REGIONE VENETO AZIENDA UNITÀ LOCALE SOCIO-SANITARIA n. 1 BELLUNO ~~~~~~~~~~~~~~~~

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1 REGIONE VENETO AZIENDA UNITÀ LOCALE SOCIO-SANITARIA n. 1 BELLUNO ~~~~~~~~~~~~~~~~ Deliberazione n. 386 del 29/04/2014 DELIBERAZIONE DEL DIRETTORE GENERALE Oggetto: Approvazione del Programma delle Attività Territoriali (PAT) e Recepimento della Ri-pianificazione del Piano di Zona per l'anno IL DIRETTORE GENERALE Premesso che la Regione Veneto: - con DGR n.157 del 26 gennaio 2010 Approvazione delle Linee Guida Regionali sui Piani di Zona (L. n. 328/2000, L.L.R.R. n. 56/1994, n. 5/1996, n. 11/2001, DGR n. 1764/2004, DGR n. 1560/2006, DGR n. 3702/2006, DGR n. 1809/2009) ha definito, con il documento di cui all Allegato A, le Linee Guida per la predisposizione dei Piani di Zona prevedendo in anni cinque la durata del Piano di Zona con monitoraggio e ri-pianificazione annuale degli interventi in esso previsti (punto n ); - con nota protocollo n del il Direttore del Dipartimento Regionale Servizi Socio-sanitari e Sociali ha confermato per la Ri-pianificazione anno 2014 del Piano di Zona le indicazioni fornite con nota prot. n del e ha fissato al 30 aprile 2014 il termine di approvazione del documento di Ri-pianificazione da parte dell Esecutivo o della Conferenza dei Sindaci e il successivo invio dello stesso alla Regione Veneto; Richiamata la deliberazione n.335 del 17 aprile 2014 con cui è stato approvato, in via definitiva, l Atto Aziendale dell ULSS n. 1 Belluno, recependo le prescrizioni individuate dal Decreto n. 25 del del Direttore Generale dell Area Sanità e Sociale; Ricordato che l Atto Aziendale, in conformità alla normativa nazionale e regionale vigente e alle linee guida impartite con DGR n.2271 del , prevede l elaborazione e l adozione di tre differenziati strumenti di programmazione aziendale: - Piano Attuativo Locale (PAL di durata triennale); - Programma delle Attività Territoriali (PAT di durata annuale); - Piano di Zona (PdZ di durata quinquennale con Ripianificazione annuale); Atto n. 386 del 29/04/2014 Pag. 1 di 5

2 REGIONE VENETO AZIENDA UNITÀ LOCALE SOCIO-SANITARIA n. 1 BELLUNO ~~~~~~~~~~~~~~~~ Sottolineato che il Programma delle Attività Territoriali è lo strumento operativo di programmazione del Distretto Socio-Sanitario in cui trovano esplicitazione: i bisogni e gli obiettivi di salute prioritari, gli interventi di natura sanitaria e socio-sanitaria necessari per affrontarli, la localizzazione dei servizi e dei presidi distrettuali, la determinazione del budget di Distretto, la copertura economica delle attività socio-sanitarie definita nel Piano di Zona; Sottolineato, altresì, che il Programma delle Attività Territoriali si inserisce nel complesso sistema programmatorio socio-sanitario e si coordina e si integra con quanto previsto dal Piano di Zona relativamente agli interventi sociali e socio-sanitari; Atteso che il PAT: - è proposto dal Direttore del Distretto alla Direzione Aziendale, previo parere della Conferenza dei Sindaci, ed è approvato dal Direttore Generale d'intesa - per le attività di natura socio-sanitaria - con la Conferenza stessa; - viene elaborato a cadenza annuale in stretto raccordo con il budget di Distretto ed è recepito dal Direttore Generale nel Piano Attuativo Locale; Evidenziato che l integrazione coerente tra il Programma delle Attività Territoriali (PAT) e il Piano di Zona (PdZ) costituisce il Piano di Comunità e che, al fine di conciliare il carattere operativo annuale del PAT con il respiro pluriennale del PdZ, l integrazione tra i due strumenti di programmazione locale si attua, mediante provvedimento del Direttore Generale, entro il 30 aprile di ogni anno con l approvazione del PAT, previo parere della Conferenza dei Sindaci, e il contemporaneo recepimento del documento di Ri-pianificazione annuale del PdZ approvato dalla Conferenza dei Sindaci; Atteso che, per l elaborazione del Programma delle Attività Territoriali, è stato costituito un Gruppo di Lavoro coordinato dal Direttore del Distretto Sanitario Unico con la partecipazione dei Dirigenti Medici di Distretto, del Direttore del Servizio Convenzioni/Prestazioni e del Direttore dell U.O. Centrale dei Servizi Sociali; Preso atto che il Programma delle Attività Territoriali, nel testo proposto dal Direttore del Distretto Sanitario Unico e allegato al presente provvedimento, è integrato, per le parti relative al Dipartimento di Salute Mentale, al Dipartimento per le Dipendenze, all U.O.S. Infanzia, Adolescenza e Famiglia e all U.O. Disabilità, dal Documento di Ripianificazione - anno 2014 Piano di Zona che ricomprende le suddette aree a tutela della salute anche per gli aspetti collegati al sistema dei servizi territoriali aziendali; Atto n. 386 del 29/04/2014 Pag. 2 di 5

3 REGIONE VENETO AZIENDA UNITÀ LOCALE SOCIO-SANITARIA n. 1 BELLUNO ~~~~~~~~~~~~~~~~ Atteso che la procedura di elaborazione della Ri-pianificazione del Piano di Zona per l anno 2014 si è sviluppata sulla base di plurime sessioni di studio e di ricerca e tramite l attivazione di appositi gruppi di lavoro tematici, per area specifica di intervento, collegati all Ufficio di Piano e al Tavolo Tecnico; Preso atto che la Conferenza dei Sindaci dell'ulss n. 1, convocata in seduta plenaria il giorno 29 aprile 2014, ha espresso parere positivo al Programma delle Attività Territoriali e ha approvato il documento di Ri-pianificazione del Piano di Zona per l anno 2014, precedentemente presentati, nel Comitato Esecutivo del 16 aprile 2014; Ritenuto, pertanto, di dover procedere all approvazione del Programma delle Attività Territoriali, nel testo allegato al presente provvedimento di cui costituisce parte integrante, e al recepimento formale, per l invio alla Regione del Veneto, del documento di Ri-pianificazione del Piano di Zona 2011/2015 anno 2014 completo di tutti gli allegati trasmessi anche per via telematica all Osservatorio Regionale presso Il Dipartimento Regionale dei Servizi Sociosanitari e Sociali; Attestata dal Direttore del Distretto Socio-sanitario Unico l'avvenuta regolare istruttoria del presente atto in ordine alla compatibilità con la vigente legislazione statale e regionale; Acquisito il parere favorevole del Direttore Amministrativo, del Direttore Sanitario e del Direttore dei Servizi Sociali e della Funzione Territoriale; Con i poteri conferitigli dall'art. 3, comma 6, del D.Lgs , n. 502, e successive modificazioni ed integrazioni; d e l i b e r a 1. Di approvare il Programma delle Attività Territoriali, nel testo allegato al presente provvedimento di cui costituisce parte integrante, acquisito il parere favorevole della Conferenza dei Sindaci espresso nella seduta del 29 aprile 2014; 2. Di recepire il documento di Ri-pianificazione del Piano di Zona per l anno 2014, per le motivazioni indicate in premessa, nel testo allegato al presente atto di cui costituisce parte integrante; 3. Di trasmettere, ai fini dell acquisizione del visto di congruità, alla Regione Veneto, il presente provvedimento completo degli allegati di cui al punto 2 del dispositivo. IL DIRETTORE GENERALE Atto n. 386 del 29/04/2014 Pag. 3 di 5

4 REGIONE VENETO AZIENDA UNITÀ LOCALE SOCIO-SANITARIA n. 1 BELLUNO ~~~~~~~~~~~~~~~~ - Dott. Pietro Paolo FARONATO - Atto n. 386 del 29/04/2014 Pag. 4 di 5

5 REGIONE VENETO AZIENDA UNITÀ LOCALE SOCIO-SANITARIA n. 1 BELLUNO ~~~~~~~~~~~~~~~~ CERTIFICATO DI PUBBLICAZIONE La presente deliberazione è stata pubblicata in copia all Albo di questa U.L.S.S. n. 1 per 15 giorni consecutivi dal 08/05/2014. IL SEGRETARIO dr.ssa Ornella Cicciarello Copia composta di n. Ufficio. Belluno, lì fogli, conforme all originale depositata agli atti di questo IL SEGRETARIO Trasmessa per l esecuzione a: Coordinamento dei Servizi Distrettuali Trasmessa per le competenze relative a: Direzione Servizi Sociali UOC Servizi Sociali Distretto Socio-sanitario Unico Ufficio di Piano Atto n. 386 del 29/04/2014 Pag. 5 di 5

6 - Piano di Comunità - Premessa Pag. 1

7 - Piano di Comunità - Premessa Pag. 2

8 Premessa Piano di Comunità 1 PREMESSA PAG. 5 2 IL PIANO DI COMUNITA' (PIANO DELLE ATTIVITA' TERRITORIALI E RIPIANIFICAZIONE ANNO DEL PIANO DI ZONA PAG IL DISTRETTO SOCIO SANITARIO UNICO PAG COOPERAZIONE INNOVAZIONE ISTUTUZIONALE PAG LA CRISI ECONOMICA E SOCIALE Pag LE RISORSE E I VINCOLI DI CONTESTO Pag IL BILANCIO DI PREVISION 2014 LA SOSTENIBILITA' Pag SPESA SOCIALE E RISORSE AGGIUNTIVE Pag.10 - Piano di Comunità - Premessa Pag. 3

9 - Piano di Comunità - Premessa Pag. 4

10 1. PREMESSA. Il Programma delle Attività Territoriali, di cui all'art. 3-quater del D.Lgs. 502/92 e successive modifiche e integrazioni, è lo strumento operativo di programmazione del Distretto Socio-Sanitario. Nel Programma delle Attività Territoriali trovano esplicitazione: i bisogni e gli obiettivi di salute prioritari, gli interventi di natura sanitaria e socio sanitaria necessari per affrontarli, la localizzazione dei servizi e dei presidi distrettuali, la determinazione del budget di Distretto, la copertura economica delle attività socio-sanitarie definita nel Piano di Zona. Il Programma delle Attività Territoriali si inserisce nel complesso sistema programmatorio socio-sanitario e si coordina e si integra con quanto previsto dal Piano di Zona relativamente agli interventi sociali e sociosanitari. E' proposto dal Direttore del Distretto alla Direzione Aziendale, previo parere della Conferenza dei Sindaci, ed è approvato dal Direttore Generale d'intesa - per le attività di natura socio-sanitaria - con la Conferenza stessa. Viene elaborato a cadenza annuale in stretto raccordo con il budget di Distretto ed è recepito dal Direttore Generale nel Piano Attuativo Locale. L integrazione coerente tra il Programma delle Attività Territoriali (PAT) e il Piano di Zona (PdZ) costituisce il Piano di Comunità. Al fine di conciliare il carattere operativo annuale del PAT con il respiro pluriennale del PdZ, l integrazione tra i due strumenti di programmazione locale si attua entro il 30 aprile di ogni anno con l adozione del PAT, previo parere della Conferenza dei Sindaci, e la contemporanea adozione del documento di ri-pianificazione annuale del PdZ approvato dalla Conferenza dei Sindaci. Il Piano di Comunità viene approvato con provvedimento del Direttore Generale. Entro il 31 luglio di ogni anno, viene, altresì, elaborata una Relazione di monitoraggio e valutazione del Piano di Comunità sottoposta alla Conferenza dei Sindaci e alla Direzione Strategica Aziendale, per le determinazioni di loro competenza. La relazione di monitoraggio e valutazione del Piano di Comunità è, successivamente, trasmessa dal Direttore Generale alla Regione Veneto. 2. IL PIANO DI COMUNITÀ' (PROGRAMMA DELLE ATTIVITA' TERRITORIALI E RIPIANIFICAZIONE ANNO 2014 DEL PIANO DI ZONA ) Il 2014 si configura -come la prima annualità di un biennio (2014/2015)- estremamente impegnativo e finalizzato, in primo luogo, alla realizzazione del nuovo assetto organizzativo derivante (in conformità agli indirizzi delle DD.GG.RR. n.2122 del e n.2271 del ) dall approvazione dell Atto Aziendale formalizzata con Decreto del Direttore Generale Area Sanità e Sociale n.25 del 6 marzo La costruzione dell organizzazione aziendale, particolarmente complessa ed innovativa relativamente all assetto dei servizi territoriali/distrettuali, è strettamente correlata all elaborazione e all adozione degli strumenti di programmazione locale pluriennale (Piano Attuativo Locale PAL) ed annuale (Programma delle Attività Territoriali PAT / Ri-pianificazione annuale del Piano di Zona ) cui spetta definire, in relazione al contesto demografico, socio economico, epidemiologico ed ambientale: linee di indirizzo, aree di intervento, obiettivi strategici; sviluppo e riorganizzazione del sistema di offerta, governo dei processi e valorizzazione delle risorse assegnate, disponibili ed attivabili; obiettivi operativi e azioni attuative; indicatori di performance e di risultato (monitoraggio/verifica). Esigibilità dei LEA, equità di accesso, appropriatezza ed uniformità erogativa delle prestazioni, continuità assistenziale (tra Ospedale e Territorio e nella filiera dei servizi territoriali/domiciliari), integrazione sociosanitaria e sociale, efficienza e sostenibilità del sistema di offerta, sussidiarietà, costituiscono, in quanto modalità operative di risposta ai bisogni/diritti di salute della persona e della Comunità, punti essenziali di riferimento della programmazione locale e della riorganizzazione aziendale. - Piano di Comunità - Premessa Pag. 5

11 In questo quadro PAT e PdZ, pur rimanendo strumenti di programmazione distinti (per titolarità istituzionale, per procedure di adozione, per aree di intervento, per fonti di finanziamento, ecc..) vanno pensati ed elaborati secondo una logica unitaria sotto il profilo dell organizzazione (Distretto Unico / rete dei servizi locali), dei processi di governance, dell integrazione istituzionale e gestionale (tra Comuni e tra Comuni e A.Ulss), dell integrazione professionale e comunitaria, dell integrazione sociosanitaria e sociale (art. n.3 septies -comma 1 DLgs 229/99), dell interconnessione degli obiettivi del sistema integrato di interventi e servizi territoriali. Si tratta di processi in atto e, in parte, già delineati e consolidati, ma è, nel contempo, indubbio che gli indirizzi attuativi del PSSR , recepiti nell Atto Aziendale, richiedano uno scarto innovativo che deve trovare concreto riscontro operativo, nella dimensione annuale (e nella proiezione almeno biennale), in PAT e PdZ per realizzare, nella sintesi coerente di entrambi, quello che la DGR n.2271/2013 efficacemente definisce Piano di Comunità strumento particolarmente utile in un contesto territoriale come quello di riferimento di questa Ulss n Il Distretto Socio Sanitario Unico La convergenza di PAT e PdZ nel Piano di Comunità si realizza, innanzitutto, nella declinazione operativa del processo di costruzione/riorganizzazione del Distretto Socio Sanitario Unico e del nuovo assetto dei servizi territoriali. Si tratta di un percorso complesso che va attivato compiutamente nell anno 2014 e ulteriormente perfezionato nell anno successivo. I criteri e le linee guida, già esposti nell Atto Aziendale, sono, a tal fine, sostanzialmente tre: - uniformità di metodi, strumenti, modalità operative ed erogative su tutto il territorio (verticalizzazione organizzativa); - decentramento delle attività/servizi di ciascuna unità operativa, sviluppo ed utilizzo efficiente delle risorse tecnologiche, impiego flessibile delle risorse umane al fine di garantire la penetrazione territoriale (equità di accesso, pari opportunità, qualità ed uniformità delle prestazioni); - integrazione trasversale tra le Unità Operative distrettuali e della (nella) rete dei servizi territoriali e tra Distretto ed Ospedale (continuità ed appropriatezza del percorso assistenziale, presa in carico continuativa e globale). Pur nella distinzione, temporale e procedurale, riferita all attivazione di Unità Operative distrettuali di nuova istituzione a fronte della riorganizzazione delle Unità Operative esistenti e/o delle strutture dipartimentali (Dipendenze e Salute Mentale) appartenenti all area dei servizi territoriali, la realizzazione del Distretto Unico comporta uno stretto collegamento tra mandato istituzionale ( mission ) e processo organizzativo (riorganizzativo) con la lettura aggiornata dei bisogni di salute della Comunità, l individuazione selettiva delle priorità di intervento, la definizione di obiettivi ed azioni commisurate alle risorse disponili (attivabili). Nel Piano di Comunità, come sintesi integrata della programmazione operativa locale di PAT e PdZ, tre linee di intervento, vere e proprie chiavi di volta della funzione distrettuale, assumono rilevanza e centralità con riferimento alla continuità assistenziale, all appropriatezza prescrittiva ed erogativa, alla presa in carico, competente e continuativa, della persona fragile, allo sviluppo della rete di offerta extra ospedaliera in funzione della domiciliarità, ai processi di integrazione trasversale tra le diverse aree a tutela della salute: o la riorganizzazione della Medicina di Assistenza primaria (in stretto collegamento con ADI, Attività Specialistiche e Cure Palliative); o o l attivazione della Centrale Operativa Territoriale; il piano biennale di sviluppo e completamento, secondo criteri di equità territoriale, delle strutture intermedie (Delib. n.179 del 6 marzo 2014): Ospedale di Comunità (OdC) e Unità Riabilitativa Territoriale (URT). - Piano di Comunità - Premessa Pag. 6

12 2.2 - Cooperazione e innovazione istituzionale. La costruzione del Distretto Socio Sanitario Unico richiede, inoltre, un ulteriore salto di qualità e di innovazione nei rapporti istituzionali tra Comuni e tra Comuni e Azienda Sociosanitaria. L impegno condiviso di Conferenza dei Sindaci e Ulss per ottenere una deroga normativa che salvaguardi le Aziende Speciali che gestiscono servizi sociosanitari e sociali dai vincoli relativi al rapporto tra personale e spesa corrente, ristabilendo l indirizzo legislativo vigente al 31 dicembre 2013, rappresenta certamente un obiettivo, imprescindibile e dirimente, rispetto a modelli, di governance e di gestione alternativi alla vischiosità della gestione diretta o alla esternalizzazione forzata nonché all inappropriatezza della gestione delegata all Azienda, di funzioni e servizi, che l evoluzione del quadro programmatico e normativo regionale ricolloca necessariamente nella disponibilità e nella responsabilità degli Enti Locali. Ma non solo di questo si tratta. La riqualificazione della rete dei servizi in capo ai Comuni, sotto il profilo dell offerta, della flessibilità in funzione della domiciliarità e della piena integrazione nella filiera dei servizi distrettuali /territoriali; la prospettiva di una collaborazione stabile per la presa in carico globale e continuativa della persona fragile tra Medici di Assistenza Primaria e Servizio Sociale Professionale dei Comuni (Medicina di Gruppo Integrata), in stretto collegamento con le Unità Operative e le attività del Distretto Sociosanitario; l attivazione di azioni positive ed efficaci per l inclusione sociale, l integrazione lavorativa e il contrasto alle disuguaglianze nelle condizioni di salute, pongono, con forza ed evidenza, la necessità di superare la frammentazione istituzionale e la ridotta capacità tecnico-operativa, ad alto consumo di risorse, degli Enti Locali del nostro territorio. L esercizio associato delle funzioni sociosanitarie e sociali, in ambito sub-distrettuale, va assunto, al di là degli obblighi normativi vigenti, come reale opportunità per la gestione efficiente e solidale del sistema integrato locale di interventi e servizi sociali, per l accesso coordinato e la finalizzazione concertata di risorse aggiuntive attivabili, per garantire equità, pari opportunità e comuni responsabilità (sussidiarietà) a tutti i cittadini, per innovare le forme di cooperazione, anche in contesti territoriali delimitati, tra Comuni ed Azienda Sociosanitaria. Tale prospettiva va tenuta in debita considerazione nel momento in cui va, in tempi brevi, rivisto il Regolamento della Conferenza dei Sindaci alla luce dell istituzione del Distretto Unico con l obiettivo di salvaguardare, con nuove modalità, il rapporto di collaborazione/confronto, nelle aree subdistrettuali, tra Ulss e Comuni precedentemente assicurato dai Comitati dei Sindaci di Distretto La crisi economica e sociale Sono gli stessi effetti, cumulativi ed in atto, di una crisi economica e sociale lunga e profonda, che richiedono un riorientamento degli obiettivi e delle azioni programmatorie locali e un salto di qualità nell innovazione istituzionale e nei modelli di governance, di gestione e di cooperazione tra i soggetti pubblici e i soggetti della Comunità. Fenomeni estesi di disagio sociale che attraversano l insieme delle generazioni (le giovani generazioni in primo luogo), lo scivolamento verso la soglia di povertà di persone e di nuclei familiari non riconducibili a situazioni di marginalità sociale tradizionale, il logoramento delle capacità di cura, accoglienza e sostegno, anche economico, da parte delle famiglie, incidono in modo rilevante sulle condizioni di salute delle persone e della Comunità acutizzando i bisogni ed approfondendo le disuguaglianze. Nello stesso tempo, come già rilevato negli anni precedenti, si modificano i comportamenti degli utenti con particolare riferimento ai servizi soggetti a retta e/o a compartecipazione (Strutture residenziali e semiresidenziali, Servizi di Assistenza Domiciliare, Servizi per l infanzia, ecc ) con un ripiegamento ulteriore dell impegno di cura ed assistenza all interno della famiglia che non sempre può rispondere adeguatamente ai bisogni assistenziali dei propri componenti. La società veneta e bellunese, meglio di altre realtà, hanno saputo e sono in grado di affrontare questa difficile situazione grazie ad un livello consolidato, per diffusione e qualità, di servizi sociosanitari e sociali ad una resistente coesione e solidarietà comunitaria e ad un apparato produttivo, in molte sue componenti, dinamico e competitivo. - Piano di Comunità - Premessa Pag. 7

13 Questi punti di forza consentono di progettare risposte e percorsi anticiclici efficaci ma non devono fare velo alla criticità della situazione, soprattutto riferita al territorio provinciale che registra, nel contesto regionale, il più alto tasso di disoccupazione (7%) e la maggior perdita percentuale di PIL (10,9 punti) Le risorse e i vincoli di contesto La crisi economica incide, per altro verso e non da oggi, sulla finanza pubblica e sulle risorse destinate, a livello regionale e locale, al finanziamento della sanità e dei servizi sociali. Si tratta di risorse finite, soggette ad un decremento in termini reali (nell anno 2013 anche ad una diminuzione in termini nominali), non soggette a previsioni di aumento di disponibilità se non a fronte di processi di riequilibrio tra realtà territoriali e/o a processi di efficientamento e riorganizzazione in ambito locale. L assunzione consapevole dei vincoli di contesto e la declinazione operativa del criterio/principio di sostenibilità non costituiscono variabili indipendenti rispetto alla selezione delle priorità, alla definizione di obiettivi ed azioni, al ri-orientamento organizzativo delle attività e dei servizi, ma fattori costitutivi della qualità e dell efficacia della programmazione operativa locale del PAT e del PdZ. I trasferimenti al Fondo di dotazione Aziendale dell Ulss n.1 si mantengono costanti per tutto il triennio , ai sensi della CR n.154 del , con la previsione di una riduzione progressiva del deficit ( nel 2013/ nel 2014 / nel 2015) mediante un piano di rientro concordato tra Azienda e Regione ed accompagnato dalla supervisione delle strutture regionali competenti. Il raggiungimento dell obiettivo del piano di rientro, conseguibile con riduzione di costi non riconducibili alle specificità ambientali e con un aumento complessivo dell efficienza organizzativa, è collegato al riconoscimento del deficit, strutturale e non comprimibile derivante dal modello locale di offerta, ospedaliero e territoriale, e finalizzato ad un riequilibrio dei trasferimenti adeguato ad assicurare, in modo stabile, il pareggio del bilancio aziendale. Nella stessa direzione agiscono, tra gli altri, i tetti di spesa per il personale e l acquisto di beni e servizi e la predeterminazione del fondo aziendale per investimenti. Fermi restando i vincoli, complessivi e settoriali, delle risorse trasferite all Azienda, le risorse assegnate al PAT, comprese quelle derivanti dal fondo sanitario ad integrazione dei costi afferenti alla singole aree a tutela della salute del PdZ (LEA sociosanitari), non devono riprodurre la ripartizione storica della spesa ospedaliera e territoriale, di fatto contraddicendo gli indirizzi attuativi della programmazione regionale, quanto piuttosto derivare dalla contemporanea riprogrammazione, in termini di efficienza e di appropriatezza, della funzione ospedaliera e territoriale e da un rinnovato modello di integrazione Ospedale/Territorio Il Bilancio di Previsione 2014 La sostenibilità La recente approvazione del Bilancio di Previsione 2014 della Regione Veneto non ha, sostanzialmente, modificato il quadro delle risorse attese con l eccezione del Fondo Regionale per la Non Autosufficienza che è stato riconfermato nell importo dell anno 2013 ( ,00) senza subire le riduzioni previste dall applicazione della spending review. E stato, altresì, riconfermato il Fondo indistinto per le attività sociali attribuito alle Ulss la cui copertura viene garantita mediante la spesa accentrata del Fondo sanitario regionale (UO148 capitolo Spesa sanitaria corrente per i finanziamenti dei LEA interventi in ambito territoriale finanziamento regionale autonomo). Il suddetto Fondo indistinto concorre ad integrare i trasferimenti per le funzioni obbligatoriamente gestite dall Ulss per conto dei Comuni, con riferimento al nostro territorio, con una quota capitaria corrispondente a 7,3 pari ad un finanziamento complessivo di ,00. Tale positivo risultato va perfezionato con l adozione, in tempi ragionevolmente rapidi, dei provvedimenti di riparto alle Ulss di entrambi i Fondi per consentire una corretta gestione e una continuità sostenibile degli interventi attivati e programmati. - Piano di Comunità - Premessa Pag. 8

14 Con riferimento al Fondo per la Non Autosufficienza mantengono validità piena le considerazioni e le proposte avanzate dalla Conferenza dei Sindaci dell Ulss n.1 in sede di consultazione sul Bilancio di Previsione 2014 della Regione Veneto e, successivamente, fatte proprie dalla Conferenza regionale Permanente per la Programmazione sociosanitaria, che di seguito si richiamano: Programmazione pluriennale (triennale) del Fondo. Revisione/aggiornamento della L.R.30/2009 e dei provvedimenti attuativi ad oggi non adottati. Riconferma del vincolo di destinazione delle risorse assegnate al Fondo regionale per la Non Autosufficienza e, a cascata, ai Fondi Non Autosufficienza Aziendali. Garanzia della flessibilità di utilizzo per linee di intervento a livello locale (programmazione/concertazione ULSS - Conferenza dei Sindaci) all'interno di parametri di riferimento impartiti dalla Regione con potenziamento dei controlli regionali sulla rendicontazione e sull utilizzo delle risorse. Assegnazione e riparto del Fondo adottati e rappresentati con evidenza distinta dal Fondo di Dotazione Aziendale assegnato alle ULSS, definendo, con parametri differenziati, due quote capitarie che concorrono, a posteriori, a determinare un unica quota capitaria. Tale procedura è coerente con il vincolo di destinazione del fondo e, soprattutto, permette che il Fondo complessivo attribuito alle A.ULSS tenga conto delle procedure di riequilibrio tra territori dell'attribuzione del FNA, non vanificando gli esiti dello stesso, come avvenuto nell anno 2013, con l'attribuzione delle risorse assegnate con CR n.154/2013 che non sono state aggiornate sulla base dei trasferimenti decisi con DGR n.1338/2013 pur non comportando, complessivamente, oneri aggiuntivi per la Regione Veneto. Nella medesima occasione, in relazione alla specifica situazione dell Ulss n.1 (c.fr. area anziani, disabilità e domiciliarità del PdZ) veniva segnalata la necessità: dell aggiornamento del budget delle impegnative di residenzialità per anziani non autosufficienti e del riequilibrio tra livelli di intensità assistenziale (ridotta/media intensità assistenziale) in ragione dei posti letto accreditati; del finanziamento delle linee di intervento residenzialità anziani in base all utilizzo effettivo (giornate di presenza equivalenti) del budget di impegnative assegnate per livello di intensità assistenziale; del finanziamento residenzialità disabili, in linea con l attribuzione spettante sulla base dei parametri regionali vigenti e delle strutture locali accreditate e, comunque, per importo non inferiore al triennio ; di flessibilità, previa autorizzazione regionale, nell utilizzo delle risorse tra le diverse linee di intervento o nell ambito della medesima linea di intervento (c.fr. domiciliarità anziani e disabili) nel rispetto dell importo complessivo trasferito e del vincolo di destinazione. L assunzione condivisa del principio di sostenibilità - declinata rispetto ai vincoli di contesto secondo criteri di gradualità/priorità, efficacia/appropriatezza, efficienza, equità/adeguatezza non va, in ogni caso, interpretata come mera redistribuzione di risorse decrescenti, ma come ricollocazione, razionale e differenziata, delle risorse disponibili coerente con gli obiettivi della programmazione locale. A fronte di un contenimento generale dei costi finalizzato alla riduzione del deficit aziendale, l Ulss, per l anno 2014, in continuità con gli esercizi precedenti, mantiene e consolida le risorse assegnate all integrazione socio-sanitaria e sostiene lo sviluppo innovativo dei servizi distrettuali. Il rigoroso controllo della spesa corrente, per personale ed acquisto di beni e servizi, consente, anche per il 2014, il contenimento delle quote capitarie dei Comuni negli importi (nominali e di cassa) del precedente triennio e la ulteriore stabilizzazione del sistema di offerta. - Piano di Comunità - Premessa Pag. 9

15 2.6. Spesa sociale e risorse aggiuntive Ma è la spesa sociale, complessivamente intesa, che produce in prospettiva i maggiori fattori criticità. Nel precedente triennio la capacità di costruire reti di collaborazione istituzionale e di partnership ha permesso di attivare significative risorse aggiuntive (Fondi Europei di Gal 1 e Gal 2 finanziamenti del Consorzio BIM e della Fondazione CARIVERONA) finalizzate agli interventi di protezione e tutela dei minori e a supporto delle famiglie, abbattendo in modo consistente costi diretti a carico dei Comuni e prevenendo ulteriori costi obbligati mediante azioni positive di contrasto all istituzionalizzazione (progetti educativi domiciliari, Comunità diurne, affidi familiari). Nell anno in corso i finanziamenti europei e del Consorzio BIM si esauriscono e il contributo della Fondazione CARIVERONA si è ridotto del 40%. Ai costi già sostenuti dai Comuni per l accoglienza residenziale dei minori, delle persone con disabilità grave e per l integrazione delle rette per anziani non autosufficienti con ridotta e/o nulla capacità contributiva si sommano, dall anno in corso, le quote in capo agli EELL per le Comunità Alloggio e i GAP (appartamenti protetti) gestiti dal Dipartimento di Salute Mentale. Gli interventi di integrazione scolastica degli alunni con disabilità e di integrazione lavorativa gestiti dall Ulss per conto dei Comuni (Livelli Essenziali di Assistenza con 100% dei costi a carico della spesa sociale) sono largamente sottofinanziati rispetto al bisogno espresso e alla domanda certificata. Le aree di intervento del PdZ di esclusiva competenza dei Comuni, (contrasto all esclusione sociale/immigrazione) pur con situazioni territorialmente differenziate, rappresentano meno del 2% delle risorse annualmente mobilitate dal PdZ (oltre 75 milioni di euro). Un Piano di Comunità non si regge senza la costruzione operativa di un welfare comunitario e la necessità imprescindibile di attivare risorse aggiuntive non si realizza se non si assume la spesa sociale come priorità, investimento produttivo, fattore di coesione sociale, di occupazione qualificata e di sviluppo. La Conferenza dei Sindaci ha piena e condivisa consapevolezza del ruolo fondamentale che istituzionalmente le spetta ed ha assunto l iniziativa di proporre e di promuovere un coordinamento, stabile ed operativo, tra Comuni, GAL, BIM, Fondazione CARIVERONA e Ulss finalizzato a: 1. selezionare gli obiettivi /promuovere e sostenere la progettazione per l accesso ai finanziamenti europei dell Agenda 2020, assicurando il cofinanziamento locale; 2. istituire un fondo di solidarietà permanente per abbattere le spese sociali a diretto carico dei Comuni a copertura delle rette nell area minori, disabilità e salute mentale; 3. attivare, in modo integrato e coordinato, progetti di contrasto all istituzionalizzazione e azioni positive di inclusione sociale e di integrazione lavorativa con il pieno coinvolgimento dei soggetti comunitari. Si tratta di una sfida impegnativa il cui successo può significativamente contribuire alla realizzazione degli obiettivi del PAT e del PdZ senza ridurre ma, al contrario, evidenziando responsabilità e funzioni, non vicariabili, di Comuni e Azienda Sociosanitaria. Una declinazione estensiva della sostenibilità come condizione essenziale di corresponsabilizzazione attiva dei livelli di governo locale e di effettiva responsabilizzazione dell Azienda Sociosanitaria, nell ambito delle funzioni gestionali proprie, nell utilizzo efficiente delle risorse attribuite e nei risultati di salute conseguiti. - Piano di Comunità - Premessa Pag. 10

16 - Piano di Comunità - Premessa Pag. 11

17 Programma delle Attività Territoriali Anno 2014 (biennio ) - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.1

18 - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.2

19 INDICE 1 IL CONTESTO DELL'AZIENDA ULSS N.1 DI BELLUNO PAG IL TERRITORIO Pag LA POPOLAZIONE Pag. 5 2 IL SISTEMA DI OFFERTA DEI SERVIZI SOCIO SANITARI PAG I SERVIZI TERRITORIALI IL DISTRETTO SOCIO SANITARIO UNICO PAG L'ARTICOLAZIONE ORGANIZZATIVA DEL DISTRETTO SOCIO SANITARIO UNICO PAG. 7 IL DIPARTIMENTO FUNZIONALE DI RIABILITAZIONE OSPEDALE PAG. 8 3 TERRITORI 4 LA MEDICINA CONVENZIONATA E LA RIORGANIZZAZIONE PAG. 9 DELL'ASSISTENZA PRIMARIA 4.1. LA SITUAZIONE DELLA MEDICINA CONVENZIONATA PAG LA SITUAZIONE ATTUALE DELL ASSOCIAZIONISMO NELL ASSISTENZA PRIMARIA PAG IL PROGETTO DI RIORGANIZZAZIONE DELL ASSISTENZA PRIMARIA PAG LA PREVISIONE DI SVILUPPO PER L ANNO 2014 PAG LA PREVISIONE DI SVILUPPO PER L ANNO 2015 PAG IL PATTO ED IL CONTRATTO CON I MEDICI DI ASSISTENZA PRIMARIA PAG IL PATTO NELL AZIENDA ULSS N. 1 PAG L'ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA PAG DIMENSIONE ATTIVITÀ DEL SERVIZIO - TABELLE PAG DESCRIZIONE DEL SERVIZIO PAG IL MODELLO ORGANIZZATIVO PAG.24 6 LA CENTRALE OPERATIVA TERRITORIALE PAG.27 7 LE STRUTTURE INTERMEDIE PAG.29 8 SANITA' PENITENZIARIA PAG.34 9 L'UNITA' OPERATIVA ATTIVITA' SPECIALISTICHE PAG L'UNITA' CURE PALLIATIVE PAG L ORGANIZZAZIONE AMMINISTRATIVA DEL DISTRETTO PAG.44 ALL1 PROCEDURA OPERATIVA COT PER ADI PAG.46 - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.3

20 PROGRAMMA DELLA ATTIVITA TERRITORIALI a cura di : Direttore dei Servizi Sociali e della Funzione Territoriale Carlo Stecchini Direttore del Distretto Socio Sanitario Unico Sandro De Col Direttore Servizio Convenzioni Gianluca Romano Direttore U.O.C. dei Servizi Sociali Angelo Tanzarella Dirigenti Medici del Distretto Socio Sanitario Unico Marco Cristofoletti Giusi Da Prà Loretta Rossa - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.4

21 1. IL CONTESTO DELL AZIENDA ULSS N. 1 DI BELLUNO Il territorio L'Azienda ULSS n.1 ha un ambito territoriale di Kmq, costituito dai territori di n. 50 Comuni: Agordo, Alleghe, Auronzo di Cadore, Belluno, Borca di Cadore, Calalzo di Cadore, Canale d Agordo, Cencenighe Agordino, Chies d Alpago, Cibiana di Cadore, Colle Santa Lucia, Comelico Superiore, Cortina d Ampezzo, Danta di Cadore, Domegge di Cadore, Falcade, Farra d Alpago, Forno di Zoldo, Gosaldo, La Valle Agordina, Limana, Livinallongo del Col di Lana, Longarone, Lorenzago di Cadore, Lozzo di Cadore, Ospitale di Cadore, Perarolo di Cadore, Pieve d Alpago, Pieve di Cadore, Ponte nelle Alpi, Puos d Alpago, Rivamonte Agordino, Rocca Pietore, San Nicolò di Comelico, San Pietro di Cadore, San Tomaso Agordino, San Vito di Cadore, Santo Stefano di Cadore, Sappada, Selva di Cadore, Soverzene, Taibon Agordino, Tambre, Vallada Agordina, Valle di Cadore, Vigo di Cadore, Vodo di Cadore, Voltago Agordino, Zoldo Alto, Zoppè di Cadore. L altitudine media è di 860 m. Dei n. 50 Comuni, il 78% è collocato sopra i 600 metri La popolazione Al , i residenti nel territorio dell Azienda ULSS n.1 erano ; la superficie totale pari a kmq. La densità media è di 45,77 abitanti per kmq. N. abitanti (31/12/2013) Densità (ab/kmq) TOTALE ,77 Area territoriale sub-distr. Cadore ,03 Area territoriale sub-distr. Agordo ,06 Area territoriale sub-distr. Belluno ,08 Esenzioni per : - diabete mellito n ipertensione (con e senza danno d organo) n affezioni del sistema cardio circolatorio n invalidità n condizione economica (7R2-7R3-7R4-7R5) n Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.5

22 2. IL SISTEMA DI OFFERTA DEI SERVIZI SOCIO SANITARI Allegato A.1 Organigramma U.L.S.S. n.1 Legenda:: Liv. 5 - ATF Liv. 4 - SD Liv. 3 - UOC Liv. 3 - UOC a esaurim. Liv. 2 - UOS Liv. 1 - UO 3 3 AREA SERVIZI AREA SERVIZI TERRITORIALE TERRITORIALE (Direttore Servizi Sociali e (Direttore Servizi Sociali e Funzione Territoriale) Funzione Territoriale) Livello 5 Dipartimento Salute Mentale Distretto Socio Sanitario Dipartimento delle Dipendenze Livello 4 U.O. Centrale Operativa Territoriale U.O.C. Cure Primarie U.O.C. Amministraz. Distretto (Funzioni sociali delegate ) Livello 3 U.O.S. Sanità Penitenziaria U.O.S. Coordinamen to strut. resid. intermedie U.O.S. Area Anziani e SSP di base (Agordo) U.O.S.Attività specialistiche U.O.S Disabilità U.O.S. Cure Palliative U.O.S. Infanzia, Adolescenza Famiglia U.O.S. Servizio professioni sanitarie Livello 2 U.O. Hospice Unità di Riabilitazione Territoriale U.O. Ospedale di Comunità Cadore U.O. Ospedale di Comunità Agordo Servizio Età Evolutiva Servizio Consultorio Familiare Servizio Protezione Tutela dei Minori Livello I Servizi Territoriali L Area dei Servizi Territoriali comprende al suo interno la struttura denominata Distretto Socio Sanitario che è finalizzata a realizzare la integrazione fra i diversi servizi sanitari, socio sanitari e socio assistenziali, in modo da assicurare una risposta coordinata e continua ai bisogni della popolazione. L'assetto strutturale del Distretto è orientato verso un modello organizzativo basato su obiettivi di salute afferenti alle diverse aree, integrato con le nuove indicazioni regionali che mettono al centro la medicina convenzionata. Fondamentale per il perseguimento degli obiettivi distrettuali è una maggior integrazione con il Dipartimento di prevenzione e con l'ospedale. Il Distretto assicura i servizi di assistenza primaria nonché il coordinamento delle proprie attività con quelle dei Dipartimenti e Servizi aziendali, inserendoli organicamente nel programma delle attività territoriali. E' organizzato secondo le disposizioni dettate dall art. 3-quater, quinques, e sexies del D.Lgs 502/92 e s.m.i., dal Programma settoriale relativo all assistenza territoriale art. 13, L.R. n.5/96 (P.S.S.R. 1996/1998), approvato con D.G.R.V. n.3242 del 30 novembre 2001, come innovato dal P.S.S.R , approvato con LR n.23 del e dalla D.G.R.V. n.2271/2013 di approvazione delle linee guida per la predisposizione del nuovo Atto aziendale, per l'organizzazione del Dipartimento di Prevenzione e per l'organizzazione del Distretto Socio Sanitario. Come già più sopra evidenziato, con il nuovo Atto Aziendale l'azienda ULSS n.1 è presente sul territorio attraverso il Distretto Socio Sanitario Unico, superando la precedente organizzazione in 3 - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.6

23 Distretti Socio Sanitari (Distretti 1, 2 e 3). La scelta strategica, sotto il profilo organizzativo, del Distretto Socio Sanitario Unico dell ULSS n.1 impone di: coniugare la verticalizzazione delle Unità Operative Distrettuali su base aziendale (omogeneità/uso efficiente delle risorse) con l integrazione trasversale tra le stesse (PDTA, continuità assistenziale, percorsi e progetti di salute) e la filiera dei servizi extra ospedalieri garantendo il decentramento e la penetrazione territoriale; riorganizzare la Medicina Generale come snodo e leva fondamentale della nuova organizzazione Distrettuale (Cure Primarie, Continuità Assistenziale, Medicina Specialistica, Cure Palliative) adattando gli indirizzi nazionali e regionali alle specifiche realtà territoriali (AFT, Associazioni, Reti, Medicine di gruppo, Medicine di gruppo integrate, UTAP) e rendendola funzionale ai processi di integrazione sociosanitaria e sociale; definire le modalità di attivazione delle strutture territoriali intermedie (Unità Riabilitative Territoriali/Ospedali di Comunità) e della Centrale Operativa di Distretto (presa in carico e continuità assistenziale) a completamento della filiera dei servizi extra ospedalieri e a supporto di percorsi di salute della persona orientati a privilegiare le cure domiciliari. La costituzione del Distretto Unico - a fronte della numerosità dei Comuni appartenenti al Territorio aziendale (n. 50) e della variabilità delle deleghe attribuite all ULSS nei diversi ambiti territoriali - non deve interrompere lo stretto rapporto di confronto/cooperazione istituzionale attualmente garantito dai Comitati dei Sindaci di Distretto anche alla luce dei processi in corso riferiti all esercizio associato delle funzioni sociali da parte dei Comuni. Il Regolamento della Conferenza dei Sindaci, opportunamente modificato, può e deve, a tal fine, trasferire a Comitati di sub- Distretto le attuali funzioni esercitate dai Comitati dei Sindaci di Distretto, aggiornandole rispetto ai processi di riorganizzazione dell Azienda ULSS e alle innovazioni prodotte dall esercizio associato delle funzioni sociali a livello locale L'articolazione organizzativa del Distretto Socio Sanitario Il Distretto Socio Sanitario dell Azienda ULSS si articola in strutture organizzative accentrate, non più distinte per sede, in grado di garantire una unicità operativa, una risposta coordinata e continuativa ai bisogni socio-sanitari della popolazione, equità di accesso ai servizi e pari opportunità per i cittadini senza intaccare la capillare penetrazione dei servizi e degli interventi sul territorio. Ciò richiede la riorganizzazione delle strutture esistenti, la dismissione di strutture non più funzionali al nuovo modello e la costituzione di nuove strutture, mantenendo la continuità delle attività svolte, ma con una regia centralizzata, che sia garanzia di equità e di trasparenza. La creazione di strutture uniche a valenza distrettuale permetterà meccanismi di coordinamento più evoluti basati sulla collaborazione multidisciplinare e multiprofessionale, sull esistenza di obiettivi chiari e condivisi e di una vision comune, sulla consapevolezza, da parte dei professionisti, delle loro interdipendenze e dell importanza di gestirle, che si traduce in senso di appartenenza, conoscenza personale e professionale di ciascuno, in valori condivisi e fiducia reciproca. A tal fine è necessaria pertanto la formalizzazione, ossia la definizione chiara di azioni, ruoli e responsabilità attraverso un approccio sistemico, che utilizza diversi strumenti, quale lo sviluppo di accordi interorganizzativi, protocolli, sistemi informativi, procedure concordate. In questa visione, il Distretto esprime principalmente la funzione di integrazione tra servizi sanitari e sociosanitari, tra diversi professionisti, organizzazioni e assistiti, facilitando, nel rispetto delle autonomie dei diversi attori, la crescita del protagonismo degli stessi assistiti (processi di empowerment), della responsabilizzazione degli operatori, delle capacità di programmazione e valutazione delle attività rispetto agli obiettivi comuni di assistenza Al Distretto Socio Sanitario è preposto un Direttore con funzione apicale e incarico dipartimentale, in posizione gerarchicamente sovraordinata ai Dirigenti responsabili di singole unità organizzative. - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.7

24 Il Direttore del Distretto Socio Sanitario si avvale, in staff, dell'ufficio di coordinamento delle attività distrettuali, (composto dai Dirigenti delle Unità Organizzative Distrettuali, da un Medico di Assistenza Primaria, da un Pediatra di Libera Scelta, da uno Specialista Ambulatoriale Convenzionato e da un rappresentante del Servizio di Continuità Assistenziale operante nel territorio di competenza del DSS, nominati dal Direttore di Distretto, sentito il Comitato Consultivo aziendale per i componenti di diritto). L'Ufficio di coordinamento ha funzioni consultive e propositive e si riunisce almeno trimestralmente. Il Direttore del Distretto Socio Sanitario, per le attività di programmazione, gestione e controllo dei risultati, si avvale della U.O.C. Amministrazione del Distretto. Gli obiettivi di attività sono indicati di intesa tra il Dirigente Responsabile e il Direttore di Distretto. I rapporti istituzionali con i Comuni vengono tenuti dal Direttore di Distretto per le funzioni operative, a supporto della titolarità del rapporto con le Amministrazioni locali propria del Direttore dei Servizi Sociali e della Funzione Territoriale attinente alle linee strategiche e alla programmazione Socio-Sanitaria aziendale. 3. IL DIPARTIMENTO FUNZIONALE DI RIABILITAZIONE OSPEDALE TERRITORIO Nel corso dell'anno 2014, come appena sopra rilevato, si pone la necessità di sviluppare la logica di integrazione fra le strutture aziendali a garanzia della tutela e del benessere della popolazione assistita nella sua globalità. In particolare andranno considerati aspetti fino a ora meno curati di promozione della salute nella popolazione sana, con indispensabile collaborazione fra Distretto e Dipartimento di Prevenzione, e di collaborazione fra Distretto e Ospedale per quanto attiene sia alla dimissione che alla ammissione/ricovero nelle strutture ospedaliere e territoriali. Punti salienti di questo sviluppo dell'integrazione sono: - il coordinamento unico della attività ambulatoriale che, invece che privilegiare la organizzazione all'interno delle strutture fisiche tradizionali, miri a far interagire gli specialisti con i medici di assistenza primaria all'interno delle forme evolute di aggregazione e le strutture residenziali e semiresidenziali territoriali; - il definitivo riconoscimento della U.V.M.D. quale strumento di valutazione integrata dei bisogni della persona e riconoscimento da parte di tutti gli attori in causa della necessità di valutazioni multidimensionali e multiprofessionali quali unici strumenti per affrontare con appropriatezza la cronicità e la multimorbidità; - il potenziamento del lavoro comune - a gruppi - fra medici ospedalieri e territoriali (medici di assistenza primaria e specialisti ambulatoriali interni) nella gestione della appropriatezza nell'ambito dell'accesso alla specialistica, nella prescrizione farmacologica e soprattutto nella dimissione protetta, area in cui tuttora le visioni di Ospedale e Territorio sono sovente distanti; - l avvio del Dipartimento funzionale di riabilitazione ospedale-territorio. Questo nuovo modello di lavoro mette insieme tutta la 'filiera' assistenziale della cronicità, particolarmente importante in una realtà demografica come quella della Provincia di Belluno. Al predetto Dipartimento afferiranno le strutture lungodegenziali ospedaliere, l'alcologia del Cadore, la U.O. di Medicina fisica e riabilitazione nonché la U.O. 'Cure primarie' del Distretto Socio Sanitario con tutte le strutture e i Servizi afferenti (Ospedali di Comunità, URT, Assistenza domiciliare). Fondamentale come ovvio è anche il rapporto costante che questo Dipartimento deve avere con la Medicina di base in quanto gestrice principale della cronicità e delle attività riabilitative e terapeutiche sul territorio. Pur esternamente alla rete aziendale, non possono essere avulsi dall'attività dipartimentale i rapporti con la residenzialità extra ospedaliera che ha un bacino di posti letto doppio rispetto a quello ospedaliero e una importanza strategica nella gestione della cronicità. - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.8

25 Altresì fondamentale, affinché un tale Dipartimento possa raggiungere gli obiettivi di salute della popolazione attraverso l'appropriatezza delle azioni, è la conoscenza capillare del territorio che non può prescindere dall'integrare le competenze della Assistenza sociale degli Enti Locali. Come previsto dalla DGRV n.2634 del e dal Decreto del Direttore Generale Area Sanità e Sociale n.25/2014, il direttore di tale Dipartimento va individuato tra i direttori di struttura complessa di medicina fisica e riabilitazione eventualmente verificando con la Regione anche la possibilità alternativa di affidare l'incarico al direttore di una U.O. che abbia chiara visione dell'insieme dei Servizi e un controllo su tutta la citata filiera. Azioni Atto di attivazione del Dipartimento Nomina direttore del Dipartimento; Definizione protocolli operativi. 4. LA MEDICINA CONVENZIONATA E LA RIORGANIZZAZIONE DELL'ASSISTENZA PRIMARIA 4.1 La situazione attuale della medicina convenzionata Medici di assistenza primaria: n. 88 di cui: 24 (di cui 1 con incarico provvisorio) nell'ex Distretto n.1; 15 (di cui 2 con incarico provvisorio) nell'ex Distretto n.2; 49 nell'ex Distretto n. 3. Numero di assistiti in carico ai medici di assistenza primaria Medici pediatri di libera scelta: 13 di cui: 3 nel territorio dell'ex Distretto n.1; 2 nel territorio dell'ex Distretto n.2; 8 nel territorio dell'ex Distretto n.3. Numero di assistiti in carico ai pediatri di libera scelta: 9638 Specialisti ambulatoriali (medici, psicologi, biologi): n.31 Medici di continuità assistenziale: n.31 Medici dell'emergenza sanitaria territoriale: La situazione attuale dell'associazionismo nell'assistenza primaria Premesso che sono in fase di adozione i provvedimenti aziendali di presa d'atto dell'avvenuta costituzione delle Medicine di rete da parte dei medici di assistenza primaria, ad oggi la situazione ufficiale delle forme associative in questa Azienda ULSS è la seguente: 12 associazioni semplici (distribuite su tutto il territorio aziendale); 1 medicina in rete (a Cortina); 1 medicina di gruppo (a Belluno); 2 UTAP (a Longarone/Zoldo ed a Santo Stefano di Cadore) ; La pediatria di libera scelta è invece così organizzata: 1 pediatria di gruppo (a Belluno); 10 pediatri che operano singolarmente. - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.9

