LA RESPONSABILITA (QUASI) PENALE DEGLI ENTI

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1 LA RESPONSABILITA (QUASI) PENALE DEGLI ENTI 1

2 PREMESSA: I REATI DI IMPRESA I reati di impresa si riferiscono agli illeciti, penalmente rilevanti, che possono essere commessi da coloro che rappresentano o gestiscono l impresa. L illecito di impresa si caratterizza per una particolare capacità offensiva. Si discute se sia sufficiente la responsabilità della persona fisica, che commette l illecito, ovvero quella dell ente nel cui ambito è commesso l illecito. 2

3 PROBLEMA COSA ACCADDE QUANDO L IMPRESA FA CAPO AD ENTI COLLETTIVI MUNITI DI PERSONALITA GIURIDICA? Il diritto italiano non prevedeva la responsabilità penale degli enti, potendo essere soggetto attivo del reato solo la persona fisica. 3

4 ART. 197 CODICE PENALE Gli enti forniti di personalità giuridica, eccettuati lo Stato, le regioni, le province ed i comuni, qualora sia pronunciata condanna per reato contro chi ne abbia la rappresentanza, o l'amministrazione, o sia con essi in rapporto di dipendenza, e si tratti di reato che costituisca violazione degli obblighi inerenti alla qualità rivestita dal colpevole, ovvero sia commesso nell'interesse della persona giuridica, sono obbligati al pagamento, in caso di insolvibilità del condannato, di una somma pari all'ammontare della multa o dell'ammenda inflitta. Se tale obbligazione non può essere adempiuta, si applicano al condannato le disposizioni dell'articolo

5 INADEGUATEZZA DEL PRINCIPIO DI IRRESPONSABILITA PENALE L internazionalizzazione dei mercati ha determinato l inadeguatezza del principio della irresponsabilità degli enti. La materia ha assunto risalto con riguardo alla corruzione. Adozione di diverse Convenzioni: o Convenzione OCSE del 17 novembre 1997 o Convenzione Europea del 1997 (relativa alla lotta contro la corruzione di funzionari della Comunità Europea) 5

6 IN ITALIA La L. n. 300/2000 ha introdotto l art. 322 bis c.p. (estensione dei delitti di peculato, concussione, corruzione ed istigazione alla corruzione degli esponenti della Unione Europea e degli Stati esteri). Sempre con la L. n. 300/2000, è stata data delega al Governo per l introduzione del principio di responsabilità degli Enti. In esecuzione della delega è stato emanato il d.lgs. 8 giugno 2001, n

7 D.LGS N. 231/2001 Il modello della responsabilità QUASI PENALE degli enti è destinata ad assumere una portata sempre più ampia, soprattutto in correlazione con l espansione del diritto penale del rischio. Il legislatore non ha inteso introdurre una responsabilità penale degli enti ed ha, perciò, ripiegato su una responsabilità c.d. amministrativa, sebbene modellata sui principi di una responsabilità penale. È stata introdotta, nell ordinamento italiano, una diretta responsabilità da reato degli enti. 7

8 D.LGS 231/2001 ARTICOLAZIONE 1. DETERMINAZIONE DEI PRINCIPI GENERALI 2. INDIVIDUAZIONE DEI REATI 3. DISCIPLINA DEI PROCEDIMENTI PER APPLICAZIONE DELLE SANZIONI 8

9 PRINCIPI GENERALI Art. 2. Principio di legalità L'ente non può essere ritenuto responsabile per un fatto costituente reato se la sua responsabilità amministrativa in relazione a quel reato e le relative sanzioni non sono espressamente previste da una legge entrata in vigore prima della commissione del fatto. 9

10 ED ANCORA Art. 3. Successione di leggi L'ente non può essere ritenuto responsabile per un fatto che secondo una legge posteriore non costituisce più reato o in relazione al quale non è più prevista la responsabilità amministrativa dell'ente, e, se vi e' stata condanna, ne cessano l'esecuzione e gli effetti giuridici. Se la legge del tempo in cui e' stato commesso l'illecito e le successive sono diverse, si applica quella le cui disposizioni sono più favorevoli, salvo che sia intervenuta pronuncia irrevocabile. Le disposizioni dei commi 1 e 2 non si applicano se si tratta di leggi eccezionali o temporanee. 10

