Corso Introduttivo sull Analisi del Comportamento Applicata

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1 Corso Introduttivo sull Analisi del Comportamento Applicata MODULO 5 Il comportamento e le sue funzioni 1

2 Argomenti della giornata Ambiente, stimoli e comportamento Forma e funzione del comportamento La motivazione in ABA: operazioni motivazionali Le funzioni del comportamento 2

3 abbiamo già detto che Il comportamento è quella porzione di interazione dell organismo con l ambiente; un movimento situabile nello spazio e nel tempo che provoca un cambiamento visibile (osservabile/accessibile) all interno dell ambiente stesso. (Cooper, Herold, Heward, 1987) 3

4 STIMOLI E COMPORTAMENTO Il comportamento non avviene mai in un vuoto ma sempre in un ambiente dove sono presenti diversi STIMOLI, che influenzano il comportamento stesso. 4

5 STIMOLI E COMPORTAMENTO Uno STIMOLO è qualsiasi evento (o variazione di eventi) fisico, organico o sociale che può essere studiato direttamente o attraverso l uso di strumenti; che è percepibile da parte dell organismo. 5

6 Uno STIMOLO può essere definito in base a: FORMA (caratteristiche fisiche); TEMPO (momento in cui si presenta rispetto al comportamento di interesse); FUNZIONE (effetti sul comportamento) -> uno stimolo acquisisce FUNZIONE STIMOLO quando viene recepito dai recettori sensoriali ed ha un effetto sul comportamento dell individuo. 6

7 FORMA DELLO STIMOLO Ci si riferisce alle caratteristiche fisiche dello stimolo (colore, grandezza, intensità, ) o alle variazioni di esse. In base alla loro forma si possono distinguere STIMOLI SOCIALI E STIMOLI NON SOCIALI. STIMOLO SOCIALE : Marco chiede a Laura: «Che ore sono?» STIMOLO NON SOCIALE: luce intensa, rumore,... 7

8 TEMPO Il comportamento può essere influenzato da stimoli che: Si presentano appena prima che il comportamento sia emesso (ANTECEDENTI); Si presentano appena dopo che il comportamento è stato emesso (CONSEGUENZE); 8

9 ANTECEDENTE (A) Qualsiasi condizione ambientale e cambiamento degli stimoli che esistono o avvengono appena prima che il comportamento si verifichi. L analisi e manipolazione degli stimoli ANTECEDENTI sono molto importanti per favorire i processi di apprendimento e la motivazione. 9

10 ANTECEDENTE (A) Un antecedente può essere un fattore fisico (temperatura, luce, rumore, ) 10

11 ANTECEDENTE (A) un fattore fisiologico (privazione, sazietà, dolore, ). 11

12 ANTECEDENTE (A) un fattore socioculturale (azioni di persone o gruppi, regole, ). 12

13 CONSEGUENZA (C) È un cambiamento nelle condizioni ambientali e degli stimoli che avviene dopo che il comportamento è stato emesso. Ha effetti sulla possibilità futura di emissione del comportamento se: Avviene immediatamente dopo il comportamento (entro 3-30 sec.); Il cambiamento delle condizioni ambientali è rilevante rispetto alla motivazione presente in quel momento (OPERAZIONE MOTIVAZIONALE, OM). 13

14 CONSEGUENZA (C) NON INFLUISCE SUL COMPORTAMENTO CHE SEGUE PERCHE QUELLO è GIA SUCCESSO, MA SOLO SULLA PROBABILITA FUTURA CHE QUEL COMPORTAMENTO SIA EMESSO DI NUOVO! 14

15 FUNZIONE STIMOLO Non tutti gli stimoli che raggiungono l organismo producono effetti sul comportamento, ovvero hanno FUNZIONE STIMOLO. In base alla FUNZIONE si possono definire delle CLASSI DI STIMOLI, ovvero gruppi di stimoli non identici che però producono gli stessi effetti sul comportamento. 15

16 FUNZIONE STIMOLO La funzione dello stimolo può dipendere: dalle sue caratteristiche naturali (un forte rumore, una scossa); dalla storia di interazioni dell organismo (STORIA DI APPRENDIMENTO persone, luoghi, parole) 16

17 FUNZIONE STIMOLO Lo stesso stimolo può avere funzione diversa per diversi individui. Stimoli diversi possono avere la stessa funzione per più individui. 17

