News > Esteri > Politica - Giovedì 06 Dicembre 2012, 19:44

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1 "Ancora dubbi sulle..." Guerra civile in Siria: il punto della situazione Lo scontro si fa ogni giorno più teso fra Al Assad e le forze ribelli, che si stanno rafforzando" Caterina Varenna Lo scontro si fa ogni giorno più teso fra Al Assad e le forze ribelli, in una situazione il cui quadro si sta ribaltando ed è suscettibile di cambiare le carte in tavola anche a livello internazionale. A fronte del rafforzamento delle linee ribelli infatti, le posizioni che prenderà Assad e quelle di suoi tradizionali sostenitori come la Russia sono quanto mai incerte. Stratfor analizza questo graduale riassestamento di forze: i ribelli stanno infatti avanzando sempre di più a nord e a est del paese, sottraendo basi aeree, città e paesi al controllo di Assad. Ormai, affermare il sito di intelligence, non è più possibile sostenere con esattezza che solo Bashar al Assad controlli la Siria. Di certo è ancora il leader di una nutrita e potente forza armata, ma anche la superiorità militare per quanto riguarda le armi e le tecnologie si sta lentamente erodendo, mentre i ribelli si sono lentamente equipaggiati di carri armati, veicoli da combattimento di fanteria, artiglieria e razzi tubo, oltre a sistemi di difesa aerea portatili sottratti dalle scorte del regime. Cosciente di ciò, il regime sta cercando di respingere i ribelli vicino a Damasco e mantenere un corridoio di fuga sulla costa Alawite mentre allo stesso tempo cerca di rallentare l avanzata ribelle in tutto il resto del paese. 1 / 5

2 Assad controlla comunque ancora buona parte della Siria e delle sue province. I ribelli, dopo il tentativo fallito di prendere Damasco in luglio nell operazione Damascus Volcano, stanno di nuovo cercando di indebolire le forze del regime nell area sottoponendole a una continua e intensa guerriglia. Sono state proprio le operazioni ribelli intorno a Damasco ha convincere Assad a concentrare buona parte delle sue forze militari nell area, lasciando scoperte altre zone del paese, compresa Aleppo, e permettendo in questo modo l avanzata dei ribelli in tali zone, ad est e a nord. Allo stesso tempo, il rafforzamento militare a Damasco non ha indebolito i ribelli, che hanno ricominciato in quest ultimo periodo a fare pressione. Assad per concentrare la difesa, ha isolato Damasco dalle sue periferie, prese quindi dai ribelli, che controllano ora molti sobborghi, come la base militare di Marj al-sultan nell est di Ghouta, a est della capitale. Questa mossa ha permesso agli oppositori del regime di controllare il flusso di derrate alimentari da e per Damasco, mandando alle stelle i prezzi per gli alimenti più semplici come il pane. Per contrastare la situazione, riporta oggi Le Monde, Assad ha lanciato circa una settimana fa un operazione militare al fine di recuperare un raggio di 8 chilometri intorno alla capitale. Gli esperti dicono che questa mossa sia tesa ad avere una possibilità di negoziazione in via di un uscita dal conflitto. Oltre a mettere in difficoltà il regime a Damasco, la ribellione è riuscita a stanziarsi a est, soprattutto nell ultimo mese, occupando la zona di Deir el-zour, ricca in energia, accaparrandosi un numero cospicuo di centri abitati, basi militari, campi aerei e soprattutto la maggior parte dei giacimenti petroliferi della zona. Assad controlla ora solo 5 campi di petrolio a est della città di Deir el-zour. L occupazione di Deir el-zour da parte dei ribelli è mirata, perché ha tagliato la maggior parte delle vie di comunicazione di Assad con l Iraq e ha privato il regime della maggior parte delle sue entrate in petrolio, impedendogli così di approvvigionare le forze armate. Inoltre, i ribelli si stanno già organizzando per approfittarsi del nuovo capitale in petrolio. Secondo Stratfor, stanno già stabilendo accordi con la Turchia e 2 / 5

