Per e ch c é un u ana n lisi del e la perico c losità sism s ica a locale? Luca Martelli

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1 Perché un analisi della pericolosità sismica locale? Luca Martelli

2 Gli strumenti di programmazione territoriale e pianificazione urbanistica devono fornire indicazioni per la riduzione del rischio sismico (che può essere quantificato in termini di danni, economici e sociali). Le componenti fondamentali che concorrono al rischio sono la pericolosità del territorio, la distribuzione della popolazione, degli insediamenti urbani, delle attività produttive e delle reti infrastrutturali (esposizione) e la loro qualità o capacità di resistere al danneggiamento (vulnerabilità). Un altra componente fondamentale per la quantificazione del rischio sismico è la capacità di reazione della comunità all evento in termini di ripresa delle attività economiche e sociali (resilienza). La capacità di reazione può risultare più efficace se sono state preventivamente messe in atto le opportune politiche di prevenzione

3 Cos è la pericolosità sismica locale? Alcuni tipi di terreni e particolari forme del paesaggio possono modificare il moto sismico aumentandone gli effetti e causando fenomeni di instabilità (effetti locali). Conoscere in anticipo dove un evento catastrofico, come un terremoto, può causare gli effetti dannosi è quindi un elemento fondamentale per la prevenzione del rischio e tale conoscenza risulterà tanto più efficace quanto prima sarà utilizzata. Perciò si ritiene di estrema importanza l applicazione degli studi di pericolosità sismica fino dalle prime fasi della programmazione territoriale e la pianificazione urbanistica.

4 Rete locale installata in aree significative di Predappio bassa (FC), in occasione della sequenza sismica del faentinoforlivese di aprile-maggio Evento del 9/5/2000, M L = 4.3 Distanza dall epicentro circa 30 km Componente NS

5 Amplificazione calcari Abruzzo 6/4/2009, M L =5.8; Mw=6.3 distanza dall epicentro <10 km su roccia su depositi fluvio-lacustri distanza dall epicentro km arenarie

6 Abruzzo 6/4/2009, M L =5.8; Mw=6.3 foto G. Totani e M.G.Lepidi Foto G. Boscainoe G. Pipponzi foto M. Tallini foto P. Marsan

7 Abruzzo, 6/4/2009 M L = 5.8, Mw = 6.3 LIQUEFAZIONE condizioni predisponenti: terreni sabbiosi saturi nei primi 15 m di profondità foto M. Tallini Pianura emiliana 20/5/2012 M L = 5,9 S. Carlo (FE) via VIII marzo S. Carlo (FE), via Rossini S. Felice s/p (MO), campo sportivo Foto V. Fioravante e Daniela Giretti

8 Abruzzo, 6/4/2009, M L = 5.8, Mw = 6.3 Cedimento di fondo dolina Crolli di volte di cavità sotterranee

9 Classificazione sismica dei comuni della Provincia di Bologna (OPCM 3274/2003) L OPCM 3274/2003 prevede che tutti comuni italiani siano classificati sismici, in zone a pericolosità decrescente: zona 1, pericolosità elevata zona 2, pericolosità media zona 3, pericolosità medio-bassa zona 4, pericolosità minima

10 Principali terremoti che hanno interessato l Emilia-Romagna Modificato da CPTI04

11 Le storie sismiche più significative della Provincia di Bologna (mod. da DBMI11) Bazzano I[MCS] Data Area epicentrale Io Mw Bolognese Bolognese Parmense Castel del Rio I[MCS] Data Area epicentrale Io Mw Appennino tosco-emiliano IMOLESE Appennino bolognese Castiglion de P. I[MCS] Data Area epicentrale Io Mw Castiglione dei Pepoli (BO) Garfagnana Garfagnana Lizzano in B. I[MCS] Data Area epicentrale Io Mw Garfagnana Frignano Appennino bolognese Imola I[MCS] Data Area epicentrale Io Mw Romagna Romagna centrale Romagna FAENZA Romagna Emilia orientale Romagna BASSA PADANA Molinella I[MCS] Data Area epicentrale Io Mw BASSA PADANA Romagna settentrionale Bologna I[MCS] Data Area epicentrale Io Mw Bolognese Bologna Bologna Bolognese Modenese Media valle del Reno Bolognese Bolognese Emilia orientale Basso Bresciano Bolognese Romagna Bolognese Bologna Bolognese Bolognese Bolognese BASSA PADANA Bolognese Cento I[MCS] Data Area epicentrale Io Mw Ferrara BASSA PADANA Garfagnana Monghidoro I[MCS] Data Area epicentrale Io Mw Appennino tosco-emiliano Appennino bolognese San Giovanni in Persiceto I[MCS] Data Area epicentrale Io Mw Bolognese Garfagnana

