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1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE Prova finale Il Muro di Israele Viaggio nei territori palestinesi lungo il percorso di una barriera che divide due popoli Candidata: Stefania Bolzan SC Relatore: Prof. Raffaele Fiengo ANNO ACCADEMICO

2 Alla mia più grande sostenitrice, colei che se n è andata in punta di piedi proprio mentre ero davanti al Muro

3 Indice Introduzione UN MURO PER DIVIDERE DUE POPOLI pag 1 Capitolo 1 IN PRINCIPIO ERA IL MURO... pag 3 Come nasce il Muro di Israele pag 3 Dettagli tecnici sul Muro pag 4 Capitolo 2 IL PERCORSO DEL MURO: UN PROGETTO PER CIRCONDARE LA CISGIORDANIA pag 7 Israele e il Muro pag 8 Chilometro dopo chilometro le terre attraversate dal Muro pag Il confine settentrionale pag Jenin pag La parte occidentale pag Tulkarm pag Kalkilya pag Ramallah pag 14 Il progetto per la seconda fase di costruzione pag Da Elkana alla base di Ofra pag Jerusalem pag Bethlehem pag 18 Capitolo 3 ESSERE PALESTINESE OGGI pag 21 Vivere da prigionieri pag 21 La questione dei permessi pag 23 I numeri dei rifugiati pag 24 La situazione in Palestina pag 25 La demografia del conflitto pag 29 Le risorse idriche del Medioriente pag 30 Risorse idriche della regione pag 30 Lo sfruttamento delle falde pag 30 Le risorse idriche nel conflitto israelo-palestinese pag 31

4 Capitolo 4 GENTE DI PALESTINA pag 33 Chi è dentro è dentro pag 33 Vite distrutte dal Muro pag 37 Israeliani contro pag 38 Dal diario di Dorothy pag 39 Diario da Gerusalemme Est pag 42 Appunti di viaggio: Quelle lacrime che non potrò più dimenticare pag 45 Capitolo 5 IL CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE pag 49 Una controversia dalle radici profonde pag 49 La Road Map: tre fasi per portare la pace in Medio Oriente pag 50 Prima fase: fine del terrore e della violenza, normalizzazione della vita dei palestinesi e riconoscimento reciproco pag 51 Seconda fase: la transizione pag 52 Terza fase: fine del conflitto israelo-palestinese pag 52 Le riserve israeliane alla Road Map pag 52 Capitolo 6 LE OPINIONI DEI PRINCIPALI ATTORI SULLA SCENA INTERNAZIONALE pag 55 I contrari al Muro pag 55 Nazioni Unite pag 55 Stati Uniti pag 56 Croce Rossa pag 57 Giovanni Paolo II pag 57 L altro Likud pag 58 Israeliani al confine pag 58 Shimon Peres pag 58 Naomi Chazan pag 59 Yael Dayan pag 59 Yasser Arafat pag 60 Nabil Shaat pag 60 Comitato Italiano di appoggio all Accordo di Ginevra pag 61 I favorevoli al Muro pag 61

5 Ariel Sharon pag 61 Elie Diesel pag 62 Avraham B. Yehoshua pag 62 David Grossman pag 63 Ehul Gol pag 63 Capitolo 7 Capitolo 8 Cronologia ACCADE OGGI: I FATTI SALIENTI DI UN ANNO DI MURO pag 65 IL MURO DI ISRAELE DAVANTI ALLA CORTE DELL AJA pag 75 Il parere della Corte Suprema Israeliana pag 77 Israeliani in appoggio ai palestinesi pag 77 Israele ridisegnerà il percorso pag 77 In attesa davanti a un Muro pag 78 Il Muro viene dichiarato illegale pag 81 Le reazioni del mondo politico pag 82 Il Ministro degli Esteri israeliano pag 82 Il Ministro della Giustizia israeliano Lapid pag 82 Arafat pag 82 Gli Stati Uniti pag 82 La Commissione Europea pag 83 Il Ministro Frattini pag 83 Sharon respinge il giudizio dell Aja pag 84 Scritte sul Muro pag 85 Allegato GLI ACCORDI DI GINEVRA pag 89 La firma degli Accordi pag 89 Primo dicembre 2003: la pace passa per Ginevra pag 89 2 dicembre 2003: lo spirito di Ginevra pag 90 Il governo israeliano critica Powell pag 90 La Santa Sede e gli Accordi di Ginevra pag 90 Il testo ufficiale degli Accordi di Ginevra pag 91 La traduzione italiana degli Accordi di Ginevra pag 114 Cartina illustrativa degli Accordi di Ginevra Pag 139

