Qui non si canta al mondo delle rane

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1 Qui non si canta al mondo delle rane pino pascali Simone Berti Rossella Biscotti Pierpaolo Campanini Invernomuto Federico Tosi a cura di / edited by Andrea Bruciati

2 Qui non si canta al mondo delle rane Main Sponsor Responsabile organizzativo Head of Organisational Elena Petruzzi Sponsor per / for Museo delle Genti d Abruzzo Sandra Addimilio Francesco Perozzi PINO PASCALI Simone Berti Rossella Biscotti Pierpaolo Campanini Invernomuto Federico Tosi per / for Spazio Matta Bruno Marini Annamaria Talone Collaboratori / Collaborators Stefano Agresti Mariaconcetta D Ercole Maria Elena D Onofrio Mariangela Terrenzio Ufficio stampa / Press office Maddalena Bonicelli Santa Nastro Trasporti / Shipment Company Progettazione mostra Exhibition project Andrea Bruciati Museo delle Genti d Abruzzo Spazio Matta Pescara 26 luglio - 6 settembre July - 6 September 2015 Allestimento mostra Exhibition set up Gabriele D Angelantonio Costantino Di Marco Mostra organizzata da Exhibition organized by Responsabile servizi educativi Responsible for educational services Cooperativa Virate Marina De Carolis Lisa Falone Antonella Ferrante emiliodipeco srl soluzioni assicurative Mostra e catalogo a cura di Exhibition and catalogue curated by Andrea Bruciati Schede critiche a cura di Critical notes by Eva Comuzzi MARCHIO ISTITUZIONALE Traduzioni / Translation Jeff Abshear per / for Andrea Bruciati Tilde Arcelli Alessandra Corsi SENZA PAYOFF CON PAYOFF Crediti fotografici / Photo credits Nicolò Degiorgis, pp , 65, 66-67, 69 Gino Di Paolo, pp. 40, 46 FILE DIGITALE La versione del marchio senza payoff va utilizzata sui materiali istituzionali come le pubblicazioni e la modulistica. La versione con payoff va utilizzata prevalentemente nella comunicazione commerciale. Il marchio a colori va utilizzato esclusivamente su fondo bianco (per maggiori dettagli consultare le pagine X). MANUALE DEL MARCHIO stampa a 2 colori Pantone 301 U nero al 78% 5 Vigilanza / Surveillance DAGA Security Un sentito ringraziamento ai prestatori per il loro contributo We are especially grateful to the following lenders for their contribution Valentino Barbierato Galleria Civica, Modena Dionisio Gavagnin Fondazione Pino Pascali, Polignano a Mare Fondazione MUSEION. Museo d arte moderna e contemporanea, Bolzano Frittelli Arte Contemporanea, Firenze Tullio Leggeri Luisa ed Emilio Marinoni Museo Comunale d'arte Moderna, Avezzano kaufmann repetto, Milano Soprintendenza BAP di Siena e Grosseto Giorgio Vianello Vistamare, Pescara a tutti coloro che hanno dato la loro disponibilità a questo progetto we also thank all those who have greatly contribued to this project Flaminia Allvin, Antonia Rita Arconti, Bianca Attolico, Edith Ballabio, Paolo Batoni, Gino Battista, Antonella Berruti, Perla Bianco, Renata Bianconi, Geraldine Blais Zodo, Giovanni Bonelli, Valentina Bonomo, Rosalba Branà, Paola Capata, Meriadek Caraes, Davide Cariani, Luca Carolo, Marcello Carriero, Francesca Cattoi, Clarenza Catullo, Giulia Centonze, Paola Coltellacci, Raffaella Cortese, Paolo Cortesi, Marina Dacci, Anna Daneri, Emanuele De Donno, Daniele De Luigi, Gigiotto Del Vecchio, Roberta Facheris, Giorgio Fasol, Laura Feliciotti, Erica Fiorentini, Luca Francesconi, Simone Frittelli, kaufmann repetto, Caroline Fuchs, Manuela Galliano, Gianni Garrera, Bruna Girodengo, Roberta Giulieni, Emma-Charlotte Gobry-Laurencin, Serena Goldoni, Valentina Grandini, Corrado Gugliotta, Annamaria Guiducci, Andrea Kvas, Pasquale Leccese, Miranda MacPhail, Annamaria Maggi, Marcello Maloberti, Maria Mangiavacchi, Giò Marconi, Valerio Mariani, Helga Marsala, Anna Mattirolo, Gianluca Marziani, Emilio Mazzoli, Kamel Mennour, Cesare Misserotti, Augusta Monferini, Giannantonio Morghen, Matteo Mottin, Mauro Nicoletti, Giampaolo Paci, Davide Paludetto, Franz Paludetto, Riccardo Passoni, Francesca Pennone, Patrizio Peterlini, Ida Pisani, Claudio Poleschi, Daniela Porro, Paola Potena, Letizia Ragaglia, Annie Ratti, Aloisia Resch, Riccardo Rizziero Di Sabatino, Angelandreina Rorro, Gianni Ruffi, Cristiano Giulio Sangiuliano, Fabio Sargentini, Irene Sartorio, Greta Scarpa, Barbara Secci, Benedetta Spalletti, Antonella Spano, Gabriele Stocchi, Angela Tecce, Giulia Tiraboschi, Barbara Tomassi, Italo Tomassoni, Luca Tomio, Franco Toselli, Patrick Tuttofuoco, Milena Ugolini, Caterina Viganò, Matteo Viglietta, Elena Volpato, Uliana Zanetti e in particolare a / and especially to Lino Baldini Eva Comuzzi Valerio Dehò Giovanni Milesi Marco Tonelli

3 Per il secondo anno la Fondazione Aria partecipa al circuito Arte in Centro, progetto che trova nella logica di cooperazione e di valorizzazione del territorio la sua motivazione principale. Poiché è indubbio che il vero fine strategico perseguito, dello sviluppo, per mezzo della cultura, di un territorio ricco di elementi artistici, storici e ambientali come quello delle regioni Abruzzo e Marche, si manifesterà nel tempo e dunque nella durata del progetto, riteniamo estremamente importante convogliare risorse della Fondazione nella realizzazione di questa iniziativa. L obiettivo è quello di non proporre solo una mostra ma un progetto di crescita culturale per il territorio, creando degli strumenti di stimolo per la formazione di interessi che generino organicamente e lentamente un tessuto sociale e un percorso aggregativo. Per fare questo è stata attivata una serie di collaborazioni con operatori e strutture culturali interessati a promuovere il territorio regionale attraverso l arte. Un insieme di azioni, allargate a protagonisti della cultura nelle sue espressioni più varie, renderà viva e pulsante la manifestazione per l intera durata. Il tema che propone il curatore della mostra Qui non si canta al mondo delle rane è una messa in gioco dell attività culturale al servizio del progresso civile e culturale dei cittadini, dando voce al genio creativo dell artista, grazie al quale si auspica un rinnovamento di pensiero e un aggiornamento delle istanze internazionali legate al contemporaneo. Si parte così da tre maestri Gina Pane, Gino De Dominicis, Pino Pascali per rintracciarne le eredità nel lavoro di alcuni dei più interessanti artisti delle generazioni successive. Dal confronto emerge un gioco di corrispondenze e di sensibilità comuni che si offre anche come piattaforma di studio di una storia che, non ancora del tutto indagata, attraversa il Novecento per arrivare ai