PILLOLE LINGUISTICHE NAPOLETANE
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- Luciano Arturo Caputo
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1 PILLOLE LINGUISTICHE NAPOLETANE 33. VOCALI TONICHE LATINO-NAPOLETANE E METAFONIA Carlo Iandolo
2 VOCALI TONICHE LATINO-NAPOLETANE E METAFONIA 1 Chiarito che nelle vocali del latino (non classico o scritto ma) comune e parlato o volgare, dai caratteri tipici nelle varie località geografiche d'italia, dal IV- V secolo d. C. non valse piú il criterio delle loro quantità brevi e lunghe ma quello conseguente del loro timbro aperto e chiuso, va precisato che in toscano e quindi nella lingua nazionale della nostra penisola le vocali toniche e-o dal suono aperto (ex e-o brevi del latino scritto) si svilupparono in iè-uò solo in sillaba libera (cioè seguíta da vocale, col risultato della dittongazione) 2, mentre restarono è-ò in sillaba implicata, ossia seguíta da altra consonante: ess. (feru-m) fiero, (bonu-m) buono...; (septe-m) > sette, (octo) otto... Inoltre a latina si conservò sempre aperta e immutata, come e-o chiuse (ex e-o lunghe) confermarono tali rispettivi tipi di foni: ess. (matre-) madre, (patre-) padre... (cena-) cena, (sole-) sóle...; inoltre i-u dal timbro semichiuso o semiaperto (ex i-u brevi) divennero le rispettive é-ó chiuse: ess. (viride-m > virde-) vérde, (cruce-) croce...; infine i-u" dal suono chiuso (ex i-u lunghe) ribadirono tali rispettivi timbri di fondo: ess. (pinu-) pino, (luna-) luna Circa la particolare pronunzia delle vocali evanescenti (dal suono chiuso e anche lievemente strascicato), abbiamo qui rinunciato alla grafia provvista d apice (con carattere tipograficamente ridotto), sebbene sarebbe stata tipologia necessaria per i non-campani. Vi sono anche altri fenomeni naturali di dittongazione sia in italiano che nel nostro dialetto (dipendenti da istintivi sviluppi di bl, cl, fl, gl, pl ), per cui rimandiamo al capitolo circa L origine dei dittonghi. Carlo Iandolo. Vocali toniche... 2
3 Ma quali esiti ebbero le vocali toniche del latino volgare nell area del napoletano? Mentre ci fu la conferma dei suoni per le vocali estreme a ed i-u chiuse (ex lunghe: o pate, o vino, a luna: ma su tali ultime vocali torneremo fra poco), invece le toniche e-o (sia dal timbro aperto che chiuso nel latino parlato) subirono la METAFONIA, ossia la variazione di suono allorché nella sillaba successiva o in quella finale erano attestate le vocali -i (lunga) opp. u (breve) ; di ciò offriamo subito un esemplificazione piú dettagliata e chiara. E aperta - 1) > ié metafonetica se in sillaba finale c erano -i opp. u (ex e breve) - 2) = è aperta se in sillaba finale comparivano -a, -e, -o. Ess.: (*pedi) pieri; (*teni-s) tieni; (pede-) pere; (tene-t) tene O aperta - 1) > uó metafonetica se in sillaba finale c'erano -i opp. u 3 (ex o breve) - 2) = ò aperta se in sillaba finale comparivano -a, -e, -o. Ess.: (ovu-) ll uovo, (ova) ll ova, (novu-, novi) nuovo - nuovi; ma (nova-m, pl. novae) nova, nove E chiusa - 1) > i metafonetica se in sillaba finale c erano -i opp. u (ex e lunga) - 2) = é chiusa se nella sillaba finale comparivano -a, -e, -o. Ess.: (*mesi) e misi, (*mese-m) o mese, (credi-s) tu criri, (credo) i crero, (pagense-m) o paese, (*pagensi) e paisi O chiusa - 1) > u metafonetica se in sillaba finale c erano -i opp. u (ex o lunga) 2) = ó chiusa se in sillaba finale comparivano -a, -e, -o Ess.: (*nepoti) e neputi, (nepote-m) o nepote; curiuso, curiosa; (solu-m) sulo, (sola-m) sola, (adcopulare) tu accucchie i accocchio 3 Eguale dittongazione fissa nel singolare e nel plurale si ha quando nell uno la sillaba finale del latino volgare risulta -u, nell altro -i : ess. o ffuoco pl. e fuochi, o piecuro e piecuri, o suonno e suonni, o spruoccolo e spruoccoli, o viecchio e viecchie ; cosí (cauda-m >) a córa, pl. (caudae >) e ccóre Di contro, o sposo (< lat. volgare *sposu, ma senza metafonesi per probabile influsso dell italiano) a sposa, ma pl. e spusi ecc. Carlo Iandolo. Vocali toniche... 3
