LA SCUOLA AI TEMPI DEI NOSTRI NONNI

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1 PROGETTO NO BITS anno scolastico 2010/2011 Classe 3 A - plesso di Via Acerbi Istituto Comprensivo di Castano Primo (MI) LA SCUOLA AI TEMPI DEI NOSTRI NONNI Abbiamo chiesto a: nonna Nella (scuola di Sedico) nonna Ada (scuola di Saronno) nonna Caterina (scuola di Novate Milanese) nonna Adele (scuola di Turbigo) nonno Piero (scuola di Tradate) nonno Fulvio (scuola di Via Acerbi a Castano Primo) di raccontarci com era la scuola ai loro tempi.

2 Iniziavano la scuola all eta di 6 anni, come adesso, le lezioni dal 1 Ottobre al 30 Giugno. Gli orari erano dalle ore 9 alle ore12, pausa pranzo e dalle ore alle ore 15.30, il giovedì era vacanza. A scuola si andava a piedi anche con la pioggia o la neve. Racconta nonna Nella che usavano portare le scarpe di ricambio e prima di entrare in classe le cambiavano. Nonna Adele, invece, abitava lontano dalla scuola, in una cascina e in inverno si fermava a casa della zia, altrimenti non riusciva a tornare a scuola. Nonno Piero aggiunge che l abbigliamento non era molto pesante e infatti i maschi indossavano in genere i pantaloni corti. Le strade erano sterrate e piene di fango. Le scuole con le mense scolastiche erano poche, infatti molti bambini andavano a casa per il pranzo, mentre a Castano si cucinava in mensa e mangiavano solo il minestrone, poi tornavano in classe e consumavano il cibo portato da casa. Durante l intervallo, si consumava la merenda preparata dalla mamma: dei biscotti, della frutta, del semplice pane con l olio o la marmellata.

3 Nelle classi non c erano giochi; i maschi giocavano in cortile con la palla a nascondino, a bandiera, a lippa, a castello; le femmine giocavano a la povera cieca, alla danza del serpente, a io son contadinella, a rosa rosella, a prestiné l è cott el pan? Si gira in cerchio intorno a una bambina inginocchiata al centro, con gli occhi coperti dalle mani, cantando: La povera cieca caduta nel bosco! Alzarmi non posso tiratemi su! A questo punto una bambina si avvicina di spalle e fa alzare la cieca. Il canto riprende, mentre tutte girano intorno alla cieca alzando il braccio destro: E noi l aiutiamo tendendo la mano indovina chi siamo, indovina chi è! Se la cieca indovina chi è stata, questa prende il suo posto.

4 Il cerchio si muove intorno ad una bambina che sta nel mezzo e si canta: Rosa, rosella, la rosa è fiorita bianca è la rosa, la rosa in mezzo al mar. Fate la riverenza a chi la volete far! A questo punto la bimba che sta in mezzo fa un inchino a una sua compagna e, prendendola per il braccio, balla con lei al centro. Le compagne si fermano e, battendo le mani, cantano: E. la Ada la entra in ballo, la resta senza ballo. falla cantà, falla ballà. E la Ada la resta là!

5 Ci si mette a gruppi di quattro bambine. Ogni bambina si muove, dando la mano alla compagna più vicina, al ritmo di questo canto: Io son contadinella alla campagna bella, se fossi una regina sarei incoronata, ma son na contadina mi tocca lavorar! E cinquecento cavalieri Con la testa insanguinata E con la spada sguainata E indovina che cos è! E sono sono le ciliegie E sono sono le ciliegie E sono sono le ciliegie Che maturan nel giardin!

6 PRESTINE L E COTT EL PAN Si forma un cerchio aperto. La prima e l ultima del cerchio dialogano così: Prestiné, l è cott el pan? No, l è un poc brusàsàa! Cli l è stàa? L è stàa l Andrea! Tutto il cerchio passa sotto le braccia dell Andrea, che in tal modo rimane incatenato, cantando: Il povero Andrea legato alle catene, alle soprapene costretto a lavorar! E così via, finché tutti i bambini rimangono incatenati.

7 In genere, la classe era composta da 30 a 40 alunni e spesso le classi erano formate da soli maschi o da soli femmine. I maschi, in genere, indossavano un giubbino nero e le femmine un grembiule nero; entrambi portavano un colletto bianco e un fiocco colorato rosso o blu.

