SAFETY DAY LA SICUREZZA NELLE ATTIVITA DI FONDERIA
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- Ambrogio Pavone
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1 SAFETY DAY LA SICUREZZA NELLE ATTIVITA DI FONDERIA Residui di fonderia: una risorsa non un problema Gualtiero CORELLI - Assofond Alessandro GIAMBANCO Omnisyst S.p.A. Castenedolo (BS), Giovedì 13 Marzo 2014
2 UN TEMA RILEVANTE PER IL SETTORE Il Settore della Fonderia, in relazione ai processi di fusione ed ai sistemi di formatura a perdere in sabbia impiegati, è caratterizzato da una elevata produzione specifica di rifiuti (in particolare costituiti da: terre esauste e fini legati al ciclo di lavorazione delle terre; alle polveri derivanti dalla depolverazione delle emissioni in aria; e dalle scorie di fusione).
3 ALCUNI DATI I dati ufficiali disponibili (riportati nel primo rapporto sui rifiuti speciali pubblicato dall ANPA), confermano le valutazioni di Assofond, circa l incidenza elevata di tali rifiuti sul prodotto, oscillante fra lo 0,55 e lo 0,95 % ( kg/t di getti prodotti): CER TIPOLOGIA DI RIFIUTO INCIDENZA (Kg/t) scorie di fusione terre esauste e fini Polveri ciò determina la rilevanza del problema dello smaltimento, sia da un punto di vista tecnico, che organizzativo ed economico per le imprese del settore Fonderia.
4 LA RILEVANZA ECONOMICA In particolare, dal punto di vista economico, la voce smaltimento per il Settore Fonderie, incide oggi per oltre di euro (1,4% circa del fatturato del Settore). L entità del problema e la necessità di contenere i costi di smaltimento, ha portato negli anni a privilegiare canali di smaltimento che portassero al riutilizzo dei residui di fonderia, all interno di processi industriali o di attività che li potessero impiegare in sostituzione di altrettante materie prime naturali, con potenziali notevoli vantaggi economici per entrambe le parti, oltre ai vantaggi in termini ambientali per la collettività (minor ricorso a tecniche tradizionali di smaltimento quali la discarica da un lato, minor utilizzo di materiali di scavo dall altro). 4
5 LA NORMATIVA SUL RIUTILIZZO Da un punto di vista normativo, l attuale legislazione privilegia in termini generali il riutilizzo rispetto alle attività di smaltimento (confronta Art. 180-bis D.Lgs 152/06), anche se si deve registrare che alle affermazioni di principio sovente non fa riscontro una effettiva incentivazione alle attività di riutilizzo Attualmente la normativa, per i citati residui delle attività di Fonderia, identifica nel D.M. Ambiente 5 febbraio 1998, possibilità di recupero in differenti settori di utilizzo 5
6 RIUTILIZZO DEI RESIDUI DI FONDERIA Scorie di fusione Terre esauste (punto 4.4, all. 1 DM ) (punto 7.25, all. 1 DM ) a) Cementifici a) Cementifici b) produzione di conglomerati cementizi e bituminosi per l edilizia e il territorio c) industria vetraria d) acciaierie e fonderie di 1 e 2 fusione per il recupero di materiali ferrosi e non ferrosi e) formazione di rilevati, sottofondi stradali e massicciate ferroviarie (*) b) produzione di calce idraulica f) utilizzo per recupero ambientali (*) f) industria vetraria g) utilizzo per copertura di discariche per RSU (*) c) processi di rigenerazione delle sabbie di fonderia esauste d) industria dei laterizi della ceramica e dell argilla espansa e) produzione di conglomerati per l edilizia g) industria ceramica h) produzione di conglomerati bituminosi i) utilizzo per rilevati e sottofondi stradali (*) (*) Il recupero è subordinato all esecuzione del test di cessione sul rifiuto secondo il metodo di cui all allegato 3 del DM