11 LA NOZIONE DI ENTE L art. 1 del D.lgs, utilizza l espressione Ente, precisando che il regime di responsabilità si applica agli enti forniti di personalità giuridica, alle società ed alle associazioni, anche, prive di personalità giuridica. 11

12 D.LGS. 231/2001 LIMITAZIONI: La disciplina di cui al d.lgs. 231/2001 non si applica alle imprese individuali. Nell impresa individuale è lo stesso imprenditore, direttamente responsabile, di quanto accade nella sua impresa. Si deve escludere che possa costituire un elemento rilevante l esistenza o no della personalità giuridica. Non ha valore dirimente l esistenza di una finalità di lucro. 12

13 D.LGS. 231/2001 LIMITAZIONI: ART. 1, COMMA 3 Non si applicano allo Stato, agli enti pubblici territoriali, agli altri enti pubblici non economici nonché agli enti che svolgono funzioni di rilievo costituzionale. 13

14 ART. 4 REATI COMMESSI ALL ESTERO 1. Nei casi e alle condizioni previsti dagli articoli 7, 8, 9 e 10 del codice penale, gli enti aventi nel territorio dello Stato la sede principale rispondono anche in relazione ai reati commessi all'estero, purche' nei loro confronti non proceda lo Stato del luogo in cui e' stato commesso il fatto. 2.Nei casi in cui la legge prevede che il colpevole sia punito a richiesta del Ministro della giustizia, si procede contro l'ente solo se la richiesta è formulata anche nei confronti di quest'ultimo. 14

15 L ORGANIZZAZIONE AI FINI DELLA RESPONSABILITA L addebito all ente deve avere riguardo ad una colpa della organizzazione. Il tema dell organizzazione della attività produttiva costituisce terreno di intervento del legislatore, nella misura in cui si palesa necessario combattere la capacità criminogena di una organizzazione che è votata alla produzione di profitto. L essenza delle previsioni di cui al d.lgs. 231/2001 consiste nel rimprovero di non avere strutturato l organizzazione in modo da impedire/ostacolare la commissione di determinati illeciti. 15

16 REQUISITI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO Deve promuovere una mappatura delle aree di rischio delle attività dell ente. Prevede la redazione di protocolli, il cui rispetto consente di prevenire la commissione di reati. È possibile fare riferimento a codici di comportamento redatti dalle associazioni rappresentative degli enti. Tali codici di comportamento vengono comunicati al Ministero di Giustizia che, di concerto con i ministeri competenti, può formulare entro 30 giorni osservazioni sulla idoneità dei modelli a prevenire reati. 16

17 IL MODELLO ORGANIZZATIVO L adozione di un modello organizzativo non è condizione sufficiente per escludere la responsabilità dell ente. Dovrà essere istituito un apposito organismo di vigilanza, munito di autonomi poteri di iniziativa e controllo. L organismo di vigilanza assume un ruolo determinante nell adempimento dell obbligo di organizzazione, poiché ne garantisce la effettività nella concreta realtà operativa. 17

18 L adozione di un modello organizzativo è rilevante, anche, dopo la commissione di un reato. L adozione di un modello organizzativo costituisce un appesantimento della struttura, che per enti di piccole dimensioni potrebbe risultare particolarmente oneroso. ART. 6, COMMA 4: Negli enti di piccole dimensioni i compiti di vigilanza e controllo possono essere svolti direttamente dall'organo dirigente. 18

19 RESPONSABILITA DELL ORGANO DI VIGILANZA Si pone il problema se a carico dei suoi componenti possano configurarsi ipotesi di responsabilità penale ex art. 40 cpv. c.p ( Non impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo ). L organismo di vigilanza non ha poteri operativi e non è munito di poteri impeditivi dell evento. Non potrebbe essere addebitata ai suoi componenti una responsabilità da omissione. 19

20 LA PROVA DELL ADEMPIMENTO DELL OBBLIGO ORGANIZZATIVO 1. I principi generali di diritto penale NON prevedono che l accertamento della responsabilità possa avvenire sulla base di presunzioni PRESUNZIONE DI INNOCENZA (ART. 27 COST.). TUTTAVIA: La disciplina della responsabilità da reato degli enti non rispetta tale principio 20