26 4.3. Il progetto di riorganizzazione dell'assistenza primaria La Regione Veneto ha da tempo avviato una profonda reingegnerizzazione del sistema sanitario e, nell'ambito di questo, della medicina convenzionata, prevedendo un modello organizzativo costituito dalle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) in cui operano i medici di assistenza primaria organizzati nelle diverse forme associative con la finalità di garantire una migliore accessibilità ed affrontare pazienti sempre più consumatori di assistenza. Il nuovo sistema mira a creare forme di rete di assistenza che, grazie alla disponibilità di strumenti informatici e telematici, possono favorire lo scambio di informazioni cliniche e di conseguenza la continuità assistenziale tra i diversi livelli: preventivo, ospedaliero, territoriale, garantendo una visione integrata delle problematiche e centrata sulla persona nel suo processo di cura. Cardine del nuovo sistema sono le Aggregazioni Funzionali Territoriali che costituiscono: - momento di coordinamento dell attività dei medici e delle forme associative, di analisi dei bisogni della salute della comunità di riferimento, di confronto e audit; - luogo di integrazione multi-professionale, coinvolgendo non solo medici di assistenza primaria (map) e pediatri di libera scelta (pls) ma anche specialisti, infermieri, assistenti sociali, personale amministrativo; - garanzia di assistenza H24 con l apporto dei medici di continuità assistenziale; - garanzia di operatività della rete orizzontale tra i medici di base e della rete verticale con le altre strutture del sistema per garantire la continuità delle cure e dell assistenza secondo appropriatezza. All'interno delle A.F.T. il modello associativo voluto dal PSSR è rappresentato dalle medicine di gruppo integrate che costituiscono organizzazioni fondate su team multi professionali e multi disciplinari in cui possono operare oltre ai medici di famiglia, gli specialisti ambulatoriali interni ed ospedalieri, i medici di continuità assistenziale, infermieri, operatori socio sanitari, assistenti sociali che gestiscono la presa in carico dei bisogni socio sanitari attraverso una risposta all assistito nell intero arco delle 24 ore. La medicina di gruppo integrata, inoltre, realizza programmi di prevenzione; eroga prestazioni per il paziente acuto, gestisce il paziente cronico; implementa percorsi diagnostico terapeutici basati sull evidenza scientifica e definiti su protocolli condivisi con tutti gli operatori coinvolti. I vigenti atti di programmazione regionale prevedono per la nostra Azienda ULSS n. 5 A.F.T. la cui articolazione territoriale è di seguito esposta: AFT comprendente i Comuni di Sappada, Santo Stefano, S. Pietro, S. Nicolò, Danta, Comelico Superiore, Auronzo, Lozzo, Lorenzago, Vigo (popolazione ; medici di assistenza primaria 11); AFT compredente i Comuni di Pieve di Cadore, Perarolo, Domegge, Calalzo, Valle, Cibiana, Cortina, Borca, Vodo, S. Vito (popolazione ; medici di assistenza primaria 13); AFT comprendente i Comuni di Agordo, Gosaldo, La Valle, Taibon Agordino, Voltago Agordino, Rivamonte, Falcade, Canale d'agordo, Cencenighe, San Tomaso, Vallada, Livinallongo, Selva di Cadore, Alleghe, Rocca Pietore, Colle Santa Lucia (popolazione ; medici di assistenza primaria 15) AFT comprendente i Comuni di Ponte nelle Alpi, Soverzene, Longarone, Ospitale di Cadore, Forno di Zoldo, Zoldo Alto, Zoppè di Cadore, Puos d Alpago, Pieve d Alpago, Farra d Alpago, Chies d Alpago e Tambre d Alpago (popolazione ; map 20); AFT comprendente i Comuni di Belluno e Limana (popolazione ; map 28). Va precisato come nel perseguire gli obiettivi riorganizzativi previsti dalla Regione debba tenersi conto della specificità del territorio dell Azienda ULSS n. 1; in altri termini il progetto regionale in - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.10

27 questa ULSS risulta concretamente condizionato dal territorio interamente montano, dalle distanze che separano i centri abitati e dai relativi tempi di percorrenza sopratutto durante il periodo invernale. Tenendo conto delle risorse economiche concretamente destinabili all attuazione del progetto regionale, ciò significa attivare la forma associativa della medicina di gruppo integrata nel capoluogo e nei comuni limitrofi vista la favorevole conformazione territoriale degli stessi che rendono non difficoltosi i trasferimenti. Nelle zone periferiche del territorio aziendale la medicina di gruppo integrata va localizzata, preferibilmente, nelle località centrali dei fondovalle a minor dispersione territoriale e previo accordo con le amministrazioni locali interessate, ferma restando l esistenza degli studi individuali nei Comuni e nelle frazioni più decentrate per non sguarnire, di fatto, le stesse, dall assistenza medica di base. Laddove, invece, per le sopra esposte ragioni, la medicina di gruppo integrata non fosse concretamente implementabile, il grado di associazionismo va mantenuto a livello di medicina di rete che garantisce comunque standard di apertura degli studi e continuità di assistenza maggiori rispetto a quelli del medico singolarmente operante. E proprio nell ottica di questa deroga ragionata ai parametri previsti dalla normativa nazionale e regionale, in considerazione delle caratteristiche del territorio e delle esigenze di salute della relativa popolazione, che questa Azienda ULSS ha riorganizzato dal mese di ottobre 2013 il servizio di continuità assistenziale, ridefinendo il numero e l ubicazione delle sedi del servizio, allo scopo di ricondurre, per quanto concretamente possibile, il rapporto medici assistiti (che prima della riorganizzazione era pari ad 1 medico ogni assistiti ed attualmente è pari a 1 medico ogni assistiti) al riferimento regionale costituito da 1 medico ogni 6500 assistiti. Con la riorganizzazione le sedi di continuità assistenziale sono passate da 11 a 6 (Ponte nelle Alpi, Forno di Zoldo, S.Stefano di Cadore, Cortina, Canale d Agordo e Caprile/Alleghe) con un numero di medici in servizio pari a 7 (2 medici c/o la sede di Ponte nelle Alpi). *** *** *** Con deliberazione del Direttore Generale n del l Azienda ULSS n.1 ha approvato il Piano di Potenziamento dell assistenza primaria che prevede lo sviluppo delle forme associative per gli anni 2014 e 2015, sviluppo subordinato alla disponibilità di specifiche risorse regionali da destinare all associazionismo, di risorse derivanti dalla riorganizzazione dei modelli assistenziali nonché alla capacità delle forme associative stesse di raggiungere gli obiettivi di performance, attribuiti attraverso il contratto di esercizio, necessari per il loro autofinanziamento La previsione di sviluppo per l'anno 2014 Nel corso del 2014 si prevede di: far transitare i medici di assistenza primaria dalla forma associativa della Medicina in associazione, o dal medico operante singolarmente, alla Medicina in rete e, a seguire, ad avvenuta definizione del contratto di esercizio, alla Nuova Rete. Si prevede in particolare di attivare indicativamente entro il primo quadrimestre del Medicine in Rete (che si aggiungono a quella già esistente a Cortina). Le 12 Medicine in Rete/Nuove Reti saranno così distribuite sul territorio aziendale: - 6 nel territorio dell ex Distretto Socio Sanitario n.3; - 3 nel territorio dell ex Distretto Socio Sanitario n.2; - 3 nel territorio dell ex Distretto Socio Sanitario n.1. Attivare 4 Medicine di Gruppo Integrate. In particolare attivazione di: - 2 Medicine di Gruppo Integrate a Limana e a Belluno (rispettivamente come evoluzione di una Medicina in Rete e della Medicina di Gruppo) presumibilmente dal 3 quadrimestre 2014; - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.11

28 - 2 Medicine di Gruppo Integrate derivanti dalla riconduzione delle 2 UTAP (ad avvenuta approvazione da parte della Regione dello schema di contratto di esercizio e comunque alla scadenza del relativo contratto fissata al ) La previsione di sviluppo per l'anno 2015 Per l'anno 2015 verrà favorita la più ampia diffusione delle Medicine di Gruppo Integrate secondo le vigenti disposizioni regionali, attraverso l'attivazione di: 3 Medicine di Gruppo Integrate nel territorio dell ex Distretto Socio Sanitario n.1 (a Pieve di Cadore, ad Auronzo di Cadore ed a Cortina d'ampezzo), indicativamente nel corso del 2 semestre 2015 (da luglio 2015). 3 Medicine di Gruppo Integrate nel territorio dell ex Distretto Socio Sanitario n.2 (ad Agordo, a Canale d Agordo ed a Caprile), previste per il 3 quadrimestre 2015 (da settembre 2015). 4 Medicine di Gruppo Integrate in Alpago, a Ponte nelle Alpi ed a Belluno. Per quest ultima si prevede la decorrenza da maggio 2015; le restanti verranno attivate entro il Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.12

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31 4.6. Il Patto ed il Contratto con i medici di assistenza primaria Premesso che le prestazioni individuate con i Livelli Essenziali di Assistenza per la Medicina Convenzionata rientrano fra i compiti e le attività definite con gli AA.CC.NN. di categoria, il Patto aziendale costituisce lo strumento per la gestione delle modalità organizzative e di erogazione delle prestazioni e degli standard dei medici di assistenza primaria, volte al perseguimento degli obiettivi di salute individuati dalla programmazione sanitaria nazionale e regionale. Lo strumento del Patto costituisce, quindi, parte integrante dei sistemi di pianificazione e di programmazione aziendali, in relazione agli obiettivi di salute individuati e concorre al raggiungimento degli stessi. Coerentemente a tale logica, il Patto esplicita: la funzione (compiti ed attività) della medicina di assistenza primaria come uno dei principali soggetti coinvolti nell attività di governo della domanda (ricoveri, prestazioni specialistiche, farmaci, protesica, inserimenti in struttura residenziale e/o semiresidenziale, ecc.); le azioni volte alla promozione di obiettivi di salute attuati attraverso la messa a punto di processi di presa in carico dei problemi di salute e di stili di vita che qualificano il rapporto medico-paziente. In questo ambito il ruolo centrale del medico si esplica nella realizzazione di azioni di prevenzione e/o nel supporto alla progettazione/attivazione di servizi rispondenti ai bisogni, in virtù del ruolo di osservatore privilegiato dello stato epidemiologico e sociale della popolazione assistita, di primo contatto con il SSN e di gestore della prima risposta ai bisogni di salute delle persone; le prestazioni offerte dal medico di assistenza primaria e delle loro modalità di erogazione, nonché delle attività implementate per un percorso volto alla formazione e alla crescita professionale. Per le finalità sopra indicate vengono, più precisamente, redatti due documenti distinti: un Patto, solitamente di durata triennale, che esplicita gli obiettivi aziendali perseguiti e contestualizza il ruolo del medico di assistenza primaria all interno di questi ed un Contratto, di durata annuale, che traduce gli obiettivi in specifici indicatori quali-quantitativi verificabili e fissa i pesi e gli incentivi di ciascuno di essi Il Patto nell'azienda ULSS n.1 Attualmente è vigente il Patto 2009/2012 prorogato -come previsto dalle disposizioni regionali- in attesa dell'approvazione del contratto di esercizio che regolerà il rapporto tra Azienda ULSS e le forme associative. Gli obiettivi del Patto, all'interno dei quali si innesta, dettagliandoli, il Contratto annuale, sono i seguenti: utilizzo appropriato dell Ospedale sviluppo dei processi di deospedalizzazione; utilizzo appropriato della specialistica; utilizzo appropriato del farmaco; prevenzione; processi di integrazione. Nell'ambito delle linee programmatiche indicate dal Patto, attraverso il Contratto anno 2014 allo stato in fase di definizione- l'azienda ULSS n.1 intende coinvolgere i medici di assistenza primaria nella realizzazione di numerosi obiettivi, sia regionali che aziendali, i principali dei quali vengono di seguito indicati (l efficacia di tali strumenti resta, comunque, subordinata all eventuale stipula di accordi assunti in sede regionale): a) Utilizzo appropriato dell'ospedale Sviluppo dei processi di deospedalizzazione, così declinato: ottimizzazione del tasso di ospedalizzazione < a 129 ; riduzione fughe per ricoveri di chirurgia generale del 5% b) Utilizzo appropriato del farmaco, così declinato: spesa netta annua per la farmaceutica convenzionata pro capite < 115; spesa per farmaci a brevetto scaduto sul tot. spesa farmaceutica 48%; - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.15

32 c) Governo delle liste di attesa - appropriatezza prescrittiva per l'accesso alla specialistica amb. secondo i protocolli RAO (Raggruppamenti Omogenei di Attesa) per le seguenti prestazioni: ecografia addominale (escluso ostetrico-ginecologica) - risonanza Magnetica Nucleare Colonna - Ecodoppler Tronchi Sovra Aortici, così declinato: prescrizioni appropriate secondo quanto previsto dai RAO al 90 % d) Gestione della cronicità - 1. Progetto diabete, così declinato: presa in carico dell'80% dei pazienti diabetici di tipo II non insulinotrattati identificati dal Centro Anti Diabete per ciascun medico di assistenza primaria; target di HbA1c : < al 7,5% per almeno l'80% dei pazienti diabetici non insulino trattati di età inferiore a 80 anni; < al 8% per almeno il 70% dei pazienti diabetici non insulino trattati di età superiore a 80 anni. target dei valori di pressione arteriosa: < a 140/80 mmhg nel 80% dei pazienti diabetici non insulino trattati. 2. Percorso assistenziale integrato Bronco Pneumopatia Ostruttiva (BPCO). e) Formazione; f) Partnership e collaborazione con il Distretto Socio Sanitario, così declinato: partecipazione dei medici, a gruppi di lavoro, relativi a progettualità aziendali; partecipazione dei medici agli incontri per la redazione dei PEI; cure palliative; ospedale di comunità e unità riabilitativa territoriale. 5. L'ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA (ADI) 5.1. Dimensione attività del servizio - tabelle Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) Utenti Anno 2012 Distretto Utenti ADI (con sociale) Utenti ADI (solo sanitaria) Utenti TOTALI ADI Distretto n Distretto n Distretto n Totale ULSS n Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.16

33 Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) Utenti per fasce d età Anno 2012 Tipologia utenza Utenti TOTALI ADI % utenti per tipologia sul tot. degli utenti Minori (<19 anni) 4 0,08% Disabili (19-64 anni) 365 7,50% Anziani (65-74 anni) ,25% Anziani (>75 anni) ,16% Totale ULSS n ,00% Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) con assistenza SOCIALE Utenti per fasce d età Anno 2012 Tipologia utenza Utenti ADI (con sociale) % utenti per tipologia sul tot. degli utenti Minori (<19 anni) 0 0,00% Disabili (19-64 anni) 60 7,26% Anziani (65-74 anni) 95 11,49% Anziani (>75 anni) ,26% Totale ULSS n ,00% Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) solo assistenza SANITARIA Utenti per fasce d età Anno 2012 Tipologia utenza Utenti ADI (solo sanitaria) % utenti per tipologia sul tot. degli utenti Minori (<19 anni) 4 0,10% Disabili (19-64 anni) 305 7,56% Anziani (65-74 anni) ,41% Anziani (>75 anni) ,94% Totale ULSS n ,00% Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) Incidenza utenti su popolazione di riferimento Anno 2012 Tipologia utenza Utenti TOTALI ADI % utenti ADI sulla pop di riferimento Minori (<19 anni) 4 0,02% Disabili (19-64 anni) 365 0,48% Anziani (65-74 anni) 596 3,75% Anziani (>75 anni) ,19% Totale ULSS n ,83% Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) sub Distretto n. 1 Cadore Anno 2012 Distretto n. 1 Utenti ADI (con sociale) Utenti ADI (solo sanitaria) Utenti TOTALI ADI Minori (<19 anni) Disabili (19-64 anni) Anziani (65-74 anni) Anziani (>75 anni) Totale Distretto Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.17

34 Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) sub Distretto n. 2 Agordo Anno 2012 Distretto n. 2 Utenti ADI (con sociale) Utenti ADI (solo sanitaria) Utenti TOTALI ADI Minori (<19 anni) Disabili (19-64 anni) Anziani (65-74 anni) Anziani (>75 anni) Totale Distretto Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) sub Distretto n. 3 Belluno Anno 2012 Distretto n. 3 Utenti ADI (con sociale) Utenti ADI (solo sanitaria) Utenti TOTALI ADI Minori (<19 anni) Disabili (19-64 anni) Anziani (65-74 anni) Anziani (>75 anni) Totale Distretto Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) Profili di assistenza Anno 2012 Tipologia assistenza Utenti TOTALI ADI %tipologia su profilo su tot utenti ADI - A 92 1,89% ADI - B ,93% ADI - C ,44% ADI - D ,72% ADI - H 1 0,02% Totale ULSS n ,00% Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) Tipologia accessi sub Distretto n. 1 Cadore Anno 2012 Distretto n. 1 del Cadore Tipologia servizio ADI 01. assistenza medica primaria 02. assistenza infermieristica 03. assistenza terapisti della riabilitazione 20. fornitura materiali di consumo Totale Classe Età Tot. accessi integrata Tot. accessi sanitaria Tot. accessi 0-18 anni anni >=65 anni anni anni >=65 anni anni >=65 anni anni >=65 anni Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.18

35 Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) Tipologia accessi sub Distretto n. 2 Agordo - Anno 2012 Distretto n. 2 di Agordo Tipologia servizio ADI 01. assistenza medica primaria 02. assistenza infermieristica 03. assistenza terapisti della riabilitazione 18. assistenza farmaceutica ad erogazione diretta Totale Classe Età Tot. accessi integrata Tot. accessi sanitaria Tot. accessi 0-18 anni anni >=65 anni anni anni >=65 anni anni >=65 anni anni >=65 anni Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) Tipologia accessi sub Distretto n. 3 Belluno - Anno 2012 Distretto n. 3 di Belluno Tipologia servizio ADI 01. assistenza medica primaria 02. assistenza infermieristica 03. assistenza terapisti della riabilitazione Totale Classe Età Tot. accessi integrata Tot. accessi sanitaria Tot. accessi 0-18 anni anni >=65 anni anni anni >=65 anni anni anni >=65 anni Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) Tipologia accessi Anni 2011/2012 Tipologia servizio ADI Tot. accessi 2011 Tot. accessi 2012 Variazione % assistenza medica primaria ,58% 02. assistenza infermieristica ,56% 03. assistenza terapisti della riabilitazione ,38% 18. assistenza farmaceutica ad erogazione diretta ,78% 20. fornitura materiali di consumo ,37% Totale ,76% - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.19

36 Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) Numero accessi Anni 2011/2012 Distretto Tot. accessi 2011 Tot. accessi 2012 Variazione % Distretto n ,58% Distretto n ,08% Distretto n ,63% Totale ,76% Attività 2013 Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) sub Distretto n. 1 Cadore Anno 2013 Tipo Assistenza In Carico a Inizio Periodo Presi in Carico nel Periodo Dimessi nel Periodo In Carico a Fine Periodo A accessi occasionali (con sociale) A accessi occasionali (solo sanitaria) AD (con o solo sanitaria) AD (sociale) ADI-A (con sociale) ADI-A (solo sanitaria) ADI-B (con sociale) ADI-B (solo sanitaria) ADI-C (con sociale) ADI-C (solo sanitaria) ADI-D (con sociale) ADI-D (solo sanitaria) TOTALE GENERALE: Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) sub Distretto n. 2 Agordo Anno 2013 Tipo Assistenza In Carico a Inizio Periodo Presi in Carico nel Periodo Dimessi nel Periodo In Carico a Fine Periodo A accessi occasionali (solo sanitaria) AD (con o solo sanitaria) AD (sociale) ADI-A (con sociale) ADI-A (solo sanitaria) ADI-B (con sociale) ADI-B (solo sanitaria) ADI-C (con sociale) ADI-C (solo sanitaria) ADI-D (con sociale) ADI-D (solo sanitaria) TOTALE GENERALE: Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.20

37 Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) sub Distretto n. 3 Belluno Anno 2013 Tipo Assistenza In Carico a Inizio Periodo Presi in Carico nel Periodo Dimessi nel Periodo In Carico a Fine Periodo A accessi occasionali (solo sanitaria) AD (sociale) ADI-A (con sociale) ADI-A (solo sanitaria) ADI-B (con sociale) ADI-B (solo sanitaria) ADI-C (con sociale) ADI-C (solo sanitaria) ADI-D (con sociale) ADI-D (solo sanitaria) ADI-H (con sociale) TOTALE GENERALE: Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) Anno 2013 Distretto Tipo Assistenza In Carico a Inizio Periodo Presi in Carico nel Periodo Dimessi nel Periodo In Carico a Fine Periodo Cadore A accessi occasionali (con sociale) Cadore A accessi occasionali (solo sanitaria) Cadore AD (con o solo sanitaria) Cadore AD (sociale) Cadore ADI-A (con sociale) Cadore ADI-A (solo sanitaria) Cadore ADI-B (con sociale) Cadore ADI-B (solo sanitaria) Cadore ADI-C (con sociale) Cadore ADI-C (solo sanitaria) Cadore ADI-D (con sociale) Cadore ADI-D (solo sanitaria) Agordo A accessi occasionali (solo sanitaria) Agordo AD (con o solo sanitaria) Agordo AD (sociale) Agordo ADI-A (con sociale) Agordo ADI-A (solo sanitaria) Agordo ADI-B (con sociale) Agordo ADI-B (solo sanitaria) Agordo ADI-C (con sociale) Agordo ADI-C (solo sanitaria) Agordo ADI-D (con sociale) Agordo ADI-D (solo sanitaria) Belluno A accessi occasionali (solo sanitaria) Belluno AD (sociale) Belluno ADI-A (con sociale) Belluno ADI-A (solo sanitaria) Belluno ADI-B (con sociale) Belluno ADI-B (solo sanitaria) Belluno ADI-C (con sociale) Belluno ADI-C (solo sanitaria) Belluno ADI-D (con sociale) Belluno ADI-D (solo sanitaria) Belluno ADI-H (con sociale) TOTALE GENERALE: Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.21

38 5.2 Descrizione del servizio L ADI è un servizio attivo su tutto il territorio dell Ulss n.1 che prevede l erogazione coordinata di prestazioni di carattere sanitario (senza oneri a carico dell utente), integrate con interventi socio assistenziali (con compartecipazione economica dell utente), al domicilio di anziani disabili e di persone di ogni età affette da malattie cronico-degenerative che si trovino in una situazione di parziale/totale, temporanea/permanente non-autosufficienza con bisogno di assistenza. Gli obiettivi dell ADI sono: favorire il recupero o il mantenimento del massimo grado possibile di autonomia personale e sociale al fine di consentire alla persona a rischio di disabilità di continuare a vivere nella propria abitazione; rispondere alle richieste dei malati e dei familiari che scelgono e chiedono di ricevere assistenza socio-sanitaria al proprio domicilio; contenere il numero dei ricoveri ospedalieri impropri; favorire il rientro al domicilio dei pazienti ricoverati in Ospedale che al momento della dimissione presentino necessità di assistenza (dimissioni protette). In questo tipo di assistenza confluiscono gli interventi di più figure professionali sanitarie e sociali (fisioterapisti, infermieri, medici, assistenti sociali, operatori socio-assistenziali) per attuare al domicilio dell utente un progetto assistenziale unitario e personalizzato. Il medico di assistenza primaria/pediatra di libera scelta è il responsabile clinico del paziente, è la figura centrale di riferimento per tutti gli operatori coinvolti nel percorso di diagnosi e cura del paziente e a lui competono le decisioni in ordine agli interventi terapeutici al domicilio. Nella realtà dell Ulss n.1, il personale (infermieri, tecnici della riabilitazione e medici in servizio di reperibilità) in parte è costituito da personale dipendente e in parte è assicurato da una società titolare di una specifica convenzione con l azienda. L Unità di Valutazione Multidimensionale (UVMD) e la Scheda di Valutazione Multidimensionale delle persone adulte ed Anziane (SVaMA) rappresentano gli strumenti di lavoro a disposizione di tutte le figure che ruotano intorno all utente per la valutazione multidimensionale finalizzata alla definizione del programma specifico di assistenza. Nell ambito distrettuale il servizio ADI si colloca all interno della rete integrata di attività della Unità Operativa di Cure Primarie, insieme all assistenza dei Medici di Assistenza Primaria/Pediatri di Libera Scelta, la Continuità Assistenziale, l assistenza Farmaceutica Territoriale, l assistenza nelle strutture di ricovero intermedie, nelle strutture residenziali e semiresidenziali extraospedaliere. La presa in carico degli utenti in Assistenza Domiciliare, sia che la segnalazione provenga dal personale del territorio (MAP/PLS, medici di continuità assistenziale, personale delle strutture di ricovero intermedie, personale dei Centri di Servizio comunali) sia che provenga dal personale ospedaliero oppure dai familiari degli stessi utenti in stato di bisogno, viene attivata e coordinata dalla Centrale Operativa Territoriale aziendale. Le tipologie di assistenza sono: L'assistenza domiciliare riabilitativa ADI profilo A Complesso di prestazioni di riabilitazione estensiva rivolte a pazienti richiedenti un moderato impegno terapeutico a fronte di un forte supporto di tipo assistenziale. Va inteso che non può richiedere carattere d urgenza nell accezione comune del termine. E destinata a persone affette da disabilità stabilizzate più o meno gravi che richiedono un semplice programma terapeutico, e a persone con disabilità importanti transitorie e\o evolutive, con possibili - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.22

39 esiti permanenti, spesso multiple, che richiedono un progetto riabilitativo complessivo anche nel lungo periodo. Viene attivata con prescrizione del medico specialista Fisiatra di struttura pubblica sia in riferimento a pazienti ambulatoriali sia in dimissione ospedaliera e con richiesta del medico curante. L'assistenza domiciliare infermieristica ADI Profilo B Assistenza infermieristica rivolta a pazienti, in genere anziani, temporaneamente o stabilmente non autosufficienti, che necessitano di prestazioni infermieristiche occasionali o periodiche e che non richiedono, necessariamente, la presenza programmata del Medico di Assistenza Primaria o Pediatra di Libera Scelta. Destinatari sono: persone non autosufficienti o impossibilitate a raggiungere autonomamente lo studio del medico curante o l ospedale per motivi di carattere sanitario (persone non ambulabili). La richiesta di attivazione viene inoltrata alla COT dal medico curante (convenzionato o ospedaliero in caso di dimissione protetta). L'assistenza domiciliare programmata - ADI profilo C E l assistenza domiciliare programmata ai non ambulabili da parte dei MAP e PLS caratterizzata dalla periodicità degli accessi a frequenze predefinite: accesso mensile, quindicinale o settimanale, previa autorizzazione del Distretto. E rivolta a pazienti, per lo più anziani, non in grado di accedere allo studio medico del curante per: impossibilità permanente a deambulare (grandi anziani con deficit della deambulazione, portatori di protesi agli arti inferiori con grave difficoltà) impossibilità al trasporto con mezzi comuni, presenza di barriere architettoniche rilevanti, età avanzata. patologia cronica stabilizzata con necessità di controlli ravvicinati (insufficienza cardiaca e\o respiratoria in stadio avanzato, arteriopatie, artropatie, cerebropatia e para-tetraplegia). L obbiettivo è quello di un monitoraggio complessivo delle condizioni cliniche, igieniche, ambientali e relazionali del paziente con indicazioni specifiche ai familiari, al personale infermieristico e di assistenza domiciliare per gli interventi da attivare. Si avvale di un apposita scheda per gli accessi, fornita dall Azienda, sulla quale vengono annotate, ad ogni accesso, le considerazioni cliniche con l aggiornamento diagnostico-terapeutico, la richiesta di accertamenti e visite specialistiche, le prestazioni aggiuntive, le indicazioni del consulente specialista e quant altro ritenuto opportuno. Ha quindi un significato, oltre che di supporto psicologico per il paziente, prettamente preventivo e di grande rilevanza in quanto in grado di cogliere, in modo tempestivo, quelle situazioni di riacutizzazione o di scompenso clinico tali da richiedere, qualora siano soddisfatti i criteri d inclusione (vedi paragrafo successivo), l attivazione del profilo superiore D (ADIMED) o l eventuale ricovero in ospedale. L'ADIMED ADI Profilo D Si realizza nel più alto livello d intensità sanitaria destinato ai pazienti più gravi per i quali, in relazione alle condizioni di grave dipendenza sanitaria, viene richiesto un elevato impegno medico con più accessi settimanali programmati e la disponibilità di più figure professionali capaci di realizzare insieme, garantendo una propria pronta disponibilità, il criterio dell integrazione multitprofessionale e multidisciplinare. Gli aspetti qualificanti: la gravità del caso trattato e la complessità del trattamento previsto a domicilio devono rappresentare una reale alternativa al ricovero ospedaliero; la preventiva valutazione in UVMD (Unità di Valutazione Multidimensionale Distrettuale) con l utilizzo della scheda SVaMA per l attivazione dell ADIMED, la stesura di un piano operativo e la presa in carico del paziente. - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.23

40 I destinatari sono i pazienti affetti dalle gravi patologie (cronico degenerative, acute temporaneamente invalidanti, condizioni che richiedano nutrizione artificiale, patologie oncologiche in fase avanzata con necessità di cure palliative) per i quali appaia comunque appropriato un trattamento domiciliare sia nel caso di pazienti già seguiti a domicilio, sia nel caso di pazienti in dimissione ospedaliera per i quali l ADIMED rappresenti la necessaria continuità, a livello domiciliare, delle cure effettuate in regime di ricovero (Dimissione protetta). La condizione necessaria è la verifica della congruità del domicilio e l idoneità della famiglia e del contesto socio-relazionale. 5.3 Il modello organizzativo La Centrale Operativa Territoriale (COT): accoglie la Richiesta presentata dal Medico di Assistenza Primaria (MAP) o Pediatra di Libera Scelta (PLS) o dal Medico Ospedaliero e decide se deve essere: 1. archiviata perché non congrua; 2. accettata ed orientata verso altre tipologie assistenziali senza valutazione in UVMD; 3. accettata e passata alla valutazione multidimensionale in UVMD con procedura ordinaria; 4. accettata con procedura d urgenza (con successiva valutazione multidimensionale in UVMD). SEGNALAZIONE PER PERSONE A DOMICILIO MAP-PLS: Procedura Ordinaria 1. fornisce alla COT i dati anagrafici del pz.; 2. concorda con la COT chi convocare in UVMD; 3. compila SCHEDA SANITARIA della SVaMA per ADIMED (che consegnerà in UVMD); Procedura Urgente MAP-PLS: 1. concorda con il Medico di Dist. il Piano Operativo (PO) Urgente e l Erogatore scelto; 2. fornisce alla COT i dati anagrafici del pz.; 3. concorda con la COT chi convocare in UVMD; 4. compila SCHEDA SANITARIA della SVaMA per ADIMED che consegnerà in UVMD; COT invia PO Urgente all Erogatore individuato per il caso; EROGATORE contatta il MAP-PLS per concordare il 1 accesso. COT 1. effettua valutazione domiciliare e compila la SCHEDA COGNITIVO-FUNZIONALE della SVAMA; 2. convoca i partecipanti all UVMD; 3. invia al SAD del Comune di residenza la comunicazione del caso o la convocazione in UVMD. ASSISTENTE SOCIALE del Comune di residenza effettua, ove necessario, valutazione sociale a domicilio e compila la SCHEDA SOCIALE della SVAMA UNITÀ di VALUTAZIONE MULTIDIMENSIONALE DISTRETTUALE (UVMD) Sedi sub distrettuali Cadore, Agordo, Belluno 1. decide l orientamento della richiesta (ADIMED, o altri profili); 2. se ADIMED, elabora il Piano Operativo, individuando l Erogatore; 3. decide l eventuale data di rivalutazione; 4. compila e sottoscrive il Verbale della SCHEDA SVAMA; 5. firma il foglio presenze. - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.24

41 COT invia PO all Erogatore individuato per il caso; EROGATORE 1. contatta il MAP-PLS per concordare il 1 accesso; 2. al primo accesso porta a domicilio del pz. la CARTELLA DOMICILIARE e la scheda INFORMATIVA PER L UTENTE. SEGNALAZIONE PER PERSONE OSPEDALIZZATE Procedura Ordinaria MEDICO OSPEDALIERO: 1. contatta telefonicamente il MAP-PLS del pz. per concordare possibilità di attivazione assist. a domicilio; 2. compila la scheda di DIMISSIONE PROTETTA (vedi allegato 1); CAPOSALA dell U.O.: 1. completa la scheda di DIMISSIONE PROTETTA; 2. invia alla COT via fax la scheda del pz. 5 giorni prima della dimissione; MAP-PLS compila SCHEDA SANITARIA della SVAMA per ADIMED (che consegnerà in UVMD); COT 1. effettua valutazione domiciliare e compila la SCHEDA COGNITIVO-FUNZIONALE della SVAMA; 2. convoca i partecipanti all UVMD; 3. invia al SAD del Comune di residenza la comunicazione del caso o la convocazione in UVMD; ASSISTENTE SOCIALE del Comune di residenza effettua, ove necessario, la valutazione sociale a domicilio e compila la SCHEDA SOCIALE della SVAMA UNITÀ DI VALUTAZIONE MULTIDIMENSIONALE DISTRETTUALE (UVMD) Sede: Ospedale (se possibile) oppure sede sub distrettuale di Belluno, Agordo e Pieve di Cadore. Si riunisce periodicamente esamina i casi: 1. decide l orientamento della richiesta (ADIMED, o altri profili); 2. se ADIMED, elabora il Piano Operativo, individuando l Erogatore; 3. decide l eventuale data di rivalutazione; 4. compila e sottoscrive il Verbale della SCHEDA SVAMA; 5. firma il Foglio Presenze. COT invia PO all Erogatore individuato per il caso; EROGATORE 1. contatta il MAP-PLS per concordare il 1 accesso; 2. al primo accesso porta a domicilio del pz. la CARTELLA DOMICILIARE e la scheda INFORMATIVA PER L UTENTE. - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.25

42 IL MODELLO ORGANIZZATIVO (Servizi, figure professionali coinvolte, funzioni assegnate) Lo schema che segue rappresenta l organizzazione che supporta il Progetto in termini di collegamenti tra i diversi elementi e di gestione delle pratiche, dalla richiesta all erogazione e all archiviazione. Interessato Familiare/Tutore Operatore della rete Assistente Sociale TERRITORIO Medico di Assistenza Primaria Pediatra di Libera Scelta Contatto telefonico OSPEDALE Medico Specialista e Caposala dell U.O. Segnalazione telefonica (nel caso di persona a domicilio) Bisogni sociali (Comune) Assistenza fisioterapica Assistenza infermieristica Assistenza medica programmata DISTRETTO CENTRALE OPERATIVA TERRITORIALE VALUTAZIONE PRELIMINARE Prima verifica del bisogno VALUTAZIONE COMPLETA UVMD scheda di segnalazione (inviata via fax nel caso di persona ricoverata) ADIMED Piano Operativo Programma di lavoro OPERATORI UTENTE - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.26

43 Azioni/Obiettivi verifica offerta (attualmente in corso) e sottoscrizione contratto di servizio (giugno-luglio 2014) definizione delle specifiche degli accessi semplici e degli accessi complessi; adeguamento del sistema informativo Atlante ed implementazione dello stesso da parte dell'ente gestore; assolvimento debito informativo (flussi); ottimizzazione dell organizzazione territoriale dell'equipe del servizio (azzonamento punti decentrati di erogazione); messa a punto procedura COT Distretto MAP Ente gestore; attivazione graduale delle offerte migliorative del servizio ADI (telemedicina / radiologia domiciliare); protocollo operativo Distretto/Ente gestore/map e U.O. Cure Palliative. Indicatori: sottoscrizione contratto di servizio (giugno/luglio 2014); adeguamento del sistema informativo; definizione protocolli previsti nell'anno; indicatori ex DGRV n.2732/2011 riferiti alle cure domiciliari tasso annuo di assistenza in ADI con almeno 8 accessi/mese per ab. (livello intensità 2); % di accesi domiciliari effettuati il sabato e la domenica; % di ultra 75enni dimessi dall ospedale a domicilio, con almeno un accesso domiciliare entro 2gg; % deceduti ultra 75enni con 8 accessi/mese nell ultimo mese di vita; tasso di ricovero ospedaliero negli ultra 75enni; % di deceduti al di fuori dell ospedale tra gli anziani ultra 75enni. 6. LA CENTRALE OPERATIVA TERRITORIALE La Centrale Operativa Territoriale (COT) è una struttura operativa in carico direttamente al Direttore del Distretto Unico, è il cardine dell organizzazione territoriale in quanto svolge una funzione di coordinamento della presa in carico del paziente fragile che richiede una risposta globale ai suoi problemi attraverso modalità concrete che garantiscano la sua centralità nel suo contesto familiare e sociale e l unitarietà della risposta. Costituisce lo strumento di raccolta e classificazione del problema/bisogno espresso, di attivazione delle risorse più appropriate, di programmazione e pianificazione degli interventi attivando i soggetti della rete assistenziale, tutelando le transizioni da un luogo di cura all altro o da un livello clinico/assistenziale all altro. Sotto il profilo organizzativo la Centrale Operativa viene suddivisa in 6 aree di attività e presa in carico con le seguenti finalità: 1. Ammissioni/Dimissioni protette: per garantire ai pazienti anziani e/o fragili ed ai pazienti con bisogni assistenziali complessi l ammissione in ospedale attraverso un percorso guidato, agli utenti fragili già in carico all assistenza domiciliare la dimissione protetta attraverso l UVMD per la formulazione del Piano Assistenziale Individuale (PAI) e la continuità dell intervento assistenziale; favorendo la collaborazione e la comunicazione tra Unità Operative Ospedaliere, Medici di Assistenza Primaria/Pediatri di Libera Scelta, tutti i servizi della rete territoriale e Assistenti Sociali dei Comuni. 2. Residenzialità: per essere unico riferimento per gli Assistenti Sociali dei Comuni che inoltrano alla Centrale Operativa la richiesta di Valutazione Multiprofessionale, a seguito di una richiesta di residenzialità inoltrata dall utente/familiare, MAP, Servizi Sociali, Comune, creare nel territorio dell Azienda ULSS una modalità omogenea di valutazione - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.27

44 e di presa in carico della richiesta per dare all utente una risposta che sia adeguata ed uniforme. 3. Disabilità: per organizzare e programmare i Servizi in favore delle persone con disabilità; per organizzare le UVMD e fornire attività di supporto amministrativo ed organizzativo per i servizi di riferimento. 4. Cure domiciliari e cure palliative: per prendere in carico l utente con particolare attenzione agli utenti che necessitano di cure palliative, definendo il PAI e fornendo un costante monitoraggio dell evoluzione dei bisogni clinico-socio-assistenziali per rendere più efficienti e più efficaci le cure domiciliari attraverso l integrazione multi professionale e attraverso la continuità delle cure e creare nel territorio dell Azienda ULSS una modalità omogenea di valutazione e di presa in carico della richiesta e per dare all utente una risposta che sia adeguata ed uniforme. 5. Domiciliarità sociale: per rendere le famiglie più consapevoli delle risorse socioassistenziali che possono essere attivate a domicilio, garantendo maggior accesso ai servizi sociali comunali, guidandole all interno della rete dei servizi. 6. Ospedale di Comunità, URT e Hospice: per essere unico punto di raccolta della domanda di inserimento, facendo una prima valutazione riguardo la sua congruità. Tutte le attività della Centrale Operativa distrettuale si svolgono nelle 24 ore e 7 giorni la settimana. La COT sviluppa progressivamente la sua attività per aree: la prima a partire è stata l Assistenza Domiciliare (ADIMED). Supporto Informatico E previsto l utilizzo di un modulo informatico nel Sistema Informativo Atlante per tracciare la chiamata e per la gestione del problema che può: - essere risolto direttamente dalla COT - essere demandato ad altro servizio/referente per la risoluzione Il servizio/referente è responsabile della chiusura del problema previa comunicazione alla COT. Il personale 118 sarà formato ed abilitato ad entrare nel modulo informatico Atl@nte. La COT è dotata di numero unico: negli orari in cui la COT non sarà attiva, allo stesso numero risponderà il 118. Tutte le chiamate che arriveranno alla COT attraverso il numero unico verranno registrate. Formazione del personale Il progetto di Formazione sul Campo prevede i seguenti punti: - attività didattica/formativa: lezione frontale: cos è la COT, modalità di funzionamento e obiettivi; - attività didattica/formativa: inquadramento dell ADI nelle varie tipologie di assistenza; - attività didattica/formativa : Il sistema Atlante: 10 ore di impegno dedicato per apprendimento teorico del programma Atlante e 40 ore di apprendimento "pratico" per il caricamento/aggiornamento dei dati e informazione sanitarie nei vari progetti del programma stesso. La formazione è eseguita dal personale del CED; - attività didattica/formativa: formazione di ciascun operatore COT da parte del personale SUEM/118 relativamente alle modalità di risposta all utenza quantificabile in una giornata lavorativa; - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.28

45 - attività di formazione tenuta dalla psicologa del Nucleo Cure Palliative oppure dell Hospice per sensibilizzare gli operatori sul concetto di malattia, ascolto, morte, rielaborazione del lutto, empatia dello stato emotivo del cargiver; - incontri formativi tenuti da professionisti in servizio in Gastroenterologia dell'ospedale per uniformare le conoscenze riguardo la NAD; - incontri formativi tenuti da professionisti dell ADI per uniformare le conoscenze riguardo le Lesioni da Decubito; - incontri formativi tenuti da professionisti dell ADI per uniformare le conoscenze riguardo la gestione della terapia e vie di somministrazione; - riunioni periodiche del personale COT, istituite a scopo di stabilire obiettivi e intenti, confronto e loro condivisione e debreathing successivo. Informazione I MAP/PLS, Servizio SAD e Servizio Sociale Professionale devono essere informati dell attivazione del nuovo servizio: deve essere previsto un incontro con le sopracitate figure professionali in cui vengano date tutte le informazioni necessarie, tale incontro verrà presieduto dalla Direzione Generale, Direttore del Distretto, Responsabile COT e Coordinatrice COT. Le informazioni verranno pubblicate inoltre sul sito Aziendale e sulla Carta dei Servizi. Azioni/obiettivi: - sviluppo graduale dell attività della COT (secondo il progetto approvato con Deliberazione n.114/2014); - assegnazione risorse umane e individuazione della sede; - sviluppo supporto informatico; - completamento C.O. ed attivazione numero unico tramite il 118; - attività di formazione del personale e di informazione verso MAP/PLS Ass. Sociali del SPP, Operatori SAD; Indicatori: - messa a regime della procedura COT/ADI con copertura H24 (attraverso numero unico 118); - livello di adeguamento del supporto informatico e del sistema informativo; - nr. richieste di intervento e nr. prese in carico effettuate sul totale delle richieste; - nr. di corsi di formazione effettuati e di attività informative 7. LE STRUTTURE INTERMEDIE Le strutture intermedie, Hospice, Ospedale di Comunità (OdC) e Unità Riabilitativa Territoriale (URT) dipendono dall UOC Cure Primarie e dalla U.O. semplice Coordinamento strutture residenziali intermedie : sono strutture in grado di accogliere i pazienti residenti nel territorio dell ULSS n.1 per i quali non sia prefigurabile un percorso di assistenza domiciliare o risulti improprio il ricorso all ospedalizzazione o all istituzionalizzazione, offrendo una risposta polifunzionale a carattere temporaneo rispettivamente di palliazione, stabilizzazione e riabilitazione estensiva. - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.29

46 Sulla base delle schede di programmazione territoriale è prevista entro la data del 31/12/2015 l attivazione di 27 posti letto di cui 17 classificati come OdC e 10 come URT. I criteri per la allocazione di queste strutture (OdC ed URT) devono garantire equità territoriale, devono essere collegati in modo efficace e funzionale alle strutture sia ospedaliere che territoriali e devono tenere conto delle caratteristiche epidemiologiche e dei bisogni sanitari della popolazione. AZIONI ORGANIZZATIVE: ATTIVAZIONE UNITA OPERATIVA COORDINAMENTO STRUTTURE INTERMEDIE DIRIGENTE MEDICO RESPONSABILE: nomina entro fine anno di un Dirigente responsabile della U.O. con i seguenti compiti: Essere garante del rispetto della Mission Monitorare le attività e gli esiti Rapportarsi con il responsabile di ogni singola struttura Essere garante del rispetto della procedura di Dimissione protetta Responsabile delle UVMD di ingresso Gestione lista d attesa Raccordo con la Centrale Operativa Territoriale Rapporto diretto con i MAP per un ricorso appropriato alle strutture intermedie e per favorire la dimissione a domicilio. Partecipazione alle trattative di budget insieme al Direttore di Distretto e ai responsabili delle singole strutture. Strutture intermedie già presenti nell ULSS sono: L'Hospice Ubicato all interno del perimetro ospedaliero dell O.C. di Belluno, è dotato di 8 posti letto Gli standard strutturali ed organizzativi sono garantiti da 1 medico palliativista, con funzione di coordinamento, 6 infermieri professionali, 4,5 O.T.A./O.A.A. Tali figure professionali sono garantite da una ditta esterna, mentre la presenza di uno psicologo, di un assistente sociale e degli specialisti ospedalieri per le consulenze sono garantiti dall ULSS. L hospice è una struttura di ricovero specifica per le cure palliative organizzata secondo gli standard strutturali, di funzionamento e di dotazione del personale previsti dalla normativa vigente. Le finalità dell hospice sono: Realizzare un programma di Cure Palliative personalizzato ed orientato a migliorare la qualità della vita residua, attraverso una risposta globale ai bisogni (fisici, psico-emozionali, sociali e spirituali) del paziente affetto da una malattia inguaribile, in condizioni di terminalità, e della sua famiglia. Realizzare una valida alternativa al domicilio del malato quando questo non è, temporaneamente o definitivamente, idoneo ad accoglierlo. Costituire una pronta offerta assistenziale che permetta di evitare il ricorso a ricoveri impropri, in ospedale. Offrire un luogo di degenza come supporto alle famiglie per alleviarle (formula sollievo ) dalla cura del proprio congiunto. Valutazione e monitoraggio delle Cure Palliative inefficaci in regime domiciliare. Accompagnare alla morte, preparare e sostenere i familiari nel lutto. Offrire occasioni di formazione e preparazione pratica del personale (medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali, assistenti spirituali, volontari, ecc.). - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.30

47 Promuovere il rinnovamento della pratica medica in termini umanistici e patient-centered. INDICATORI: Durata di DEGENZA: vanno disincentivate sia degenze troppo protratte sia degenze di pochi giorni, indice di un ricorso in fase di terminalità molto avanzata e quindi di scarsa appropriatezza delle ammissioni. Somministrazione questionari di soddisfazione utenti/familiari e confronto dei risultati rispetto al periodo precedente. Somministrazione di questionari di valutazione degli operatori sulla qualità del servizio Numero di incontri con i familiari degli ospiti: verbali family-meeting. Indicatori di invasività assistenziale: ad es. % ospiti a cui è stata richiesta una TAC oppure un emotrasfusione, al fine di privilegiare gli aspetti di contenuto umanitario assistenziale rispetto agli elementi diagnostico-terapeutici. L'Ospedale di Comunità di Auronzo di Cadore L Ospedale di Comunità è collocato al primo piano del Centro Sanitario Polifunzionale di Auronzo di Cadore e comprende venti posti letto in camere da due o tre letti dotate di servizi igienici e doccia, più una camera singola per i pazienti terminali o per situazioni particolari. Il modello di comunità prevede la degenza come nei normali ospedali, la responsabilità clinica diretta da un medico responsabile della struttura, l erogazione dei farmaci e delle prestazioni con le medesime modalità e tempistiche ospedaliere. L equipe clinica, assistenziale e riabilitativa comprende un dirigente medico responsabile, un infermiera coordinatrice, infermieri, oss e terapisti della riabilitazione. E destinato a pazienti: - affetti da patologie croniche che necessitano di terapie difficilmente erogabili a domicilio, - dimessi dopo un periodo di ricovero in strutture per malati in fase acuta, - con necessità di controllo sanitario protratto e/o a terapie mediche e riabilitative estensive, - con aggravamento dello stato generale di salute senza adeguato supporto familiare o ambientale. E una struttura intermedia distrettuale di residenzialità extra-ospedaliera a carattere temporaneo (indicativamente 4-6 settimane) con compartecipazione alla spesa dopo il 30 giorno di degenza ( 25 pro die). Deve garantire risposte assistenziali a tutti i residenti nel territorio dell ULSS n.1 garantendo quindi sia equità territoriale sia equità nella modalità di ingresso da parte delle U.O. ospedaliere che da parte dei MAP/PLS. INDICATORI: durata media di degenza tasso occupazione posti letto modalità di dimissione: % decessi, % di dimessi a domicilio, % di trasferiti a reparto per acuti, % trasferiti in RSA o casa di riposo sul totale dei dimessi. provenienza dei pazienti: % dei pazienti provenienti da reparto per acuti sul totale dei pazienti accolti, % dei pazienti provenienti dal domicilio. età media dei pazienti tempo di attesa prima dell ingresso numero di schede di dimissione protetta inviate al servizio ADI - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.31

