Licenziamenti individuali

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COLLANA E ebook Licenziamenti individuali di Francesco Rotondi e Luca Failla Giusta causa Giustificato motivo soggettivo Intimazione Procedimento disciplinare Giustificato motivo oggettivo Impugnazione Regime sanzionatorio Dirigente

QUESTO EBOOK È UN'ANTEPRIMA GRATUITA Per ordinare la versione integrale utilizzare il link SHOPWKI.it o rivolgersi all agente di zona PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA 2013 Wolters Kluwer Italia S.r.l Strada I, Palazzo F6-20090 Milanofiori Assago (MI) ISBN: 9788821743757 Il presente file può essere usato esclusivamente per finalità di carattere personale. I diritti di commercializzazione, traduzione, di memorizzazione elettronica, di adattamento e di riproduzione totale o parziale con qualsiasi mezzo sono riservati per tutti i Paesi. La presente pubblicazione è protetta da sistemi di DRM. La manomissione dei DRM è vietata per legge e penalmente sanzionata. L elaborazione dei testi è curata con scrupolosa attenzione, l editore declina tuttavia ogni responsabilità per eventuali errori o inesattezze.

1. I LICENZIAMENTI INDIVIDUALI Licenziamenti individuali 1.1 Premessa Il codice civile prevedeva la libera recedibilità dal rapporto di lavoro a tempo indeterminato salvo preavviso (art. 2118). Il datore di lavoro, quindi, (al pari del lavoratore) poteva recedere dal rapporto a propria discrezione essendo vincolato unicamente all'osservanza di un termine di preavviso. Tale possibilità di licenziamento assolutamente discrezionale è divenuta, per effetto di successivi interventi legislativi, del tutto residuale in quanto, il principio introdotto dalla successiva legislazione limitativa, ed ormai di pressoché generale applicazione, è infatti quello secondo cui il licenziamento per esser legittimo deve essere necessariamente giustificato da una circostanza di fatto (giustificato motivo o giusta causa) obiettivamente verificabile. In caso di impugnazione giudiziaria spetta al datore di lavoro di fornirne la prova. La conoscenza della normativa che regola i licenziamenti individuali è indispensabile per gestire al meglio una fase critica e delicata del rapporto lavorativo, quale la sua risoluzione. Pertanto, proprio al fine di fornire un contributo utile e pratico, vengono, di seguito esposte le principali disposizioni normative ed i relativi orientamenti giurisprudenziali in materia di licenziamento. In particolare, si procederà alla trattazione delle varie ipotesi di licenziamento, esponendo anche quello applicabile al rapporto dirigenziale e all esame della procedura per la sua intimazione. Si tratterà, quindi, la disciplina in materia di impugnazione del licenziamento e le conseguenze connesse al riconoscimento della illegittimità della risoluzione datoriale del rapporto di lavoro. Infine, per completezza dell argomentato trattato, verranno illustrate, seppure in sintesi e alla luce del primo anno di applicazione pratica della nuova disciplina, le novità introdotte dalla Legge di Riforma del mercato del lavoro (L. 28 giugno 2012, n. 92), meglio nota come Legge Fornero e dalle modifiche apportate dal D.L. 28 giugno 2013, n. 76, convertito, con modificazioni, in L. 9 agosto 2013, n. 99. 1.2 Il licenziamento per giusta causa Il presente contributo procederà innanzitutto all analisi delle caratteristiche della risoluzione del rapporto di lavoro disciplinata dall art. 2119 cod. civ.. Tale articolo prevede che ciascuno dei contraenti del rapporto di lavoro subordinato può recedere dal contratto prima della scadenza del termine, se il contratto è a tempo determinato, o senza preavviso, se il contratto è a tempo indeterminato, qualora si verifichi una causa che non consenta la prosecuzione (anche provvisoria) del rapporto di lavoro. Instantebook 1

