Con degli amici così...
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- Giuseppina Pucci
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1 1 Con degli amici così... Non è necessario aver nemici Accordi di Partenariato Economico Regionale Economic Partnership Agreements (EPAs) Come l Europa continua a controllare le sue (ex) colonie, promuovendo i propri interessi mascherandoli come cooperazione e aiuto allo sviluppo.
2 2 Con degli amici così... Analisi dei rischi derivanti dagli Accordi di Partenariato Economico in corso di negoziato fra i Paesi dell Unione Europea e quelli ACP Roberto Meregalli, (Beati i costruttori di pace Rete di Lilliput) per Tradewatch, Osservatorio sul Wto e il commercio internazionale. Tradewarch è promosso da: Campagna Riforma Banca Mondiale, Mani Tese, Rete Lilliput, Roba dell'altro Mondo, Centro Crocevia, Comitato d'appoggio ai movimenti contadini dell'africa dell'ovest ( Terminato il 29 dicembre 2004; disponibile sui seguenti siti internet: e Aggiornato il 26 gennaio Per qualsiasi segnalazione scrivere a stopwto@unimondo.org Tutte le parti di cui non sono citate le fonti sono da attribuire all autore e non sono rappresentative delle singole associazioni di Tradewatch. Tradewatch sostiene la campagna internazionale Stop Epas!
3 E semplicistico e miope pensare che la liberalizzazione economica stile NAFTA e stile WTO sia il mezzo più adeguato per ridurre e infine eliminare la povertà, come dichiarato negli obiettivi del partenariato. 3 D i cosa stiamo parlando Questo testo si occupa degli Accordi di Partenariato Economico, citati con l acronimo inglese EPA, che i 25 Paesi dell Unione Europea stanno negoziando con 77 Paesi dell Africa, dei Caraibi e del Pacifico. La decisione di trasformare le preferenze commerciali che legavano questi paesi all Unione Europea in accordi di libero scambio è stata presa nella seconda decade degli anni 90, allo scadere della IV Convenzione di Lomé. La caduta del muro di Berlino ha motivato la riorganizzazione del regime del commercio internazionale governato dai paesi industrializzati, l impalcatura delle convenzioni di Lomé appariva ormai obsoleta ed il commercio, dopo la nascita del WTO è divenuto lo strumento principale per adempiere alla missione di far uscire i poveri dalla loro miseria. Questo è in effetti l obiettivo ufficiale del Doha Development Round, in corso in ambito WTO, e questo è l obiettivo primario dell accordo di Cotonou che ha stabilito la nascita degli EPA. Il titolo di questo testo può sembrare esagerato ma, analizzando la politica commerciale europea di questi anni, ne emerge un effetto pesantemente negativo sugli sforzi dell Africa di uscire dalla miseria. Per spiegare la situazione di questo continente, si è soliti puntare il dito verso l imperialismo americano e verso istituzioni come la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale lasciando in secondo piano l Unione Europea, anzi, quasi a dimostrarne il ruolo positivo viene messo in risalto il fatto che il vecchio continente è il principale partner commerciale di questi Paesi. In realtà ciò indica semplicemente lo stretto legame fra l Europa, l Africa e gli altri paesi del blocco ACP e la forte influenza economica della politica commerciale comunitaria. Analizzando quanto sta accadendo sui tavoli negoziali, riteniamo che gli Accordi di Partenariato Economico, così come attualmente delineati, non porteranno benefici ai Paesi ACP. E semplicistico e miope pensare che la liberalizzazione economica stile NAFTA e stile WTO sia il mezzo più adeguato per ridurre ed infine eliminare la povertà.
4 4 Indice Sintesi 6 I protagonisti 9 Il commercio UE-ACP 12 La storia della cooperazione commerciale fra l Europa e i Paesi ACP L Accordo di Cotonou: l inserimento degli Stati ACP nell economia mondiale Gli EPA 22 Gli EPA africani 23 Sostanza e contenuto delgi EPA 27 Accesso al mercato 30 Meno tasse = meno servizi pubblici 33 Prodotti agricoli 35 L erosione delle preferenze e i negoziati multilaterali 38 I vincoli strutturali che limitano le potenzialità economiche Servizi 41 Investimenti 43 Diritti di proprietà intellettuale 45 I paesi ACP meno sviluppati 47 Alternative 48 Note 49 Appello Stop EPA!