nostri giorni. In questo senso le mostre allestite a Pescara rispondono pienamente all intento, con un artista come Pino Pascali, eversivo ed estroverso, che attua attraverso modalità ludiche la sua critica nei confronti della società massificata. In lui si combinano facilità e trasversatilità dei media impiegati, assemblaggio delle forme e un attenzione all aspetto comunicativo che evidenzia un idea quasi pasoliniana di artista fattualmente integrato. Con lui si confrontano Simone Berti, Rossella Biscotti, Pierpaolo Campanini, Invernomuto e Federico Tosi, artisti presenti nella mostra allo Spazio Matta. Il progetto, sostenuto da aziende della regione, vede coinvolti protagonisti della vita economica locale, in un ottica di responsabilità sociale d impresa, ed è finalizzato nel lungo termine al miglioramento della qualità della vita, intesa come la possibilità dei cittadini di stimolare capacità intellettive e desiderio di conoscenza, e assicurare evoluzione nei rapporti sociali, maggiore senso di responsabilità e di appartenenza alla realtà locale. Fondazione Aria takes part in the project Arte in Centro, whose core value is cooperation and development of the territory, for the second time. It is extremely important to us to support the Foundation in order to make this project possible, as the real event s goal, which will be manifest during the event, is to promote through culture Abruzzi and Marche, whose territory is artistically, historically and environmentally rich. The event is not only an exhibition, but also a project of cultural growth for our territory creating stimulating instruments, that generate interests to organically and slowly form a social web and an aggregation path. In order to do so, a series of collaborations with cultural operators and structures interested in promoting the regional territory though art has been enacted. An ensemble of actions playing a leading role in all different forms of culture will make the event dynamic and pulsating for its entire duration. The theme proposed by the curator of the exhibition Qui non si canta al mondo delle rane (lit. here you do not sing to the world of frogs ) focuses on how cultural activities can influence civil and cultural progress of citizens by giving a voice to the artist s creative genius, thus trying to renovate thinking and update the international contemporary art. Therefore the event is focused on three important artists, namely Gina Pane, Gino de Dominicis and Pino Pascali, and on their legacies to be found later on in many of the most important artists works. All of these artists have in common the same sensibility and other similarities and they represent a chance to study art history from the last century on. The exhibitions in Pescara have the same goal and pursue it by presenting the artworks of the extrovert and subversive artist Pascali, who criticized the standardized society in a playful way. Pascali combines facility and transversality of the instruments he used, form assemblages and attention to communication becoming a sort of factually integrated Pasolinian artist. Simone Berti, Rossella Biscotti, Pierpaolo Campanini, Invernomuto and Federico Tosi can be found in Spazio Matta along with Pascali. The project is supported by local industries, which are really important in the local economy, and their support contributes to create a social enterprising responsibility to improve the quality of life and to give the possibility to citizens to be intellectually stimulated to widen their knowledge and to improve social relationships, their sense of responsability and their sense of belonging to the local reality. Elena Petruzzi Presidente Fondazione Aria Fondazione Industriale Adriatica Elena Petruzzi Chairwoman Fondazione Aria Fondazione Industriale Adriatica

4 Sommario / Contents Qui non si canta al mondo delle rane 8 Here you don't sing to the world of frogs 9 Andrea Bruciati Pino Pascali: iconografie, eredità e genealogie 14 Pino Pascali: iconographies, legacies and genealogies 15 marco Tonelli Pino Pascali opere / Works 21 Scheda critica / Critical note 52 Simone Berti opere e schede critiche / Works and critical notes 55 Rossella Biscotti opere e schede critiche / Works and critical notes 61 Pierpaolo Campanini opere e schede critiche / Works and critical notes 71 Invernomuto opere e schede critiche / Works and critical notes 77 Federico Tosi opere e schede critiche / Works and critical notes 83 Apparati / Appendix 89 Tutte le schede critiche sono a cura di All the critical notes edited by Eva Comuzzi

5 Qui non si canta al mondo delle rane Andrea Bruciati Here you don t sing to the world of frogs Andrea Bruciati Qui non se canta al modo de le rane; Qui non se canta al modo del poeta, Che finge, imaginando cose vane. Here we don t sing as frogs do; Here we don t sing like the poet, who pretends, imagining vain things. Cecco d Ascoli, L Acerba, libro IV, cap. XIII, pp. 146 Cecco d Ascoli, L Acerba, libro IV, cap. XIII, pp. 146 Il titolo è desunto liberamente dal celebre passo di Cecco d Ascoli ( ), riutilizzato dalla rivista avanguardistico-letteraria "Lacerba", quale suo incipit, nel 1913, per una incalzante e autentica messa in gioco dell attività intellettuale, al servizio del progresso civile e culturale dei cittadini. Il clima è quello futurista e dà gran voce al genio creativo dell artista, grazie al quale si auspica un rinnovamento di pensiero e un aggiornamento delle istanze internazionali legate al contemporaneo anche nella penisola. Qui non si canta al mondo delle rane è titolazione idonea al progetto perché oltre a essere insieme evocativa e di forte impatto immaginativo, crea già un ponte sostanziale fra radici territoriali e proiezione verso il futuro delle ricerche proposte. L idea portante del progetto è infatti quella di costituire un network che funga da laboratorio condiviso per un pensiero laterale volto a impostare un vero e proprio cantiere in un dialogo quasi osmotico con il territorio. Laterale come periferico, periferico come differente: alterità intesa come qualità per una forte identità. Frutto di un progetto triennale, ogni edizione sarà dedicata a un intellettuale divergente, visione che sarà condivisa dagli autori coinvolti, secondo una prospettiva storica e critica inedita in Italia. L obiettivo è quello di non proporre solo una mostra, ma un progetto di crescita culturale per il territorio, mettendo in essere degli strumenti di stimolo per la formazione