Responsabilità amministrativa delle imprese (D.Lgs. 231/2001) Come tutelarsi? SERVIZIO QUALITA, AMBIENTE ENERGIA 18 MAGGIO 2018

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1 1 Responsabilità amministrativa delle imprese (D.Lgs. 231/2001) Come tutelarsi? SERVIZIO QUALITA, AMBIENTE ENERGIA 18 MAGGIO 2018

2 Sommario 2 Il principio della norma Ambito di applicazione I reati presupposto Le sanzioni Il Modello Organizzativo Il Codice Etico Il Sistema Disciplinare L Organismo di Vigilanza I Flussi Informativi Modelli Organizzativi 231: costi e benefici Perché adeguarsi al D.Lgs. 231/2001?

3 Il principio della norma 3 Alla base del D. Lgs. 231/2001 vi è il principio secondo cui l azienda ha una responsabilità diretta per alcune categorie di reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio da amministratori, dipendenti o soggetti ad essa collegati. Questa responsabilità va a sommarsi alla responsabilità penale dell autore del reato. OBIETTIVO: sensibilizzare gli stessi operatori economici sui fenomeni della criminalità di impresa, attribuendogli una specifica FUNZIONE DI GARANZIA volta ad adottare ogni misura idonea e necessaria a prevenire comportamenti illeciti.

4 Ambito di applicazione 1/2 4 DESTINATARI: Enti forniti di personalità giuridica; Società; Associazioni anche senza personalità giuridica. Sono ESCLUSI: Stato; Enti pubblici territoriali; Enti pubblici non economici; Enti pubblici che svolgono funzioni di rilievo costituzionale.

5 Ambito di applicazione 2/2 5 L ente ha responsabilità diretta quando un reato presupposto previsto dal D. Lgs. 231/2001: È commesso nel suo interesse e/o vantaggio; È commesso da un soggetto apicale o sottoposto alla direzione/controllo/vigilanza degli apici; Non è stato adottato un efficace Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo («colpa di organizzazione»).

6 I reati presupposto 1/2 6 Anno di introduzione Art. D.Lgs. 231/2001 Tipologia di reato 2001 Art. 24 Indebita percezione di erogazioni, truffa in danno dello Stato o di un ente pubblico o per il conseguimento di erogazioni pubbliche e frode informatica in danno dello Stato o di un ente pubblico Art. 24-bis Delitti informatici e trattamento illecito di dati 2009 Art. 24-ter Delitti di criminalità organizzata 2001 Art. 25 Concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità e corruzione 2001 Art. 25-bis Falsità in monete, in carte di pubblico credito, in valori di bollo e in strumenti o segni di riconoscimento 2009 Art. 25-bis.1 Delitti contro l industria e il commercio 2002 Art. 25-ter Reati societari 2003 Art. 25-quater Delitti con finalità di terrorismo o di eversione dell ordine democratico 2006 Art. 25-quater.1 Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili

7 I reati presupposto 2/2 7 Anno di introduzione Art. D.Lgs. 231/2001 Tipologia di reato 2003 Art. 25-quinquies Delitti contro la personalità individuale 2005 Art. 25-sexies Abusi di mercato 2007 Art. 25-septies 2007 Art. 25-octies Omicidio colposo o lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro Ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, nonché autoriciclaggio 2009 Art. 25-novies Delitti in materia di violazione del diritto d autore 2009 Art. 25-decies Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all autorità giudiziaria 2011 Art. 25-undecies Reati ambientali 2012 Art. 25-duodecies Impiego di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare 2017 Art. 25-terdecies Razzismo e xenofobia 2006 L. 146/2006 art. 4 Reati Transnazionali

8 Le sanzioni 1/5 8 SANZIONI PRINCIPALI Sanzioni pecuniarie; Sanzioni interdittive. SANZIONI ACCESSORIE Confisca di beni o del profitto conseguito; Pubblicazione della sentenza.

9 Le sanzioni 2/5 9 SANZIONI PECUNIARIE Sono applicate in quote, da 100 a 1.000; Il valore di una quota va da un minimo di 258,23 a un massimo di 1.549,27. Sanzione minima: ,00 Sanzione massima: ,00 Numero di quote: in base all indice di gravità dell illecito; Valore monetario delle quote: in base alle condizioni economiche dell ente.

10 Le sanzioni 3/5 10 Le SANZIONI PECUNIARIE possono essere ridotte se: L autore del fatto ha commesso l illecito nel prevalente interesse proprio o di terzi e l ente non ne ha ricavato vantaggio, se non minimamente; Il danno patrimoniale cagionato è di particolare tenuità; Prima dell apertura del dibattimento di primo grado l ente ha risarcito integralmente il danno ed ha eliminato le conseguenze dannose o pericolose del reato ovvero si è comunque efficacemente adoperato in tal senso; Prima dell apertura del dibattimento di primo grado l ente ha adottato ed efficacemente attuato un Modello Organizzativo atto a prevenire i reati della specie di quello verificatosi.