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7 Introduzione Un Muro per dividere due popoli Ricordo ancora la totale sorpresa con la quale appresi che in Medio Oriente, a due passi dalla civilissima Europa, gli israeliani avevano cominciato a costruire un Muro di difesa che li avrebbe separati dai palestinesi. Un Muro di protezione, secondo coloro che lo giustificano come l unico mezzo per racchiudere paure e pericoli mai sconfitti, nati da un odio antico che si tramanda di padre in figlio. Un Muro di schiavitù, per tutti quelli che invece ne sono imprigionati all interno, privati di quella libertà e di quel coraggio necessari a rendere più vivibili delle esistenze spazzate dai venti di una Storia impietosa. Un Muro vergognoso e inaccettabile per tutti gli altri che osservano da fuori, che in nome di un perbenismo tipicamente occidentale si indignano di fronte ad un esperimento che ritorna come uno spettro da un passato arido e inglorioso. Eppure, proprio quella parte di mondo, apparentemente partecipe dei gravi problemi internazionali, e che dopo tutto la via della separazione l ha già solcata, sembra non volersi accorgere di ciò che sta accadendo così vicino a noi. Le luci della ribalta di quotidiani e telegiornali, italiani ed esteri, sono puntate altrove, e così le corrispondenze da Gerusalemme servono sì a raccontare al mondo un eterno conflitto che si avvia a piccoli passi verso una pace ancora troppo lontana, ma in esse non c è spazio per il Muro. Del Muro si parla molto poco e ancor meno lo si è fatto in passato. Ecco allora che diventa difficile, in casi di scarsa informazione come questo, capire bene di che cosa si tratti, riflettere sulle implicazioni sottese al progetto, avere delle certezze di fondo che permettano di formarsi un idea. Rimane internet, un po terra di nessuno e un po tuttologia prêt-aporter, una specie di speaker corner globale nel quale un navigatore con 1

8 Introduzione occhio critico può riuscire a dare risposta a interrogativi che altrove non trovano spazio. E proprio a internet deve molto questo mio elaborato, nel quale si tenta di spaziare dalle ragioni storico-politiche che motivano la costruzione del Muro, alle implicazioni geografiche ad esso collegate, fino alle reazioni personali della gente, di chi il Muro l ha visto davvero e di chi col Muro dovrà per forza imparare a convivere. La speranza è quella di essere riuscita a dare voce alle opinioni di esponenti sia israeliani che palestinesi, garantendo così almeno un minimo di imparzialità, doverosa laddove le problematiche sono talmente intricate da non riuscire a stabilire da che parte risieda il torto o la ragione. 2

