Esercizi Spirituali in Città Dio Padre Misericordioso "Commosso gli corse incontro (Lc. 15,21) Riflessione di S.E. Mons. Angelo De Donatis PERDONO

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1 Dal Vangelo di Luca (15, 11-32) 11 Gesù raccontò anche questa parabola: 'Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane disse a suo padre: 'Padre, dammi la mia parte d'eredità'. Allora il padre divise il patrimonio tra i due figli. 13 'Pochi giorni dopo, il figlio più giovane vendette tutti i suoi beni e con i soldi ricavati se ne andò in un paese lontano. Là, si abbandonò a una vita disordinata e così spese tutti i suoi soldi. 14 'Ci fu poi in quella regione una grande carestia, e quel giovane non avendo più nulla si trovò in grave difficoltà. 15 Andò da uno degli abitanti di quel paese e si mise alle sue dipendenze. Costui lo mandò nei campi a fare il guardiano dei maiali. 16 Era talmente affamato che avrebbe voluto sfamarsi con le ghiande che si davano ai maiali, ma nessuno gliene dava. 17 'Allora si mise a riflettere sulla sua condizione e disse: 'Tutti i dipendenti di mio padre hanno cibo in abbondanza. Io, invece, sto qui a morire di fame. 18 Ritornerò da mio padre e gli dirò: Padre ho peccato contro Dio e contro di te. 19 Non sono più degno di essere considerato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi dipendenti'. 20 'Si mise subito in cammino e ritornò da suo padre. 'Era ancora lontano dalla casa paterna, quando suo padre lo vide e, commosso, gli corse incontro. Lo abbracciò e lo baciò. 21 Ma il figlio gli disse: 'Padre, ho peccato contro Dio e contro di te. Non sono più degno di essere considerato tuo figlio'. 22 'Ma il padre ordinò subito ai suoi servi: 'Presto, andate a prendere il vestito più bello e fateglielo indossare. Mettetegli l'anello al dito e dategli un paio di sandali. 23 Poi prendete il vitello, quello che abbiamo ingrassato, e ammazzatelo. Dobbiamo festeggiare con un banchetto il suo ritorno, 24 perché questo mio figlio era per me come morto e ora è tornato in vita, era perduto e ora l'ho ritrovato'. E cominciarono a far festa. 25 'Il figlio maggiore, intanto, si trovava nei campi. Al suo ritorno, quando fu vicino alla casa, sentì un suono di musiche e di danze. 26 Chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa stava succedendo. 27 Il servo gli rispose: 'È ritornato tuo fratello, e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello, quello che abbiamo ingrassato, perché ha potuto riavere suo figlio sano e salvo. 28 'Allora il fratello maggiore si sentì offeso e non voleva neppure entrare in casa. Suo padre usci e cercò di convincerlo a entrare. 29 'Ma il figlio maggiore gli disse: 'Da tanti anni io lavoro con te e non ho mai disubbidito a un tuo comando. Eppure tu non mi hai dato neppure un capretto per far festa con i miei amici. 30 Adesso, invece, torna a casa questo tuo figlio che ha sprecato i tuoi beni con le prostitute, e per lui tu fai ammazzare il vitello grasso. 31 'Il padre gli rispose: 'Figlio mio, tu stai sempre con me e tutto ciò che è mio è anche tuo. 32 Non potevo non essere contento e non far festa, perché questo tuo fratello era per me come morto e ora è tornato in vita, era perduto e ora l'ho ritrovato''. Giovedi 25 febbraio 2016 Pagina 1

2 Sempre è bello ritornare su questo brano, ma in modo particolare nell' anno che stiamo vivendo e non si può prescindere da questo brano Lc. 15. Quando lo medito il ricordo va sempre a quel bellissimo quadro di Rembrandt "Il ritorno del Figliol Prodigo". E' una porta d'ingresso, quel quadro, alla misericordia e se vi ricordate bene perché l'abbiamo tutti davanti quell'immagine, quel quadro ci cattura cioè il Padre che cattura il nostro sguardo perché il volto è pieno di luce, sprigiona tanta luce mentre il quadro è quasi tutto al buio il viso è luminosissimo e quella luce dal volto scende sulle braccia e sulle mani e avvolge il figlio che viene quasi soffocato sul grembo quasi per dire non mi dire niente e quella luce oltre ad arrivare al figlio piccolo raggiunge anche il figlio maggiore che sta un po dietro e a tutti e due il Padre dona la luce della sua misericordia. Oltre alla luce non si vedono bene gli occhi sembra quasi un cieco e ci fa pensare che non è uno accecato dall'ira, ma sono delle lacrime di dolore di un padre ferito dal peccato e allora diventa abbraccio e lo sguardo è di un Padre ferito dal peccato dell'uomo. Ecco per