12 Map of observed liquefaction effects; updated June 7, 2012 data from STB Reno data from STB Affluenti Po data from GeoProCiv channel-levee facies alluvial plain facies meander facies (Po) abandoned river channel

13 Uno strumento di grande utilità per la definizione e rappresentazione della pericolosità sismica è la microzonazione sismica microzonazione sismica: suddivisione dettagliata del territorio in zone a diverso comportamento in caso di terremoto (risposta sismica locale), al cui interno la risposta sismica è ritenuta omogenea. In Emilia-Romagna la microzonazione sismica è regolata dalla Delibera dell Assemblea Legislativa 112/2007; ulteriore riferimento tecnico è costituito dagli Indirizzi e criteri per la microzonazione sismica approvati dal Dipartimento della Protezione Civile e dalla Conferenza delle Regioni e P.A. nel novembre 2008, e dai successivi aggiornamenti.

14 Gli studi di microzonazione sismica possono essere realizzati secondo diversi livelli di approfondimento (in accordo anche con gli indirizzi internazionali), sulla base delle finalità, delle criticità e delle risorse disponibili (sia in termini economici che temporali). I FASE PTCP: carta delle aree soggette ad effetti locali (tutto il territorio) Aree non interessate da depositi e forme che possono determinare effetti locali: no MS PSC: carta delle aree soggette ad effetti locali (aree urbane e urbanizzabili) approfondimento di I livello Aree con depositi e forme predisponenti a effetti locali II FASE aree pianeggianti/versanti poco inclinati con stratificazione orizzontale e piano-parallela; + effetti topografici MS semplificata approfondimento di II livello aree instabili e potenzialmente instabili; terreni liquefacibili; terreni scadenti (cedimenti); aree in cui sono previste opere di rilevante interesse pubblico + effetti topografici MS di dettaglio approfondimento di III livello Alle Amministrazioni Provinciali competono studi di livello 1 su tutto il territorio

15 I livello: individuazione delle condizioni geologiche e morfologiche che possono determinare effetti locali (Emilia-Romagna) Effetto atteso: AMPLIFICAZIONE Depositi (spessore 5 m): a) detriti di versante (di frana, di falda, eluvio-colluviali, depositi morenici, depositi da geliflusso, ) b) detriti di conoide alluvionale c) depositi alluvionali d) accumuli detritici pedemontani (falde di detrito e coni di deiezione) e) depositi fluvio-lacustri f) riporti antropici g) rocce del substrato alterate e/o intensamente fratturate h) litotipi del substrato costituiti da argille poco o mediamente consistenti e da sabbie poco cementate (litotipi caratterizzati da Vs< m/s) Elementi morfologici (cfr. EC8): -creste, cocuzzoli, dorsale allungate e versanti con acclività > 15 e altezza 30 m Effetti attesi: AMPLIFICAZIONE E CEDIMENTI - Depositi granulari fini sciolti, nei primi 20 m da p.c., con profondità media stagionale del tetto della falda acquifera minore di 15 m da p.c. (fattori predisponenti al rischio di liquefazione e densificazione) - Depositi (spessore 5 m) con caratteristiche geo-meccaniche scadenti: terreni granulari sciolti o poco addensati o di terreni coesivi poco consistenti, caratterizzati da valori N SPT < 15 o c u < 70 kpa o Vs 30 < 180 m/sec - Zone di contatto laterale tra litotipi con caratteristiche fisico meccaniche molto diverse (comportamenti differenziali) -Cavità sepolte (possibili comportamenti differenziali) Effetto atteso: INSTABILITÀ DEI VERSANTI - Zone instabili: zone direttamente interessate da fenomeni franosi attivi - Zone potenzialmente instabili: zone in cui sono possibili riattivazioni (frane quiescenti) o attivazioni di movimenti franosi (pendii con acclività > 15 costituiti da accumuli detritici incoerenti o da terreni prevalentemente argillosi o intensamente fratturati; versanti con giacitura degli strati a franapoggio con inclinazione minore o uguale a quella del pendio; zone prossime a frane attive; scarpate subverticali; aree detritiche prossime a orli di scarpata)

16 PGA o a gref Dalla Carta di Pericolosità Sismica, INGV(2004)

17 PTF Pieghe Ferraresi Mugello Garfagnana

18 C C Sismotettonica del territorio bolognese

19 A F. Reno (Malabergo) B

20 Pieghe Ferraresi Legenda PTF PTF PTF thrust pedeappenninico (Pedeapenninic Thrust Front)

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