il dato del 2005, con una produzione pro capite di 641,9 kg, mentre Frosinone risulta la provincia più virtuosa con una produzione per abitante di 432,3 kg. Tab. 1.3 - Produzione e raccolta differenziata nelle province laziali Anno 2006 Provincia Abitanti Tonnellate Raccolta differenziata Produzione totale Raccolta differenziata % Produzione totale Raccolta differenziata pro capite Kg/ab.*anno Produzione pro capite Viterbo 305.091 12.942 167.242 7,7 5,0 42,4 548,2 Rieti 154.949 3.334 73.465 4,5 2,2 21,5 474,1 Roma 4.013.057 312.744 2.575.859 12,1 76,8 77,9 641,9 Latina 528.663 34.433 326.819 10,5 9,7 65,1 618,2 Frosinone 491.548 9.125 212.513 4,3 6,3 18,6 432,3 LAZIO 5.493.308 372.578 3.355.898 11,1 100,0 67,8 610,9 Fonte: APAT 4

1. IL TERRITORIO L analisi dei dati relativi alla raccolta differenziata a livello provinciale nel periodo 2003-2006 mostra come tutte le province laziali abbiano aumentato la loro quota di differenziata. In particolare, la Provincia di Roma ha toccato quota 12% nel 2006 mentre quella reatina è quella che oltre ad avere i valori percentuali più bassi dimostra, nel periodo considerato, una crescita percentuale vicino allo zero. Fig. 1.1 - Raccolta differenziata nelle province laziali Anni 2003 e 2006 16 14 % 12 10 8 6 4 Viterbo Rieti Roma Latina Frosinone 2 0 2003 2004 2005 2006 Fonte: APAT La raccolta differenziata continua ad essere una delle priorità della Regione Lazio; ciò è nuovamente confermato dagli stanziamenti della finanziaria regionale 2007 con cui l amministrazione regionale ha messo a disposizione 175 milioni di euro per il periodo 2007-2013 per finanziare un programma straordinario sui rifiuti. Inoltre, è stato disposto uno stanziamento di 50 milioni di euro di risorse ordinarie dal 2006 al 2010 per l'incentivazione e promozione della raccolta differenziata dei rifiuti urbani e alle campagne di sensibilizzazione dell opinione pubblica. L obiettivo dell amministrazione è far si che la quota di raccolta differenziata giunga al 50% sul totale dei rifiuti prodotti nel Lazio entro il 31 dicembre 2010: ciò sarà possibile solamente attraverso un nuovo modello organizzativo, che dovrà puntare sulla raccolta porta a porta, sulla produzione di compost di qualità in impianti di bacino che servano mediamente di 120-150.000 abitanti, sulla filiera del riciclaggio e sul riutilizzo e recupero del materiale. 5

1. IL TERRITORIO 1.2 Energia L analisi dei dati 2003-2007 pubblicati sul sito web di Terna S.p.A., responsabile della trasmissione e del dispacciamento dell energia elettrica sulla rete ad alta e altissima tensione su tutto il territorio nazionale, conferma il trend di crescita della produzione lorda di energia a livello nazionale, anche se nell ultimo biennio si è verificata una leggera contrazione (Tab. 1.4). Emerge così che in Italia dal 2003 al 2007 la produzione lorda è passata da 293.865 GWh a 313.888 GWh