di interessi che creino organicamente e lentamente un tessuto sociale e un percorso aggregativo. La mostra è l elemento cardine, ma non ultimo, di un insieme di dati, elementi, azioni che rendono viva e pulsante la manifestazione per l intera durata, al di là dell evento e della giornata inaugurale tout-court. Qui non si canta al mondo delle rane è pertanto un progetto che fa della sua alterità la forza di espressione e l identità di un territorio che costituisce come network. Mai sufficientemente indagato, se non come succedaneo a studi antropologici e sociali, il tema che intendo indagare è una riflessione differente della storia dell arte italiana a partire da tre maestri e artisti dalle sensibilità affini che permeano la visione al tempo della società 2.0. Si prende idealmente spunto ideale da Acerba Etas, il capolavoro tomistico incompiuto di Cecco d Ascoli (sia filosofo che poeta) per rintracciare dei percorsi mai evidenziati sufficientemente nel nostro passato recente. Quando infatti rifletto sul progetto, penso in maniera quasi visionaria a un ponte fra maestri sublimi e i germi che questi hanno rilasciato nella contemporaneità. Questa necessità di avere un approccio laterale, evidenziando un pensiero differente, in realtà ci consente di reinterpretare in maniera nuova la storia dell arte italiana attraverso una prima piattaforma di studio di protagonisti non ancora sufficientemente indagati quali Pino Pascali, Gino De Dominicis e Gina Pane e le successive generazioni. In questo modo cerco di far affiorare frequenze, caratteristiche e intuitivamente le connessioni e le affinità per un gioco che coinvolge sia neofiti che studiosi. Libertà di espressione radicale per non identificarsi con un singolo corpo di opere o di tecniche, in quanto pericoloso per la propria integrità sia di artisti che di esseri umani. Pascali afferma a tal proposito: Altrimenti diventa un fatto mitico, invece tutto deve essere aperto, non compromesso. Appena hai fatto una cosa, la cosa è finita. Anche quello che uno dice deve lasciare adito a molte possibilità, non chiudersi in una This was the title taken freely from the famous passage by Cecco d Ascoli ( ), re-used by the avant-garde literary magazine Lacerba as its opening words, in 1913, for an urgent and genuine commissioning of intellectual activity, to serve the civil and cultural progress of all citizens. The climate is again futuristic and there is a calling to the creative genius of the artist, through which it is hoped there will be a renewal of thought and a revitalization of international ideas related to contemporary art, and on the Italian peninsula. Qui non si canta al mondo delle rane is an appropriate title for the project because as well as being both evocative and imaginatively impactful, it already creates a substantial bridge between territorial roots and a projection into the future of the proposed research. The main idea of the project is to establish a network to serve as a laboratory for a shared lateral thinking that aims to create a real workshop in an almost osmotic dialogue with the territory. This is lateral as in peripheral, or peripheral as in different: its otherness is understood as a quality for a strong identity. The result of a three-year project, each edition will be dedicated to a divergent intellectual vision shared by the authors involved, from a historical and critical perspective unprecedented in Italy. The goal is not to propose only an exhibition but a project of cultural growth for the region, putting in place the tools to stimulate the formation of interests that organically and slowly create a social fabric and an aggregate path. The exhibition is the cornerstone, but not all; it is combined with appointments, elements, and actions that make it alive and pulsing for the entire duration, beyond the event and the opening day alone. Qui non si canta al mondo delle rane is therefore a project that makes its otherness a strength of expression and the identity of a territory constructed as a network. Never adequately investigated, except as a substitute for social and anthropological studies, the theme I intend to investigate is a different reflection of the history of Italian art from three master artists, from feelings that permeate the vision related to society. It takes ideal inspiration from Acerba Etas, the unfinished Thomistic masterpiece of Cecco d Ascoli (both philosopher and poet) to track paths never sufficiently illuminated in our recent past. Indeed, when I reflect on the project, I think of it almost as a visionary bridge between sublime masters and the seeds they released into contemporary culture. The need to have a lateral approach, to show a different thought process, actually allows us to reinterpret Italian art history in a new way through an analysis of the work of several artists including Pino Pascali, Gino De Dominicis, Gina Pane, and their generation. In this way I attempt to develop, with character and intuition, the connections and affiliations for a project that involves both young artists and established masters. Here we find a radical freedom of expression that does not identify with a single body of work or technique, but is dangerous to integrity for artists and people in general. Pascali says in this regard, Otherwise it becomes a mythical fact, instead everything must be open, with no compromise. As soon as you have done something, it is finished. Even what one says must be left open to many possibilities, and not locked in a statement. The artist refuses to seek refuge either in tradition or in the idea of art, just as he rejects the legitimacy 8 9