48 somministrazione questionari di soddisfazione utenti/familiari e confronto dei risultati rispetto al periodo precedente. STRUTTURE DA ATTIVARE: L'Ospedale di Comunità di Agordo e di Belluno Tenendo conto l alto indice di invecchiamento dell Agordino e non avendo nel suo territorio nessuna struttura intermedia risulta il luogo idoneo per l attivazione dei 10 pl di OdC. Si inserisce in modo coerente ed efficiente andando a completare l offerta assistenziale da un lato con la Medicina e la LDG, dall altro con l RSA già dotata di nucleo di media intensità assistenziale. L attivazione dei posti letto avverrà gradualmente partendo da un numero di 4 iniziali, con localizzazione presso la lungodegenza dell Ospedale, con il ruolo di Responsabile Medico assegnato a un MAP. Un ulteriore nucleo di n.7 pl di Ospedale di Comunità va attivato nell anno 2015 nell area territoriale sub distrettuale di Belluno. L'Unità Riabilitativa di Belluno L URT ha l obiettivo di prendere in carico persone con disabilità, dovuta a malattie di diversa origine, che hanno difficoltà ad accedere ai servizi riabilitativi ambulatoriali o che necessitano di acquisire abilità specifiche all'interno del proprio ambiente di vita attraverso la pianificazione, effettuazione e verifica di interventi sanitari di riabilitazione. E una struttura di residenzialità extraospedaliera a carattere temporaneo (massimo 8 settimane di degenza) con compartecipazione alla spesa. Deve operare in collegamento con il Servizio di Recupero e Rieducazione Funzionale, con l Ortopedia e la Neurologia, con la rete dei servizi riabilitativi del territorio, in un'ottica di continuità territorio-ospedale. Definisce, tramite Unità di Valutazione Multidimensionale (UVMD), i percorsi riabilitativi assistenziali in collaborazione con le U.O. ospedaliere interessate da attivare alla dimissione e con il Distretto e i MAP. Tipologia di pazienti e criteri di esclusione Pazienti post-acuti o cronici riacutizzati con basso margine di imprevedibilità e/o instabilità clinica. Solitamente pazienti adulti/anziani con profilo SVAMA superiore a 2 e necessità variabili di cure sanitarie. I profili SVAMA 16 e 17 (pazienti con decadimento cognitivo e gravi disturbi del comportamento) non possono essere adeguatamente protetti in queste strutture ma dovrebbero essere assistiti in nuclei SAPA idealmente contigui o in collegamento funzionale con l URT. - Paziente le cui funzioni/abilità temporaneamente perse sono parzialmente o totalmente recuperabili ed è necessario intervenire per ridurre la disabilità conseguente alla malattia (fratturati polipatologici e traumatologici) con interventi di riabilitazione estensiva. - Pazienti a lento recupero funzionale che hanno già effettuato riabilitazione intensiva ma necessitano di proseguire il trattamento (ictus a lenta risoluzione). - Paziente cronico evolutivo (es. Sclerosi multipla stabilizzata, Parkinson, SLA) con grave disabilità residua che necessita di periodo di riabilitazione e/o adattamento a nuovi ausili o a un nuovo livello di disabilità. AZIONI: - attivazione in compensazione alla riduzione di posti per acuti. (attivazione graduale per nuclei) - scelta localizzazione, rispetto degli standard previsti dalla normativa, di seguito elencati (investimenti di adeguamento). - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.32

49 I 10 pl dell URT trovano collocazione ideale a Belluno soprattutto per la sua centralità e vicinanza a strutture specialistiche come l ortopedia, neurologia e servizio di riabilitazione funzionale e con il nucleo SAPA. Aspetti strutturali Stanze doppie con bagno per disabili. Presenza di spazio dedicato e di poltrona comfort per mobilizzazione precoce del paziente. Presenza di zona soggiorno/consumo pasti per non polarizzare la vita del paziente solo intorno al posto letto. Tutte le stanze hanno una presa di rete per accesso a Internet o esiste una copertura wireless della struttura. Zona per attività riabilitative specifiche (palestra, spazi per logopedia, educazione funzionale e terapia occupazionale). Per alcuni pazienti con patologie neuromuscolari o respiratorie è necessario adeguare gli standard strutturali con disponibilità di alcune stanze con ossigenoterapia/aspirazione a parete per pazienti tracheostomizzati e/o ventilati. -Attivazione procedure per il personale (concorsi- mobilità ) L assistenza viene garantita da 1 coordinatore infermieristico part-time, 3,5 infermieri, 5 OSS più 1 FKT, con accessi dell assistente sociale e logopedista secondo necessità. L organizzazione assistenziale non deve essere attuata solo per compiti ma anche per gestione del caso con almeno 1 infermiere/fkt care manager che coordina il percorso del paziente durante l accoglimento e verso la destinazione definitiva e è responsabile dell attuazione del progetto di recupero/riabilitazione e deospedalizzazione del paziente con la collaborazione del personale OSS. La mobilizzazione del paziente è garantita 7 giorni su 7. Sono presenti 2 fisioterapisti o terapisti occupazionali TPE ogni 24 posti letto che collaborano con il personale medico ed infermieristico nella stesura del progetto assistenziale e nel lavoro di riabilitazione. L articolazione oraria di questo personale (anche attraverso l istituto del part-time) garantisce l attività di riabilitazione anche nel pomeriggio e il sabato. In collaborazione con il fisiatra, il FKT è inoltre responsabile dell appropriatezza e dell adattamento di protesi ed ausili al paziente oltre che della loro consegna al domicilio prima della dimissione. (Sono possibili accordi con il privato accreditato per le figure del FKT). Presenza medica La gestione dell URT è in capo al medico responsabile della struttura che coordinerà l assistenza in stretto coordinamento con i MAP per favorire il riavvicinamento del proprio paziente al territorio garantendo la continuità della cura e l unitarietà della presa in carico. Sono assicurate le principali consulenze specialistiche anche con la collaborazione degli specialisti SAI. In caso di URT da riconversione ospedaliera va organizzata l assistenza medica con medici e personale proveniente dall area riconvertita. In caso di URT gestito dalla medicina di famiglia, è compito della Medicina convenzionata garantire la presenza del medico di assistenza primaria o l assistenza medica può essere affidata a medici con specifiche capacità professionali della struttura o del Centro Servizi prevedendo un adeguamento della tariffa giornaliera La presenza fisiatrica sarà assicurata dal Dipartimento/UOC di Riabilitazione. Prestazioni diagnostiche e specialistiche Devono essere assicurate le principali consulenze specialistiche anche con la collaborazione dello specialista SAI, in loco tra cui l ortopedico, il neurologo etc. - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.33

50 Va garantito l accesso regolare di un logopedista e di un assistente sociale a seconda delle necessità dei pazienti. Va inoltre garantita l attività l attività di punto prelievo e la possibilità di eseguire esami radiologici tradizionali in loco (anche tramite accordi con il privato accreditato) L Azienda ULSS resta responsabile della fornitura di farmaci, dispositivi, presidi e ausili personalizzati. Dotazione: tutte le stanze hanno una presa di rete per accesso a Internet o esiste una copertura tecnologica wireless della struttura. La struttura è responsabile di fornire l ossigeno, letti e superfici anti decubito per pazienti a medio e basso rischio, alcuni ausili standard per la mobilità (sollevatori, sedie a rotelle e deambulatori) un ECGrafo per trasmissione a distanza del tracciato e di una postazione mobile (PC con webcam) per teleconsulto via web. ALTRI STRUMENTI: - sistema informatico con i programmi già utilizzati sul territorio (ATL@NTE) - carta dei servizi - protocolli Tariffazione Costo intermedio tra riabilitazione ospedaliera (cod.56) e quello delle strutture residenziali. Il costo può essere suddiviso in una quota di rilievo sanitario (96 euro) ed una alberghiera (25 euro) che è a carico dell utente a partire dal primo fino al 60.mo giorno. Dopo tale soglia, la quota alberghiera sarà di 45 euro. Al paziente ed alla famiglia vanno fornite adeguate informazioni preventive tramite la carta dei servizi della struttura, con la sottoscrizione preventiva di un accordo che impegna entrambe le parti. 8. SANITA' PENITENZIARIA E preposta alla gestione unitaria di tutte le attività socio-sanitarie, di base e specialistiche, a favore dei detenuti secondo le Linee di indirizzo sull organizzazione della Sanità Penitenziaria approvate con DGR n. 2337/2011. Si configura come una U.O. Semplice, collocata all interno dell U.O. Complessa cure Primarie. Dotazione del Personale: Dirigente U.O.S. Sanità Penitenziaria: Dirigente Medico dell Azienda Ulss da nominare entro l anno 2014, che: - si fa garante dell assistenza sanitaria nei confronti dei detenuti in termini di: prestazioni di medicina generale individuate dai LEA, assistenza specialistica, gestione delle emergenzeurgenze, assistenza infermieristica, fornitura di farmaci e presidi; - raccorda le attività dell UOSP con quelle assicurate dal Dipartimento per le Dipendenze a favore dei detenuti tossicodipendenti;e dal Dipartimento di Salute Mentale a favore dei detenuti; - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.34

51 - raccorda le attività dell UOSP con quelle assicurate dal Dipartimento di Salute Mentale a favore dei detenuti; - garantisce i rapporti fra l Azienda ULSS e la Direzione della Casa Circondariale. Medico Incaricato di Sanità Penitenziaria: - coordina le cure primarie, la medicina specialistica e strumentale in favore dei detenuti sia all interno del carcere che presso le strutture sanitarie esterne, anche in osservanza alle leggi, alle disposizioni e al Regolamento interno degli istituti; - è responsabile della farmacia, delle richieste di approvvigionamento dei farmaci, del materiale sanitario e della tenuta dell'armadio farmaceutico, comprese le sostanze psicotrope e stupefacenti; - è responsabile della tenuta dei diari clinici; - partecipa alla commissione per la redazione del regolamento interno dell istituto; - promuove incontri periodici con il personale sanitario per ottimizzare le attività e collabora con il responsabile del SerD per gli interventi integrati; - effettua le visite di primo ingresso in Istituto dei detenuti e segnala alla Direzione i casi che possano dar luogo al rinvio della pena ai sensi degli artt cp, nonché i detenuti dichiaratisi tossicodipendenti ai fini della comunicazione al SerD. - concorda con il coordinatore infermieristico la programmazione dell attività degli infermieri. - eroga le Cure Primarie, l attività prescrittiva e certificativa presso il presidio sanitario degli Istituti di Pena, in analogia con la figura del Medico di Assistenza Primaria del territorio; relaziona all A.G. e/o al Direttore del carcere per la protezione della salute del detenuto, anche in relazione alla compatibilità con la detenzione, partecipa con possibilità di delega ad altro medico al consiglio di disciplina. La sua attività è svolta dalle 8,00 alle 11,00 tutti i giorni dal lunedì al sabato. In aggiunta ogni giorno è garantita un ora dalle 11,00 alle 12,00 per le attività specifiche del Dipartimento delle Dipendenze. Medico di Continuità Assistenziale all interno della casa Circondariale: - effettua gli interventi di emergenza-urgenza nelle fasce orarie garantite. - integra e sostituisce secondo le indicazioni del Responsabile di Unità Operativa l attività del Medico Incaricato di Sanità Penitenziaria nell erogare le Cure Primarie, nell attività certificativa e prescrittiva. - effettua le visite di primo ingresso in Istituto dei detenuti e segnala alla Direzione i casi che possano dar luogo al rinvio della pena ai sensi degli artt cp, nonché i detenuti dichiaratisi tossicodipendenti ai fini della comunicazione al SerD. - dispone l isolamento sanitario in caso di malattie contagiose e la particolare sorveglianza nei casi di sospetta propensione all autolesionismo. - certifica sull idoneità dei detenuti alla traduzione e partecipa al Consiglio di Disciplina ove delegato dal Medico Incaricato di Sanità Penitenziaria. - esegue le visite periodiche ai detenuti in isolamento per motivi giudiziari, disciplinari o sanitari e in particolari condizioni di rischio quali, a titolo esemplificativo, gli scioperi della fame e delle terapie e altri atti auto aggressivi, ecc.. - riferisce al Medico Incaricato di Sanità Penitenziaria l indicazione ad ulteriori interventi diagnostici e/o terapeutici di cui avesse bisogno il detenuto. La sua attività è svolta dalle 14,00 alle 05,00 del mattino successivo tutti i giorni 365 giorni l anno. - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.35

52 Medici Specialisti: Erogano le prestazioni specialistiche in regime ambulatoriale all interno della Casa circondariale. Attualmente sono garantite le seguenti visite specialistiche: - Visita Specialistica SERD - Visita Psichiatrica - Visita Infettivologica - Visita Odontoiatrica Visto il numero esiguo delle visite che coinvolgono altre specialità la visita è garantita direttamente dalle strutture sanitarie dell Azienda Ulss al di fuori della Casa Circondariale. Coordinatore Infermieristico: - programma e coordina l attività infermieristica all interno della Casa Circondariale. - si relaziona con il Medico Incaricato di Sanità Penitenziaria e con il responsabile UOSP. Infermieri: - valutano i bisogni del detenuto e identificano le risorse necessarie e disponibili per soddisfare tali bisogni. - provvedono alla preparazione ed alla distribuzione delle terapie o in sede ambulatoriale all interno della casa Circondariale o direttamente nelle aree detentive. L attività infermieristica all interno della Casa Circondariale è garantita ogni giorno 365 giorni l anno dalle 8,30 alle 12,00 e dalle 16,00 alle 20,30. L equipe dell Unità Operativa è integrata da uno Psicologo libero professionista (30h. mensili) con il compito di discriminare, mediate colloquio, i detenuti tossicodipendenti da quelli non affetti da tossicodipendenza. L attività è svolta in stretto rapporto con l attività del medico del SerD e del medico Coordinatore. Azioni/obiettivi: adozione piano/programma dell'attività penitenziaria con definizione della dotazione di risorse impiegate e procedure conseguenti; protocollo di collaborazione con Dipartimento di Salute Mentale, Dipartimento delle Dipendenze e UU.OO. Ospedaliere. protocollo di collaborazione tra A.Ulss e Casa Circondariale. 9. L'UNITA' OPERATIVA ATTIVITA' SPECIALISTICHE L'Unità Operativa Attività Specialistiche si configura come una Unità Operativa Semplice a valenza dipartimentale e svolge le seguenti funzioni: - riorientamento della funzione specialistica a supporto dei medici di assistenza primaria associati; - coordinamento degli specialisti ambulatoriali presso le sedi distrettuali, a domicilio, presso le strutture di ricovero intermedie, presso le strutture semiresidenziali e residenziali extraospedaliere; - coordinamento funzionale dell attività ambulatoriale erogata presso le sedi distrettuali, ospedaliere e le strutture private accreditate nell ambito del territorio dell Azienda ULSS, concorrendo anche alla definizione del rapporto con le strutture private accreditate e del relativo budget, secondo criteri di accessibilità per l assistito e qualità delle prestazioni; - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.36

53 - programmazione e coordinamento dell attività del Centro Unico di Prenotazione (CUP) aziendale, quale strumento gestionale e punto di sincronizzazione dell attività delle strutture aziendali e del privato accreditato; - definizione ed implementazione dei percorsi assistenziali nello specifico ambito, provvedendo a garantire il coinvolgimento di tutte le competenze e delle strutture anche sviluppando un sistema di monitoraggio dei processi e degli esiti in ogni contesto di cure e di vita dell assistito (ambulatoriale, domiciliare o residenziale); - monitoraggio dell appropriatezza prescrittiva e governo delle liste d attesa, coinvolgendo i medici/pediatri di famiglia, gli specialisti ambulatoriali interni e gli specialisti ospedalieri nella condivisione ed applicazione estesa delle classi di priorità, implementando un monitoraggio sistematico dell aderenza dei profili prescrittivi ai criteri concordati; - monitoraggio delle attività svolte dalle strutture e dai soggetti convenzionati in termini di quantità e qualità delle prestazioni erogate rispetto a quanto programmato. Attualmente l offerta della Medicina Specialistica è la seguente: Presso il sub Distretto del Cadore: 1 Specialista ORL: 4 ore settimanali a Pieve di Cadore e 8 ore settimanali ad Auronzo di Cadore; 1 Specialista Cardiologo 12 ore settimanali; 1 Specialista Dermatologo 3 ore settimanali a Pieve di Cadore; 1 Specialista Dermatologo 6 ore settimanali ad Auronzo di Cadore; 1 Specialista Dermatologo 5 ore settimanali a Cortina; 1 Specialista Oculista 7 ore settimanali a Cortina; 1 Specialista Urologo 6 ore settimanali ad Auronzo di Cadore; 1 Specialista Psicoterapeuta 11 ore settimanali a Pieve di Cadore Presso il sub Distretto di Agordo: 1 Specialista ORL 9 ore settimanali ad Agordo; 1 Specialista Cardiologo 9 ore settimanali; 1 Specialista Dermatologo 8 ore settimanali ad Agordo; 1 Specialista Oculista 16 ore settimanali ad Agordo; 1 Specialista Odontoiatra 7 ore settimanali a Caprile; 2 Specialisti Odontoiatri 27 ore settimanali ad Agordo; 1 Specialista Odontoiatra 9 ore settimanali a Canale d Agordo; 1 Specialista in Ostetricia e Ginecologia 8 ore settimanali ad Agordo 1 Specialista Urologo 9 ore settimanali ad Agordo; 1 Specialista Psicoterapeuta 11 ore settimanali ad Agordo; Presso il sub Distretto di Belluno (poliambulatorio 2 piano Ospedale San Martino): 1 Specialista Ortopedico 5 ore settimanali; 2 Specialisti Reumatologo 27 ore settimanali; 1 Specialista ORL 6 ore settimanali; 1 Specialista Psicologa 30 ore settimanali; 1 Specialista in Fisiocinesiterapia 34 ore settimanali; 1 Specialista Cardiologo 13 ore settimanali; 1 Specialista Dermatologo 20 ore settimanali; 5 Specialisti Oculisti 96 ore settimanali; 1 Specialista Odontoiatra 15 ore settimanali; 1 Specialista in Ostetricia e Ginecologia 8 ore settimanali a Cusighe; 1 Specialista Urologo 5 ore settimanali; 3 Specialisti Psicoterapeuti 37 ore settimanali; 1 Specialista Biologo 13 ore settimanali. - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.37

54 La situazione attuale della specialistica ambulatoriale presenta le seguenti caratteristiche: mancanza di alcune specialità come geriatria, neurologia e pneumologia ed offerta insufficiente per altre quali cardiologia e dermatologia; disomogenea distribuzione dell offerta: offerta odontoiatrica assente in Cadore; offerta fisiatrica e reumatologica presente solo a Belluno, dove peraltro l'offerta ginecologica è presente solo nel Consultorio di Belluno. Alla luce di ciò si ritiene necessario: 1. individuare le aree di riequilibrio dell offerta; 2. integrare le specialità mancanti con nuovi specialisti; 3. ampliare l offerta nelle specialità già presenti. La realizzazione degli obiettivi di cui ai punti 2 e 3 risulta condizionata, però, dalle limitazioni poste dalla Regione all'acquisizione di medici e professionisti specialisti ambulatoriali; in base alle vigenti disposizioni infatti il numero complessivo di ore e la relativa spesa non possono superare il dato dell'anno 2010 fatte salve specifiche e motivate deroghe autorizzate dalla Regione stessa. Risulta pertanto più opportuno -anche in relazione alle indicazioni in tal senso contenute nei vigenti provvedimenti regionali di programmazione- puntare sull'integrazione tra specialisti ospedalieri e specialisti ambulatoriali attraverso protocolli condivisi e PDTA. Altrettanto importante appare stabilire un filtro tra le visite specialistiche di primo e secondo livello soprattutto in quanto ad oggi solo nella branca specialistica di oculistica gli specialisti ambulatoriali eseguono visite di primo livello e quelli ospedalieri prestazioni di secondo livello. Inoltre, fermo restando l obiettivo dell abbattimento delle liste d attesa, è necessario anche verificare d intesa con le Unità Operative ospedaliere l utilità e l efficacia di organizzare l attività delle varie specialità secondo tipologia di prestazione erogata (primo e secondo livello). Azioni/obiettivi verificare l'opportunità di stabilire un rapporto tra 1 e 2 livello tra specialisti ambulatoriali interni e specialisti ospedalieri in coerenza con l'obiettivo del rispetto dei tempi di attesa e di appropriatezza prescrittiva indicatore: verifica opportunità/necessità di prevedere il predetto rapporto tra 1 e 2 livello; riequilibrio dell'offerta nelle aree territoriali sub distrettuali indicatori: modifica offerta territoriale; progressiva integrazione, compatibilmente ai vincoli di contesto, delle specialità mancanti mediante l'incremento delle ore SAI e/o cooperazione di questi con gli specialisti ospedalieri - indicatori: livello di completamento dell'offerta territoriale; - attività presso le Medicine di Gruppo Integrate, le strutture intermedie e la rete di offerta extra ospedaliera indicatore: inserimento specialisti nelle Medicine di Gruppo Integrate e nelle altre strutture sopra indicate e numero dei relativi accordi sottoscritti. 10. UNITA' CURE PALLIATIVE L Azienda ULSS n.1 garantisce l offerta di cure palliative attraverso l attivazione di una U.O. semplice di nuova costituzione (atto di costituzione entro il 30 giugno 2014), con attività di gestione e programmazione del percorso del malato in stato di inguaribilità, garantendo la continuità clinico-assistenziale tra l Ospedale, le cure domiciliari e le strutture residenziali idonee (nella fattispecie Hospice e Ospedale di Comunità). Questa U.O. si sviluppa all interno del processo generale di riorganizzazione aziendale che assegna priorità a progetti di riduzione dei ricoveri ospedalieri inappropriati negli ultimi tre mesi di vita dei malati con riconversione delle risorse ospedaliere verso la domiciliarità delle cure. L U.O. nasce contemporaneamente alla riorganizzazione della medicina generale, che vedrà lo sviluppo dell associazionismo, con possibilità - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.38

55 di sviluppo delle cure palliative sulle 24 ore in stretta collaborazione con i gruppi di medicina integrata in fase di costituzione. Il personale dell U.O. Cure Palliative, specificatamente dedicato, opera in accordo con il medico di assistenza primaria o del pediatra di libera scelta, con il concorso delle associazioni di volontariato impegnate nello stesso ambito. Attualmente è presente nell ULSS n.1 un nucleo di cure palliative costituito da un medico e una psicologa con esperienza in cure palliative. Vista la recente dimissione della figura dell infermiere coordinatore è indispensabile individuare in tempi brevi un sostituto e rafforzare il nucleo cure palliative esistente con nuove figure professionali e con la stabilizzazione contrattuale delle figure già avviate. Funzioni dell Unità Operativa: a) individuare il bisogno del malato e della sua famiglia; b) provvedere alle modalità di intervento e di assistenza adeguate all evoluzione della patologia, secondo efficacia e nel rispetto della dignità della persona, con confronto diretto e costante con il medico curante; c) gestire la rete per le cure palliative nel rispetto dei desideri del malato e della continuità delle cure, in particolare curando i rapporti tra il servizio domiciliare e l Hospice, integrandosi con il servizio ADIMED, con il servizio ospedaliero di Terapia Antalgica, con le associazioni di volontariato; d) fornire consulenza a tutte le strutture intermedie e residenziali extraospedaliere che ospitano, temporaneamente o stabilmente, malati in stato di inguaribilità avanzata o a fine vita; e) collaborare attivamente ai corsi di formazione sul tema delle cure palliative; f) collaborare nella definizione ed implementazione dei percorsi assistenziali nello specifico ambito, provvedendo a garantire il coinvolgimento di tutte le competenze e delle strutture, sviluppando un sistema di monitoraggio dei processi e degli esiti in ogni contesto di cura e di vita dell assistito (ambulatoriale, domiciliare o residenziale); g) garantire una coerenza prescrittiva verso i farmaci a maggiore efficacia antalgica con particolare attenzione all uso di oppioidi in ogni condizione di dolore; h) favorire la dimissione protetta del paziente dai reparti ospedalieri; Azioni organizzative: Priorità va data all individuazione di un Dirigente Medico Responsabile dell U.O. In quanto responsabile coordina le attività in collaborazione con tutti i professionisti presenti nel territorio dell ULSS n.1, a vario titolo coinvolti nel servizio, cioè i MAP, Medici Ospedalieri, l'hospice, gli Ospedali di Comunità, le Strutture Residenziali, nonché le varie figure professionali afferenti alle Associazioni di Volontariato. Egli inoltre si interfaccia con i Responsabili Ospedalieri delle varie UOA della ULSS onde favorire consulenze specialistiche e/o accessi ambulatoriali dei pazienti seguiti a domicilio, e con il compito di favorire i flussi informativi tra i Medici ospedalieri ed i MAP. Stante la vastità del territorio e la impossibilità di garantire da parte della ULSS la presenza di un medico palliativista domiciliare, è suo preciso compito organizzare percorsi formativi del personale Medico di assistenza primaria e degli Infermieri territoriali al fine di garantire la adeguata assistenza domiciliare. - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.39

56 Tali percorsi prevedono una iniziale formazione di base e successivi incontri programmati per una formazione continua. 2) Individuazione coordinatore infermieristico: coordina i rapporti con i colleghi infermieri sia dipendenti del Distretto, sia con esso convenzionati, e offre consulenza assistenziale agli infermieri case-manager. Cura i rapporti con il personale dell'hospice per favorire flussi informativi sia sui pazienti che da una assistenza domiciliare passano ad un regime di ricovero nella struttura, sia per coloro che seguano il percorso inverso, in modo da garantire una più sicura continuità di cura. Egli si fa altresì carico di favorire "dimissioni protette" dai vari Reparti Ospedalieri dei pazienti candidati alle C.P. sì da attivare, previo accordo con il MAP, una tempestiva assistenza domiciliare. 3) Psicologo: garantisce la supervisione clinica, la formazione e la consulenza alle equipe multi professionali coinvolte nella presa in carico di malati in stato di inguaribilità avanzata o fine vita che operano in ambito ospedaliero, nelle strutture intermedie e residenziali extraospedaliere e nel servizio domiciliare. E' il responsabile della gestione e del coordinamento della presa in carico psicologica del malato e della sua famiglia, agendo in sinergia con le equipe multi professionali coinvolte nella rete delle cure palliative, al fine di garantire la continuità assistenziale e l implementazione di un percorso di cura personalizzato. A tale scopo lo Psicologo del N.C.P. si rapporta anche con le Associazioni di Volontariato presenti sul territorio, al fine di attivare ulteriori risorse che vadano ad integrare la presa in carico soprattutto a domicilio, supportando il paziente e la sua rete familiare. Collabora all individuazione dei bisogni del malato e della sua famiglia e garantisce, laddove necessario, la presa in carico psicologica dei pazienti e dei familiari. Tale presa in carico sarà diretta laddove possibile, altrimenti avverrà tramite delega ai colleghi con comprovata expertise in cure palliative dislocati sul territorio sia afferenti all ULSS n.1 sia alle Associazioni di Volontariato che operano nell ambito delle cure palliative. Organizzazione del servizio I destinatari delle cure palliative sono i pazienti affetti da malattie progressive ed in fase avanzata, ad inarrestabile evoluzione ed a prognosi infausta, per le quali ogni terapia finalizzata alla guarigione o alla stabilizzazione non è possibile né appropriata. Particolare priorità viene data ai casi in cui la malattia è associata a dolore cronico o severo o ad altri sintomi gravi. Di norma lo stadio della malattia ha raggiunto un punto in cui assumono importanza fondamentale gli interventi rivolti al mantenimento della qualità della vita. La proposta di attivazione del sistema di CP può essere fatta dal MAP, dai Medici delle Strutture di ricovero, dagli Operatori socio-sanitari operanti sul territorio, nonché direttamente da parte del paziente e/o dei suoi familiari. La proposta va inoltrata al Distretto di residenza dell assistito; il Responsabile del Distretto indice la U V M D (unita valutativa multi dimensionale) quale fase operativa indispensabile al fine di valutare i bisogni del paziente e dalla sua famiglia, di effettuarne la presa in carico, di formulare il piano assistenziale individualizzato e definire le figure professionali coinvolte nell assistenza (costituzione Equipe di C.P). Nel corso dell UVMD viene inoltre individuata la sede più opportuna dove seguire il paziente: si privilegerà sempre il domicilio del paziente, valutando il contesto famigliare e le caratteristiche igieniche e architettoniche dell'abitazione, avvalendosi ove necessario dell'intervento attivo dell'assistente sociale. Ove ritenuto necessario si opterà per il ricovero presso una delle strutture di degenza presenti nella Rete di C.P. Organizzazione nel territorio Obiettivo prioritario è quello di garantire il più possibile gli standard minimi assistenziali di cure palliative e di fine vita a domicilio, mediante un organizzazione erogata da una molteplicità di soggetti (equipe cure palliative). - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.40

57 Tale equipe è composta da: l'infermiere case manager rappresenta la figura professionale centrale nell assistenza domiciliare. E' il referente del paziente affidatogli. Effettua l'assistenza a domicilio secondo il progetto definito in UVMD e secondo i bisogni del paziente. Aiuta il paziente e la famiglia ad identificare e ad accedere a tutte le opzioni di cura e di assistenza fornite dalla Rete. Istruisce e segue il care-giver domiciliare. Rileva problemi emergenti da segnalare al MAP e al Nucleo C.P. Contribuisce alla compilazione della cartella clinica domiciliare. Partecipa agli incontri programmati di approfondimento clinico dei casi seguiti, nonché ad un programma di formazione continua organizzato dal Responsabile Cure Palliative. Il MAP è il primo referente del malato. Ha la responsabilità clinico-terapeutica e garantisce la continuità della cura. Può effettuare la segnalazione del caso e sempre partecipa al momento valutativo in sede di U V M D. Effettua le visite domiciliari individuali o di équipe e contribuisce alle valutazioni in itinere previste dal programma assistenziale (ad esempio valutazione e gestione del dolore, compilazione cartella domiciliare, individuazione dei bisogni, ). In un ambito di copertura assistenziale medico-infermieristica H 24, assicura l'assistenza medica dalle 8.00 alle dei giorni feriali sia sotto forma di assistenza telefonica sia tramite accessi domiciliari, mentre un Servizio Medico dedicato copre le rimanenti fasce orarie, nonchè i giorni prefestivi e festivi. Riceve una formazione di base e partecipa ad una formazione continua di C.P. secondo il programma organizzato dal Responsabile Cure Palliative. Il referente dell U.O. C.P. contribuisce in sede di U V M D alla rilevazione dei bisogni del pz. e alla progettazione del piano terapeutico. Su richiesta MAP partecipa a visite domiciliari in equipe per la palliazione di sintomi di rilevante complessità. Collabora con il Medico di Assistenza Primaria nel coinvolgere, ove se ne ravveda la necessità, altre figure professionali per la gestione del caso, o nel decidere eventuale il trasferimento del paziente in strutture residenziali territoriali quali Hospice, Ospedale di Comunità, RSA, Case di Riposo. Si fa promotore del programma di formazione in C.P. dei MAP, degli infermieri, degli psicologi e delle altre figure presenti nella rete di assistenza, nonchè degli incontri programmati di approfondimento clinico con tutti gli operatori coinvolti nel servizio. Cura l integrazione del modello territoriale con gli altri punti della rete delle cure palliative, definendo percorsi facilitati per ricoveri o consulenze. Ridefinisce ed estende in tutti gli ospedali modalità di individuazione precoce dei pazienti eleggibili, favorendone nel contempo dimissioni protette (similtaneous care). Trasversalità su tutte le strutture della rete: - medicine di gruppo integrate: progetti di collaborazione, protocolli condivisi; - hospice: struttura di ricovero specifica per le cure palliative organizzata secondo gli standard strutturali, di funzionamento e di dotazione del personale previsti dalla normativa vigente; - ospedale di Comunità di Auronzo di Cadore: viene adibita una stanza di degenza ad hoc per pazienti in c.p. con l'assistenza medico-infermieristica garantita dal personale della struttura formato e supervisionato dal NCP. Questo personale ha già ricevuto una formazione di base in C.P. e seguirà il processo di formazione continua predisposto dall'azienda. - UOA Lungo Degenza Ospedale di Agordo: viene garantita una corsia preferenziale per agevolare il ricovero di pazienti in c.p. con l'assistenza medico-infermieristica garantita dal personale della struttura formato e supervisionato dal NCP. Questo personale ha già ricevuto una formazione di base in C.P. e seguirà il processo di formazione continua predisposto dall'azienda. - UU.OO. AA. Ospedaliere. Il Nucleo C.P. concorda modalità di individuazione precoce dei pazienti eleggibili (simultaneous care), e collabora a favorire e organizzare le "dimissioni protette" dei pazienti candidati alle C.P. Il NCP favorisce corsie preferenziali per consulenze e accessi ambulatoriali o eventuali ricoveri. - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.41

58 - UO di Terapia Antalgica e Cure Palliative (prossima definizione = UO Terapia Antalgica). L UO a valenza Dipartimentale Terapia Antalgica e Cure Palliative è dotata di 1 DM a tempo pieno e 1 DM a 18 ore settimanali; ha sinora svolto un attività di Terapia Antalgica (TA) di 1 livello, con liste di attesa gravate dalla consistente afferenza di pazienti con dolore cronico benigno e limiti operativi nell attuazione di trattamenti di 2 livello. Tale UO a valenza Dipartimentale ha svolto anche sinora l impegnativo ruolo di Coordinamento della rete di CP del distretto di Belluno, anche se CP e TA possono e devono essere considerate discipline non gemelle bensì complementari. Infatti la legge regionale 38/10 distingue nettamente le 2 reti di TA e CP con articolazioni organizzative molto differenziate. L avvio dell attuazione di una rete di CP nella ns. ULSS deve prevedere una sua autonomizzazione sia concettuale che gestionale dalla TA, la quale svolge nei confronti delle CP un ruolo non dissimile dalle altre specialità. L istituzione della UO semplice autonoma di CP dovrà diventare il perno dell intero sistema; assegnata ad un DM a tempo pieno esclusivamente dedicato, con compiti di coordinamento ed integrazione di tutte le componenti del sistema. Questo DM dovrà avere competenze tecniche, organizzative e relazionali di alto livello nonché esperienza nel settore. Associazioni di Volontariato: si fa riferimento alle Convenzioni già stipulate fra L'Azienda e le stesse, al fine di attivare ulteriori risorse che vadano ad integrare la presa in carico soprattutto a domicilio, supportando il paziente e la sua rete familiare. Indicatori previsti dalla DGRV n.1608/2008 Indicatori di struttura: - personale dipendente ULSS full time: infermiere professionale, psicologo, medico palliativista; - personale convenzionato o libero professionista: n 38 ore settimanali di infermiere professionale e di psicologo e Medici di Assistenza Primaria; - protocolli di collaborazione con le associazioni di volontariato. Indicatori di processo: vedasi tabella che segue. - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.42

59 - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.43

60 11. L'ORGANIZZAZIONE AMMINISTRATIVA DEL DISTRETTO SOCIO SANITARIO UNICO Nell'ambito del Distretto Socio Sanitario Unico è collocata l'unità Operativa Complessa Amministrazione del Distretto (Funzioni sociali delegate) con ruolo strategico in relazione alla nuova e rilevante dimensione assunta dal Distretto Socio Sanitario Unico. La UOC svolge funzioni tipiche non rinvenibili negli altri Servizi amministrativi ad oggi esistenti, occupandosi dei compiti di programmazione, gestione, amministrazione a supporto del Direttore del Distretto e del Comitato di Coordinamento delle Attività Distrettuali con particolare riferimento all area delle funzioni, degli interventi e dei servizi sociosanitari e sociali di titolarità dei Comuni. In particolare l'unità Operativa svolge le seguenti attività: supporto all Ufficio di Coordinamento Attività Distrettuali (UCAD); supporto e definizione degli strumenti della programmazione territoriale (PAT/ Piano di Zona/ Piano di Comunità): ripianificazione annuale e relazione di monitoraggio e valutazione; sistema informativo territoriale e monitoraggio flussi informativi; coordinamento operativo del Tavolo Tecnico e dell Ufficio di Piano; gestione Budget Distretto e Gestione Budget Sociale su Bilancio Sociale e su Bilancio Istituzionale; predisposizione per la Conferenza dei Sindaci del BEP e CE - colonna Sociale e Sociale su Istituzionale per centri di costo e definizione quota capitaria per funzioni, ex obbligatorie e delegate, a carico dei Comuni; gestione e monitoraggio del Fondo per la non Autosufficienza (FNA) aziendale e coordinamento tecnico dei Centri di servizio; compartecipazione utenti; ufficio delibere/ Segreteria Conferenza dei Sindaci. Secondo il crono programma previsto dall'atto Aziendale, tale UOC verrà disattivata entro il e riclassificata in Unità Operativa Semplice a Valenza Distrettuale per dare applicazione alle disposizioni delle DD.GG.RR.V. nnr. 953 e 2271 del 2013 Linee guida per la predisposizione del nuovo atto aziendale- che prevedono 18 U.O.C. extra ospedaliere per l'azienda ULSS n.1, fissando il criterio di 1,31 U.O.S per ciascuna U.O.C. - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.44

61 Nell'ambito del Distretto Socio Sanitario Unico opera, inoltre, la UOC Servizio Convenzioni e Prestazioni che è, però, collocata nell'area Tecnico Amministrativa all'interno del Dipartimento Risorse Umane. Missione del Servizio è di assicurare la programmazione, sotto il profilo del fabbisogno, e la gestione giuridico economica dei soggetti privati legati all ULSS da rapporti contrattuali di convenzione (personale convenzionato, strutture private accreditate, ecc.) nonché la gestione dell'anagrafe assistiti e delle procedure amministrative relative alle modalità di erogazione delle prestazioni assistenziali previste dalla normativa vigente. In particolare, sono attività della UOC: la gestione giuridico-economica-previdenziale dei rapporti con i medici convenzionati; la gestione giuridico-economica dei rapporti con i privati accreditati; la gestione anagrafe regionale degli assistiti; la gestione procedure relative all assistenza sanitaria all estero estero e degli stranieri in Italia; la gestione procedure amministrative per l assistenza protesica ed altre prestazioni assistenziali; la gestione amministrativa esenzioni; il supporto e la consulenza sulla normativa relativa a LEA, al Nomenclatore Tariffario Regionale ed alle esenzioni dalla compartecipazione alla spesa. Sull'esposto assetto organizzativo sono destinate ad incidere le previsioni della DGRV C.R. n.68/2013 relativa alla riorganizzazione a livello di dipartimento provinciale delle attività legate al governo delle risorse umane comprese quelle relative alla medicina convenzionata con particolare riferimento al trattamento giuridico ed economico. Il predetto provvedimento regionale che conferma il numero delle UOC aziendali ad oggi operanti nell'ambito delle Risorse Umane- fornisce l'occasione per ripensare all'attuale modello organizzativo allo scopo di comporre, in modo coerente, un sistema sempre più complesso di funzioni di programmazione, di gestione e di amministrazione attiva tipica dei Servizi afferenti al Distretto Socio Sanitario Unico. Nella prospettiva della riorganizzazione provinciale prevista dalla DGRV n. 68/2013 C.R. le funzioni delle UOC Amministrazione del Distretto Socio Sanitario Unico e del Servizio Convenzioni e Prestazioni andranno concentrate in una unica UOC. La temporizzazione del nuovo assetto organizzativo si colloca nel biennio 2014/2015 in stretto rapporto con i provvedimenti conseguenti alla DGRV C.R. n.68/2013 ed in applicazione dell'atto aziendale. - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.45

62 Allegato 1 PROCEDURA OPERATIVA COT PER ADI La COT inizierà la sua attività per aree: la prima a partire sarà quella dell Assistenza Domiciliare (ADIMED). Di seguito sono elencati i percorsi al momento previsti: Soggetti abilitati ad accedere alla COT per l ADI: MAP/PLS - Assistente Sociale SAD -Ente Gestore ADI - Utente/famiglia in ADI/ADIMED - Specialisti ospedalieri. Il MAP/PLS accede alla COT per attivare un progetto ADI/ADIMED tramite chiamata telefonica al numero unico COT, per fax o per via telematica tramite il sistema informativo territoriale ATL@NTE. La richiesta viene valutata dall infermiera della COT che può: o o rifiutare l attivazione motivandola al MAP/PLS; se la motivazione non è accettata dal MAP/PLS viene passata al medico del Distretto che si interfaccerà direttamente con il MAP/PLS: accettare l attivazione dell ADIMED: consegna la scheda di raccolta segnalazione compilata in tutte le sue parti al medico del Distretto (Zona Belluno dott.ssa Rossa, zona Cadore dott.ssa Da Prà, zona Agordino dott. De Col) il quale valuta la richiesta ed organizza l UVMD a cui dovranno partecipare il MAP/PLS, l Assistente Sociale SAD, il rappresentante dell Ente Gestore/infermiere ULSS, il medico del distretto e gli specialisti interessati. Il Piano Operativo (P.O.) viene trasmesso alla COT mediante ATLANTE che lo trasmette all Ente Gestore ed al MAP/PLS sempre per via telematica. L Ente Gestore alimenta il sistema ATLANTE. L aggiornamento/modifica del P.O. può essere richiesto dal MAP/PLS o dall Ente Gestore, viene trasmesso alla COT che valuta e autorizza la modifica. La chiusura del progetto è fatta dalla COT e segue il seguente percorso: - se decesso: il MAP, l Ente Gestore, il familiare comunica alla COT il decesso; - se ricovero in ospedale: il MAP, l Ente Gestore, il familiare comunica alla COT il ricovero; - se guarigione: il MAP, l Ente Gestore, il familiare comunica alla COT la chiusura del progetto. L Assistente Sociale SAD si rivolge alla COT per la segnalazione del caso, la COT registra la segnalazione su apposito modulo informatico ed invita l Assistente Sociale SAD a rivolgersi direttamente al MAP/PLS del caso segnalato dando tutte le informazioni richieste (nome e cognome del MAP/PLS, numero di telefono/fax/ orari di ambulatorio). L Ente Gestore ADI: - riceve, tramite ATL@NTE, tutti i P.O. concordati in sede di UVMD; - riceve giornalmente il programma delle assistenze; - trasmette, sempre mediante ATLANTE, tutti gli accessi effettuati programmati dalla COT; - si relaziona con la COT relativamente alle problematiche dell assistenza e della programmazione. - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.46

63 L Utente/famiglia che può accedere alla COT è solo quello in ADIMED e può, mediante telefonata oppure mail, segnalare alla COT un disservizio da parte dell Ente Gestore/servizio infermieristico ULSS oppure dei bisogni assistenziali insorti successivamente. Se il problema è legato all Ente Gestore/servizio infermieristico la COT chiama l Ente Gestore/servizio infermieristico per la verifica del caso e si relaziona con l Utente/famiglia per la risposta; se l Utente /famiglia segnala un nuovo bisogno, la COT valuta il livello di appropriatezza del bisogno e lo trasmette al MAP/PLS per la verifica. La COT deve essere avvisata del ricovero ospedaliero di un Utente in ADIMED nei seguenti modi: - il MAP/PLS segnala alla COT il ricovero ospedaliero da lui stesso predisposto; - l Ente Gestore segnala alla COT il ricovero ospedaliero; - la famiglia avvisa la COT del ricovero ospedaliero. Il reparto ospedaliero per la dimissione protetta attiva la COT che: - per L Ospedale di Belluno si rivolge all Assistente Sociale ospedaliera che verifica le condizioni sociali del degente anche con la collaborazione dell Assistente Sociale comunale; - per l Ospedale di Agordo la COT attiva l Assistente Sociale del servizio di Assistenza Domiciliare che verifica le condizioni sociali del degente anche con la collaborazione dell Assistente Sociale dell Ulss; - per gli Ospedali del Cadore la COT attiverà direttamente l Assistente Sociale del comune di residenza. La valutazione dell Assistente Sociale è preliminare alla valutazione dell UVMD e deve essere fatta in tempi molto ristretti dalla data di segnalazione da parte della COT. Se la valutazione dell Assistente Sociale è positiva per un rientro al domicilio del paziente, avvisa la COT che: - se ADIMED programma l UVMD con le modalità stabilite nel punto 1; - se ADI-B invia l infermiere in ospedale per la valutazione del caso e la presa in carico del paziente. Percorso prelievi domiciliari: la presa in carico, e la gestione del percorso è il medesimo per quanto riguarda la COT, risente invece delle specificità del territorio e della distanza dei servizi a disposizione per quanto riguarda l organizzazione del servizio infermieristico e le modalità di erogazione della prestazione. Per i nuovi pazienti da prendere in carico: - il MAP/PLS compila la ricetta rossa apponendo la scritta Prelievo a domicilio e comunica alla COT le generalità del nuovo utente; - la COT comunica agli infermieri del distretto di riferimento/ente Gestore il nuovo utente mediante il programma Atlante per la programmazione quotidiana degli accessi. Per i pazienti già in carico al servizio ADI: la COT quotidianamente comunicherà al distretto di riferimento i prelievi che seguiranno il seguente percorso: Per la zona di Cortina: l orario prelievi è dalle ore 7,15 alle ore 9,30. I prelievi vengono consegnati al Codivilla (attesa per inserimento impegnativa e attacco dell etichetta sulla provetta e consegna al 1 piano Codivilla) Per le risposte: ritiro del referto tramite internet (al momento del prelievo viene rilasciato all utente il modulo di ritiro con il codice internet) - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.47

64 ritiro del referto presso la portineria del Codivilla, invio del referto tramite posta il cui costo è a carico dell utente. Le impegnative per i prelievi di routine si trovano già a domicilio al momento del prelievo. Per la zona di Pieve di Cadore (Comuni di San Vito di Cadore, Borca di Cadore, Vodo di Cadore (frazioni Vinigo Peaio), Cibiana di Cadore, Valle di Cadore (frazione Venas Vallesina), Pieve di Cadore ( frazioni Sottocastello-Nebbiù-Pozzale Tai), Perarolo di Cadore (frazione Caralte) Calalzo di Cadore (frazione Rizziò), Domegge di Cadore (frazioni Grea- Vallesella), Lozzo di Cadore, Vigo di Cadore (frazioni Laggio- Piniè - Pelos), Lorenzago di Cadore, Auronzo di Cadore, l orario prelievi è dalle ore 7,30 alle ore per tutta la zona che conferisce a Pieve di Cadore che vengono svolti nei seguenti giorni: Lunedì: Comuni di: Lozzo, Domegge,Vigo,Pieve, Cibiana,Valle,Calalzo, Perarolo. Mercoledì: Comuni di: Vodo,Valle,Lozzo,Auronzo,Pieve. Giovedì: Comune di Borca. Venerdì: Comuni di: San Vito, Valle, Pieve, Calalzo, Lorenzago, Domegge. Martedì e giovedì vengono eseguiti i prelievi di routine e i controlli per paz. neoplastici. Per i comuni di Auronzo, Lorenzago e Vigo c è il vincolo dell orario dell ufficio cassa dell ospedale di Auronzo che apre alle ore 9,30, quindi stampate le etichette vengono consegnate ai punti prelievi. Per i prelievi programmati l infermiera riporta il programma sul registro settimanale dei prelievi e avvisa i pazienti della data dell effettuazione del prelievo domiciliare. Per i nuovi pazienti o controlli le richieste vengono raccolte dalla COT che le trasmette al personale che è in sede distrettuale: viene concordata con l utente la data del prelievo e scritto in parte al registro settimanale dei prelievi l indirizzo (se il paziente ha già avuto il servizio in Atlante nello spazio dedicato al domicilio ci sono dei riferimenti per raggiungere il paz. e il n. di tel.) Le risposte si ritirano all ufficio cassa dell Ospedale di Auronzo, oppure in laboratorio a Pieve negli orari indicati (orario di ufficio, scritto sul modulo che viene lasciato a domicilio con il codice internet) oppure spediti tramite posta con spese a carico dell utente, oppure il ritiro del referto tramite internet (al momento del prelievo viene lasciato il modulo di ritiro con il codice internet). Le impegnative per routine si trovano a domicilio e quindi non si possono preparare prima, quelle ripetibili le porta con sé l infermiera che esegue la prestazione e poi le deposita nella cartellina al distretto registrando il n. di prestazione. Per la zona del Comelico: Comuni di Santo Stefano di Cadore ( frazione Campolongo, Costalissoio, Casata) Comune: San Pietro di Cadore (Frazione Valle, Presenaio, Mare, Costalta) Comune: San Nicolò di Cadore (Costa, Gera, Campitello) Comune: Comelico Superiore (Dosoledo,Casamazzagno, Candide, Padola, Sega Digon) Comune: Danta di Cadore Comune: Sappada (frazione Cima Sappada), i giorni di prelievo sono lunedì, martedì, mercoledì e giovedì con un orario che va dalle ore alle ore 09,45. Le impegnative dei prelievi pianificati vengono inseriti il giorno prima della prestazione dal personale amministrativo del distretto e, in mancanza di tale personale, dall infermiera ADI aziendale. Per i prelievi di routine le impegnative vengono inserite nell apposito programma informatico al rientro in distretto e successivamente vengono attaccate le etichette sulle provette. I referti si possono ritirare all ufficio cassa del sub distretto di S.Stefano in orario d ufficio oppure spediti tramite posta con spese a carico dell utente, oppure il ritiro del referto tramite internet (al momento del prelievo viene lasciato il modulo di ritiro con il codice internet). - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.48

65 E stata data la possibilità all utenza di parlare direttamente con l infermiera dalle ore 12,30 alle ore Tutti gli infermieri sono dotati di cellulare aziendale. Per la zona dell Agordino l attività infermieristica è divisa in 3 Zone: Agordo; Caprile; Canale d Agordo. L impegnativa viene compilata dal MAP/PLS con la dicitura prelievo a domicilio e viene lasciata al domicilio del paziente se, previa verifica, è in grado di gestire la programmazione dei prelievi. Se il paziente non è in grado, l infermiere gestirà le impegnative direttamente presso il Distretto. Nel caso di richiesta di comunicazione di referto a Unità Operative o Servizi, p. es. Cardiologia, Oncologia, si apporrà la dicitura sull' impegnativa. Una volta eseguiti i prelievi vengono consegnati alla Segreteria del Laboratorio Analisi dell O.C. di Agordo. Le risposte si ritirano all ufficio cassa o in portineria dell Ospedale di Agordo, oppure tramite internet (al momento del prelievo viene lasciato il modulo di ritiro con il codice internet). Nel Sub Distretto di Agordo operano 2 infermiere: Lunedì : un infermiera nel comune di La Valle e Taibon e l altra nel comune di Agordo Martedì: 1 infermiera nel comune di Agordo Mercoledì: 1 infermiera per il comune di Gosaldo ogni 15 giorni Giovedì:1 infermiera per il comune di Voltago e la frazione di Frassenè Venerdì: 1 infermiera per il comune di Gosaldo frazione Tiser ogni 15 dì e per il comune di Rivamonte ogni 15 dì. Nel caso di aumento del numero di prelievi nel comune di Gosaldo e di Rivamonte, si provvederà a farli ogni settimana. Nel Sub Distretto di Caprile opera 1 infermiera: Lunedì: l attività viene svolta nel comune di Rocca Pietore (Centro, frazione Sottoguda, fraz. Saviner) e per il comune di Alleghe. Martedì: Comune di Rocca Pietore (frazione Laste, frazione Digonera) Mercoledì: Comune di Livinallongo con frazione Arabba e frazione Ornella Giovedì: Comune di Selva di Cadore e il comune di Colle Santa Lucia Venerdì: i prelievi vengono organizzati a seconda del bisogno dell utenza. Dal mercoledì al venerdì il Servizio Volontari Ambulanza di Colle.S.Lucia, Rocca Pietore ed Alleghe trasporta i prelievi dalle ore 8.30 al Laboratorio Analisi dell O.C. di Agordo. Nel Sub Distretto di Canale d Agordo opera 1 infermiere. Martedì: l attività viene svolta nel comune di Falcade, Canale d Agordo, Cencenighe e Vallada Agordina Giovedì: Comune di San Tomaso con frazione di Avoscan e Cencenighe Nel caso di aumento del numero di prelievi o di diverse località i prelievi saranno distribuiti nelle giornate di lunedì, mercoledì e venerdì. Per il sub Distretto di Belluno l attività infermieristica è divisa in 4 zone: Belluno, Alpago, Longaronese, Zoldo. Per la zona di Belluno le impegnative si trovano al domicilio dell'utente; il Mercoledì vengono preparati gli elenchi dei prelievi che si effettueranno il Lunedì e Martedì della settimana successiva - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.49

66 da inviare in Laboratorio Analisi e il Venerdì si ritirano sempre in Laboratorio Analisi le etichette e i codici internet, mentre il Venerdì si preparano gli elenchi dei prelievi che si effettueranno il Mercoledì e Giovedì della settimana successiva da inviare in Laboratorio Analisi e da ritirare (etichette e codici internet) il Lunedì mattina in Laboratorio Analisi. Lunedì: il servizio prelievi è garantito da 1/2 infermieri e si concentra nella zona di Ponte nelle Alpi Martedì: il servizio prelievi è garantito da 6/7 infermieri e si concentra nelle zone di Tisoi, Visome, Castion, via Feltre (Belluno), Mier e Sois. Mercoledì: il servizio prelievi è garantito da 2/3 infermieri e si concentra nelle zone di Ponte nelle Alpi e Cavarzano Giovedì: il servizio prelievi è garantito da 5/6 infermieri e si concentra nelle zone di Limana, Mussoi, Belluno Centro e Cavarzano. Venerdì: il servizio prelievi è garantito da 1/2 infermieri e si concentra nelle zone di Belluno Centro soprattutto per prelievi occasionali. Per la Zona dell Alpago le impegnative vengono recapitate nelle sede distrettuale di Puos d Alpago dove, dopo registrazione in agenda, vengono mandate mediante apposito programma informatico al Laboratorio Analisi dell Ospedale di Belluno e successivamente vengono stampate direttamente le etichette. I prelievi vengono eseguiti da 2 infermieri nelle giornate di martedì e giovedì. Per il Longaronese le impegnative vengono recapitate nella sede distrettuale di Longarone dove, dopo registrazione in agenda, vengono mandate mediante apposito programma informatico al Laboratorio Analisi dell Ospedale di Belluno e successivamente vengono stampate direttamente le etichette. I prelievi vengono eseguiti da 1 infermiere nelle giornate di lunedì e venerdì. Per Zoldo le impegnative vengono recapitate nella sede distrettuale di Forno di Zoldo dove, dopo registrazione in agenda, vengono mandate mediante apposito programma informatico al Laboratorio Analisi dell Ospedale di Belluno e successivamente vengono stampate direttamente le etichette. I prelievi vengono eseguiti da 1 infermiere nella giornata di mercoledì. - Piano di Comunità - Programma Attività Territoriali Pag.50

67 Conferenza dei Sindaci Ulss 1 Famiglia, Infanzia, Adolescenza, Minori e Giovani Persone anziane Disabilità Dipendenze Salute mentale Marginalità sociale Immigrazione Servizio integrazione lavorativa Acquisito parere della Conferenza dei Sindaci Ulss 1 il 29 aprile 2014 delibera n....