con un incremento del 6,8% che, come si vedrà più avanti, non permette comunque di soddisfare i consumi interni che hanno raggiunto, nel 2007, i 318.952 GWh. Per quanto riguarda l energia prodotta da impianti da fonti rinnovabili, nel 2007, rappresenta solo il 15,7% della produzione totale. Nel 2007 l apporto delle rinnovabili, a livello nazionale, è diminuito rispetto a quello del 2003 passando dal 16,3% al 15,7%. A livello regionale, spiccano per incremento di energia prodotta nel periodo 2003-2007 la Lombardia (39,6%), il Friuli VG (35,1%), l Emilia Romagna (10,2%), il Piemonte (24,2%), la Campania (80,9%) e il Molise (325,6%). In controtendenza con le regioni di cui sopra ci sono il Veneto (-32,6%) e il Lazio (-43,6%) che hanno drasticamente ridotto la loro produzione energetica. Il Lazio, terza regione per quantità di energia prodotta nel 2003 (30.728 GWh) con un apporto da rinnovabili pari al 4%, è passata all ottavo posto nel 2007 (17.330 GWh) con una contrazione del -43,6%. Tab. 1.4 - Produzione lorda di energia (GWh) per regioni e percentuale prodotta da fonti rinnovabili Anni 2003 e 2007 Regioni 2003 2004 2005 2006 2007 Var% 2003-2007 Tot % Rinn. Tot % Rinn. Tot % Rinn. Tot % Rinn. Tot % Rinn. Tot % Rinn. Piemonte 17.246 33,4 18.347 35,5 22.077 26,4 21.705 25,1 21.426 25,7 24,2-22,9 Valle d Aosta 2.861 100,0 2.865 100,0 2.718 100,0 2.638 100,0 2.773 100,0-3,1 0,0 Lombardia 39.861 25,6 53.138 21,1 57.025 16,0 60.389 16,8 55.653 17,5 39,6-31,4 Trentino AA 8.114 92,3 9.281 93,6 7.263 91,9 8.050 92,3 7.640 92,2-5,8-0,1 Veneto 27.756 11,8 26.449 15,2 21.734 15,6 20.125 18,4 18.715 19,6-32,6 66,4 Friuli VG 8.825 14,0 8.113 22,3 7.617 18,4 10.468 14,5 11.919 13,2 35,1-5,8 Liguria 13.791 1,6 13.631 2,0 11.952 1,5 11.423 2,1 12.546 1,9-9,0 15,2 Emilia R. 24.300 5,9 26.509 6,8 25.073 6,8 25.095 7,3 26.769 6,3 10,2 6,8 Toscana 19.720 31,5 19.295 33,9 17.929 33,9 18.757 34,4 20.122 31,7 2,0 0,4 Umbria 4.473 26,2 6.277 28,0 6.141 27,3 6.089 28,1 5.308 20,2 18,7-23,0 Marche 3.255 15,3 4.177 14,8 4.139 15,2 3.961 13,3 3.822 7,1 17,4-53,4 Lazio 30.728 3,9 22.952 7,2 25.491 6,0 23.026 6,6 17.330 5,8-43,6 48,9 Abruzzo 4.985 35,9 5.202 39,2 5.277 40,6 5.231 40,6 4.386 26,5-12,0-26,2 Molise 1.301 25,8 1.407 29,1 1.430 25,0 3.016 9,4 5.538 6,5 325,6-74,9 Campania 5.290 20,2 5.498 22,6 5.460 22,3 5.692 23,4 9.569 12,6 80,9-37,3 Puglia 30.844 2,0 30.971 2,6 32.600 3,1 37.790 3,3 39.175 3,8 27,0 95,0 Basilicata 1.491 27,6 1.644 29,6 1.691 29,9 1.625 32,0 1.594 32,3 6,9 17,1 Calabria 9.247 16,5 7.141 28,1 7.321 29,5 9.023 21,3 9.346 16,2 1,1-2,0 Sicilia 25.703 0,8 25.847 1,3 26.207 2,4 24.862 2,6 25.462 4,0-0,9 403,7 Sardegna 14.073 3,4 14.578 4,1 14.526 6,5 15.127 6,5 14.795 7,8 5,1 131,5 ITALIA 293.865 16,3 303.321 18,4 303.672 16,4 314.090 16,6 313.888 15,7 6,8-3,8 Fonte: Terna 6