6 affermazione. L artista rifiuta di cercare rifugio sia nella tradizione che nell idea dell arte, così come respinge anche la legittimità offerta dal conformismo politico e ideologico. Alla Biennale di Venezia del 1968, poco prima della sua morte, Pascali, ad esempio, discusse apertamente con gli studenti dimostranti e volle esporre il suo lavoro quando la maggioranza degli altri artisti avevano ritirato il proprio. In una dichiarazione scrisse: L artista deve essere isolato poiché solo così può responsabilizzare al massimo il proprio gesto, senza andarsi a cercare un appoggio collettivo. Una proposta eversiva alla gabbia pregiudiziale del nostro immaginario, che lo accomuna strettamente sia a Gino De Dominicis, basti pensare alla denuncia penale del 1972, che a Gina Pane, con le sue performance che venivano spesso interpretate come profanatrici di uno status quo religioso. Se la repressione fosse vinta e l uomo potesse godere della vita adatta alla sua specie, sparirebbe la regressiva fissazione sul passato; l inquieta ricerca di novità sarebbe riassorbita dal desiderio di una piacevole ripetizione, e il desiderio di Divenire dal desiderio di Essere, intimava De Dominicis. Dal canto suo, Pane stabiliva nel 1971 un parallelo tra la situazione politica in Vietnam e quella dell artista: L escalation americana in Vietnam/Artista anche gli artisti si arrampicano/dolore dolore fisico in uno o più punti del corpo/dolore interno, profondo, sofferenza. Dolore (morale). Il contrario di una scalata anestetizzata 1. Tre protagonisti diretti, spregiudicati, offensivi, in fondo quello che dovrebbe essere un artista per essere definito tale... Per quanto riguarda le due sedi metropolitane e urbane di Pescara ho pensato a Pino Pascali (Bari Roma 1968), un artista eversivo ed 1 Per le testimonianze dei tre autori rimando a: Anna D Elia (a cura di), Pino Pascali, Electa, Milano 2010; Gabriele Guercio (a cura di), De Dominicis. Raccolta di scritti sull opera e l artista, Umberto Allemandi, Torino 2001; Sophie Duplaix (a cura di), Gina Pane ( ). È per amore vostro: l altro, Mart / Actes sud, Arles estroverso, ancora misconosciuto, che attua attraverso modalità ludiche la sua critica nei confronti della società massificata. Ritenuto il più importante esponente dell arte pop italiana a livello internazionale (fra le mostre, International Pop, Walker Art Center, 2015), se ne discosta per dare un'accezione rivoluzionaria delle ricerche poveriste a lui coeve. Caratterizzato da un'artificialità ludica e da una tensione iperrealista verso la simulazione, impiega la materia primigenia quale dato significante per una rivalutazione dell aspetto antropologico dell operato dell artista. In lui si combinano facilità e trasversatilità dei media impiegati, assemblaggio delle forme e un attenzione all aspetto comunicativo che evidenzia un idea quasi pasoliniana di artista fattualmente integrato. È evidente che ciò che lo affascina è la reinvenzione concettuale, la trasfigurazione fantastica del mondo, così da mostrare che l arte non è più speculare rispetto al reale e all'artificialità, ma se mai si pone quale zona intermedia, come una terza ipotesi. In questa scia le opere pittoriche di grande qualità di Pierpaolo Campanini, che intende la pittura come assemblaggio, per un idea di oggetto simulacro, sembrano dicotomiche rispetto agli espedienti di Federico Tosi, che ricorre alla radicalità della materia per un recupero antropologico della scultura. Di contro, Invernomuto che conduce una libera interpretazione del reale per una critica dissacrante e affilata risulta sulla stessa frequenza di Simone Berti, che parte dall azione performativa come atto condiviso per una ricerca del meraviglioso anche nel quotidiano, differenziandosi in questo dalla responsabilità della Storia, presente invece in Rossella Biscotti. Differente e complementare per il suo isolamento e ideale luogo per un attitudine contemplativa grazie alla sua posizione è Castelbasso con le sue due sedi, dove è Gino De Dominicis (Ancona Roma 1998) il grande affabulatore. Un artista fuori da ogni categorizzazione e in controtendenza da sempre, connotato da un ironia dissacrante, che si struttura mediante il gusto per il paradosso. Una figura laterale ed eccentrica che ha segnato una traiettoria distonica fin dalla fine degli anni sessanta (fra le esposizioni, Arte Povera International, Rivoli 2011; MAXXI, Roma 2010). Grandi temi come l atemporalità e la tensione di fronte ai fenomeni naturali sono le proiezioni cui si avvicina al fine di forzarne i limiti, quasi che il dato mistico tanto ricorrente nella sua produzione pittorica non bastasse a suffragare neanche attraverso la offered by political and ideological conformism. At the Venice Biennale in 1968, shortly before his death, Pascali for example discussed openly with the student demonstrators and wanted to exhibit his work even when most of the other artists had withdrawn theirs. In a statement he wrote: The artist must be isolated, for only then can he respond with the most appropriate gesture, without going in search of collective support. This subversive claim for the prejudicial cage of our imagination also unites the work of Gino De Dominicis (think of the criminal complaint of 1972,) with Gina Pane, whose performances were often interpreted as profanity of the religious status quo. De Dominicis said, If this repression could be overthrown and man could enjoy life as it is adapted to his species, this regressive fixation on the past would disappear; the restless search for novelty would be reabsorbed by the desire for pleasurable repetition, and the desire to become would be replaced by the desire to be. In her own way, in 1971, Pane established a parallel between the political situation in Vietnam and that of the artist: The American escalation in Vietnam / Artist also the artists build up / Pain physical pain in one or more parts of the body / Interior Pain, deep suffering. Pain (moral). The opposite of an anesthetized climb. 1 These three players direct, ruthless, offensive, are basically what an artist needs to be defined as such As for the two metropolitan and urban sites of Pescara I thought of Pino Pascali (Bari Rome 1968), a subversive and outgoing artist, still misunderstood, who implements through mode of play a critique of mass society. While considered the most important exponent of Italian Pop internationally (among the exhibitions: International Pop, Walker Art Center, 2015), he differs in focusing on the revolutionary research 1 For the testimony of three authors refer to: Anna D Elia (ed.), Pino Pascali, Electa, Milan 2010; Gabriele Guercio (ed.), De Dominicis. Raccolta di scritti sull opera e l artista, Turin, Umberto Allemandi 2001; Sophie Duplaix (ed.), Gina Pane ( ). È per amore vostro: l altro, Mart / Actes sud, Arles of Arte Povera, which he cofounded. Characterized by a playful artificiality and a hyper-realistic tension toward simulation, he uses primal material to give meaning to an anthropological revaluation revealed in the work of the artist. In him facility and versatility are combined in the use of media, and he assembles form and highlights communication in an almost Pasolinilike way for a factually integrated artist. It is evident that what fascinates him is conceptual