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69 Indice 1. Ri-pianificazione Relazioni per Area di Intervento 1.1 Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizione di disagio e giovani pag Persone anziane - residenzialità Persone anziane - domiciliarità Disabilità Disabilità - Servizio Integrazione Lavorativa 1.4 Dipendenze 1.5 Salute mentale 1.6 Marginalità Sociale 1.7 Immigrazione Area Trasversale Progetto Psicologi nel territorio pag. 13 pag. 25 pag. 29 pag. 41 pag. 45 pag. 49 pag. 55 pag. 57 pag Area Trasversale Contrasto alle Disuguaglianze in Salute pag Allegati pag. 75

70 Ri-pianificazione 2014 Piano di Zona ULSS 1 Belluno Ri-pianificazione 2014 Piano di Zona a cura di: Direttore dei Servizi Sociali e della Funzione Territoriale: Carlo Stecchini Direttore U.O.C. dei Servizi Sociali: Angelo Tanzarella Ufficio di Piano Azienda Ulss n. 1 - Conferenza dei Sindaci: Claudia Faneo Referenti del Gruppo di Coordinamento Tecnico: Area Anziani: Arrigo Boito - Responsabile dei Servizi Sociali dei Comuni di Forno di Zoldo e Longarone; Domiciliarità Anziani: Adriana Campo Bagatin - Referente servizi domiciliari Ser.S.A. S.p.A. Tiziana Chinellato Responsabile Funzione delegate e Anziani Distretto n. 2 di Agordo; Area Disabili: Rossella di Marzo - Coordinatrice U.O. Disabilità A. Ulss n. 1; Area Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disagio e giovani: Maria Arrigoni - Coordinatrice U.O. IAF A. Ulss n. 1; Area Dipendenze: Alfio De Sandre - Direttore Dipartimento per le Dipendenze A. Ulss n. 1; Area Salute Mentale: Bruno Forti - Direttore Dipartimento Salute Mentale A. Ulss n. 1; Area Marginalità Sociale: Anna Viviani - Responsabile dei Servizi Sociali del Comune di Belluno; Area Immigrazione: Milena Maia Psicologa/Psicoterapeuta responsabile della rete di coordinamento immigrazione; Supporto Integrazione Lavorativa: Enrico Verdozzi - Responsabile del Servizio Integrazione Lavorativa dei Servizi Sociali dell A. Ulss n. 1. 2

71 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disagio e giovani. Premessa Durante l anno 2013 si è avvertita in tutti i contesti di aiuto la difficoltà di riuscire a rispondere a una maggiore complessità dei bisogni dei minori e delle loro famiglie, acuita dal perdurare della crisi e- conomica e dalla condizione di stress vissuta dal mondo adulto. Dati i limiti di acquisizione di ulteriori risorse, imposti dalla congiuntura economica, si è ricorsi ad azioni di revisione e/o razionalizzazione delle procedure di intervento (revisione di regolamenti, stesura di protocolli e procedure), di riorganizzazione interna dei servizi dell Azienda ULSS che hanno anticipato quanto previsto dall Atto Aziendale (riorganizzazione del Consultorio Familiare di Belluno e delle UO di Neuropsichiatria infantili in un unico servizio), di partecipazione a bandi per intercettare risorse e di avviare nuove collaborazione con soggetti del territorio (es. Club Rotary, ecc.). L anno 2014 si presenta come molto impegnativo per i servizi socio-sanitari e sociali dell Area famiglia infanzia adolescenza minori in condizione di disagio e giovani perché, con risorse economiche e di personale sempre più contenute, dovranno essere individuate risposte efficaci e sostenibili per far fronte al crescente disagio avvertito dalle famiglie e dai ragazzi, rilevato dall istituzione scolastica, dai medici di base, dai servizi sociali dei Comuni e dagli stessi servizi ULSS. Per affrontare questa difficile sfida si intende procedere attraverso: - l individuazione delle priorità di intervento di ciascun servizio a cui dedicare i maggiori investimenti; - la revisione dell attuale assetto organizzativo per renderlo più flessibile e adeguato ai nuovi bisogni emergenti; - un maggiore utilizzo del progetto di intervento, con tempi e responsabilità definite, concordato con gli interessati che ne sono i primi protagonisti; - un importante investimento sul lavoro di rete tra tutti gli attori coinvolgibili per realizzare prese in carico globali e continuative, ed evitare il più possibile sovrapposizioni o mancati interventi; - una maggiore strutturazione e regolamentazione delle procedure di gestione dell utenza interne ai servizi e la definizione di indicatori di verifica e di esito per una puntuale valutazione dei risultati ottenuti; - la presentazione di progetti a bandi per intercettare finanziamenti che consentano di mantenere i servizi esistenti e, se possibile, di potenziarli. Per dare continuità alla politica di deistituzionalizzare dei minori, che ha caratterizzato negli ultimi anni quest area di salute del Piano di Zona, è necessario rilanciare il confronto con il privato sociale al fine di aprire una comunità educativa residenziale per minori, preadolescenti e adolescenti con pronta accoglienza, colmando una grave carenza del territorio. Una comunità in loco consente di non sradicare completamente i minori dal proprio contesto di vita e favorisce quel rapporto con i servizi del territorio che, in molti casi, può ridurre il periodo di allontanamento dalla famiglia. Obiettivi Ri-pianificazione del Piano di Zona Anno Riorganizzare i servizi del territorio secondo l assetto organizzativo previsto dal nuovo Atto A- ziendale con l istituzione del Distretto Socio Sanitario Unico e l attivazione di Unità Operative Distrettuali trasversali a tutto il territorio. 3

72 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno 4 - Garantire uniformità ed omogeneità di accesso alle prestazioni, di strumenti e procedure in tutto il territorio aziendale mantenendo l attuale decentramento e contenere le fughe verso altri territori. - Favorire l integrazione operativa tra tutti i soggetti interessati, la globalità della presa in carico e la continuità assistenziale (anche nel passaggio all età adulta). - Garantire la sostenibilità degli interventi attraverso un forte coordinamento che consenta di razionalizzare le risorse, di accedere a finanziamenti e co-finanziamenti esterni. Azioni Ri-pianificazione del Piano di Zona Anno Organizzare, come previsto dal nuovo Atto Aziendale, nell ambito di un unico Distretto Socio Sanitario un Unità Operativa Semplice Infanzia Adolescenza Famiglia a valenza dipartimentale con all interno: - un Sevizio Territoriale Età Evolutiva (STEE - ex Neuropsichiatria Infantile) con tre equipe territoriali, una in ciascuno dei tre Sub-Distretti (riorganizzazione già avviata da agosto 2013); - un Consultorio Familiare (CF) organizzato in più equipe per favorire l accesso nei Sub- Distretti e per garantire, nel contempo, un offerta specializzata (Equipe Adozioni, Spazio Adolescenti-Giovani, Spazio Incontro per il sostegno alla genitorialità 0-6 anni, mediazione familiare); - un servizio Tutela Minori con tre equipe territoriali, una in ciascuno dei tre Sub-Distretti; - un Centro per l Affido e la Solidarietà Familiare (CASF) - il Nido Aziendale. - Individuare, in modo trasparente per le famiglie e per la rete, le priorità di intervento e gli o- biettivi perseguibili da parte di ciascun servizio in base ai LEA, alle Linee Guida e alle risorse disponibili. In questo periodo di crisi economica e sociale il servizio pubblico non può essere l unico e il solo soggetto in grado di rispondere in modo adeguato alla complessità dei bisogni per cui diventa indispensabile stringere accordi con i soggetti della comunità che possono integrare l offerta pubblica. - Proseguire la definizione/revisione delle procedure di intervento: esistono già protocolli aziendali nelle aree della tutela minori, delle separazioni/divorzi, dell affido familiare e, nel 2014, verrà elaborato un protocollo tra i servizi per la gestione delle famiglie multiproblematiche, per rispondere ai bisogni di salute degli adolescenti, per le urgenze e i ricoveri di minori con diagnosi neuropsichiatrica e per la gestione delle interruzioni volontarie di gravidanza, in stretta connessione con l adeguamento della dotazione, in tutte le equipe consultoriali, del personale sanitario previsto. - Acquisire risorse di personale, nei limiti consentiti dagli attuali vincoli normativi, per realizzare progressivamente le indicazioni delle Linee guida regionali di ciascuna tipologia di servizio. In particolare per il Consultorio Familiare si dovrà sopperire alla carenza della figura del ginecologo e dell ostetrica, per il Servizio Territoriale Età Evolutiva alla carenza di psicologi, neuropsichiatri infantili e logopediste. A tale scopo, oltre a chiedere l autorizzazione di assumere alla Regione, si ricorrerà a personale SAI, ad accordi con l UO di Ostetricia e Ginecologia e a progetti con finanziamenti vincolati (Progetto per DSA, Progetto di Riorganizzazione dei Consultori). - Partecipare a bandi per accedere a finanziamenti regionali ed europei al fine di poter sostenere l attuale operatività dei servizi e abbattere la spesa per i minori sostenuta dai Comuni. Nell anno 2014 si attendono i bandi dei GAL n. 1 e n. 2 relativi a progetti che possano prevedere di sostenere le spese dei Comuni per l affido familiare, le comunità educative e l educativa domiciliare.

73 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno - Rafforzare l informazione sui servizi rivolta ai cittadini anche tramite il nuovo sito aziendale perché la nuova organizzazione non diventi fonte di disorientamento o mancato accesso. - Rafforzare la collaborazione con i Pediatri di Libera Scelta, i Medici di Medicina Generale e i Servizi Sociali dei Comuni anche realizzando percorsi formativi comuni con gli operatori dei servizi dell area. Particolarmente stretto dovrà essere il rapporto tra i medici curanti e il Sevizio Territoriale Età Evolutiva le cui prestazioni, pur prevedendo anche l accesso diretto dell utenza, saranno soggette a ticket. - Rafforzare la collaborazione con l equipe interprovinciale di contrasto all abuso e al maltrattamento realizzando anche azioni preventive. - Promuovere e sostenere reti di famiglie solidali che possano aiutare le famiglie in difficoltà del territorio e implementare la banca dati delle famiglie disponibili per l affido familiare per poter garantire una presenza/disponibilità più capillare ed una sempre maggiore risposta ai minori. E prevista, a tale scopo, la realizzazione del Progetto straordinario di promozione della solidarietà e dell affido da parte degli operatori del Consultorio Familiare (iniziato nell autunno 2012) e, nel contempo, il Centro per l Affido e la Solidarietà Familiare (CASF) proseguirà la collaborazione con la Cooperativa PortAperta a cui è stata affidata la realizzazione del progetto Apri le porte all affido finanziato mediante risorse messe a disposizione dal GAL n. 1. Ad Agordo verrà promossa l organizzazione di un centro si scambio solidale tra le famiglie come quelli già presenti nel bellunese. - Favorire i processi di deistituzionalizzazione rafforzando tutte le azioni, di competenza dei Comuni come spesa sociale, che consentano la permanenza dei minori in famiglia come: l affido diurno, la comunità educativa diurna, l intervento educativo domiciliare e i progetti educativi nei doposcuola. Nell anno 2014, i finanziamenti derivanti da progetti GAL sono molto ridotti rispetto al biennio precedente e la Fondazione Cariverona ha concesso un finanziamento di a fronte di una richiesta di , per questo motivo è stato chiesto al BIM un finanziamento doppio rispetto alla prima richiesta di Nel mese di giugno verrà valutata, con la collaborazione della cooperativa Società Nuova, la sostenibilità dei progetti di sostegno educativo domiciliare e verranno informati gli Enti locali delle eventuali riduzioni di attività perché possano valutare se farsene carico direttamente. Si intende inoltre favorire l ampliamento dell offerta di comunità diurna in modo che ne possano usufruire anche minori più giovani della fascia d età attualmente accolta (dagli11 anni). - Aprire nel territorio aziendale una comunità educativa residenziale per minori preadolescenti e adolescenti con pronta accoglienza tramite un bando che consenta di selezionare il soggetto più accreditato. Chi risulterà vincitore dovrà assumersi in toto il rischio d impresa perchè l attuale congiuntura economica non consente ai Comuni o all A. ULSS di sostenere la struttura, pur di riferimento territoriale, se non con il pagamento delle rette dei minori inseriti. I minori potranno provenire anche da territori extra ULSS. - Avviare una collaborazione con il Dipartimento di prevenzione, in particolare per la realizzazione del progetto Genitori più. - Promuovere la cultura della conciliazione famiglia lavoro tramite la partecipazione al tavolo gestito dal Comune di Belluno ed avviare un esperienza di Audit con il coinvolgimento degli operatori del Consultorio Familiare e del Nido aziendale per la realizzazione di azioni di conciliazione individuate dall Audit in base ai finanziamenti regionali assegnati al progetto. 5

74 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Per l anno 2014 il Tavolo tecnico territoriale DGRV n. 2416/08, incaricato di elaborare e monitorare l Area famiglia infanzia adolescenza minori in condizione di disagio e giovani del Piano di Zona, ha sottolineato la necessità di riavviare lo specifico tavolo di lavoro sulle tematiche della tutela dei minori per promuovere soprattutto azioni di prevenzione ed ha concordato di proseguire i lavori degli altri tavoli tematici attivati. Nell anno 2014 i lavori proseguiranno come di seguito illustrato: Area Tutela minori : Obiettivi anno 2014: - riattivare il Tavolo Area Strutture accoglienti, diurne : Coordinatrice: dott.ssa Maria Arrigoni Obiettivi anno 2014: - proseguire i lavori del Tavolo Doposcuola del territorio dell ULSS n. 1 per favorire la conoscenza reciproca e organizzare momenti formativi comuni (coinvolgimento nel Progetto Disturbi Specifici dell Apprendimento); - proseguire i lavori del Tavolo Centri Prima Infanzia del territorio dell ULSS n. 1 per rinnovare la Guida dei nidi del territorio e favorire la formazione e lo scambio di esperienze. Area Contrasto ai Disturbi Specifici dell Apprendimento Coordinatore: dott. Walter Marcer Obiettivi anno 2014: - realizzare del Progetto Così imparo anch io - favorire il lavoro di rete e coordinare il più possibile gli interventi sui DSA; Area Mediazione familiare Coordinatrice: dott.ssa Marcella De Pra Obiettivi anno 2014: - proseguire i lavori del Tavolo con la partecipazione dell Ordine degli Avvocati, della Magistratura e dell ULSS n. 2 di Feltre per favorire il lavoro di rete e coordinare il più possibile l informazione e formazione sugli interventi di mediazione familiare. 1. Mantenimento, Rinvio/sospensione e Riorganizzazione azioni PdZ Le azioni e i progetti previsti per l anno 2014 di seguito elencati, sono riferiti, in modo schematico, alle politiche e alle azioni previste nel quinquennio di vigenza del Piano per evidenziare, nello specifico, la continuità o l innovazione introdotta e le motivazioni delle scelte. 6

75 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno A. Politiche di sistema dell Area famiglia. Azioni innovative previste nel PdZ : Formazione degli operatori dell area consultoriale per l utilizzo del nuovo sistema informativo predisposto dalla Ditta Vega (anno 2011). Sviluppo dell applicativo Atl@nte da parte della ditta Vega. Implementazione del sistema informativo Atl@nte con strumenti di valutazione. L avvio effettivo del Sistema Informativo Atl@nte nell Area consultoriale è avvenuto nel corso del 2010 ed è stato portato a regime nel corso del 2011 e Nell anno 2014 è prevista la migrazione del sistema alla versione web con conseguenti formazione ed aggiornamento degli operatori. B. Le politiche d intervento di promozione famiglia e dei servizi dedicati. C. Le politiche d intervento di promozione e sostegno alla genitorialità. Azioni di mantenimento previste nel PdZ : Consolidamento e implementazione dell offerta di sostegno alla genitorialità e neogenitorialità da parte dei servizi consultoriali (4 CF, 2 equipe adozioni, CASF, Serv. Spazio Incontro, Serv. Spazio Adolescenti) (anni ). Prosecuzione del progetto di riorganizzazione dei Consultori Familiari, se sarà rifinanziato dalla Regione. Consolidamento della collaborazione con Associazioni/Cooperative per la promozione della solidarietà tra le famiglie, dell affido familiare e del sostegno delle famiglie affidatarie, anni Mantenimento di iniziative per l erogazione di contributi economici alle famiglie da parte dei Comuni Mantenimento di iniziative di supporto estivo alla genitorialità. Incontri per genitori dei bambini della scuola dell infanzia Famiglia in crescita, crescita della famiglia Incontri per genitori di adolescenti Dall ansia di crescere degli adolescenti all ansia di crescerli dei genitori Realizzazione del progetto Educazione affettiva e sessuale, un aiuto alla crescita Azione ri-proposta per l anno 2014: Il progetto è stato prorogato fino a giugno del Azione ri-proposta per l anno 2014 con la seguente modifica: proseguirà la realizzazione del progetto denominato Azione straordinaria da parte degli operatori consultoriali e proseguirà la collaborazione con la Cooperativa PortAperta per dare continuità al progetto Apri le porte all Affido. Progetto Buono nuovi nati del Comune di A- gordo Progetto Centro estivo del Comune di Agordo, Centro estivo del Comune di Belluno, Centro Estivo Ass. Verde Verticale di Longarone. Azione riproposta per l anno 2014 Azione riproposta per l anno 2014 Azione riproposta per l anno 2014 Azioni di potenziamento o riconversione previste nel PdZ : Revisione dell organizzazione dei servizi consultoriali, in base alle Linee guida 2010 e alle esigenze dell utenza del territorio, anni L azione prosegue nel 2014 realizzando l accorpamento in un unica Unità Operativa, come previsto dall organizzazione del Distretto Socio 7

76 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Adeguamento delle figure sanitarie dei Consultori Familiari agli standard previsti dalle nuove Linee guida, anni Potenziamento delle iniziative divulgative sull affido familiare e delle azioni formative, anni Mantenimento e implementazione del progetto Qui ci siamo, mi a ti, ti a mi per la creazione di reti di famiglie e lo scambio solidale. Pubblicizzazione della Mediazione familiare quale strumento specifico per un accordo sulla gestione dei figli, come previsto dalle Linee guida regionali. Azioni innovative previste nel PdZ : Sanitario Unico. L azione prosegue nel 2014 tramite un accordo con l UO di Ostetricia e Ginecologia per sopperire alla carenza di ginecologi L azione prosegue nel 2014 da parte del Serv. Spazio Incontro, dei Comuni di Limana, Ponte nelle Alpi e Belluno e dell Associazione FA. Azione prosegue anche nel 2014 attraverso le i- niziative del tavolo con l ordine degli avvocati, l ULSS n. 2 di Feltre e i giudici del TO di Belluno. Progetto Sportello Donna dei Comuni di Ponte Prosecuzione del progetto nelle Alpi e Longarone. Organizzazione di tavoli permanenti comunali o sovracomunali per il coordinamento delle politiche familiari come il Tavolo di coordinamento delle politiche familiari del Comune di Belluno Promozione di iniziative e regolamenti per l erogazione di contributi economici alle famiglie da parte dei Comuni Stesura e approvazione formale del protocollo tra i Consultori familiari e le UU.OO. di ostetricia e ginecologia rispetto all Interruzione Volontaria di Gravidanza(IVG). Formazione degli operatori di servizi relazionali come i Consultori, alla metodologia del lavoro per progetti centrati sulla presa in carico della famiglia, anni La Cooperativa Portaperta sta valutando la fattibilità di attivazione del Progetto Un mondo di reti per creare reti solidali tra famiglie. Sostegno ad insegnanti e genitori nel percorso educativo, nell educazione alla genitorialità, alla socialità e alla cittadinanza attraverso progettazioni specifiche. L azione prosegue nel 2014 e l ULSS intende condividere con il tavolo la propria esperienza di Audit per la Conciliazione Famiglia-Lavoro realizzata in base a un progetto, se verrà finanziato dalla Regione Veneto. Quest azione è condizionata dalla carenza di personale sanitario nei Consultori del Sub-Distretto di Belluno e, forse, sarà realizzabile nel Azione che prosegue nell anno 2014 anche con una specifica formazione. Progetto Coaching educativo FISM Progetto I desideri dei bambini danno ordini al futuro del Comune di Agordo, Progetto Grandiosamente del Comune di Limana. D. Le politiche di intervento per la promozione del benessere dell infanzia. Azioni di mantenimento previste nel PdZ : Mantenimento di n. 21 Centri di Prima Infanzia (nidi, baby parking, nidi integrati, centro infanzia) Consolidamento e ampliamento di servizi pomeridiani per un sostegno nello svolgimento dei compiti scolastici e la gestione del tempo libero: Azione che prosegue e si implementa nel 2014 attraverso il coinvolgimento dei Doposcuola del territorio in un tavolo di coordinamento e tramite 8

77 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Realizzazione del progetto Comunità Comelico del Comune di Santo Stefano di Cadore nell ambito della promozione della peer education finalizzata al contenimento della dispersione scolastica. Azioni di potenziamento previste nel PdZ : Potenziamento dei servizi educativi per l infanzia attraverso un tavolo permanente di coordinamento che promuova informazione, formazione e sostegno agli operatori dei nidi. Potenziamento dei progetti: Promozione alla lettura e Fantalibrando del Comune di Limana. Azioni innovative previste nel PdZ : Realizzazione dei progetti di educazione alla cittadinanza, socialità e tutela dei diritti: E. Le politiche di intervento per i minori in condizione di disagio. Azioni di mantenimento previste nel PdZ : Mantenimento delle UO di NPI e delle Equipe di Tutela Minori aziendali. Mantenimento del Servizio di psicologia scolastica del CTI (Centro Territoriale per l integrazione) di Belluno Azioni di raccordo con i tutori volontari e con il pubblico tutore dei minori. Azioni di sostegno all adozione e del bambino a- dottato con fragilità, tramite il progetto Assieme per l adozione del PIAF, che coinvolge anche le scuole del territorio, se rifinanziato dalla Regione. Azioni di potenziamento o riconversione previste nel PdZ : Sviluppo della collaborazione con le scuole, prevista dagli Orientamenti regionali, tramite la revi- il progetto Così imparo anch io per affrontare i DSA (Disturbi Specifici dell Apprendimento). I progetti presentati in questo ambito sono: Servizio Integrato Extrascolastico Pro loco Longarone, Doposcuola elementari del Comune di Agordo, Doposcuola medie dell Ass. Scarabocchio di Agordo, Doposcuola elementari del Comune di Belluno, Doposcuola La formica Blu del Comitato dei genitori di Chiesurazza, Nonsolocompiti del Ass. Filò Sant Andrea di Ponte nelle Alpi. Azione che prosegue nell anno scolastico 2014/2015 Azione che prosegue anche nell anno Verrà aggiornata la guida di tali servizi e promossa qualche azione formativa. Progetti che proseguono anche nell anno E prevista la riorganizzazione delle equipe di Tutela Minori in un unico servizio e le tre UO di NPI sono diventate un unico Servizio Territoriale Età Evolutiva con tre equipe. Presentato, anche per l anno 2014, il Progetto Servizio di psicologia scolastica. Azione che prosegue anche nell anno Azione che prosegue anche nell anno 2014 con finanziamento dedicato. Azione che prosegue anche nell anno 2014 con l utilizzo di una scheda specifica per la segnala- 9

78 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno sione dell apposita scheda di segnalazione delle situazioni di disagio e sviluppo dell attività del progetto Contrasto al disagio scolastico dell UST (Ufficio Scolastico Territoriale) Consolidamento della Comunità educativa diurna di Belluno della Cooperativa Portaperta, con l ampliamento da 3 a 5 pomeriggi alla settimana (anno 2011). Implementazione, in accordo con la Regione, della presenza nel territorio degli operatori del Centro di 2 livello Tetto Azzurro di contrasto all abuso e al maltrattamento. Ampliamento degli spazi per le visite protette. Consolidamento e ri-orientamento del progetto Sostegno educativo domiciliare perché si rivolga maggiormente all intera famiglia e sia gestito in sinergia con il Comune di residenza (anni ). Riorganizzazione delle U.O. di Neuropsichiatria Infantile, anche tenendo conto del Progetto O- biettivo per la tutela della salute mentale (DGR n.105/09), per garantire un adeguata presenza del Neuropsichiatra Infantile nei Distretti di Pieve di Cadore e di Agordo; ridurre i tempi di attesa per l accesso (ora di alcuni mesi per la UO di NPI di BL) e portare i servizi ad una % di soggetti in carico, tra il 6% e il 10% rispetto alla popolazione minorile residente, come previsto dal P.O. Potenziamento del Progetto Sostegno alle famiglie del Comune di Ponte nelle Alpi Azioni innovative previste nel PdZ : Apertura di una comunità educativa residenziale per minori con pronta accoglienza, da parte del privato sociale, nel territorio dell ULSS 1. Apertura di due comunità educative diurne per minori, da parte del privato sociale, nel territorio dei Distretti socio-sanitari n. 1 e n. 2. Realizzazione di progetti di screening dei DSA e di supporto ai bambini con difficoltà di apprendimento. Realizzazione spazio di condivisione dei vissuti in età adolescenziale in Centro Cadore 10 zione dei sospetti DSA e delle altre già in uso. il Progetto Sportello ascolto per il contrasto al disagio e un approfondimento dell operatività e la revisione della scheda. Azione che prosegue anche nell anno 2014 con il trasferimento in un altro appartamento. Azione realizzata nell anno 2013, dopo una interruzione, che prosegue nel 2014 con la presenza degli operatori dell equipe interprovinciale di Treviso, un giorno alla settimana. Azione da realizzare nel 2014 con una stanza appositamente attrezzata. Azione che prosegue nell anno 2014 sostenuta con finanziamenti della Fondazione Cariverona, del BIM per la conclusione dei progetti finanziati dai GAL. Azione avviata nell anno 2013, che prosegue nel 2014 Progetto che prosegue nel Azione che verrà realizzata presumibilmente entro il Il tal senso la Cooperativa Società Nuova ha proposto il progetto Dolomiti for children e Sereni Orizzonti SpA il progetto Jung Haus Belluno. Azione sospesa. Per un supporto pomeridiano verranno coinvolti e sostenuti i doposcuola del territorio organizzando un apposito coordinamento Proseguono, anche nell anno 2014 le progettualità: Comincio bene la scuola e Pronti, infanzia, via! realizzati da CTI, Centro Studi e ricerca FormArte e FISM. Viene inoltre presentato dalla Cooperativa CSSA per l anno 2014 il Progetto di supporto ai bambini con difficoltà di apprendimento Dimensione apprendimento

79 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno F. Le politiche di intervento a sostegno di adolescenti e giovani e per la promozione del loro benessere Azioni di mantenimento previste nel PdZ : Mantenimento del Servizio Spazio Adolescenti Azioni ri-proposte per l anno 2014 Giovani dell ULSS n. 1 e dello sportello Informa giovani del Comune di Belluno. Mantenimento e aggiornamento sito internet e Prosecuzione, mantenimento e aggiornamento gestione mail sito internet e gestione mail Mantenimento progetto Spazio Giovani Cortina- Cabina di regia per le politiche giovanili del Comune di Cortina d Ampezzo. Realizzazione dei Progetti di responsabilizzazione dei giovani: A.A.A offresi (Comune di Ponte nelle Alpi), Giocati l estate, Leva civica e Squadre ecologiche (Comune di Limana) Estate partecipando (Comune Belluno) CSV volontario anche tu (CSV). Progetto Educativa di comunità del Comune di Belluno Azioni innovative previste nel PdZ : Realizzazione di attività per la promozione della socializzazione e dell autonomia dei giovani con finalità di informazione, educazione, promozione alla cittadinanza e alla responsabilità sociale. G. Politiche di sistema trasversali alle aree di salute Azioni di potenziamento previste nel PdZ : Riconversione del Servizio Sociale Professionale dell area anziani, dei Comuni o delegato, in Servizio Sociale Professionale trasversale a tutte le aree di salute. Implementazione dell attività dello Spazio Adolescenti organizzando incontri periodici con il Dipartimento delle Dipendenze e il DSM per moni- Prosegue nel 2014 il progetto Spazio Giovani Cortina e la Consulta Giovani di Limana. Proseguono nel 2014 i Progetti di responsabilizzazione dei giovani: A.A.A offresi (Comune di Ponte nelle Alpi), Giocati l estate, Leva civica e Squadre ecologiche (Comune di Limana), CSV volontario anche tu (CSV). Cessa il Progetto Estate partecipando (Comune Belluno) Cessa il Progetto Educativa di Comunità (Comune Belluno) Nell anno 2014 il Centro Studi e Ricerche FormArte con il progetto L industria della creatività attiverà dei laboratori musicali per giovani, anche in difficoltà. Il Comune di Agordo con il Progetto Dialogando con i film, intende avvicinare i giovani alle problematiche sociali ed accompagnarli nell'analisi e nella presa di coscienza. Il Comune di Ponte nelle Alpi con il progetto Zoom offre uno sportello nel quale volontari esperti supportano gli adolescente nello studio. L Associazione Dafne con i Progetti Lo psicologo a scuola, Una mostra in piazza, Amico dei bambini e Ti racconto la mia storia intende interventi con finalità di informazione, educazione, promozione alla responsabilità sociale sul tema della violenza a donno dei minori. Azione sospesa. Azione realizzata e ri-proposta per l anno

80 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno torare situazioni di interesse comune, in particolare quelle che necessitano di intervento precoce come le psicosi schizofreniche o gli abusi alcolici precoci, sia per valutare l andamento delle richieste e i bisogni emergenti. Consolidare il rapporto con l UST (Ufficio Scolastico Territoriale) per il coordinamento delle iniziative dei servizi ULSS a favore delle scuole. Azione realizzata e ri-proposta per l anno Azioni innovative previste nel PdZ : Comunicazione reciproca, tra Dipartimento delle tossicodipendenze e UO IAF, all inizio dell anno scolastico, delle iniziative che verranno realizzate con le scuole del territorio. Partecipazione agli incontri del tavolo di area vasta per approfondire i bisogni riabilitativi nel territorio e le criticità, con particolare riferimento all intervento in acuzie e all ipotesi di realizzazione, in area vasta, di una CTRP per adolescenti. Organizzazione di un tavolo locale tra UO di NPI, UO IAF, UO di Pediatria, DSM, Dipartimento delle Dipendenze, per concordare i percorsi necessari in caso di emergenza e/o ricovero. Azione realizzata e ri-proposta per l anno Azione realizzata e ri-proposta per l anno 2014 Azione da realizzare nell anno 2014 per elaborare dei protocolli. 12

81 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Persone Anziane - Residenzialità Premessa Il sistema residenziale anziani dell Ulss n. 1 ha visto nel corso del 2013 l evoluzione del fenomeno apparso nell anno precedente per il quale si era instaurata una discrasia fra le impegnative a disposizione degli utenti e posti letto autorizzati/accreditati sul territorio. Premesso che questa dinamica risponde ad un preciso indirizzo regionale ribadito anche nella DGRV n del 3 dicembre 2013, e tesa a garantire la possibilità di scelta dell utenza, rimane la peculiarità di una dotazione di risorse attuale sottoparametro, quindi inferiore al bisogno stabilito dalla stessa programmazione regionale a fronte di una offerta di posti letto in costante aumento. Questo comporta degli effetti immediati quali: - l impiego delle impegnative in misura superiore al massimale stabilito dalla Regione Veneto per questa linea di intervento del fondo aziendale per la non autosufficienza e, conseguentemente, la necessità di monitoraggio del loro utilizzo da parte dell Ulss n. 1 al fine di non superare i limiti di budget assegnati; - la possibile compromissione dell equilibrio economico in alcune strutture (in particolare quelle periferiche e con bacino di riferimento limitato rispetto all offerta di posti letto) dovuto alla presenza di costi costanti ed ineludibili ed entrate variabili e forzatamente in diminuzione; dato che le stesse risorse vengono distribuite fra più posti letto, al netto di una mobilità passiva stabilizzata di persone per n. 35 impegnative/utenti equivalenti nel una possibile contrazione della qualità dei servizi prestati agli utenti, conseguente all incertezza delle risorse in entrata, per cui le strutture, reagendo a tutela degli equilibri di bilancio, possono rinunciare alle dimensioni sovra standard delle prestazioni assistenziali, con ricadute anche sulla sfera occupazionale del sistema; - un progressivo aumento delle risorse private degli utenti che per trovare risposte ai propri bisogni occupano i posti letto liberi nelle strutture utilizzando i propri risparmi per pagare anche la quota sanitaria. Ovviamente questo fenomeno comporta anche una differenziazione nel diritto di accesso al sistema residenziale, condizionato a questo punto dalle capacità economiche oltre che dallo stato di bisogno. Questi fenomeni sono destinati ad ampliare la loro portata, dato che alcune strutture, in ottemperanza ad una programmazione prevista ancora nel precedente Piano di Zona, per l anno in corso porteranno a compimento i lavori per ampliamenti o riconversioni di posti da auto a non autosufficienti, frutto di investimenti molto impegnativi da parte degli Enti titolari delle strutture residenziali. Inoltre, la richiamata DGRV n. 2243/13 che prevede la possibilità di ampliare l offerta sino al 25% in più del fabbisogno rilevato per il territorio, stimola l attenzione di imprenditori privati su questo settore. La mancanza di risorse adeguate si palesa, nella sua maggiore gravità, in riferimento alla unità di offerta per la media intensità assistenziale dove, a fronte di 116 posti letto accreditati per accogliere utenza con questo tipo di bisogno, la dotazione di impegnative dedicate è pari a 48, comportando come primo effetto che, nell anno 2013, 287 utenti di media intensità siano stati ricoverati in strutture autorizzate per la gestione della ridotta intensità, con tutte le possibili conseguenze del caso. A seguito dell emanazione della Legge di Stabilità 2014, rimane inoltre irrisolta la questione relativa alla governance e alla gestione delle strutture residenziali. Nel corso del 2013, in particolare per alcune strutture, si era attivato un proficuo confronto fra Enti locali che mirava a risolvere la questione sfruttando gli elementi di deroga al sistema di gestione del servizi pubblici locali, previsto dalla nor- 13

82 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno mativa sino al dicembre scorso, per le Aziende Speciali che gestiscono servizi socio assistenziali, e- ducativi e culturali. La L. 143/13 da un lato consente la nascita di nuovi enti ed istituzioni, ma dall altro sottopone tutte le società partecipate alle stesse regole e limiti di gestione del personale previsti per gli enti locali di cui sono emanazione, senza alcune eccezione e quindi in antitesi alle necessità gestionali delle strutture residenziali. Questa previsione normativa complica anche la soluzione della gestione futura della RSA di Agordo che l Ulss ha scelto di dismettere dalla gestione diretta, ma in realtà complica anche quella attuale, in quanto, il sistema di delega all Ulss non sottrae gli Enti dell Agordino dal calcolare nel bilancio consolidato degli stessi, l incidenza del personale assistenziale impiegato nella RSA e nei servizi domiciliari. Data la situazione generale descritta, le azioni proposte per il 2014 confermano la volontà di governo del sistema residenziale e la necessità di intervenire presso la Regione al fine di ottenere un aumento delle risorse o una maggiore autonomia nella gestione del Fondo Non Autosufficienza. In particolare le azioni si articolano in ambiti distinti di intervento: 1. internamente al sistema - mediante il monitoraggio costante del FNA ed utilizzo dello strumento del convenzionamento fra Ulss e le varie unità d offerta per stabilire quanti posti letto accreditati o in fase di accreditamento possano essere utilizzati nella singola struttura per ospitare utenti dotati di impegnativa, al fine di ristabilire un equilibrio fra le stesse impegnative ed i posti letto ove si potranno utilizzare, fornendo quindi anche alle strutture degli elementi di maggiore stabilità di programmazione economica. 2. a livello regionale - nei confronti della Regione Veneto la Conferenza dei Sindaci ha espressamente avviato le seguenti azioni: - verificare il rispetto, anche mediante l individuazione delle manovre correttive adottate nei singoli territori, dell effettivo utilizzo del budget complessivo assegnato e del vincolo di destinazione dello stesso; - valutare, sulla base dei costi consolidati per ogni linea di intervento, le eventuali rimodulazioni in sede locale, assentite o meno dagli organi tecnici regionali, dei massimali di intervento certificandone la congruità con i bisogni del territorio e la conformità ai parametri della programmazione regionale; - definire, per l anno 2014, massimali per linea di intervento in linea con i dati reali di costo certificati ed individuare, nel quadro di una solidarietà sostenibile, le misure necessarie, seppur limitate, di riequilibrio dei trasferimenti ai singoli territori; - garantire le risorse atte a risolvere la cronica mancanza di impegnative di media intensità rispetto al bisogno registrato sul territorio; - dotare l Ulss n. 1 di una maggiore autonomia nella gestione del Fondo Non Autosufficienza al fine di poter rispondere con maggior puntualità ai bisogni espressi dal territorio. 3. a livello nazionale - la Conferenza dei Sindaci si è impegnata in un percorso di confronto con gli esponenti locali del Parlamento e rappresentanti del Governo per ristabilire i sistemi di deroga per le Aziende Speciali che si occupano di servizi socio assistenziali culturali ed educativi al fine di poter utilizzare le Aziende Speciali già presenti o costituirne di nuove al fine di mantenere governance e gestione pubblica dei servizi, finalizzate alla stabilizzazione qualitativa dei servizi e al contenimento delle rette. 1. Mantenimento azioni PdZ Si confermano alcuni degli obiettivi definiti nel Piano di Zona , quelli raggiunti nel corso del 2013 non vengono riproposti, mentre altri vengono adattati alle nuove esigenze espresse dall area. 14

83 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno 1. Continuità dell analisi delle variazioni del comportamento dell utenza con riferimento all accesso alle strutture e alle altre linee di intervento del FNA (domiciliarità, contributi economici, ecc.) con particolare attenzione agli utenti privi di impegnativa di residenzialità (paganti) sia in termini di aumento della fruizione del servizio da parte di questi, sia alle dinamiche successive all ingresso nelle strutture, sia in riferimento alla effettiva sostenibilità nel medio periodo di costi così elevati da parte delle famiglie, sia in merito alle soluzioni adottate nel lungo periodo. 2. Garanzia di omogeneità di valutazione, di equità nell accesso e di puntuale allocazione di risorse mediante ulteriore aggiornamento del regolamento di gestione della graduatoria unica per l accesso ai servizi residenziali Ulss n. 1, finalizzata a normare maggiormente l accesso degli utenti privi di impegnativa, a gestire adeguatamente lo strumento dell urgenza sociale nell attribuzione del punteggio ed organizzando l ingresso alla Sezione Alta Protezione Alzheimer (SAPA) in modo più rispondente alle esigenze espresse dalle famiglie (tempi di valutazione/accesso). 3. Sviluppo del coordinamento del Servizio Sociale Professionale il cui apporto nella gestione globale del servizio residenziale risulta sempre più determinante. 4. Definizione di ambiti ottimali sub aziendali di programmazione dell offerta che tenga conto comunque di una visione d insieme del territorio. 5. Ampliamento delle modalità di integrazione gestionale di rete fra i Centri Servizio, al fine di ridurre l impatto delle misure di contenimento della spesa pubblica e, soprattutto, con l obiettivo di eliminare ripetizioni inutili di costi nelle varie unità di offerta e conseguente ricaduta economica a vantaggio degli utenti, soprattutto nella situazione attuale che presenta risorse stabili e/o decrescenti a fronte dell aumento dell offerta. 6. Condivisione delle migliori pratiche e del Know how con trasferimento di informazioni fra le varie strutture residenziali, finalizzato in particolare alla distribuzione di conoscenze in merito a processi organizzativi e qualitativi minimi. 7. Mantenimento o ri-definizione del sistema dei servizi residenziali per le persone anziane autosufficienti, soprattutto in un ottica di puntuale verifica di appropriatezza delle prestazioni rispetto all effettiva esigenza assistenziale; 8. Mantenimento della programmazione relativa alla semiresidenzialità adeguando le modalità di offerta dei Centri Diurni alle risorse effettivamente assegnate dal FNA per la specifica linea di intervento (apertura annuale finanziata per max 220 giornate) o, in alternativa, attuando la modifica del massimale assegnato da parte della Regione. 9. Completamento del programma di accreditamento dei Centri Servizi. A seguito della emanazione delle DGRV n del 05 luglio 2013 attuativa della L.R. 23 novembre 2012, n.43 che sopprimeva l Arss trasferendo i compiti di verifica dei requisiti utili all accreditamento istituzionale alle Ulss, si è proceduto ad approvazione di apposita convenzione fra gli Enti Locali appartenenti alla Conferenza dei Sindaci Ulss n. 1 e la stessa Azienda. Mediante questo accordo i primi mettevano a disposizione per le visite di verifica i proprio tecnici, ed in questo modo si è ottenuta una forte accelerazione nei processi di accreditamento delle strutture nel territorio. Al momento rimangono escluse solo quelle che sono rimaste attardate nel processo di autorizzazione per mancanza di requisiti strutturali cui si sta cercando di ovviare. Si punta per la fine del 2014 ad avere tutte le strutture del territorio accreditate e convenzionate. 2. Rinvio/sospensione azioni Piano di Zona Le seguenti azioni hanno invece subito dei rallentamenti rispetto ai tempi di attuazione previsti dalla programmazione e necessitano, quindi, di riprogrammazione. Viene riportata una breve analisi di commento ai motivi legati al rinvio. 1. Sviluppo dell offerta residenziale di media intensità A fronte del continuo incremento dei posti di media intensità autorizzati e accreditati sul territorio e stimabili a fine 2014 in numero pari a 140, la mancanza di attribuzione di maggiori risorse impedi- 15

84 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno sce, al momento, l attualizzazione di questa azione e porta a supporre che tale situazione rimarrà sino al termine della vigenza dell attuale PdZ. La sotto riportata tabella esprime la dotazione potenziale espressa dai Centri Servizi per questa unità di offerta e la verosimile utilizzazione della stessa. Sviluppo offerta Non Autosufficienti 2 l ivello media intensità assistenziale Programmazione Dist n. 3 Dist n. 2 Dist n. 1 Struttura Posti autorizzati Posti utilizzati situazione attuale 2014 Posti autorizzati sviluppo Posti utilizzati Aumento Posti autorizzati AUTORIZZA TI Posti autorizzati sviluppo Posti utilizzati Aumento Posti autorizzati AUTORIZZA TI Pieve di Cadore Tot. Distretto n Agordo Tot. Distretto n Belluno Limana Tot. Distretto n TOTALE Al fine di porre rimedio almeno parziale a questo fenomeno, che impedisce in molti casi ad utenti con profilo assistenziale di media intensità (n. 42 nel 2013) l ingresso nelle strutture, si vuole sensibilizzare la Regione ad un finanziamento specifico ulteriore per questa unità d offerta. I dati dimostrano che la dotazione di impegnative di media intensità, sul totale del monte impegnative, appare proporzionalmente decisamente inferiore a quella di altre realtà territoriali e chiaramente distante da quella percentuale del 25% stabilita dalla DGRV n. 394/07. Al fine di sopperire in qualche modo al bisogno assistenziale espresso, l Ulss n. 1 intende avviare con la Regione un confronto al fine di recuperare le risorse necessarie a finanziare almeno altre 48 impegnative di media intensità mediante proporzionale aumento del Fondo Non Autosufficienza destinato interamente a questa unità d offerta. Se limiti di bilancio della Regione non permettessero un simile incremento, la stessa Ulss si renderebbe disponibile a trasformare, previo apposito provvedimento deliberativo della Conferenza dei Sindaci dell ULSS n. 1, 48 impegnative di ridotta intensità in impegnative di media intensità, chiedendo alla Regione esclusivamente il finanziamento di ,00 per il differenziale del valore economico fra le prime e le seconde. Va chiarito che si tratterebbe comunque di una situazione tampone perché non risolverebbe il problema della allocazione di tutti gli utenti di media intensità, e non sarebbe indolore per il sistema, perché priverebbe le strutture autorizzate solo per la ridotta intensità di altre 48 impegnative, essendo le impegnative di media intensità utilizzabili solo sulle strutture appositamente autorizzate quindi, al momento, Belluno, Agordo e Pieve di Cadore. Si presume quindi che, anche per il 2014, la criticità relativa alle risposte assistenziali da fornire agli utenti con profilo assistenziale di media intensità sarà di difficile soluzione, con conseguente gestione di profili assistenziali impegnativi in strutture autorizzate per la ridotta intensità, garantita dai sovra standard di personale utilizzati nei Centri Servizi, ma senza riconoscimento economico, anche se in condizioni di appropriatezza non formalmente legittimata. Tra l altro questo atteggiamento responsabile e di effettivo supporto alle famiglie non riguarda tutti i Centri Servizi in modo omogeneo, in quanto alcuni rifiutano pregiudizialmente l ingresso di utenti di media intensità mentre altri accettano questo tipo di utenza solo se residente nel Comune in cui è insediata la struttura, contraddi- 16

85 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno cendo la mission contenuta nella Carta dei Servizi che non può prevedere una differenziazione dei bisogni cui dare risposta a seconda della registrazione all anagrafe degli utenti. 2. Confronto con la Regione al fine di innalzare il limite delle impegnative utilizzabili contemporaneamente per i moduli sollievo Rimanendo in tema di flessibilità nella gestione del Fondo Non Autosufficienza si ritiene che il mancato innalzamento della percentuale delle impegnative di residenzialità spendibili contemporaneamente per i moduli temporanei, limiti la capacità di risposta del sistema a dei bisogni manifestati dall utenza. Inoltre questo modulo di offerta, se adeguatamente organizzato e gestito, potrebbe rappresentare un prezioso strumento di equilibrio economico per quelle strutture periferiche maggiormente esposte al disavanzo di sistema. Appare quindi quanto mai opportuno riproporre l azione di interessamento della Regione al fine di prevedere l innalzamento del limite massimo di impegnative spendibili contemporaneamente per ricoveri a tempo determinato che, tra l altro, potrebbe essere agevolato dalla possibilità della normativa istitutiva della ICD (Impegnativa di Cura Domiciliare) che permette di trasformare le risorse per il Sollievo in impegnative per moduli temporanei. 3. Predisposizione del modulo residenziale per disabili anziani La struttura di Forno di Zoldo entro metà del 2014 disporrà del progetto definitivo relativo alla realizzazione di una nuova ala della struttura destinata ad ospitare il modulo riservato all utenza della disabilità in età anziana, per la quale si è candidata. Aumenta comunque la consapevolezza che questa nuova unità di offerta non potrà essere accreditata entro la scadenza attuale del vigente Piano di Zona. 4. Predisposizione del modulo residenziale per utenti psichiatrici e anziani/adulti Nel corso del 2013 non si è interrotto l ingresso di utenti psichiatrici, adeguatamente compensati, nei Centri Servizi per anziani e, nel contempo, si è elaborata la bozza di protocollo definitiva di gestione di questa utenza mediante la collaborazione fra il Dipartimento di Salute Mentale e i Centri Servizi per Anziani che deve essere ora sottoscritta dalla parti. 5. Creare modalità comunicative che favoriscano la partecipazione consapevole Apertura, con sessioni dedicate del tavolo tecnico dell area anziani, a soggetti aderenti alle procedure di consultazione sui temi più rilevanti di programmazione ed evoluzione dei servizi. 3. Riorganizzazione azioni Piano di Zona Riprogrammazione offerta residenziale ridotta intensità La costante riduzione della spesa pubblica sanitaria nel corso del 2013 ha aumentato la consapevolezza per cui un aumento delle risorse sul FNA che pareggi la maggiore offerta di posti letto creatasi sul territorio non sarà di facile acquisizione. D altronde già dalla DGRV n. 502/2011 la stessa Regione aveva chiarito come anche il rilascio di parere vincolante degli stessi organi regionali alla realizzazione di nuove strutture o all ampliamento di quelle esistenti non rappresenta vincolo di finanziamento della maggiore offerta, lasciando quindi alla scelta della programmazione locale la sola valutazione sulla correlazione fra servizi presenti e bisogni espressi dal territorio. Cionondimeno rimane evidente che la programmazione attuale risulta coerente con il fabbisogno stabilito dai criteri fissati dalla DGR n. 190/11 e per questo appare lesivo della parità del diritto di accesso ai servizi degli utenti dell Ulss n. 1 condizionare l espansione dell offerta alla effettiva possibilità di veder riconosciute le risorse utili al sostentamento. D altra parte una effettiva governance del sistema residenziale non può sottrarre i Sindaci dalla responsabilità di garantirne l equilibrio economico, finalizzato, innanzi tutto, al mantenimento della compenetrazione su tutto il territorio delle unità d offerta presenti che da molti anni garantiscono il servizio non senza sforzi particolari dal punto di vista economico da parte degli Enti titolari. 17