1. IL TERRITORIO La produzione di energia da fonti rinnovabili (Tab. 1.5) è giunta a 49.411 GWh nel 2007 con un incremento del 3% rispetto al 2003 (47.971 GWh). I maggiori incrementi in questo periodo si sono verificati in Veneto (12,2%), Friuli VG (27,3%), Puglia (147,7%), Sicilia (399%) e Sardegna (143,4%), mentre occupano una posizione opposta le Marche (-45,3%), il Lazio (-16%) e l Abruzzo (-35,1%). Tab. 1.5 - Produzione lorda degli impianti da fonti rinnovabili per regioni (GWh) Anni 2003 e 2007 Regioni 2003 2007 Var% 2003- Idrica Eolico Fotov. Geo Biomasse Tot Idrica Eolico Fotov. Geo Biomasse Tot 2007 Piemonte 5.560 - - - 193 5.754 5.185-3 - 324 5.512-4,2 Valle d'aosta 2.857 - - - 4 2.861 2.769-0 - 4 2.773-3,1 Lombardia 8.682 - - - 1.517 10.198 7.521-5 - 2.240 9.765-4,2 Trentino AA 7.409 - - - 79 7.488 6.958 4 5-79 7.046-5,9 Veneto 2.937 - - - 334 3.272 3.230 0 3-437 3.670 12,2 Friuli VG 1.189 - - - 48 1.236 1.305-2 - 267 1.573 27,3 Liguria 203 3 - - 18 224 147 17 0-71 235 4,8 Emilia R. 803 3 - - 635 1.441 751 4 4-936 1.694 17,6 Toscana 589 4-5.341 287 6.221 495 37 2 5.569 270 6.373 2,4 Umbria 1.062 3 - - 108 1.172 920 3 3-145 1.071-8,7 Marche 469 - - - 29 499 211-1 - 61 273-45,3 Lazio 844 2 - - 344 1.190 624 10 2-364 1.000-16,0 Abruzzo 1.641 148 1 - - 1.790 891 237 1-34 1.162-35,1 Molise 169 58 - - 109 335 120 145 0-93 358 6,8 Campania 529 454 3-81 1.067 354 778 1-77 1.210 13,5 Puglia - 458 - - 150 608-1.077 4-425 1.506 147,7 Basilicata 276 125 - - 11 411 231 262 1-22 515 25,1 Calabria 1.087 - - - 442 1.528 706 17 1-791 1.514-0,9 Sicilia 113 49 - - 42 203 98 855 2-59 1.013 399,0 Sardegna 259 151 1-62 472 301 590 2-256 1.149 143,4 ITALIA 36.674 1.458 5 5.341 4.493 47.971 32.815 4.034 39 5.569 6.954 49.411 3,0 Fonte: Terna I consumi, a livello nazionale, dal 2003 al 2007 sono aumentati del 6,4% e nell ultimo biennio dello 0,4% (Tab. 1.6). Ciò trova riscontro in maniera generalizzata in tutte le regioni anche se questo incremento risulta più marcato in Umbria (11,8%), Marche (8,8%), Lazio (9,8%), Puglia (10,6%) e Basilicata (10,7%). Tab. 1.6 - Consumi di energia (GWh) per regioni Anni 2003 e 2007 Regioni 2003 2004 2005 2006 2007 Var% 2003-2007 Var% 2006-2007 Piemonte 26.342 26.644 26.410 27.028 27.103 2,9 0,3 Valle d'aosta 938 956 969 992 981 4,6-1,1 Lombardia 63.091 63.519 64.518 66.685 67.413 6,8 1,1 Trentino AA 5.932 6.060 6.195 6.185 6.278 5,8 1,5 Veneto 29.443 29.645 30.441 31.212 31.404 6,7 0,6 Friuli VG 9.488 9.751 9.757 10.046 10.207 7,6 1,6 Liguria 6.485 6.557 6.584 6.567 6.463-0,3-1,6 Emilia R. 25.820 26.416 27.007 27.566 27.730 7,4 0,6 Toscana 20.296 20.582 20.897 21.341 20.856 2,8-2,3 Umbria 5.549 5.640 5.584 5.802 6.205 11,8 6,9 Marche 7.137 7.432 7.455 7.708 7.763 8,8 0,7 Lazio 21.232 21.834 22.421 22.903 23.318 9,8 1,8 Abruzzo 6.600 6.778 6.829 6.916 6.888 4,4-0,4 Molise 1.444 1.493 1.480 1.513 1.523 5,4 0,6 Campania 16.035 16.241 16.648 17.124 17.387 8,4 1,5 Puglia 16.367 16.798 17.629 18.010 18.108 10,6 0,5 Basilicata 2.648 2.694 2.798 3.021 2.931 10,7-3,0 Calabria 5.019 5.195 5.377 5.524 5.518 9,9-0,1 Sicilia 18.413 18.470 18.784 19.171 19.081 3,6-0,5 Sardegna 11.509 11.784 12.037 12.220 11.796 2,5-3,5 ITALIA 299.789 304.490 309.817 317.533 318.952 6,4 0,4 Fonte: Terna 7

