LA BIODIVERSITA MARINA IN CALABRIA

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1 Nicola Cantasano Responsabile Scientifico Oasi blu W.W.F. Scogli di Isca Consiglio Nazionale delle Ricerche I.S.A.FO.M. Cosenza LA BIODIVERSITA MARINA IN CALABRIA IL MARE DELLA CALABRIA La particolare posizione della Calabria, bagnata da due mari, il Mar Tirreno ed il Mar Jonio, per uno sviluppo costiero complessivo di 780 Km., pari ad 1/5 del perimetro costiero nazionale, le conferisce il primato assoluto tra le regioni peninsulari italiane. L andamento della linea di costa appare estremamente diversificato alternandosi lungo l arco litorale della regione zone rocciose e sabbiose. Complessivamente le coste alte e rocciose costituiscono il 55% circa del perimetro costiero della Calabria mentre i litorali piatti e sabbiosi ne rappresentano il restante 45%. Questo profilo così contrastato della linea di costa ha determinato nel tempo la differenziazione di una grande varietà di habitat costieri e, di conseguenza, la notevole biodiversità marina dei popolamenti vegetali ed animali. L Italia è un paese ricco di biodiversità. Il WWF Internazionale vi ha individuato due ecoregioni prioritarie: le Alpi ed il Mediterraneo inserite a pieno diritto tra le 238 aree prioritarie, le cosiddette Global 200, contenenti il 90% della biodiversità complessiva del pianeta. L ecoregione mediterranea, in particolare, è stata suddivisa in 20 sub-ecoregioni sulle quali si sviluppa la politica di conservazione ecoregionale del WWF. Nel nostro territorio nazionale il WWF Italia ha individuato 36 aree prioritarie tra le quali l area prioritaria n.18, un estesa fascia territoriale della Calabria occidentale compresa tra la costa tirrenica calabrese e la valle del fiume Crati. LA FLORA MARINA DELLA CALABRIA La flora macroalgale della Calabria consiste complessivamente di 363 specie di cui 230 Rhodophyta (63%), 86 Ochrophyta (24%) e 47 Chlorophyta (13%). La composizione numerica regionale evidenzia una maggiore ricchezza floristica lungo le coste ioniche rispetto alle tirreniche. Nell ambito di una visione più ampia ed integrata della composizione macrofitobentonica italiana viene analizzato il rapporto numerico tra la consistenza floristica nazionale e quella regionale. Questi dati numerici evidenziano la notevole biodiversità specifica del fitobenthos calabrese che rappresenta il 42% del contingente floristico nazionale. I dati biogeografici regionali mostrano una rilevante incidenza percentuale delle specie atlantiche (42%) e di quelle cosmopolite (25%). La maggiore rilevanza percentuale di queste ultime, rispetto ai dati nazionali, viene del resto compensata dalla marcata riduzione degli endemismi mediterranei (21%) a livello regionale contro una media nazionale del 27%. Il fenomeno potrebbe essere determinato dalla notevole euriecia delle specie cosmopolite di provenienza atlantica ed indiana. L esistenza di una certa tendenza verso un progressivo cambiamento nella composizione della flora mediterranea sembra essere confermata anche dal recente processo di ingresso ed espansione di alcune specie alloctone indopacifiche ad affinità tropicale e subtropicale quali ad esempio Caulerpa racemosa (Cantasano N., 2001) che dal Canale di Suez è risalita lungo le coste tirreniche calabresi dalle zone meridionali verso quelle settentrionali della Calabria tirrenica.