tenere presente un punto di riferimento visivo, ma questo brano suscita sempre tantissime emozioni dentro di noi quando lo meditiamo perché tocca la nostra relazione con il Padre e quello che abbiamo davanti è un testo da un punto di vista teologico importantissimo fitto, profondo. Quando si tratta del Padre occorre sempre tenere presente questo racconto perché qui abbiamo le categorie teologiche di come va pensato il Padre. Non si può prescindere da questo brano se si vuole fare un discorso sul Padre. E' importante vedere il rapporto del Padre con il primo figlio. Quello che succede nei primi versetti potremmo definirlo così: si tratta dell'uccisione del Padre perché l'eredità si può chiedere solo quando il padre è morto e non prima. Chiedere l'eredità prima significa "tu hai finito, non esisti più per me, non ci sei più per me, non conti più, hai finito di essere significativo nella mia vita, dammi quello che è già mio, ti ho eliminato e il Padre non esiste più. Succede una cosa tremenda è la proclamazione di un'esistenza assoluta di se stesso del proprio io, se io voglio affermare con una certa prepotenza con un certo orgoglio il mio io il primo gesto che devo compiere è quello di eliminare il padre. Attenzione non la madre, ma il padre, perché la madre nutre sempre il nostro io. Il padre dice no all'onnipotenza, dice no alla mia onnipotenza e questo avviene non solo nei confronti del padre terreno, ma anche nei confronti di Dio è un grande ingombro per mia liberta per la mia indipendenza. La caratteristica di un padre: se c'è un padre c'è dipendenza, invece il mio io nel suo inganno è convintissimo che per essere se stesso non deve dipendere da niente e da nessuno. Il Padre è una minaccia all'indipendenza e allora l'eredità deve diventare godimento, devo utilizzarla serve al mio io. Durante il mio servizio di padre spirituale in Seminario, uno dei passaggi più delicati della formazione della vita spirituale era aiutare a fare questo passaggio di conversione da l'essere protagonisti a diventare figli. E questo cammino non termina mai nella vita perché il nostro io vuole imporsi, vuole essere protagonista ma essere figli è un'altra cosa. Questo figlio quando ebbe speso tutto si trovò in una difficile situazione: inizia la carestia dice il testo "si trova nel bisogno". Intanto questo paese non ha nome perchè è il mondo è la vita, ma la vita proprio perché creata da Dio non può essere fatta per affermare il proprio io, non ci è data per padroneggiare per mettere noi stessi al centro: la vita ci è data per essere figli. Succede qualcosa che ci lotta contro cioè viene la carestia una realtà che non mi aspettavo e che non risponde a quello di cui ho bisogno. Se si ha fiducia nella vita porta ad una profonda purificazione. La vita non ci è data per il successo personale ma per diventare figli. Quello che non riesce a questo figlio è l'autonomia. Riuscire a fare in tutto e per tutto per conto proprio ad avere le risposte a tutti i bisogni. E questo figlio si trova nel bisogno. Il bisogno è la nostra prima schiavitù. Il bisogno che noi sperimentiamo nella vita è il limite. Esempio banalissimo: il bambino piccolissimo perchè è attaccato al seno della madre? Perché ha fame e quello è il primo limite con cui facciamo i conti. Il seno di nostra madre è stata la prima dipendenza che abbiamo sperimentato. Il bisogno come tutte le cose della realtà umana, può portarci alla Giovedi 25 febbraio 2016 Pagina 2

3 vita ma può portarci alla morte. Viviamo nella verità e ci viene questo discernimento per la libertà perché una cosa la possiamo usare per la vita o per la morte. Allora perché è importante il bisogno? Perché ci fa scoprire il nostro limite, la nostra dipendenza. Il bisogno crea sempre la possibilità di vedere che tu dipendi, pensavi di essere distaccato, pensavi di esserti dichiarato orfano e ti accorgi che non sei autosufficiente. La Parabola continua dicendo "non c'era nessuno". Il bisogno ti ridimensiona non ti fa sentire Dio e mosso da bisogno comincia un cammino di riavvicinamento. Quando viviamo il limite questo ci costringe a misurarci con la realtà altrimenti non saremmo capaci di essere aderenti alla realtà. il figlio comincia un processo di verità e siccome vuole mangiare e l'altro limite è quello che deve lavorare perché se lavori puoi mangiare e fa l'ultimo lavoro possibile insieme al bisogno c'è il desiderio "avrebbe voluto saziarsi delle carrube che