Dottrina e giurisprudenza sono concordi nel ravvisare la sussistenza della giusta causa in tutti quei comportamenti del lavoratore - anche diversi dal gravissimo inadempimento contrattuale, di cui si tratterà in relazione al giustificato motivo soggettivo - di gravità tale da incidere sul giudizio di idoneità ed affidabilità futura del lavoratore, ovvero in comportamenti che si traducono in condotte irrimediabilmente lesive del vincolo fiduciario proprio del rapporto di lavoro. In altri termini, la giusta causa si sostanzia in un comportamento, anche e- xtra-aziendale 1, talmente grave da non consentire la prosecuzione anche provvisoria del rapporto: ciò differenzia il licenziamento per giusta causa da quello per giustificato motivo soggettivo, come meglio verrà esplicitato nel prosieguo della trattazione. La lesione dell elemento fiduciario va valutata innanzitutto sotto il profilo oggettivo, ossia prendendo in considerazione 2 : la natura e la qualità del singolo rapporto di lavoro; la posizione delle parti. La gravità della condotta del dipendente, infatti, può essere valutata anche in relazione alla specifica posizione professionale e responsabilità dello stesso nel servizio svolto, in quanto modello diseducativo o comunque disincentivante per gli altri lavoratori, specialmente se sottordinati 3 ; il grado di affidamento richiesto dalle specifiche mansioni svolte dal lavoratore nell organizzazione imprenditoriale; le circostanze di tempo e di luogo in cui il fatto si è verificato e i motivi; ogni altro aspetto correlato alla specifica connotazione del rapporto che possa incidere negativamente su di esso 4. Inoltre, la lesione del vincolo fiduciario va valutata anche sotto il profilo soggettivo, facendo riferimento alle particolari circostanze e condizioni in cui è posto in essere, ai suoi modi, ai suoi effetti, ai motivi e all intensità dell elemento intenzionale e di quello colposo. In pratica, per stabilire in concreto l'esistenza di una giusta causa di licenziamento, che deve rivestire il carattere di grave negazione degli elementi essenziali del rapporto di lavoro ed, in particolare, di quello fiduciario, la cui prova incombe sul datore di lavoro, a parere della giurisprudenza occorre valutare, da un lato, la gravità dei fatti addebitati al lavoratore, in relazione alla portata oggettiva e soggettiva dei medesimi, alle circostanze nelle quali sono stati commessi ed all'intensità dell'elemento intenzionale, dall'altro, la proporzionalità fra tali fatti e la sanzione inflitta, stabilendo se la lesione dell'elemento fiduciario su cui si basa la collaborazione del prestatore di lavoro sia in concreto tale da giustificare o meno la massima sanzione disciplinare 5. 1 Cass. 4 settembre 1999, n. 9354 2 Cass. 3 gennaio 2011, n. 35; Cass. 27 gennaio 2004, n. 1475 3 Cass. 18 gennaio 2008, n. 1077 4 Cass. 27 marzo 1998, n. 3270 5 Cass. 26 aprile 2012, n. 6498. 2 Instantebook

Tenendo conto dell indeterminatezza del dettato normativo, la valutazione della gravità dell'infrazione e della sua idoneità ad integrare giusta causa di licenziamento, si risolve in un apprezzamento di fatto riservato al giudice di merito ed incensurabile in sede di legittimità, se congruamente motivato 6 : infatti, proprio in considerazione dell ampiezza del disposto normativo è stato, quindi, precipuo compito della giurisprudenza, nel lavoro di analisi e di valutazione dei singoli casi, delineare in modo più specifico i contorni del concetto di giusta causa. Tale fattispecie ha registrato nel tempo un ampia e diversificata casistica. Tuttavia, principio consolidato in giurisprudenza, è quello secondo il quale la giusta causa di licenziamento deve essere accertata in concreto, in relazione a circostanze oggettive, ma anche soggettive, occorrendo verificare se, in relazione alle qualità e caratteristiche del singolo rapporto intercorso tra le parti, la specifica mancanza commessa dal dipendente, considerata e valutata non solo nel suo contenuto obbiettivo ma anche nella sua portata soggettiva, risulti idonea a ledere il vincolo fiduciario in modo così grave da compromettere i rapporti tra datore di lavoro e prestatore di lavoro determinando, così, l applicazione di una sanzione non minore di quella espulsiva. Secondo la Suprema Corte di Cassazione, infatti, «per stabilire in concreto l esistenza di una giusta causa di licenziamento, che deve rivestire il carattere di grave negazione degli elementi essenziali del rapporto di lavoro ed in particolare di quello fiduciario, occorre valutare da un lato la gravità dei fatti addebitati al lavoratore, in relazione alla portata oggettiva e soggettiva dei medesimi, alle