1. IL TERRITORIO In Italia il consumo energetico per abitante è aumentato dal 2003 al 2007 del 3,1%, passando da 5.208 KWh/ab a 5.372 kwh/ab (Tab. 1.7). Nel 2007, le regioni che hanno registrato i consumi medi più elevati sono il Friuli VG (8.394 KWh/ab) e la Valle d Aosta (7.830 KWh/ab) mentre il Lazio si colloca al sedicesimo posto con un valore pari a 4.218 KWh/ab molto al di sotto del consumo medio nazionale pro capite. Tab. 1.7 - Consumi di energia (kwh) per abitante Anni 2003 e 2007 Regioni 2003 2004 2005 2006 2007 Var% 2003-2007 Var% 2006-2007 Piemonte 6.204 6.215 6.093 6.213 6.185-0,3-0,5 Valle d'aosta 7.725 7.806 7.854 7.968 7.830 1,4-1,7 Lombardia 6.884 6.819 6.837 7.013 7.029 2,1 0,2 Trentino AA 6.204 6.254 6.324 6.248 6.276 1,2 0,4 Veneto 6.393 6.347 6.452 6.562 6.543 2,3-0,3 Friuli VG 7.935 8.120 8.089 8.297 8.394 5,8 1,2 Liguria 4.119 4.134 4.108 4.081 4.019-2,4-1,5 Emilia R. 6.370 6.419 6.477 6.553 6.530 2,5-0,4 Toscana 5.745 5.747 5.788 5.879 5.701-0,8-3,0 Umbria 6.598 6.603 6.452 6.664 7.066 7,1 6,0 Marche 4.776 4.916 4.893 5.029 5.030 5,3 0,0 Lazio 4.106 4.167 4.242 4.301 4.218 2,7-1,9 Abruzzo 5.160 5.236 5.245 5.290 5.229 1,3-1,2 Molise 4.493 4.642 4.610 4.725 4.752 5,8 0,6 Campania 2.794 2.812 2.876 2.958 2.995 7,2 1,3 Puglia 4.059 4.150 4.331 4.426 4.445 9,5 0,4 Basilicata 4.435 4.514 4.701 5.099 4.959 11,8-2,7 Calabria 2.499 2.585 2.679 2.763 2.752 10,1-0,4 Sicilia 3.691 3.688 3.745 3.823 3.798 2,9-0,7 Sardegna 7.013 7.164 7.286 7.377 7.099 1,2-3,8 ITALIA 5.208 5.236 5.286 5.394 5.372 3,1-0,4 Fonte: Terna La dipendenza dell Italia dall energia prodotta all estero è ancora una volta confermata nel 2007 con un deficit energetico interno pari a -46.283 GWh, dato dalla differenza tra l energia richiesta e la produzione netta destinata al consumo (Tab. 1.8). La maggioranza delle regioni presentano infatti un bilancio energetico negativo, soprattutto quelle maggiormente industrializzate, quali il Piemonte, Lombardia e Veneto. Valori negativi vengono registrati, nel 2007, anche nelle Marche (-4.550 GWh), Lazio (-8.752 GWh) e Campania (-11.191 GWh), mentre tra le regioni più virtuose vi sono la Liguria (4.755 GWh), la Puglia (17.403 GWh) e il Molise (3.772 GWh). 8