18 FUNZIONI DEGLI STIMOLI Gli stimoli ambientali possono avere diversi effetti sul comportamento: FUNZIONE ELICITANTE: la presentazione dello stimolo produce una reazione nel soggetto automatica e involontaria CIBO -> SALIVAZIONE LUCE -> MIOSI FUNZIONE DISCRIMINATIVA: indica l occasione naturalmente o socialmente opportuna per emettere un determinato comportamento. Lo stimolo non causa il comportamento ma lo direziona, lo occasiona. FUNZIONE RINFORZANTE: quando rende più frequente il comportamento che lo precede (RINFORZATORE) FUNZIONE PENALIZZANTE: quando rende meno frequente il comportamento che lo precede (PUNIZIONE) A C 18

19 FUNZIONI DEGLI STIMOLI FUNZIONE ELICITANTE La presentazione dello stimolo produce una reazione AUTOMATICA e INVOLONTARIA nell organismo; La reazione può essere INNATA o APPRESA; Le reazioni innate dell organismo (riflessi) possono essere portate sotto il controllo di stimoli diversi attraverso una procedura di CONDIZIONAMENTO RISPONDENTE. 19

20 CONDIZIONAMENTO RISPONDENTE Ivan Pavlov, inizi

21 CONDIZIONAMENTO RISPONDENTE Il condizionamento rispondente ha un grande valore adattivo in quanto l organismo attraverso le risposte condizionali si può preparare ad un evento che probabilmente avverrà nel futuro (es. un pericolo, un alimento da evitare, un luogo dove trovare il cibo, ). Si tratta sempre di comportamenti importanti per la sopravvivenza dell individuo. 21

22 CONDIZIONAMENTO RISPONDENTE Non viene appreso nulla, si instaura una nuova RELAZIONE. Si verifica un TRASFERIMENTO DI FUNZIONE tra uno stimolo (SI) e un altro (SC), tale che il secondo diventa FUNZIONALMENTE EQUIVALENTE all altro 22

23 CONDIZIONAMENTO RISPONDENTE NELLA PRATICA Il PAIRING è quel processo di condizionamento rispondente attraverso il quale l operatore dopo ripetute associazioni ai rinforzatori (l operatore li consegna gratuitamente e fa divertire il bambino) diventa egli stesso un rinforzatore condizionato (ovvero una persona divertente per il bambino e capace di rendere più divertenti e interessanti le attività). L operatore deve sempre prevedere momenti di PAIRING, soprattutto all inizio e alla fine di ogni sessione di lavoro. Ciò per fare in modo che il bambino associ l operatore all accesso ai rinforzatori e non solo al compito. 23

24 CONDIZIONAMENTO RISPONDENTE NELLA PRATICA Il PAIRING viene messo in atto tra operatore e rinforzatori ma anche tra postazione di lavoro (banco, auletta, ) e rinforzatori. NON utilizzare il banco solo per lavorare!!! Usare il banco/tavolo di lavoro anche per svolgere attività gradite al bambino! Ciò diminuisce la motivazione alla fuga e all evitamento del compito, migliorando la collaborazione. 24

25 FUNZIONI DEGLI STIMOLI FUNZIONE DISCRIMINATIVA Gli stimoli hanno una funzione discriminativa in quanto segnalano all organismo l occasione naturalmente o socialmente opportuna per emettere un determinato comportamento. Lo stimolo non «provoca» il comportamento ma lo direziona, lo rende più probabile. 25

26 In che modo gli stimoli direzionano il comportamento? 26

27 STIMULUS CONTROL In ABA si utilizza il termine STIMULUS CONTROL (controllo dello stimolo) quando una classe di comportamenti è sotto il controllo di una classe di stimoli ANTECEDENTI. Uno stimolo (Sd, stimolo discriminativo) acquisisce il controllo su una classe di risposte come risultato delle contingenze di rinforzo che agiscono su quel comportamento. 27

28 STIMULUS CONTROL Quando un comportamento (risposta) si presenta in presenza di un determinato stimolo (stimolo discriminativo, Sd) ma non in sua assenza si dice essere sotto STIMULUS CONTROL. Un comportamento sotto STIMULUS CONTROL continuerà a presentarsi in presenza dell Sd anche quando il rinforzo è infrequente. 28

29 STIMULUS CONTROL NEL QUOTIDIANO Si risponde al telefono solo quando sta squillando, non quando è in silenzio. Quando si ha voglia di un caffè si entra in un bar e non in una libreria. Ci si ferma quando il semaforo è rosso. Si parte quando il semaforo è verde. Chiediamo un informazione solo se incontriamo qualcuno per strada. 29

