LA GESTIONE DEGLI ESITI DEL NUCLEARE E L ATTUAZIONE DEL DECRETO SCANZANO

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1 LA GESTIONE DEGLI ESITI DEL NUCLEARE E L ATTUAZIONE DEL DECRETO SCANZANO Roma, 20 febbraio 2004 Corso d Italia, 25 Sala F. Santi Relazione di Ludovico Ferrone Dip.to Ambiente e Territorio - CGIL Nazionale I fisici potrebbero spiegarci, con sapienza scientifica e con l ausilio di raffinate equazioni matematiche, perché è così difficile rimettere il dentifricio nel tubetto. Ma l obiettivo prioritario di questa iniziativa è per l appunto questo: rimettere il dentifricio nel tubetto. In altre parole provare a ricostruire, dopo i guasti (visibili e non visibili) prodotti dal cd Decreto Scanzano, il minimo ma assolutamente necessario clima di fiducia tra governanti e governati, tra Istituzioni dello Stato e, parte non indifferente, tra comunità scientifica e popolazioni. Se scorrete la breve cronistoria (per la quale vogliamo ringraziare Paolo Bartolomei) vi accorgerete a prima vista di una evidente cesura. Questa cesura porta la data del 14 febbraio 2003 quando con un DPCM veniva dichiarato lo stato di emergenza in 5 Regioni (Lazio, Campania, Emilia R., Basilicata, Piemonte) con lo scopo dichiarato di mettere in sicurezza gli impianti nucleari a causa del pericolo di attacchi terroristici. Fino a quella data in verità l Italia (pur con commendevoli ritardi) si era comportata grosso modo come gli altri Paesi europei. Solo nel 1995 infatti (ad otto anni dal referendum che mise fine all avventura nucleare del Paese) si pose con forza anche a seguito di due importanti conferenze promosse dall Anpa il problema di una strategia globale su un tema così rilevante. Un lungo lavoro (1998 Tavolo nazionale per la gestione degli esiti del Nucleare ; 1999 Documento della Commissione bilaterale) portò alla firma dell Accordo Stato-Regioni ed alla predisposizione del documento del Mica Indirizzi strategici degli esiti del nucleare approvato dalla Conferenza Stato-Regioni nel gennaio

2 Con il documento Mica il Paese si allineava all indirizzo che andava affermandosi in molti paesi dell Europa e che sta trovando una più compiuta formulazione con la proposta di Direttive Euratom COM (2003) 32. La necessità di studi approfonditi (della durata di decenni) la possibile ma non certa preferibilità dei siti geologici rispetto a quelli monitorabili e controllabili di superficie,la ricerca tecnologica ancora in atto ma senza risultanze certe, la valutazione dei costi comunque altissimi, raccomandavano e raccomandano ai Paesi dell Unione processi partecipati e temporalmente lunghi. Tenendo conto del quadro della ricerca in alcuni Paesi, ad esempio, sta maturando l orientamento alla progettazione dei depositi tenendo aperta la possibilità del recupero dei siti e degli stocks ai fini del trattamento (CD reversibilità). La decretazione d urgenza introdotta dal DPCM del febbraio 2003 fino al Decreto Scanzano rompe questo processo di avvicinamento all Europa e getta il Paese in una spirale ancora irrisolta, Con l Ordinanza 3267 vengono poi conferiti poteri straordinari di Commissario Delegato al Presidente Sogin e vengono stabilite deroghe alla normativa vigente ( 17 leggi ordinarie e due CCNL). Per quanto riguarda la localizzazione del sito delle scorie nucleari il Commissario. doveva limitarsi a "porre in essere ogni iniziativa utile per la predisposizione di uno studio volto a definire le soluzioni idonee a consentire la gestione centralizzata delle modalità di deposito delle scorie radioattive" e che questo doveva essere fatto "d'intesa con la Conferenza dei Presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano". Nel giugno 2003 è stato presentato dal Commissario Delegato alla Conferenza dei Presidenti uno studio preliminare sulla localizzazione del deposito delle scorie nucleari. Il clima era arroventato perché nel frattempo erano uscite indiscrezioni sull'intenzione del C.D. di indicare i siti del demanio militare in Sardegna. Lo studio presentava molte partì letteralmente in bianco proprio sui punti più delicati: i criteri e le modalità per la localizzazione del sito. La Conferenza chiede ulteriori chiarimenti che non verranno mai forniti. Nell'agosto 2003 nasce la candidatura di Scanzano con contatti preliminari con i proprietari dei terreni e autorità locali. La SoGIN inizia lo studio geologico del sito e si prepara ad un'ipotesi di progetto. Dell'esistenza di questa ipotesi non viene fatto alcun accenno né alle regioni né alla commissione tecnico scientifica che doveva controllare l'operato del C.D.. II la Commissione Tecnico Scientifica istituita sulla base dell'ordinanza 3267, incontra il Commissario che illustra il programma ed in particolare anticipa alcune ipotesi sullo smaltimento delle scorie di alta attività. In particolare il C.D. afferma che l'orientamento è quello di muoversi nella prospettiva del trasferimento di questa tipologia di scorie all'estero, o in Russia nell'ambito degli accordi di general partnership o in altri paesi europei con cui sono in corsi dei contatti. In data il Governo emana il decreto legge 314 per la localizzazione del sito definitivo per lo stoccaggio di tutte le scorie nucleari italiane nel Comune di Scanzano Jonico 2