86 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno La morfologia del territorio richiede e giustifica ancor più della rete ospedaliera una rete policentrica dei Centri Servizi, perché ipotizzare vallate non presidiate da strutture per anziani contribuirebbe in modo decisivo all abbandono dei territori determinando una profonda crisi della stabilità e coesione sociale delle comunità locali. Data la situazione di risorse stabili e/o decrescenti appare obbligatorio rivedere la programmazione locale, soprattutto nel Sub-Distretto n. 2 di Agordo, in modo da contenere la possibile eccedenza di offerta non supportata da adeguati finanziamenti regionali. Di seguito viene illustrata la programmazione proposta dai vari Centri Servizio ed il disavanzo ipotetico indotto al sistema dall applicazione della programmazione proposta, così come la sua possibile distribuzione. Sviluppo offerta Non Autosufficienti 1 l ivello - ridotta intensità assistenziale Programmazione Struttura Posti autorizzati Posti utilizzati situazione attuale Posti autorizzati sviluppo Posti utilizzati Aumento Posti autorizzati AUTORIZZA TI Posti autorizzati sviluppo 2015 Posti utilizzati Aumento Posti autorizzati AUTORIZZA TI Auronzo di Cadore Distretto n. 1 Cortina d'ampezzo Pieve di Cadore S. Stefano di Cadore Totale Distretto n. 2 Agordo Livinallongo Taibon Agordino Totale Belluno Farra d'alpago Distretto n. 3 Forno di Zoldo Limana Longarone Ponte nelle Alpi Puos d'alpago Totale TOTALE

87 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Sviluppo offerta Non Autosufficienti - SAPA e SVP Programmazione Struttura Posti autorizzati Posti utilizzati situazione attuale Posti autorizzati sviluppo Posti utilizzati Posti autorizzati sviluppo Posti utilizzati Distr. n. 3 Belluno SAPA Belluno SVP Totale Si evidenzia dalle tabelle sopra riportate, e come riassunto nella seguente tabella, come l incremento di posti letto riguardi fondamentalmente il Sub-Distretto 2. Struttura Programmazione Aumento Posti autorizzati Aumento nel biennio Livinallongo 1 liv Taibon Agordino 1 liv Belluno 1 liv Limana 1 liv Limana 2 liv TOTALE Viene infatti proposto dalle strutture di Livinallongo e Taibon Agordino un aumento di 96 posti letto. Questa programmazione, seppure legittima e all interno dei parametri di fabbisogno del territorio dell Ulss 1 stimati dalla normativa regionale, stride con i numeri del bacino di riferimento delle strutture, in quanto Livinallongo ha un bacino potenziale di riferimento comunque molto limitato, anche tenuto conto della popolazione anziana di tutti i Comuni della parte alta del territorio agordino, mentre il bacino di Taibon Agordino coincide sostanzialmente con quello della RSA di Agordo. Prova ne sia il fatto che solo 24 utenti presenti in graduatoria sono residenti dell Agordino, mentre dei 43 inseriti in strutture esterne al Sub-Distretto 2 va segnalato che il loro rientro presso le strutture del territorio di origine non è per nulla scontato, dato che, in quanto utenti in mobilità, avrebbero già avuto la possibilità di rientrare nei posti letto vuoti della RSA di Agordo. Appare palese, quindi, che i dati di utenza non testimoniano il bisogno di un espansione dell offerta così ampia. 19

88 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno In particolare, però, il dato da tenere in considerazione riguarda le risorse economiche effettivamente disponibili per utilizzare l offerta di posti letto una volta realizzata P.l. non coperti Proiezione risorse mancanti calcolando una mobilità passiva del 4% delle impegnative di 1 liv Valore impeg nativa Valore retta alberghiera media Proiezione risorse mancanti di cui 1 livello (ridotta) ,00 46, ,59 di cui 2 livello (media) 0 56,00 46,57 0, , Proiezione risorse mancanti P.l. non coperti calcolando una mobilità passiva del 4% delle impegnative di 1 liv Valore impeg nativa Valore retta alberghiera media Proiezione risorse mancanti di cui 1 livello (ridotta) ,00 46, ,89 di cui 2 livello (media) 0 59,00 46,57 0, ,89 Le tabelle sopra riportate testimoniano quali siano le risorse mancanti al sistema residenziale in caso di realizzazione dell offerta programmata. I dati appaiono in tutta la loro gravità, e risultano ineluttabili, fatto salvo un intervento della Regione che finanzi il fabbisogno effettivo del territorio, ma che appare quantomeno improbabile. Né si può pensare che le risorse private degli utenti possano compensare interamente una tale mancanza di impegnative, ed ad ogni modo, se ciò avvenisse, si assisterebbe ad una privatizzazione del servizio con tutte le considerazioni già espresse. Si evidenzia inoltre, una volta di più, che tale disavanzo non si distribuirebbe in modo omogeneo fra le strutture ma colpirebbe, inesorabilmente, quelle periferiche e con capacità ricettiva sopradimensionata rispetto al bacino d utenza. È difficile quantificare in modo puntuale la perdita di gestione per singoli Centri di servizio per la variabilità del comportamento dell utenza e le difficoltà di previsione del monte di ricavi e costi certi ed obbligatori. Il rischio di perdite significative di gestione riguarderebbe, in ogni caso, i Centri di servizio del Sub- Distretto di Agordo che, a fronte di un aumento rilevante dell offerta, dovrebbe confrontarsi con una domanda limitata. Questa prospettiva coinvolge anche il Centro di Servizi di Livinallongo in quanto produrrebbe un alternazione degli attuali equilibri che consentono alla suddetta unità di offerta realizzare un tasso di occupazione del 100%. 20

89 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Al fine di evitare quello che appare con un vero e proprio collasso economico di parte del sistema, vige la necessità di assumere decisioni programmatiche importanti. Oltre all introduzione dello strumento del convenzionamento fra Centri Servizi ed Ulss, già accennato e che più avanti verrà approfondito, viene proposto nuovamente il congelamento di alcune programmazioni di espansione, in particolare nel Sub-Distretto n. 2 di Agordo, dove maggiormente critico appare lo squilibrio fra posti programmati e domanda di accesso al servizio. Si stabilisce quindi per il 2014 l aumento dei soli posti letto i cui lavori di realizzazione siano già terminati e le procedure di autorizzazione possano essere concluse nel corso dell anno, e si considera non superabile questa soglia fino alla dotazione del territorio di nuove impegnative da parte della Regione, con particolare riferimento alla struttura di Taibon agordino. La Conferenza dei Sindaci dell'ulss n. 1, a fronte della richiesta dell'associazione Nevegal per la realizzazione in località Nevegal in Comune di Belluno di un Centro di Servizio per Anziani non auto per 90 posti letto comprensivi di un nucleo di media intensità assistenziale, ha deliberato: di AUTORIZZARE la realizzazione di un nuovo Centro Servizi per anziani non autosufficienti di 90 posti letto comprensivo di nucleo di media intensità assistenziale in località Nevegal in Comune di Belluno, come da richiesta della Olivier S.p.A. espressa con le note del 12 dicembre 2013, del 29 gennaio e del 18 febbraio 2014 con destinatari il Presidente della Conferenza e la Direzione strategica dell Ulss 1; di SANCIRE che tale autorizzazione alla realizzazione, in conformità ad analoga dichiarazione dei proponenti, non prevede, a seguito della acquisizione dell autorizzazione all esercizio e dell accreditamento istituzionale, la procedura di convenzionamento con l Ulss 1, che, pertanto, i posti letto del suddetto servizio saranno esclusi dall offerta disponibile per gli utenti presenti nella graduatoria unica dell Azienda Socio Sanitaria al fine di ricovero in struttura residenziale con attribuzione di impegnative e che tale condizione costituisce il presupposto stesso del rilascio dell autorizzazione alla realizzazione Nel momento in cui saranno approvati variante urbanistica, progetto e verrà dato inizio ai lavori, l'unità di offerta sarà inserita nella programmazione locale a partire dall'anno A fronte di questa decisione della Conferenza dei Sindaci, 90 posti letto rispetto ai 246 che possono essere realizzati vengono congelati in attesa del perfezionamento delle procedure conseguenti alla deliberazione della Conferenza dei Sindaci. 4. Nuove azioni Piano di Zona Nuove forme di gestione per i Centri Servizi Richiamando quanto espresso nell allegato alla relazione programmatica annualità 2013 in riferimento alla peculiarità dei sistemi gestionali dei Centri Servizi attuati nel territorio dell Ulss n. 1, si rileva che l emanazione della Legge di Stabilità 2014 rappresenta un ulteriore tassello della continua e contraddittoria evoluzione della normativa sui servizi pubblici locali, che probabilmente verrà nuovamente variata con la annunciata Spending Review stilata dal Commissario Cottarelli. La nuova regolamentazione della materia, se da un lato consente una maggiore libertà di azione da parte degli Enti sulla determinazione degli organi strumentali atti ad assicurare una governance pubblica dei servizi, dall altra riconduce anche i servizi socio assistenziali gestiti da aziende o società pubbliche nei limiti di gestione del personale proprio dei Comuni, in lapalissiana antitesi con le esigenze di una corretta gestione di servizi assistenziali residenziali che per loro stessa natura hanno una spesa di personale pari al 70/75% delle spese complessive di gestione. Una delle azioni più importanti dell anno in corso sarà allora quella di aprire un confronto con l Organo Statale competente al fine di far riconsiderare la norma precedente che escludeva le Aziende Speciali che gestiscono servizi socio assistenziali dalle norme di contenimento delle spese di per- 21

90 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno sonale, intensificando, nel contempo, il controllo da parte degli Enti deleganti sui bilanci delle controllate. Il confronto cercherà di evidenziare come l esternalizzazione dei servizi comporti, anche, un incremento dei costi rispetto alla gestione diretta degli stessi, con ricadute dirette sulle rette applicate a- gli utenti. Su tutti questi processi, inoltre, si incardina anche quello della gestione delle funzioni associate che riguarda obbligatoriamente molti Enti locali titolari di Centri Servizi, producendo quindi un ulteriore elemento di complessità. La questione appare tanto più delicata per la RSA di Agordo che l Ulss n. 1 ha deciso di dismettere dalla gestione diretta, assumendo il più appropriato ruolo programmatorio e di controllo. Il termine di questo tipo di gestione appare definito al più tardi con la scadenza del Piano di Zona a fine 2015, e già alla data odierna la mancata individuazione di uno strumento alternativo di gestione appare complicare la restituzione delle deleghe agli Enti locali riferite al servizio residenziale e domiciliare, tanto più che di 16 Comuni del Sub-Distretto, 15 sono costretti alla gestione associata delle funzioni. Le funzioni delegate all ULSS, comunque, già oggi non sottraggono gli Enti deleganti dal conteggio della quota parte del personale impiegato nella gestione di questi servizi, con ricadute sulla quota di spesa di personale rispetto alla spesa corrente dei bilanci consolidati degli stessi. Al termine del 2013 si è risolta la partecipazione dell Ulss n. 1 in Ser.S.A. S.p.A. con il Comune di Belluno che, con la Legge di Stabilità 2014, riacquista potere decisionale in merito a numero e tipologia delle società partecipate, ma anche per il Centro Servizi del capoluogo rimangono i limiti riferiti alla spesa per personale che ne complica la gestione e costringe a scelte spesso antieconomiche e complesse. Per quanto attiene l ulteriore peculiarità del territorio che vede un numero consistente di Centri Servizio gestiti direttamente dagli Enti locali, si evidenzia nuovamente come questa forma di gestione comporta ulteriori vincoli reciproci fra le strutture residenziali e i bilanci complessivi degli enti innalzando in modo spropositato i limiti di spesa relativi al patto di stabilità e complicando non poco i processi di investimento sugli edifici dedicati ai servizi assistenziali. Nel frattempo si espande la sensibilizzazione al tema della gestione di rete di questi servizi che oltre ad essere finalizzata alla riduzione di alcuni costi che si riflettono direttamente sulle rette sostenute dagli utenti, persegue anche l obiettivo della condivisione di modelli organizzativi utili all aumento della qualità dei servizi erogati e dei protocolli di gestione. 2. Adozione dello strumento convenzionale e confronto con la Regione per il riconoscimento di un numero adeguato di impegnative. Come già espresso, lo squilibrio fra posti letto creati in ottemperanza ad una programmazione coerente con i criteri fissati dalla normativa di indirizzo, e per questo approvata dalla Regione, e la dotazione di impegnative che non segue l andamento dell offerta, sta creando notevoli preoccupazioni ai soggetti gestori. Sebbene questo faciliti la possibilità di scelta dell utenza che è uno degli obiettivi delle linee programmatiche regionali, il primo risultato di questo fenomeno è la negazione alla stessa utenza della possibilità di accesso ai servizi, anche a fronte di una disponibilità di posti letto adeguata. Data l eterogeneità della distribuzione delle impegnative di residenzialità, che vede alcune A. Ulss con una dotazione superiore al fabbisogno, questa anomalia costituisce anche disparità di trattamento a discapito di quanti risiedono nel nostro e in altri territori. La Conferenza dei Sindaci in questo contesto è chiamata a due linee di intervento. La prima riguarda l assoluta necessità di governare il fenomeno con l obiettivo di salvaguardare l intera rete di offerta. In questo senso per l anno 2014 si prevede l utilizzo dello strumento del con- 22

91 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno venzionamento fra strutture e Ulss n. 1 per un numero totale di posti pari alle impegnative presenti sul territorio. Le fasi previste dalla normativa per l utilizzo delle impegnative sono l autorizzazione all esercizio, l accreditamento istituzionale e il convenzionamento (accordo contrattuale). Con quest ultimo atto il singolo Centro Servizi stipula un accordo scritto con l Ulss che rilascia le impegnative per concordare, fra le altre cose, quanti posti letto sono messi a disposizione per il ricovero di utenti dotati del contributo regionale. Produrre un sistema di convenzionamenti che nel suo complesso territoriale nuovamente produca un pareggio fra posti letto ed impegnative avrebbe un duplice benefico risultato. Innanzi tutto permetterebbe una distribuzione solidale del disavanzo fra posti letto ed impegnative, ovviamente a tutto vantaggio delle strutture potenzialmente più esposte a subire questo fenomeno e quindi mantenendo la penetrazione territoriale attuale delle unità d offerta. Secondariamente permetterebbe una più facile gestione programmatica di bilancio dei Centri Servizi avendo potenzialmente la garanzia che i posti convenzionati siano effettivamente coperti da ingressi costanti, mentre quelli non convenzionati rimarrebbero nella disponibilità delle strutture per ingressi di utenti privi di impegnativa, ma anche per risposte più immediate ad utenti locali. Parimenti si impegna ad istituire un tavolo di confronto con la Regione che possa produrre maggiore autonomia aziendale nella gestione dell Fondo Non Autosufficienza ottemperando maggiormente alle esigenze espresse dal territorio, e soprattutto al riconoscimento di una dotazione di risorse in linea con le proposte più volte formalizzate, fra le quali almeno il riconoscimento il valore economico del tasso di utilizzazione delle impegnative effettivamente registrato nel territorio aziendale, ma che non può più eludere il riequilibrio delle risorse su scala regionale mirando ad un obiettivo di soddisfacimento del fabbisogno minimo previsto per le singole Ulss. 3. Attivazione del servizio di manutenzione programmata presso le strutture residenziali e semiresidenziali del territorio dell ULSS n. 1 da parte del servizio UICAA. Il servizio UICAA, allo scopo di garantire una manutenzione programmata e il prolungamento della vita media degli ausili, propone, anche attraverso l allestimento di un furgone attrezzato, di dare il via ad una serie di accessi programmati in tutte le Strutture del territorio nelle quali vi siano assistiti che utilizzano ausili forniti dall ULSS n. 1. Gli accessi alle Strutture, oltre a consentire in loco le attività di manutenzione programmata degli ausili, saranno anche l occasione per il ritiro di quelli inutilizzati. Si ritiene che la manutenzione programmata possa prolungare i tempi del turn-over degli ausili e ridurre il numero di nuove prescrizioni. 23

92 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno 24

93 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Persone Anziane - Domiciliarità 1. Mantenimento/Riorganizzazione azioni PdZ Le azioni del Piano di Zona Area Domiciliarità vengono per gran parte riconfermate ed ulteriormente perfezionate. Sulla Domiciliarità, come sul complesso della rete dei servizi territoriali, influiscono in modo significativo gli effetti della crisi economica e sociale: fenomeni estesi di disagio sociale che attraversano l insieme delle generazioni, lo scivolamento verso la soglia di povertà di persone e di nuclei familiari non riconducibili a situazioni di marginalità sociale tradizionale, il logoramento delle capacità di cura, accoglienza e sostegno, anche economico, da parte delle famiglie, incidono in modo rilevante sulle condizioni di salute delle persone e della Comunità acutizzando i bisogni ed approfondendo le disuguaglianze. Nello stesso tempo, come già rilevato negli anni precedenti, si modificano i comportamenti degli utenti con particolare riferimento ai servizi soggetti a compartecipazione (Servizi di Assistenza Domiciliare, Servizio di consegna Pasti a domicilio, ecc.) con un ripiegamento ulteriore dell impegno di cura ed assistenza all interno della famiglia che non sempre può rispondere adeguatamente ai bisogni assistenziali dei propri componenti. Questo dato influenza inoltre l'andamento dei servizi. Nello stesso tempo questa situazione di difficoltà delle persone e delle famiglie sottolinea ancor più che nel passato il ruolo e la funzione strategica del Servizio Sociale Professionale: - nell intercettare e leggere i bisogni delle famiglie e di organizzare le risorse, l'accesso ai servizi (in primo luogo domiciliari) e le opportunità di sostegno al fine di rafforzare la capacità di cura e assistenza del nucleo familiare mediante un supporto professionalmente competente; - nel contrastare il rischio di esclusione all'accesso ai servizi e di aumento delle disuguaglianze nelle condizioni di salute per le famiglie in stato di fragilità; - nell accompagnare persone e famiglie, in modo efficace, nell'utilizzo appropriato della filiera dei servizi territoriali in funzione della domiciliarità (Impegnative di Cura Domiciliare, Centri Diurni, Ricoveri temporanei di emergenza/sollievo). Ne consegue la necessità di rafforzare gli sportelli integrati esistenti. Il tal senso è prevista una riorganizzazione delle attività legate al progetto Formazione assistenti sociali prevedendo il riconoscimento e la formalizzazione del Coordinamento degli Assistenti Sociali finalizzato all'individuazione di buone prassi operative ed organizzative. Nel ri-orientamento dei servizi, in funzione della domiciliairtà, assumono un ruolo importante i Centri Diurni e i Ricoveri temporanei. In questo ambito appare fondamentale richiedere alla Regione Veneto la possibilità di superare, nel massimale Residenzialità/Semi-residenzialità Anziani, il limite di 220 giornate di apertura, consentendo il finanziamento delle effettive giornate di presenza nei Centri Diurni non scoraggiando, quindi, l'ampliamento dei servizi all'intera settimana e/o l'ampliamento dell orario. Allo stesso modo si richiede l opportunità di aumentare la percentuale di impegnative disponibili per ricoveri temporanei (attualmente pari al 2,5% del monte delle impegnative assegnabili). In considerazione delle variegate e complesse domande che pervengono ai Servizi e della necessità di supporto richiesto dalle famiglie nei casi di complessità assistenziale, si ripropone l attivazione di un 25

94 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno progetto di collaborazione fra Servizi Sociali, PASS, Sportelli integrati e Patronati (soggetti che sempre più stanno assumendo competenze anche sotto il profilo giuridico e informativo es. Legge 104/92, CUD, ISEE, ecc.), al fine di definire un protocollo d intesa in grado di orientare ed accompagnare in modo appropriato gli utenti rispetto ai bisogni e alle richieste di accesso al sistema di interventi/benefici/certificazioni e di ridurre anche per questa via le disuguaglianze delle condizioni di salute. La progettualità a favore del territorio dell'ulss n. 1, con Ser.S.A. SpA ente capofila, denominata Progetto Alzheimer prosegue fino al mese di settembre 2014 con consulenze telefoniche, a domicilio e presso le residenze per anziani. Continuano inoltre l erogazione di buoni sollievo e l attività dei gruppi di Auto Mutuo Aiuto per familiari di anziani affetti da demenza. Vengono mantenuti e proseguono, nei diversi territori, gli interventi di integrazione sociale/aggregazione per anziani e le attività di sostegno relazionale e trasporto, sensibilizzazione dedicati alla terza età. 2. Reinvio/sospensione azioni PdZ Alcune azioni previste dal Piano di Zona legate al Portale a supporto dello Sportello integrato per la Non Autosufficienza e alla Carta di servizi vengono sospese alla luce delle innovazioni introdotte dalla Regione Veneto e programmate attraverso il Programma delle Attività Territoriali (PAT) e del previsto sviluppo del sistema informativo territoriale Atl@nte (trasferimento del sistema Atl@nte su web, integrazione con la Centrale Operativa Territoriale, raccolta delle prestazioni direttamente tramite smartphone a domicilio della persona assistita, introduzione dell applicazione Charta in sostituzione della carta dei Servizi, ecc.). 2. Potenziamento ed innovazione azioni PdZ Il Programma delle Attività Territoriali innova profondamente assetti organizzativi, mission, obiettivi strumenti ed azioni del Distretto Socio Sanitario recependo gli indirizzi programmatori ed attuativi impartiti rispettivamente dal Piano Socio Sanitario e dalla DGRV n. 2271/2013 con particolare riferimento ai processi di integrazione della rete dei Servizi Socio Sanitari e Sociali territoriali. Tra le altre, alcune linee di intervento paiono, ai fini dell'integrazione Socio Sanitaria, della continuità assistenziale e della presa in carico competente e continuativa della persona fragile, particolarmente rilevanti: - riorganizzazione della Medicina di Assistenza Primaria (in stretto collegamento con ADI, Attività Specialistiche e Cure Palliative); - attivazione della Centrale Operativa Territoriale; - attivazione del Dipartimento Ospedale-Territorio; - sviluppo e completamento della rete territoriale delle strutture intermedie (unità di riabilitazione territoriale e ospedale di comunità); - rinnovo del contratto di servizio di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e ri-definizione delle modalità organizzative ed erogative delle cure domiciliari. Di fronte a queste novità il primo obiettivo è avviare, su ciascuna di queste linee di intervento, un'iniziativa informativa/formativa, concordata con il Distretto Socio Sanitario Unico, al fine di individuare con precisione il ruolo e le modalità di integrazione tra Servizio Sociale Professionale e Servizio di Assistenza Domiciliare, con riferimento ai processi di riorganizzazione in atto e all'integrazione operativa con il nuovo assetto dei servizi e degli strumenti di cui si prevede l'attivazione. 26

95 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Il secondo obiettivo riguarda invece la definizione di modalità condivise/formalizzate dei rapporti fra Servizio Sociale Professionale e Centrale Operativa Territoriale e ruolo e funzione del Servizio Sociale Professionale nella continuità assistenziale e nelle procedure di dimissione protetta. Il terzo obiettivo fa riferimento alla verifica/riorganizzazione delle procedure ADI-SAD e relativa integrazione tra Servizio di Assistenza Domiciliare e Assistenza Domiciliare Integrata. Di grande rilevanza, nel quadro della riorganizzazione della medicina primaria (medicine di gruppo integrate), è la possibilità di un progetto di integrazione professionale/istituzionale (Medicina di Assistenza Primaria Distretto - Comuni) tra Medicina di Assistenza Primaria e Servizio Sociale Professionale. A tal fine va previsto un confronto diretto, anche territorialmente decentrato, tra Distretto Socio Sanitario, Centri di Servizio e Medici di Assistenza Primaria con particolare priorità per le Aree Sub Distrettuali più facilmente organizzate nelle Medicine di gruppo, semplici e/o integrate (Comelico, Longaronese - Zoldano, Comune di Belluno, Comunità Montana dell Alpago, Comune di Ponte nelle Alpi). L introduzione, con DGRV n. 1338/2013, delle Impegnative di Cura Domiciliare (ICD), ha comportato il coinvolgimento dei Servizi Sociali Professionali in un inteso lavoro di studio ed individuazione delle modalità di accesso e gestione delle ICD. La gestione dinamica delle graduatorie sarà possibile da maggio/giugno 2014, mesi nei quali sarà messo a disposizione l apposito applicativo regionale. Sono ancora presenti alcune criticità per le quali è necessaria la continuità del processo informativo/formativo gestito d'intesa tra Distretto Socio Sanitario e Centri di Servizio con particolare riferimento ai Servizi Sociali Professionali Area Anziani e Area Disabilità. Dall'altra è necessario riuscire ad elaborare localmente proposte condivise verso la Regione che facilitino la transizione e l'assestamento definitivo della procedura di accesso, erogazione e controllo e dell efficacia sotto il profilo assistenziale. 3. Nuove azioni Piano di Zona Tra le azioni innovative, nell anno 2014, viene riproposto il Progetto Home Care Premium Inps Gestione Dipendenti Pubblici. Il progetto di Assistenza domiciliare, avviato nell anno 2013 con Ente capofila l ULSS n. 1 di Belluno ed enti partner la Conferenza dei Sindaci e gli Enti locali del territorio, ha permesso la presa in carico di 157 utenti non autosufficienti attraverso l erogazioni di prestazioni prevalenti (contributi in denaro) e/o prestazioni integrative (intervento di operatori a domicilio, frequenza ai Centri Diurni, consegna pasti a domicilio, servizio di trasporto, fornitura di ausili, ecc.). L adesione al Progetto, che prevede anche momenti formativi per Assistenti familiari e famiglie, ha permesso un introito di risorse dall INPS, calcolato sulla base dei progetti autorizzati/avviati proiettati su base annua, per un ammontare di circa 1 milione di euro. L Azienda ULSS n. 1, visti i risultati ottenuti nel primo anno di sperimentazione del progetto (2 posto a livello regionale e 15 a livello nazionale per numero di prese in carico) aderirà, nel corso del 2014, al bando 2014/2015 dello spesso progetto. Le novità introdotte da INPS gestione dipendenti pubblici nella seconda annualità riguardano l ampliamento delle tipologie di prestazioni integrative erogabili, l estensione delle tipologie di utenza non autosufficiente beneficiaria del progetto (es. giovani studenti con disagi psichici cognitivi, alunni e studenti con disturbi specifici di apprendimento, anziani in strutture per non auto per i quali non è possibile il rientro a domicilio, ecc.), il rinnovo delle modalità di definizione del programma socio assistenziale familiare nonché la tempistica e le modalità gestionali della presa in carico. Nell anno 2014, a seguito dell adesione al Bando regionale DGRV n. 1873/2013, è previsto l avvio del Progetto Sollievo : il progetto, con destinatari persone affette da forme di demenza a livello iniziale e loro familiari, ha l obiettivo di fornire sollievo e sostegno ai familiari di persone affette da demen- 27

96 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno za, offrire alle persone dementi momenti di stimolo delle abilità residue e di socializzazione ed implementare la rete territoriale delle Associazioni di volontariato e delle Cooperative Sociali, attualmente operanti nell assistenza a livello locale, in un progetto comune di aiuto. Il progetto prevede, nel corso del biennio 2014/2015, l apertura di cinque Centri Sollievo nel territorio dell ULSS n. 1 suddivisi nei tre ambiti Sub Distrettuali (Ponte nelle Alpi, Limana, Agordo, Santo Stefano e Calalzo di Cadore) gestiti da volontari adeguatamente formati e coordinati da operatori professionali. Le novità introdotte dal D.P.C.M. n dicembre 2013 in materia di ISEE vedranno, nel 2014, i Comuni impegnati sul fronte della stesura di nuovi Regolamenti e di definizione di quote e fasce di compartecipazione dell utenza, con riferimento sia ai Servizi Socio Sanitari che Sociali. La proposta dell ULSS n. 1 va nel senso della definizione di un Regolamento comune rispetto ai servizi domiciliari, che dia un uniformità di trattamento all interno del territorio. La sostanziale modifica dei parametri presi come riferimento ai fini del calcolo dell ISEE e la definizioni rimandate ai Decreti Attuativi rendono incerta una previsione sui tempi di applicabilità del Decreto, che richiede una riorganizzazione anche da parte dei CAAF e dell Inps. 28

97 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Disabilità 1. Mantenimento azioni PdZ Premessa I principali riferimenti per lo sviluppo ed aggiornamento della programmazione locale vanno rintracciati negli orientamenti normativi ed organizzativi che caratterizzano il sistema dei servizi per la persona con disabilità. La considerazione della disabilità va inquadrata ripercorrendo i Principi Generali (art. 3) della Convenzione ONU, che, in linea con l evoluzione dei modelli interpretativi della disabilità (dal modello medico al modello sociale e all approccio bio psico sociale), non fanno riferimento alla condizione di salute, ma sottolineano valori che non sono mai stai applicati prima alle persone con disabilità: a) il rispetto per la dignità intrinseca, l autonomia individuale, compresa la libertà di compiere le proprie scelte e l indipendenza delle persone; b) la non discriminazione; c) la piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società; d) il rispetto per la differenza e l accettazione delle persone con disabilità come parte della diversità umana e dell umanità stessa; e) la parità di opportunità; f) l accessibilità; g) la parità tra uomini e donne; h) il rispetto dello sviluppo delle capacità dei minori con disabilità e il rispetto del diritto dei minori con disabilità a preservare la propria identità. Il Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità - in attuazione della legislazione nazionale e internazionale ai sensi dell'art. 5, co. 3, della legge 3 marzo 2009, n , individua le aree prioritarie verso cui indirizzare azioni ed interventi per la promozione e la tutela dei diritti delle persone con disabilità, evidenziando la necessità di organizzare politiche riferite a tutti gli ambiti di vita in cui le persone incontrano ostacoli e barriere che si cristallizzano in uno stigma sociale che spesso preclude l accesso al mondo del lavoro, alla piena mobilità, alla possibilità di contribuire allo sviluppo della comunità in cui vivono e di beneficiare di beni e servizi come gli altri cittadini. Le azioni prioritarie riguardano : 1. Revisione del sistema di accesso, riconoscimento/certificazione della condizione di disabilità e modello di intervento del sistema socio-sanitario, ove si sottolinea che l approccio alla valutazione, basato sul modello medico e medico legale non consente una visione delle capacità/potenzialità, e risulta poco orientato alla progettazione personalizzata assistenziale e ancor meno per progetti di inclusione sociale. 2. Lavoro e occupazione, che rappresentano i principali fattori di inclusione sociale a fronte di un importante divario tra iscrizioni al collocamento mirato e numero di avviamenti al lavoro; vanno approfonditi la conoscenza e l individuazione di interventi mirati, rispetto alla discriminazione di genere (solo 4 donne con disabilità su 10 risultano occupate) e relativamente alla disabilità intellettiva e relazionale; 3. Politiche, servizi e modelli organizzativi per la vita indipendente e l inclusione nella società, che richiedono un rafforzamento, riconoscendo che la vita indipendente e la libertà di scelta sono strettamente connesse all inclusione della società. Sono, quindi, superati requisiti connessi alla condizione sanitaria o ad altri criteri non riconducibili al diritto. Vi è, semmai, una aggiuntiva attenzione rivolta alle persone con necessità di sostegno intensivo; 29

98 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno 4. Promozione e attuazione dei principi di accessibilità e mobilità, intese come condizioni preliminari per l inclusione sociale, l autonomia e la vita indipendente; 5. Processi formativi ed inclusione scolastica, potenziando ed affinando le strategie attivate già dalla Legge 104/92 aumentando, nel contempo, l attenzione verso nuovi bisogni (BES, ADHD) e potenziando le reti interistituzionali e comunitarie per l inclusione sociale degli alunni con disabilità. È necessario considerare comunque l educazione (come definita dalla Convenzione ONU) con un significato più ampio dell istruzione scolastica, comprendendo anche la formazione professionale e il life long learning, cioè un processo di apprendimento lungo l'intero arco della vita, non solo per conseguire un titolo di studio ma anche per far fronte ai continui cambiamenti della società ; 6. Salute, diritto alla vita, abilitazione e riabilitazione stabilendo una particolare attenzione al momento della nascita di un bambino con disabilità e del necessario sostegno alla madre, alla salute nel percorso di vita e alle condizioni di long term care, nel capitolo della non autosufficienza. Si precisa inoltre che: a. gli interventi per la persona con disabilità rientrano nelle prestazioni socio-sanitarie ad elevata integrazione (Decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229); b. l art 14 della L. 328/00 definisce le condizioni e l esigibilità di un progetto personalizzato integrato tra le risorse sociali e le risorse sanitarie; c. la continuità delle cure ed integrazione ospedale territorio va intesa come una modalità organizzativa atta a facilitare un accesso unificato alle prestazioni sanitarie, sociosanitarie e sociali, anche attraverso la attiva collaborazione con i Medici di Assistenza Primaria, l istituzione di un PUA (Punto unico di accesso), individuabile anche nella Centrale operativa territoriale per l informazione sulla rete dei servizi, l accesso e la presa in carico, e di un disability case manager, come esponente della rete e regista di un progetto unitario ed integrato; d. vanno recuperati i linguaggi (ICF) in grado di sostenere il processo di partecipazione attiva della persona con disabilità. Sul piano organizzativo e della risposta ai bisogni, il Piano Socio Sanitario Regionale identifica il Distretto come il luogo nel quale vanno a concretizzarsi le competenze, le integrazioni necessarie e le strategie per lo sviluppo dei progetti e dei piani personalizzati, in una originale e peculiare, per ciascuna persona, combinazione di risorse presenti nei diversi assetti territoriali. Il Piano Socio Sanitario indirizza verso forme e prevede strategie di lavoro interprofessionali (team multiprofessionali) contestualmente rafforzando la figura del case manager come snodo delle responsabilità e regia della presa in carico integrata. L Atto Aziendale di recepimento delle direttive regionali struttura l organizzazione dei servizi nell ambito di un unico Distretto corrispondete all A.Ulss n. 1, all interno del quale si definiscono le diverse unità operative per area di salute. Il sistema dei servizi della Disabilità si trova quindi, nell anno, ad affrontare una significativa riorganizzazione passando da tre ad un unico Distretto, ponendo attenzione ad alcune dimensioni che richiederanno uno specifico contributo, ed in particolare: 1. il rispetto dell informazione e dell accesso alle prestazioni e servizi, nell intera area di riferimento, in considerazione delle differenti realtà che la compongono, attraverso servizi vicini ai cittadini; 2. la definizione dell architettura organizzativa, composizione dei servizi e delle strategie organizzative (Integrazione scolastica, Integrazione lavorativa); delle linee di responsabilità e di governo per area territoriale e trasversali su contenuti omogenei; 3. l omogeneizzazione delle strategie e metodologie di lavoro per servizio; 4. la definizione delle azioni di supporto ai servizi (Back office) in modo uniforme e trasversale. 30

99 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Nell ambito del previsto lavoro vanno mantenuti alcuni dei riferimenti e delle solidità che negli anni hanno caratterizzato il sistema, in particolare: un organizzazione che cerca di operare in un quadro di coerenza tra le indicazioni normative (informazione, accesso, valutazione multidimensionale, presa in carico, progetto personalizzato) limando ove possibile percorsi complessi per i cittadini e promuovendo processi trasparenti e coerenti; il modello bio psico sociale e l approccio alle Capability, come basi etiche e metodologiche, che considera la Persona con Disabilità come il soggetto che stabilisce, sulla base del proprio set di potenzialità (PCapability), nel rapporto con le risorse ed opportunità ambientali, relazionali, personali, i tipi di funzionamento ritenuti adeguati ed importanti per la propria vita; il rapporto con i soggetti del terzo e quarto settore, come elementi essenziali per lo sviluppo di progetti effettivamente integrati nella rete territoriale; l attenzione alle modificazioni dei bisogni, alla famiglia come risorsa primaria e alle necessarie relazioni che concretizzano l inclusione a partire dalle micro formazioni sociali e territoriali. Il lavoro di integrazione con le associazioni dei portatori d interesse merita un accenno specifico in quanto rappresenta un elemento di forte qualificazione, sia tradotto in un modello di relazione strutturato, con una regia dell A. ULSS e la valutazione condivisa delle progettualità che si integrano in modo significativo nell offerta dei servizi ed alimentano la rete di nuove (innovative ed alternative) opportunità, sia come elemento che stimola azioni di carattere culturale riconoscendo la dimensione sociale della disabilità. Nello scenario presentato, il Piano di Zona intende perseguire, anche nell anno 2014, le finalità dichiarate per il quinquennio e rafforzare in particolare alcune strategie, attraverso specifiche azioni sotto riportate, utili a confermare i processi di continuo miglioramento del sistema dei servizi e del sistema nel suo complesso per: 1. garantire l applicazione dei LEA in modo omogeneo sul territorio dell A.ULSS 1 Belluno; 2. mantenere/aumentare il livello di qualità nei processi/servizi (valutazione, presa in carico, monitoraggio, verifica) attraverso l applicazione di linguaggi e metodologie di lavoro scientificamente validate e/o frutto di rielaborazione di esperienze significative; 3. dare continuità al lavoro di sinergia e forte integrazione con le espressioni associative locali ed i portatori d interesse per un costante e sistematico confronto sulle scelte delle politiche locali ed aziendali. 2. Rinvio/sospensione e riorganizzazione azioni Piano di Zona A. Nascita e prime fasi di vita L obiettivo di rendere più efficaci le comunicazioni tra i diversi Servizi Sanitari e Socio Sanitari, Ospedalieri e Territoriali, per essere riferimento per la famiglia all interno di una rete accogliente, già nelle prime fasi del percorso di vita, sviluppando un programma di azioni che intensifichi i rapporti tra servizi, associazioni e famiglie resta uno degli obiettivi di lavoro tra Servizi Ospedalieri, territoriali e in modo specifico di alcune delle associazioni (AIPD) che già da anni sono impegnate nel lavoro di accoglienza. L obiettivo, che si coniuga con il percorso sostenuto dall Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, è condizionato dallo sviluppo organizzativo che si avrà sul territorio dei reparti di Ostetricia-Ginecologia e Pediatria, sia in funzione della riorganizzazione del Servizio Territoriale dell Età evolutiva. 31

100 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno B. Età scolare e integrazione scolastica L integrazione scolastica delle persone con disabilità rappresenta un importante conquista di civiltà che ha contribuito a far considerare la disabilità come fatto umano, aprendo la strada alla tolleranza, all umanità, all accoglienza. Ha promosso per qualsiasi persona con disabilità un esistenza scandita da ritmi, impegni, confini, limiti e risorse di cui far tesoro come crescita personale e sociale, e per le famiglie rappresenta, forse, la prova esemplare della partecipazione sociale e della solidarietà attesa. L attuale fase di revisione dell Accordo di Programma per l integrazione degli alunni con disabilità della Provincia di Belluno, detterà le nuove strategie e le regole per la definizione dell integrazione istituzionale ed operativa. Si confermano per l anno 2014 le seguenti politiche ed obiettivi: Politiche 1) Promuovere l utilizzo di un comune linguaggio tra le istituzioni scolastiche, i servizi e le famiglie (ICF) che consenta di considerare le diverse componenti (personali, ambientali) che caratterizzano il funzionamento dell alunno per la costruzione di una valutazione ed una progettualità efficace. 2) Rendere più omogenei i livelli di intervento dell'integrazione scolastica fra i tre distretti, sia nei processi che nelle risorse assegnate. Azioni previste Revisione degli strumenti per la certificazione dell alunno con disabilità (valutazione impatto ICF estensibile alla Provincia) e degli strumenti per la progettazione personalizzata. Revisione delle modalità operative di assegnazione degli Operatori socio sanitari e della progettazione di iniziative volte all integrazione sociale degli alunni con disabilità. Richiesta ai Comuni di aumento delle risorse destinate a fronte del quadro di analisi della domanda e delle prestazioni erogate nell anno. C. Domiciliarità La Domiciliarità costituisce uno specifico capitolo del Piano di Zona, in quanto rappresenta oltre che una finalità perseguita a più livelli, anche una risposta ai bisogni di appartenenza familiare e comunitaria. La scelta della domiciliarità condivisa, oltre che contrarre notevolmente costi che ricadrebbero nell assistenza istituzionalizzata, fa comunque i conti con le condizioni di affaticamento delle reti informali, con la complessità dei bisogni (dimensione del tempo, long term care) con un integrazione sociale difficile per la condizioni ambientali, caratteristiche della montagna, oltre che per i modelli specifici di relazionalità. Ne deriva, perché si confermi, la necessità di politiche dirette a costruire reti efficaci che integrino differenti interventi: di supporto diretto da parte dei servizi, di riconoscimento dell impegno di famiglie e care giver, di integrazione comunitaria con forme di supporto alle autonomie, di sostegno alla mobilità, di iniziative dirette ad aumentare la partecipazione delle persone con disabilità. L introduzione delle DGR 1338/2013 con l assegnazione delle Impegnative di Cura Domiciliare ha introdotto alcune modificazioni significative nel sistema, i cui esiti potranno essere valutati nel tempo, in particolare: 1. traduzione in voucher assegnati direttamente alla persona - dei contributi alle Aziende ULSS per la gestione dei Progetti personalizzati ai sensi della Legge 162/98, che venivano gestiti in parte in contributi (Vita Indipendente) e in parte in servizi diretti o indiretti (Aiuto Personale); 32

101 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno 2. una definizione di criteri, di tipo generale, (una condizione di non autosufficienza sotto i profili sanitario e sociale ed una condizione di disabilità che necessita di particolare supporto; presenza di una adeguata condizione di supporto della rete familiare o sociale tale da consentire la permanenza a domicilio; condizione economica nei limiti indicati da ciascuna ICD) con attribuzione di valori (pesi) fortemente condizionati dall aspetto economico per l inserimento nella graduatoria aziendale, trascurando la condizione di gravità e la complessità assistenziale; 3. il mancato riconoscimento delle condizioni di cronicità che caratterizzano, spesso, le persone con disabilità gravi e, di conseguenza, dell investimento e del carico familiare come nodo essenziale per l assegnazione del voucher. L A. ULSS n. 1 ha dato sviluppo operativo alla DGR 1338/2013 elaborando ed approvando un Regolamento aziendale di assegnazione dell ICDp e dell ICDf, stabilendo criteri aggiuntivi ai criteri regionali, coerenti con gli stessi, in grado di orientare l operatività (Allegato A). Tale strumento è stato anche oggetto di confronto nelle relazioni tra i servizi dell area disabilità delle Aziende ULSS di area vasta (Treviso e Belluno), individuando alcuni elementi comuni per la gestione in ottica unitaria ed omogenee. Il regolamento recupera il concetto del progetto personalizzato come nucleo centrale, riconoscendo la capacità del soggetto e/o del care giver di definire il livello di qualità di vita considerato adeguato al proprio funzionamento possibile; introduce le opzioni servizi o voucher da certificare a rendicontazione; elabora modelli di valutazione, utilizzando ICF e SVaMDi per la costruzione di profili di gravità e di funzionamento, quali elementi da considerare per l accesso alla tipologia di intervento. Sul piano della partecipazione della persona disabile al contesto di vita, si considera utile mantenere lo strumento della convenzione per la realizzazione di progetti di Integrazione di comunità, in allegato, allo scopo di promuovere occasioni di partecipazione sociale ed esperienze di crescita personale, in cui sperimentare e potenziare le capacità di relazione. I progetti di integrazione di comunità sono stati avviati a partire dal 2012, con approvazione di un attività sperimentale che mirava a coinvolgere le associazioni locali (Volontariato e non profit) per la realizzazione di esperienze di partecipazione delle persone con disabilità all attività delle stesse, in particolare per quei soggetti di ritorno dalle esperienze di inserimento lavorativo e per le persone che necessitano di sostegno all identità sociale. La collaborazione tra A.Ulss e Associazioni è stata regolata con lo strumento delle convenzione, per definire i reciproci impegni e le relative condizioni; per l anno 2014 si considera utile mantenere le modalità attuative previste per promuovere maggiori occasioni di partecipazione sociale per le persone con disabilità. Politiche Confermare gli interventi a sostegno della domiciliarità per le persone con disabilità gravi, attraverso l applicazione delle procedure e delle metodologie previste (incluso l utilizzo del sistema informativo Atl@nte disabilità per i progetti della domiciliarità) mantenendo/potenziando le risposte domiciliari di aiuto personale e di sostegno alla vita indipendente. Potenziare i livelli di collaborazione e confronto con le associazioni dei portatori d'interesse perché Azioni previste Applicazione del regolamento, strutturazione delle graduatoria, erogazione dei servizi e dei contributi, valutazione impatto ICD con riferimento ai diretti interessati, ai servizi (processi, tempi, risultati), alle Associazioni dei portatori d interesse. Revisione del regolamento e delle procedure previste, in applicazione del DPCM 3 dicembre 2013 Regolamento concernente la revisione delle modalità di determinazione e i campi di applicazione dell indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) Mantenimento e conferma delle attività progettate e realizzate dai portatori d interesse, 33

102 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno ci sia un loro diretto coinvolgimento/arricchimento dell'attuale offerta dei servizi, in particolare sul piano delle risorse relazionali. Diversificare l offerta in ambito lavorativo per allargare le opportunità occupazionali anche e soprattutto con riferimento alle Cooperative di tipo B, per ridurre il ricorso ai Centri Diurni da parte di persone che, già inserite in percorsi d inserimento lavorativo, in questa esperienza non trovano più, per motivi soggettivi o ambientali, una risposta possibile e adeguata (integrazione con SIL). Progetto Interventi alternativi ai Centri Diurni - Promuovere lo sviluppo di progetti alternativi ed innovativi per sostenere i percorsi di autonomia e sviluppo di soggetti con disabilità medio lieve e moderata che non trovano adeguata risposta nei servizi tradizionali (Centri Diurni) o che non accedono ai percorsi di inclusione lavorativa sia per carenza di opportunità che per condizione soggettiva; (applicazione Linea di Intervento del Fondo Non Autosufficienza dedicata agli Interventi alternativi ai Centri Diurni ). concordate nel Piano di zona a sostegno della domiciliarità (progetto ASSI, progetto Prove di volo) Mantenimento e prosecuzione dei Progetti di Integrazione di Comunità in convenzione tra A. Ulss e Associazioni di volontariato e Associazioni locali (allegato strumento convenzione) Politica che si riconferma anche in funzione della necessità di programmare un lavoro comune e di confronto tra SIL e Servizi della Disabilità per stabilire nuove modalità di confronto ed attivazione soprattutto con rifermento al limitato ricorso da parte dei servizi per la disabilità al SIL e al ridotto numero di progetti d inserimento in atto in area disabilità. Analizzare le diverse esperienze territoriali che hanno introdotto modalità innovative di occupazione delle persone con disabilità. Proporre una condivisione progettuale anche tra diverse aree territoriali (ex distretti) definendo obiettivi comuni ed integrazione comunitaria. Definire un progetto Comune come concertazione riferita alle risorse degli attori disponibili azioni strategie d integrazione con i servizi tempi di realizzazione rendicontazione - valutazione e verifica d impatto. Azioni: le azioni di mantenimento si confermano attraverso la presenza: - dei Servizi (UDO e ICP); - dei processi e degli interventi a supporto della domiciliarità; - di azioni di potenziamento per la costruzione di percorsi operativi tra servizi diversi; - di attività di confronto e rimodulazione degli interventi d integrazione lavorativa e di integrazione comunitaria. Le azioni innovative vengono ritradotte in: 1. attivazione e monitoraggio del tavolo disabilità (minimo tre incontri annui); 2. valutazione impatto ICD attraverso strumenti di analisi della qualità di vita delle persona con disabilità; 3. percorso condiviso con le espressioni associative territoriali, le cooperative di tipo B, i servizi e il privato, per la costruzione di esperienze di occupabilità delle persone con disabilità alternative ed innovative rispetto ai servizi tradizionali (CD e SIL); 4. sviluppo di un area di lavoro nell Unità operativa Unica dedicato alla domiciliarità con riconoscimento di funzione di coordinamento e operatività trasversale nella tre aree territoriali di riferimento (uniformare i processi). 34

103 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno D. Semiresidenzialità I Centri Diurni rappresentano un anello essenziale a sostegno della Domiciliarità, in modo particolare nell assistenza a lungo termine, nella cura e nell accudimento, sostenuti dalle famiglie, oltre che come contesto adeguato per proseguire il cammino di crescita e mantenimento delle capacità ed abilità personali e sociali. Da tempo i centri, a gestione diretta e a gestione indiretta, si sono allineati nella logica del sistema, verso la personalizzazione degli interventi e la progettazione personalizzata condivisa con la famiglia, così come a rendere visibili gli esiti del lavoro svolto attraverso l utilizzo del sistema informativo Aziendale Atl@nte. Sul piano delle politiche di sviluppo vanno menzionati: - la costante ricerca di appropriatezza di risposta e di coerenza anche con la condivisione sistematica con i Servizi Sociali Professionali per l accesso ai Servizi (gestione liste d attesa, riserva dei posti alle condizioni di gravità, ecc.); - l importante lavoro con i Comitati ed Associazioni di familiari, anche per la gestione delle attività considerate Extra LEA; - applicazione di ICF Attività e Partecipazione per la valutazione della condizione della persona e come base per lo sviluppo delle progettualità personalizzate; - il superamento delle convenzioni mediante l applicazione dell Accordo contrattuale. Anche i Centri Diurni pongono in evidenza l opportunità di strutturare progetti alternativi ed innovativi, in risposta alla domanda che riguarda in modo specifico i giovani adulti con disabilità alla conclusione del percorso scolastico e comunque gli utenti che presentano condizioni di disabilità lieve medio o moderata. Tali progettualità potrebbero inoltre utilmente contribuire alla gestione delle liste di attesa che per l ULSS 1 si attesta sulla decina di richieste. La programmazione futura degli interventi semiresidenziali appare condizionata dalla normativa scolastica in merito alla permanenza degli alunni con disabilità, che potrebbe tradursi in una uscita dal sistema scolastico non sostenuta da una progetto concordato di nuovi potenziali utenti dei Centri diurni. Altro elemento di criticità e/o di cambiamento potrà essere dato dall introduzione della retta unica e della retta media che potrà comportare nuove organizzazioni interne ai servizi in termini di utenti e di risorse umane, sebbene il quadro generale degli utenti dei Centri Diurni di Belluno si attesta su un 12% circa degli attuali frequentanti con disabilità lieve. Si considera necessario porre attenzione al sistema dei trasporti, come livello essenziale di assistenza per consentire la frequenza dei centri, in modo particolare nelle aree più periferiche, ove la condizione ambientale e climatica incide in modo significativo sulla possibilità di accesso ai Servizi. Su questo tema i comitati dei familiari sono pronti ad intervenire a difesa del diritto di accesso al servizi e di contrasto delle disuguaglianze di accesso. Politiche Mantenimento e qualificazione dell'offerta attuale. Sostenere i processi di rinnovamento organizzativo dei Centri Diurni, in funzione della necessaria personalizzazione degli interventi. Azioni previste Viene mantenuto il lavoro di interconnessione di risorse con i Comitati di familiari o con le associazioni allo scopo istituite. La continuità di risorse private consente di mantenere alcune esperienze qualificanti per i servizi (Soggiorni marini, Attività di acquaticità, ecc.) Dare sostegno alla Organizzazione in Moduli come risposte differenziate per tipologie di disabilità. Dare continuità alle esperienze di apertura dei centri diurni alle nuove tipologie di utenza (Cerebrolesioni, disabilità acquisita, ecc.) strutturando percorsi ed attività specifiche (riabilitazione cognitiva, psico sensoriale). Viene attivato un lavoro di monitoraggio 35