30 Sd Mamma nella stanza Risposta Piango Rinforzatore Mamma mi prende in braccio MO No attenzione S Papà nella stanza Risposta Piango No attenzione 30

31 STIMULUS CONTROL STIMOLO DISCRIMINATIVO (Sd) Sd COME FA IL CANE? Risposta BAU! Conseguenza Sr+ Bravo! Sd COME FA IL GATTO? Risposta BAU! Conseguenza Estinzione No, riprova. 31

32 STIMULUS CONTROL Sd risposta MELA Rinforzo Sr+ BRAVO! E UNA MELA! 32

33 STIMULUS CONTROL risposta MELA Sd estinzione NO, NON E UNA MELA. RIPROVA. 33

34 STIMULUS CONTROL E AUTISMO La maggior parte dei bambini con Disturbo dello Spettro Autistico presenta difficoltà ad emettere comportamenti motori e verbali sotto il controllo degli aspetti salienti del contesto di interazione. Difficoltà nella DISCRIMINAZIONE e nella GENERALIZZAZIONE DISCRIMINAZIONE GENERALIZZAZIONE 34

35 DISCRIMINAZIONE E GENERALIZZAZIONE DISCRIMINAZIONE: capacità dell organismo di rispondere in modo diverso a stimoli diversi. GENERALIZZAZIONE: capacità dell organismo di rispondere nello stesso modo a stimoli diversi. 35

36 FUNZIONI DEGLI STIMOLI FUNZIONE RINFORZANTE Uno stimolo presentato subito dopo un comportamento può rendere più forte, più frequente, quel comportamento. Lo stimolo segue la risposta e ne aumenta la probabilità di emissione futura. Pochi stimoli possiedono naturalmente questa funzione, essa viene appresa dalle interazioni con l ambiente sociale e naturale. Generalmente gli stimoli rinforzanti hanno una valenza positiva per l organismo, sono percepiti come piacevoli. 36

37 FUNZIONE RINFORZANTE qualche esempio Ogni volta che Viola gioca con un compagno viene lodata dall insegnante. Viola ultimamente interagisce molto più frequentemente La scorsa settimana ho bevuto un ottimo caffè al bar dietro l angolo e da allora ci vado tutte le mattine 37

38 FUNZIONI DEGLI STIMOLI FUNZIONE PENALIZZANTE Uno stimolo presentato subito dopo un comportamento può rendere più debole, meno frequente, quel comportamento. Lo stimolo segue la risposta e ne diminuisce la probabilità di emissione futura. Pochi stimoli possiedono naturalmente questa funzione, essa viene appresa dalle interazioni con l ambiente sociale e naturale. Generalmente gli stimoli penalizzanti hanno una valenza negativa per l organismo, sono percepiti come spiacevoli. 38

39 FUNZIONE PENALIZZANTE qualche esempio Matteo andando coi pattini in corridoio è caduto e si è fatto male sbattendo il ginocchio contro un mobile. Da quel momento ha smesso di pattinare in casa. Il mese scorso Laura ha preso una multa salata per eccesso di velocità. Ora rispetta sempre i limiti. 39

40 IL RUOLO DELLA MOTIVAZIONE OPERAZIONI MOTIVAZIONALI (OM) In alcune condizioni uno stimolo può aumentare o diminuire il suo valore come rinforzatore o punitore. In ABA ci si riferisce alla motivazione col termine OPERAZIONE MOTIVAZIONALE (OM): è una condizione di sazietà o deprivazione dell organismo rispetto ad un determinato stimolo. Le caratteristiche dell operazione motivazionale hanno effetto su quanto un determinato stimolo sia rinforzante o punitivo in quel momento. 40

41 Operazioni motivazionali Operazioni motivazionali INCONDIZIONATE (UMO): effetto non appreso, sono innate. Operazioni motivazionali CONDIZIONATE (CMO): effetto appreso, dipende dalla storia di apprendimento di ognuno 3 TIPI 1. CMO-S: operazioni motivazionali condizionate surrogate 2. CMO-T: operazioni motivazionali condizionate transitive 3. CMO-R: operazioni motivazionali condizionate riflessive 41