21 REATI COMMESSI DA CHI OPERA ALL INTERNO DELL ENTE POSIZIONE APICALE Dovrà essere l ente a provare di avere adottato modelli organizzativi, e che il reato è stato commesso eludendo fraudolentemente tali modelli. Presunzione di responsabilità se il reato è commesso dai vertici dell ente. POSIZIONE NON APICALE L onere della prova torna in capo all accusa, che dovrà dimostrare l inefficacia del modello o la inosservanza degli obblighi di direzione e vigilanza. 21

22 Si intendono in posizione apicale: Non in posizione apicale: 1. Amministratori (delegati e di fatto); 2. Direttori generali; 1. Tutti coloro che sono estranei alla struttura della società; 2. Consulenti esterni; 3. Agenti. 22

23 CONDIZIONI PER LA RESPONSABILITA DELL ENTE DUE PRESUPPOSTI: 1. Deve essere commesso uno dei reati per i quali la legge prevede espressamente la responsabilità degli enti. 2. Il reato deve essere posto in essere nell interesse o a vantaggio dell ente. 23

24 REATI RILEVANTI Art. 24: indebita percezione di erogazioni, truffa in danno dello Stato o di un ente pubblico o per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode informatica in danno dello Stato o di un ente pubblico. Art. 24 bis: delitti informatici ed in materia di privacy. Art. 25: concussione e corruzione. Art. 25 bis: falsità in monete, in carte di pubblico credito e in valori di bollo. Art. 25 bis. 1: frode in commercio, vendita di prodotti industriali con segni mendaci, illecita concorrenza con violenza o minaccia, frode contro le industrie nazionali. 24

25 ed ancora Art. 25 ter: reati societari. Art. 25 quater: delitti con finalità di terrorismo o eversione dell ordine democratico. Art. 25 quater 1: mutilazione organi genitali femminili Art. 25 quinquies: delitti contro la personalità individuale. Art. 25 sexies: abuso di informazioni privilegiate e manipolazione del mercato. Art. 25 septies: omicidio colposo o lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza del lavoro. CONTINUA 25

26 . SEGUE Art. 25 octies: ricettazione, riciclaggio ed impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. Art. 25 novies: delitti in materia di violazione del diritto d autore, induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all autorità giudiziaria. Reati suscettibili di essere qualificati come transnazionali. Alcuni reati ambientali. Oggi l autoreciclaggio, ex art. 648 ter c.p. LA NORMA STABILISCE LA MISURA MINIMA E MASSIMA DELLA PENA APPLICABILE 26

27 ART. 26 D.LGS. 231/2001 DELITTI TENTATI 1. Le sanzioni pecuniarie e interdittive sono ridotte da un terzo alla metà in relazione alla commissione, nelle forme del tentativo, dei delitti indicati nel presente capo del decreto. 2. L'ente non risponde quando volontariamente impedisce il compimento dell'azione o la realizzazione dell'evento. 27

28 LA COMMSSIONE DEL REATO E LA RESPONSABILITA DELL ENTE ART. 5 Responsabilità dell ente: 1. L'ente è responsabile per i reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio: a) da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell'ente o di una sua unita' organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale nonché da persone che esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo dello stesso; b) da persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti di cui alla lettera a). 2. L'ente non risponde se le persone indicate nel comma 1 hanno agito nell'interesse esclusivo proprio o di terzi. 28

29 RESPONSABILITA DELL ENTE Affinché sussista la responsabilità dell ente è necessario che il reato sia commesso per suo interesse o a suo vantaggio. L ente non risponde se il soggetto che ha commesso l illecito lo ha fatto nell interesse proprio o di terzi. 29

30 QUANDO IL REATO E COMMESSO NELL INTERESSE O A VATAGGIO DELL ENTE? Per INTERESSE si intende: lo scopo soggettivamente perseguito, anche se poi non vi è stato un concreto risultato per l ente. Richiama uno stato soggettivo riconducibile al DOLO. Anche per i reati colposi si può configurare una intenzione di ridurre i costi di produzione e che tale intenzione è idonea ad integrare il requisito dell agire nell interesse 30

31 Per VANTAGGIO si intende: il risultato positivo conseguito dall ente, anche a prescindere dalle finalità perseguite da chi ha commesso l illecito. CASS., N /2010: il vantaggio è comprensivo di qualsiasi risultato utile tratto dall illecito ed a questo pertinente. Si esclude che possa avere rilievo la distinzione tra profitto netto e profitto lordo. Qualsiasi vantaggio (anche non suscettibile di valutazione economica), può essere rilevante ai fini della affermazione della responsabilità dell ente. 31