104 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Contribuire alla creazione di progetti alternativi e innovativi rispetto ai centri diurni per le persone disabili non ancora/non più riconosciute collocabili, per evitare un ricorso improprio ai Centri Diurni, e aumentare le possibilità del territorio d'integrazione sociale ed occupazionale. Azioni: dell organizzazione per moduli in risposta a diverse tipologie di disabilità. Studio di fattibilità di un nucleo diurno rivolto a soggetti affetti da disturbi pervasivi dello sviluppo (Belluno). Definire un progetto alternativo ed integrativo dell attività dei centri diurni, in grado di garantire nuove opportunità per le persone con disabilità che per condizione soggettiva (gravità medio lieve o buon funzionamento) possono dare sviluppo ad attività di carattere occupazione e di integrazione comunitaria. 1) dare sviluppo al sistema informativo Atl@nte con la specifica rendicontazione della attività riferite ai gruppi di utenza, secondo una codifica condivisa. 2) Mantenere il confronto con i Comitati e Associazioni dei portatori d interesse per la gestione dei Servizi secondo una logica di partecipazione a più livelli. 3) Dare continuità alle opportunità già sperimentate d integrazione sociale e comunitaria per gruppi di utenti (progetto Officina Creativa Progetto Orto Didattico ). 4) Introdurre occasioni formative per la riqualificazione/rimodulazione dell offerta dei CD. 5) Dare continuità ai Progetti di Integrazione comunitaria di cui alla Delibera del DG 300/2012 Progetti attivati 1. Progetto Laboratorio di rete per l'occupabilità delle persone disabili - Sub Distretto n Progetto di Area Vasta Autismo programma di sviluppo del Progetto ALI come percorso educativo nei disturbi pervasivi dello sviluppo Sub Distretto n. 3; 3. Progetto ORTO Comune di Calzalo Sub Distretto n Progetto sperimentale Lavoro del CD Sub Distretto n. 3 Riprogrammazione dell Offerta PROGRAMMAZIONE AL 1/01/2014 stato attuale n posti CENTRO DIURNO PER DISABILI GRAVI E GRAVISSIMI CEOD SUB-DISTRETTO N.1 CADORE 1 VIA SALA n Belluno (BL) VIA CARDUCCI n Pieve di Cadore (BL) CEOD PER DISABILI ADULTI DI AGORDO CEOD SUB-DISTRETTO N.1 CADORE 2 ASSEMBLAGGIO CERAMICA CENTRO EDUCATIVO DIDATTICO VIA DOZZA n Agordo (BL) VIA CARDUCCI n Pieve di Cadore (BL) attivato 11 VIA DEGLI AGRICOLTORI n. 5/ Belluno (BL) dismesso VIA F.M. COLLE n. 14/ Belluno (BL) 12 PIAZZALE RESISTENZA n. 60/ Belluno (BL) 14 SEGNALIBRO VIA CAFFI n Belluno (BL) dismesso LIMANA (CSR Via Colle 8) VIA LA CAL n Limana (BL) non attivo STILE LIBERO VIA CAFFI n Belluno (BL) 10 CENTRO DIURNO FRANCO RUI VIA LUNGARDO n Belluno (BL) 30 TOTALE POSTI

105 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno E. Residenzialità L area delle residenzialità disabili, anche attraverso la sperimentazione del Regolamento per l attribuzione delle impegnative di residenzialità, mette in evidenza: 1. l espressione della domanda si concretizza solo a fronte di un particolare cedimento della rete familiare con alcune inevitabili conseguenze legate alle difficoltà per la persona con disabilità nel nuovo e improvviso adattamento; 2. la permanenza degli utenti presso i servizi residenziali come le comunità alloggio è condizionata dalla possibilità di avere una integrazione sanitaria dal Distretto e attraverso i MMG. L assenza di alcune figure sanitarie, già nella definizione della Legge 22/02 e della DGR 84, a fronte di problematiche sanitarie degli ospiti rende difficile la gestione e comporta la ricerca di altre soluzioni residenziali che si configurando spesso con le strutture per anziani; 3. i servizi pongono in rilievo la difficoltà di gestione delle situazioni di soggetti che presentato disturbi comportamentali tali da richiedere un costante rapporto 1:1 onde evitare episodi di danni ad altri utenti, agli operatori e agli ambienti; 4. il numero tetto delle impegnative ammissibili, pari a 88 posti (parametro 0,7 ) non è coerente con la domanda, condizionato anche dal calo costante demografico e dall annosa questione di Feltre corrispondente a 10 impegnative conteggiate nel tetto massimo dell A. ULSS n. 1, assegnate a n. 10 utenti provenienti dall A. ULSS n. 2 di Feltre e inseriti in una struttura a carattere provinciale (RSA). Rispetto alla programmazione definita nel Piano e riportata nella tabella si segnalano le seguenti variazioni: 1. per la nuova comunità alloggio presso la Casa del Sole di Ponte nella Alpi si è in attesa dei risultati dei lavori del primo stralcio per definire gli sviluppi ed i tempi previsti; 2. per il Nucleo di RSA presso la Casa di riposo di Forno di Zoldo è previsto l avvio nell anno dei lavori di ristrutturazione per la creazione di un modulo specifico dedicato alle persone con disabilità. TABELLA DI SVILUPPO DEI SERVIZI RESIDENZIALI PIANO DI ZONA 2011/2015 E ATTRIBUZIONE IMPEGNATIVE Sub-Distretto 1 - Cadore Comunità Alloggio di Venas Sub-Distretto 2 - Agordo Comunità Alloggio (ex appartamento "Durante noi") Agordo Sub-Distretto 3 - Belluno Comunità Alloggio "Villa Anna" Comunità Alloggio "Casa Polit" Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative RSA Cusighe* Nuova Comunità Casa del Sole Ponte nelle Alpi Nucleo RSA x disabili anziani c/o CdR Forno * Totale * a valere sulle impegnative Area Anziani 37

106 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Restano validi gli obiettivi ed i riferimenti già espressi nel 2014: - aumentare i posti destinati alle persone in condizione di gravità; - avviare un lavoro con i servizi dell Area Anziani per lo sviluppo di nuove forme di accoglienza previsto per i prossimi tre anni; - mantenere la disponibilità all accoglienza temporanea e realizzare nuove esperienze anche in partenariato con i soggetti del Terzo Settore. Azioni: 1. Realizzazione delle accoglienze temporanee ad Agordo nell ambito del Progetto Esperienze di Autonomia in Comunità Alloggio. 2. prosecuzione del progetto Autonomie Possibili a cura della sezione ANFFAS di Belluno. D. Sistema Informativo Il sistema informativo Atl@nte nell area della Disabilità, frutto del lavoro di alcuni anni e dell impegno della rete dei Servizi, del Servizio Informatico Aziendale e del Provider Studio Vega, è stato fortemente voluto dalla direzione dell A. ULSS per sostenere i processi di lavoro dei servizi e poter dare visibilità al sistema dei Servizi aziendali ed integrati (Enti gestori esterni). L esperienza si è tradotta in un lavoro di definizione dei processi dei Servizi (accesso, valutazione, presa in carico, progetti, monitoraggio, verifica) e del ruolo esercitato da ciascun soggetto. Ha sostanzialmente ricalcato l architettura organizzativa precisando i ruoli interni. Questo ha significato un importante contributo a fare rete, ad essere chiari con i cittadini, ad essere trasparenti nell erogazione di diritti, agevolazioni, contributi. Ha inoltre assunto come filosofia di riferimento il linguaggio di ICF - che molto si adatta all Area Disabilità informatizzando i 1600 domini, con la possibilità di sperimentare lo strumento entro una logica di selezione dei domini considerati utili per la tipologia d intervento prevista. Questa condizione è stata nel corso del 2012 valorizzata dalla Regione del Veneto come esperienza utile per dare un nuovo impulso alla scheda SVaMDi e all applicazione sul piano Regionale dello strumento, prevedendo la valutazione di tutte le persone con disabilità inserite nel Centri Diurni e nei servizi residenziali sulla cui base assumere alcuni orientamenti e decisioni delle politiche sociali regionali. Sul piano organizzativo è stata prevista la possibilità di accesso al sistema da parte dei diversi interlocutori per le responsabilità assegnate nell organizzazione dell azienda. Ad oggi il sistema ha sviluppato: - Informatizzazione delle UVMD con la valutazione completa come riportata nella SVaMDi sintesi del profilo di gravità e di funzionamento e assegnazione della tipologia di progetto. - Informatizzazione delle presenze nei Centri Diurni. - Definizione dei progetti personalizzati e registrazione delle prestazioni ed interventi riferiti ai singoli utenti secondo la distinzione tra attività individuali o attività di gruppo - prestazioni assistenziali interventi educativi. - Informatizzazione del percorso di accesso alla Vita Indipendente e generazione della graduatoria e delle comunicazioni agli utenti. - Informatizzazione della valutazione ai fini della residenzialità, generazione graduatoria e gestione Registro. - Informatizzazione del percorso di richiesta della certificazione per l integrazione scolastica. - Strutturazione dei moduli riferiti alla residenzialità 38

107 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Per l anno 2014 sono previste le seguenti azioni: - sperimentazione del modulo per la residenzialità con il coinvolgimento dei soggetti gestori (Cooperative sociali) e servizi pubblici per la rendicontazione sistematica del consumo di impegnative e gestione del Registro unico delle impegnative di residenzialità; - strutturazione del percorso di informatizzazione delle attività di gruppo dei centri diurni secondo codifica condivisa. 3. Nuove azioni Piano di Zona Per le Associazioni - Partecipazione al lavoro di aggiornamento del Piano di zona, sia attraverso adesione formale al tavolo disabilità che attraverso la presentazione di progettualità specifiche. - Attivazione modalità di valutazione dei progetti secondo specifiche di cui al documento approvato dall Esecutivo della Conferenza dei Sindaci e attribuzione di benefit alle singole progettualità. - Raccordo e costruzione di modalità di lavoro integrato con la rete dei servizi. Progetti dei Servizi: Soggetto proponente Titolo Contenuti A. ULSS n. 1 Interventi alternativi ai Centri Diurni Disabilità Cadore Laboratorio di rete per l'occupabilità delle persone disabili Sub- Distretto 1 Proporre, dopo aver analizzato le diverse esperienze territoriali progetti alternativi ed innovativi per sostenere i percorsi di autonomia e sviluppo di soggetti con disabilità medio lieve e moderata che non trovano adeguata risposta nei servizi tradizionali (Centri Diurni) o che non accedono ai percorsi di inclusione lavorativa sia per carenza di opportunità che per condizione soggettiva. Prosecuzione ed ampliamento del progetto realizzato nel 2012 con l attivazione di un laboratorio occupazionale a sostegno di iniziative territoriali delle pro Loco e associazioni (fornitura stoviglie per manifestazioni) realizzazione dell Orto didattico c/o Comune di Calalzo Disabilità Agordo Per un occupazione Progetto sperimentale rivolto a giovani adulti disabili psicofisici, e finalizzato a: 1. sperimentare abilità di tipo lavorativo in ambiente protetto; 2. favorire l acquisizione di prerequisiti per l inserimento lavorativo. NPI Belluno Progetto ALI Rivolto a bambini e ragazzi con disturbi pervasivo dello sviluppo (prosecuzione progetto 2013) Azioni di parent training a favore delle famiglie Progetti delle Associazioni: Soggetto proponente Titolo Contenuti Raggruppamento Giacche Verdi ASSI - Associazione Sociale Sportiva Invalidi AIPD Associazione Italiana Persone Down ANFASS - Associazione Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale Io e il mio cavallo, la nostra strada assieme Verso l autonomia partecipata Casa mia Autonomie possibili Progetto di riabilitazione equestre per disabili fisici psichici e soggetti con problematiche di inserimento. Sostenere l'autonomia delle persone con disabilità attraverso attività di gruppo finalizzate alla socializzazione, integrazione sociale, attività fisico motoria. Attività di sensibilizzazione. Organizzazione di week-end e settimane residenziali da trascorrere al di fuori delle mura domestiche per sostenere l autonomia e la responsabilità che caratterizzerà le fasi successive alla crescita. Condivisione di esperienze comunitarie al fine di proseguire il percorso di indipendenza nel rispetto della propria dignità. 39

108 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno AISM - Associazione Italiana Sclerosi Multipla Accoglienza temporanea per persone con disabilità fisica PROGETTO SOSPESO presso la struttura Casa del Sole a Ponte nelle Alpi; l'a.i.s.m. offre la possibilità di 3 posti letto adibiti a persone con disabilità fisica, con lo scopo di creare accoglienze programmate/moduli respiro Progetti delle Cooperative Sociali: Società Nuova Esperienze di autonomia Il progetto prevede la realizzazione di n 11 moduli residenziali, organizzati nel fine settimana, presso i locali della Residenza Agordina. Il progetto coinvolgerà, a rotazione, n 10 utenti inseriti nel Centro Diurno per Disabili di Agordo. Altre Istituzioni CTI Belluno CTI Belluno Centro Territoriale di supporto per le nuove Tecnologie a sostegno della disabilità (CTS) Centro Territoriale per l'integrazione (Area Disabilità) (CTI/D) Il CTS è un servizio sviluppato nel quadro del Progetto della Pubblica Istruzione "Nuove Tecnologie e Disabilità", con la collaborazione dell'ufficio Scolastico Provinciale e dei Centri Territoriali per l'integrazione della Provincia di Belluno. Il CTS coordina tutte le scuole di ogni ordine e grado della provincia opera con un responsabile e dei coordinatori. Il C.T.I. è un centro di servizio che coordina la programmazione degli interventi e la definizione degli impegni, di un piano territoriale integrato per favorire l'integrazione scolastica degli alunni e delle alunne disabili e in situazione di disagio scolastico e per la diffusione nella scuola e nel territorio di una cultura e di buone prassi per l'integrazione. Al C.T.I. Aderisce una trentina di soggetti, di cui una venti istituzioni scolastiche sottoscrittori di uno apposito accordo di rete opera con un responsabile e dei coordinatori. Comune di Limana Amici d'estate Il progetto consiste in un soggiorno marino a favore di alcuni ragazzi disabili, accompagnati al Villaggio San Paolo Loc. Cavallino da coetanei Comune di Calalzo Orto didattico Progetto con l obiettivo di creare opportunità d integrazione sociale e comunitaria per gruppi di utenti disabili. 40

109 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Disabilità - Area Integrazione lavorativa Premessa. La crisi economica e finanziaria che ha investito il sistema produttivo negli ultimi cinque anni ha inciso sul mercato del lavoro bellunese in maniera più marcata che in tutti gli altri territori del Veneto. Nonostante ciò anche nel 2013 la capacità di risposta del Servizio Integrazione Lavorativa (SIL) ai bisogni d inclusione delle persone disabili e svantaggiate si è mantenuto sui livelli degli anni precedenti facendo registrare, anzi, un leggero incremento nel numero di persone che hanno potuto effettuare esperienze in ambito lavorativo. Ciò testimonia del forte radicamento del servizio nella comunità, della qualità professionale degli operatori e del perdurare di una buona sensibilità sociale delle aziende ed enti del territorio. Il perdurare della crisi che, nonostante timidi segnali di ripresa, interesserà prevedibilmente anche tutto il 2014, ed il vincolo costituito dalla finitezza delle risorse disponibili, non lasciano alternativa al concentrare lo sforzo innovativo su aspetti di sistema come già in fase di prima stesura del Piano di Zona era stato delineato. Nel corso dell anno andranno considerati, al fine di adottare misure di adeguamento dei rapporti di collaborazione con soggetti esterni alla rete aziendale, gli effetti delle riforme istituzionali (es: abolizioni delle Province) da tempo annunciate ed ora in fase attuativa e delle nuove politiche attive del lavoro (job act e Legge delega). Alla luce di ciò si ritiene di dar continuità alla maggior parte delle azioni previste mentre altre, vanno meglio definite e riviste. 1. Mantenimento - potenziamento azioni PdZ Pertanto si confermano gli obiettivi e le azioni definite nel Piano di Zona , assegnando, in qualche caso un diverso ordine di priorità: Mantenimento dei rapporti di collaborazione in area vasta Il confronto sugli aspetti operativi con i SIL delle aziende sociosanitarie di Feltre e della provincia di Treviso continua ad essere motivo di nuovi stimoli. La condivisione di modelli operativi sviluppata in questi anni, inoltre, rappresenta un punto di forza nella partecipazione alle attività del Coordinamento regionale dei SIL che, su iniziativa della Direzione regionale dei Servizi Sociali, è ripresa a partire dalla fine dello scorso anno. Tali ragioni suggeriscono, nell ambito delle azioni volte al consolidamento del servizio, di dare rilievo e continuità a questo tipo di esperienze di lavoro comune. Il consolidamento e lo sviluppo della rete dentro cui opera il SIL, sia con riferimento al sistema dei servizi socio sanitari aziendali che con soggetti istituzionali esterni, costituiscono, per altro verso, un terreno di confronto/collaborazione tra i più significativi. Revisione o definizione di protocolli In questa prospettiva ha particolare rilevanza l emanazione, da parte della Regione Veneto, delle linee guida regionali per l inserimento lavorativo delle persone con disturbi psichici che, nell ambito di questa azione di sistema, offre una preziosa occasione di rinnovamento ed una traccia su cui sviluppare il confronto e la relazione fra i servizi del Dipartimento di Salute Mentale (DSM) ed il SIL. Il percorso intrapreso nel Sub-Distretto di Belluno, con la sperimentazione concreta di momenti comuni di lavoro e produzione di strumenti che facilitino la comunicazione ha portato, al termine del 2013, alla produzione di una bozza di protocollo fra i servizi. Sulla base di tale documento proseguirà anche 41

110 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno nel 2014 il confronto, estendendolo anche agli altri due distretti, per giungere, entro la metà del 2014 ad un documento conclusivo. Tale iniziativa, che ha come riferimento le citate linee guida regionali, si basa sul principio di rendere le persone protagoniste delle proprie scelte di vita ed ha, proprio per il senso riabilitativo e di restituzione ai contesti comunitari di vita delle persone stesse, una particolare ricaduta nel contribuire a rimuovere le cause di disuguaglianza nell accesso a percorsi di salute e nel promuovere integrazione sociale. Lo stesso documento è la base del confronto, già avviato, che dovrà portare in tempi analoghi ad un intesa possibilmente simile anche con i servizi afferenti al Dipartimento per le Dipendenze. Il tema delle collaborazioni fra il SIL e gli altri servizi della rete aziendale assume, rispetto all area della Disabilità, una diversa connotazione in seguito all adozione del nuovo Atto Aziendale. Esso, infatti, oltre a riunificare i tre Distretti preesistenti in uno solo, ricomprende il SIL nell U.O. Disabilità. Le modalità di collaborazione fra il SIL e gli altri servizi ricompresi in quest area andrà dunque inquadrato in una prospettiva organica di ridefinizione delle funzioni e dell organizzazione di tale Unità Operativa. Rapporti di collaborazione fra SIL e Centri per l Impiego Negli anni scorsi sono state ridefinite nuove modalità di lavoro comune fra i SIL ed i CPI del territorio motivate dalla necessità di un utilizzo razionale ed appropriato delle risorse disponibili. Particolare attenzione andrà posta alle eventuali modificazioni che si annunciano prossime sul piano delle competenze istituzionali al fine di mantenere efficiente un sistema di relazioni che negli anni ha dimostrato efficacia nella gestione del collocamento mirato delle persone disabili. Revisione dell Accordo di programma per l inserimento lavorativo delle persone svantaggiate È un azione che deve essere confermata anche se, rappresentando la sintesi di una serie di azioni in corso, temporalmente si realizzerà al termine dei diversi processi di riorganizzazione della rete. Anche rispetto a quest azione vale la considerazione sopra riportata sulle variazioni delle responsabilità istituzionali. Consolidare i rapporti con la scuola Permane la necessità di una costante manutenzione delle prassi individuate. Nell ambito del processo di riorganizzazione dell U.O. Disabilità andrà inquadrata anche la necessità di migliorare e rendere più chiari ed efficaci i rapporti fra i diversi servizi aziendali coinvolti, in una logica di accoglienza delle famiglie e dei giovani allievi disabili e di continuità della presa in carico. Nel corso del 2014 potranno riprendere i momenti di confronto con le istituzioni scolastiche allo scopo di definire nuovi percorsi di passaggio dal mondo della scuola al lavoro in favore di studenti disabili, secondo il modello europeo dei PIT (Piani Individuali di Transizione). Le azioni previste nell ambito delle politiche di diversificazione dell offerta vanno confermate pur essendo la loro realizzazione resa problematica dalla limitatezza delle risorse economiche disponibili. 2. Rinvio/sospensione azioni Piano di Zona In riferimento a quanto disposto dalla DGR 2944 del 28/12/2012, nel corso dell anno 2014, al termine dei processi di ridefinizione in corso, potranno essere ideati e realizzati nuovi strumenti di comunicazione e di informazione destinati agli utenti del SIL, in particolare, e a tutta la cittadinanza, in genere. In accordo con l Azienda ULSS n. 2 di Feltre e l Amministrazione Provinciale, il SIL dell ULSS n. 1 si farà promotore di iniziative di sensibilizzazione alle diseguaglianze in salute all interno della rete provinciale per l integrazione lavorativa delle persone svantaggiate. 42

111 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno 3. Riorganizzazione azioni Piano di Zona L azione Diffusione di ICF e formazione va confermata e reinquadrata nell ambito della riorganizzazione dell U.O. Disabilità, nella prospettiva di sperimentare diverse modalità di collaborazione e condivisione, attraverso valutazione in UVMD, per la presa in carico integrata con i servizi appartenenti a tale area. 4. Nuove azioni Piano di Zona Rispetto alla programmazione Piano di Zona nella Ri-pianificazione 2014 si introduce una nuova Azione di sistema relativa al sistema Informativo Atl@ante. In previsione delle modificazioni riferite al debito informativo nei confronti dell Osservatorio regionale, recentemente annunciate nell ambito degli incontri di coordinamento tecnico regionale dei SIL, si rende necessario un aggiornamento delle modalità di rilevazione delle informazioni riferite all utenza ed ai progetti attivati. In particolare sarà necessario introdurre: una diversa classificazione della tipologia di utenti; un modo che consenta di distinguere utenti per i quali, nel passato, siano stati attivati servizi rispetto a quelli per i quali vi è una prima presa in carico. Inoltre, in accordo con i servizi delle aree della disabilità, della salute mentale e delle dipendenze, andranno studiate modalità di utilizzo del sistema informativo che supportino in modo efficace i processi di collaborazione in via di definizione con i nuovi protocolli. 43

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113 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno 1.4 Dipendenze 1. Mantenimento e implementazione azioni PdZ Nel complesso il Dipartimento delle Dipendenze dell ULSS n. 1 conferma le politiche e gli obiettivi definiti nel documento di programmazione Piano di Zona perseguendo i seguenti obiettivi: - applicazione delle direttive nazionali e regionali in materia di dipendenze patologiche; - coordinamento della rete dei servizi pubblici e privati convenzionati che operano in materia di dipendenze patologiche nel territorio dell ULSS n. 1; - coordinamento della rete informale costituita dalle Associazioni di volontariato; - gestione della quota del budget aziendale destinato alle dipendenze patologiche e perseguimento degli obiettivi assegnati. Per garantire il mantenimento di elevati standard di qualità che hanno fino ad oggi caratterizzato l Area delle Dipendenze, è necessario che siano garantire risorse adeguate in termini di professionalità. A tale riguardo si ricordano le seguenti criticità, alcune delle quali in corso di soluzione e che, comunque, non hanno inciso sul numero di utenti presi in carico nell anno 2013 e/o creato liste d attesa: - mancata sostituzione del Dirigente medico in servizio presso il Ser.D. e DH Alcologia di Auronzo in servizio fino al mese di ottobre 2013, trasferitosi presso altra ULSS del Veneto; - storica non copertura del posto di Assistente Sociale presso il Ser.D. di Belluno che obbliga l'unica figura professionalmente competente in ambito sociale a farsi carico delle numerose richieste provenienti da un bacino territoriale assai vasto, quale quello del capoluogo; È presumibile che l anno 2014, come rilevato nel 2013, non sia caratterizzato per l aumento in termini di utenza ma per l aumento della complessità e della problematicità della stessa: - l innalzamento del numero di giovani e giovanissimi multiproblematici, ha comportato un carico di lavoro non indifferente anche nell'incrementare una più stretta collaborazione con gli altri Servizi ed Agenzie del territorio; - l'utenza rappresentata dalle persone inviate dalla CMLP per guida in stato di ebbrezza ha necessitato un impegno notevole nella presa in carico, nella valutazione delle problematiche, nel monitoraggio e nella stesura di relazioni dei programmi in tutti e tre i distretti territoriali; - la crescente richiesta di assistenza sociale da parte degli utenti cronici, anche in termini di necessità di abitazione protetta, è stata verificata in tutte e tre le realtà territoriali; - l'emergenza dei problemi legati al gioco d'azzardo, in tutta la loro complessità, caratterizza le richieste di aiuto che hanno riguardato una quindicina di famiglie in gravissime difficoltà economiche, sociali e relazionali. È evidente che l'accesso ai Servizi per questi problemi avviene allorquando la situazione è molto pesante. Per tale ragione la collaborazione avviata nel 2013 con colleghi di altre Aziende ha permesso di costruire all'oggi, una risposta di qualità, attualmente attivata a Belluno, con un Gruppo psicoeducativo all'interno del Servizio ed un Gruppo di Auto Aiuto, guidato da operatori del Dipartimento

114 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno - la crisi economica e lavorativa rende sempre più difficile il percorso riabilitativo degli utenti, sia di quelli che accedono ambulatorialmente ai servizi sia di quelli che vi accedono in regime di ricovero e/o come inserimento comunitario. Ciò comporta tempi più lunghi, maggiore impiego di risorse e rischio maggiore di cronicizzazione. - l'attività preventiva non dispone più di risorse aggiuntive, nazionali o regionali, e deve essere portata avanti unicamente con le risorse interne ai servizi, tutto questo a fronte di una necessità sempre più pressante soprattutto per quanto riguarda giovani e giovanissimi. In relazione all'aumento della complessità e della multiproblematicità dell'utenza (comorbilità psichiatrica, varie combinazioni tra sostanze, alcol e gioco d'azzardo) si stanno rivedendo i protocolli di collaborazione con altre aree in particolare con il Dipartimenti Salute Mentale, il Servizio Integrazione Lavorativa e l'area consultoriale. In aggiunta l'aumento dell'utenza giovanile comporta la necessità di una formazione degli operatori specifica e mirata: il piano formativo 2014 prevede, tra l'altro, attività di formazione sul campo e con l'utilizzo di risorse esterne sia per quanto riguarda i giovani che per le persone con problemi di gioco d'azzardo. 2. Riorganizzazione azioni PdZ Riorganizzazione dipartimento delle dipendenze L anno 2014 vede l adozione da parte dell ULSS n. 1 del nuovo Atto Aziendale il quale, pur riconoscendo e mantenendo l'assetto iniziale per quanto riguarda organizzazione, modelli proposti, obiettivi di salute e mission del Dipartimento delle Dipendenze, introduce alcune modifiche: il Dipartimento misto strutturale-funzionale si caratterizza per l'articolazione dei servizi aziendali (sanitari) che garantiscono uguale possibilità di accesso e di equità di trattamento pur nelle diverse realtà territoriali dell ULSS n. 1; a ciò si connette l'aspetto funzionale rappresentato dalla rete del privato sociale e del volontariato, rete che persegue comuni finalità pur mantenendo la propria autonomia e responsabilità tecnico-funzionale e gestionale. Nello specifico il Dipartimento promuove il coinvolgimento delle comunità e degli Enti Locali in una logica di rete per la programmazione e la realizzazione di attività quali le Scuole Alcologiche Territoriali, gli interventi nelle scuole di ogni ordine e grado, l'attività dell'unità Mobile. Nell'Atto Aziendale il Dipartimento delle Dipendenze è collocato funzionalmente nel Distretto e risponde gerarchicamente alla Direzione dei Servizi Sociali e della Funzione Territoriale. Risulta di fondamentale importanza l'aver collocato gerarchicamente il reparto di Alcologia all'interno del Dipartimento delle Dipendenze in virtù del rapporto storico ma, soprattutto, del modello organizzativo e di mission: la risultante è che il Dipartimento viene rafforzato nella sua interezza e nella logica del lavoro di rete. La novità sostanziale, per quanto riguarda il Reparto, è il recepimento della direttiva regionale che, con riferimento alle schede ospedaliere, ha trasformato il D.H. Alcologia in ricovero ordinario di tipo riabilitativo (cod. 56 con 15 posti letto). Conseguentemente è previsto l'inserimento di tale Reparto nel neo costituito Dipartimento Funzionale Riabilitativo Ospedale Territorio (DROT) che costituisce un innovazione organizzativa anche se la modalità culturale è stata perseguita già da tempo in termini di dimissioni che prevedono un programma territoriale coinvolgente la persona, le famiglie, le comunità locali, i MMG e le associazioni di volontariato. 46

115 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Nel corso dell anno 2014 viene dato seguito all operativa riorganizzazione del Dipartimento delle Dipendenze prevista dall Atto Aziendale, anche al fine di un uso flessibile delle risorse professionali in grado di garantire metodologie di intervento, equità di accesso, uniformità e qualità delle prestazioni nelle tre aree sub-distrettuali. Allo stesso tempo vanno attivate le nuove Unità Operative Semplici afferenti al Dipartimento e rivisti gli incarichi dirigenziali, da parte della Direzione Aziendale su proposta del Direttore di Dipartimento. Nel quadro di riorganizzazione del Dipartimento vanno previste e regolate le procedure di integrazione tra struttura territoriale e Riabilitazione Alcologica (area ospedaliera), al fine di mantenere e di sviluppare i processi di integrazione già consolidati negli anni e di contribuire all efficacia ed efficienza operativa del Dipartimento Funzionale Ospedale e Territorio. Obiettivi Piano di Zona - Anno Prosecuzione del progetto Indipendente in collaborazione con i Rotary Club provinciali, gli Istituti Comprensivi, gli Istituti di Istruzione Superiore e alcune Associazioni sportive. - Prosecuzione dell attività di prevenzione ed educazione alla salute mediante la messa a disposizione del unità mobile Fuori Posto in collaborazione con Aziende ULSS (intra ed extra Regione), Comuni e soggetti della comunità. - Rafforzamento dell intervento preventivo/formativo attraverso le scuole alcologiche territoriali in collaborazione e sinergia con gli Enti Locali e le Associazioni di volontariato/culturali. - Incremento e perfezionamento degli interventi terapeutici su giovani e giovanissimi, in collaborazione con il servizio consultoriale Spazio Giovani e gli altri servizi aziendali, e le azioni di protezione dei minori in accordo con l Unità Tutela Minori dell Unità Operativa Infanzia Adolescenza e Famiglia (organizzazione seminario in collaborazione con altre Aziende ULSS a livello di Area Vasta). - Consolidamento delle iniziative terapeutiche e riabilitative riferite a persone dipendenti da Gioco di Azzardo Patologico (GAP), continuità del gruppo psico-educativo dipartimentale e supporto professionale al Gruppo di Auto Aiuto. - Ridefinizione degli interventi sul fumo in collaborazione con il Dipartimento di prevenzione e il reparto di Pneumologia di Belluno (Progetto regionale Guadagnare Salute ). - Rafforzare le reti territoriali soprattutto in collaborazione con le Associazioni provinciali dei Club alcologici territoriali, anche in collaborazione con l ULSS n Revisione protocollo di collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale e adozione del protocollo di collaborazione con il Servizio Integrazione Lavorativa. - Apertura di un confronto tra privato sociale, Comuni, ULSS e Regione per l attivazione di offerta residenziale protetta (a bassa soglia) destinata a utenti cronici con elevati bisogni socio-assistenziali. - Prosecuzione del progetto Reli - progetto di inserimento socio-lavorativo nella Provincia di Belluno a cura del Ce.i.S. di Belluno. - Progettazione di una collaborazione integrata con il Dipartimento delle Dipendenze dell ULSS n. 2 di Feltre e approfondimento delle condizioni per la possibile creazione di un Dipartimento unico interaziendale la cui costituzione va verificata anche in termini di compatibilità con il PSSR, le linee guida riferite ai servizi territoriali e gli atti aziendali. - Definire ed adottare un protocollo tra ULSS 1 e ULSS 2 riferito agli interventi con le persone sottoposte a provvedimento restrittivo dell attività di guida (art. 186 e art. 187 del codice della strada)

116 48 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno

117 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno 1.5 Salute mentale Premessa Rispetto ai bisogni consolidati, le priorità di intervento per l anno 2014 riguardano, come per gli anni precedenti, soprattutto i percorsi di inserimento lavorativo e la residenzialità. L inserimento lavorativo delle persone con diagnosi psichiatrica è condizionato negativamente dalla scarsità dell offerta lavorativa e di cooperative di tipo B nel territorio bellunese, acuita in questo periodo di crisi economica, e dalla difficoltà di coordinamento tra i soggetti (Centri di Salute Mentale, Servizio Integrazione Lavorativa, Centri per l impiego, Provincia, privato sociale, agenzie di valutazione e riconoscimento dell idoneità lavorativa) che a vario titolo concorrono alla realizzazione dei progetti di inserimento lavorativo. Le difficoltà nell area della residenzialità consistono nel degrado delle strutture psichiatriche di Belluno e nella carenza di offerta di almeno 40 posti letto (CA, GAP, CA di tipo estensivo), con un turnover delle strutture terapeutiche residenziali, da anni, quasi azzerato. Rispetto ai bisogni emergenti le priorità di intervento riguardano i disturbi del comportamento alimentare, la comorbilità con disturbi di personalità e con disturbi da uso di sostanze, gli interventi precoci nell area delle psicosi e l integrazione con le aree vicine. In questo ambito le problematiche vanno dalle necessarie sinergie con la Neuro Psichiatria Infantile nell area dell adolescenza e negli interventi di urgenza, al consolidamento dei rapporti di collaborazione con i Medici di Medicina Generale, soprattutto nell ambito di richieste di salute mentale che interessano problematiche che si collocano nell ambito dei disturbi dell adattamento, anche in relazione alle negative contingenze socio-economiche attuali, e problematiche psicogeriatriche, spesso concomitanti a disturbi somatici e della sfera cognitiva. Le politiche di intervento possono essere così riassunte: - promuovere politiche di inclusione sociale, favorendo inserimento lavorativo, domiciliarietà, socializzazione e incrementando il ruolo delle reti sociali istituzionali e non istituzionali; - promuovere azioni contro lo stigma; - promuovere la collaborazione con aree di intervento vicine; - ripristinare l idoneità o trovare collocazione idonea alle strutture psichiatriche esistenti a Belluno. La dotazione complessiva del personale nel Dipartimento di Salute Mentale di Belluno è sostanzialmente in linea con gli standard regionali, che si traducono tuttavia in una carenza relativa se si considerano la densità abitativa e la conformazione geografica del territorio, che comportano l apertura di tre Centri di Salute Mentale e di due Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura su un bacino di utenza di circa abitanti. La situazione del personale, rispetto a quella degli anni precedenti, evidenzia difficoltà legate, per l'uo di Agordo, al pensionamento del medico psichiatria responsabile, per l'uo del Cadore, alle difficoltà quasi continuative di garantire numericamente il personale medico, soprattutto in riferimento alla necessaria turnazione sul SPDC, e, per l'uo di Belluno, a malattie protratte e gravidanze del personale sia medico che infermieristico. In generale, permangono gravi difficoltà nell area della residenzialità. Il degrado delle strutture psichiatriche di Belluno non riguarda solo la Comunità Terapeutica Residenziale Protetta (CTRP) di San Gervasio. Nel corso degli ultimi mesi si è evidenziata la non idoneità sia dei locali che ospitavano la Comunità Terapeutica "Casa Carbone", sia dei locali adibiti a Centro di Salute 49

118 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Mentale in via Carducci a Belluno, con conseguente necessità di abbandonare in tempi brevi entrambi gli edifici. Il territorio dell agordino è tuttora del tutto privo di un offerta riabilitativa a livello residenziale, che, proporzionalmente al bacino di utenza, ammonterebbe a 6-8 posti letto. Una carenza numericamente simile, 8 10 posti letto, è presente nell UO di Psichiatria di Belluno. Nel Piano Aziendale del 2008 tali carenze erano state recepite e, al fine di ottimizzare il rapporto costi benefici, era stata programmata l attivazione di una Comunità Alloggio di 16 posti letto rivolta all utenza di Belluno e di Agordo. In considerazione dei vincoli posti dalla Legge Regionale 22/2002, DGR 1616 del 2008, la soluzione più razionale sarebbe, allo stato attuale, l attivazione di due Comunità Alloggio da circa 10 posti letto ciascuna, in cui potrebbe confluire la Comunità Terapeutica Casa Carbone, la cui sede necessita di importanti interventi di ristrutturazione. Un altra carenza riguarda la mancata disponibilità di circa 12 posti letto in Gruppo Appartamento Protetto, previsto dalla legislazione regionale e rivolto alle persone con minori necessità assistenziali. La situazione è ulteriormente peggiorata rispetto al passato per quanto riguarda l UO di Belluno per il venir meno dell alloggio con 4 posti letto del cosiddetto Appartamento Autogestito, sito presso l edificio del Centro di Salute Mentale di via Carducci 8. Inoltre, il Progetto Obiettivo per la Salute Mentale del 2010 della Regione Veneto prevede l apertura di una Comunità Alloggio di tipo Estensivo con posti letto a valenza dipartimentale. La tipologia di questa unità si avvicina molto a quella individuata nel precedente Piano di Zona, in riferimento ad una possibile RSA psichiatrica ad Auronzo, in seguito a riconversione dell ex Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura (SPDC). Una struttura di questo tipo potrebbe consentire di far rientrare una parte degli inserimenti extra-ulss, estremamente onerosi sul piano economico e spesso inappropriati rispetto ad una possibile reintegrazione sociale dell utente. Nonostante il miglioramento della collaborazione tra Dipartimento Salute Mentale e Servizio Integrazione Lavorativa, permane una criticità nelle politiche per l inserimento lavorativo delle persone con diagnosi psichiatrica, sia per la difficoltà di coordinamento tra i soggetti che a vario titolo concorrono alla realizzazione dei progetti di inserimento lavorativo, sia, soprattutto, per la scarsità dell offerta lavorativa e di cooperative di tipo B nel territorio bellunese, acuita in questo periodo dalla crisi economica. L attività dell equipe del Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare, a fronte di una domanda crescente di presa in carico ambulatoriale di casi complessi che necessitano anche di percorsi residenziali a carattere terapeutico e riabilitativo, è attualmente condizionata negativamente dalla riduzione del monte ore dell incarico annuale a tempo determinato della psicologa professionista da 38 a 30 ore settimanali. 1. Rinvio/sospensione azioni Piano di Zona È slittata al 2014 l apertura dell Appartamento Protetto in località Reane ad Auronzo di Cadore, prevista per l anno 2013, soprattutto per le difficoltà legate alla ripartizione della spesa sanitaria e sociale, dovute anche alle difficoltà economiche dei Comuni di piccole dimensioni. Conseguentemente, è rimasto in sospeso anche il progetto dell Appartamento Protetto maschile di Belluno, anche per la difficoltà nel trovare sedi idonee. Le trattative per l immobile sito nel Comune di Belluno, proposto dalla Cooperativa Società Nuova S.C.S., da condurre in locazione per adibirlo a nuova sede della Comunità Terapeutica Riabilitativa 50

119 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Protetta sono state sospese, e successivamente abbandonate, in seguito a diverse difficoltà subentrate, nei primi mesi del Riorganizzazione azioni Piano di Zona Azioni correttive interne ai Servizi Va sottolineata la necessità di mantenere e rafforzare un elevato livello di integrazione sia internamente al servizio sia con i servizi vicini, con particolare riguardo alle patologie emergenti. Vanno inoltre promosse forme di collaborazione in area vasta (Treviso, Belluno) nelle seguenti tematiche: - disturbi del comportamento alimentare per favorire risposte efficaci, e in continuità con l intervento in sede locale, a problematiche complesse, in particolar modo per quanto riguarda il ricovero per emergenze internistiche e la residenzialità; - nelle problematiche dell adolescenza per consentire una miglior integrazione tra presa in carico del minore e presa in carico dell adulto e per favorire risposte efficaci e in continuità con l intervento in sede locale a situazioni complesse, in particolar modo per quanto riguarda il ricovero per emergenze psicopatologiche e comportamentali e la residenzialità. Esperienze positive tra Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare, Neuropsichiatria Infantile e Dipartimento di Salute Mentale con il Centro diurno e residenzialità per giovani e adolescenti con disturbi del comportamento alimentare e crisi adolescenziali, Futuro Insieme di Susegana (TV), potranno trovar sbocco in una convenzione specifica di area Vasta, già adottata dalle ULSS della Provincia di Treviso, previa attenta valutazione costi/benefici e nel limite del budget assegnato. Il centro, per le sue caratteristiche prettamente riabilitative e polivalenti, risulterebbe idoneo ad affrontare le situazioni della realtà clinica, in cui spesso, assieme al disturbo del Comportamento Alimentare, concomitano altre problematiche. Questa prerogativa, assieme alla relativa vicinanza all area di Belluno, renderebbe più agevole l attuazione di progetti integrati con i servizi locali. Per quanto riguarda l Unità Operativa di Agordo, un aspetto positivo è relativo al rinnovo convenzione con Società Nuova, dall inizio del 2014 fino a tutto il 2016, per il Centro Diurno. Il rinnovo del contratto prevede anche un aumento della recettività del centro diurno da 12 a 15 posti. L autorizzazione da parte della Regione alla copertura del posto vacante di medico psichiatra e l effettuazione del concorso per medico psichiatra prevista per i primi di aprile dovrebbe consentire di compensare la carenza di offerta perdurante da metà del Allo scopo di migliorare l efficacia degli interventi d integrazione lavorativa di persone in carico al Centro di Salute Mentale, considerata l alta valenza ai fini riabilitativi e dell integrazione sociale che tali interventi assumono, proseguirà il confronto fra i servizi afferenti al CSM ed il SIL finalizzati alla definizione di un protocollo di collaborazione CSM e SIL. Il percorso intrapreso, che prevede il coinvolgimento dei servizi degli altri due distretti, si integra con quelli riguardanti il Servizio Handicap Adulti e il Ser.D. Tale iniziativa, che ha come riferimento le citate linee guida regionali, si basa sul principio di rendere le persone protagoniste delle proprie scelte di vita ed ha, proprio per il senso riabilitativo e di restituzione ai contesti comunitari di vita delle persone stesse, una particolare ricaduta nel contribuire a rimuovere le cause di disuguaglianza nell accesso a percorsi di salute e nel promuovere l integrazione sociale. 51

120 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Azioni correttive a livello locale (ULSS, Comuni, CM) Nel corso del 2014 verranno programmati degli incontri a cui parteciperanno il privato sociale con i rappresentanti delle Cooperative di tipo B, il Distretto di Salute Mentale, il Servizio Integrazione Lavorativa, una rappresentanza della Direzione ULSS ed una rappresentanza della Conferenza dei Sindaci. Gli incontri sono finalizzati a porre in evidenza e sviluppare le iniziative in atto, anche identificando possibili forme di sinergia, ad individuare forme di collaborazione tese a facilitare lo sviluppo in sede locale delle cooperative di tipo B (ad esempio finanziamenti starter, operatori dedicati o tutor, percorsi agevolati nella assegnazione di appalti), a verificare la disponibilità del settore pubblico nei confronti di appalti e inserimenti sociali che possano consentire la collocazione di soggetti svantaggiati ed a formulare un protocollo comune di collaborazione. Rispetto alla questione della compartecipazione alla spesa per le strutture residenziali ad elevato livello di integrazione socio-sanitaria, prevista dai livelli essenziali di assistenza (LEA) Area Salute Mentale, di cui all All. 5 della DGRV n del 9 agosto 2002 e all All. 1 della DGRV n del 30 dicembre 2002, il 17 dicembre 2013 la Conferenza dei Sindaci ha approvato la delibera di presa d'atto della DGRV n del 3 ottobre 2013 "Linee di indirizzo per la compartecipazione alla spesa sociale degli inserimenti in strutture e percorsi riabilitativi del dipartimento di salute mentale". Tale delibera, che prevede anche la stesura di un regolamento che faciliti la gestione economica da parte dei Comuni rispetto ai soggetti indigenti e la creazione di un fondo economico comune, completa gli strumenti per la necessaria applicazione della compartecipazione alla spesa per le Comunità Alloggio e per i Gruppi Appartamento Protetto. La concomitante approvazione, il 30 dicembre 2013, della delibera ULSS n Approvazione progetto triennale 1 gennaio 2014/31 dicembre Appartamenti Protetti Domiciliarità Protetta - Attivazione Gruppo Appartamento Protetto afferente all Unità Operativa di Psichiatria del Sub-Distretto n. 3 di Belluno e avvio del Gruppo Appartamento Protetto afferente all Unità Operativa di Psichiatria del Sub-Distretto n. 1 del Cadore di cui alla deliberazione n. 511 del , prevede anche, per i prossimi due anni, la prosecuzione domiciliarità protetta e rende operativo, nel primo semestre del 2014, l avvio del GAP del Cadore e del GAP maschile di Belluno. Nel corso del 2014 si valuterà l idoneità di strutture dell ULSS da poter adibire a GAP, al fine di poter attivare un gruppo appartamento per l utenza femminile nel corso del La difficile contingenza economica e di bilancio dell ULSS rende sicuramente difficile l attuazione in tempi brevi di progetti che agiscano in maniera sistematica sul degrado delle strutture psichiatriche nel bellunese e sulla carenza di offerta residenziale nel bellunese e nell agordino. Nel contempo, si rende necessaria una reale politica di programmazione a medio lungo termine non basata, come è avvenuto in passato, sul mero utilizzo di edifici dismessi da altri servizi, la cui conseguenza inevitabile è la scarsa adeguatezza e lo stato di degrado delle strutture esistenti. Sarebbe auspicabile che tale programmazione tenga conto delle carenze esistenti e si basi sulle specifiche esigenze logistiche e strutturali delle strutture residenziali, con una speciale attenzione al reinserimento sociale e al superamento dello stigma per le persone con problemi psichiatrici. In conseguenza delle problematiche emerse nei locali che ospitavano la Comunità Terapeutica "Casa Carbone", già in concessione da parte del Comune di Belluno, il Comune stesso si è reso disponibile a trovare una soluzione temporanea presso quattro alloggi dell immobile denominato Ex Case Sperti. Il trasferimento effettivo della Comunità si è realizzato all inizio di gennaio. La ricollocazione definitiva della CA di Cavarzano Casa Carbone va comunque rivista nel corso del 52

121 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno 2014, anche alla luce della prossima scadenza dell appalto e del possibile rinnovo integrato della gestione convenzionata come Comunità Alloggio da 10 posti letto. In considerazione della necessaria ri-collocazione degli appartamenti di via Levego Belluno, poco sostenibili economicamente e non in linea con gli standard regionali, è stato reperito da parte del Comune di Belluno un sito da adibire a Gruppo Appartamento Protetti da 4 posti letto nell'immobile di proprietà comunale denominato Kraller A via Lungardo 38 - Belluno. Un altra emergenza strutturale riguarda il Centro di Salute Mentale di via Carducci, 8 Belluno, di cui nel mese di gennaio è stata evidenziata la non idoneità dal punto di vista strutturale, per quanto riguarda gli ambulatori collocati al primo piano dell immobile. È stata individuata una collocazione di emergenza, per i prossimi mesi, al piano terra del padiglione F dell Ospedale San Martino. In questo periodo l attività del Centro Diurno continuerà ad essere erogata al piano terreno dello stabile di via Carducci. La separazione tra attività strettamente ambulatoriale ed attività riabilitativa e a carattere di accoglienza potrà creare delle disfunzioni nell erogazione dei servizi. Una volta ultimati i lavori sul blocco F, con il trasferimento conseguente della Pediatria e della Ostetricia-Ginecologia troveranno sistemazione provvisoria presso il padiglione sia il Centro di Salute Mentale con il Centro Diurno, sia la CTRP. Questo consentirà la messa in sicurezza delle due struttura, ma rappresenta una soluzione tutt'altro che ideale. Gli aspetti negativi si possono riassumere nella collocazione della CTRP all interno dell area ospedaliera, nei lavori di ristrutturazione minima previsti e nella concentrazione nella medesima struttura di tre servizi psichiatrici, SPDC, CTRP e CSM con Centro Diurno annesso. Il progetto definitivo, più a lungo termine, dovrebbe prevedere una ristrutturazione complessiva dell intera area, con collocazione idonea del CSM e della CTRP. Per quanto riguarda il SPDC è possibile prevedere nei prossimi anni un suo progressivo trasferimento presso il V piano dell ala chirurgica dell Ospedale S. Martino. In alternativa la CTRP potrà essere collocata in una sede extraospedaliera nell ambito di una progettazione concordata con il Comune di Belluno. Anche la Comunità Terapeutica di Cavarzano può trovare una collocazione definitiva nella collaborazione con il Comune di Belluno. Per quanto riguarda le iniziative per contrastare lo stigma l'associazione AITSaM per l anno 2014 prevede di dare continuità ai seguenti progetti, già consolidati: - attività ricreativa/teatrale gruppo Il Gabbiano, con appuntamento settimanale il venerdì dalle alle 17.00, prevalentemente presso la sede del gruppo che si trova in via Travazzoi 8A a Belluno; - gruppo di AMA per familiari di Belluno, ogni primo martedì del mese ore presso il CSV in via del Piave 5; - uscite mensili il primo fine settimana di ogni mese (gite, visite guidate, escursioni, ecc.), con partenza dalla sede del gruppo Il Gabbiano; - rassegna culturale Qualche passo verso la felicità, in collaborazione con il Comune di Belluno e la Biblioteca Civica; - incontri di elaborazione delle emozioni per familiari, Sono previsti due corsi da otto serate; - laboratori di musica e cucina (circa un ogni tre mesi, fissati di volta in volta). rogetta inoltre di realizzare le seguenti attività innovative: - apertura di un nuovo gruppo di AMA per familiari a Belluno, uno a Longarone e uno in Cadore; - coltivazione dell'orto sociale assegnato tramite bando comunale, nel quartiere di Cavarzano; 53

122 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno - attivazione di una web-radio, con trasmissioni settimanali; - concorso letterario per gli studenti delle scuole superiori della città di Belluno Qualche frase verso la felicità ; - pubblicazione di una ricerca storica sull'esperienza di Basaglia a Belluno (1974); - progetto d'inserimento in una attività di volontariato di tipo impiegatizio in ambito lavorativo a favore di un utente del Centro Diurno. Azioni correttive a livello regionale A livello locale, le maggiori difficoltà e le azioni correttive conseguenti sulle quali la Regione Veneto potrebbe intervenire, pur tenendo conto della contingenza economica attuale, vanno individuate nei seguenti punti: - Difficile individuazione di finanziamenti per investimenti o finanziamenti in conto capitale, che rende, in questo periodo, ulteriormente difficile l attuazione delle politiche relative alla residenzialità e ai percorsi lavorativi, che necessiterebbero finanziamenti ad hoc. - Basso rapporto tra spesa per la salute mentale e spesa sanitaria: la spesa per la salute mentalesi assesta sul 3,3% della spesa sanitaria totale, a fronte del 5% previsto nei Progetti Obiettivo Nazionali e del 7,5% che rappresenta la media UE. - difficile rispetto della normativa regionale per i servizi per la salute mentale (DGRV n. 1616/2008 Approvazione dei requisiti e degli standard per le unità di offerta nell'ambito della salute Mentale ), che va ottemperata non solo per i servizi esistenti, ma anche per quelli non attivati. - mancato riconoscimento della specificità relativa alla dispersione abitativa e alla conformazione geografica della Provincia di Belluno, ancor più evidente in servizi, come quelli per la salute mentale, tipicamente orientati al territorio e alla rete comunitaria. 54