mangiavano i porci ma nessuno gliene dava". C'è una fame non soltanto fisica ma più profonda non mi basta essere saziato al momento c'è qualcosa altro c'è un desiderio più profondo. S. Agostino lo chiama "rigor cordis", la piega più nascosta, il centro del cuore, il desiderio. S.Agostino dice il desiderio è già preghiera perché mi spinge: "e allora rientrò in se stesso e disse quanti salariati muoiono di fame." Sulla conversione non dobbiamo mai dimenticare che la conversione avviene prima del perdono: è il perdono che suscita la conversione. Tante volte diciamo a noi stessi e agli altri convertiti e sarai perdonato. Non è vero! Non è vero! E' perché sei amato che tu cambi e ti converti. Abbiamo commentato tante volte questo brano dicendo qui sta succedendo qualcosa di importante, si sta convertendo e invece no non è vero! Lui si sta rendendo conto solo che ha fame, anche nella vita spirituale bisogna rendersi conto che si ha bisogno dell'altro. Nessuno si può salvare da solo. Nessuno! E si rende conto solo che da suo padre si mangia. Sono solo le crisi glicemiche che lo portano a casa da suo padre. Non illudiamoci qui c'è solo uno stomaco che ha fame e siccome quella è l'unica strada che conosce l'accetta e ritorna. Lui non dice niente del padre, non si ricorda niente del padre, mi ha amato, non dice mi ha dato tutto, lui si ricorda solo che lì si mangia. "mi alzerò e andrò da mio padre" e con quel piccolo brandello di verità torna a casa. Perché per tornare a casa bisogna smetterla di nascondersi e la prima cosa da fare è che devi essere vero perché se non c'è la verità non ce la farai a tornare a casa. Se non sei una persona vera non lo incontrerai questo Padre. Bisogna partire lasciare se stessi, lasciare anche il posto dove noi pensavamo fossimo felici e incamminarsi verso il padre. Con questo pezzetto di verità, ed è importante in questo periodo di Quaresima è riprendere il cammino su questo: ma io sono vicino alla realtà, alla verità o sto mentendo? Dove mi trovo? Ho un pezzetto di verità per tornare a casa? E la menzogna è illusione, inganni deliri nei quali spesso possiamo cadere nella nostra vita. Il secondo spunto, cuore del brano, è il Padre perché il titolo è proprio questo "il Padre Misericordioso" e non il figlio prodigo perché chi è ricco di misericordia è il padre dice il testo. Il Padre quando ancora era lontano lo vide e commosso gli gettò le braccia al collo e lo baciò. L'originale dice il Padre lo baciò a lungo e continuava a baciarlo. Perché questo è un padre che ti anticipa. Questo è il suo perdono. Il suo perdono c'è sempre non perché cambio vita: io mi sono mosso perché avevo fame, ma lui è già lì, lui si è mosso mi aspettava. Ci vuole un po di verità per tornare a casa, basta un briciolo di verità perché lui mi corra incontro, e magari sarà importante per non essere schiavi di se stessi ma la cosa principale è che lui mi precede che lui c'è e siccome mi precede è lui che mi converte all'amore. È un amore che viene prima! E come dice San Paolo pur essendo peccatori noi siamo stati amati. Il Cristianesimo è tutto qui: quanto sarebbe bello far sentire agli altri questa dimensione della vita e l'evangelizzazione è tutta qui sentire che Giovedi 25 febbraio 2016 Pagina 3

4 siamo amati, raccontare che siamo amati e allora si ha un senso del peccato e qui è un Padre che corre che bacia che abbraccia che si getta collo. Un particolare non trascurabile è che il bacio non viene dato sulla guancia, non è quello del saluto sulla guancia, ma sulla bocca non in maniera erotica (che verrà nel '700), ma è la comunione del fiato io ti sto rigenerando perché attraverso il bacio passa la vita ti sto rigenerando di nuovo, ti ridono la vita. E poi il Padre non dice una parola sta in silenzio. Quando l'amore c'è non ha bisogno di parole, l'amore si testimonia, è un segno l'amore, ecco perché l'amore sta in silenzio. Allora meraviglioso tutto quello che succede dopo. Il Padre parla ai servi e qui viene in mente il brano di Luca dove il Signore "si siederà lui stesso alla mensa e servirà alla mensa". Tutti i segni della primogenitura e questo figlio, la parabola lo permette, questo figlio è Gesù Cristo perché il Padre quando vede noi vede suo figlio e in questo figlio siamo tutti figli e ci vede tutti noi ecco perché questa festa. Non è un vecchio che non capisce niente che fa una festa così. È una festa che umanamente non ha senso perché a livello umano