circostanze nelle quali sono stati commessi ed all intensità dell elemento intenzionale, dall altro la proporzionalità fra tali fatti e la sanzione inflitta...; la valutazione della gravità dell infrazione e della sua idoneità ad integrare giusta causa di licenziamento si risolve in un apprezzamento di fatto riservato al giudice di merito ed incensurabile in sede di legittimità, se congruamente motivato» 7. Ed ancora: «la giusta causa di licenziamento, quale fatto che non consente la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto, è una nozione che la legge allo scopo di un adeguamento delle norme alla realtà da disciplinare, articolata e mutevole nel tempo configura con una disposizione (ascrivibile alla tipologia delle c.d. clausole generali) di limitato contenuto, delineante un modulo generico che richiede di essere specificato in sede interpretativa, mediante la valorizzazione sia di fattori esterni relativi alla coscienza generale, sia di principi che la stessa disposizione tacitamente richiama; tali specificazioni del parametro normativo hanno natura giuridica e la loro disapplicazione è quindi deducibile in sede di legittimità come violazione di legge, mentre l accertamento della 6 Cass. 26 gennaio 2012, n. 1087in Guida al lav., n. 13/2012; Cass. 3 gennaio 2011, n.; Cass. 5 ottobre 2011, n. 20385. 7 Cass. 15 maggio 2004, n. 9299 in Giust. civ. Mass., 2004, 5 in senso sostanzialmente conforme Cass. 4 aprile 2006, n. 7844 in Guid. Lav., 2006, 25, 40; Cass. Civ. 13 febbraio 2012, n. 2014; Cass. Civ. 26 luglio 2010, n. 17514. Instantebook 3

concreta ricorrenza, nel fatto dedotto in giudizio, degli elementi che integrano il parametro normativo e le sue specificazioni, e della loro concreta attitudine a costituire giusta causa di licenziamento, si pone sul diverso piano del giudizio di fatto, demandato al giudice di merito e incensurabile in cassazione se privo di errori logici o giuridici» 8. Per comprendere meglio il principio appena enunciato, è utile prendere in considerazione, nell ambito dell ampia casistica che in argomento si è registrata e, a mero titolo esemplificativo, alcune posizioni assunte dalla giurisprudenza proprio in relazione a singoli e specifici casi. Per quanto concerne, in particolare, il diritto di critica, secondo la giurisprudenza, l esercizio da parte del lavoratore del diritto anzidetto «nei confronti del datore di lavoro, con le modalità che, superando i limiti del rispetto della verità oggettiva, si traducono in una condotta lesiva del decoro dell impresa datoriale, suscettibile di provocare con la caduta della sua immagine anche un danno economico in termini di perdita delle commesse e di occasioni di lavoro, è comportamento idoneo a ledere definitivamente la fiducia che sta alla base del rapporto di lavoro, integrando la violazione del dovere scaturante dall art. 2105 c.c., e può costituire giusta causa di licenziamento» 9. Sempre in relazione allo stesso tema, più di recente, la Suprema Corte ha ritenuto che «il lavoratore che insulta il dirigente va licenziato anche se l espressione irriguardosa ( delinquente ) è pronunciata in un contesto particolarmente a- nimoso come quello di un accesa assemblea sindacale» 10. Il legittimo esercizio del diritto di critica nell ambito del rapporto di lavoro presuppone, infatti, «il rispetto del principio della continenza formale (secondo cui l esposizione dei fatti deve avvenire misuratamente) e quello della continenza sostanziale (secondo cui i fatti narrati devono corrispondere a verità)» 11. Un ulteriore fattispecie presa recentemente in considerazione dalla giurisprudenza, anche per il carattere strumentale che la stessa può determinare nella gestione del rapporto di lavoro, è quella relativa a pretestuose accuse di mobbing formulate dal dipendente nei confronti del datore di lavoro. Rispetto a detta fattispecie, la Suprema Corte di Cassazione ha affermato che è «esente da vizi logici e sorretta da motivazione congrua e coerente la decisione del giudice di merito in base alla quale accuse non provate di mobbing giustificano il licenziamento ex art. 2119 c.c. per il venir meno del rapporto fiduciario fra le parti» 12. Per contro, giusta causa di licenziamento è stata in alcuni casi ravvisata nell ipotesi di diverbio litigioso fra colleghi di lavoro. Sotto questo profilo, la giurisprudenza ha variamente interpretato tali ipotesi di condotta colpevole del 8 Cass. 29 aprile 2004, n. 8254 in Giust. civ. Mass., 2004, 4. 9 Cass. 14 giugno 2004, n. 11220 in Resp. civ. e prev., 2005, 453. 10 Cass. 19 gennaio 2007, n. 1668 in Dir. e Giust., 2007, I. 11 Trib. Milano, 23 marzo 2005, n. 1075, 12 Cass. 8 gennaio 2000, n. 143. 4 Instantebook