reinvention and the fantastic transfiguration of the world, thus to show that art is no longer a mirror of the real and the artificial, but instead appears from an intermediate zone, as a third option. In this regard we consider the great painterly work of Pierpaolo Campanini, who turns painting into assemblage, raising the object as a simulacrum. This seems dichotomous with the intention of Federico Tosi, who makes radical use of materials for an anthropological recovery of sculpture. Conversely there is Invernomuto, who conducts a free interpretation of reality to create irreverent and sharp criticism. This work has the same frequency as Simone Berti, who departs from the performative act in a shared exploration of the wonderful things in everyday life. And in assuming the responsibility of history, we find the work of Rossella Biscotti. Gino De Dominicis (Ancona, 1947 Rome, 1998), the great storyteller, was different and complementary, being isolated in the ideal, contemplative location of Castelbasso. As an artist who bucked the system and was outside any categorization, he was characterized by an irreverent irony that developed his taste for paradox. He was a lateral and eccentric figure who pursued a dystonic trajectory since the end of the sixties (among his exhibits: Arte Povera International, Rivoli 2011; MAXXI, Rome 2010.) He deals with big issues like timelessness and tension in the face of natural phenomena, the projections we approach at the end to enforce limits. It is as if the mystical figures so recurrent in his pictorial production were not enough to substantiate, through the depiction of archetypal and hieratic figures, his iconographic leitmotif. This line of thought also inspires Thomas Braida, whose visionary paintings give soul to a screenplay teeming with the grotesque and driven by a profound sense of mystery, and drives the work of Luigi Presicce, who denotes his poetry as a matrix for the mystic, according to an almost ahistorical religious vision. We can also place the work of Luca Vitone 10 Qui non si canta al mondo delle rane Here you don t sing to the world of frogs 11

7 raffigurazione delle figure archetipiche e ieratiche, suo leitmotiv iconografico. Secondo quest'accezione si muove Thomas Braida, che grazie alla sua pittura visionaria anima una sceneggiatura brulicante e grottesca, mossa da un profondo senso del mistero, e Luigi Presicce che denota la sua poetica come matrice per il mistico, secondo una visione del religioso quasi astorica. Parimenti si possono accostare sulle medesime frequenze di sfida le formulazioni di Luca Vitone che verte verso un neoconcettualismo crepuscolare, iconico e sintetico nel contempo, o Rosa Barba e Agne Raceviciute che sembrano riflettere sulla nostra dimensione, sfidando le leggi della temporalità. Ultima, ma non meno importante colonna del progetto, è Gina Pane (Biarritz Parigi 1990) per cui si è pensato alla città turrita di Ascoli Piceno e alla sensibilità lirica che permea la collezione di Osvaldo Licini. Voce fra le più autorevoli e incisive delle istanze femministe degli anni settanta (fra le rassegne recenti che ne hanno decretato la grandezza internazionale, Artevida, MAM, Rio De Janiero 2014; Mart, Rovereto 2012) la sua è una poesia che prende corpo dalla fisicità ed è sempre concepita attraverso un cerimoniale di straordinaria compostezza e concentrazione, perfettamente studiata in ogni dettaglio e testimoniata per ricostruire, selezionare, scegliere, trasformare, in una parola fare storia e aprirsi alla continuità del futuro. Il valore dell emotività e della fragilità quale forza e dimensione per poter verificare l essenza dell individuo, partendo dalla propria testimonianza per inverare ogni azione sociale. Sulle medesime frequenze un videomaker come Yuri Ancarani, dove una sensorialità materica accarezza l immagine spesso rappresentata nella sua crudezza sociale, o Francesca Grilli che mutua una sorta di ricerca archivistica del sensibile mediante l innesto di materiali incongrui. Simile è il discorso improntato da Diego Marcon e Moira Ricci, che associano delicatezza a forza nel descrivere le emozioni più intime, e Luca Trevisani, dove la materia si comporta come superficie osmotica e sensuale, mai priva di una certa organicità e leggerezza. L allestimento segue questa sorta di organismo trifasico ed è diverso per ogni sede, mutando parallelamente alle intenzionalità di poetica dell artista magister (Pino Pascali, Gino De Dominicis, Gina Pane) che connota lo spazio e si struttura in maniera funzionale all intero ambiente. La messa in scena teatrale e la chiara impronta scenografica accompagnano le sedi urbane pescaresi di Pascali dove si evidenzia il senso della posa in opera e la fruizione spettacolare dell evento. Diverso e coerente al contesto storico e medioevale di Castelbasso è l ambiente in cui si cala il velo intriso di attesa e mistero di Gino De Dominicis, che ben si presta a opere evocate, umbratili, elegantemente immobili. Quasi un racconto è invece la sede ascolana dedicata a Osvaldo Licini di Gina Pane. Qui la forza epiteliale dell autrice trascolora senza soluzione di continuità con la leggerezza incisiva del maestro marchigiano per un dialogo sussurrato, dove l individuo viene indagato sensorialmente come un involucro in fibrillazione. within this category, as it relates to waning, iconic, and synthetic Neo- Conceptualism, but also the work of Rosa Barba and Agne Raceviciute that seems to reflect our present time, while defying the laws of temporality. No less important is Gina Pane (Biarritz, 1939 Paris, 1990) for whom we thought of the towered city of Ascoli Piceno and the lyrical sensibility that permeates the collection of Osvaldo Licini. As one of the most authoritative and incisive feminists voices of the 1070s (among other recent surveys of international importance, her work has been included in: Artevida, MAM, Rio De Janiero, 2014; Mart, Rovereto, 2012). Hers is a poetry that makes use of the physicality of the body and is always conceived through an extraordinary ceremony of composure and concentration. It is perfectly designed in every detail and organized to rebuild, select, transform, and in a word make history that is open to the continuity of the future. There is an emotive and fragile value that acts as a force to verify the essence of the individual, starting from the testimony to verify all social action. Then there is the work of videomaker Yuri Ancarani, whose