3 senza acquisire né il parere delle amministrazioni locali, né quello della C.T.S.. La sorpresa è anche sulla tipologia del deposito che sarebbe un deposito geologico profondo, idoneo quindi anche per recepire le scorie di alta attività, le stesse che, fino a pochissimi giorni prima, si affermava di voler spedire all'estero. Si può aggiungere, in questo groviglio,una piccola chicca. Il Deposito nazionale di là dall essere progettato e realizzato - viene classificato come Opera di difesa militare di proprietà dello Stato. I due provvedimenti, così concepiti, presentano evidenti e gravi contenuti negativi che prefigurano conseguenze altrettanto gravi. In primo luogo non soddisfano, nelle condizioni date, le esigenze peraltro pressanti di sicurezza immediata da intrusioni o da attacchi terroristici esterni, essendo prevista una sequenza dei tempi necessari che portano a non prima del 2008 l attivazione del sito. In secondo luogo tendono a minimizzare, o ad azzerare del tutto, i contributi di tutta la comunità scientifica sulle condizioni di sicurezza relativa alla caratteristiche ed alla scelta del sito nazionale. In terzo luogo vengono meno alle indicazioni richiamate della Proposta di Direttiva Euratom relative ai processi di trasparenza e di partecipazione dei cittadini peraltro rafforzate dagli emendamenti proposti dal Parlamento europeo nel gennaio di quest anno. Tutto ciò produce a sua volta altre conseguenze gravemente negative. Un vulnus non accettabile allo stesso processo democratico. Uno scollamento di credibilità tra esperti e cittadini non facilmente componibile. E, cosa paradossale e ancora più grave, un rallentamento estremamente pericoloso degli stessi programmi di messa in sicurezza temporanea e definitiva degli stock di materiali radioattivi. Sotto questo profilo va considerato, tra l altro, come l ipotesi più simile a quella italiana (quella inglese) è attualmente in fase di stallo. Tanto che in Inghilterra si sta seriamente considerando la possibilità all indomani del fallimento del progetto di sito a Sellafield (costato ben 250 mln di sterline) dello scioglimento della Nirex. Questa società privata, costituita all epoca dei governi ultraconservatori, è quanto mai simile nella missione e nelle modalità operative, al netto dell addizione militare introdotta dal Governo Berlusconi, a quelle della Sogin. 3