2 LA BIODIVERSITA FLORISTICA Questi dati numerici evidenziano la notevole biodiversità specifica del fitobenthos calabrese che rappresenta nel suo complesso il 42% circa dell intero contingente floristico nazionale. I dati biogeografici regionali, riportati nello spettro corologico, mostrano una rilevante incidenza percentuale delle specie atlantiche (47%) e di quelle cosmopolite (23%). Il maggior peso ponderale di queste ultime, rispetto ai dati nazionali, viene del resto compensato dalla marcata riduzione degli endemismi mediterranei a livello regionale pari al 20% contro una media nazionale del 27%. Il fenomeno potrebbe essere determinato dalla notevole euriecia delle specie cosmopolite di provenienza atlantica ed indiana. LA FLORA DELLE COSTE TIRRENICHE L elenco floristico delle specie tirreniche, censite nel corso della mia ricerca, comprende 140 specie così ripartite nelle diverse classi: 90 rodoficee (64%), 28 feoficee (20%) e 22 cloroficee (16%). Si rileva la marcata predominanza numerica delle alghe rosse dovuta non solo al maggior numero di specie presenti in questa divisione ma anche alla loro maggiore adattabilità verso condizioni di scarsa penetrazione quantitativa e qualitativa della luce solare rilevata in gran parte delle stazioni di raccolta. Nell ambito delle rodoficee si evidenzia inoltre una relativa abbondanza di specie appartenenti all ordine delle Ceramiales, ben 50 su un totale di 90 specie. Le osservazioni effettuate in mare per un lungo periodo di tempo, dal 1992 al 2002, hanno consentito il ritrovamento di un gran numero di specie nuove per le coste calabresi (42 prime segnalazioni pari al 30% del totale delle specie censite). In termini di biodiversità, infine, i rilievi floristici effettuati lungo le coste tirreniche della Calabria, evidenziano un sensibile incremento della diversità specifica del fitobenthos calabrese e dei relativi endemismi mediterranei dalle zone settentrionali verso quelle meridionali della regione. Il CASO CAULERPA RACEMOSA Caulerpa racemosa (Forsskäl) J. Agardh v. cylindracea (Sonder) Verlaque, Huisman et Boudouresque: Entità indopacifica, alloctona ed invasiva nel bacino del Mediterraneo. La specie, termofila ed eurialina, epilita di acque superficiali, vive in aree esposte al moto ondoso su substrati duri ricoperti da sedimenti mobili e nelle zone di confine tra sabbia e roccia. Caulerpa racemosa ha colonizzato inizialmente le acque del bacino orientale del Mediterraneo, a partire dalle coste tunisine. La prima segnalazione per il Mediterraneo fù del 1926, anno in cui venne individuata da G. Hamel nel Golfo di Gabes. Le prime segnalazioni lungo le coste italiane risalgono invece al 1993 per le zone sud-orientali della Sicilia e per l isola di Pantelleria (Cormaci et al., 1993). La prima segnalazione di Caulerpa racemosa per le coste tirreniche calabresi è del 2000 (Cantasano N., 2000) e conferma il carattere invasivo ed infestante della specie nel bacino occidentale del Mediterraneo. Il luogo del ritrovamento della specie è localizzato lungo un tratto di costa tirrenica di fonte a Torre Ruffa su un piccolo rilievo roccioso sommerso, alla profondità di circa due metri, parzialmente ricoperto da sedimenti. Nel luogo del rinvenimento Caulerpa racemosa si presenta sotto forma di popolamento puro. Negli anni seguenti sono state individuate altre zone della costa tirrenica calabrese colonizzate dalla specie a conferma di una sua graduale espansione demografica verso le zone settentrionali della Calabria tirrenica.

3 POSIDONIA OCEANICA La situazione regionale, appare piuttosto critica ed evidenzia uno stato generale di sofferenza delle praterie presenti lungo le coste tirreniche della Calabria dove su tredici posidonieti censiti ben otto risultano in regressione. Le praterie calabresi sono concentrate nelle zone settentrionali e meridionali del versante tirrenico. Gli erbari in sofferenza sono in genere localizzati in prossimità delle foci dei corsi d acqua continentali, a conferma del ruolo inquinante fondamentale dei delta fluviali nell ambito del fenomeno regressivo a carico delle praterie. Il fenomeno, che conferma peraltro il trend negativo dei dati nazionali, risulta determinato da diversi fattori quali: l inquinamento organico ed inorganico dell ambiente marino costiero, lo scarico dei reflui urbani, domestici ed industriali veicolati dai corsi d acqua continentali, la pesca a strascico indiscriminata ed in alcuni casi anche i sistemi irrazionali di ancoraggio lungo la linea di costa. Le condizioni attuali del bacino occidentale del Mediterraneo sono molto precarie ed in diverse aree costiere emergono criticità ambientali di