5 5 Dovete comprendere la nostra apprensione circa gli accordi di partenariato economico (EPAs) attualmente in fase di negoziato. Nonostante le ripetute assicurazioni europee che gli EPA non porteranno svantaggi ai paesi ACP abbiamo il timore che le nostre economie non siano in grado di reggere alle pressioni generate dalla liberalizzazione. Questo impegna tutti noi a far sì che il risultato dei negoziati EPA non lasci i paesi ACP più vulnerabili ai rischi della globalizzazione e della liberalizzazione, marginalizzando ulteriormente le nostre economie. Festus Mogae (Presidente del Botswana)
6 6 Sintesi Il 27 settembre 2002 sono state ufficialmente avviati i negoziati fra 77 paesi dell Africa, dei Caraibi e del Pacifico e gli allora 15 paesi membri dell Unione Europea per creare i nuovi accordi regionali di libero scambio che dal 1 gennaio 2008 manderanno definitivamente in soffitta l esperienza degli accordi di Lomè. Qualcuno ha giustamente fatto notare che in quella data a Bruxelles non ci sono state manifestazioni di protesta, come quelle che si svolgono in occasione delle conferenze ministeriali del WTO o a Davos in occasione degli incontri annuali del WEF, eppure gli EPA non sono differenti nella sostanza, dagli accordi WTO, anzi sono peggiori visto che l UE vi ha inserito temi che i PVS hanno con fatica fatto uscire dall Agenda di Doha. Ufficialmente il nuovo partenariato si propone come fine principale la riduzione e infine l'eliminazione della povertà, in linea con gli obiettivi di uno sviluppo durevole e della progressiva integrazione dei paesi ACP nell'economia mondiale. In realtà il modello di liberalizzazione proposto dall Europa rientra nella strategia di creare maggiori opportunità di esportazione per le proprie imprese. Per i paesi ACP i benefici rimangono incerti mentre sono certi gli effetti negativi. L UE difende la scelta degli EPA sostenendo che dal 2008 il WTO non farà altri sconti e che pertanto l architettura di Lomè non era riproponibile. Ma l UE non è uno degli attori più potenti in seno all Organizzazione Mondiale del Commercio? Non potrebbe far valere il suo peso, unito a quello dei paesi ACP (insieme hanno i numeri per essere maggioranza nel WTO), per difendere i diritti dei paesi meno sviluppati? Invece no, tutti ripetono come un mantra che servono nuovi accordi compatibili con le regole del WTO per lottare contro la povertà, favorire la democrazia, il rispetto dei diritti umani e (l immancabile) sviluppo sostenibile, dimenticando che il problema è che sinora gli accordi stile WTO si sono rivelati incompatibili con questi obiettivi. I Paesi ACP che aderiranno agli EPA dovranno aprire i loro mercati domestici a quasi tutti i prodotti europei nel giro di un periodo che andrà dal 2008 al Oltre a questo, il processo prevede la liberalizzazione del settore dei servizi, la protezione dei diritti di proprietà intellettuale, la standardizzazione delle certificazioni e delle misure sanitarie e fitosanitarie, la definizione di regole di concorrenza e di promozione e difesa degli investimenti delle imprese estere. Per la precisione, prima dovranno creare dei mercati regionali, sei per l esattezza, in cui valgano le regole di non discriminazione WTO, in cui i mercati dei sevizi siano aperti, i monopoli pubblici siano cancellati, in cui il movimento dei capitali sia libero, i diritti degli investitori esteri protetti, gli appalti governativi non siano più vincolati a scelte di politica economica nazionale e i diritti di proprietà intellettuale siano adeguatamente difesi. Dopodiché l Unione Europea scenderà in campo collegandosi come la periferica di un computer per avere accesso all intero sistema. Insomma un formidabile plug & play ( * ). Peccato che questo processo di apertura di economie fra le più povere del pianeta rischia di cancellare entrate fiscali fondamentali per i loro bilanci statali; rischia di mettere in ginocchio le loro industrie; riduce gli spazi di politica economica che i paesi occidentali hanno utilizzato per decenni per sostenere la crescita delle loro imprese.