9 Capitolo 1 In principio era il Muro COME NASCE IL MURO DI ISRAELE E il 16 giugno 2002: nasce così, di domenica, tra reticolati e onde magnetiche, il Muro di Israele. All inizio, il suo aspetto, più che un invalicabile linea difensiva, ricorda una staccionata, accompagnata qua e là da una trincea e da mucchi di terra rimossa da poco. I bulldozer scavano poco più avanti. Gli Israeliani prevedono qualche anno per finire i lavori e giurano che, una volta ultimata, nessun altra opera creata dall uomo potrà esservi paragonata. Categorico è il rifiuto verso qualunque accostamento con altri sbarramenti che l hanno preceduto nella storia e ai quali la mente di ognuno spontaneamente ricorre. Spiegano che sarà un Muro elettronico ad alta tecnologia, e che a seconda delle diverse esigenze del percorso sarà fatto di reticolati ad alta tensione, rotoli di filo spinato, barriere anti-carro, profonde trincee, lastroni di cemento armato alti tre metri, sensori a onde magnetiche, telecamere mobili e torrette di guardia. In certi tratti ci sarà una strada pattugliata da guardie di frontiera, chiusa fra due recinzioni metalliche; in altri sono previsti passaggi, posti di blocco, cancelli per il transito di merci e persone autorizzate. Arafat intanto dichiara: «Non lo accetteremo mai, faremo di tutto per impedirlo, è un atto razzista e fascista di apartheid!». Due sono le motivazioni che spingono fin dall inizio i Palestinesi a protestare per l inizio dei lavori di costruzione del Muro: innanzitutto il fatto che in tal modo vengano legalizzate pratiche che il mondo non ha mai accettato, come la separazione fisica tra popoli e razze, l impossibilità materiale di spostarsi da un luogo all altro, la negazione della libertà di circolare; in seconda istanza, che il Muro non segua fedelmente il tracciato della Linea Verde (la linea di confine stabilita tra Israele e Palestina nel 1967, al termine della Guerra dei sei giorni ), ma che lo costeggi a Est, in un raggio di 5-20 chilometri di distanza, per inglobare alcuni popolosi blocchi di insediamenti ebraici, che sorgono nell area dei Territori occupati. In tal modo, Israele annetterebbe una considerevole porzione di 3

10 Capitolo 1 Cisgiordania, stabilendo un confine arbitrario e violando tutte le norme internazionali. Israele replica che il Medio Oriente avrà sempre bisogno di confini chiari e che comunque una barriera pare assolutamente necessaria per fermare le continue infiltrazioni dei terroristi palestinesi; inoltre, il confine disegnato dal Muro sarà solo un confine di sicurezza e non un confine geo-politico. Da tutte le parti fioccano le proteste: dai partiti nazionalisti, dal movimento dei coloni, dalla vetrina internazionale. L affaire Muro d Israele parte già minato fin dai suoi inizi, al centro di discussioni politiche, dibattiti sociali, manifestazioni atte a scoraggiarne la continuazione Nel frattempo, però, nel mondo occidentale tutto tace: l Onu sottovaluta la situazione, e opinione pubblica e stampa, sia in Europa che negli Stati Uniti, non si occupano minimamente di documentare la grave situazione che si sta creando in una terra già martoriata da troppi conflitti, dovuti a odii laceranti tra le popolazioni, perpetuati nel tempo e aggravati dall inasprirsi degli eventi. DETTAGLI TECNICI SUL MURO Il Muro, costruito lungo il confine della Cisgiordania per impedire ai kamikaze palestinesi di farsi esplodere nelle strade di Gerusalemme o Tel Aviv, una volta terminato, raggiungerà una lunghezza complessiva di 600 chilometri, contro i 350 chilometri della Linea Verde. Il progetto dovrebbe essere terminato per il 2005, ma su questo non ci sono dati certi. Non esiste un piano regolatore del Muro o un progetto ufficiale del governo israeliano: le uniche informazioni disponibili sono le notifiche di esproprio che i palestinesi si vedono recapitare dall esercito israeliano. I lavori, cominciati nel giugno del 2002 intorno al distretto della città di Zububa, all estremo Nord della Cisgiordania, hanno portato, nel luglio del 2003, al completamento del settore Nord, che giunge poco più a Sud della città di Kalkilya. La parte settentrionale del tracciato è lunga 145 chilometri: 132 sono 4