prestatore di lavoro e ciò sulla base del fondamentale principio guida in materia, cioè della necessità di esaminare ogni singola ipotesi singolarmente, proprio al fine di valutare concretamente se la fattispecie sia idonea a determinare la irrimediabile compromissione del vincolo fiduciario. Infatti, tali fattispecie possono anche essere non collegate al rapporto di lavoro. In questo caso non è possibile ritenere compromesso il vincolo fiduciario. Solo a mero titolo esemplificativo la Suprema Corte ha ritenuto non sussistentela giusta causa, poiché «l'episodio incriminato il litigio appunto - costituiva una semplice baruffa tra colleghi di lavoro, durata in tutto un paio di minuti e tale da non lasciar presagire ulteriori sviluppi e pregiudizi per il datore di lavoro» 13. Costituisce, invece, giusta causa di licenziamento la violenza privata esercitata da un lavoratore dipendente a danno di un collega, consistente nell aver costretto una commessa ad acquistare alcuni chili di merce in scadenza 14. Sempre procedendo con l analisi della casistica, in ipotesi di appropriazione di beni aziendali, parte della giurisprudenza ritiene irrilevante, ai fini dell accertamento della giusta causa, la modesta entità del fatto e la tenuità del danno patrimoniale, dovendosi, invece, considerare prioritariamente il valore sintomatico che l atto può assumere, venendo ad incidere sulla fiducia che la società può riporre nel dipendente. Secondo la Suprema Corte di Cassazione, infatti, «ai fini della valutazione della gravità della condotta del lavoratore che si sia appropriato di beni aziendali non assume decisiva importanza né il modesto rilievo economico del bene sottratto, né la mancanza di pregresse mancanze, e ciò in relazione alla lesione dell elemento fiduciario» 15. Ed ancora: «nel caso di licenziamento per giusta causa in conseguenza dell abusivo impossessamento di beni aziendali da parte del dipendente, ai fini della valutazione della proporzionalità tra fatto addebitato e recesso viene in considerazione, non l assenza o la speciale tenuità del danno patrimoniale, ma la ripercussione sul rapporto di una condotta suscettibile di porre in dubbio la futura correttezza dell adempimento in quanto sintomatica di un certo atteggiarsi del lavoratore rispetto agli obblighi assunti» 16. Conformemente a tale principio, è stato ad esempio affermato che «l esposizione mendace effettuata, ai fini della liquidazione dei rimborsi spese spettanti, da un collaboratore medico scientifico in un tipo di rapporto, quindi, che per questo aspetto è regolato sulla base delle indicazioni date dal dipendente è comportamento sufficientemente grave per ledere in modo irreparabile la fiducia, a prescindere dalla entità del danno in concreto subito dal da- 13 Cass. 13 aprile 2010, n. 8737. In senso contrario rispetto ad un episodio di rissa sul luogo di lavoro Cass. 16 marzo 2004, n. 5372 e Cass. 14 febbraio 2005, n. 2906. 14 Cass. Civ. 15 luglio 2013, n. 17315. 15 Cass. 12 aprile 2005, n. 7464. 16 Cass. 2 novembre 2011, n. 22692; Cass. 29 settembre 2003, n. 14507; conf. Cass. 12 marzo 2003, n. 3624 e Cass. 7 aprile 2003, n. 5434. Instantebook 5

