COMUNITA MISSIONARIE LAICHE Diocesi di Milano. Contributo al Convegno Missionario di Sacrofano

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1 COMUNITA MISSIONARIE LAICHE Diocesi di Milano Contributo al Convegno Missionario di Sacrofano La Comunità Missionarie Laiche ( CML), risiede attualmente a Legnano, nella Diocesi di Milano, ed è presente in Cambogia, Camerun e Peru. E composta da 8 donne, si qualifica come Associazione privata di fedeli con riconoscimento diocesano per mano del Card. Martini ( giugno 2002), e che dal 1989 ha cominciato la propria esperienza. Dalla sua origine, la Cml ha espresso vicinanza al Pime. Abbiamo letto il materiale di preparazione al Convegno e sinteticamente desideriamo offrire un nostro semplice contributo alla riflessione e alla formulazione delle priorità in ambito missionario. Il mandato missionario di USCIRE che la Parola di Dio suggerisce ogni volta e che Papa Francesco ribadisce di frequente, risulta a noi fortemente eloquente viste le esperienze missionarie ad gentes che hanno plasmato il nostro Progetto di vita. La pastorale missionaria della nostra Diocesi ha insistito, i questi anni, sui temi dell esodo, dell itineranza, dell inquietudine spirituale, nutrendo la nostra formazione in maniera significativa e profonda. La continua interazione tra esperienza ad gentes e accoglienza nella Chiesa locale ha poi permesso quei processi di confronto, di rielaborazione e di concretizzazione che risultano quanto mai necessari. Una prima nota riguarda pertanto questo aspetto: dare importanza alla formazione missionaria nella Chiesa locale. Una formazione che parta dalla Parola, che trovi proprio nella Bibbia il fondamento di questa Chiesa in uscita che interpella ciascuno di noi. Fondando cosi la formazione, ci si aiuta a comprendere che tutto il popolo di Dio è coinvolto, che la missio ad gentes è paradigma, non perché risulta un modello da copiare, ma perché mostra in maniera del tutto particolare dei dinamismi propri dei discepoli missionari ( uscita incontro con l alterità comunicazione della propria fede accoglienza dei doni della fede altrui vicinanza, prossimità incontro con la povertà) che sono universali, indipendentemente dal luogo geografico e dalla situazione specifica. La missio ad gentes li rende evidenti, intensi e, se condivisi, capaci di sollecitare la consapevolezza del compito missionario che appartiene a tutti. 1

2 UNA RIFLESSIONE SULLA NOSTRA ESPERIENZA MISSIONARIA In sintesi riportiamo alcuni dinamismi che la missio ad gentes ci ha donato negli anni di vita in Cambogia- Camerun e Peru, dove siamo ancora attualmente presenti: -L USCIRE possiede potenzialmente tutta la buona notizia dell ESSERE STRANIERI. Straniero di per sé è una delle categorie della fragilità, dell abbandono delle mani altrui, della fiducia, dell ascolto attento che crea nell altro un opportunità di farsi grembo accogliente e materno, in uno scambio reciproco di potenziali doni. Nessuno rimane identico a se stesso se ci si è aperti all incontro. L essere stranieri è quindi una fragilità sostenuta e benedetta dal Signore. Dio stesso si è mostrato nella storia come straniero. Per recuperare questo dinamismo dobbiamo, insieme alle nostre comunità, provare ad uscire, ad imparare da altri, a sedersi al tavolo per progettare e verificare insieme. Provare forse semplicemente ad osservare, a scrutare dettagli e segni insoliti, ma non per questo negativi e insopportabili. -USCIRE per sentirsi parte del MONDO, del qui ed ora che Dio benedice attraverso la scelta dell incarnazione, dei molteplici volti che andranno conosciuti, avvicinati e che potranno diventare i soggetti per un nostro costante apprendimento e discernimento. Questa è un altra nota che vorremmo sottolineare. Diventa, oggi come non mai, importante lavorare per un DISCERNIMENTO COMUNITARIO, per una comprensione comune di cio che questo periodo storico, sociale, ecclesiale ci sta suggerendo, per cercare con serenità ed empatia le bellezze dei segni dei tempi. E questo discernimento va fatto insieme, a diversi livelli, soprattutto a partire dalle comunità, dalle persone laiche che vivono e si coinvolgono in tante dimensioni del vivere. Il nostro uscire può continuare ad essere la linfa di un attenzione a ciò che sta fuori di noi. Più o meno lontano ( a volte più lontano rispetto ai nostri schemi mentali). Più o meno sano. Più o meno cattolico. Più o meno rispettabile. E se è lontano, trova maggior senso il nostro uscire. -USCIRE è la dimensione dei discepoli missionari che prendono l iniziativa, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano ( EG). Questo prendere l iniziativa coinvolge prima di tutto la libera decisione di uscire da sé e la fiducia che posso imparare dall incontro con l alterità. Se non si muovono queste disponibilità ( evidenti dallo stile del tuo vivere, lavorare, progettare ) ad uscire da se stessi e ad imparare ancora, la missione può essere sinceramente messa in crisi. 2