7 LA «SICUREZZA» NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI Fra i tanti «retaggi» culturali che ostacolano la diffusione delle attività di riutilizzo dei residui delle lavorazioni di Fonderia, un ruolo importante giocano i media, che spesso portano all attenzione del pubblico, situazioni nelle quali attraverso attività di riutilizzo, si sono mascherati illeciti smaltimenti di rifiuti vari, molti dei quali pericolosi, che nulla avevano a che vedere con i residui di Fonderia o di Acciaieria, come nel caso delle scorie utilizzate nei sottofondi stradali. (vedi recenti casi della Brebemi e dell Autostrada A4 Milano-Venezia). In tali casi la «Fonderia» viene sbattuta in prima pagina quale causa degli avvelenamenti ambientali occultati. 7
8 LA «SICUREZZA» NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI A fronte di tali situazioni, è necessario potere dimostrare l assoluta «bontà» delle attività svolte dalla Fonderia e l assoluta rispondenza dei rifiuti avviati ad attività di riutilizzo, ai requisiti definiti dalle norme, oltre alla correttezza della Fonderia in tutte le attività di gestione del rifiuto dalla sua produzione al suo conferimento. Una «gestione sicura» del rifiuto passa attraverso una serie di adempimenti ed approfondimenti tecnico-analitici che, al di la di rispondere a precisi obblighi normativi, rappresentano la base per una corretta e trasparente attività, che pone la Fonderia al riparo da possibili «coinvolgimenti», sia per le responsabilità di natura penali, sia per tutelare l immagine della Fonderia e di un Settore che ha sempre operato nel pieno rispetto delle regole. 8
9 GLI OBBLIGHI DEL PRODUTTORE Il produttore di un rifiuto ha l obbligo di procedere alle seguenti attività: Classificazione del rifiuto (nelle fattispecie giuridiche definite dalla normativa ex art. 184 e 184- bis), con assegnazione del relativo codice CER Caratterizzazione del rifiuto Troppo spesso si fa confusione fra classificazione e caratterizzazione di un rifiuto, in quanto i due termini sono utilizzati come sinonimi. Nella realtà si tratta di due aspetti ben distinti, ovvero di due momenti diversi del processo conoscitivo di un rifiuto. 9
10 LA CLASSIFICAZIONE DEL RIFIUTO Lo strumento che viene utilizzato per classificare un rifiuto è l Elenco Europeo dei Rifiuti che porta all individuazione del corretto codice CER e della caratteristica di pericolosità o di non pericolosità attribuita al rifiuto. In caso di rifiuto pericoloso vanno poi definite le specifiche caratteristiche di pericolo H (allegato I Parte IV Dlgs 152/06) ad esso attribuite. 10
11 LA CARATTERIZZAZIONE DEL RIFIUTO Effettuata la classificazione, occorre caratterizzare il rifiuto, ovvero predisporre una sorta di carta di identità dello stesso in cui descrivere il processo da cui trae origine, le materie prime utilizzate o le sostanze con cui può essere entrato in contatto e le relative schede di sicurezza. Questi aspetti sono essenziali, oltre per la corretta attribuzione al rifiuto delle eventuali caratteristiche di pericolo, per un inquadramento gestionale del rifiuto, in relazione alla individuazione delle possibili «destinazioni finali» del rifiuto, in particolare per quanto riguarda i possibili canali di riutilizzo esterno. 11
12 COSA E LA CARATTERIZZAZIONE La caratterizzazione è una «analisi» che determina le caratteristiche dei rifiuti attraverso la raccolta di tutte le informazioni necessarie per lo smaltimento finale in condizioni di sicurezza. Le informazioni sono sia di tipo merceologico (origine del rifiuto, odore, colore, morfologia, composizione, consistenza) sia di tipo analitico (tendenza a produrre percolato) e consentono di stabilire il codice CER. Per ottenere queste informazioni è necessario sottoporre il rifiuto ad analisi. 12