tore di lavoro e giustificare, così, anche sotto il profilo della proporzionalità, la sanzione espulsiva del licenziamento» 17. Ed ancora, recente giurisprudenza ha sostenuto che «integra un'ipotesi di violazione rilevante dell'obbligo di fedeltà del lavoratore la sua presenza sul luogo in cui si è verificato un furto di materiale di proprietà del datore di lavoro. Anche se il lavoratore non ha concretamente partecipato all'azione delittuosa, l'aver mantenuto oscuri rapporti con le persone coinvolte nella sottrazione è condotta sufficiente a far venir meno il vincolo fiduciario» 18. Dall altra parte, esiste anche giurisprudenza di segno contrario: infatti, recentemente la Cassazione ha affermato che «il licenziamento del cassiere, che ruba qualche spicciolo dalla cassa, è illegittimo perché risulta essere una misura sproporzionata rispetto al danno subito dal datore di lavoro» 19. Si comincia a registrare, tuttavia, sul punto un diverso orientamento da parte della giurisprudenza di merito (Corte d Appello di Milano 22 maggio 2013, n. 645) tendente a riconoscere legittimo il licenziamento anche nelle ipotesi di furti di lieve entità. Altra casistica che, specialmente negli ultimi anni, viene presa in considerazione dalla giurisprudenza, è quella connessaall utilizzo abusivo degli strumenti tecnologici messi a disposizione del lavoratore per lo svolgimento della propria prestazione lavorativa. In particolare, l utilizzo abusivo di internet sul posto di lavoro, durante il tempo destinato al lavoro e come tale retribuito, costituisce, secondo l orientamento della giurisprudenza, una causa legittimante il giusto recesso da parte del datore. Afferma, infatti, la giurisprudenza «sussiste la giusta causa di licenziamento nel caso in cui il lavoratore abbia trascorso il tempo destinato al lavoro, e come tale retribuito, a collegarsi per scopi personali ad internet ed a consultare documenti scaricati, con la rete telefonica pagata dall azienda, integrando tale comportamento una grave violazione degli obblighi contrattuali» 20. Allo stesso modo, in relazione all utilizzo del cellulare aziendale,si è recentemente ritenuto che «È sanzionabile con il licenziamento la condotta del dipendente che usa il cellulare di servizio per inviare un massiccio numero di messaggi per scopi privati; il telefonino messo a disposizione del lavoratore da parte dell'azienda, infatti, non si deve considerare come un benefit ma come un vero e proprio strumento di lavoro. Di conseguenza, chi ne abusa può essere sanzionato con il provvedimento espulsivo e non esclude l'inadempimento il fatto che l'uso indebito del cellulare di servizio sia avvenuto con l'invio di sms anziché di telefonate, perché con l'espressione traffico si intendono comprese tutte le possibili modalità di utilizzo dell'apparecchio» 21. 17 Corte App. Milano, 18 settembre 2001. 18 Cass. 10 novembre 2011, n. 23422. 19 Cass. 29 agosto 2011, n. 17739. 20 Corte App. Ancona 1 agosto 2003. 21 Cass. 8 marzo 2010, n. 5546. 6 Instantebook

Inoltre, la giurisprudenza ritiene altresì possibile che la giusta causa si realizzi anche mediante fattispecie a formazione progressiva. In altri termini, le singole infrazioni disciplinari possono, ricorrendo ulteriori mancanze, giustificare alla stregua di una valutazione globale l applicazione della sanzione del licenziamento per giusta causa 22. Da altra angolazione, si è affermato il principio secondo cui la tolleranza da parte del datore di lavoro di precedenti mancanze, non implica acquiescenza preclusiva della possibilità di un licenziamento per una infrazione successiva di a- naloga gravità. E ciò in considerazione del presumibile progressivo abbassamento del limite entro il quale il datore di lavoro può essere indotto a tollerare la ripetizione di condotte antigiuridiche da parte dei propri dipendenti 23. Sotto diverso profilo, ma tuttavia in linea con quanto già affermato sopra con riferimento all ipotesi del litigio tra colleghi, che potrebbe essere del tutto estraneo al rapporto di lavoro e al suo corretto svolgimento, è necessario precisare che i comportamenti del lavoratore attinenti alla sua sfera privata sono normalmente irrilevanti ai fini della lesione del rapporto fiduciario, a meno che, per la loro gravità e natura, siano tali da far ritenere il lavoratore inidoneo alla prosecuzione del rapporto. Secondo la Suprema Corte di Cassazione, infatti, «la condotta inerente alla vita privata del lavoratore assume rilevanza ai fini della giusta causa del licenziamento non solo quando leda il rapporto fiduciario tra dipendente e datore di lavoro, ma anche quando la stessa costituisca strumentalizzazione delle mansioni svolte dal lavoratore nell organizzazione di impresa, per finalità illecite» 24. Infatti, la giusta causa di recesso può essere riconosciuta anche in relazione a condotte extralavorative. Tali comportamenti, pur