3 Le persone soffrono se non vedono e toccano la nostra fiducia, la nostra certezza che dalla loro vita nasce non genericamente un dono per me, ma addirittura la mia salvezza. In questo modo le reciproche uscite generano trasformazioni che fanno bene, che migliorano la nostra umanità. Questa attenzione all umano, a ciò che lo migliora e lo arricchisce continua ad interpellare l attualità della missione. Non è certo la paura che l altro mi possa danneggiare o vincere che ancora anima, purtroppo tanti dialoghi e scambi. -Queste riflessioni sull USCIRE ci aiutano a comprendere meglio la reale possibilità di uno scambio tra CHIESE SORELLE. E reale tale scambio? Oppure è una bellissima intenzione? E un vuota affermazione? Le Chiese che abbiamo incontrato sono certamente comunità che hanno bisogni primari che devono ancora essere soddisfatti, che hanno bisogno anche di strutture, di mezzi e per questo chiedono anche il nostro aiuto, ma sono essenzialmente comunità che desiderano camminare sulle proprie gambe. Questa consapevolezza è molto importante. Il nostro aiuto è nell incoraggiare e sostenere il bisogno di ritrovare se stesse, nelle proprie risorse, ma anche nelle proprie fragilità e vulnerabilità. Magari anche nelle proprie ferite. Anche causate da presenze straniere faticose. Quanto risulta illuminante il paradigma di un accompagnare una comunità a ritrovare la propria missionari età, ovunque si trovi. E diverso da guidare una comunità, imporre tempi, ritmi, decisioni. E porsi accanto e ascoltare, lavorare sui dettagli, scorgere i minimi movimenti di intraprendenza, di voglia di costruire, di slancio nell osare, di gestire i fallimenti, di tentare con la propria intelligenza, con il proprio cuore e con la propria storia di seguire il Vangelo e di sentirlo come tale, come una buona notizia. Aiuterebbe anche noi in Italia ad avere rispetto per le comunità, a saperle ascoltare, valorizzare ed accompagnare. Mai inibire, stravolgere, ferire e governare con arroganza e prepotenza. Le istituzioni anche ecclesiali abbiamo imparato a vederle come servizio di coordinamento, di aiuto e di proposta, ma vorremmo anche vederle come accoglienza di quello che di bello e di buono le comunità e le diverse realtà associative stanno già mettendo in circolo. Nella missione non c è mai la recezione passiva, pronta solo alla fruizione da una parte e l offerta decisa, cristallina, priva di ogni dubbio dall altra. Non c è chi propone e chi obbedisce. 3

4 C è l ascolto (= obbedire) e la COLLABORAZIONE a diversi livelli. C è l anelito alla fraternità e all aiuto reciproco. Quando il sentire è troppo sbilanciato su decisioni calate dall alto, sull avvertire imposizioni e assenza di spazi di criticità e di proposta, sul percepire mancanza di respiro e di prospettiva occorre forse fermarsi e rivedere come migliorare e migliorarsi. La missione oggi si gioca sull INCONTRO, sulla RELAZIONE ( che sono le cifre del Vangelo e le priorità annunciate dal nostro Maestro). La presenza missionaria ha senso ogni volta che si pare la possibilità di un incontro e di una buona relazione. A livello personale questo avviene, ma occorre renderlo più visibile a livello di Chiese locali e di Chiese sorelle. QUALCHE ULTERIORE NOTA In Cambogia, in Camerun e in Peru abbiamo fatto esperienza anche di presenze clericali che non sollecitano pastorali di partecipazione né di ministeralità condivisa. A volte vengono proprio annullati o intiepiditi i luoghi di dialogo e di confronto. Non possiamo mettere tra parentesi questa amara consapevolezza. Desideriamo, al contrario, comprenderla nelle sue resistenze (Giona dovette comprendere le proprie resistenze all uscita) e nelle sue difficoltà. Purtroppo molto spesso le resistenze all uscita non vengono dalle comunità, dagli uomini e donne del popolo, dalla base. Hanno altre provenienze. E il caso di affermare che i territori di missione sono oggi tutti caratterizzati da freschezza e novità ecclesiale? A volte si vive la pesantezza della vecchia tradizione europea o di contraddizioni esportate. La Parola di Dio, le storie di tanti uomini e donne li raccontate potrebbero aiutarci a capire i capovolgimenti che devono essere fatti, a mettere al centro periferie, a comprendere dove proviene vita e respiro rigenerante e a distinguerlo da aneliti di soffocamento e di morte. Tanto abbiamo ancora da imparare e forse questo è l atteggiamento che più contraddistingue il discepolo. C è una buona notizia in gioco che continua ad affascinare le nostre tante ricerche, le nostre itineranze ed inquietudini. Ricerche che possiamo ancora condividere con altri qui ed in ogni angolo della terra. Il nostro desiderio e il nostro augurio è che il prossimo Convegno missionario nazionale aiuti a risentire vivo e profondo questo fascino del Vangelo e della missione. 4

5 Comunità Missionarie Laiche Pime Legnano (Mi) Via XXIX maggio 30. MAIL: 5