123 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno 1.6 Marginalità sociale 1. Mantenimento azioni. Nel corso del 2013 si è assistito ad una sostanziale invariabilità della situazione di difficoltà che si protrae anche per il nuovo anno: aumento dei bisogni, a causa della crisi economica che non accenna a diminuire, a fronte di una riduzione delle risorse a disposizione. Si conferma quindi una cronicizzazione della condizione di marginalità della popolazione dovuta essenzialmente alla mancanza di lavoro e all'impossibilità di coprire le situazioni di difficoltà con le risorse messe in campo che risultano ancora molto frammentate. Restano pertanto valide, anche per l'annualità 2014, le osservazioni fatte in fase di stesura del Piano di Zona ; in particolare: la necessità di rivisitazione del sistema del welfare per una maggiore razionalizzazione delle risorse, il sostegno alle famiglie che si confermano i soggetti più vulnerabili, l'affiancamento di un percorso educativo alle azioni di integrazione (soprattutto quelle legate al reddito), la necessità di maggior integrazione della rete. Servirebbe una seria politica sul lavoro per smuovere molte condizioni personali le quali, sommate tra loro, nel corso di questi ultimi anni hanno gravato in maniera significativa rispetto all'effettiva capacità di risposta ai bisogni che sono stati rappresentati. Si confermano di conseguenza le seguenti politiche: 1. Sostegno a singoli e famiglie in situazione di disagio socio-economico o esclusione sociale. 2. Sostegno a donne vittime di violenza e/o in situazione di disagio socio-economico. 3. Sostegno a persone sottoposte ai provvedimenti dell'autorità giudiziaria e in uscita dai circuiti penali. 4. Integrazione della rete dei servizi. Verranno mantenute anche per il 2014 le seguenti azioni: Distribuzione Ticket service e buoni spesa, Trasferimenti in denaro per il pagamento d'interventi e servizi, Inserimenti lavorativi, Attività di Servizio Sociale Professionale erogate dal Comune di Belluno, Alloggi d emergenza abitativa, Casa Emmaus. A Giugno 2014 terminerà il progetto Cantiere della Provvidenza - Seconda opportunità con capofila il Comune di Belluno mentre continuano i Progetti Esodo verso l'integrazione e il Microcredito gestiti dal Ceis e il Progetto lavoro da parte del Consorzio BIM, co-finanziato da Cariverona. 2. Rinvio azioni Piano di Zona Nella precedente relazione di previsione era stata prevista un'azione di monitoraggio dei soggetti che operano nell'area marginalità sociale, al fine di evidenziare le risorse esistenti ed evitare la frammentazione delle stesse. Non è stato possibile realizzare questa iniziativa a causa delle limitate risorse umane da impiegare nell'attività, che pertanto viene rinviata nell'anno Riorganizzazione azioni Piano di Zona Nell'ambito del Tavolo tecnico di quest'area è emerso con grande forza il problema della mancanza di lavoro. Questa grande difficoltà, oltre ad aumentare il target di utenza, ha sensibilmente ridotto le naturali capacità di fronteggiamento insite all'interno dei nuclei famigliari, soprattutto nelle casistiche che fanno riferimento alla perdita del lavoro di più soggetti all'interno dello stesso nucleo e conseguentemente ciò ha comportato un anticipo nell'effettuare una richiesta di intervento esterno da parte di enti pubblici o associazioni. Si può rilevare un considerevole numero di iniziative di natura assistenziale con le medesime finalità, proposte e condotte da soggetti diversi con la conseguenza di depotenziare l'effettiva risposta al bisogno che le persone potrebbero altrimenti ricevere

124 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno 4. Nuove azioni Piano di Zona Per il 2014 verranno attivati: - Il Progetto Reddito di ultima istanza (R.U.I.) finanziato dalla Regione del Veneto che prevede lo stanziamento di per il primo anno di sperimentazione, a favore del Comune di Belluno per la realizzazione di azioni di sostegno al reddito e di inserimento lavorativo per fasce in disagio economico. Per gli anni successivi si prevede il coinvolgimento dei Comuni limitrofi. Il Progetto Inclusione Sociale e contrasto al rischio di marginalità finanziato dalla Fondazione Cariverona del quale è capofila il Comune di Belluno e prevede il coinvolgimento dei Comuni del Sub-Distretto n. 3 per un totale di Il progetto consiste nell' erogazione di contributi economici personalizzati: integrazioni reddito, ticket buoni pasto, integrazione rette per anziani in condizioni di indigenza; Sostegno abitativo; Convenzioni con associazioni; Voucher per beni/servizi/attività; Integrazione lavorativa: convenzione con Cooperative, borse lavoro. Il Progetto Lavoro e Comunità, finanziato da fondi FSE, per la realizzazione di azioni integrate di coesione territoriale, ente capofila è Metalogos con il coinvolgimento attivo della Provincia di Belluno e il BIM. il Progetto Fondo di solidarietà condotto dal CEIS, finanziato dalla Regione del Veneto che prevede l'erogazione di aiuti a persone in difficoltà che non possono accedere al microcredito

125 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno 1.7 Area Immigrazione Premessa L Area Immigrazione ha svolto un positivo lavoro nell anno Quasi la totalità dei progetti sono stati portati a termine ed è stata fortemente potenziata la collaborazione tra i soggetti della rete che, nonostante la complessità, hanno operato in sinergia ed in modo propositivo. Molti degli obiettivi sono stati raggiunti e alcune criticità risolte. Nell anno 2014 è prevista la presentazione di 13 progetti, suddivisi in modo equilibrato tra: inserimento scolastico, integrazione sociale, studio della lingua italiana, aiuto alle famiglie bisognose e intercultura. Le azioni di mantenimento sono sviluppate prevalentemente nel mondo della scuola indirizzate a favorire l integrazione, lo studio e la conoscenza della lingua italiana. Le azioni di potenziamento e innovative sono in prevalenza indirizzate al potenziamento del coordinamento della rete delle associazioni,promozione delle persone e delle culture e supporto ai bisogni delle persone in difficoltà. I progetti sono stati finanziati dai fondi: Regionale per l immigrazione, Fei, Miur, associazioni di immigrati, cooperative e caritàs. Sono entrati a fare parte della Rete altre due associazioni di immigrati in rappresentanza dell Africa e della Macedonia e un gruppo informale di cultura Cinese. Inoltre sono state operate alcune modifiche significative nel metodo di lavoro dell Area che hanno portato maggiore qualità e funzionalità allo svolgimento delle attività operative e di coordinamento. Sono stati attivati dei gruppi di lavoro così organizzati: Gruppo n. 1 Prima Accoglienza Componenti: CTP, CTI Belluno, UST, Prefettura, Coordinamento Rete Immigrazione, Centro Hakim, Caritas, Informa Immigrati (Belluno, Alpago e Agordo). Gruppo n. 2 Studio e ricerca fondi Area Immigrazione per la progettazione in rete Coordinamento Rete Immigrazione e soggetti del pubblico e del privato facente parte dell Area. (in via di definizione). L analisi relativa alla situazione dell immigrazione nel territorio provinciale nell anno 2013, riportata in questa relazione, è stata eseguita dal gruppo Prima accoglienza,osservatorio privilegiato che ha eseguito una lettura della situazione dell immigrazione definendone bisogni e priorità. 57

126 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Alla data del risultano presenti nel territorio immigrati extracomunitari di cui di genere femminile e di genere maschile. Quindi in rapporto con l anno scorso notiamo una significativa diminuzione della popolazione immigrata extracomunitaria nell anno 2013 sopratutto di genere maschile. Riportiamo nella relazione le 8 nazionalità maggiormente presenti: CITTADINANZA totale MASCHI FEMMINE MAROCCO UCRAINA ALBANIA CINA POP MACEDONIA KOSOVO MOLDAVIA 464 _ 464 BOSNIA L analisi del contesto: I tre Informaimmigrati (Belluno, Agordo e Alpago) propongono azioni nei seguenti ambiti di intervento: Informazione e gestione di problematiche di carattere burocratico-amministrativo e legislativo in materia di ingresso e soggiorno; 2. Orientamento scolastico/formativo, lavorativo e supporto alla ricerca di alloggio; 3. Informazione e accompagnamento a contribuzioni in ambito territoriale e regionale. Gli Informaimmigrati hanno come destinatari principalmente immigrati, italiani naturalizzati, emigranti di ritorno ed, in generale, tutti coloro che necessitano di approfondire ed essere assistiti nei vari aspetti legislativi e amministrativi legati al soggiorno e all'ingresso nel territorio promuovendo il principio di informazione, di non discriminazione e di promozione della legalità per lo sviluppo di una reale integrazione sociale delle persone immigrate nel tessuto locale e nella promozione dei diritti riconosciuti dall'ordinamento secondo il principio di parità di accesso. Alcune osservazioni e riflessioni: Nel tempo si sta delineando, sempre più, una tipologia di immigrazione che può essere definita come naturalizzata o meglio definita come nuovi italiani, quindi singoli o famiglie straniere che accedono allo status di cittadinanza italiana avendo maturato i requisiti di legge, ma che conservano tuttavia ancora bassi tassi di alfabetizzazione, di scolarizzazione e di qualificazione professionale, risentendo maggiormente dei problemi legati alla crisi occupazionale, con ricadute sia in ambito abitativo che di mantenimento familiare. Viene confermata, da parte degli stranieri, la necessità di: - avere supporto e assistenza per la valutazione e implementazione delle principali pratiche amministrative di ingresso e soggiorno; - di disporre di informazioni e di accompagnamento nella presentazione di richieste di contributi sia a livello territoriale che regionale; - di avere puntuali informazioni riguardanti i requisiti di accesso alle opportunità di lavoro e di formazione messe a disposizione dagli enti di formazione accreditati per il ricollocamento dei disoccupati.

127 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Un altro elemento significativo è l aumento del numero di immigrati stabilizzati da tempo sul territorio nazionale che richiedono il ricongiungimento familiare dei genitori ultra sessantacinquenni per potersene occupare in prima persona e permettere loro di accedere al Sistema Sanitario Italiano. La situazione migratoria del territorio sta, infatti, evolvendo verso una fase di stabilizzazione: numerosi cittadini stranieri, in particolare quelli appartenenti ai gruppi migranti dall'albania degli anni '90 ed ai successivi dal Kosovo, sono riusciti ad ottenere il riconoscimento della cittadinanza italiana per naturalizzazione; nel contempo altri stranieri, di migrazione più recente (sanatorie e flussi degli anni 2000), hanno raggiunto lo status di soggiornanti di lungo periodo. Si nota inoltre che una parte significativa delle presenze straniere, sia cittadini comunitari che extracomunitari soggiornanti di lungo periodo, si orienta verso altre paesi comunitari in grado di offrire maggiori opportunità in ambito lavorativo. È stato evidenziato un incremento delle richieste di informazioni riguardanti i corsi di italiano, funzionali al raggiungimento del livello A2 per l'ottenimento del documento di soggiorno permanente. Il mondo della Scuola e delle Associazioni percepisce un aumento, dovuto ai ricongiungimenti familiari, dell entrata di minori ed adolescenti nella comunità con poca o nessuna conoscenza della lingua italiana: gli adolescenti spesso si vedono, da un giorno all altro, calati in un altra realtà culturale con la conseguente perdita di importanti punti di riferimento. Sul fronte dell'accoglienza e dell'inclusione nei gruppi di pari e coetanei i problemi di comunicazione linguistica si risolvono facilmente: i punti di riferimento riguardanti amici e coetanei si trovano dopo alcuni giorni di convivenza a scuola, in alcune realtà vengono invece segnalati casi di esclusione e razzismo. Più difficile sembra invece l'accettazione da parte di alcuni insegnanti, che vedono nell'alunno immigrato un intoppo al loro programma di lavoro. I ricongiungimenti familiari portano, inoltre, all ingresso nel territorio delle donne, le quali, soprattutto in alcune culture, restano spesso chiuse in casa e sono poco partecipi alla vita comunitaria. Le mogli-madri, soprattutto se non occupate in ambito lavorativo, si trovano spesso poco inserite nel tessuto sociale per diversi motivi: la difficoltà linguistica, il retaggio culturale, la discriminazione di genere, il fatto di occupare un ruolo subalterno nella gerarchia familiare e quindi di avere poca indipendenza, l isolamento fisico dovuto alla particolare geografia del territorio e, a volte, anche per uno scarso interesse all inserimento nella nuova realtà. Limiti che spesso si riflettono, con conseguenze più o meno pesanti, anche nell inserimento dei figli nella scuola visto che è alla donna che quasi sempre vengono lasciati i compiti di cura ed educazione della prole. Le modifiche strategiche intraprese per risolvere le criticità sono: - L attivazione dei gruppi di lavoro paralleli (come descritto sopra). - L attivazione del sito internet per contrastare le difficoltà di comunicazione dovute alla conformazione e complessità dell Area. - La progettazione mirata. Si sta lavorando per prevenire i fattori di rischio e perché la popolazione immigrata diventi pienamente risorsa e partecipi attivamente alle progettualità di promozione della salute nella comunità. Inoltre si è data continuità a strategie, politiche ed interventi definiti nella programmazione del Piano di Zona e alla progettazione mirata in base ai bisogni emersi. 59

128 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno - L inserimento di cittadini Cinesi al tavolo immigrazione. E stata individuata una rappresentanza della nazionalità Cinese che farà parte del tavolo delle Associazioni di immigrati. - L attivazione di una sede per il Coordinamento. Nel progetto sede sono previste le seguenti a- zioni: 1. Riferimento e collaborazione con gli Enti (Prefettura, Servizi ULSS, CTI, Scuole, Associazioni ecc.) nell ambito della mediazione culturale e linguistica e sostegno alle attività e progetti previsti nel piano. 2. Attivazione di un percorso formativo per i mediatori culturali. 3. Coordinamento e potenziamento della rete. 4. Ricerca di fondi per l Area Immigrazione. 5. Gestione sito di Coordinamento. 6. Promozione di azioni di sensibilizzazione, in collaborazione con Spazio incontro (Servizio Consultoriale a Sostegno della Genitorialità dell ULSS n. 1), rivolte ad amministratori ed o- peratori rispetto alle nuove realtà migratorie e alla trasformazione sociale in atto che necessita di nuove capacità operative nella gestione di situazioni complesse che riguardano gli stranieri. 7. Promozione e organizzazione di interventi di sensibilizzazione al Contrasto alle Disuguaglianza in salute. Le criticità più importante rimangono: - il mancato coinvolgimento del Coordinamento da parte di alcuni Enti nella programmazione e nella condivisione delle attività rivolte agli immigrati. - la mancata partecipazione di alcuni Comuni ai programmi dell Area. Attualmente il Coordinamento Immigrazione è composto da: Associazioni e Gruppi di Immigrati: Associazione Al Noor Associazione Popolinsieme Associazione Assalan Pace Associazione Amicizia Italo Marocchina Associazione Alba Azione di Gioia Associazione Anteas Reka Radika Associazione Diaspora Associazione Jannate Associazione del Ghana. Associazione Un passo verso la speranza Machado Ughia - Macedonia Renu Africa Gruppo della Cina Gruppo della Nigeria e Congo. Gruppo della Romania Gruppo dell Etiopia Gruppo Preghiera Africa Gruppo della Comunità Santo Domingo Altri soggetti che partecipano alle attività dell area: Comuni dell ULSS n. 1 Provincia di Belluno Prefettura di Belluno Servizio Integrazione Lavorativa ULSS n. 1 Ufficio Scolastico Territoriale Rete Scuole per un mondo di solidarietà e pace Centro Territoriale per l'integrazione C.T.I. Direzione Didattica Pierina Boranga 1 Circolo BL; Comitato d'intesa tra le Ass. Volontaristiche; Scuola Media S. Ricci di Belluno Associazioni Gruppi "Insieme si Può..." Ass. Culturale Linguistica Le Lingue Nel Mondo Centro Studi e Ricerche FormArte Croceblu S.C.S 60 Informa immigrati (Belluno, Agordo e Puos d Alpago) ABM - Associazione Bellunesi nel Mondo Associazione Insieme si Può Associazione Libera Belluno Caritas Diocesana di Belluno e Feltre La Via S.C.S Integra S.C.S Energia Sociale S.C.S. Lavoro Associato S.C.S. Società Nuova S.C.S.

129 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno I Progetti: 1. Mantenimento azioni Piano di Zona Nel complesso si confermano gli obiettivi e le azioni definite nel Piano di Zona Le azioni di mantenimento saranno sviluppate, attraverso i seguenti progetti e azioni: 1.1 Progetto Supporto studenti stranieri Scuola Secondaria di secondo grado - CTP Soggetto promotore: CTP di Belluno - Istituto Comprensivo 2 Circolo - Belluno. Descrizione: permettere una completa e positiva scolarizzazione ai ragazzi stranieri presenti nella Provincia di Belluno e iscritti nella Scuola Secondaria di secondo grado per garantire pari opportunità di inserimento sociale e di lavoro. Offrire agli stranieri già in possesso di titoli di studio superiori e Diploma di Laurea non riconosciuti la possibilità di accedere ad un percorso mirato alla preparazione degli esami di Maturità. Finalità: integrazione e successo scolastico degli alunni stranieri, a sostegno delle loro progettualità di vita e di lavoro nella società d'accoglienza. 1.2 Progetto Piano di Integrazione Sociale e Scolastica CdS - Ulss n. 1 Soggetto promotore: Comune di Belluno (Servizi Sociali e Ufficio stranieri Punto amico ) Partner (CTP Belluno) ,60 Descrizione: il Piano di Integrazione Sociale e Scolastica ha come obbiettivo il consolidamento del sistema territoriale di attività e servizi per il governo dei flussi migratori legali per favorire l'integrazione degli immigrati regolarmente soggiornanti nel territorio come componente e risorsa da valorizzare. Finalità: azioni di integrazione sociale e scolastica nel territorio della Conferenza dei Sindaci dell ULSS 1 e nelle aree prioritarie dell'insegnamento della lingua italiana e dell'informazione, in particolare aggiornamento sulla normativa nazionale e regionale: A. Inserimento scolastico, insegnamento della lingua italiana e promozione di interventi e- ducativi rivolti ai minori, anche finalizzati al contrasto del fenomeno della dispersione scolastica (CTP Belluno); B. Informazione: sportelli e strumenti informativi (Punto Amico). 1.3 Progetto: Doposcuola elementari - Fondo Fei per l Immigrazione (Progetto citato anche nell area Infanzia Adolescenza Famiglia) ,11 Soggetto promotore: Comune di Belluno. Descrizione: I destinatari del progetto (bambini di età compresa tra i 6 e gli 11 anni, frequentanti le scuole primarie del 1 e 2 Circolo del Comune di Belluno) vengono coinvolti in due tipi di attività: - svolgimento dei compiti assegnati per casa o di schede e attività didattiche, per consolidare le strategie di apprendimento - laboratori ludico-espressivi e giochi cooperativi di gruppo. Uno spazio privilegiato viene dato a temi e tecniche di stampo interculturale. Finalità: - offrire accoglienza e sostegno a minori in difficoltà e alle loro famiglie; - offrire occasioni per sperimentare relazioni e nuove modalità di socializzazione; 61

130 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno - offrire un sostegno mediato alla funzione genitoriale delle famiglie coinvolte, che rappresentano il destinatario diretto dell'intervento. 2. Potenziamento azioni PdZ Progetto Coordinamento rete immigrazione Soggetto promotore: Associazioni e gruppi facenti parte del Tavolo delle Associazioni di immigrati in collaborazione con Provincia di Belluno Comitato d Intesa e CSV Belluno. Descrizione: il Coordinamento Rete Immigrazione coordina la rete del pubblico e del privato in ambito immigrazione. Il Tavolo definisce i bisogni, attività e progetti nell ambito dell'immigrazione e lavora in sinergia con la rete per dare una risposta concreta ai bisogni emersi. Il Tavolo si riunisce una volta al mese, ha un Coordinatore ed è costituito da Associazioni e gruppi di immigrati della Provincia di Belluno. Finalità: sviluppo del Coordinamento rete Immigrazione con al centro il Tavolo delle Associazioni e gruppi di immigrati rappresentativo delle etnie presenti nel nostro territorio. Inoltre il progetto persegue le seguenti finalità: - favorire la crescita dei Gruppi e Associazioni di immigrati; - coordinare, dare supporto e monitorare le attività delle Associazioni di immigrati; - dare una risposta concreta ai bisogni espressi dalla rete e favorire le relazioni tra le Associazioni di immigrati e gli Enti (Prefettura, Ulss, UST, CTI, Associazioni e Cooperative). 2.2 Progetto Sportello di scambio 5.200,00 Soggetto promotore: Comune Limana. Partner: Associazione F.A. Descrizione: è un'iniziativa, in collaborazione con l'associazione FA - Famiglie Aperte, G. Conz e il CSV, che sostiene lo scambio di solidarietà e la partecipazione tra le famiglie e le persone della comunità. E' un luogo dove si può dare e ricevere gratuitamente indumenti, arredi, giochi, materiali didattici usati ma in buono stato, per bambini da 0 a 12 anni. Nel corso dell'anno 2013 sono stati scambiati ben oltre pezzi. E' un centro di scambio non solo di cose ma anche e soprattutto di relazioni umane, un luogo di incontro, conoscenza e reciproco aiuto di culture diverse per le diverse iniziative che si sono sviluppate nel corso dell'anno: dei laboratori, come quello del lunedì, quello delle maschere per la creazione di vestiti di Carnevale, dei corsi di formazione per genitori. E' in previsione per il 2014 la realizzazione del corso di italiano per stranieri, iniziativa partita grazie al finanziamento del Fondo Europeo per l'integrazione di cittadini di paesi terzi. Tale corso, attivo nelle giornate di martedì e giovedì, prepara al test finale valido per il rilascio del permesso di soggiorno di lungo periodo. Finalità: La finalità è quella di sostenere le famiglie con bambini piccoli attraverso lo scambio gratuito di indumenti, arredi, giochi e materiale didattico usati e ancora in buono stato. Tra gli obiettivi principali, c'è l'educazione al contraccambio del dono. 2.3 Progetto Interventi a sostegno dell'integrazione e dell'alfabetizzazione in italiano L2 degli alunni stranieri di redente immigrazione ,00 Soggetto promotore: UST(fondi MIUR), ULSS e Conferenza dei Sindaci. Descrizione: Laboratori di insegnamento della lingua italiana come L2 nei vari ordini di scuola e ai diversi livelli:1. A1-A2 prima comunicazione; 2. B1 livello soglia; 3.lingua dello studio. Azioni di orientamento scolastico: attività di supporto agli alunni e alle loro famiglie al fine di favorire l'inserimento nella scuola secondaria di secondo grado o comunque in percorsi personali individuali. Attività di aggiornamento in forma di ricerca-azione relativi alla didattica dell'italiano L2, alla valutazione, alla didattica interculturale, alla programmazione di percorsi plurilingui e alla produzione di materiali didattici. 62

131 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Finalità: Sostenere l'integrazione, l'alfabetizzazione in italiano L2 e il successo formativo degli alunni stranieri immigrati e dei giovani a rischio di dispersione e abbandono scolastico. 2.4 Progetto La festa dei Popoli Soggetto promotore: Associazione Popolinsieme e Caritas Descrizione: Manifestazione di tipo aggregativi Finalità: promozione delle varie culture e l integrazione fra i popoli 2.5 Progetto La povertà a casa nostra ,00 Soggetto promotore: Associazione Insieme si può Descrizione: "Insieme si può..." con questo progetto si prefigge di aiutare le persone/famiglie che l'associazione accoglie, a diventare i primi protagonisti della loro ripresa economica e sociale. A questo scopo, fin dove possibile, i contributi vengono erogati in termini di prestito o di microcredito; contemporaneamente si cerca di predisporre, insieme alla persona/famiglia bisognosa, un piano di uscita dalla situazione d indigenza e di porre le basi per garantire un futuro auto-sostentamento. Qualora le condizioni economiche non permettano un percorso di questo tipo situazione assai frequente - l'intervento avviene attraverso il sostegno, temporaneo e nella misura ritenuta di volta in volta necessaria, per il pagamento di bollette luce e gas, arretrati locatizi, spese mediche, spese alimentari, rinnovo documenti al fine della ricerca lavoro, spese scolastiche, corsi professionali, contributo per l avvio di attività lavorativa, ricongiungimento famigliare, beni materiali (cibo, vestiti, scolastico) e altro. Finalità: supporto alle famiglie bisognose. 2.6 Progetto Liberi Noi! - Per una comunità solidale e sana Soggetto promotore: Associazioni Jannate, Popolinsieme, Assalan Pace, Al Noor, Libera sezione Belluno e Belluno senza frontiere. In collaborazione con il Coordinamento rete immigrazione. Descrizione: Il progetto ha l'intento di promuovere la legalità e giustizia attraverso alcune a- zioni trasversali e mirate che con sinergie politico - culturali possano diffondere la cultura della legalità, giustizia, benessere e pace comunitaria. Abbiamo riunito le varie realtà locali al fine di promuovere la solidarietà, la fratellanza sociale e la cittadinanza attiva. Finalità: - Promuovere la cultura della legalità e della cittadinanza attiva. - Rafforzare la rete di collaborazione e coordinamento fra le istituzioni pubbliche, il volontariato e organizzazioni della comunità nei programmi di promozione della salute. - Sensibilizzare ai temi del benessere comunitario, della solidarietà e responsabilità sociale. - Promozione della salute attraverso l approfondimento di temi che riguardano la comunità locale: pregiudizi e discriminazione, atteggiamento mafioso, illegalità, bullismo, alcol, droghe ecc. - Sensibilizzare ai temi dell immigrazioni e emigrazioni. 2.7 Progetto Promozione delle persone Progetto erogato in regime di volontariato Soggetto promotore: Associazione Alba Azione di gioia. Descrizione: il progetto intende focalizzarsi sulla promozione delle persone e delle loro potenzialità, al fine di sostenere una cultura di solidarietà e di scambio reciproco soprattutto in 63

132 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno un momento difficile come quello attuale, dove sempre più a rischio di emarginazione sono le fasce più deboli della popolazione. Nell'anno 2014 si intende continuare la promozione di iniziative di varia natura (mostre, incontri, laboratori, ecc.) in continuità con le attività dell'ultimo triennio. Finalità: sostenere la cultura della solidarietà e dello scambio e ridurre il peso del pregiudizio con la promozione del potenziale delle persone. 2.8 Progetto Alpago Accogliente (finanziamento progetto Informa Immigrati Alpago) 5.640,00 Descrizione: In continuità con le annualità precedenti viene riproposto il progetto Alpago accogliente, dedicato all inserimento nel tessuto sociale locale delle donne e dei minori stranieri, con una particolare attenzione alla prevenzione di gravi problematiche igienicosanitarie infantili (mediante la collaborazione con l azienda ULSS e l impiego di mediatori per una efficace comunicazione e formazione in merito alla puericultura e gestione domestica) e all inserimento scolastico dei minori (in collaborazione con l Istituto Comprensivo di Puos d Alpago). Soggetto promotore: Cinque Comuni dell Alpago. Partner: Associazione Alba Azioni di Gioia Finalità: educazione socio-sanitaria de inclusione sociale rivolta alle famiglie e alle donne. 3. Nuove azioni PdZ Progetto La prima accoglienza nella comunità locale: la casa Soggetto promotore: Cooperativa Società Nuova SCS. Descrizione: Società Nuova SCS dispone di 2 appartamenti in un immobile nel centro di Limana che intende mettere a disposizione per la prima accoglienza di immigrati che necessitano di un alloggio per poter soddisfare i bisogni primari ed essere in grado di cercare attivamente lavoro. Finalità: Attraverso lo strumento di un affitto a canone crescente di mese in mese (dalla semplice copertura delle utenze fino a livelli di mercato nell'arco ad esempio di 1 anno) e con l'affiancamento di un Assistente Sociale di supporto nell'accesso ai Servizi Sociali e nella ricerca di un alloggio e/o di un lavoro, il progetto ambisce a rispondere a un elevato numero di emergenze in un'ottica di reale prima accoglienza che non si consolidi o trasformi in assistenzialismo sociale. 3.2 Progetto Tavolo provinciale intercultura Soggetto promotore: Spazio incontro Ulss n.1 e Coordinamento Rete immigrazione. Descrizione: a) Informazione e sensibilizzazione previsto dalla delibera regionale MGF per sviluppare ulteriormente quanto realizzato con il precedente programma di formazione sul campo che aveva coinvolto per due anni oltre 60 professionisti delle due Ulss; b) in collaborazione con "Coordinamento rete immigrazione": sensibilizzazione rivolta ad amministratori e operatori rispetto le nuove realtà migratorie e la trasformazione sociale in atto che necessita di nuove capacità operative nella gestione di situazioni complesse che riguardano gli stranieri; c) approfondimenti tra mediatori culturali ed operatori per comprendere maggiormente come sviluppare il loro compito nei colloqui con gli utenti sia per approfondire alcune culture in accordo con la rete immigrazione; 64

133 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno d) promozione di momenti di scambio tra professionisti e componenti delle associazioni di rete Immigrazione per creare una conoscenza interculturale (non la storia delle culture) che approfondisca le criticità nelle culture (ruoli di genere, funzioni educative, relazioni di coppia). Finalità: Accompagnare le famiglie straniere e integrazione culturale. *Le attività sono collegate alla disponibilità economica legata sia al Piano di Zona che ai finanziamenti indicati nella DGR. n del 25 novembre Progetto: "Conoscenza e Confronto" Soggetto promotore: Associazione Un Passo verso la Speranza. Descrizione: il progetto prevede una serie di seminari a decorrenza mensile in cui vengono invitati gli immigrati per intraprendere un confronto tematizzato in lingua araba / Italiana. Finalità: Migliorare la conoscenza della lingua italiana tra i cittadini stranieri residenti con incontri di sensibilizzazione della cittadinanza per favorire la conoscenza reciproca e ridurre il peso del pregiudizio nelle relazioni. Promuovere l'associazionismo ed occasioni di relazione. Assicurare agli immigrati una prima accoglienza al fine di guidarli in modo corretto entro la comunità nella quale intendono risiedere e sottrarli all'isolamento etnico. 4. Lavoro con le Aree Trasversali Sulla base delle Linee Guida della Regione Veneto sul contrasto alle disuguaglianze in salute, verrà data continuità agli incontri di informazione all accesso ai Servizi Socio Sanitari, coordinati dal Coordinamento Rete Immigrazione in collaborazione con le Atre di Intervento del Piano di Zona: Gli incontri rientrano nelle azioni dei progetti in atto delle associazioni di immigrati. 5. Rinvio/Sospensione Azioni PDZ Progetto Aisa (accesso all alloggio per persone immigrate) e progetto Supporto di mediazione culturale della Cooperativa integra non verranno ripresentati. 2- Istituzione, a livello regionale, di un Coordinamento più funzionale tra le Aree Immigrazioni dei Piani di Zona. 65

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135 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno 1.8.A Area Trasversale Progetto di Sistema Psicologi del Territorio Nuove Azioni Piano di Zona Nell anno 2014 viene presentato dalla Cooperativa Sociale KCS Caregiver il progetto Psicologi del Territorio, progetto sperimentale di interazione multidisciplinare per la riduzione del disagio psichico e sociale e per il benessere della comunità. Tale progetto mira a creare collaborazione, integrazione e collegamento tra professionalità diverse in ambito socio sanitario (psicologi, medici di famiglia e assistenti sociali) con l obiettivo di rispondere in modo più completo sia ai bisogni dei cittadini e ai casi complessi da loro sperimentati sia a ridurre tempi e costi per le famiglie e per il sevizio socio sanitario. Il progetto, considerata la situazione geomorfologica dell ULSS n.1, si propone di offrire un servizio finalizzato a raggiungere alcuni comuni svantaggiati contribuendo a portare, così, un servizio direttamente al cittadino. L iniziativa si svolge all interno di cinque punti di accoglienza (Borca di Cadore, Forno di Zoldo, Agordo, Santo Stefano di Cadore e Longarone) e prevede, da parte degli psicologi psicoterapeuti, una presa in carico di soggetti a rischio di disagio psichico e sociale in stretto collegamento con i medici di famiglia e con gli assistenti sociali (da 2 a 7 colloqui individuali). L intervento è finalizzato allo sviluppo di un contesto di ascolto e di indirizzo della domanda dell assistito, alla valorizzazione delle sue risorse personali e alla promozione di un percorso di crescita, supporto e cura, basato sulla corresponsabilità dell assistito e della sua famiglia. Lo psicologo del territorio fornisce supporto e/o consulenza psicologica agli assistiti dei medici di famiglia e degli assistenti sociali; in un certo senso rappresenta un sensore capace di accogliere il disagio psichico e fare una prima valutazione utile per individuare il processo clinico più idoneo per affrontarlo. 67

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137 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno 1.8.B Area Trasversale Contrasto alle Disuguaglianze in Salute Premessa. Con riferimento alle Linee di indirizzo regionali relative alle disuguaglianze in salute ad integrazione del documento regionale di indirizzo per la trasversalità tra le aree (DGRV n. 2944/12) il Coordinamento Tecnico del Piano di Zona dell ULSS n. 1 di Belluno ha lavorato per la programmazione dell Area Contrasto alle Disuguaglianze in Salute, in collaborazione ed integrazione trasversalmente alle Aree di intervento. Data l assenza di risorse finalizzate in modo specifico a quest Area di intervento il Coordinamento ha previsto il mantenimento delle azioni e dei progetti esistenti (es. Sportelli Integrati, Porte di Accesso ai Servizi Sociali, Trasporto a Chiamata, Amministratore di Sostegno, ecc.) e la realizzazione, a risorse costanti, di azioni innovative di promozione dell accesso ai Servizi Socio-assistenziali e Sanitari, pianificate e realizzate in integrazione tra i Servizi dell ULSS, gli Enti locali del territorio e il volontariato sociale. Le azioni più rilevanti finalizzate a garantire l accesso all informazione ai Servizi Socio Sanitari e Sociali, attive nel territorio dell ULSS n. 1 di Belluno e già presenti nella programmazione del Piano di Zona , sono: PASS Porta Unitaria di Accesso ai Servizi Sociali e Socio Sanitari e Sportelli Integrati La Porta Unitaria Accesso ai Servizi Sociali e socio sanitari (PASS) e gli Sportelli Integrati sono il riferimento, dislocato nel territorio, dove i cittadini, con bisogni o necessità di natura sociale e sociosanitaria, si rivolgono per ottenere informazioni in merito a diritti ed opportunità. Questi servizi, ormai consolidati nel territorio, hanno lo scopo di facilitare e rendere più accessibili per i cittadini i percorsi verso i servizi e svolgono le seguenti funzioni: 1. Funzione di informazione, lettura della domanda, consulenza, orientamento della persona e della famiglia al fine di trovare una risposta ai bisogni riscontrati. 2. Funzione di promozione sociale attraverso l individuazione e lo sviluppo di risorse formali e informali comunitarie; 3. Funzione di osservatorio dei bisogni del territorio attraverso rilevazione, elaborazione e monitoraggio dei bisogni espressi dalla collettività e delle risposte offerte. Progetto - Trasporto e accompagnamento a chiamata Stacco Il servizio di trasporto e accompagnamento a chiamata è gestito dal Comitato d'intesa di Belluno e da altre 22 organizzazioni di volontariato sul territorio provinciale. Il servizio negli anni è cresciuto quantitativamente e qualitativamente, coprendo buona parte del territorio della provincia di Belluno (42 i mezzi impiegati, 388 i volontari che si avvicendano annualmente per garantire i trasporti per ore di volontariato. Ogni anno i pulmini del trasporto a chiamata percorrono oltre chilometri, per circa di 9000 trasporti garantiti a più di 1800 persone, anziani, disabili o con difficoltà deambulatorie). Il servizio di trasporto, indispensabile in un territorio vasto e difficile come quello bellunese, negli anni è diventato oltre un importante garanzia per l accesso ai servizi socio-sanitari e sociali anche una garanzia all accesso all informazione: i volontari del trasporto a chiamata e le loro associazioni, sono di- 69

138 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno ventati vere sentinelle dei bisogni della popolazione. Grazie ai contatti con le persone aiutate nei trasporti, emergono infatti molteplici problematiche alle quali il volontariato ha cercato di dare risposta con azioni mirate ed interventi puntuali o ad indirizzare l utenza ai servizi istituzionali. Progetto - Amministratore di Sostegno Il "Progetto Amministratore di Sostegno" è un intervento coordinato sul territorio della Provincia di Belluno per sostenere e consolidare la diffusione di questa figura di protezione giuridica introdotta dalla legge di riforma del Codice Civile n. 6 del gennaio 2004 promosso dal CSV di Belluno in collaborazione con Conferenza Sindaci Ulss 1 Belluno, Conferenza Sindaci Ulss 2 Feltre, Osservatorio Regionale sulla condizione della persona anziana e disabile, Tribunale di Belluno, Ulss 1 Belluno e Ulss 2 Feltre. A seguito dell introduzione della figura dell Amministratore di Sostegno si è resa necessaria una maggiore conoscenza di questa figura sia da parte dei servizi sociosanitari sia da parte dei singoli cittadini e delle organizzazioni di volontariato. Il progetto ha previsto l istituzione di uno Sportello allo scopo di: 1. Realizzare lo spirito della norma di riferimento che introduce la figura dell amministratore di sostegno. Questa figura ha il compito di assistere nel modo migliore la persona, prendendosi cura e non sostituendosi ad essa. 2. Promuovere l attivazione delle risorse disponibili nel territorio provinciale per affiancare la figura dell amministratore di sostegno alle persone che ne manifestano necessità. 3. Sviluppare una buona qualità comunicazione tra i vari operatori della rete, quali Servizi Sociali, volontari, utenti, Giudice Tutelare, per favorire la qualità del servizio erogato. 4. Favorire la realizzazione di risposte omogenee nella pratica assistenziale, mediante attivazione di percorsi formativi e sensibilizzazione, creando un elenco di Amministratori di Sostegno adeguatamente preparati, cui l Autorità Giudiziaria può attingere con la garanzia che abbiano effettuato un percorso formativo ben definito e strutturato. Sistema Informativo Atl@nte Il Sistema Atl@nte è stato introdotto nel territorio della Azienda ULSS 1 nel 2003, come progetto di sistema e rete integrata. Nel corso degli anni, attraverso interventi di estensione del sistema e di aggiornamento per effetto delle normative regionali, il sistema si è esteso dall area anziani (residenzialità e cure domiciliari), all area della disabilità (attivazione ICF e S.Va.M.Di) per giungere ora al coinvolgimento dell area dei servizi Consultoriali e per Minori. Atl@nte risulta essere per i servizi socio-sanitari e sociali dell ULSS n. 1 un importante sistema di rilevazione dei dati quantitativi e qualitativi sull utenza in grado di mappare le vulnerabilità e i punti di fragilità del sistema. 70

139 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno Di seguito vengono riportati, per Area di Intervento, gli interventi innovativi di sensibilizzazione e contrasto alle disuguaglianze in salute programmati per l anno Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizione di disagio e giovani Per contrastare le disuguaglianze in salute l area Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disaggio e giovani intende realizzare quanto segue: - Favorire l accesso ed il consenso informato di famiglie immigrate finalizzato all erogazione dei LEA di competenza attraverso l intervento di mediatori culturali. Su richiesta dell UO IAF l Azienda ULSS n. 1 di Belluno ha costituito un Albo di mediatori linguistico-culturali a disposizione di tutti i servizi aziendali, da attivare a chiamata come prestazione occasionale; - Favorire l informazione e la sensibilizzazione alle problematiche di salute della donna, dei minori e delle famiglie, in base a interessi espressi dalle associazioni di immigrati, gestendo incontri, su richiesta, nell ambito delle iniziative attivate a tale scopo dall Area Immigrazione del Piano di Zona; - Gestire e partecipare ad un tavolo interdisciplinare per l interculturalità delle Ulss n. 1 e n. 2, esito del corso di formazione sul campo Gli stranieri nella mente delle istituzioni e della comunità di contrasto alle pratiche di mutilazione genitali femminili e la progettazione di azioni condivise con e nella nostra comunità per promuovere pratiche di inclusione e integrazione tra e con le famiglie della nostra comunità e le famiglie straniere, in collaborazione con i tavoli dell area immigrazione del Piano di Zona ; - Pubblicizzare nel sito aziendale, sui media e tramite i volantini le attività svolte dai servizi dell Area sia ordinarie che straordinarie. - Dare continuità al progetto Qui ci siamo, per uno scambio mi a ti, ti a mi che aggrega, in alcuni Comuni (Limana, Belluno, Ponte nelle Alpi), famiglie, soprattutto immigrate, per lo scambio di indumenti e giochi e per favorire il dialogo, le relazioni e l accesso ai servizi sulla base dei bisogni di salute. Persone anziane residenzialità e domiciliarità Per contrastare le disuguaglianze in salute l area Persone Anziane intende: - Istaurare una collaborazione tra Servizi Sociali, PASS, Sportelli Integrati e Patronati: in considerazione delle variegate e complesse domande che pervengono ai Servizi e alla necessità di supporto richiesto dalle famiglie nei casi di complessità assistenziale, nel 2013 verrà attivato un progetto di collaborazione fra Servizi Sociali, PASS, Sportelli integrati e Patronati al fine di definire un protocollo d intesa in grado di orientare ed accompagnare in modo appropriato gli utenti rispetto ai bisogni e alle richieste di accesso al sistema di interventi/benefici/certificazioni e di ridurre anche per questa via le disuguaglianze delle condizioni di salute. - Organizzare un iniziativa informativa/formativa su PAT e Distretto Socio Sanitario Unico: il Piano delle Attività Territoriali innova profondamente assetti organizzativi, mission, 71

140 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno obiettivi, strumenti ed azioni del Distretto Socio Sanitario con particolare riferimento ai processi di integrazione alla rete dei Servizi Socio Sanitari e Sociali territoriali. Si rende necessaria un iniziativa formativa/informativa relativamente ai seguenti temi: - riorganizzazione della Medicina di Assistenza Primaria; - attivazione della Centrale Operativa Territoriale; - attivazione del Dipartimento Ospedale-Territorio; - sviluppo e completamento della rete territoriale delle strutture intermedie; - rinnovo del contratto di servizio di Assistenza Domiciliare Integrata. - Ideare un progetto di integrazione tra Medicina di Assistenza Primaria e SSP: di grande rilevanza, nel quadro della riorganizzazione della medicina primaria (medicine di gruppo integrate), è la possibilità di un progetto di integrazione professionale/istituzionale tra Medicina di Assistenza Primaria e Servizio Sociale Professionale. - Continuare il processo informativo/formativo delle Impegnative di Cura Domiciliare (ICD): sono ancora presenti alcune criticità per le quali è necessaria la continuità del processo informativo/formativo gestito d'intesa tra Distretto Socio Sanitario e Centri di Servizio con particolare riferimento ai Servizi Sociali Professionali Area Anziani e Area Disabilità. E necessario riuscire ad elaborare localmente proposte condivise verso la regione che facilitino la transizione e l'assestamento definitivo della procedura di accesso, erogazione e di controllo ed efficacia sotto il profilo assistenziale. Disabilità Per contrastare le disuguaglianze in salute l area Disabilità intende sostenere le numerosi azioni progettuali di formazione, informazione e integrazione del sistema organizzate dal Terzo Settore. es. Progetto Io e il mio cavallo, la nostra strada assieme - Raggruppamento Giacche Verdi; Progetto Verso l autonomia partecipata - ASSI - Associazione Sociale Sportiva Invalidi; Progetto Casa mia - AIPD Associazione Italiana Persone Down Progetto Autonomie possibili - ANFASS Ass. Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva Relazionale Dipendenze Il Dipartimento delle Dipendenze istituzionalmente da sempre si occupa dei problemi legati a stili di vita a rischio caratterizzati da un uso di sostanze legali o illegali e le conseguenze ad essi correlati. In questi ultimi anni è, sempre più, evidente la complessità e la molteplicità delle problematiche che si presentano ai Servizi delle Dipendenze. In particolare sono sempre più diffusi i problemi legati al gioco d'azzardo patologico (GAP) e le inevitabili difficoltà economiche che esso comporta. Nell'anno in corso si intende perseguire una migliore collaborazione con il CSV di Belluno per sostenere le famiglie utenti dei SerD, nella individuazione e nomina dell' Amministratore di sostegno per una tutela economica e della salute dell'individuo e del suo nucleo familiare. La collaborazione con La Porta Unitaria di Accesso ai Servizi Sociali e socio sanitari è ormai da anni costante e collaudata. Gli operatori della PASS, costantemente, intercettano, indirizzano e supportano le persone con PAC e/o con problemi di sostanze illegali e/o GAP e i loro familiari segnalandole alle unità operative afferenti il Dipartimento delle Dipendenze. I Club Alcologici Territoriali presenti sul territorio dell'ulss 1, con cui il Dipartimento collabora funzionalmente tramite il Centro Alcologico Funzionale Territoriale, lavorano costantemente da anni, sul nostro territorio, per una migliore qualità della vita, favorendo il contrasto alle disuguaglianze in salute 72

141 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno con trasparenza e accessibilità senza filtri a chiunque desideri intraprendere un cammino familiare di sobrietà. Salute mentale Nell Area della Salute mentale, nel corso dell anno 2014, si intende promuovere, d intesa con l'associazione AITSaM, una serie di azioni per il contrasto dello stigma e, di conseguenza, alle disuguaglianze nei confronti di persone affette da malattia mentale, così riassunte per quanto riguarda i progetti già consolidati: - attività ricreativa/teatrale gruppo Il Gabbiano, con appuntamento settimanale il venerdì , prevalentemente presso la sede del gruppo che si trova in via Travazzoi 8A a Belluno; - gruppo di AMA per familiari di Belluno, ogni primo martedì del mese ore presso il CSV in via del Piave 5; - uscite mensili il primo fine settimana di ogni mese (gite, visite guidate, escursioni, ecc.), con partenza dalla sede del Gabbiano; - rassegna culturale Qualche passo verso la felicità, in collaborazione con il Comune di Belluno e la Biblioteca Civica; - incontri di elaborazione delle emozioni per familiari, in serie di 8 serate a blocco. - Sono previsti 2 corsi laboratori di musica e cucina (circa 1 ogni 3 mesi, fissati di volta in volta) L'AITSaM progetta inoltre di realizzare le seguenti attività innovative: - apertura di 1 nuovo gruppo di AMA per familiari a Belluno, 1 a Longarone e 1 in Cadore; - coltivazione dell'orto sociale assegnato tramite bando comunale, nel quartiere di Cavarzano; - attivazione di una web-radio, con trasmissioni settimanali; - concorso letterario per gli studenti delle scuole superiori della città di Belluno, collegato al festival e nominato Qualche frase verso la felicità, premio i materiali presentati; - pubblicazione di una ricerca storica sull'esperienza di Basaglia a Belluno (1974); - progetto d'inserimento in una attività di volontariato di tipo impiegatizio in ambito lavorativo a favore di un utente del Centro Diurno. Nell ambito del Contrasto alle Disuguaglianze si sottolinea inoltre l importanza dell attivazione di Gruppi Appartamenti Protetti, uno nel subdistretto del Cadore e uno nel subdistretto di Belluno, prevista nel corso del 2014 quale iniziativa innovativa a favore dell'autonomia e dell'inclusione sociale dell utenza psichiatrica nella comunità. Marginalità Sociale Allo scopo di garantire l accesso all informazione l Area Marginalità Sociale, con il supporto della Porta di Accesso Servizi Sociali (PASS) del Cadore, intende realizzare: - una brochure con riportate le agevolazioni regionali e nazionali e le informazioni relative ai servizi attivi nel territorio. Il Progetto informativo + SAI + PUOI ha come obiettivo principale 73

142 Ri-pianificazione Piano di Zona ULSS 1 Belluno quello di diffondere correttamente le informazioni sui diritti dei cittadini, in particolare delle fasce deboli e a rischio emarginazione, dando maggiore visibilità agli sportelli di Segretariato Sociale presenti sul territorio e realizzando un opuscolo informativo da divulgare in via cartacea e telematica. Immigrazione Per contrastare le disuguaglianze in salute l Area Immigrazione intende realizzare quanto segue: - dare continuità agli incontri di informazione all accesso ai Servizi Socio Sanitari, coordinati dal Coordinamento Rete Immigrazione in collaborazione con le Aree di Intervento del Piano di Zona; gli incontri rientrano nelle azioni dei progetti in atto delle associazioni di immigrati. - attivare una sede, presso il Centro per l Impiego di Belluno, e un sito internet per il Coordinamento Rete Immigrazione allo scopo di: - potenziare la collaborazione con gli Enti (Prefettura, ULSS, CTI, CTP, Scuole, Associazioni, ecc.); - attivare un percorso formativo per mediatori culturali; - potenziare la rete di coordinamento; - ricercare fondi per l area immigrazione; - promuovere azioni di sensibilizzazione rivolte ad operatori e amministratori rispetto alle nuove realtà migratorie e alla trasformazione sociale in atto; - promuovere e potenziare la collaborazione con il Tavolo Provinciale intercultura che lavora in collaborazione con il Coordinamento Rete immigrazione ; - promuovere la guida multilingue Guida ai servizi Soci sanitari per le famiglie realizzata dal Tavolo Provinciale intercultura in collaborazione con il Coordinamento Rete immigrazione. Servizio Integrazione Lavorativa Il Servizio Integrazione Lavorativa dell ULSS n. 1 di Belluno, nell ambito delle iniziative per il contrasto alle disuguaglianze in salute, intende promuovere, in accordo con il Servizio politiche del lavoro della Provincia ed al SIL dell Azienda ULSS n. 2 di Feltre: - iniziative di sensibilizzazione rivolte agli aderenti delle Rete provinciale (alla quale aderiscono Agenzie formative (ENAC, ENAIP, CFP Maestranze edili, Metalogos, Centro Consorzi), Cooperative Sociali (Confcooperative, COSOMI, Dumia, Energia Sociale e altre), e numerosi Comuni della Provincia) finalizzate a rimuovere le cause di disuguaglianza nell accesso a percorsi di salute; in particolare potranno essere definiti percorsi e modalità di comunicazione che, nel rispetto della riservatezza, siano in grado di orientare le persone intercettate verso risposte efficaci ai bisogni espressi e non. 74

143 A.Ulss 1 Belluno REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DELLE IMPEGNATIVE DI CURA DOMICILIARE PER PERSONE CON DISABILITA PSICHICA ED INTELLETTIVA (ICDp) E PER PERSONE CON DISABILITA FISICA (ICDf) (Fondo per la non autosufficienza Istituzione delle IMPEGNATIVE DI CURA DOMICILIARE DGR n 1338/2013 e Decreto Regio n ale n 173/2013 ) 75