4 Il Decreto Scanzano L opposizione sociale che si è manifestata nel Paese contro il Decreto, considerato democraticamente insopportabile e funzionalmente incongruo, è stata tale da costringere il Governo a pesanti modifiche. Questo è avvenuto sulla base di numerosi e progressivi passi indietro che hanno svuotato il provvedimento dei passaggi più pericolosi e più gravi. In ogni caso appare anche adesso del tutto incomprensibile, anche alla luce delle modifiche apportate, la dichiarazione di legittimità e di urgenza che è stata posta alla base del Decreto nella sua stesura attuale. Tanto più che gli esiti della scelta di militarizzazione delle procedure ha prodotto guasti di lungo periodo non solo sul piano della trasparenza e del democratico processo decisionale, ma anche sul piano, estremamente delicato e complesso, della funzionalità e della congruità delle procedure e dunque sugli esiti temporali delle norme. Le maggiori modifiche apportate riguardano nello specifico: 1. la scomparsa nel provvedimento del sito di Scanzano Ionico (art. 1 c. 1); 2. l introduzione di un termine (12 mesi) per l individuazione di tale sito (art. 1 c. 1); 3. la destinazione del deposito nazionale ai soli rifiuti di III categoria ed al combustibile irraggiato (art. 1 c.1); 4. l introduzione di una non meglio precisata validazione da parte del CdM in sostituzione del commissario straordinario (art. 1 c. 4bis); 5. la riduzione dei poteri del commissario straordinario alle sole procedure per la realizzazione del deposito nazionale (art. 2 c. 1); 6. il ripristino delle competenze del Ministero dell Ambiente in materia di Valutazione di impatto ambientale (art. 2 c. 2); 7. la rinuncia alla centralizzazione della struttura di supporto e della commissione tecnicoscientifica prevista dall Ordinanza 3267 ed il ripristino di una commissione (di 19 esperti) nominati da Governo, Regioni, EELL, Enea, Cnr, Apat (art. 2 c. 3); 8. la possibilità (a seguito della rinuncia ad effettuare il trattamento dei rifiuti presso il deposito nazionale) di effettuare tali trattamenti in altre strutture non meglio identificate (art. 3 c. 1); 9. il rimando ad un apposito ed ordinario DPCM della regolazione, che continua peraltro ad essere affidato alla Sogin, della messa in sicurezza e dello stoccaggio dei rifiuti radioattivi di I e II categoria (art. 3 c. 1); 10. l introduzione del concetto di non-esportabilità definitiva dei materiali di III categoria al di fuori dei Paesi dell Unione Europea (art. 3 c. 1ter); 11. l introduzione di misure di compensazione territoriali (nelle more di individuazione e realizzazione del deposito nazionale) a favore dei siti che ospitano centrali ed impianti del ciclo del combustibile (art. 4 c. 1) nonché la definizione (art. 4 c. 1bis) dei criteri di determinazione dell ammontare compensativo. 4

5 Prospettive e linee di intervento Con la profonda modifica del Decreto - è il giudizio della Cgil e nonostante tutti i limiti indicati, si sono riaperti gli spazi per ricondurre l intera materia alla ordinarietà condivisa del percorso democratico. Lungo questa strada occorre affrontare in particolare quattro questioni dirimenti relative ad una corretta gestione del Decreto e, soprattutto, alla rideterminazione delle ragioni di un processo democratico e partecipato che, come si è dimostrato, è anche condizione indispensabile per l efficienza e l efficacia dei processi decisionali ed attuativi. Tali questioni sono: 1. irreversibilità dell uscita dal nucleare 2. sicurezza come problema immediato e prioritario 3. deposito nazionale e commissione tecnico-scientifica 4. programmazione delle attività ordinarie di smaltimento dei rifiuti sanitari ed industriali di I e II categoria. Irreversibilità dell uscita dal nucleare In primo luogo si tratta di riaffermare in modo definitivo la impraticabilità nel nostro Paese della produzione di energia da fonte nucleare e di rilanciare, al contempo, un indirizzo forte ed articolato sulle fonti alternative e sul risparmio e l efficienza energetica. E nel quadro della dismissione definitiva e senza ripensamenti che vanno infatti ridefiniti gli indirizzi strategici per la gestione degli esiti del nucleare in Italia. Per coerenza inoltre non si può non porre il problema dell importazione nel nostro Paese di energia prodotta da centrali nucleari. Ci rendiamo conto come questo sia una questione politica di primaria grandezza e di enorme delicatezza per un paese gravato da un pesante deficit energetico. Tuttavia non si può continuare ad ignorare un problema di tale delicatezza. Riteniamo che questa sia una ragione in più per un impegno più determinante sulle possibilità di innovazione e di efficienza che possiamo introdurre nel nostro sistema di produzione e di consumo energetico. 5