11 costituiti da un recinto elettronico, mentre i restanti 13 chilometri sono in cemento armato. Capitolo 1 Il Muro è alto 8 metri ed è circondato da fossati, larghi dai 60 ai 100 metri, e da reti di filo spinato. Ogni 300 metri è stata posta una torretta di controllo. Lungo il tracciato sono state costruite strade di aggiramento per soli coloni, 41 varchi agricoli e sono stati eretti 9 check-point per pedoni e veicoli. Per la realizzazione di questo tratto settentrionale è stato annesso l 1,6% della Cisgiordania, nel quale si contano 11 colonie, dove vivono ebrei, ma nel quale risiedono anche circa diecimila palestinesi. Il costo complessivo dell operazione è di un milione di dollari al chilometro. Il 1 ottobre 2003 il governo israeliano ha approvato con 18 voti favorevoli, 4 contrari e un astenuto, la fase 2 della costruzione della barriera difensiva, definita dai palestinesi Muro dell apartheid. Contemporaneamente alla prosecuzione del tracciato principale sarà costruito un tracciato separato che ingloberà cinque insediamenti ebraici: Ari el, Beit Arieh-Elkana, Nili-Naaleh, Gush Etzion-Efrat e Yatir-Sussia. I due tracciati potrebbero comunque in futuro unirsi, ma per ora il premier israeliano Ariel Sharon ha preferito rimandare la questione ad un momento successivo. Non esistono comunque mappe ufficiali della parte meridionale del Muro e ciò significa che sono possibili cambiamenti dell ultima ora. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, la barriera difensiva avvolgerà la città di Gerusalemme, ma per inglobare la città santa degli ebrei, dei cristiani e dei musulmani, Israele sarà costretto ad annettere sul versante occidentale del Muro i popolosi insediamenti di Maaleh Adumin, Givon e Har Homa. Alla fine dei lavori circa 200mila palestinesi di Gerusalemme Est si troveranno separati dai connazionali in Cisgiordania. Anche la città di Betlemme subirà l impatto traumatico della costruzione del Muro. Il tracciato, che pure non è stato ufficializzato, dovrebbe assicurare a Israele l annessione della Tomba di Rachele, luogo santo anche per i musulmani. Stessa sorte toccherebbe alla città di Hebron, dove i Luoghi Santi della città sembrano essere destinati a collocarsi sul versante occidentale del Muro. 5

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13 Capitolo 2 Il percorso del Muro: un progetto per circondare la Cisgiordania Un percorso a zig-zag: fin da quando si è cominciato a parlare del Muro, è stato questo a stupire e a far indignare. «E il non rispettare la distanza dalla Linea Verde», si è detto, «è il continuo zigzagare delle mura», «è il costruire recinzioni che neghino le terre, la libertà di movimento e quindi la sopravvivenza alla popolazione palestinese». Questo è ciò che rende davvero ingiusto, agli occhi degli oppositori, il Muro di separazione tra Israele e Palestina. Tracciata nel 1967, all indomani della Guerra dei sei giorni, quella Linea di separazione, segnata sulle carte geografiche col colore verde, non ha, e forse non ha mai avuto, alcun valore precisamente politico, anche se ormai è ad essa che si rifà la parte più moderata dell opinione pubblica palestinese. E questo, dunque, il punto cruciale, il nodo sul quale si discute, dal momento che il disegno del Muro, tracciato dal governo Sharon, in alcuni punti si attiene al percorso della Linea Verde, ma in molti altri si rivela tortuoso e intricato, in un estremo tentativo di separazione tra i due popoli, spingendosi molto all interno nella speranza di salvaguardare le colonie israeliane. Nelle carte geografiche più dettagliate, realizzate dalle Organizzazioni Non Governative palestinesi e in particolare da B Tselem (The Israeli Information Centre for Human Rights in the Occupied Territories), è facile distinguere i tratti della barriera costruiti per primi. Sono il percorso che dal nord della Palestina scende fino alla zona di Kalkilya, i pochi chilometri a sud di Ramallah e il tratto che percorre la parte est di Gerusalemme girandovi attorno fino a cadere a nord di Betlemme. 7