144 REGOLAMENTO Impegnativa di Cura Domiciliare area disabilità La Regione del Veneto con DGRV n.1338 del Istituzione dell impegnativa di Cura Domiciliare, ha introdotto l impegnativa di cura domiciliare distinguendo tra diverse tipologie e definendole in relazione all intensità del bisogno considerato e alla specifica tipologia di utenza. La DGR 1338 introduce una nuova concezione del supporto alla domiciliarità, riconoscendo: - un ruolo attivo al soggetto nella scelta del tipo di supporto considerato più appropriato al bisogno espresso, che presuppone, per quanto attiene le competenze dei servizi, la predisposizione di una informazione precisa e puntuale; - una funzione specifica alla valutazione e selezione del bisogno nell ambito del paniere di offerta, a seguito dell analisi requisiti di accesso previsti per ciascuna ICD; - un processo di valutazione secondo l approccio multidimensionale, che può esitare nell ammissione alla graduatoria aziendale, nell attribuzione dell impegnativa a fronte di un progetto di miglioramento della qualità vita e del livello di assistenza, e prevede il monitoraggio in itinere dell efficacia dell intervento attribuito. L impegnativa di domiciliarità rappresenta, in particolare, un nuovo strumento, a sostegno della permanenza a domicilio di persone che presentano: - una condizione di non autosufficienza sotto i profili sanitario e sociale ed una condizione di disabilità che necessitano di sostegno ed assistenza continui; - una adeguata presenza della rete di supporto familiare o sociale tale da consentire la permanenza a domicilio; - una condizione economica nei limiti indicati da ciascuna ICD e certificati mediante l ISEE. Il presente regolamento, sulla base della DGRV 1338 del Istituzione dell impegnativa di Cura Domiciliare e del Decreto del Segretario Regionale per la Sanità e il Sociale n.173 del 31 dicembre 2013, disciplina le modalità di accesso alle ICD specifiche dell area disabilità che vanno sotto la denominazione di ICDp per le persone con grave disabilità psichica ed intellettiva, in sostituzione dei progetti di aiuto personale (L.162/98) e dei progetti di promozione delle Autonomie (L. 284/97) e sotto la denominazione di ICDf, per le persone con disabilità fisico motorie in sostituzione degli interventi di Vita Indipendente. SEZIONE I Percorso di accesso, criteri e strumenti di valutazione per l ammissibilità all ICDp ART. 1 - Oggetto e finalità della sezione I del regolamento La sezione I del presente regolamento disciplina, nell ambito territoriale dell A.Ulss n.1 Belluno, le modalità di erogazione delle ICDp, in sostituzione degli interventi precedentemente erogati per la promozione dell autonomia personale e degli interventi di aiuto personale definiti dalla DGRV n.1859/2006, esplicitandone gli obiettivi, i destinatari, le modalità e i requisiti di accesso e di erogazione, la tipologia delle prestazioni nonché gli strumenti di valutazione delle domande. Tale regolamento può subire eventuali integrazioni e modifiche a seguito di ulteriori indicazioni operative da parte della Regione Veneto. ART. 2 - Obiettivi Gli obiettivi dell ICDp sono: - il conseguimento del massimo grado di autonomia delle persone con disabilità mediante l attuazione di interventi socio educativi ed assistenziali che devono integrarsi in un progetto unitario, con gli interventi riabilitativi; - la permanenza nel proprio nucleo abitativo familiare. 76

145 ART. 3 - Destinatari Sono destinatarie le persone con disabilità psichica ed intellettiva cui sia stato riconosciuto lo stato di handicap grave (art.3 comma 3 L.104/92), di età compresa tra i 3 e i 64 anni di età, residenti nel territorio dell A.Ulss 1 Belluno. ART. 4 - Criteri di ammissibilità - diagnosi compatibile e rilevabile da documentazione sanitaria; - età compresa tra i 3 e i 64 anni; - certificazione di Invalidità civile; - certificazione di handicap grave di cui all art.3 comma 3 della L.104/92. ART. 5 - Incompatibilità L assegnazione di una ICDp è incompatibile con: - l inserimento definitivo in strutture residenziali; - la fruizione di altre tipologie di ICD. E consentito, ai sensi del Decreto Regionale n 17 3/2013, l erogazione dell ICDp ai soggetti, il cui Piano assistenziale Individuale prevede la contestuale fruizione dei servizi diurni per persone con disabilità. ART. 6 - Modalità di erogazione L attribuzione dell ICDp può essere effettuata con le seguenti modalità: - erogazione di un contributo economico da parte dell'a. Ulss n.1, calcolato su base mensile, e assegnato con periodicità non superiore al trimestre mediante bonifico su C/C bancario o postale, secondo le modalità previste dal presente regolamento. Tale contributo viene corrisposto a fronte di spese documentate sostenute per l assistenza o per interventi di carattere educativo, secondo le modalità di cui ai successivi artt. 7 e 10; - erogazione di un monte ore per attivazione di progetti di aiuto alla persona attraverso l acquisizione di servizi per prestazioni assistenziali e/o educative erogate dall Unità Operativa Disabilità dell'a.ulss n.1 e/o attraverso Enti convenzionati con l Azienda; - erogazione di un mix delle due tipologie descritte entro il limite di budget assegnato alla singola progettualità/impegnativa; - l A.Ulss n.1 predispone un tariffario delle prestazioni assistenziali ed educative, in allegato al presente Regolamento, erogate direttamente o attraverso Enti convenzionati. ART. 7 - Progetto e tipologia delle prestazioni Il nucleo centrale dell impegnativa di cura domiciliare è costituito dal Progetto Personalizzato, ai sensi dell art 14 della Legge 328/2000, che il soggetto interessato alla fruizione dell ICDp presenta, a corredo della domanda con l individuazione delle azioni e delle prestazioni educative ed assistenziali considerate più appropriate al bisogno rilevato e alla condizione di contesto. Le prestazioni da individuare nel progetto vanno ricondotte all elenco sotto indicato, allo scopo di circoscrivere l ambito di applicazione dello specifico intervento. Le prestazioni dell ICDp sono le seguenti: A - assistenza nelle attività strumentali della vita quotidiana (iadl): - assumere i farmaci in sequenza e dosi corrette; - fare la spesa; - preparare i pasti; - fare il bucato; - gestire piccole somme di denaro; - usare il telefono per comunicare; - utilizzare i mezzi di trasporto; 77

146 B - assistenza nelle attività della vita quotidiana (ADL): fare il bagno o la doccia/lavarsi; - usare il wc/toilette; - camminare in una stanza; - spostarsi dal letto alla poltrona/sedia; - vestirsi e svestirsi; - mangiare. C - interventi educativi e di integrazione sociale, finalizzati a sviluppare al massimo la potenzialità della persona con disabilità nel campo dell autonomia personale e sociale. Nel progetto, l interessato deve esplicitare la modalità richiesta di assegnazione dell ICDp: se in forma di contributo economico per l acquisto di prestazioni educative e/o di assistenza; se in forma di servizio organizzato, reso dall Ente pubblico in forma diretta e/o attraverso Enti con lo stesso convenzionato; se in una forma integrata delle due fattispecie indicate (contributo economico e servizio) nel limite massimo delle risorse economiche assegnate al progetto. I beneficiari di ICDp che scelgono l erogazione di un contributo economico a copertura delle spese sostenute per il proprio progetto assistenziale, devono avvalersi di operatori socio sanitari, educatori professionali o assistenti personali assunti nell ambito del contratto collettivo nazionale badanti o attraverso altre forme di retribuzione comunque tracciabili (es. voucher). I progetti possono essere: - a carattere annuale - a carattere temporaneo per particolari esigenze documentate ART. 8 - iter di accesso all ICDp a) Informazione ai cittadini L A.Ulss n.1 garantisce l informazione pubblica tramite la pubblicazione delle informazioni aggiornate nel sito aziendale. Viene inoltre garantita l'informazione ai Medici di Assistenza Primaria, ai Pediatri di Libera scelta, ai Comuni e alle associazioni dei Portatori d'interesse anche attraverso i Tavoli Tecnici, disabilità e domiciliarità, del Piano di Zona. Il Servizio territoriale per la disabilità (area età evolutiva o adulta) garantisce l informazione agli utenti in carico e a coloro che si rivolgono al servizio e nel caso di sussistenza dei requisiti attiva l Iter per la richiesta di impegnativa. b) Presentazione della domanda L accesso all ICDp è subordinato a domanda scritta, che può essere presentata con riferimento all anno solare, in qualsiasi momento, sull apposito modulo, presso la sede del Distretto di residenza o presso le sedi delle Unità Operative Disabilità. Sono soggetti titolati a presentare la domanda: - la persona interessata o legale rappresentante (genitore, tutore, curatore, amministratore di sostegno); - un familiare, anche non convivente, della persona interessata; - una persona, preferibilmente convivente, di cui il Servizio Sociale accerti che provveda effettivamente a garantire adeguata assistenza alla persona non autosufficiente. La domanda deve essere corredata dai seguenti documenti: - certificazione invalidità civile - certificazione dello stato di handicap (Legge 104/92 art 3 comma 3) - certificazione ISEE, ai sensi del DPCM 3 dicembre 2013 e come da direttive del Decreto Regionale n 173 del 31/12/2013. Nelle more dell app licazione dei provvedimenti attuativi 78

147 del richiamato DPCM che ne consentano la piena ed efficace operatività certificativa e al fine di evitare soluzioni di continuità, gli utenti presentano domanda corredata di certificato ISEE individuale ai sensi della precedente normativa. La certificazione ISEE familiare, ai sensi, del DPCM 3 dicembre 2013, qualora non già presentata nel corso dell anno 2014, deve essere comunque prodotta entro il 31/12/2014, al fine di consentire la rimodulazione della graduatoria per l anno 2015; - scheda Svamdi sanitaria compilata dal Medico di Assistenza Primaria e/o nel caso di soggetti in età evolutiva dal Pediatra di Libera Scelta con data non antecedente a sei mesi; - modulo del progetto personalizzato (allegato C) La data della domanda è quella del protocollo dell AUlss, che viene apposto quando la domanda è completa dei documenti richiesti. La persona può accedere ad una unica ICD e nel caso sia già titolare di una tipologia di ICD e/o ne richieda l'accesso ad una diversa, in virtù di un cambiamento della condizione di salute, è tenuto a rinunciare a quella precedentemente assegnata. c) Valutazione e inserimento nella graduatoria La richiesta di ICDp viene automaticamente inoltrata all Unità di Valutazione Multidimensionale Distrettuale (UVMD) per la verifica dei requisiti d accesso e la valutazione attraverso SVaMDi, ai fini della definizione del punteggio per l accesso alla graduatoria aziendale. Il Punteggio di Valutazione si definisce secondo la seguente formula stabilità dalla richiamata DGR n.1338/2013. Punteggio ICDp = PVal (Punteggio della valutazione) + ISEE max (30.000) * 10 ISEE (richiedente) Concorrono a definire il Ponteggio di valutazione (PVal.) - il profilo di gravità desunto da Svamdi (Funzioni Corporee e A&P con applicazione dell'algoritmo ed esito di punteggio di gravità da 5 a 8 e superiore ad 8) per le persone in età adulta e con un profilo di gravità desunto da Funzioni Corporee e alcuni domini di Attività e Partecipazione selezionati da ICF CY per i soggetti in età evolutiva. (Peso 45) - la condizione familiare: fattore ambientale Famiglia (ristretta e/o allargata, sia dal punto di vista della composizione che di eventuali difficoltà legate alla presenza di particolari condizioni di vulnerabilità) (Peso 8) - la condizione abitativa: ambientale fattore ambientale riferito all abitazione e alla collocazione della stessa(peso 5) - la fruizione di altri Servizi (Centri Diurni e Servizio di assistenza scolastica) come elementi pesati da sottrarre al Punteggio determinato dai fattori di cui sopra evidenziati. - la continuità dei progetti con un valore pari a due. Il Punteggio complessivo così determinato viene rapportato all'isee secondo la formula di cui sopra e consente la determinazione della posizione in graduatoria. Nel caso di ISEEi pari a 0 il valore minimo del divisore corrisponde a 5.000,00 come da Decreto Regionale n.173/2013. d) attribuzione impegnativa La quantificazione economica ed il licenziamento dei progetti viene effettuata a livello sovradistrettuale, attraverso la convocazione del Gruppo di Lavoro distrettuale composto da : - Dirigente dell U.O. Disabilità - un assistente sociale per area sub-distrettuale disabilità dell età adulta - un assistente sociale per area sub-distrettuale dell età evolutiva - un assistente amministrativo dell UOC dei Servizi Sociali. 79

148 La quantificazione dell'impegnativa è legata al progetto della persona e al fondo assegnato salvo la verifica di disponibilità residua a fine anno; pertanto ciascun progetto, pur in considerazione di quanto indicato in UVMD, potrà subire variazioni a fronte delle risorse disponibili da suddividere tra le ICDp assegnabili e l ammontare delle ore di assistenza richieste e, quindi, non trovare completa copertura al momento dell assegnazione. L utente potenziale fruitore viene comunque informato e dà conferma dell accettazione attraverso un modulo allo scopo predisposto. L importo massimo erogabile è, di norma, pari a 706,00, salvo situazioni particolarmente complesse per le quali l UVMD ritiene che il progetto individuale necessiti di un incremento di risorse in presenza di gravi disabilità (disturbi comportamentali e/o pluridisabilità) che condizionano la possibilità di usufruire di servizi extradomiciliari e comportano la necessità di assistenza continuativa nelle attività della vita quotidiana. Eventuali progetti a superamento dell'importo massimo assegnabile devono rientrare nelle risorse disponibili e nel numero di impegnative assegnato a ciascuna Ulss dalla Regione. Gli interessati ricevono comunicazione dall Azienda ULSS n.1, con l indicazione dell ammontare dell impegnativa e degli adempimenti conseguenti alla liquidazione del contributo e/o all erogazione di servizi. Il responsabile del caso avrà il compito di condividere con l interessato e/o con la sua famiglia l esito delle decisioni prese in sede di coordinamento, definendo con precisione i contenuti del progetto relativamente ad obiettivi, tempi, tipologia di prestazioni e verifiche periodiche. L assegnazione dell ICDp si realizza all interno di una presa in carico globale dell utente da parte del servizio. Le domande che pur ammesse in graduatoria non trovano copertura economica, vengono inserite nella sezione relativa alla lista di attesa per l attribuzione della prima impegnativa resasi disponibile. Le nuove domande presentate nel corso dell anno sono oggetto di valutazione e immissione nella graduatoria e finanziate fino ad esaurimento del fondo assegnato. e) Graduatoria La pubblicazione della graduatoria: la graduatoria viene aggiornata allo scadere del trimestre a cura del Servizio Disabilità, nella fase di transizione e dal Gestore unico con l avvio della procedura gestionale informatizzata regionale. Vengono raccolte in una sezione della graduatoria, nel corso del trimestre le nuove domande con relativa valutazione e assegnazione di punteggio. Entrano nelle graduatoria definitiva alla prima scadenza di trimestre disponibile acquisendo, se vi sono impegnative disponibili, il diritto alla erogazione dell ICD dalla data di valutazione in UVMD. f) Gestione transitoria budget 2014 Considerata la necessità di garantire la possibilità di accesso ai cittadini non vincolata ai tempi di presentazione della domanda ma accogliendo il bisogno nel momento in cui si manifesta, si definisce un utilizzo del Fondo assegnato secondo la seguente ripartizione per l anno 2014 considerato di transizione: 70% entro il primo trimestre dell anno e il 30% per nuove progettualità, secondo tre scaglioni destinati ai trimestri successivi. ART. 9 - Validità della valutazione e dell ICDp assegnata La valutazione ha validità annuale. La ri-valutazione, qualora riscontri il mantenimento dei requisiti minimi di accesso all ICDp comporta la conferma dell ICDp stessa per pari periodo, senza la reimmissione in graduatoria. L ICDp, qualora attribuita, resta valida sino a quando: - la persona che l ha presentata o la persona nel cui interesse è stata presentata chiede di ritirare la domanda; - la persona non autosufficiente si trasferisce in altra Regione, è deceduta o è divenuta titolare di impegnativa di residenzialità; 80

149 - la persona non mantiene i requisiti minimi di accesso; - il progetto definito in UVMD giunge a scadenza, prevedendo un tempo inferiore all anno, senza essere rinnovato. Eventuali modifiche del progetto, conseguenti al variare della situazione sociale e/o sanitaria possono essere apportate, su valutazione del Servizio disabilità, nel rispetto, comunque, della quantificazione economica dell ICDp assegnata. Tali situazioni possono essere oggetto di analisi e valutazione nelle UVMD sovradistrettuali di coordinamento con cadenza trimestrale. ART Rendicontazione Nel caso in cui l UVMD approvi l erogazione dell ICDp in forma di contributo economico, il richiedente è responsabile della rendicontazione delle spese sostenute per la realizzazione del progetto presentato, che si realizza attraverso l assunzione diretta di personale (educativo o di assistenza), o attraverso l acquisto di prestazioni da enti o agenzie autorizzate. Il richiedente è tenuto a presentare con periodicità non superiore al trimestre, ed entro i 30 gg. dallo scadere del trimestre pena la decadenza dalla graduatoria e quindi dal diritto di erogazione dell ICDp, la documentazione attestante la spesa sostenuta; eventuali deroghe al trimestre possono essere considerate solo a fronte di particolari e motivate situazioni; l interessato è comunque tenuto a conservare tutta la documentazione attestante la spesa. L A.Ulss si riserva facoltà di avviare rilevazioni a campione. Nel caso di scelta di erogazione di servizi, l utente è tenuto a confermare il prospetto riassuntivo trimestrale dell avvenuta fruizione del servizio controfirmando il report delle prestazioni desunto dal sistema informativo Atl@nte o da specifica modulistica predisposta dal servizio disabilità. ART Valutazione del processo e controlli Trimestralmente va verificato l impatto che l introduzione delle impegnativa ha sul sistema della domiciliarità. Si considera utile identificare alcuni indicatori, tra gli altri, che possono rappresentare l efficacia dell intervento e l efficienza del processo. In particolare vanno considerati : - coerenza /adeguatezza della risposta rispetto al bisogno espresso; - coerenza e/o scostamenti nell attribuzione economica rispetto alla richiesta e alla valutazione; - gestione dei tempi di attesa sia nell accesso (domanda-valutazione) che nell attribuzione. La valutazione di efficacia e della qualità dell intervento avviene nell ambito del rapporto diretto che l utente ha con il servizio disabilità. A tal fine per ciascun progetto ammesso al finanziamento viene identificato un responsabile del caso (case manager) con il compito di verificare in itinere il progetto concordato. Il responsabile del caso, nell ambito delle sue funzioni, controlla l attuazione del progetto personalizzato di assistenza, verifica l espletamento degli impegni assunti dalla famiglia con i tempi e le modalità previste dal programma assistenziale. Le modalità di verifica devono prevedere la partecipazione della persona con disabilità e/o dei suoi familiari. Il Gruppo di Lavoro Distrettuale, inoltre si riunisce con cadenza semestrale per la verifica dei bisogni, dei processi messi in atto e dello sviluppo che l impianto dell ICD ha rispetto alla qualità di vita delle persone coinvolte. 81

150 SEZIONE II Percorso di accesso, criteri e strumenti di valutazione per l ammissibilità all ICDf ART. 1 Oggetto e finalità della sezione II La sezione II del presente regolamento disciplina le modalità di erogazione degli interventi a supporto della Vita Indipendente in ottemperanza a quanto disposto dalla DGR 1338/2013 e dal Decreto Regionale n.173/2013 I Progetti di Vita Indipendente costituiscono il nucleo dell'icdf, come modalità di intervento che si differenzia in modo significativo dalle altre azioni a supporto della domiciliarità, riconoscendo e valorizzando la soggettività e l'autodeterminazione individuale nell'organizzazione dell'assistenza personale. L'assistenza personale autogestita consente di rimanere nella proprio contesto domiciliare e sociale, scegliendo il proprio assistente personale e definendo gli impegni, le mansioni, la formazione attraverso uno specifico contratto di lavoro, gestito direttamente o avvalendosi della collaborazione dei Centri di Servizio, dei Comuni o dei Soggetti del Terzo Settore (art. 5 L 328/2000) Il titolare del progetto può, inoltre con il finanziamento assegnato acquistare attrezzature specifiche per l'autonomia personale (compresa la domotica) non erogabili tramite Nomenclatore Tariffario di cui al DM. 27 agosto 1999 n ART. 2 - Obiettivi Obiettivi dell'icdf sono : - sviluppare l'autodeterminazione e il miglioramento della qualità di vita delle persone con disabilità fisico motoria; - promuovere la personalizzazione degli interventi - garantire la permanenza nella propria casa e nell'ambiente sociale di riferimento con attenzione alle relazione sociali significative per la persona; - supportare la famiglia con persone con disabilità nella gestione delle attività quotidiane; - evitare la sovrapposizione di interventi economici con le medesime finalità; - favorire la vita autonoma della persona con disabilità nella propria abitazione. ART. 3 - Destinatari Sono destinatari di detti interventi le persone adulte di età compresa tra i 18 e i 64 anni, per i quali sia: - certificata una disabilità fisico motoria, non correlata a deficit sensoriali o cognitivi; - rilevata la capacità di autodeterminare la propria volontà; - riconosciuto lo stato di handicap grave (art.3 comma 3 L.104/92) l invalidità civile al 100% e l attribuzione dell indennità di accompagnamento. Il limite dei 65 anni può essere superato, nei casi per i quali è già in atto un progetto al compimento del 65 anni e verificato il sussistere delle condizioni descritte al paragrafo successivo. Ai fini della valutazione di accesso sono da considerare: - una condizione di non autosufficienza, intesa come limitazione nello svolgere, autonomamente, le normali attività relativa alla cura, al mantenimento del proprio corpo e alla mobilità. Tali limitazioni possono essere, in alcuni casi affrontati con l'impegno di facilitatori relativi a Fattori tecnologici, (ausili e domotica) anche non erogabili tramite Nomenclatore tariffario; in altri casi è solo l'intervento diretto dell'aiuto di altre persone che può determinare l'assolvimento della attività richiesta come copertura del bisogno. - una condizione di autonomia legata alla capacità di autodeterminazione della propria esistenza, attraverso la rappresentazione e costruzione di un progetto di vita, con una chiara identità personale percepita. Tale condizione è il presupposto per la gestione autonoma del progetto di vita indipendente. 82

151 ART. 4 - Criteri di ammissibilità - diagnosi compatibile rilevabile da documentazione sanitaria; - età compresa tra i 18 e i 64 anni; - certificazione di Invalidità civile con attribuzione del 100% e riconoscimento dell'indennità di accompagnamento; - certificazione di handicap grave di cui alla L.104 art.3 comma 3. ART. 5 - Incompatibilità L assegnazione di una ICDf è incompatibile con: - l inserimento definitivo in strutture residenziali; - accoglimento temporaneo (per il periodo di utilizzo di tali prestazioni) presso servizi residenziali; - fruizione di altri contributi che abbiano la medesima finalità (es. contributi del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali) - assegnazione di altra tipologia di ICD. ART. 6 - Modalità di erogazione L attribuzione dell ICDf si sostanzia di un contributo economico per l'assunzione di un assistente personale, nell'ambito del proprio progetto di vita e/o acquisizione di ausili e strumentazione domotica non previste nell ambito del nomenclatore tariffario come evidenziato negli articoli precedenti. ART. 7 - Progetto e Tipologia delle prestazioni Il nucleo centrale dell impegnativa di cura domiciliare è costituito dal Progetto Personalizzato, ai sensi dell art 14 della Legge 328/2000, che il soggetto interessato alla fruizione dell ICDf presenta a corredo della domanda, utilizzando il modello di progetto allegato al presente regolamento (modello Af) con l indicazione di: dati anagrafici - composizione del nucleo familiare e risorse della rete - condizione abitativa (titolo di uso, collocazione ambientale, presenza barriere); - assistenza necessaria per un buon livello di qualità di vita; - obiettivi che si intendono perseguire con la realizzazione del progetto ; - prestazioni necessarie e modalità di gestione (utilizzo personale dei Centri di Servizio per non autosufficienti dei Comuni o degli Enti del terzo settore, di cui all art 5 della L.328 /2000 o di altri soggetto autorizzati scelti dalla persona o attraverso personale privato); - quantificazione delle ore di assistenza e relativo preventivo di spesa espresso in ore settimanali, mensili, annuali; - eventuale preventivo di spesa per acquisto tecnologia per l'autonomia personale (non erogabile tramite Nomenclatore Tariffario); - durata del progetto; - entità del contributo mensile proposto/richiesto. L'assunzione dell assistente personale può avvenire in forma diretta o attraverso il ricorso a Centri di servizio per persone non autosufficienti, dei Comuni o degli Enti del Terzo settore. La relativa spesa deve essere dichiarata direttamente nel progetto o attraverso un preventivo di spesa da parte dell'ente fornitore. Nel caso in cui la persona intenda avvalersi della collaborazione di Soggetti del terzo settore deve essere acquisita una dichiarazione di disponibilità da parte degli stessi che va allegata alla Domanda di ICDf. Tenuto conto della nota regionale prot. n del 19 giugno 2009, e considerata la finalità del contributo, che è quella di attivare obiettivi di Vita Indipendente, di norma l assistente personale non deve essere legato alla persona con disabilità da vincoli di parentela o affinità. L UVMD può 83

152 prevedere l assunzione di un familiare in via eccezionale solo nei casi in cui sia oggettivamente documentata, da parte della persona, la motivazione per cui ritiene necessario ricorrere ad un familiare e non a personale esterno. In questo caso il familiare dovrà essere in età lavorativa e senza alcun tipo di rapporto di lavoro a tempo pieno. La proposta di assunzione di familiari, esplicitata nel progetto e alle condizioni richiamate è a discrezione dell' UVMD che attribuisce l'impegnativa. ART.8 - ITER di ACCESSO all ICDf a) Presentazione della domanda La domanda di ICDf può essere presentata con riferimento all anno solare, in qualsiasi momento, su apposito modulo, presso la sede del sub-distretto di residenza o presso le sedi delle Unità Operative Disabilità. Soggetto titolato a presentare la domanda è la persona interessata che richiede l assegnazione dell Impegnativa di cura domiciliare La domanda deve essere corredata dai seguenti documenti: - certificazione Invalidità civile con percentuale del 100% ed indennità di accompagnamento; - certificazione dello stato di Handicap L.104/92 art. 3 comma 3; - certificazione ISEE, ai sensi del DPCM 3 dicembre 2013 e come da direttive del decreto Regionale n 173 del 31/12/2013. Nelle more dell ap plicazione dei provvedimenti operativi del richiamato DPCM che ne consentano la piene ed efficace operatività certificativa e al fine di evitare soluzioni di continuità, gli utenti presentano domanda corredata ISEE individuale ai sensi della precedente normativa. La certificazione ISEE familiare, ai sensi, del DPCM, qualora non già presentata nel corso dell anno 2014, deve essere comunque prodotta entro il 31/12/2014, al fine di consentire la rimodulazione della graduatoria per l anno 2015; - scheda SVaMDi sanitaria compilata dal Medico di Medicina Generale, possibilmente non antecedente ai sei mesi; - modulo del progetto assistenziale (allegato B). b) Valutazione e inserimento nella graduatoria La richiesta di ICDf viene inoltrata all Unità di Valutazione Multidimensionale Distrettuale (UVMD) per la verifica dei requisiti d accesso e la valutazione attraverso SVaMDi ai fini della definizione del punteggio per l accesso alla graduatoria aziendale. Criteri di attribuzione del punteggio : Punteggio sanitario si genera nella somma dei domini delle Funzioni Corporee- (punteggio max 180 = 45domini*4) - Punteggio di sintesi A&P con riferimento alle capacità ( punteggio max =13 domini*4= 52) - Punteggio composizione familiare e condizione abitativa (punteggio max 15) Il punteggio di sintesi che si genera dalle tre componenti Punteggio Sanitario, Punteggio di Sintesi A&P e Punteggio Situazione Sociale (allegato B), viene rapportato ai 60esimi come previsto dalla DGR1338/2013 Il punteggio di valutazione finale si definisce: Punteggio ICDf = PVal + ISEE max (30.000)* 10 ISEE (richiedente) Il PVal è costituito da: - Valutazione della condizione soggettiva desunta da Funzioni Corporee (ICF) e set domini di Attività e Partecipazione di ICF (peso 45) - Condizione familiare / fattore ambientale Famiglia (ristretta e allargata, sia dal punto di vista della composizione che di eventuali difficoltà legate alla presenza di particolari 84

153 condizioni di vulnerabilità) (Peso 8) - Condizione abitativa ambientale fattore ambientale riferito all abitazione e alla collocazione della stessa.(peso 5) - Continuità dei progetti con un valore pari a due. Nel caso di ISEE pari a 0 il valore minimo del divisore corrisponde a 5.000,00 come da decreto regionale n. 173/2013. Inoltre viene anche pesata la necessità di continuità dei progetti individuali (allegato B). La generazione e l aggiornamento della graduatoria viene stabilita a livello aziendale con cadenza trimestrale. c) Attribuzione impegnativa Il Direttore di Distretto o suo delegato convoca entro le scadenze previste dall applicazione transitoria (ogni 3 mesi) la UVMD per la valutazione e l'attribuzione dei pesi utili all'inserimento in graduatoria. All'UVMD prendono parte oltre al coordinatore, il MMG della persona, l'assistente Sociale del Servizio sociale Disabilità Adulta e, ove previsto, dal servizio sociale del Comune di riferimento della Persona e/o da altri professionisti di servizi che agiscono in modo integrato per il progetto della persona. L'UVMD provvede alla valutazione del progetto considerando prioritariamente la capacità di autogestire autonomamente il progetto di vita indipendente e la possibilità concreta di raggiungere gli obiettivi determinati attraverso l'attivazione di un programma di aiuto diretto. L'UVMD definisce inoltre il responsabile del caso con il compito di monitorare e verificare con la persona interessata, in itinere lo sviluppo, l'attuazione e l'uso delle risorse assegnata coerentemente con gli obiettivi esplicitati nel progetto. L importo massimo mensile dell impegnativa è di 1.000,00. In linea generale, va considerato un range di assegnazione dai 300,00 ai 1.000,00 mensili fermo restando il finanziamento complessivamente assegnato corrispondente all importo annuo massimo dell ICDf per n.26 utenti equivalenti. Sulla base del bisogno rilevato con riferimento al numero di domande presentate e ammesse, l importo può essere rimodulato a partire da un valore minimo di 300,00 euro mensili. L immissione in graduatoria e l attribuzione dell impegnativa vengono comunicate all utente da parte del coordinamento aziendale della disabilità con l indicazione dell ammontare dell impegnativa, dei tempi per la presentazione del contratto di assunzione del proprio assistente personale e dei compiti conseguenti per la liquidazione e/o erogazione di servizi. Ogni tre mesi viene redatta una nuova sezione della graduatoria fino al completamento del budget assegnato per le ICDf. d) Graduatoria La pubblicazione della graduatoria: la graduatoria viene aggiornata allo scadere del trimestre a cura del Servizio Disabilità Età Adulta. Vengono raccolte in una graduatoria transitoria nel corso del trimestre le nuove domande con relativa valutazione e assegnazione di punteggio. Tali domande entrano nelle graduatoria definitiva alla prima scadenza di trimestre disponibile acquisendo, se vi sono impegnative disponibili, il diritto alla erogazione dell ICD dalla data di valutazione in UVMD. La disponibilità dell impegnativa e l attribuzione all utente vengono comunicate dal case manager, avuta l informazione dal gestore graduatoria della disponibilità e dell entità del contributo. Può verificarsi che l entità della impegnativa non corrisponda a quanto richiesto dalla persona con la presentazione della domanda del progetto. L utente potenziale fruitore viene comunque informato e dà formale conferma dell accettazione o della rinuncia. 85

154 f) Gestione budget Considerata la necessità di garantire la possibilità di accesso ai cittadini non vincolato ai tempi di presentazione della domanda ma accogliendo il bisogno nel momento in cui si manifesta, si definisce un utilizzo del Fondo assegnato secondo la seguente ripartizione: 70% entro il primo semestre dell anno 2014 e il 30% per nuove progettualità secondo scadenze trimestrali. Eventuali residui non utilizzati vengono ripartiti proporzionalmente tra i beneficiari o trasferiti ad altra linea d intervento nell ambito della disabilità. ART. 9 - Validità della valutazione e dell ICDf assegnata La valutazione ha validità annuale. La ri-valutazione, qualora riscontri il mantenimento dei requisiti minimi di accesso all ICDf, comporta la conferma dell ICDf stessa per pari periodo, senza la reimmissione in graduatoria. L ICDf, qualora attribuita, resta valida sino a quando: - la persona che l ha presentata o la persona nel cui interesse è stata presentata chiede la sospensione del progetto; - la persona si trasferisce in altra Regione, è deceduta o è divenuta titolare di impegnativa di residenzialità; - la persona non mantiene i requisiti minimi di accesso; - il progetto definito in UVMD giunge a scadenza, prevedendo un tempo inferiore all anno, senza richiesta di rinnovo. ART Rendicontazione La rendicontazione delle spese sostenute per l assunzione di un assistente personale o per l acquisto di ausili esclusi dal Nomenclatore tariffario sono oggetto di autocertificazione da parte dell interessato e, su richiesta, integrata con la documentazione attestante la spesa sostenuta. La persona interessata è, pertanto, tenuta a conservare tutta la documentazione ad esibirla in caso di controlli da parte del personale incaricato. ART Valutazione del Processo e Controlli Trimestralmente va verificato l impatto che l introduzione delle impegnativa ha sul sistema della domiciliarità. In particolare si considerano indicatori da monitorare: - la coerenza /adeguatezza della risposta rispetto al bisogno espresso, - La coerenza o gli scostamenti nell attribuzione economica rispetto alla richiesta e alla valutazione; - La gestione dei tempi di attesa sia nell accesso (domanda-valutazione) che nell attribuzione. - La gestione delle nuove domande. Sul piano operativo e di rapporto diretto con l utente viene identificato un responsabile del caso (case manager) con il compito di verificare in itinere il progetto concordato. Il responsabile del caso, nell ambito delle sue funzioni, controlla l attuazione del progetto personalizzato. Le modalità di verifica devono prevedere la partecipazione della persona con disabilità. 86

155 SEZIONE III Norme generali La sezione III disciplina del procedimento e definisce la responsabilità dei Servizi e degli uffici coinvolti nel processo di attribuzione, assegnazione e gestione dell impegnativa di cura domicliare in area disabilità. I Servizi/ Uffici chiamati alla collaborazione, secondo le rispettive aree di competenze sono : - l Unità Operativa disabilità e le articolazioni territoriali; - il Gestore Unico; - l Unità operativa Complessa Centrale dei Servizi Sociali. Quadro delle responsabilità L Unità Operativa Disabilità, mediante le unità territoriali afferenti: - predispone il Regolamento, gli allegati e gli strumenti per l applicazione della richiamata normativa e ne aggiorna il quadro di riferimento a seguito di integrazioni e variazioni normative regionali e nazionali; - definisce le modalità di informazione ai cittadini, attraverso i servizi, e avvalendosi della strumentazione aziendale; - raccoglie le domande di ICDp e ICDf, le istruisce e organizza le UVMD per la valutazione - valuta le domande, determina il punteggio e ordina la graduatoria nella fase transitoria; - alimenta il portale regionale utilizzandone il dispositivo gestionale nella fase a regime; - organizza a scadenze definite i gruppi di lavoro sovra distrettuali per l assegnazione economica delle impegnative di domiciliarità; - trasmette i dati relativi alla graduatoria nella fase di transizione al Gestore Unico per la liquidazione dei contributi; - produce, trimestralmente, i report delle prestazioni assicurate direttamente e/o mediante personale degli Enti Convenzionati e le trasmette, vidimate dall utente, all U.O.C. dei Servizi Sociali al fine del rimborso dei costi sostenuti dalla gestione Servizi Sociali del Bilancio Aziendale; - monitora la qualità dell impatto dell ICD nella vita degli utenti a sostegno della domicliarità Il Gestore Unico - provvede alla liquidazione dei contributi - si raccorda con il Servizio economico finanziario per la corretta contabilizzazione dei contributi e ne cura la rendicontazione; - acquisisce e controlla la documentazione e le autocertificazioni delle spese sostenute da parte degli utenti e provvede alle comunicazioni relative ai tempi stabiliti per la presentazione delle stesse. L U.O.C. - collabora alla definizione delle graduatorie e costituisce il punto di riferimento per gli aspetti relativi alla valorizzazione economica dei progetti ; - trasmette al Gestore Unico il quadro aggiornato unitario della valorizzazione economica dei progetti per la liquidazione dei contributi; - si raccorda con il Gestore Unico e il Servizio Economico Finanziario per il rimborso dei costi sostenuti dalla Gestione Servizi Sociali per prestazioni agli utenti. Il Presente Regolamento è oggetto di revisione periodica anche a seguito di integrazione, e modificazioni introdotte dalla normativa regionale e nazionale di riferimento. 87

156 Allegati ALLEGATO A SCHEMA CALCOLO PUNTEGGIO ICDp adulti modalità di calcolo soggetti in età evolutiva modalità di calcolo PROFILO DI GRAVITA' Profilo 4 (algoritmo Svamdi ) punteggio da 5 a 8 punteggio 9,6 = 45 punteggi inferiori in proporzione funzioni Corporee 46 domini punteggio max 184 punteggio di 284 = 45 punteggi inferiori in proporzione peso 45 Profilo 5(algoritmo Svamdi) punteggio sup. a 8 fino a 9,6 Domini di A&P 20 domini punteggio max 100 FATTORE AMBIENTALE FAMIGLIA Peso 8 tipologie - nucleo familiare anagrafico composto da un unico familiare adulto e dalla persona disabile punteggio assegnabile - nucleo familiare anagrafico composto da genitori anziani (ultrasessantacinquenni) e dalla persona disabile grave situazione di salute o disabilità documentata di uno o più componenti del nucleo familiare anagrafico che incide sulla capacità di cura del nucleo medesimo 8 CONDIZIONE ABITATIVA ED AMBIENTALE Peso 5 Abitazione servita Poco servita 1 Isolata 3 Abitazione priva di barriere 0 Abitazione con barriere esterne o interne 1 Abitazione con barriere sia interne che esterne 2 0 CONTINUITA' del PROGETTO valutazione di efficacia di continuità del progetto in essere 2 FRUIZIONE DI ALTRI SERVIZI Centro Diunro % abbattimento tipologia frequenza Frequenza piena Frequenza parziale 1 GIORNO GIORNI GIORNI GIORNI GIORNI Assistenza scolastica 88

157 Fino a 8 ore assistenza settimanali Fino a 16 ore assistenza settimanali Fino a 24 ore assistenza settimanali 20% 40% 80% 89

158 Allegato B SCHEMA CALCOLO PUNTEGGIO ICDf adulti modalità di calcolo CONDIZIONE SOGGETTIVA punteggio di gravità FATTORE AMBIENTALE FAMIGLIA Peso 8 CONDIZIONE ABITATIVA ED AMBIENTALE Peso 5 CONTINUITA' del PROGETTO (45 domini di cui Funzioni mentali punteggio max 29 e altre Funzioni corporee funzioni punteggio max 94) Attività e Partecipazione 13 domini di A&P *4 punteggio max 52 tipologie punteggio assegnabile vive solo (ad esclusione personale di assistenza) 8 vive in famiglia con compiti di responsabilità genitoriali nei confronti di figli minori o di genitori anziani. 6 grave situazione di salute o disabilità documentata di uno o più componenti del nucleo familiare anagrafico che incide sulla capacità di cura del nucleo medesimo 7 Abitazione servita 0 Poco servita 1 Isolata 3 Abitazione priva di barriere 0 Abitazione con barriere esterne o interne 1 Abitazione con barriere sia interne che esterne 2 valutazione di efficacia di continuità del progetto in essere 2 abbattimento % sul Pval 15% per un intervento di assistenza domiciliare superiore a 6 ore sett. 30% per un intervento di assistenza domiciliare superiore a 12 ore sett. 90

159 ALLEGATO C (moduli progetti) Allegato ICDf Descrizione del progetto proposto IMPEGNATIVA DI CURA DOMICILIARE ICDf PROGETTO DA ALLEGARE ALLA DOMANDA Il sottoscritto nato a il residente a in via tel. allegato alla domanda per ottenere l assegnazione di una impegnativa di Cura domiciliare presenta il seguente progetto: FINALITA (barrare una o più delle opzioni sotto riportate assegnando un ordine di priorità 1,2,3,4). garantire le necessarie azioni di supporto per una vita personale e familiare, anche in funzione dell esercizio delle responsabilità genitoriali e familiari nei confronti dei figli a carico e del coniuge; avere a disposizione il sostegno per: - la prosecuzione dell esperienza lavorativa e/o occupazionale in atto - l avvio dell esperienza lavorativa nell anno in corso promuovere le condizioni per il diritto allo studio e il supporto necessario alla frequenza di corsi di istruzione e di formazione finalizzati a configurazioni lavorative; sostenere le esperienze di integrazione sociale, di partecipazione ad attività sportive, ricreative e culturali e di mantenimento (miglioramento della vita di relazione) Altro (specificare) 91

160 OBIETTIVI (assegnando un ordine di priorità con l indicazione di 1, 2 o 3 ) : Assistenza domiciliare (cura della persona e cura della casa), per favorire il la propria; permanere presso Integrazione sociale ( sostegno al lavoro in essere o al lavoro in prospettiva, supporto all integrazione scolastica e formativa, attività ricreative, sportive di socializzazione) Accessibilità e mobilità (trasporto, accompagnamento, assistenza). altro Intende avvalersi dell IMPEGNATIVA DI CURA DOMICILIARE per far fronte ai seguenti bisogni: alzarsi dal letto lavarsi le mani e il viso lavarsi i capelli e pettinarsi uso dei servizi igienici igiene intima fare il bagno o la doccia vestirsi e spogliarsi gestire la presenza di ospiti coricarsi assistenza notturna pulire la casa fare la spesa preparazione pasti mangiare bere Utilizzo strumenti informatici riordinare disbrigo pratiche burocratiche assistenza personale in ambiti di studio assistenza personale in ambito universitario accompagnamento al lavoro aiuto sul posto di lavoro spostarsi in carrozzina aiuto nel cammino accompagnamento fuori casa guida dei mezzi a disposizione utilizzo di mezzi pubblici accessibili attività sportive attività culturali attività di tempo libero viaggi 92

161 semplici interventi socio-sanitari della vita quotidiana Altro gestione degli ausili Altro Modalità di gestione Assunzione Diretta con personale privato Assunzione Indiretta (es. tramite cooperativa) Acquisto o noleggio ausili non erogabili tramite Nomenclatore Tariffario delle Protesi (DM , n. 332) per un costo di La durata dell intervento di assistenza è di: un anno (52 settimane), per la copertura del quale si prevede una spesa complessiva di sei mesi o superiori a sei mesi (n settimane) per la copertura del quale si prevede una spesa complessiva di meno di sei mesi ( n settimane ) per la copertura del quale si prevede una spesa complessiva di Fruisce al momento dei seguenti servizi, interventi e contributi: Ass. Domiciliare per ore /sett. contributo Home care Premium Altro (specificare) Dichiarazione di responsabilità Il sottoscritto, ai sensi degli artt. 46 e 47 del D.P.R. 20 dicembre 2000, n. 445, consapevole della responsabilità penale, derivante da falsità e da dichiarazioni mendaci, prevista dall art. 76 del medesimo decreto, dichiara che i dati sopra riportati sono completi e veritieri. 93

162 Data Firma Il sottoscritto si dichiara consapevole che l impegnativa di Cura domiciliare ICDf (ex contributo Vita Indipendente) per il 2014 esclude qualsiasi altro tipo di contributo regionale (ad es. ex assegno di cura ICDb). Data Firma 94

163 IMPEGNATIVA DI CURA DOMICLIARE ICDp DESCRIZIONE DEL PROGETTO PROPOSTO Il sottoscritto nato a il residente a in via tel. nel presentare domanda di Impegnativa di Cura Domiciliare P a favore di: nato a il residente a in via intende avvalersi dell Impegnativa di cura domiciliare P per i seguenti bisogni socio-assistenziali: a) assistenza nelle attività strumentali della vita quotidiana (iadl): assumere i farmaci in sequenza e dosi corrette; fare la spesa; preparare i pasti; fare il bucato; gestire piccole somme di denaro; usare il telefono per comunicare; utilizzare i mezzi di trasporto b) assistenza nelle attività della vita quotidiana (ADL): fare il bagno o la doccia/lavarsi; usare il wc/toilette; camminare in una stanza; spostarsi dal letto alla poltrona/sedia; vestirsi e svestirsi; mangiare. c) interventi educativi e di integrazione sociale, finalizzati a sviluppare al massimo la potenzialità della persona con disabilità nel campo dell autonomia personale e sociale. la prestazione diretta con operatori socio-sanitari dell Ulss e/o in convenzione: 95

164 per un totale complessivo di ore settimanali di intervento dell operatore socio sanitario (max 9 ore settimanali) un contributo economico a copertura delle spese sostenute: per una spesa mensile complessiva di che verrà rendicontata certificando le spese sostenute; assunzione diretta per assistenza a persona non autosufficiente (non familiare entro il terzo grado); acquisto di servizi/prestazioni tramite cooperativa sociale (es. SAD); contratto con agenzia per la fornitura di personale di assistenza. Nel caso di progetto che prevede la contemporanea attivazione delle due modalità si è pregati di barrare entrambe le tipologie, determinando la quantificazione richiesta per ciascuna tipologia d intervento. Nella seconda fattispecie di cui sopra, in caso di accoglimento della presente istanza e successiva assegnazione di contributo, il soggetto si impegna a rendicontare le spese sostenute e a rendere disponibile la documentazione attestante l utilizzo del contributo, in qualsiasi momento, al personale incaricato dall Azienda Ulss 1. Ai fini dell assegnazione dell Impegnativa il sottoscritto dichiara: 1. SITUAZIONE SOCIO FAMILIARE Nella descrizione della composizione del nucleo familiare si fa riferimento al nucleo anagrafico di residenza e alle persone della famiglia allargata con cui sono in essere stabili relazioni di reciprocità Rapporto di parentela Nome e Cognome Data di nascita Professione Comune di residenza Problemati che rilevanti Indicare nella colonna 6 problematiche rilevanti con: A la presenza persone anziani non autosufficienti e/o con malattie degenerative o croniche; B la presenza di adulti disabili o con patologie degenerative e croniche C la presenza di minori con necessità di cure particolari 96

165 2. informazioni in merito alla CONDIZIONE ABITATIVA TITOLO DI GODIMENTO (una sola risposta) proprietà usufrutto titolo gratuito altro In affitto da: privato pubblico E in atto lo sfratto esecutivo? si no Altro DISLOCAZIONE NEL TERRITORIO (una sola risposta) Rispetto ai servizi pubblici (es. negozi di alimentari, farmacia, trasporti) servita poco servita isolata Note: BARRIERE ARCHITETTONICHE assenti esterne interne Note: Piano Ascensore si no 3. Fruizione, in atto, dei seguenti servizi frequenza centro diurno per ore /sett. Assistenza scolastica per ore /sett. Ass. Domiciliare per ore /sett. contributo Home care Premium Altro (specificare) Dichiarazione di responsabilità Il sottoscritto, ai sensi degli artt. 46 e 47 del D.P.R. 20 dicembre 2000, n. 445, consapevole della responsabilità penale, derivante da falsità e da dichiarazioni mendaci, prevista dall art. 76 del medesimo decreto, dichiara che i dati sopra riportati sono completi e veritieri. Data Firma Il sottoscritto si dichiara consapevole che l impegnativa di Cura domiciliare ICDp (ex Aiuto Personale o progetto autonomia) per il 2014 esclude qualsiasi altro tipo di contributo regionale (ad es. ex assegno di cura ICDb). Data Firma 97

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168 Allegato alla deliberazione n 300 del 21/03/2012 Convenzione Progetto personalizzato di integrazione sociale nell ambito di attività di volontariato TRA L associazione, rappresentata da (indicare il ruolo rappresentativo del sottoscrittore: Presidente, Rappresentante legale, ), nato a il e residente a in via E L Azienda Ulss 1 nella figura del Direttore del distretto, dott. nato a..il. Residente a., incarico alla sottoscrizione della presente convenzione con atto deliberativo n.300/2012 PREMESSO che l Azienda ULSS n. 1 di Belluno, nello svolgimento della propria funzione di favorire l integrazione sociale delle persone disabili così come previsto dalla normativa nazionale e regionale e secondo le strategie di sviluppo dell offerta dei servizi per l area della disabilità indicate nel Piano di Zona , ha predisposto il progetto dal titolo Progetti di integrazione nella Comunità ; che nell attuazione del progetto specifico in favore del sig.re/ra..l Azienda ULSS n. 1 ha chiesto la collaborazione dell associazione al fine di favorire l inserimento delle persone disabili nella compagine dell associazione, per lo svolgimento delle normali attività organizzate per il perseguimento degli scopi sociali della stessa ed incrementare la partecipazione della persona con disabilità alla vita della comunità; che l attività proposta rientra nel progetto globale del sig./ra (indicare il nominativo dell utente) definito in sede di Unità Valutativa Multidimensionale, allo scopo di mantenere, consolidare e se possibile incrementare le abilità, nonché le proprie caratteristiche relazionali e sociali; che l attività, allo scopo concordata, ha esclusivamente finalità educative /formative mirate alla crescita della persona con disabilità e al potenziamento delle sue abilità, favorendo e migliorando l inclusione sociale della persona stessa nel proprio contesto di vita, promuovendo la partecipazione attiva ed il protagonismo attraverso forme di volontariato sia all interno di associazioni che di altri contesti non profit; che l attività svolta non si configura in nessun caso come attività lavorativa né come inserimento sociale in contesto lavoratvo, di cui alle norme previste dalla legislazione vigente,

169 SI CONVIENE La collaborazione fra il Distretto socio Sanitario dell A.Ulss 1 Unità Operativa Disabilità e l Associazione.. nei termini e per le finalità descritti in premessa; L Associazione..si impegna a: - partecipare, in collaborazione con gli operatori indicati dall Azienda ULSS n. 1, alla definizione del progetto personalizzato del/la sig./ra - accogliere presso le proprie strutture il/la sig./ra coinvolgendola nelle attività sociali secondo quanto previsto dal progetto personalizzato; - individuare fra i propri associati una persona di riferimento per il destinatario del progetto che collaborerà con gli operatori dei servizi per il buon esito dello stesso. L Azienda ULSS s impegna a rispettare i seguenti obblighi: - Individuare l operatore che svolgerà, secondo i modi ed i tempi previsti dal progetto personalizzato, una funzione di facilitazione nella fase di primo inserimento e, per tutta la durata del progetto, ed una funzione di supporto all associazione nella funzione di integrazione del/la sig./ra nella propria compagine sociale; - predispone, fino all acquisizione di ruolo di socio del/la sig.ra, le necessarie coperture assicurative per la responsabilità civile contro terzi e per il rischio d infortuni posti in forma di auto assicurazione La presente convenzione ha decorrenza dal al.., prorogabile all occorrenza. Data e luogo Per l associazione Per il Distretto Socio sanitario A.Ulss 1

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