7 7 I paesi ACP non hanno nulla da guadagnare neppure da un inasprimento degli impegni sui diritti di proprietà intellettuale (DPI), anzi i loro contadini perderanno il diritto si conservare e scambiare le loro sementi, i loro malati avranno maggiori difficoltà a curarsi mentre ad essere favorite saranno le imprese farmaceutiche in grado di sfruttare le nuove regole per garantirsi i diritti di proprietà derivanti dallo sfruttamento delle risorse biologiche di questi paesi. I DPI interessano infatti la sicurezza alimentare, l accesso ai medicinali, il trasferimento e la diffusione della conoscenza, le biotecnologie e la biodiversità. Insomma l Unione Europea, dopo aver sfruttato le sue colonie, aver sottratto all Africa materie prime e esseri umani attraverso l abominevole tratta degli schiavi, continua la via dello sfruttamento, promuovendo una partnership basata sulle proprie regole e sui propri interessi. Esistono delle alternative? Sì, le alternative ci sono sempre. La prima via di uscita è fornita dallo stesso Accordo di Cotonou che candidamente prescrive di esaminare: tutte le alternative possibili intese ad offrire a tali paesi un nuovo quadro commerciale equivalente alle condizioni esistenti e conforme alle norme dell'omc.(art. 37.6) Possibili alternative sarebbero quelle di limitare l ampiezza degli EPA, rispettando le posizioni dei paesi ACP in sede WTO, ovvero niente accordo sugli investimenti, spesa pubblica e regole di concorrenza; niente TRIPS-plus e niente reciprocità nelle misure di apertura dei mercati. Un altra sarebbe quella di limitarsi ad estendere a tutti i paesi ACP il trattamento Everything But Arms, integrato da una riforma delle regole di origine. Ma il vero problema non è quello di favorire le esportazioni ma di applicare politiche agricole che considerino il mercato interno e quello regionale il vero referente. L agricoltura export oriented è poco conciliabile con le esigenze delle popolazioni rurali e dell'agricoltura familiare che è il tipo di agricoltura praticata nei paesi ACP. L UE potrebbe utilizzare la propria influenza in sede WTO per modificare le regole della Enabling Clause e si potrebbero superare i problemi di compatibilità. Meglio ancora se l UE facesse quello che avrebbe dovuto fare dopo il fallimento del vertice ministeriale di Cancun: riformulare la propria politica commerciale, che è parte della politica estera, alla luce dei cambiamenti planetari e dei problemi che viviamo. I paesi dell Africa e le piccole isole dei Caraibi e del Pacifico non hanno bisogno di libero commercio ma di un commercio più equo. Hanno bisogno di poter governare senza i limiti imposti dalle istituzioni internazionali governate dai paesi occidentali. Ne hanno bisogno soprattutto i paesi più deboli che non possono permettersi le libertà di una Cina. Può l UE cedere sul dogma del libero commercio? Può concedere in economia quella flessibilità che i suoi governi impongono ai propri lavoratori? Può almeno risparmiare in ipocrisia? Pluug&Play (letteralmente inserisci la spina e gioca ) è un termine utilizzato in informatica per definire la proprietà di un sistema di riconoscere il collegamento di una nuova periferica permettendone l uso immediato senza richiedere l installazione di un software specifico.
8 8 Fonte: Unicef, LA CONDIZIONE DELL INFANZIA NEL MONDO INFANZIA A RISCHIO, Quello che serve per ridurre e cancellare fame e povertà è un accordo di libero scambio?