14 Capitolo 2 Ma la progettazione del muro, secondo la documentazione dell Ocha (Office for the Coordination of Humanitarian Affaire per le Nazioni Unite), innescherà a breve una seconda fase di costruzione della barriera, che porterà alla formazione di almeno quattro enclavi, delle quali tre includeranno insediamenti israeliani, mentre la quarta isolerà la città di Tulkarm. Inoltre, obiettivo a lungo raggio sembra essere quello di allacciare i diversi spezzoni del muro perché si congiungano, andando così a recintare completamente i confini a nord, a ovest e a sud della Cisgiordania. ISRAELE E IL MURO LEGENDA: la Linea Verde la parte di Muro già realizzata il progetto della seconda fase di costruzione del Muro 8

15 Capitolo 2 9

16 Capitolo 2 CHILOMETRO DOPO CHILOMETRO LE TERRE ATTRAVERSATE DAL MURO 1. Il confine settentrionale LEGENDA: la parte di Muro già costruito a cui si riferisce il paragrafo seguente Quello costruito a nord, all altezza del check-point di Salem, fu l inizio del primo tratto di Muro: nel giugno del 2002 partirono da lì, a rilento, i lavori, in una zona di campagne e di colline molto esposta, in cui era facilissimo entrare a piedi in Israele. Così infatti facevano moltissimi lavoratori clandestini, che si spingevano oltre la Linea Verde tranquillamente a piedi. Ma il progetto, dopo le esitazioni del primo periodo, ha cominciato a procedere velocemente e tutt ora si sta allargando. I chilometri che già sono percorsi dalla barriera hanno inizio appunto al nord e si estendono ad est fino al villaggio di Al-Mutilla, un piccolo insediamento palestinese. In questo tratto la barriera ricalca abbastanza fedelmente la Linea Verde, costeggiando la zona di Jenin e inglobando due insediamenti di coloni.. 10

17 Capitolo 2 2. Jenin LEGENDA: la parte di Muro già costruito a cui si riferisce il paragrafo seguente Dal Governatorato di Jenin il progetto avanza lungo due tratti, verso est e verso sud. Il primo segue fedelmente il percorso della Linea Verde, dirigendosi verso la valle del Giordano e costeggiando a poca distanza altri due villaggi palestinesi, Bardala e Ein El-Beida. Il tratto che procede verso sud, invece, giunge ad inoltrarsi fino a 8 chilometri oltre la Linea Verde, tagliando fuori i 200 abitanti del piccolo villaggio di Al- Aqaba, e sfiorando in quel punto una base militare israeliana. Al- Aqaba è uno di quei villaggi considerati Area C, cioè Zona non densamente popolata, nella quale, a causa della presenza militare, negli ultimi mesi sono state abbattute diverse abitazioni giudicate non regolari e sono stati negati molti permessi edili. 11

18 Capitolo 2 3. La parte occidentale LEGENDA: la parte di Muro già costruito a cui si riferisce il paragrafo seguente Da Zububa, divisa dalla città israeliana di Salem dal primo tratto di Muro, comincia il cammino verso sud della barriera, in direzione di Tulkarm. Qui è già stata completata durante la prima fase di costruzione quella parte di Muro che costeggia la Linea Verde, equidistante fra tre insediamenti palestinesi e un quarto, Umm el Fahm, in territorio israeliano. Ed è proprio in questo punto che, secondo i piani, verrà effettuata la prima enclave, prevista nel progetto della seconda parte di costruzione: tale enclave avrà come scopo quello di isolare dall insediamento israeliano i tre villaggi palestinesi che costeggiano con grande prossimità la Linea Verde, con un Muro che in questo tratto sarà di cemento. Poco più a sud, invece, il Muro continua con una digressione in territorio cisgiordano, per poi ritornare verso il confine del 67. In questo punto, il tratto costruito crea una seconda enclave attorno a un insediamento palestinese di 9000 abitanti; la barriera progettata nella fase 2 invece, racchiuderà due insediamenti di coloni, spingendosi a 13 chilometri nel West Bank e circondando su tre lati i abitanti della vicina città di Yabad. 12