6 Sicurezza dei lavoratori e dei cittadini come problema immediato e prioritario Un rilievo assolutamente prioritario deve essere attribuito al tema della sicurezza delle popolazioni e dei lavoratori, declinandolo in tutte le sue articolazioni. Questa è per noi, oggi, la vera priorità. Nell immediato è necessario in primo luogo garantire la sicurezza dei siti dalla possibilità di intrusioni esterne attraverso l attivazione di tutte le più opportune e rigorose misure di sorveglianza. E necessario, contestualmente, attivare tutte le azioni utili per la messa in sicurezza dei prodotti a rischio più elevato che, in alcuni siti, risultano conservati in condizioni di precarietà. Questo deve essere realizzato solo attraverso la definizione di un percorso condiviso e partecipato a livello territoriale. Il che significa concretamente l apertura di tavoli locali che prevedano la partecipazione congiunta di istituzioni, forze sociali e strutture tecnico-scientifiche. Il confronto sui tavoli territoriali deve in ogni caso precedere l assunzione di decisioni formali. Il modello di riferimento può essere in questo caso quello previsto dal DM 471 sulle bonifiche industriali. Le priorità concrete sono quelle ripetutamente ribadite dai territori, ricapitolate nelle comunicazioni che seguono e confermate del resto dallo stesso presidente della Sogin nell audizione alla Camera del 9 luglio In particolare si pone con estrema urgenza il problema dell estrazione del combustibile irraggiato dalle piscine ed il trasferimento negli speciali contenitori a secco (Cask). Sotto questo profilo occorre risolvere il problema della certezza (giugno 2004) della disponibilità dei cask indispensabili che dovrebbero essere prodotti su licenza tedesca, nonché quello della correlata programmazione delle attività in materia da parte di Sogin. In analogia debbono essere approntati, verificati e formalmente definiti i programmi di solidificazione delle scorie liquide che rappresentano uno dei principali problemi di rischio per le popolazioni nonché, in tutti i territori, delle condizioni di sicurezza idrogeologica. 6

7 Il quadro europeo oggi Prima di affrontare le altre proposte di merito ci pare utile soffermarci per un momento su alcune proposte di emendamenti alle Direttive approvate dal Parlamento europeo nel gennaio scorso su due punti cruciali: quelli relativi alla determinazione dei tempi e quelle relative alla esportabilità. Sul primo punto due emendamenti all art. 4 (uno aggiuntivo e l altro sostitutivo) introducono una maggiore flessibilità nelle scadenze del programma che le Direttive impongono a tutti gli Stati membri. Ciò tenendo conto della difficoltà (anche per gli Stati i cui programmi sono più avanzati) di rispettare le scadenze del 2018 per lo smaltimento definitivo e quello del 2008 per l autorizzazione del sito. In particolare ci sentiamo di condividere l indicazione della obbligatorietà della predisposizione entro il 2006 del programma particolareggiato per la gestione a lungo termine dei rifiuti radioattivi quando non esistano alternative idonee allo smaltimento e tale smaltimento non sia ancora disponibile. Sul secondo punto (della esportabilità) vorremmo pronunciarci con chiarezza. La Cgil ritiene che un Paese delle dimensioni e delle capacità industriali dell Italia non possa derogare dalle sue responsabilità né verso le generazioni future né verso la propria od altre popolazioni. L idea di trasferimenti di residui radioattivi o di combustibile esaurito verso Stati che abbiano semplicemente impianti adeguati conformi alle norme accettate nello Stato membro di origine, così come previsto dal precedente testo, ci pareva indecente ed indecorosa. Vanno perciò valutate positivamente le modifiche introdotte dal Parlamento Europeo all art.4 par. 6 che vietano agli Stati membri di sottoscrivere qualsiasi contratto per l invio in paesi terzi i cui impianti non soddisfino le norme e gli standards internazionali ivi compresa la Convenzione AIEA sulla sicurezza nella gestione del combustibile di risulta e dei rifiuti radioattivi adottata a Vienna il 5 setttembre Ed alla condizione, introdotta da un ulteriore emendamento, oltre che dalla logica, dell accettazione esplicita del Paese ricevente. Questa possibilità, con le limitazioni indicate, può dunque essere esplorata ed in questo quadro va posto esplicitamente, nell ambito delle possibili cooperazioni internazionali e degli impegni specifici del paese, il problema della ricerca. In ogni caso, e contestualmente, occorre procedere e fin da ora all individuazione delle possibili soluzioni nazionali dando corso tempestivamente all attuazione del Decreto. 7