1. IL TERRITORIO Tab. 1.8 - Bilancio energetico (GWh) per regioni Anni 2003 e 2007 Regioni 2003 2004 2005 2006 2007 Piemonte -13.504-12.330-8.359-9.199-9.235 Valle d'aosta 1.706 1.682 1.532 1.440 1.552 Lombardia -31.662-19.044-14.998-13.091-18.542 Trentino AA 1.473 2.572 392 1.097 720 Veneto -4.526-5.993-11.035-13.430-14.876 Friuli VG -1.643-2.516-2.899-447 712 Liguria 5.914 5.582 3.916 3.454 4.755 Emilia R. -4.326-2.497-4.820-5.073-3.796 Toscana -2.687-3.338-4.953-4.570-2.827 Umbria -1.661 57-118 -265-1.398 Marche -4.519-3.942-4.029-4.404-4.550 Lazio 6.284-1.709 138-2.859-8.752 Abruzzo -2.379-2.363-2.252-2.279-3.137 Molise -307-257 -195 1.292 3.772 Campania -14.281-14.477-14.951-14.935-11.191 Puglia 10.545 10.504 11.540 16.043 17.403 Basilicata -1.542-1.499-1.491-1.736-1.625 Calabria 2.796 579 494 2.035 2.639 Sicilia 2.870 2.679 2.513 1.118 1.421 Sardegna 482 674 420 824 670 ITALIA -50.968-45.635-49.155-44.985-46.283 Fonte: Terna Il bilancio energetico del Lazio, nell ultimo quinquennio, mostra come nel 2003 il Lazio fosse autosufficiente in termini di rapporto tra produzione e consumo energetico (Fig. 1.2). Successivamente la situazione è totalmente cambiata non tanto perché sono aumentati i consumi quanto perché è diminuita drasticamente la produzione energetica destinata al consumo, che nel 2007 si è assestata a 16.490 GWh a fronte dei 25.242 GWh di energia richiesta dal territorio laziale. Fig. 1.2 - Bilancio energetico del Lazio Anni 2003 e 2007 30.000 27.500 25.000 22.500 20.000 Energia richiesta Produzione 17.500 15.000 2003 2004 2005 2006 2007 Fonte: Terna 9

1. IL TERRITORIO Una spinta propulsiva al sistema energetico laziale è stata data dalla Giunta regionale con l adozione del Piano Energetico Regionale (PER) che adotta gli obiettivi europei sull efficienza energetica, sulle rinnovabili e sulla riduzione dei gas serra che entreranno nelle politiche energetiche della Regione. Il Piano ha come obiettivi la stabilizzazione dei consumi, l aumento della produzione da rinnovabili, la riduzione della CO2 (12 milioni di tonnellate al 2020 con una diminuzione del 25%: cinque punti oltre gli obbiettivi europei) e il supporto alla ricerca e sviluppo, incrementando anche l attività delle aziende in materia di rinnovabili ed efficienza. In linea con l ambito nazionale, il PER si prefigge l ambizioso obiettivo di aumentare l incidenza nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (20%) attraverso riduzione dei consumi d energia del 24% rispetto al 2004, investendo nell efficienza energetica del sistema. Il nuovo Piano prevede un incremento della produzione elettrica al 2020 senza aumentare la potenza installata, ma ammodernando gli impianti obsoleti. La produzione elettrica da rinnovabili, al 2020, aumenterà del 400% arrivando a 2.500 MWe, dopo che già fino a luglio 2008 sono stati avviati impianti per 100 MWe. Il piano, inoltre, prevede che al 2020 siano installati pannelli solari termici per 1,6 milioni di metri quadrati. 