19 Capitolo 2 4. Tulkarm LEGENDA: la parte di Muro già costruito a cui si riferisce il paragrafo seguente Proseguendo il cammino sempre in direzione sud, si incontra un altra zona completamente circondata dal Muro, con all interno tre insediamenti palestinesi. Siamo qui ancora in prossimità della Linea Verde, che giunge a toccare la città di Tulkarm. Quest ultima, già in partenza separata da Israele nella zona ovest, si preparata ad essere circondata totalmente dalla barriera anche ad est, non appena verrà ultimata la costruzione di un tratto di Muro che finirà letteralmente coll accerchiare i abitanti della zona. Secondo quanto previsto nel progetto iniziale, il Muro che avrebbe circondato Tulkarm si sarebbe dovuto sviluppare in altezza per diversi metri, ma i lavori già avviati hanno lasciato intravedere un impianto di trincee e filo spinato, che dovrebbe quindi sostituirsi alle imponenti barriere in muratura pensate in un primo momento. 13

20 Capitolo 2 5. Kalkilya LEGENDA: la parte di Muro già costruito a cui si riferisce il paragrafo seguente Percorrendo un ulteriore tratto di strada, si giunge a Kalkilya (42000 abitanti). Qui il percorso della barriera si fa piuttosto intricato e il Muro separa la popolazione della città dalle 1500 persone di un vicino villaggio palestinese e dagli insediamenti israeliani inseriti nel territorio circostante. Inoltre, secondo i dati dell Organizzazione Non Governativa Pengon sono rimasti isolati sul lato ovest della città nove pozzi, cinquanta serbatoi e nove villaggi della zona, strettamente connessi sotto il profilo delle risorse economiche a Kalkilya. 6. Ramallah LEGENDA: la parte di Muro già costruito a cui si riferisce il paragrafo seguente 14

21 Capitolo 2 Duemila persone vivono nel piccolo villaggio di Rafat, circondato dalla barriera che l esercito israeliano cominciò a costruire nell agosto del 2002, per un tratto di 8 chilometri proprio a sud di uno dei maggiori centri palestinesi, la città di Ramallah. Questi 8 chilometri costeggiano cinque villaggi palestinesi, e rappresentano il punto cruciale della seconda fase di pianificazione del Muro: essi infatti, andando ad unirsi al tratto di barriera proveniente da nord ovest, permetterebbero l unificazione dei diversi tracciati della barriera. Una volta ultimata anche questa seconda fase di costruzione, il Muro non conoscerebbe più interruzioni da Kalkilya fino a Ramallah, per poi proseguire verso sud, allacciandosi al tratto già costruito nella parte est di Gerusalemme. 15

22 Capitolo 2 IL PROGETTO PER LA SECONDA FASE DI COSTRUZIONE 7. Da Elkana alla base di Ofra LEGENDA: la parte di Muro solamente progettatta a cui si riferisce il paragrafo seguente Dovrebbe partire da Elkana il secondo tratto di barriera, avanzando progressivamente lungo un intricato percorso già approvato dal governo Sharon, nel tentativo di includere il maggior numero possibile di insediamenti israeliani, fino ad inoltrarsi nei pressi della città araba di Nablus. Il tratto di Muro in questione percorrerà in questo punto il territorio cisgiordano, estendendosi oltre il confine per una profondità di circa 22 16