9 I protagonisti: 4 gruppi poco omogenei L Unione Europea: 25 Stati per un totale di circa 470 milioni di persone (Superficie in milioni di Km 2 : 3,929). Prodotto interno lordo: miliardi di euro (1). L'Unione europea è una delle aree economiche più ricche del mondo, ma presenta forti disparità tra i suoi Stati membri e ancor più tra le sue circa 250 regioni. Il PIL delle dieci regioni più dinamiche dell'unione è circa il triplo di quello delle dieci regioni meno sviluppate. In un'unione a venticinque, 115 milioni di abitanti, pari ad un quarto della popolazione globale dell UE, vivono nelle regioni dove il reddito pro capite è inferiore al 75 percento della media generale (2). PIL: mld$ 9 PIL calcolato con i dati del The World Factbook 2003, CIA, USA.
10 10 I Paesi ACP 77 Stati per un totale di circa 638 milioni di persone (Ai negoziati EPA non partecipa Cuba anche se fa parte dei paesi ACP) 48 Paesi dell Africa Per una popolazione totale di circa 609 milioni di persone. Molti di questi paesi sono fra i più poveri del pianeta e sono in fondo alla classifica del reddito procapite e di quella basata sull indice di sviluppo umano coniato dall ONU. Il prodotto interno lordo totale nel 2001 ( * ) era pari a circa 674 miliardi di dollari. PIL: 674mld$ (* ): Questa cifra non comprende il Sud Africa. Calcoli basati su The World Factbook 2003, CIA, USA.
11 15 Paesi dei Caraibi Si tratta per lo più di piccole isole che totalizzano poco più di 22 milioni di abitanti. (Cuba fa parte dei paesi ACP ma non ha firmato l Accordo di Cotonou) Il prodotto interno lordo totale nel 2001 era pari a circa 49 miliardi di dollari. PIL: 49mld$ Paesi del Pacifico Quattordici isole per un totale di 6 milioni e 700 mila abitanti (PIL 2001 = 19 miliardi di dollari) PIL: 19mld$ Da questi pochi cenni appare chiaro che stiamo parlando in buona sostanza di accordi di libero scambio fra Ue ed Africa, visto che 609 milioni di abitanti su un totale di 638 vivono in questo continente, e che la maggioranza dei paesi ACP sono piccoli ed attraversati da gravissimi problemi di fame, di epidemie (si pensi solo all Aids) e di guerre.
12 12 Il Commercio fra UE ed ACP Le relazioni commerciali fra Unione Europea e paesi ACP hanno attraversato un periodo di stagnazione nel corso degli anni '90. Nel biennio 2000/01 si è registrato un aumento dei flussi commerciali, ma nel 2002 (3). Il commercio fra i due blocchi è tornato a calare (le esportazioni ACP verso l Unione sono calate del 5% (4) mentre le importazioni sono scese del 3,4%) Tabella import/export UE dai paesi ACP (valori espressi in milioni di ) Importazioni UE 23,0 21,5 21,8 28,6 31,2 28,5 (di cui petrolifere) 4,8 3,6 3,6 8,6 9,3 - Esportazioni UE 20,5 22,2 21,8 26,4 27,4 26,8 Principali prodotti importati dai paesi ACP (fonte Commissione Europea) Il grosso delle esportazioni dei Paesi ACP in UE rimane costituito da materie prime, petrolio e diamanti in testa, confermando la tradizione coloniale. Tra i manufatti un posto di rilievo è rappresentato dai prodotti del tessile e dell abbigliamento. Ecco alcune delle principali caratteristiche del commercio fra i due blocchi: La diversificazione delle esportazioni ACP è molto bassa: 5 prodotti: petrolio, diamanti, cacao, pesce e legname valgono il 60% delle esportazioni. 9 paesi del blocco generano il 60% delle esportazioni verso l UE, i tre principali paesi esportatori sono la Nigeria (22%), la Costa d Avorio (9%) e il Camerun (6%). I principali importatori di prodotti UE sono la Nigeria (18%), l Angola (7%) e le Bahamas (5%). Le esportazioni dei paesi meno sviluppati continuano a calare, nel 2003 sono scese del 17% rispetto all anno precedente. I Paesi africani costituiscono, in termini di valore, l 86% del commercio UE- ACP, I paesi dei Caraibi il 13%, quelli del Pacifico l 1%.
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