avrebbe avuto senso se avesse detto avevo ragione io e invece qui c'è una festa esagerata eccessiva. Le categorie teologiche sono importanti. Perché vince il mistero teologico la categoria dell'esagerazione del Padre. Perché lui il padre guarda suo figlio nel quale si è compiaciuto la soddisfazione grande del padre di ritrovarsi nel figlio. Io e il mio figlio siamo una cosa sola. Noi siamo forti di questo perché resi figli nel figlio grazie a Dio e per opera dello Spirito Santo. Questa è la storia che dobbiamo raccontare: un padre innamorato del figlio. Un'ultima parola sul figlio maggiore che risulta antipatico perché gli somigliamo, gli somigliamo tanto: lui è nei campi, lui lavora, non perde tempo è il maggiore in senso anagrafico, pieno di orgoglio lui non chiede niente al padre, glielo dirà al padre io non ti ho mai chiesto nulla è autonomo non l'ha eliminato ma non l'ha mai incontrato. Lui chiede informazioni non interessa la comunicazione. C'è una bella differenza tra informazione e comunicazione perché la comunicazione richiede una relazione. Lui vuole essere informato e chiede al servo e il servo racconta. In realtà questa festa straordinaria perché si celebra la vita del figlio, la sua rinascita, la salvezza. Il fratello maggiore si rabbuiò e non vuole entrare perché nasce da una logica "io che mi sono sempre comportato così. Il comportamento di mio padre non è giusto non è possibile. A lui l'arrabbiatura serve per non entrare in casa perché quando siamo arrabbiati non vogliamo partecipare alla festa, ci separiamo. E di nuovo esce il padre a pregarlo e prende l'iniziativa: ecco il perdono esce di nuovo. Il buon pastore che va a cercarlo per parlargli. È il padre che si muove come si era mosso per l'altro figlio. Bruttissima la frase del figlio che dice "da tanti anni e non ho mai disubbidito ad un tuo comando". Bruttissima questa frase sembra la preghiera del fariseo "grazie Signore perché io non sono come gli altri " L'orgoglio ma anche la menzogna perché come si fa a dire non ho mai trasgredito un comando. Siamo tutti peccatori e qui c'è la menzogna lui si ritiene l'unico giusto in quella casa. "Anche io avevo una festa". Vedete tutto costruito molto bene perchè il vitello grasso era l'offerta più solenne e lui invece parla di un capretto che ha un valore minore, un'offerta minore. Gli rispose il padre "Figlio io ti amo bisognava fare festa" Non sappiamo se è entrato in casa, la parabola non lo dice, ma questa storia non finisce qui perché è la storia di tutti noi è la nostra storia fino alla fine del mondo e nessuno di questi due figli è modello. Sono due modalità sbagliate di essere figli. L'unica persona giusta è il padre nella sua esagerazione. Due modi di essere figli che rispecchiano i nostri modi di esser figli. Il modello perfetto è Cristo perché il figlio è lui, la verità, lui che con la sua morte e la sua resurrezione ha donato la possibilità di essere figli pienamente figli. Giovedi 25 febbraio 2016 Pagina 4

5 Chiediamo al Signore la grazia di fare esperienza di cosa significhi essere figli, il dono di fare in questa Quaresima un cammino verso la verità per essere veri, per essere figli, magari già facciamo passi verso la verità perché essere più autentici è un grande dono perché il perdono è per tutti, ma riconoscere chi siamo davanti a Lui che siamo figli fatti ad immagine e somiglianza e guardare Gesù Cristo e fissare lo sguardo su di lui è la strada migliore ed è una grazia grande capire questo. San Francesco nella sua preghiera diceva "Signore fammi capire chi sei tu, fammi capire chi sono io". Nella nostra vita, in questo cammino di Quaresima proviamo a togliere le cose che ci appesantiscono, proviamo a rendere la nostra vita più semplice, lasciamoci fare dalla verità non creiamo dolori per niente perché il dolore creato da noi non serve a niente. Pensiamo a questo cammino di diventare figli perché amati e perdonati Adesso rimaniamo in silenzio davanti al Santissimo. Ripercorriamo il brano e pensiamo a quale versetto ci ha riscaldato il cuore, a quale versetto abbiamo sentito più luminoso per la nostra vita, sottolineatelo e cominciate a ripeterlo come una litania perché è per voi per la vostra vita è luce per i passi che state vivendo e cominciate a parlare con colui che vi sta dicendo questa parola perché la parola è una persona viva. Giovedi 25 febbraio 2016 Pagina 5

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