11 Le sanzioni 4/5 11 Le SANZIONI INTERDITTIVE si applicano quando: L ente ha tratto dal reato un profitto di rilevante entità e la commissione del reato è stata determinata o agevolata da gravi carenze organizzative; Vi è reiterazione degli illeciti. Possono essere: Interdizione dall esercizio dell attività; Sospensione/revoca di autorizzazioni, licenze, concessioni necessarie allo svolgimento dell attività; Divieto di intrattenere contatti con la Pubblica Amministrazione; Revoca di contributi pubblici, finanziamenti, agevolazioni, ecc ; Divieto di pubblicizzare beni e/o servizi.

12 Le sanzioni 5/5 12 Le SANZIONI INTERDITTIVE non vengono applicate quando: L autore del fatto ha commesso l illecito nel prevalente interesse proprio o di terzi e l ente non ne ha ricavato vantaggio, se non minimamente; Prima dell apertura del dibattimento di primo grado l ente ha risarcito integralmente il danno ed ha eliminato le conseguenze dannose o pericolose del reato ovvero si è comunque efficacemente adoperato in tal senso; Prima dell apertura del dibattimento di primo grado l ente ha adottato ed efficacemente attuato un Modello Organizzativo atto a prevenire i reati della specie di quello verificatosi; L ente ha messo a disposizione il profitto conseguito ai fini della confisca.

13 Riepilogando. 13 Accertamento di un reato NO Reato previsto nel D. Lgs. 231/2001? SI Azione penale a carico dell individuo: non si procede nei confronti dell ente Azione penale a carico dell individuo e dell ente NO Esiste un modello organizzativo efficace? SI Esiste un vantaggio o un interesse per l ente? Applicazione delle sanzioni a carico dell ente SI NO Termina o si attenua l azione a carico dell ente Termina l azione a carico dell ente

14 Il Modello Organizzativo 1/5 14 COS È: Un insieme di documenti, protocolli e procedure aziendali redatti sulla base della norma e delle eventuali Linee Guida predisposte dalle Associazioni di Categoria (es. Linee Guida Confindustria) adattati alle specifiche esigenze dell impresa.

15 Il Modello Organizzativo 2/5 15 CARATTERISTICHE DEL MODELLO ORGANIZZATIVO (art. 6, c. 2): Individua le attività nel cui ambito possono essere commessi reati presupposto; Prevede specifici protocolli diretti a programmare la formazione e l attuazione delle decisioni dell ente in relazione ai reati presupposto da prevenire; Individua modalità di gestione delle risorse finanziarie idonee ad impedire il compimento dei reati; Prevede obblighi di informazione nei confronti dell Organismo deputato a vigilare sul funzionamento e l osservanza del Modello stesso; Introduce un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure adottate nel Modello stesso.

16 Il Modello Organizzativo 3/5 16 CARATTERISTICHE DEL MODELLO ORGANIZZATIVO (art. 6, c. 2-bis): Prevede: 1. canali che consentano di presentare, a tutela dell'integrità dell'ente, segnalazioni circostanziate di condotte illecite, rilevanti ai sensi del Decreto e fondate su elementi di fatto precisi e concordanti, o di violazioni del modello di organizzazione e gestione dell'ente, di cui siano venuti a conoscenza in ragione delle funzioni svolte; tali canali garantiscono la riservatezza dell'identità del segnalante nelle attività di gestione della segnalazione; 2. almeno un canale alternativo di segnalazione idoneo a garantire, con modalità informatiche, la riservatezza dell'identità del segnalante; 3. Il divieto di atti di ritorsione o discriminatori, diretti o indiretti, nei confronti del segnalante per motivi collegati, direttamente o indirettamente, alla segnalazione; 4. nel sistema disciplinare, sanzioni nei confronti di chi viola le misure di tutela del segnalante, nonché di chi effettua con dolo o colpa grave segnalazioni che si rivelano infondate.