sensory materiality caresses images often represented in their social crudeness, or Francesca Grilli, who borrows a kind of archival research of sensation, by grafting incongruous materials. There is a similarity in the works of Diego Marcon and Moira Ricci, in that they combine delicacy with strength in describing the most intimate emotions, and Luca Trevisani, whose materials behave like osmotic and sensual surfaces, never without a certain organic lightness. The exhibition follows this kind of organic three-phase flow and is different for each location, changing parallel to the poetic intention of each major artist (Pino Pascali, Gino De Dominicis, Gina Pane,) each characterizing part of the space and overall structure in the functional environment. There is theatrical staging and clear evidence of scenic locations of urban Pescara that infuse the work of Pascali, who focuses on the methodology of installation and the use of spectacular events. Castelbasso is the setting to unveil Gino De Dominicis, whose mysterious works are both different and consistent in the medieval historical context, which lends itself well to evocative works with shadowy, elegant properties. And at the site in Ascoli dedicated to Osvaldo Licini is the work of Gina Pane. Here the epithelial strength of the artist blends seamlessly with the lightness of the incisive Marche master, to engage in a whispered dialogue in which the individual is under sensory investigation as a core of fibrillation. 12 Qui non si canta al mondo delle rane Here you don t sing to the world of frogs 13

8 Pino Pascali: iconografie, eredità e genealogie Marco Tonelli Pino Pascali: iconographies, legacies and genealogies Marco Tonelli Sebbene Pino Pascali sia stato una meteora nella storia dell arte italiana (vissuto solo trentatré anni e attivo a tempo pieno come scultore dal 1964 al 1968), forse proprio per questa velocità d esistenza, la sua opera è rimasta a tutt oggi di grande attualità e vitalismo. Anzi, potremmo dire sempre di più grande attualità, come se le sue sculture fossero fatte per il nostro tempo e nel nostro tempo. Ne sarebbe un esempio il fatto che, proprio nell ultima edizione della Biennale Arte di Venezia, All the World s Futures inaugurata nel maggio del 2015, una sua opera del 1965 (Contraerea) sia stata scelta dal curatore a far parte della mostra e posizionata al centro del percorso espositivo in un progetto che vuole parlare del mondo globalizzato di oggi, affacciato già su scenari futuri. Che la presenza di Pascali all interno di questa Biennale sia legittima o meno (cioè per ragioni fondate o strumentali) non importa: evidentemente è contemporanea la percezione della sua opera che se ne ricava a livello internazionale. Eppure tanto ancora deve essere detto e capito sul Pascali postmoderno già nel 1964 (quando il termine fu usato per la prima volta da Steve Marcus in ambito letterario e poi, nel 1968, da Leo Steinberg a proposito delle opere di Rauschenberg). Proprio quell anno Pascali nasce infatti ufficialmente come scultore e tiene la sua prima mostra personale presso la Galleria La Tartaruga di Roma. E ancora tanto deve essere scritto sulla consanguineità delle sue opere con le ricerche minimaliste a lui coeve, oltre che naturalmente sugli influssi che hanno avuto su di lui l opera di Brancusi, la Metafisica di de Chirico e Savinio o il Surrealismo di Magritte. Il Pascali rinchiuso nelle categorie della Pop Art o dell Arte Povera (che pure ha partecipato o anticipato) oggi non può più funzionare o comunque non basta più a definire i contorni della sua poetica. Senza contare il suo lascito per gli artisti italiani di oggi e le aperture internazionali della sua scultura su coordinate ambientali e teatrali che aveva sperimentato già con le mostre alla Galleria L Attico di Fabio Sargentini a partire dal 1966 (e proprio all Attico inizierà subito dopo la sua morte una straordinaria stagione di performance, installazioni, body art, musica elettronica), possiamo affermare che Pascali è l artista che più di tutti ha codificato la propria pratica rispetto al concetto di finta scultura o di pelle della scultura, giocando sulla metamorfosi della forma e della materia in materiali o dei materiali in forma e materia. Antenati Della genetica metafisica e surreale di Pascali parlano opere specifiche, che dicono molto più di qualsiasi elaborazione teorica o storiografica. Colonne e foresta nella stanza del 1928 di de Chirico, come altre opere metafisiche di quel periodo, sono dirette progenitrici di Ruderi su prato realizzata nel 1964 da Pascali. Per non dire del dipinto Sulla soglia della libertà di Magritte del 1930, anticipatore onirico del Cannone Bella Ciao (fig. 1) di Pascali del Se a queste iconografie di irrealtà, teatrini domestici di finta natura e finta architettura, scenografie di interni, aggiungiamo la fascinazione di Pascali per le sculture di marmo e pietra, bianche, animalistiche, di Brancusi degli anni venti, riprese esplicitamente nella serie delle finte Even though Pino Pascali had only a brief career in the Italian art history, as he died at the age of thirty-three years and was a full-time sculptor only from 1964 to 1968, his fast and brief life probably made his works so contemporary and dynamic, as if his sculptures were realized for our time and in our time. In the latest edition of Biennale in Venice entitled All the World s Futures inaugurated in May 2015, a work of his, Contraerea (1965) was placed in the centre of the exhibition s space in a project focusing on globalization and future scenarios. It does not matter whether Pascali s work was chosen for legitimate or specious reasons. What matters is that his artworks are still perceived as contemporary worldwide. Pascali s work, which is still to be fully understood, was already postmodern in 1964, when the term postmodern was used for the first time by Steve Marcus in literature. In 1968 postmodern was used by Leo Steinberg to describe Rauschenberg s artworks. In 1964 Pascali started making sculptures and had his first solo exhibition at Galleria La Tartaruga in Rome. The influence minimalism, Brancusi s works, De Chirico s metaphysics and Savino and Magritte s surrealism had on his work has to be highlighted more, since defining Pascali s works as Pop Art or Arte Povera (literally poor art ), which he anticipated or contributed to, would be reductive to describe his poetics. It is necessary to take into account Pascali s legacies for