42 Operazioni motivazionali incondizionate 1. Cibo 2. Acqua 3. Sonno 4. Attività 5. Ossigeno 6. Sesso 7. Caldo 8. Freddo 9. Dolore La deprivazione o la sazietà causano un aumento o diminuzione del valore del rinforzatore e un aumento o diminuzione della frequenza dei comportamenti rinforzati da quel rinforzatore in passato. EFFETTO SUL VALORE DEL RINFORZATORE EFFETTO SULLA FREQUENZA DEL COMPORTAMENTO 42

43 Operazioni motivazionali condizionate surrogate CMO-S Uno stimolo è presentato insieme ad un altra OM che ha l effetto di una OM a cui era stato presentato insieme. ESEMPIO: essere in una stanza molto calda. Il sentire caldo è l OM che aumenta la probabilità di emissione del comportamento «togliere i vestiti». In un momento successivo è possibile che rientrando nella stanza si possa avvertire una sensazione di calore anche se non c è una temperatura elevata. La stanza diventa quindi una CMO-S che altera il valore rinforzante del togliere indumenti ed evoca comportamenti che hanno come conseguenza il «sentire meno caldo». 43

44 Operazioni motivazionali condizionate CMO-S Le operazioni motivazionali surrogate hanno maggiore applicabilità in ambito clinico che in ambito educativo. 44

45 Operazioni motivazionali condizionate transitive CMO-T Uno stimolo che è correlato con la relazione tra un altro stimolo e una forma di rinforzo aumenta il valore rinforzante di un altro stimolo ed evoca tutti i comportamenti che hanno portato a quello stimolo in passato. ESEMPIO: cerco di acquistare una bevanda alla macchinetta ma la macchinetta è rotta. Il blocco della catena dei comportamenti aumenta il valore rinforzante del «chiedere aiuto» per arrivare al rinforzatore (bevanda). Quindi la macchinetta diventa una CMO-T che aumenta la probabilità di «chiedere aiuto». 45

46 Applicazione delle operazioni motivazionali No accesso ai rinforzatori al di fuori delle sessioni di trattamento -> l accesso libero ai rinforzatori provoca sazietà e quindi diminuisce il loro valore. Per poter insegnare (e apprendere) il rinforzatore deve avere un valore alto; la persona deve essere molto motivata ad ottenerlo. Osservare le preferenze del bambino (cosa gli piace?) e sfruttare la sua motivazione come «motore» dell apprendimento -> insegnamento in ambiente naturale (NET) 46

47 Applicazione delle operazioni motivazionali CMO-T Uso delle CMO-T: molto utili nello sviluppo della comunicazione e nell ampliamento delle preferenze della persona. Esempio: al bambino piacciono le caramelle ed è in grado di emettere la richiesta per «caramella»; se le caramelle sono chiuse dentro ad una scatola trasparente che il bambino non sa aprire, la vista della scatola diventerà una CMO-T per la richiesta «Apri la scatola» e ottenere le caramelle. L apertura della scatola diventa momentaneamente un rinforzatore condizionato. In questo modo possiamo ampliare il repertorio di richieste della persona anche senza una motivazione diretta! 47

48 Applicazione delle operazioni motivazionali CMO-T In molti casi la motivazione della persona è legata a pochi oggetti, se si utilizzasse solo la motivazione diretta per implementare il repertorio di richieste queste finirebbero in fretta. Si possono sfruttare le CMO-T per ampliare il repertorio di richieste anche relativamente ad oggetti non particolarmente motivanti per la persona. 48

49 Applicazione delle operazioni motivazionali CMO-T Esempio: Al bambino è stato insegnato (con l appropriato schema di rinforzo) ad infilare anelle di diversa dimensione in un perno. Ogni volta che infila tutte le anelle nel perno ottiene il suo rinforzatore. Possiamo utilizzare le anelle come CMO-T per la richiesta «anella», dopo aver richiesto tutte le anelle il bambino ottiene il suo rinforzatore. Ogni anella diventa momentaneamente un rinforzatore condizionato. 49

50 Applicazione delle operazioni motivazionali CMO-T Le CMO-T possono essere sfruttate anche per insegnare a CHIEDERE INFORMAZIONI. Esempi: «Ti ho portato un regalo bellissimo!» «COSA?» «Puoi giocare con il tablet» «DOVE (è il tablet)?» «Qualcuno nella stanza ha qualcosa che ti piace» «CHI?» «Ti farò avere la cosa che ti piace» «QUANDO?» «Fai l esperimento di scienze e poi puoi andare a giocare» «COME?» «Le caramelle sono in una delle scatole nell armadio» «QUALE?» 50