17 Il Modello Organizzativo 4/5 17 SPECIFICO: Coerente con la realtà organizzativa e gestionale dell Ente e con le possibili modalità di commissione dei reati Modello Organizzativo 231 EFFETTIVO: Il Modello deve essere operante nella «quotidianità» dell Ente attraverso le relazioni e le interazioni tra le parti AGGIORNABILE: La struttura documentale deve essere facilmente aggiornabile in funzione dei cambiamenti societari, normativi e legislativi

18 Il Modello Organizzativo 5/5 18 Rilevazione rischi di commissione reati (aree a rischio) Codice Etico Protocolli Protocolli Sistema Disciplinare Modello Organizzativo 231 Protocolli Organismo di Vigilanza Flussi Informativi Protocolli Protocolli

19 Il Codice Etico 19 Insieme delle regole di comportamento con cui l Ente intende formalizzare il proprio modello di prevenzione con riferimento ad alcune specifiche condotte, aree di attività aziendali e fattispecie di reato rilevanti ai sensi del D.Lgs. 231/2001; E vincolante per tutti coloro che operano con l Ente, siano essi interni o esterni; Si formalizza come intendimento dell Alta Direzione aziendale in materia di etica nella pratica quotidiana dello svolgimento delle attività societarie.

20 Il Sistema Disciplinare 1/2 20 E interno all azienda, integra le norme di legge o regolamentari vigenti ed è finalizzato a sanzionare la violazione (con condotta attiva o omissiva) tanto delle procedure stabilite dal Modello, quanto dei precetti contenuti nel Codice Etico; Si aggiunge al sistema sanzionatorio penale: l applicazione del sistema disciplinare è autonoma e prescinde dalla rilevanza penale della condotta posta in essere dai singoli soggetti; Realizzato per iscritto ed adeguatamente divulgato assieme al Modello: affissione sulla bacheca aziendale o in luogo accessibile a tutti, ai sensi dell art. 7, comma 1, L. 300/1970 (cd. «Statuto dei Lavoratori»).

21 Il Sistema Disciplinare 2/2 21 E compatibile con il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro applicabile, rispettandone limiti e indicazioni, e rispetta i limiti al potere sanzionatorio imposti dalla L. 300/1970; E assicurato il diritto di difesa al lavoratore al quale sia contestato l addebito (principio del contraddittorio); Sanzioni conformi al principio di proporzionalità rispetto alla gravità dell infrazione; Sanzioni applicabili a dipendenti legati all Ente da un rapporto di lavoro subordinato, dirigenti apicali e non.

22 L Organismo di Vigilanza 1/4 22 CHI È: L Organismo di Vigilanza (OdV) è il soggetto terzo, nominato dall ente, cui spetta il compito di esercitare un attività di vigilanza e di controllo sulla solidità del Modello Organizzativo, sulla sua corretta ed efficace applicazione, nonché sulla coerenza dei comportamenti e delle reali condotte dell ente rispetto a quanto previsto dal Modello stesso. L OdV, inoltre è chiamato a sovrintendere l aggiornamento e l adattamento del Modello Organizzativo nel tempo (in caso di variazioni societarie, normative, ecc.).

23 L Organismo di Vigilanza 2/4 23 DA CHI E COMPOSTO: Il Legislatore non ha codificato la composizione dell OdV, ma solo i requisiti dei suoi componenti. L OdV deve essere composto da soggetti in possesso di precisi requisiti di professionalità, di autonomia, di indipendenza, di continuità d azione oltre che di onorabilità. La sua composizione può presentare una varietà di soluzioni: Monocratico/Collegiale Composto da soggetti esclusivamente esterni Composto da manager non esecutivi A composizione mista di soggetti interni/esterni, ecc.

24 L Organismo di Vigilanza 3/4 24

25 L Organismo di Vigilanza 4/4 25 I POTERI NECESSARI: Autoregolamentazione: scelta delle modalità di autoconvocazione, di deliberazione, di comunicazione e rapporto diretto con ogni funzione aziendale, di acquisizione di informazioni e documentazione; Potere ispettivo: verifiche obbligatorie su alcune operazioni e/o processi societari significativi, verifica e cura dell interpretazione delle disposizioni del Codice Etico e comportamentale, del Modello Organizzativo e delle procedure ad esso collegate; Potere sanzionatorio: attivazione di procedimenti disciplinari nei confronti di chi non abbia rispettato il Modello e le procedure adottate. In caso di segnalazione o denuncia di un infrazione, l OdV deve effettuare tutte le verifiche del caso, dandone tempestivamente conto agli organi aziendali deputati. In caso di accertamento della violazione, l OdV è tenuto a segnalare prontamente ed ufficialmente l evento all Organo Amministrativo dell ente, proponendo l applicazione della misura sanzionatoria prevista dal Sistema Disciplinare adottato.