1.3 Trasporti L Annuario Statistico ACI (2007) mostra che nel Lazio, nel 2006, a fronte di una popolazione residente di 5.310.852 era presente un parco veicolare pari a 4.733.356 mezzi, di cui 3.665.174 autovetture, secondo solamente a quello della Lombardia (Tab. 1.9). Dall analisi dei dati rilevati si evidenzia che le regioni meridionali presentano un tasso di motorizzazione più basso di quello delle regioni centro-settentrionali; nel Lazio esso è pari a 891,3, valore molto al di sopra di quello nazionale (787). Per quel che riguarda il rapporto tra la popolazione e le autovetture, si passa da un 0,94 della Valle d Aosta ad un 1,94 della Liguria. Nel Lazio questo rapporto è pari a 1,45, valore al di sotto di quello nazionale (1,67). 10

1. IL TERRITORIO Tab. 1.9 - Popolazione, veicoli e autovetture nelle regioni italiane - Anno 2006 Regioni Popolazione Autovetture Veicoli Veicoli/ Popolazione (x1000) Popolazione/a utovetture Piemonte 4.345.635 2.724.689 3.545.104 815,8 1,59 Valle d'aosta 124.236 132.342 183.755 1.479,1 0,94 Lombardia 9.488.958 5.621.965 7.325.367 772,0 1,69 Trentino A.A. 987.736 537.768 724.955 734,0 1,84 Veneto 4.747.930 2.829.512 3.690.493 777,3 1,68 Friuli V.G. 1.209.207 742.033 965.662 798,6 1,63 Liguria 1.609.013 831.525 1.290.190 801,9 1,94 Emilia Rom. 4.197.632 2.599.368 3.514.323 837,2 1,61 Toscana 3.625.672 2.289.412 3.155.787 870,4 1,58 Umbria 869.772 581.356 760.132 873,9 1,50 Marche 1.530.966 965.427 1.298.630 848,2 1,59 Lazio 5.310.852 3.665.174 4.733.356 891,3 1,45 Abruzzo 1.306.406 798.308 1.041.023 796,9 1,64 Molise 320.455 188.213 243.737 760,6 1,70 Campania 5.787.606 3.252.529 4.182.014 722,6 1,78 Puglia 4.069.894 2.155.887 2.706.134 664,9 1,89 Basilicata 593.058 330.261 414.523 699,0 1,80 Calabria 2.000.490 1.119.271 1.421.985 710,8 1,79 Sicilia 5.014.329 2.955.804 3.879.293 773,6 1,70 Sardegna 1.655.766 932.524 1.193.468 720,8 1,78 ITALIA 58.795.613 35.253.368 46.269.931 787,0 1,67 Fonte: ACI Per quel che riguarda l uso della modalità ferroviaria, è stato rilevato che nel Lazio il 31% della popolazione residente ha utilizzato il treno come mezzo di trasporto almeno una volta nel corso del 2007, con un incremento di 8,8 punti percentuali rispetto al 2003 (Tab. 1.10). Tab. 1.10 - Indice di utilizzazione del trasporto ferroviario Anni 2002 e 2007 (a) Regioni 2002 2003 2005 2006 2007 Var. 2002-2007 Var. 2006-2007 Piemonte 31,4 32,7 29,7 34,3 35,3 12,5 2,8 Valle d'aosta 24,8 22,6 22,4 26,2 28,7 15,9 9,7 Lombardia 30,0 32,1 32,5 35,3 34,7 15,5-1,8 Trentino AA 34,0 28,0 32,1 36,2 32,9-3,5-9,4 Veneto 33,4 36,4 36,9 32,7 35,1 5,0 7,2 Friuli VG 29,3 33,5 33,5 29,2 35,1 19,7 20,0 Liguria 44,3 40,1 35,4 39,8 41,0-7,3 3,1 Emilia R. 32,4 31,5 31,7 29,8 32,7 1,1 9,8 Toscana 37,4 32,6 34,0 36,2 34,4-7,9-4,9 Umbria 23,2 22,3 23,4 29,5 22,2-4,1-24,6 Marche 24,1 25,7 28,0 23,6 23,1-4,1-2,3 Lazio 28,5 25,0 35,6 33,2 31,0 8,8-6,4 Abruzzo 18,1 19,4 23,7 18,6 20,8 14,8 11,3 Molise 23,0 22,2 17,9 26,4 22,5-2,3-14,9 Campania 24,6 25,4 27,9 28,7 31,0 26,0 8,1 Puglia 28,2 25,5 27,5 26,9 26,0-8,0-3,5 Basilicata 24,7 18,6 23,0 20,5 22,1-10,7 7,8 Calabria 31,5 28,9 30,3 26,7 27,7-12,0 4,0 Sicilia 17,7 13,1 11,7 13,7 12,5-29,5-9,2 Sardegna 14,1 14,7 13,7 12,4 16,7 17,9 34,4 ITALIA 28,6 27,9 29,3 29,6 29,9 4,3 1,0 Fonte: Istat e Ministero dell'interno (a) Persone di 14 anni e più che hanno utilizzato il treno almeno una volta nell'anno 11