51 Riassumendo Le CMO-T convertono stimoli neutri in rinforzatori condizionati ed evocano tutte quelle risposte che in passato sono stati rinforzati dalla consegna di questi stimoli. Il blocco o la restrizione dell accesso al rinforzatore finale o dell attività fa diventare i passaggi necessari per arrivarci dei rinforzatori condizionati momentanei -> metodo della CATENA INTERROTTA. 51

52 Tocca a voi! Provate a pensare come creare CMO-T (e quindi richieste) nelle seguenti attività: - preparare un panino; - svolgere un lavoretto «taglia e incolla»; - ascoltare la musica con un CD; - giocare col PC. 52

53 Operazioni motivazionali condizionate riflessive CMO-R Uno stimolo allarme che rende la sua rimozione un rinforzo ed evoca tutti quei comportamenti che in passato hanno prodotto questo effetto. La vista del quaderno per lavorare è una CMO-R che stabilisce come rinforzatore la sua rimozione. 53

54 Applicazione delle operazioni motivazionali CMO-R Le operazioni motivazionali riflessive hanno una grande importanza nell intervento. In molti casi l insegnante/educatore può diventare una CMO-R per la fuga dal compito o per l emissione di comportamenti problema Perché? 54

55 Applicazione delle operazioni motivazionali CMO-R La presenza dell operatore è associata ad un peggioramento della propria condizione o comunque ad una condizione di lavoro/sforzo e quindi la presenza dell operatore diventa una CMO-R che aumenta il valore rinforzante della fuga e di tutti quei comportamenti che ottengono l evitamento del compito Importanza del PAIRING! 55

56 CMO-R in classe STIMOLO NEUTRO Presentazione dei materiali, Presenza dell insegnante STIMOLAZIONE AVVERSIVA La sessione di lavora inizia con la rimozione dei rinforzatori; Valore basso dei rinforzatori; Bassa frequenza di rinforzo; Errori e disapprovazione sociale; Compiti difficili; EFFETTI La terminazione della stimolazione avversiva diventa un rinforzatore ed evoca tutti quei comportamenti che sono stati rinforzati in passato dall evitamento della situazione. 56

57 CMO-R in classe soluzioni! STIMOLO NEUTRO Presentazione dei materiali, Presenza dell insegnante Associazione dell insegnante col rinforzatore; Maggiore valore e frequenza di rinforzo; Rinforzo immediato; Compiti semplici EFFETTI Comportamento maggiormente collaborativo 57

58 Riassumendo Soprattutto inizialmente associare l ambiente di insegnamento con un alta frequenza e valore dei rinforzatori (PAIRING); Attività relative ad abilità diverse, compiti facili e più difficili (MIX & VARY); Ridurre gli errori dell alunno (COMPITI SEMPLICI, APPRENDIMENTO SENZA ERRORI); Iniziare la sessione di lavoro con richieste facili, poi richieste difficili, terminare con richieste facili. Usare estinzione se si verificano comportamenti problema. 58

59 DESCRIZIONE DEL COMPORTAMENTO - TOPOGRAFIA E FUNZIONE IL COMPORTAMENTO PUO ESSERE DEFINITO E DESCRITTO IN DUE MODI: Secondo la sua TOPOGRAFIA: è la forma del comportamento, le sue caratteristiche fisiche, cosa fa la persona. Secondo la sua FUNZIONE: in che modo il comportamento modifica l ambiente? Cosa ottiene la persona emettendo quel comportamento? 59

60 COMPORTAMENTI CON TOPOGRAFIA SIMILE POSSONO AVERE FUNZIONE DIVERSA Alzare il braccio e muovere la mano a destra e a sinistra: - quando incontro una persona conosciuta - quando sto annegando COMPORTAMENTI CON TOPOGRAFIA DIFFERENTE POSSONO AVERE FUNZIONE SIMILE - lanciare il quaderno - chiedere una pausa 60

61 I COMPORTAMENTI CON FUNZIONE SIMILE POSSONO ESSERE RAGGRUPPATI IN CLASSI DI RISPOSTE: comportamenti con topografia diversa ma stessa funzione. Ottengono la stessa conseguenza, lo stesso effetto sull ambiente Esempio: dire «ACQUA» -> ottenere ACQUA fare il segno «ACQUA» -> ottenere ACQUA TOPOGRAFIA DIVERSA: VOCALE/SEGNO FUNZIONE UGUALE: RICHIESTA PER «ACQUA» 61