difficile soluzione. Tale situazione potrebbe portare nel tempo non solo ad un netto calo degli endemismi mediterranei ma anche e soprattutto ad una perdita graduale in termini di biodiversità marina. La soluzione del problema deve nascere da una gestione integrata del territorio regionale nel quale costa ed entroterra costituiscano un sistema ambientale unitario. La perdita dei livelli di biodiversità regionale viene confermata dalla evidente regressione delle praterie di Posidonia oceanica, specie vegetale endemica del Mediterraneo. Gli erbari erano un tempo distribuiti lungo gran parte delle coste tirreniche e ricoprivano un areale complessivo teorico stimabile in circa 15 ettari di superficie. Lo sviluppo delle praterie lungo le coste tirreniche della Calabria ha inoltre favorito nel tempo l evoluzione di nuove entità endemiche del Mediterraneo. In tal senso Posidonia oceanica svolge un importante effetto trainante in questo processo di speciazione. La situazione attuale evidenzia invece una netta riduzione nella distribuzione geografica e nell estensione dei posidonieti, oggi ridotti ad una superficie complessiva di circa 7 ettari. Il fenomeno potrebbe nel tempo provocare la scomparsa di questi neo - endemismi evolutisi in seguito alla presenza degli erbari. LA FAUNA MARINA DELLA CALABRIA La fauna marina della Calabria, ad esclusione della componente zooplanctonica, comprende specie di cui Invertebrati e 459 Vertebrati (Minelli A. et al., ). La composizione numerica regionale evidenzia la grande ricchezza faunistica delle coste calabresi. La fauna marina della Calabria costituisce, infatti, il 73,9% del contingente faunistico nazionale. Di particolare rilievo, a livello regionale, i phyla dei Trematodi Monogenei e dei Picnogonidi, il cui numero di specie corrisponde all intera compagine nazionale. Molto rari, invece, i Platelminti ed i Rotiferi con bassi valori percentuali, rispettivamente il 14,3% ed il 17,5% della composizione nazionale. Merita inoltre un certo interesse la composizione numerica e la distribuzione regionale di alcuni phyla animali: Cnidaria Antozoa: numerose specie termofile, originariamente confinate nel bacino occidentale del Mediterraneo sono oggi distribuite lungo tutte le coste italiane; Mollusca Gastropoda: alcune specie, ed in particolare quelle endemiche, legate alle biocenosi climax del Mediterraneo, sono oggi minacciate ed in pericolo di estinzione a causa della rarefazione di questi tipici ecosistemi mediterranei, quali le praterie di Posidonia oceanica (PP) ed il Coralligeno (C), lungo le coste calabresi; Crostacea Decapoda: numerose specie alloctone presentano una notevole capacità invasiva ed hanno colonizzato il bacino occidentale del Mediterraneo ed in particolare le

4 coste calabresi dove sono presenti un numero complessivo, tra entità autoctone ed alloctone, di 249 specie pari al 85,8% delle presenze nazionali. LA BIODIVERSITA FAUNISTICA La biodiversità della fauna marina regionale comprende 584 specie endemiche pari al 7,6% della composizione numerica regionale mentre le specie minacciate sono 95 pari al 1,2% del contingente regionale. I phyla animali che presentano i più alti livelli di endemismo, compresi nell ambito degli invertebrati, sono nell ordine i Gastrotrichia, i Tardigrada e gli Cnidaria rispettivamente con il 31,3%, il 25,7% ed il 19,9% dei dati numerici nazionali. La divisione animale più minacciata ed a rischio di estinzione, appartenente ai vertebrati, è quella dei Reptilia con una percentuale di minaccia pari al 100% delle specie presenti. Si rileva quindi un elevato grado di endemismo regionale pari al 7,6% della fauna italiana sebbene il grado di minaccia delle specie animali presenti in Calabria, pari all 1,2%, risulti superiore alla media nazionale. In generale la fauna marina della Calabria appare molto diversificata e mostra un graduale processo di espansione demografica nell areale di distribuzione di numerose specie a conferma della fase attuale di progressiva meridionalizzazione del bacino del Mediterraneo. AREA PRIORITARIA N.18 L area prioritaria in oggetto è un estesa fascia territoriale della Calabria occidentale compresa tra la costa tirrenica calabrese e la valle del Fiume Crati. Questo territorio coincide internamente con i rilievi montuosi della Catena Costiera mentre la zona litorale si estende linearmente per una lunghezza di circa 70 chilometri da Paola fino al limite settentrionale della piana di S Eufemia. La catena costiera, naturale proseguimento della dorsale appenninica, si estende parallelamente ed a stretto ridosso della costa tirrenica calabrese. Nella parte settentrionale dell area prioritaria la