Argomentario Contro Dokumentation Documentation Documentazione. Basta con l IVA discriminatoria per la ristorazione! Iniziativa popolare

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1 Parlamentsdienste Services du Parlement Servizi del Parlamento Servetschs dal parlament Argomentario Contro Basta con l IVA discriminatoria per la ristorazione! Iniziativa popolare Votazione popolare del Dokumentation Documentation Documentazione Parlamentsbibliothek Bibliothèque du Parlement Biblioteca del Parlamento

2 I seguenti argomenti sono stati riuniti dai Servizi del Parlamento a scopo di documentazione. I Servizi del Parlamento medesimi non hanno alcun influsso sulla loro impostazione né sul loro contenuto.

3 Argomentario No all iniziativa IVA Quali scopi persegue l iniziativa IVA? Quali ripercussioni avrebbe in caso di accettazione? Con l iniziativa popolare «Basta con l IVA discriminatoria per la ristorazione!», i ristoratori auspicano presumibilmente un equiparazione delle prestazioni offerte da ristoranti ed esercizi take-away. Il capoverso che Gastrosuisse propone di aggiungere all articolo della Costituzione, tuttavia, va oltre il settore dei takeaway. Chiede infatti che alle prestazioni fornite dai ristoranti si applichi la stessa aliquota IVA vigente per tutti i generi alimentari di prima necessità. L iniziativa popolare ha il tenore seguente: «Alle prestazioni della ristorazione si applica la stessa aliquota vigente per la fornitura di alimenti. Tale aliquota non si applica tuttavia alle bevande alcoliche, agli articoli di tabacco e agli articoli per fumatori, offerti nell ambito di prestazioni della ristorazione.» Un equiparazione tra prestazioni della ristorazione e generi alimentari di prima necessità causerebbe perdite di gettito fino a 750 milioni di franchi. Secondo quanto comunicato dal Consiglio federale, queste minori entrate dovrebbero essere compensate con un aumento dell aliquota fiscale ridotta di oltre il 50 per cento, passando dall attuale 2.5 al 3.8 per cento. L iniziativa dei ristoratori è ingiusta. Indebolisce in particolare le famiglie e le persone con redditi medio-bassi. Motivo: in caso di accettazione, generi alimentari, giornali, libri e medicinali subirebbero un rincaro. Contro l iniziativa popolare si è pertanto formato un ampio Comitato del no. Il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati, così come il Consiglio federale e numerose associazioni raccomandano di respingere l iniziativa popolare. Dieci ragioni per esprimere un secco no all iniziativa IVA 1. Mangiare a casa non deve costare di più L iniziativa popolare chiede un equiparazione tra le prestazioni offerte nei ristoranti (IVA all 8 per cento) e tutte le derrate alimentari, esercizi take-away inclusi (IVA al 2.5 per cento). Votando sì all iniziativa, l aliquota IVA applicata ai ristoranti verrebbe ridotta dall attuale 8 per cento al 2.5 per cento. Le conseguenti minori entrate provocherebbero nelle casse della Confederazione un ammanco di 750 milioni di franchi all anno. Per compensare le consistenti perdite di gettito, il Consiglio federale propone di aumentare l aliquota ridotta dall attuale 2.5 al 3.8 per cento. Questa misura comporterebbe nel contempo un rincaro non solo per le offerte take-away, ma anche per tutte le derrate alimentari, coinvolgendo in generale tutte le consumatrici e tutti i consumatori. Aumenterebbero anche i prezzi di giornali, libri e medicinali. In breve verrebbe a crearsi una situazione profondamente ingiusta. A rimetterci sarebbero innanzitutto le economie domestiche a basso reddito, le famiglie con bambini e il ceto medio ossia le categorie che in proporzione spendono molto di più per gli alimenti rispetto alle fasce a reddito elevato. 2. Si punta a un estesa riduzione dell aliquota d imposta per i ristoratori Il vero obiettivo di Gastrosuisse non consiste tanto nell equiparazione dei ristoranti agli offerenti take-away. Tale intenzione, quanto meno, non figura nel testo dell iniziativa in votazione il 28 settembre L associazione dei ristoratori punta presumibilmente a ottenere una consistente riduzione dell aliquota d imposta applicata ai ristoranti. Il suo obiettivo non consiste dunque nell equiparazione con gli offerenti take-away, bensì nell ottenere un abbassamento dell IVA allo stesso livello applicato ai negozi di alimentari. Comitato No all iniziativa IVA, c/o Köhler, Stüdeli & Partner GmbH, Amthausgasse 18, 3011 Berna / info@nein-gastroinitiative.ch