4 Per completezza d informazione nel settore, è doveroso segnalare che i suddetti esiti particolari dovuti alla metafonia ricorrono nei sostantivi (uno dei loro mezzi per differenziare singolare e plurale), negli aggettivi (per diversificare le coppie singolariplurali del maschile rispetto a quelle del femminile) e in taluni tempi dei verbi (2 e persone singolari dell indicativo presente e dell'imperativo). 4 Fin qui la grammatica tradizionale, che àncora la metafonia alle sole toniche e-o, condizionate poi dalla tipologia della vocale terminale. Tuttavia a noi pare che esista un estensione attinente alle particolari toniche i u : si sa infatti che il sistema vocalico ufficiale della Campania fu di otto elementi (a, e breve ed aperta, e lunga e chiusa, i semiaperta o semichiusa, i chiusa, o breve ed aperta, o lunga e chiusa, u chiusa), sistema che Roma ridusse a sette sonanti. Per la i semichiusa campana, si trattava d un segno speciale nell alfabeto, che gli Oschi avevano preso dagli Etruschi: questo segno lo arricchiva di una i aperta, già vicina alla nostra e stretta 5. Del resto una conferma ci viene nel V secolo dal grammatico Consenzio, che ci dà notizia d una doppia i, mentre nessuno ci parla d una duplice u; tuttavia, al di là delle testimonianze limitate agli alfabeti e ai grammatici, non può affatto ignorarsi che le attestazioni successive della maggior parte delle lingue romanze ci obbligano ad ammettere una differenza anche all interno della U, e quindi una base di partenza di ben nove vocali 6, il che non escluderebbe la collaterale esistenza della u semiaperta o semichiusa anche in Campania; la parziale esemplificazione seguente sembra darci ragione 7. 4 Il fenomeno avviene (ma questa volta sono interessate non le parti radicali ma le vocali tematiche che aprono il suffisso temporale-modale) anche nell imperfetto sia indicativo che congiuntivo. Ess.: io durmevo isso durmeva (ma tu durmivi), io durmesse isso durmesse (ma tu durmissi); io sentevo isso senteva (ma tu sentivi), io sentesse, isso sentesse (ma tu sentissi) ecc. Un ulteriore conferma similare di tal tipo si ha coi suffissi diminutivi maschile -íllo (figliulillo, nennillo) e femminile -élla (figliulella, nennella). 5 G. Devoto: Gli antichi Italici (pag. 135). 6 Devoto-Giacomelli : I dialetti delle regioni d Italia (Sansoni, pp ) 7 Del resto (come dimostrano anche gli esiti del toscano-italiano) si tratta di i - u brevi, che in napoletano potrebbero avere origine ed eco anche di semichiuse. Carlo Iandolo. Vocali toniche... 4
5 I semichiusa 1) = i se in sillaba finale c erano -i opp. u (ex i breve) 2) > é chiusa se in sillaba finale comparivano -a, -e, -o. Ess.: (piru-m) o piro, (neutro pl. > poi femm. sg. pira ) a pera, (nigru-m) niro, (nigra-m) nera, (pipe-r) o ppepe, (siccu-m > *siccu) sicco, (sicca-m) secca, (*frig-i-dum) friddo, (frig-i-da-m) fredda, (strictu-m) stritto (stricta-m) stretta, (pisce-m) o pesce, (*pisci) e pisci ; (piscare) piscà: i pesco (tu pischi)- isso pesca = pescare ; (*siscare) i sesco (tu sischi)- isso sesca = fischiare ; (benedictu-m) bbenneritto (benedica-m) bbenneretta; (bibere: bibi-s) tu vivi (bibo) i vevo = bere U semichiusa - 1) = u se in sillaba finale c'erano -i opp. u (ex u ' breve) - 2) > ó chiusa se in sillaba finale comparivano -a, -e, -o. Ess.: (russu-m) russo, (russa-m) rossa, (surdi-) surdi, (surdae) sórde (currere) tu curri, i corro, (*i-nuxorare se >*nsurare se > *nzurare se) tu te nzuri, i me nzoro = sposarsi. Come si nota, è probabile che si debba intendere ed estendere il fenomeno della metafonia al di là dei limiti solitamente stabiliti finora. Foto da Il vecchio Vomero e Napoli di una volta... Carlo Iandolo Carlo Iandolo. Vocali toniche... 5
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