62 FUNZIONI DEL COMPORTAMENTO I comportamenti emessi da un individuo possono possono assolvere a tre funzioni fondamentali: RINFORZO POSITIVO RINFORZO NEGATIVO RINFORZO AUTOMATICO 62

63 FUNZIONI DEL COMPORTAMENTO RINFORZO POSITIVO I comportamenti mantenuti da rinforzo positivo sono quelli che consentono l accesso: Ad attività, oggetti (TANGIBILE) All attenzione (ATTENZIONE) 63

64 FUNZIONI DEL COMPORTAMENTO RINFORZO POSITIVO I comportamenti mantenuti da accesso a TANGIBILE si possono verificare quando: Viene negata (NO) o ridardata la consegna del rinforzatore; Interruzione o riconsegna attività o oggetto gradito Rinforzatore visibile ma non a libero accesso, quantità/forma diversa dal solito Transizione da attività gradita a compito. 64

65 FUNZIONI DEL COMPORTAMENTO RINFORZO POSITIVO I comportamenti mantenuti da accesso all ATTENZIONE si possono verificare quando: Un adulto parla con un altra persona Le persone intorno sono impegnate in altre attività L attenzione a volte non è l unico rinforzatore ma può essere una condizione che può dare accesso ad altri rinforzatori (l adulto mi dà accesso alle cose che mi piacciono) 65

66 FUNZIONI DEL COMPORTAMENTO RINFORZO NEGATIVO I comportamenti mantenuti da rinforzo negativo sono quelli che consentono che consentono l EVITAMENTO E LA FUGA da situazioni, stimoli, luoghi sgraditi. Aumentano i comportamenti che in passato hanno permesso di evitare o far cessare un evento AVVERSIVO. Esempi: Accendere il riscaldamento quando nevica Abbassare il volume troppo alto della tv Togliersi un paio di scarpe strette 66

67 FUNZIONI DEL COMPORTAMENTO RINFORZO AUTOMATICO I comportamenti mantenuti da rinforzo automatico sono quelli in cui la sola emissione del comportamento produce il proprio rinforzo. Si emette un determinato comportamento perché è il comportamento stesso che mi consente di mandanere una situazione fisiologica o ambientale gradita. L erogazione del rinforzatore non è mediata dall ambiente sociale. 67

68 Esempi: FUNZIONI DEL COMPORTAMENTO RINFORZO AUTOMATICO Ascoltare la musica Grattarsi Sfarfallare con le mani Dipingere Rosicchiarsi le unghie Non calpestare le righe delle mattonelle Fare esercizio fisico Camminare sulle punte 68

69 FUNZIONI DEL COMPORTAMENTO Definire la funzione di un comportamento (e quindi qual è il rinforzatore che lo mantiene) consente di operare sull ambiente in modo da poter modificare le sue caratteristiche (frequenza, durata, intensità) ma come si può definire la funzione di un comportamento? 69

70 ASSESSMENT FUNZIONALE Con l assessment funzionale si vanno a ricercare le cause del comportamento nell ambiente immediato in cui si verifica il comportamento e nella STORIA DI APPRENDIMENTO della persona. La personalità o tratti di essa non vengono considerati come cause del comportamento. Attraverso l assessment funzionale si cerca di arrivare all ottenimento di un ANALISI STORICA di come la persona ha appreso il comportamento target e di come esso sia mantenuto dall ambiente. 70

71 ASSESSMENT FUNZIONALE L assessment funzionale comportamentale permette di individuare gli antecedenti e le conseguenze (e quindi la FUNZIONE) che influenzano l emissione del comportamento target e di individuare pertanto una modalità di intervento efficace. La valutazione funzionale permette di definire gli obiettivi di insegnamento per un alunno, per individualizzare metodologie e strumenti e per valutare l efficacia di un intervento. 71

72 STRUMENTI PER L ASSESSMENT FUNZIONALE SSAF Il SSAF (Strumento di Screening per l Analisi Funzionale) è un questionario strutturato che dà delle indicazioni preliminari sulla possibile funzione dei comportamenti problema. È uno strumento di OSSERVAZIONE INDIRETTA. Può essere somministrato a: Familiari Caregivers Non dà informazioni certe sulla funzione del comportamento. Può essere usato per indirizzare l osservazione diretta del comportamento target. 72

73 Grazie per l attenzione! 73

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