contemporary Italian artists and his work s recognition abroad on environmental and theatrical coordinates, which from 1966 on he was experimenting through his exhibitions in Galleria dell Attico of Fabio Sergentini that, as he died, hosted an extraordinary season of performances, installations, body art and electronic music. Pascali was the artist who followed the concept of fake sculpture and sculpture s surface playing on the metamorphosis of form and matter into materials and vice versa more than any other artist. Ancestors Specific Pascali s artworks explain better than any theoretical and historiographic elaborations his metaphysical and surreal genetics. Metaphysical works, such as Colonne e foresta nella stanza, realized by De Chirico in 1928, directly inspired Ruderi su prato, realized by Pascali in Sulla soglia della libertà, realized by Magritte in 1930, anticipated Cannone Bella Ciao (fig. 1), realized by Pascali in Iconographies of unreality, domestic scenes of fake nature and architecture, internal sets, Pascali s interest in Brancusi s white and animalistic sculptures made of marble or stone realized in the 1920s and used as inspiration by Pascali in 1966, explain better than any terminology related to Pop and Arte Povera the historical genealogy of Pascali s folkloristic poetics, his linguistic humour, his ironic and playful mixtures and his assembling operations. Contemporary artists The artists belonging to Pascali s time and associated with him were inadequately and artificially defined as Scuola di Piazza del Popolo 14 15

9 sculture del 1966, avremmo ricostruito in sintesi una genealogia storica che spiega meglio dei termini Pop o Poveristi la poetica favolistica, il calembour linguistico, la combinazione ludica e ironica, la pratica assemblativa tipici di Pascali. Contemporanei Tra gli artisti suoi coetanei, quelli soprattutto riconducibili alle artificiose e ormai inadeguate etichette della romana Scuola di Piazza del Popolo o di un Arte Povera nata sul finire del 1967 in cui Pascali è stato comunque inserito come ideale anticipatore, meglio si addicono semmai confronti stringenti con gli ingrandimenti oggettuali di Domenico Gnoli suo coetaneo o con le ricerche sulla tela estroflessa di Castellani e Bonalumi verso la metà degli anni sessanta. Uscendo dal panorama italiano troveremmo in Pascali somiglianze simultanee e rielaborazioni di invenzione con le più estreme e significative ricerche estetiche degli anni sessanta confluite nel Minimalismo o addirittura nella Land Art. Possiamo dire che Pascali ha dato una versione umana, non spersonalizzata né squisitamente concettuale di quelle esperienze, dando alla forma delle strutture primarie statunitense un riferimento arcaico, primitivo, primordiale, riconducendole sempre a referenti oggettuali, naturali e ludici. Una sorta di minimalismo dolce e non ideologico. Walter De Maria nel 1968 riempì una stanza di 50 metri cubi di terra (questo il titolo dell opera), mentre Pascali racchiuse nel 1967 dei metri cubi di terra in veri cubi e parallelepipedi fatti di quella materia (almeno esternamente). A partire dal 1963, inoltre, la poetica della scultura cubica come pura presenza primaria la stavano affrontando sia Larry Bell che Tony Smith, per arrivare al 2006 ad Ai Weiwei che comprime in un metro cubo una tonnellata di terra. Robert Smithson nel 1966 realizza l opera Tar Pool and Gravel Pit che, seppure avesse nelle intenzioni dell autore uno spessore filosofico, geologico e psichico molto diverso, possiede però la stessa dimensione visiva e materica di Botole ovvero lavori in corso (fig. 2) che Pascali realizza nel 1967, con più leggerezza e senso assemblativo. Cuts del 1967 oppure Copper Steel Alloy Square del 1969, entrambe realizzate da Carl Andre, poeta assoluto del minimalismo, diventano in questa ottica una versione quasi castigata, marxista dei 32 metri quadrati di mare circa o dei 9 metri quadrati di pozzanghere (fig. 3) che Pascali inventa nel 1967 introducendo nelle due opere vera acqua. La perfetta e simultanea tangenza formale con la dimensione spaziale, fig. 1 Pino Pascali, Cannone Bella Ciao, 1965 fig. 2 Pino Pascali, Botoli ovvero lavori in corso, 1967 fig. 3 Pino Pascali, 9 metri quadrati di pozzanghere, 1967 in Rome or as Arte Povera, which spread at the end of Pascali was defined as its ideal precursor. Among these artists, Pascali can be compared to Domenico Gnoli, for his object s enlargement, or to Castellani and Bonalumi, for their interest in extroverted canvases in the mid-1960s. Beside Italian art, sudden similarities and re-elaborations of invention can be found in Pascali s works, once the most extreme and meaningful aesthetic researches in the 1960s belonging to Minimalism and Land Art are taken into consideration. Pascali made them more human, gave them personality without making them completely conceptual, by giving to the primary American structures an archaic, primitive, and primordial reference and connecting them to natural and playful objects. Therefore his Minimalism can be perceived as sweet and non-ideological. In 1968 Walter De Maria filled a room with 50 square metres of soil, which is also the artwork s title, while in 1967 Pascali filled real cubes and parallelepipeds, whose surfaces were made of soil, with square metres of soil. Moreover from 1963 on Larry Bell and Tony Smith, too, experimented the poetics of cubic sculpture as pure primary presence. Also Ai Weiwei did so by compressing a tonne of soil in a square metre. In 1966 Robert Smithson realized the artwork Tar Pool and Gravel Pit, which was supposed to have a different philosophical, geological and psychic value, but was very similar to Botole ovvero Lavori in corso (fig. 2) instead, which Pascali realized in 1967 with more lightness and sense of assemblage. Cuts or Copper Steel Alloy Square, realized respectively in 1967 and in 1969 by Carl Andre, who is considered the absolute poet of Minimalist, are almost a castigated and Marxist version of 32 metri quadrati di mare circa or of 9 metri quadrati di pozzanghere (fig. 3), both realized by Pascali in 1967, who introduced real water in his artworks. The fact that Pascali s artworks perfectly fit the special, environmental and dimensional features of Minimalism shows Pascali was in line with the most advanced experimentation of his time, to which he contributed through suggestions and iconographies belonging to his personal history, to his place of origin and to a more real and ordinary geography. Descendants In 1967 Pascali used bales of hay in Cornice di fieno (fig. 4) and so did Mario Merz in Fulmine colpisce il campo, while in 1975 Alessandro Mendini realized Poltrona di paglia and in 2011 the Cuban artist Wilfredo Prieto amassed tens of bales of hay in the fig. 4 Pino Pascali, Cornice di fieno, 1967 fig. 5 Pino Pascali, Colomba della Pace, 1965 fig. 6 Pino Pascali, Vedova Blu, Pino Pascali: iconografie, eredità e genealogie Pino Pascali: iconographies, legacies and genealogies 17