4 Ma non si sa se i ristoratori trasferiranno poi effettivamente ai clienti la riduzione d imposta: il Consiglio federale dubita che i ristoratori utilizzerebbero almeno in parte la riduzione dell aliquota d imposta per aumentare i loro margini di guadagno. A maggior ragione se si considera che nel 2012 ha chiuso l esercizio con profitto solo il 38 per cento di tutti i ristoranti (fonte: Gastrosuisse, citazione nella trasmissione 10vor10 del 17 giugno 2014). 3. Mangiare fuori costerà sempre molto Non si sa se, votando sì all iniziativa popolare, mangiare fuori costerà davvero meno come si dice. Secondo il testo dell iniziativa, i ristoratori non sono obbligati a trasferire ai loro clienti i benefici derivanti dalla riduzione dell aliquota IVA dall 8 al 2.5 per cento. Una soluzione di questo tipo appare pertanto ingiusta. 4. Andare al ristorante e fare la spesa sono due cose molto diverse che non si possono paragonare La richiesta di equiparare l imposta sul valore aggiunto applicata ai ristoranti non è giustificata. Le prestazioni offerte dai ristoranti, infatti, vanno ben oltre la semplice fornitura di alimenti. In altre parole: chi consuma un cibo o una bevanda in un ristorante, in una sala da tè o in una mensa, non si limita ad acquistare degli alimenti, ma usufruisce anche di un servizio. Sono inoltre disponibili tavoli, piatti e posate, sedie e toilette. Il cliente beneficia di prestazioni supplementari che non vengono offerte nei negozi del commercio al dettaglio o negli esercizi take-away. In sintesi si tratta di una regolare prestazione che anche in seguito dovrà essere tassata all 8 per cento. Di recente, inoltre, sono stati i ristoratori stessi a respingere le critiche mosse nei loro confronti dalle organizzazioni dei consumatori sul tema dell acqua del rubinetto gratuita, argomentando che poco conta se l acqua esce dal rubinetto o dalla bottiglia: l aspetto centrale è la compensazione delle spese per il servizio. Le normali prestazioni devono essere dunque tassate all aliquota normale dell 8 per cento. 5. La parità di trattamento richiesta esiste L iniziativa popolare chiede un equiparazione fiscale tra alimenti e prestazioni dei ristoranti. I ristoratori auspicano presumibilmente una parità di trattamento delle prestazioni in ristoranti e take-away. Tuttavia è già impossibile pensare di paragonare le due categorie, perché i ristoranti offrono maggiori prestazioni (servizio, tavolo, ecc.). Inoltre, se i ristoratori vendono cibi da asporto, possono beneficiare sin da ora dell aliquota IVA ridotta. Si può dunque affermare che la parità di trattamento richiesta esiste già all interno della stessa categoria, dato che per cose uguali vige anche oggi la stessa imposizione. 6. L iniziativa promuove il turismo degli acquisti Votando sì all iniziativa, si promuove il turismo degli acquisti. Se i prezzi delle derrate alimentari aumenteranno, le consumatrici e i consumatori saranno maggiormente invogliati ad andare all estero, danneggiando ulteriormente il commercio al dettaglio svizzero che già oggi deve lottare contro questo problema. Ecco le cifre: nel 2013, le consumatrici e i consumatori svizzeri hanno speso circa 3,4 miliardi di franchi in supermercati stranieri, ossia il 14 per cento in più dell anno precedente, mettendo a segno un nuovo record. Gli acquisti maggiori riguardano le derrate alimentari: con 2,3 miliardi di franchi rappresentano il 67 per cento dei prodotti comperati all estero e un aumento del 17 per cento rispetto all anno precedente. Il turismo degli acquisti danneggia anche i ristoranti, poiché i clienti non esitano a varcare il confine nemmeno quando si tratta di andare fuori a pranzo o a cena. 7. Il commercio al dettaglio è importante Il commercio al dettaglio è rilevante dal punto di vista dell economia nazionale. Il settore realizza infatti una cifra d affari che sfiora i 100 miliardi di franchi e occupa all incirca persone. Votare sì all iniziativa dei ristoratori danneggia il settore. Sino ad oggi, il commercio al dettaglio ha versato circa un miliardo di franchi l anno di IVA nelle casse dello Stato. Se l aliquota aumentasse di 1.3 punti percentuali, l onere IVA per i dettaglianti crescerebbe di circa 520 milioni di franchi. 2