1. IL TERRITORIO Così come accaduto negli anni precedenti, anche nel 2007, i principali aeroporti italiani hanno registrato un aumento del traffico passeggeri (134,8 milioni) rispetto al 2006 (122,4 milioni) con una variazione del 10,1% (Tab. 1.11). A livello nazionale, gli aeroporti che nel 2007 hanno registrato il maggior traffico passeggeri sono stati quello di Roma-Fiumicino (32,9 milioni) e di Milano-Malpensa (23,8 milioni), che presentano un marcato aumento del loro traffico rispetto al 2006, rispettivamente, del 10,8% e del 10,5%. Anche Roma-Ciampino ha registrato ottime performances con 5,4 milioni di passeggeri nel 2007 con un aumento del proprio traffico del 10,3% rispetto all anno precedente. Per quel che riguarda l aeroporto di Ciampino, le precedenti edizioni di questo Rapporto avevano evidenziato sia le sue criticità infrastrutturali che le problematiche legate all inquinamento acustico, ambientale e i rischi connessi alla vicinanza delle abitazioni civili all infrastruttura. Si auspicava quindi una soluzione condivisa a livello istituzionale che risolvesse questa situazione. Così è effettivamente avvenuto il 31 gennaio 2008, quando è stato firmato l'atto di intesa programmatica tra il Ministero dei Trasporti e il Presidente della Regione Lazio che ha individuato Viterbo quale sede di aeroporto aperto al traffico civile commerciale. Il documento d'intesa ha recepito come l'attuale sistema aeroportuale laziale, incentrato sui due aeroporti di Fiumicino e Ciampino, non fosse in grado di soddisfare la crescente domanda di traffico aereo. Da alcuni studi svolti dall ENAC risulta infatti che la domanda di trasporto aereo che interesserà il solo bacino romano si assesterà nel 2020 intorno ai 50 milioni di passeggeri. La scelta di Viterbo, come terzo scalo del Lazio dedicato essenzialmente ai voli low cost, tende a risolvere da una parte le problematiche legate alle gravi ripercussioni che attualmente gravano sulla popolazione residente intorno all aeroporto di Ciampino, dall altra le difficoltà legate all impossibilità di ampliare le infrastrutture di quest ultimo giunte oramai al punto di saturazione. A settembre 2008 è stato fatto un ulteriore passo in avanti verso la realizzazione del futuro aeroporto di Viterbo con la firma tra l ENAC e la società di Aeroporti di Roma di un accordo propedeutico per l'avvio della concessione di questa nuova infrastruttura. Il nuovo scalo aeroportuale, che a partire dal 2011 andrà a sostituire quello di Roma-Ciampino, accoglierà nei prossimi 15 anni, circa 12 milioni di passeggeri ogni anno; mentre Ciampino verrà utilizzato per le sole attività legate ai voli privati e istituzionali. 12