32 di contro FINE PERSONALE: L illecito è commesso per un fine esclusivamente personale quando quest ultimo è utilizzato come schermo dietro al quale agiscono soggetti che utilizzano il medesimo come strumento per fini personali (CASS., N /2009). ESCLUSA RESPONSABILITA DELL ENTE 32

33 AUTONIMIA DELLA RESPONSABILITA DELL ENTE La responsabilità dell ente sussiste anche quando l autore del reato non è stato identificato o non è imputabile o il reato si estingue. La punibilità dell ente è AUTONOMA e non presuppone la punizione dell autore del reato. 33

34 SISTEMA SANZIONATORIO SANZIONI PRINCIPALI 1. Sanzione pecuniaria: è sempre applicata e si calcola per quote. 2. Sanzione interdittiva: interdizione dall esercizio dell attività, sospensione o revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni funzionali alla commissione dell illecito; divieto di contrattare con la P.A.; esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi, e revoca di quelli già concessi; divieto di pubblicizzare beni o servizi. Nel caso in cui la sanzione interdittiva non sia applicata in via definitiva, la prosecuzione dell attività potrà avvenire da parte di un commissario nominato dal giudice, restando confiscato il profitto derivante dall attività. 34

35 SANZIONI ACCESSORIE 1. Pubblicazione della sentenza: Può essere disposta solo quando venga applicata una sanzione interdittiva. 2. Confisca: E sempre disposta ed ha ad oggetto il profitto del reato e può essere eseguita per equivalente. Deve intervenire anche se l ente non sia stato reputato responsabile dell illecito. 35

36 È di 5 anni PRESCRIZIONE Una volta aperto il procedimento non decorre fino alla sentenza di definizione del giudizio 36

37 PROCEDIMENTO DI IRROGAZIONE DELLE SANZIONI ART. 34 D.LGS 231/2001 Per il procedimento relativo agli illeciti amministrativi dipendenti da reato, si osservano le norme di questo capo nonché, in quanto compatibili, le disposizioni del codice di procedura penale e del decreto legislativo 28 luglio 1989, n

38 ART. 35 D.LGS 231/2001 All'ente si applicano le disposizioni processuali relative all'imputato, in quanto compatibili. 38

39 Il procedimento per l illecito amministrativo dell ente è riunito al procedimento penale instaurato nei confronti dell autore del reato da cui l illecito dipende, instaurandosi una trattazione congiunta. Deve farsi riferimento ai principi contenuti nel codice di procedura penale per l applicazione dei riti alternativi e delle impugnazioni. 39

40 DEROGHE AL SISTEMA ART. 8 e 10 D.LGS N. 197/2004 Introduzione di deroghe alla disciplina generale del procedimento, quando l ente contro cui si procede sia una banca, una SIM, una SGR o una SICAV Nei confronti di questi soggetti non possono essere adottate le misure interdittive più gravi in via cautelare. Non è ammessa la costituzione di parte civile 40

41 GIURISPRUDENZA DI RIFERIMENTO 2013 Cass., sez. 6 penale, sentenza 2 maggio 2013, n (confisca) Cass., sez. 5 pen., sentenza 9 maggio 2013, n (autonomia della responsabilità dell ente) Cass., sez. 6 pen., sentenza 5 giugno 2013, n ( reato commesso anche ma non esclusivamente nell interesse dell ente) Cass., sez. 3 civile, sentenza 3 ottobre 2013, n (responsabilità in genere) Cass., sez. 4 pen., sentenza 16 ottobre 2013, n (sopsensione condizionale della pena) 41

42 GIURISPRUDENZA DI RIFERIMENTO 2014 Cass., sez. 2 penale, sentenza 8 gennaio 2014, n. 326 (misure interdittive) Cass., sez. 6 penale, sentenza 24 gennaio 2014, n (confisca) Cass., sez. 2 penale, sentenza 15 settembre 2014, n (reato di truffa) Cass., sez. Unite penale, 18 settembre 2014, n (responsabilità per fatto proprio) Cass., sez. 2 penale, 6 ottobre 2014, n (misure cautelari) 42

43 GIURISPRUDENZA DI RIFERIMENTO 2015 Cass., sez. 2 penale, sentenza 9 febbraio 2015, n (confisca per equivalente) 43

44 GRAZIE PER L ATTENZIONE 44

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