8 C era una sola maestra per classe e insegnava tutte le materie; gli alunni erano molto rispettosi nei confronti della maestra e, quando entrava in aula, tutti dovevano alzarsi in piedi. Chiamavano la maestra Signora Maestra e c era moltissimo rispetto per lei. La maestra era spesso severa e bacchettava sulle dita i bambini più indisciplinati con un lungo righello, oppure li facevano stare dietro la lavagna. Gli alunni preferiti erano seduti nelle prime file, mentre gli alunni in difficoltà erano sistemati negli ultimi banchi. Generalmente non assegnava tanti compiti perché molti bambini a casa dovevano aiutare i genitori nel lavoro. Per scrivere usavano due tipi di pennini (campanile e gobbetto) e la matita per sottolineare; gli astuccci erano di legno, avevano un quaderno per ogni materia e un quaderno di bella scrittura. La maggior parte dei quaderni aveva la copertina nera e sul retro c era sempre stampata la tavola pitagorica. Le materie di studio erano: italiano, matematica, storia, geografia, scienze, educazione morale, economia domestica, igiene, canto, religione, bella scrittura. Non facevano ginnastica in palestra perché non c erano, quindi praticavano dei movimenti in classe. Studiavano a memoria come se fosse tutto una poesia, sottolineavano le parole più importanti; imparavano molte poesie di importanti autori e anche tanti detti come: Emma cara, sulla strada del poi poi si va a casa del mai.mai!

9 Per igiene si intendeva quando le maestre controllavano la pulizia delle unghie e delle orecchie. Le bambine avevano sempre i capelli legati a treccia o a coda di cavallo. I libri erano in bianco e nero, con poche illustrazioni. Le pagelle erano di formato piccolo e di colore grigio-azzurro ed erano suddivise in bimestri. La pagella più vecchia è quella di nonna Ada: sulla copertina c è l aquila romana, simbolo ripreso dal fascimo e, sopra ad esso, il simbolo del passaggio alla Repubblica.

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12 La cartella era generalmente di stoffa, mentre i ricchi avevano la cartella di cartone duro o di cuoio e su di essa c era sempre il nome e il cognome.

13 I banchi erano di legno scuro e con le panche ad essi collegate, erano dotati di due calamai inseriti in appositi fori. Questi calamai, dove s intingevano i pennini per scrivere, venivano riempiti di inchiostro dal bidello con un contenitore in vetro con beccuccio. Nonno Aldo e nonna Caterina lo chiamavano la caffettiera. Era frequente macchiare il foglio e fare un mascherone ; questo poteva essere motivo di durissima punizione. Nonna Ada racconta che i banchi nella sua classe erano di formica e lateralmente avevano un appoggio dove posavano cartella e libri. Nelle aule, oltre ai banchi, c erano la lavagna girevole e la cattedra con una pedrella, cioè una piattaforma in legno che permetteva alla maestra di stare in posizione rialzata in modo da farsi vedere anche da chi si trovava agli ultimi banchi. Alle pareti venivano appesi cartelli, cartine geografiche, vignette educative o didattiche e non c era l orologio. La classe veniva riscaldata con la stufa a legna, e il compito di portare dentro la legna, spettava agli alunni. Ogni bambino aveva un sasso da macero che appoggiava sulla stufa e che, una volta ben caldo, posava sulle gambe per riscaldarsi; infatti, le mani gelavano tanto da non poter più scrivere. Frequentemente i bambini avevano i geloni alle dita e alle ginocchia per il gran freddo che si pativa. Qualche volta, in primavera, si usciva a fare delle escursioni nei pressi della scuola. Nonna Adele ricorda un pic-nic al fiume Ticino, avvenuto in classe quarta. Spesso i bambini si assentavano per malattia o perché dovevano aiutare i genitori in casa. Quando si rientrava a scuola non si portava la giustificazione, la mamma avvisava la maestra solo in caso di malattia infettiva. Ai nonni piaceva tanto andare a scuola per imparare!

14 Grazie nonni! I bambini della classe 3 A hanno intervistato i loro nonni, hanno fotografato i loro ricordi, hanno scritto il testo e preparato il lavoro finale.

15 Anno scolastico 2010/2011

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