26 I Flussi Informativi 26 Per agevolare l attività di controllo e vigilanza dell OdV, devono essere attivati e garantiti idonei flussi informativi: Periodici Ad hoc L OdV deve essere costantemente informato di quanto accade nell azienda e di ogni altro aspetto, sia gestionale che operativo, di rilievo (soprattutto per le attività più a rischio); L OdV dovrà a sua volta relazionarsi costantemente agli organi dirigenti, al fine di indirizzarne l azione e sollecitare le iniziative che eventualmente dovessero rendersi necessarie. Anche in questo caso il Legislatore non introduce regole specifiche in tema di flussi informativi, lasciando ampio spazio all Ente, sulla base della propria specifica realtà operativa ed organizzativa

27 Modelli organizzativi 231: 27 costi e benefici I COSTI Risorse interne/esterne INVESTIMENTI IN TERMINI DI Tempo Esborso economico

28 Modelli organizzativi 231: 28 costi e benefici I BENEFICI ESCLUSIONE/LIMITAZIONE DI RESPONSABILITA L adozione ed efficace attuazione del Modello 231 idoneo alla prevenzione dei reati consente alla società di andare esente da responsabilità ex D. Lgs 231/2001 e quindi di evitare sanzioni che possono risultare particolarmente afflittive SISTEMA NORMATIVO AZIENDALE TRASPARENTE/EFFICACE Costante aggiornamento e allineamento delle procedure aziendali alle best practice Definizione di obiettivi aziendali nel rispetto delle normative di riferimento Sempre più chiara definizione di ruoli e responsabilità dei soggetti coinvolti nello svolgimento delle attività aziendali Definizione di un sistema normativo aziendale più trasparente ed efficace

29 Modelli organizzativi 231: 29 costi e benefici I BENEFICI PROMOZIONE CULTURA DELLA COMPLIANCE Crescente sensibilizzazione della popolazione aziendale con riferimento ai rischi derivanti da comportamenti non conformi alla normativa di riferimento Sviluppo di una cultura della Compliance come strumento di gestione del rischio che contribuisce all accrescimento del valore aziendale REPUTAZIONE I continui aggiornamenti del Modello 231 sono indice della costante attenzione dell Azienda all introduzione di regole di funzionamento efficienti ed efficaci e costituiscono uno strumento imprescindibile per rafforzarne la reputazione in termini di affidabilità e trasparenza e la fiducia da parte degli Stakeholder e dei terzi in generale.

30 Modelli organizzativi 231: 30 costi e benefici I BENEFICI VALORE ETICO E BENEFICIO CONCORRENZIALE La cultura della compliance favorisce comportamenti virtuosi nella conduzione dei propri affari creando un valore all impresa La buona reputazione e la credibilità favoriscono gli investimenti degli azionisti, attraggono le risorse umane migliori, creano affidabilità verso i creditori L apprezzamento e la condivisione, con stakeholder interni e esterni, dei valori che connotano il modo di operare di un impresa creano un vantaggio competitivo

31 Modelli organizzativi 231: 31 costi e benefici I BENEFICI RISPARMIO DI COSTI Una non corretta gestione dei rischi aziendali e una scarsa attenzione agli aspetti legati alla compliance può comportare conseguenze potenzialmente dannose (sia in termini economici che di reputazione) I costi che potrebbero essere sostenuti sia in termini di sanzioni sia di adeguamento ex post alle prescrizioni normative potrebbero essere ingenti e non preventivabili L adozione ed efficace attuazione del Modello 231 con finalità preventive favorisce lo sviluppo di una sempre crescente di cultura della compliance e può tradursi in effettivo risparmio di costi

32 Modelli organizzativi 231: 32 costi e benefici BENEFICI vs COSTI L esistenza di una cultura della compliance e di valori condivisi fanno la differenza nella modalità di gestione del business > La cultura della compliance porta a gestire l attività di business in modo che si possano soddisfare, e possibilmente superare, le aspettative etiche e sociali dei diversi stakeholders

33 Perché adeguarsi al D.Lgs /2001? COMPLIANCE Tutelare l azienda creando la condizione esimente per evitare di incorrere nelle sanzioni particolarmente afflittive previste dal Decreto a carico dell Ente. OPPORTUNITA DI BUSINESS Rispondere a richieste di mercato, dei clienti, di enti finanziatori, della PA, delle parti sociali, ecc., per partecipare a gare, accedere a finanziamenti e incentivi, ecc. CONTROLLO DEI PROCESSI Adeguare i modelli organizzativi, di gestione e controllo per dotare l azienda di strumenti efficaci ed efficienti per una migliore gestione e controllo dei processi. RESPONSABILITA Tutelare il Consiglio di Amministrazione e il management dall imputazione della responsabilità per danni alla Società per mancata adozione del Modello Organizzativo ex D.Lgs. 231/2001.

34 GRAZIE PER L ATTENZIONE! 34 Per informazioni: SERVIZIO QUALITA, AMBIENTE E ENERGIA Sede Rimini: Dott.ssa Eleonora Tonelli (etonelli@confindustriaromagna.it) Sede Ravenna: Dott. Davide Ceccato (dceccato@confindustriaromagna.it)

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