notevole piovosità dovuta al particolare regime climatico della zona, la totale assenza di fenomeni carsici ed una certa impermeabilità dei suoli favoriscono la formazione di importanti invasi naturali, unici ed esclusivi per l intera regione. L area prioritaria riveste notevole importanza su scala ecoregionale per la presenza nei territori interni di alcune specie endemiche di anfibi e rettili, alcune delle quali in pericolo di estinzione. Gli ambienti marini costieri sono caratterizzati dalla presenza delle praterie di Posidonia oceanica, habitat prioritario in fase di graduale regressione. La minaccia principale per la conservazione della biodiversità terrestre sono gli incendi boschivi che mettono in pericolo l equilibrio ecologico della zona e contribuiscono alla graduale desertificazione delle superfici rurali mentre nell ambiente marino il problema fondamentale è l erosione costiera. Nel tratto costiero compreso tra Capo Bonifati e Nocera Terinese il fenomeno erosivo interessa gli arenili di diverse località rivierasche quali: Amantea, Belmonte Calabro, Longobardi, Paola e Fuscaldo. In questa regione costiera la linea di costa ha subito in circa trenta anni, dagli anni 50 agli anni 80, una riduzione della sua estensione di circa due milioni di metri quadrati di superficie mentre, nello stesso periodo, lungo questo tratto costiero sono stati estratti dalle foci degli alvei fluviali e dagli arenili metri cubi di inerti. Questi dati evidenziano la gravità del fenomeno che impone contromisure urgenti. La gestione della fascia litorale richiede non solo uno studio analitico ed approfondito dell evoluzione nel tempo della linea di costa, ma anche una gestione razionale dei territori interni ed in particolare dei corsi d acqua continentali che riversano le loro portate liquide e solide nei bacini costieri dove confluiscono i reticoli idrografici della zona. I programmi per la salvaguardia degli ambienti marini costieri devono essere quindi inseriti nell ambito dei piani delle autorità di bacino finalizzati alla protezione dei corpi idrici defluenti

5 verso il mare. Costa ed entroterra costituiscono infatti un sistema ambientale unitario la cui gestione richiede un impostazione integrata. CONCLUSIONI La regione Calabria si caratterizza per la presenza di un vasto patrimonio naturale formato da ambiti costieri e montani di particolare interesse naturalistico e paesaggistico. La Rete Natura 2000 risulta composta da 6 zone ZPS e da 179 Siti SIC per un estensione complessiva di circa ettari pari al 6,80% del territorio regionale. La presenza di tre parchi nazionali e di numerose riserve naturali dello Stato amplia notevolmente la superficie regionale protetta. Complessivamente sono tutelati ettari di territorio pari al 20,80% dell intera superficie regionale. Questi dati numerici fanno della Calabria la quarta regione italiana in termini di protezione ambientale e di conservazione della biodiversità nazionale. Tale quadro regionale, pur nella sua rilevanza numerica, nasconde tuttavia una marcata carenza nei livelli di protezione ambientale e di copertura territoriale degli ambienti marini calabresi. La distribuzione dei siti marini appare territorialmente parcellizzata e numericamente molto ridotta. Lungo le coste della regione, infatti, esistono solo 14 siti S.I.C. marini per una superficie protetta di appena ettari mentre ne esistono ben 165 terrestri pari a ettari Questa marcata incongruenza e la scarsa considerazione riservata dalle autorità politiche ed amministrative agli ambienti marini della Calabria riguarda non solo il semplice dato numerico ma anche le tipologie degli habitat marini protetti. Tutti i siti SIC marini, infatti, sono stati istituiti solo ed esclusivamente per la protezione delle praterie di Posidonia oceanica, mentre si sono del tutto ignorati altri habitat prioritari quali le biocenosi delle grotte marine sommerse e semisommerse e/o altri ecosistemi climax endemici del Mediterraneo, attualmente in grave fase di regressione, quali ad esempio le comunità coralligene (C) o le biocenosi a Cystoseira, entrambe indicate nella Direttiva Habitat 92/43/CEE. Il problema della protezione e della valorizzazione del patrimonio ambientale regionale dovrebbe essere inquadrato nell ambito di una nuova prospettiva concettuale in grado di evolvere, da un tipo di tutela puntiforme e localizzata in ambiti spaziali ristretti, ad una gestione ambientale unitaria secondo una pianificazione territoriale di area vasta, un modello concettuale innovativo capace di coniugare territori marini e terrestri in una unica matrice ambientale.

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