estranei alle obbligazioni contrattuali, possono incidere sull elemento fiduciario del rapporto di lavoro.di seguito, pertanto, si ritiene utile esaminare una serie di comportamenti tenuti al di fuori dell adempimento della prestazione lavorativa, lesivi dell interesse del datore di lavoro e, per la loro gravità, suscettibili di integrare la giusta causa. A titolo esemplificativo, l aver subito per un funzionario di banca, un protesto cambiario, l aver emesso assegni a vuoto e l aver usato irregolarmente la carta di credito prelevando a mezzo bancomat e pagando a mezzo carta di credito in misura eccedente rispetto ai fidi autorizzati, può comportare il licenziamento in tronco. 25. Inoltre, la giurisprudenza ha ritenuto legittimo il licenziamento in tronco di un lavoratore che abbia acquistato, detenuto o utilizzato stupefacenti in quanto il regolamento del Banco di Napoli prevede tale facoltà del datore di lavoro nei 22 Cfr. da ultimo Cass. Civ. 8 luglio 2013, n. 16929. 23 Cass. 11 febbraio 1995, n. 1505; Cass. 8 marzo 2010, n. 5546; in senso sostanzialmente conforme nella giurisprudenza di merito Corte App. Milano, 17 dicembre 2003. 24 Cass. 6 marzo 2003, n. 3379. Nello stesso senso anche Cass. 17 ottobre 2011, n. 21437. 25 Cass. 18 novembre 1994, n. 9773; Cass. 23 maggio 1992, n. 6180. Instantebook 7

confronti del lavoratore che abbia posto in essere un comportamento o atti disonorevoli o che comunque rilevino mancanza di senso di rettitudine 26.Tuttavia, in merito, è necessario specificare che al di fuori di tale fattispecie, la giurisprudenza ha escluso la legittimità del licenziamento del bancario già tossicodipendente, ritenendo prevalente la necessità di reinserimento del lavoratore rispetto alla tutela dell immagine della banca 27. Anche la dipendenza da alcool non viene considerata di per sé motivo sufficientea far venire meno la fiducia del datore di lavoro, essendo necessario accertare di volta in volta la condotta del dipendente, nella concretezza dello svolgimento del rapporto e secondo gli ordinari criteri stabiliti dalla legge e dal contratto collettivo, al fine di valutare la legittimità o meno della sanzione irrogata 28. Ad esempio, il giudice ha ritenuto legittimo il licenziamento irrogato ad una figura apicale quale il dirigente di movimento di una stazione ferroviaria, il quale essendo investito di mansioni delicate, è tenuto ad assolvere agli obblighi connessi alla prestazione in modo puntuale e rigoroso 29. Ancora, la giurisprudenza ha considerato giusta causa di licenziamento le molestie sessuali nei confronti di terziposte in essere dal dipendente. Pertanto, è stato riconosciuto legittimo il licenziamento di: un addetto al servizio di manutenzione telefonica presso l utenza, che si sia reso responsabile di molestie sessuali nei confronti della figlia minorenne di un utente 30 ; un lavoratore accusato di aggressione a scopo di libidine di una dipendente dell impresa appaltatrice del servizio di pulizia dell immobile aziendale. Ciò anche se il giudizio penale concernente il reato di libidine violenta si è concluso con sentenza penale irrevocabile di assoluzione 31. Come già accennato sopra, altro ulteriore elemento costitutivo della giusta causa è l immediatezza. Infatti, dal punto di vista della tempistica con la quale si procede all intimazione del licenziamento in tronco rispetto alla mancanza che lo ha determinato, la tempestività è elemento essenziale per la configurabilità della giusta causa, atteso che il decorso di un lungo intervallo di tempo tra il momento in cui il licenziamento viene adottato ed il momento nel quale il comportamento posto a fondamento dello stesso viene posto in essere, ovvero è giunto a conoscenza del datore di lavoro, sta ragionevolmente a significare la compatibilità del fatto stesso con la prosecuzione del rapporto di lavoro ed esclude, quindi, la sussistenza del- 26 Cass. 3 febbraio 1996, n. 923 e più di recente, in merito alla rilevanza di condotte quali lo spaccio di stupefacenti cfr. Cass. Civ. 3 settembre 2013, n. 20158. 27 Cass. 13 aprile 1999, n. 3645. 28 Cass. 26 maggio 2001, n. 7192. 29 Trib. Novara 17 giugno 2010, n. 36. 30 Cass. 28 aprile 1995, n. 4735. 31 Cass. 2 dicembre 1996, n. 10752. 8 Instantebook