10 ambientale e dimensionale del Minimalismo, dimostra quanto Pascali fosse in linea con la sperimentazione più avanzata del suo tempo, in cui aveva saputo immettere suggestioni e iconografie appartenenti alla propria storia personale, al proprio paesaggio d esistenza, a una geografia dell immaginario più reale e quotidiana. Discendenti L uso di balle di fieno, a partire da Cornice di fieno di Pascali del 1967 (fig. 4), lo si ritrova nello stesso anno in Fulmine colpisce il campo di Mario Merz, mentre nel 1975 Alessandro Mendini realizza la Poltrona di paglia: un cerchio che si chiude con l uso crudo, oggettuale, non poetico e tautologico fatto dal cubano Wilfredo Prieto che nel 2011 ha ammucchiato decine e decine di balle di fieno (Izquierda/derecha) nello spazio espositivo. E se Pascali è stato un punto di riferimento importante per la scultura di Nunzio (esponente di punta della Scuola di San Lorenzo negli anni ottanta), in particolare con le sue opere in gesso dipinto, per il videoscultore Fabrizio Plessi Pascali è stato l artista che gli ha dato piena consapevolezza nel trattare l acqua come materia, come forma divisibile e fisicamente manipolabile con azioni e performance fin dagli anni settanta, fino a farla diventare flusso elettronico racchiuso nelle geometrie modulari dei monitor. Sylvie Fleury nel 1996 realizza dei missili spaziali pronti al lancio ricoperti di pelouche che intitola Space Ship on Venus, fondendo evidentemente l iconografia del missile di Colomba della Pace di Pascali del 1965 (fig. 5) con i suoi oggetti giganti di pelouche come Vedova blu del 1967 (fig. 6). Per l arte italiana contemporanea il lascito di Pascali sta nella sua pratica di liberazione dall obbligo dello stile e della forma riconoscibile, una libertà che nessun artista contemporaneo è però riuscito a sviluppare con la stessa imprevedibilità e anarchia dei materiali. Ma le invenzioni di Pascali, l uso di sintesi formali che nelle sue mani di bricoleur diventavano insolite e stranianti avventure, hanno comunque aperto la strada negli anni novanta ad artisti come Paolo Canevari (pavimenti e carri armati di copertoni o missili riflettenti), a giovani scultori degli anni duemila come Perino e Vele, Giuseppe Capitano, Lucio e Giuseppe Perone, i quali (tutti nati e cresciuti tra Napoli, Benevento e Campobasso) hanno dalla loro una diretta filiazione con lo spirito ironico, di ingrandimento oggettuale, di ricostruzione della natura, ancestrale, mediterraneo e tipico forse del Sud (Pascali era del resto nato a Bari, aveva frequentato il liceo artistico di Napoli e si era diplomato all Accademia di Belle Arti a Roma), spirito che lo stesso Pascali aveva conservato vitale nonostante la sua estrema modernità e internazionalità di linguaggio. Sull importanza di Pascali per l arte contemporanea, infine, e la sua attualità basterebbe citare l intervista fittizia Doctor Stangelov che Maurizio Cattelan (uno dei più contemporanei artisti negli ultimi venti anni della scena internazionale) fece a Pascali nel 2006 in occasione della pubblicazione del catalogo della mostra di Pascali tenuta da Gagosian a New York. Cattelan parlò in quell intervista della leggerezza ( levity ) dell opera di Pascali, della sua assoluta contemporaneità e atemporalità ( timeless ), dichiarando che assieme a Boetti era l artista che più lo aveva ispirato. A futura memoria exhibition s space (Izquierda/derecha) in a rough, objective, non-poetic and tautological way. Pascali s works made of painted plaster had an important influence on the realization of the sculptures by Nunzio, who belonged to Scuola di San Lorenzo in the 1980s, while the video-sculptor Fabrizio Plessi learnt from Pascali to handle water as a divisible and manipulable element during actions and performances from the 1970s on, making it even electronic flow in the monitor s modular geometries in the end. In 1996 Sylvie Fleury realized spatial missiles ready to be launched covered by fur and entitled them Space Ship on Venus melding the missile s iconography in Pascali s Colomba di Pace (1965, fig. 5) and Pascali s giant objects in fur such as Vedova Blu (1967, fig. 6). Pascali s legacy for Italian contemporary art is the freedom from style s rules and recognizable forms no artists has been able to develop with the unpredictability and the anarchy of materials Pascali succeeded to. His inventions, his use of formal synthesis turning in unusual and strange adventures in his handyman-like hands in the Nineties inspired artists such as Paolo Canevari, who created floors and tanks made of tire or reflecting missiles, young sculptors in the 21st century such as Perino and Vele and Giuseppe Capitano, Lucio and Giuseppe Perone. All of these artists were born and bred in Naples, Benevento or Campobasso and have ironic, ancestral and Mediterranean spirit characterized by objective enlargement and nature s reconstruction, that is typical of Southern Italy. Pascali was from Southern Italy, too: he was born in Bari, he attended an artistic lyceum in Naples and graduated at the Academy of Fine Arts in Rome and therefore had the same spirit, which he withheld in spite of his extreme modernity and international language. The fake interview Doctor Stangelov Maurizio Cattelan, who has been one of the most important contemporary artists in the last twenty years worldwide, made to Pascali in 2006 in occasion of the publication of the catalogue of Pascali s exhibition at Gagosian in New York proves the important influence Pascali had on contemporary art and his modernity. In the interview Cattelan talked of the levity characterizing Pascali s work, of Pascali s absolute contemporaneity and timelessness, saying that Pascali and Boetti were the artists who inspired him the most. To future memory 18 Pino Pascali: iconografie, eredità e genealogie Pino Pascali: iconographies, legacies and genealogies 19

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