5 8. Cambiamento delle abitudini alimentari Le abitudini alimentari della popolazione hanno subito profonde modifiche nel corso degli ultimi anni. Sono sempre più numerose le persone che consumano prodotti da asporto. E, ormai, la tendenza non può essere invertita. Nemmeno una riduzione dell IVA riporterebbe nei ristoranti questa fetta di consumatrici e consumatori. E, poiché non si prevedono aumenti della domanda. Molti ristoranti approfittano già oggi della possibilità di vendere i propri prodotti in modalità da asporto, applicando l aliquota ridotta. In caso di accoglimento dell iniziativa, se la riduzione d imposta fosse interamente trasferita ai clienti dei ristoranti, questi dovrebbero pagare franchi (con IVA al 3.8 per cento) per un piatto del giorno con bibita che oggi costa franchi (con IVA all 8 per cento). Vi è da domandarsi che cosa ne ricaverebbero i ristoratori. È difficile che la riduzione del prezzo di un franco faccia cambiare idea a chi vuole mangiare un boccone di fretta nella pausa pranzo o la sera tardi, convincendolo ad andare al ristorante invece che al take-away. 9. L iniziativa popolare non può arrestare l agonia delle trattorie La ristorazione assume una notevole importanza dal punto di vista dell economia nazionale, sebbene il settore versi in una situazione di crisi. I problemi strutturali della ristorazione non si possono tuttavia risolvere votando sì all iniziativa. L agonia delle trattorie è ormai una realtà. Nel 2012 era in perdita il 62 per cento degli esercizi (fonte: Gastrosuisse, citazione nella trasmissione 10vor10 del 17 giugno 2014). Se i ristoratori vogliono riconquistare terreno, devono farlo puntando sulla qualità delle prestazioni e non su una revisione dell IVA. 10. L aliquota IVA ridotta esiste per motivi sociali L aliquota ridotta al 2.5 per cento viene applicata ai beni di primissima necessità come alimenti e bevande analcoliche ( bisogno indispensabile ), medicinali, libri e giornali, nonché prodotti agricoli come concimi e alimenti per animali. L aliquota ridotta è stata introdotta per motivi sociali. L obiettivo era evitare di gravare in modo proporzionalmente più pesante le economie domestiche a basso reddito, facendole spendere di meno per i beni di primissima necessità e in particolare per i generi alimentari. Il servizio offerto dai ristoranti, invece, è una normale prestazione da consumarsi su base volontaria. Per la riduzione richiesta dell aliquota IVA non si possono pertanto far valere motivi sociali. La riduzione non apporterebbe peraltro alcun contributo all equilibrio sociale, tanto più che i benefici da essa derivanti non devono per forza essere trasferiti ai clienti. 3