8 Deposito nazionale e Commissione Compiti della Commissione tecnico-scientifica: devono riguardare esplicitamente non solo la determinazione del sito del Deposito nazionale, ma anche la tipologia di deposito. Ciò anche alla luce delle considerazioni introdotte dal relatore Quadras Roca: La possibilità di monitorare e se necessario di recuperare e reimballare i residui radioattivi è essenziale al fine di ridurre il rischio di immissione di radionucleidi nell ambiente. La legislazione deve prevedere espressamente il requisito dell accessibilità e del monitoraggio dei siti di smaltimento dei residui radioattivi. E necessario infatti, anche al fine di riprendere il filo spezzato dal Decreto Scanzano del rapporto di credibilità della comunità scientifica con le popolazioni, che la commissione valuti e renda espliciti preventivamente i termini del confronto sulla tipologia del sito da indicare (tecnologico-superficiale, a bassa profondità con ipotesi di reversibilità ai fini di un trattamento successivo, sito geologico profondo). E che, oltre a questi elementi, siano esplicitate anche le ragioni attinenti alla sicurezza del sito da eventuali intrusioni esterne. Risulta infatti evidente che la tipologia del sito non può non incidere fortemente sulla localizzazione. In ogni caso ci pare condivisibile l emendamento proposto all art. 3 par. 6 che espressamente declama: L opinione pubblica è informata sulle azioni da intraprendere e sullo stato del processo decisionale, in particolare sui criteri adottati per la scelta dei siti per lo smaltimento definitivo. Il lavoro della Commissione non può dunque che ripartire, al netto dell azione del Governo di questi mesi, dal dibattito scientifico aperto e dagli studi fin qui prodotti. A partire ad esempio dal lavoro Enea che identificava non siti ma aree geografiche pari a circa il 15 % dell intero territorio nazionale. Composizione delle Commissione: si ritiene comunque indispensabile che della Commissione faccia parte un numero paritario di rappresentanti delle regioni e degli enti locali rispetto a quello Ministeriale. Trasparenza dei lavori della Commissione: sarebbe utile la presenza, almeno ad alcuni momenti dei lavori della Commissione in qualità di uditori ed al fine della trasparenza (che rimane condizione assolutamente necessaria anche al fine della fattibilità delle scelte) di alcuni esperti indicati da soggetti intermedi della società civile. Commissariamento: la stesura definitiva del decreto rende di fatto inutili, inesigibili ed incongrue le norme di commissariamento introdotte dall Ordinanza del Presidente del Consiglio. 8

9 Si impone invece l avvio di un confronto diretto Governo-Regioni-Parti sociali sul tema dell accelerazione delle procedure. In ogni caso, ed a differenza di quanto fin qui supposto, i ruoli di decisione, di esecuzione, e di controllo dei progetti debbono essere tenuti rigorosamente distinti anche per evitare i pasticci fin qui formulati sul ruolo della Sogin. Programmazione delle attività ordinarie di smaltimento dei rifiuti sanitari ed industriali di I e II categoria Questa è per noi la seconda vera priorità. Si tratta, se perdonate l ossimoro, di una ordinaria emergenza, come tante altre nel nostro Paese, con l aggravante delle materie trattate. La produzione di questi rifiuti, provenienti in massima parte da attività sanitarie ed industriali, ammonta attualmente (fonte Enea) a circa 150 mc/anno, dei quali circa la metà prevalentemente acquosi, e la cui produzione è in aumento. Anche se mancano allo stato (anche per le difficoltà del censimento) dati certi sul numero delle apparecchiature, dei soggetti soprattutto sanitari che le gestiscono nonché sulle prestazioni correlate. Tali prestazioni ad esempio, secondo un censimento dell Agenzia ambientale lombarda, sono state nella regione (anno 1998) circa 5 mln in radiodiagnostica, in radioterapia e in medicina nucleare. Al momento, ferma restando la necessità di controllo ordinario sulle modalità di smaltimento, il problema maggiore riguarda la ventilata saturazione dei siti di stoccaggio definitivo, la capacità quantitativa degli impianti di trattamento e dunque la necessità della verifica della programmazione di medio periodo. In questo quadro andrebbero, anzi vanno affrontati altresì i problemi relativi alle risorse finanziarie, quelli relativi alla riduzione al minimo dei tempi di stoccaggio temporaneo presso i siti di produzione (industriale, sanitario e di ricerca) nonché quelli della sicurezza intrinseca e da intrusione esterna di tali siti. 9

10 Sintesi Intervenire con immediatezza sulla sicurezza dei siti Ratificare con urgenza la Convenzione Aiea del 1997 (esistono al riguardo proposte di legge depositate alla Camera) con particolare riferimento all art. 20 (Enti di regolazione) ed all art. 22 (risorse finanziarie) Costituire con immediatezza la Commissione di cui al decreto garantendone la effettiva pariteticità Definire le procedure di trasparenza ed il ruolo delle parti sociali in ottemperanza alle Direttive comunitarie Consentitemi infine di concludere citando (non a caso) un famoso militare. Di ritorno da un viaggio Federico II di Prussia chiese al giardiniere di corte se non fosse possibile avere nel parco della reggia le querce che tanto lo avevano affascinato. Maestà fu la risposta ma le querce crescono in tempi lunghissimi. Bene rispose Federico forse è il caso di cominciare subito. 10

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