3 l Iraq e useranno il ricavato per rifornirsi di armi, oltre ad usare il gas e il petrolio per rifornirsi in energia. E facile che presto tutto l est cada nelle mani dei ribelli. A nord, la strategia è stata quella di cercare di spingere e isolare Assad nelle capitali delle province di Aleppo e Idlib. In questo modo isolate, le forze di Assad stanno contando essenzialmente sulle armi aeree per difendersi e attaccare e rifornirsi. Ma questo vantaggio diminuisce di giorno in giorno mano a mano che i ribelli rinforzano le loro proprie forze aeree e migliorano tattiche e strategie. Con il tempo si sono infatti accaparrati un numero cospicuo di basi aeree del regime e si sono muniti di efficaci armi di difesa aerea, cosa che ha dato una svolta fondamentale alla lotta contro il regime. Ora le prossime mosse dei ribelli saranno muoversi verso la valle di Orontes per andare in soccorso alle unità di ribelli sotto pressione di Rastan, Homs e al Qusayr, e fare pressione a sud del paese. Il regime combatte strenuamente per mantenere il controllo nella valle di Orones e intorno a Homs, perché da lì passa il corridoio che collega Damasco alla maggior parte della costa Alawite. Sempre secondo Stratfor non si può affermare con certezza che le forze di Assad stiano collassando, poiché detengono ancora gran parte del territorio e nessuna delle maggiori città è stata presa dai ribelli. Ma è chiaro invece come il regime sia passato da un assetto d attacco ad uno difensivo, e sia stato costretto a ritirare gradualmente le sue linee intorno a punti focali che contano all ora attuale Damasco, il fiume Orontes e la costa Alawite. E ancora da confermare, secondo il Ministro degli affari esteri francese Laurent Fabius, la veridicità dell utilizzo e traffico di armi chimiche da parte del regime, fatto che era stato annunciato lunedi da un responsabile americano, e che ha portato il presidente Barack Obama a lanciare pubblicamente un monito: Se commetterete l errore tragico di utilizzare queste armi, ci saranno delle conseguenze e ne risponderete. Non possiamo permettere che il XXI secolo sia oscurato dalle peggiori armi del XX. Oggi 3 / 5

4 il segretario dell ONU Ban Ki Moon ha scritto di nuovo al leader siriano per avvertirlo che l utilizzo di armi chimiche sarebbe un crimine scandaloso dalle conseguenze disastrose, secondo Le Monde. Gli Stati Uniti, in caso di utilizzo di armi chimiche, affermano di essere costretti a intervenire. Attualmente i servizi di informazione israeliani, turchi, libanesi e giordani sono in stretto contatto con gli americani per definire la condotta da adottare. Ci sono speranze su un cambio di posizione russa, a fronte dell evoluzione del conflitto, afferma Le Figaro. Se all inzio gli interessi economici avevano impedito a Vladimir Putin di prender posizioni contro il regime, la situazione attuale ha messo questo dato in secondo piano. In termini finanziari, ci costa di più di quanto non apporti sostiene Gueorgy Mirsky, esperto di Medio Oriente all Accademia delle scienze, riferendosi al sostegno russo in Siria. Ma apparentemente Mosca indulge in un vago sostegno al cessate il fuoco e non prende ancora posizioni definite, o per lo meno, non ostili al regime. Il campo conservatore in Russia, che sostiene che una degenerazione della situazione risolverà naturalmente le cose in favore di Assad, costituisce la maggioranza. Putin in ogni caso smentisce con fermezza la supposta intenzione russa di favorire un evacuazione in dolcezza del dirigente siriano. Secondo alcuni rappresentanti dell opposizione a Assad comunque, settimana scorsa il Presidente russo ha inviato una lettera al leader siriano chiedendogli di cessare i bombardamenti aerei e di attenersi alle operazioni terrestri, al fine di limitare le perdite civili, secondo Le Figaro, che sostiene avere informazioni a riguardo. Il Ministro degli affari stranieri Sergei Lavrov, l inviato dell Arab League Lakhdar Brahimi e il Segretario di stato Hillary Clinton si sono incontrati oggi per discutere sulla situazione. Secondo il Washington Post, ci sono magre speranze che la Russia prenda posizioni militari contro il regime, che comunque non sono auspicate da nessuno, anche se i recenti avvenimenti e il monito degli Stati Uniti potrebbero 4 / 5

5 Powered by TCPDF ( News > Esteri > Politica - Giovedì 06 Dicembre 2012, 19:44 convincere Mosca a fare pressione utilizzando il suo ruolo di comunicatore privilegiato con Damasco. Ci sono stati ultimamente voci su una presunta richiesta di asilo politico in Ecuador da parte di Assad, diffusa dal quotidiano Haaretz, ma il ministro degli Esteri ecuadoregno, Ricardo Patino, ha smentito la notizia via Twitter: "Lo smentisco totalmente: nessun cittadino della Siria ha chiesto asilo in Ecuador, meno che mai il suo presidente. Dall inzio del conflitto nel marzo 2011, più di persone sono morte in Siria secondo l OSDH. 5 / 5