13 IMPORTANZA DELLA FASE DI CAMPIONAMENTO Al fine di una corretta caratterizzazione analitica del rifiuto, volta a tutelare il produttore in relazione alle possibili destinazione di recupero, è di importanza fondamentale la «scelta del campione» da sottoporre ad analisi e la fase di campionamento, che è consigliabile venga effettuata da un tecnico specializzato, secondo le modalità definite nella norma UNI Solo così si ha una sufficiente «confidenza» sulla rappresentatività del campione al rifiuto. 13
14 I PARAMETRI DA DETERMINARE METODO ANALISI PARAMETRO caratteristiche di pericolosità U.M. RISULTATO DM 13/09/99 Metodo III.1 ph - unità ph - CNR/IRSA Quaderno 64 Vol. 2 cap 1 Residuo 110 C - g/kg - CNR/IRSA Quaderno 64 Vol. 2 cap 1 Residuo 600 C - g/kg - DM 13/09/99 Cromo III e suoi composti Metodo XI.1 (rif. a Cr 2 O 3 ) - mg/kg - Sostanze Classificate come MOLTO TOSSICHE DM 13/09/99 Metodo XI.1 Mercurio e suoi composti (R26/27/28 rif. a composti inorganici) VALORI LIMITE H6 mg/kg - - Sommatoria - mg/kg Sostanze TOSSICHE per IL CICLO RIPRODUTTIVO (Categoria 1 e 2) DM 13/09/99 Metodo Piombo e suoi composti XI.1 (R61 rif. a PbO 2 ) H10 mg/kg - - Sommatoria - mg/kg Sostanze Classificate come NOCIVE DM 13/09/99 Metodo Rame e suoi composti XI.1 (R22 rif. a CuO ) H5 mg/kg - - Sommatoria - mg/kg Sostanze riconosciute CANCEROGENE (Categoria 1 e 2) DM 13/09/99 Metodo Cromo VI e suoi composti XI.1 (R49 rif. a K 2 CrO 4 ) DM 13/09/99 Metodo XI.1 DM 13/09/99 Metodo XI.1 DM 13/09/99 Metodo XI.1 RAPPORTO DI PROVA Campione prelevato/consegnato il: da: Tipologia: SCORIE DI FUSIONE Codice CER: Nichel e suoi composti (R49 rif. a Ni 2 O 3 ) Cadmio e suoi composti (R45 rif. a CdO ) H7 mg/kg H7 mg/kg - H7 mg/kg - Arsenico e suoi composti (R45 rif. a As 2 O 3 ) H7 mg/kg - Sommatoria - mg/kg
15 METODO ANALISI PARAMETRO carattestiche di pericolosità Sostanze Classificate come CANCEROGENE categorie 1 o 2) Idrocarburi leggeri C < EPA 5021 A: EPA 8015 D:2003 (R51/53 come estratti aromatici) U.M. RISULTATO VALORI LIMITE H7 mg/kg - Idrocarburi pesanti C > 12 H7 mg/kg - (R51/53) - Sommatoria - mg/kg EPA 3545: EPA 8015 D:2003 METODO ANALISI PARAMETRO Sostanze Classificate come ECOTOSSICHE Idrocarburi leggeri C < EPA 5021 A: EPA 8015 D:2003 (R51/53 come estratti EPA 3545: EPA 8015 D:2003 aromatici) caratteristiche di pericolosità U.M. RISULTATO VALORI LIMITE H14 mg/kg - Idrocarburi pesanti C > 12 H14 mg/kg - (R51/53) - Sommatoria - mg/kg METODO ANALISI UNI 4628 PARAMETRO U.M. RISULTATO Ossidi metallici (SiO 2+ CaO+Al 2 O 3+ MgO+FeO Giudizio: In base ai parametri analizzati, il rifiuto viene classificato come PERICOLOSO/NON PERICOLOSO % 15
16 TEST DI CESSIONE IN ACQUA SECONDO NORMA EUROPEA EN :2002 (CORRISPETTIVA NORMA ITALIANA UNI EN :2004) Tabella Allegato 3 METODO VALORI PARAMETRO U.M. RISULTATO ANALISI LIMITE EPA 6020A:2007 Bario mg/l 1,0 EPA 6020A:2007 Rame mg/l 0,05 EPA 6020A:2007 Zinco mg/l 3,0 EPA 6020A:2007 Berilio µg/l 10 EPA 6020A:2007 Cobalto µg/l 250 EPA 6020A:2007 Nichel µg/l 10 EPA 6020A:2007 Vanadio µg/l 250 EPA 6020A:2007 Arsenico µg/l 50 EPA 6020A:2007 Cadmio µg/l 5 EPA 6020A:2007 Cromo totale µg/l 50 EPA 6020A:2007 Piombo µg/l 50 EPA 6020A:2007 Selenio µg/l 10 EPA 6020A:2007 Mercurio µg/l 1 16
17 METODO ANALISI APAT IRSA/CNR 2003 n 2060 APAT IRSA/CNR 2003 n 4040 A1 APAT IRSA/CNR 2003 n 4100 B APAT IRSA/CNR 2003 n 4140 B APAT IRSA/CNR 2003 n 4090 A1 APAT IRSA/CNR 2003 n 4070 Secondo Decreto Ministeriale 6/09/1994 SO GU n /12/1994 All.3 MICROSCOPIA OTTICA IN CONTRASTO DI FASE (MOCF) UNICHIM Manuale n. 201:2006 n 5 PARAMETRO U.M. RISULTATO VALORI LIMITE ph unità ph 5,5-12,0 Nitrati mg/l NO 3-50 Fluoruri mg/l F - 1,5 Solfati mg/l SO Cloruri mg/l Cl Cianuri µg/l CN - 50 Amianto mg/l 30 C.O.D. mg/l 30 17
18 GRAZIE PER L ATTENZIONE
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