23 Capitolo 2 chilometri, e andando a racchiudere, tra gli altri, anche i coloni di Ari el, il secondo insediamento israeliano in Palestina. Una situazione del genere renderebbe particolarmente difficile la vita agli abitanti della zona, tanto che proprio su questo tratto si concentrano molte delle pressioni internazionali, che mirano a far cessare l avanzamento dei lavori. Altre richieste giungono all amministrazione israeliana da parte di coloni e sostenitori, per includere il cosiddetto blocco di Talmon, un area posta a sud, che comprende cinque insediamenti israeliani, ma che per ora è stata aggirata dal percorso del Muro e si trova completamente immersa in territorio palestinese. Nel caso in cui anche tale proposta fosse approvata, in questa zona i chilometri aggiuntivi del tratto di barriera arriverebbero a 155, andando a racchiudere a ovest una trentina di insediamenti di coloni per un totale di cittadini israeliani, mentre palestinesi, raggruppati in sedici villaggi, si ritroverebbero inseriti tra la Linea Verde e il tratto di Muro. Quest ultimo, una volta costruito interamente, si avvierebbe dunque, secondo stime ancora incerte, dalla città di Elkana alla base militare di Ofra. 8. Jerusalem LEGENDA: la parte di Muro già costruito a cui si riferisce il paragrafo seguente la parte di Muro solamente progettatta a cui si riferisce il paragrafo seguente 17

24 Capitolo 2 E proprio nella città tre volte santa, meta principale degli attacchi dei kamikaze, che sono state pianificate e messe in atto più opere per tentare una separazione con i palestinesi nel confine est della città. Qui un primo Muro era stato costruito fin dall inizio del progetto: un Muro alto tre metri, di frequente scavalcato dagli abitanti che da Gerusalemme dovevano passare ad Abu Dis, settore palestinese situato ad est e contiguo alla grande città. Proprio per porre fine a tale attraversamenti, il Muro è stato ricostruito ed ora raggiunge un altezza di 8 metri. Il tratto, che lascia ad est i tre villaggi di Abu Dis, Al- Elzariya e As- Sawahira Ash-Sharqiya prosegue verso sud ovest inoltrandosi tra gli insediamenti palestinesi per giungere fino alla zona a sud di Gerusalemme, circondando il tratto nord della città di Betlemme. Qui il Muro si mantiene distaccato di qualche chilometro dalla Linea Verde, e nella prima fase aveva risparmiato il luogo sacro della Tomba di Rachele. Ora però anche lì si tenta di costruire, per proseguire poi, secondo il piano già approvato dal governo, verso sud costeggiando ancora la Linea Verde e i principali villaggi israeliani che si inoltrano oltre il confine. 9. Bethlehem Una volta ultimato il tratto di Muro a nord di Betlemme, il piano prevede di costeggiare il lato ovest della città e poi di scartare ad est alcuni insediamenti di coloni, dividendo in questo tratto piuttosto nettamente le zone abitate dai palestinesi da quelle ormai divenute israeliane. All altezza del villaggio palestinese di Surif, che verrebbe toccato dalla barriera, i lavori dovrebbero tornare a costeggiare più fedelmente la Linea verde del 67, giungendo fino all estremo sud della Cisgiordania. In debito di qualche chilometro, il confine originario torna invece a restringersi attraverso il progetto del muro che, una volta giunto a sud, si inoltra verso est e circonda le zone palestinesi dividendole dai territori occupati, giungendo nei pressi dell insediamento israeliano di Carmel. 18

25 Capitolo 2 LEGENDA: la parte di Muro solamente progettata a cui si riferisce questo paragrafo Non esistono al momento, però, dati definitivi riguardanti soprattutto quest ultima parte del tracciato, a sud del paese. Modifiche ed eventuali compromessi restano sempre possibili, anche a seconda delle spinte che si abbattono sul governo da direzioni nazionali e internazionali. 19

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27 Capitolo 3 Essere palestinese oggi VIVERE DA PRIGIONIERI Gli israeliani lo chiamano barriera di sicurezza. I palestinesi lo chiamano Muro della vergogna. Il risultato è lo stesso: una barriera di 8 metri di cemento armato, rete elettrificata, trincee, filo spinato e sensori che rilevano i movimenti dei corpi umani, intervallata da torrette di guardia. La decisone di costruire il Muro è stata votata dal Consiglio dei ministri israeliani nel maggio del 2001, in base a una proposta dell ex premier laburista d Israele, Ehud Barak. Il Muro è uno dei pochi argomenti su cui la destra e la sinistra israeliana sembrano essere d accordo. Divergono solo le modalità di costruzione: per il Likud di Sharon bisogna comprendere nella zona della barriera anche gli insediamenti ebraici in Cisgiordania, con penetrazioni fino a 20 chilometri nel territorio che le Nazioni Unite riconoscono come futuro Stato palestinese. I laburisti vorrebbero attenersi al tracciato dei confini stabiliti dalla pace del 1967, la cosiddetta Linea Verde. Per entrambi gli schieramenti politici israeliani, il Muro è fondamentale per fermare gli attacchi terroristici. Questa barriera rischia di imprigionare, tra la Linea Verde e quella del muro, palestinesi che abitano 122 tra villaggi e centri urbani. Di questi palestinesi, circa non godono del diritto di residenza in Israele e questo significa niente scuola, niente servizi sociali e niente libertà di movimento. Inoltre, 31 pozzi d acqua, in un paese che muore di sete, sono stati confiscati e più di ulivi sono stati sradicati. Oltre al Muro infatti, restano tutte le cosiddette by-pass roads, strade riservate agli israeliani per motivi di sicurezza. Un altro pezzo di Cisgiordania finirebbe di fatto annesso ad Israele, rendendo il futuro Stato palestinese una specie di macchia di leopardo senza nessuna continuità territoriale. 21

28 Capitolo 3 Un movimento che si oppone alla costruzione di questa barriera è nato immediatamente e, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, è composto non solo da palestinesi, ma anche da israeliani, entrambi contrari a farsi rinchiudere in una prigione a cielo aperto. Le 21 associazioni che si oppongono al Muro si sono unite in un network chiamato Pengon e hanno lanciato una campagna internazionale, chiamata Stop the wall, che ha organizzato una grande manifestazione contro la barriera, che si è svolta il 9 novembre La data non è stata scelta a caso: il 9 novembre 1989 cadeva il Muro di Berlino. Quando si parla di questo Muro, ricorre spesso il paragone con quello che divise Berlino dal 1961 al 1989, che più che una città, divideva il mondo in due blocchi contrapposti. In realtà, oltre che diversi fisicamente (il Muro israeliano risulterà due volte più alto e tre volte più lungo di quello tedesco, e costruito con materiali diversi), le due costruzioni partono da un presupposto diametralmente opposto: quello di Berlino si basava su un trattato internazionale, quello d Israele invece, viene costruito contro qualunque norma di diritto internazionale. Il 9 dicembre 2003 l Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso che la questione del Muro venga trasferita alla competenza della Corte Internazionale di Giustizia dell Aja, massimo organo giuridico dell Onu per risolvere le controversie giuridiche tra Stati. La risoluzione, che non ha potere coercitivo, è passata con 90 voti favorevoli, 7 contrari (tra cui quello di Israele e degli Stati Uniti) e 74 astensioni (compresi i Paesi dell Unione Europea, guidata dalla presidenza di turno dell Italia). Segue di pochi mesi un altra risoluzione di condanna dell Assemblea dell Onu, quella del 22 ottobre 2003, votata da 144 Stati e bocciata da 4 (Israele, USA, Isole Marshall e Micronesia), 12 le astensioni. La costruzione va avanti comunque e, come già ribadito, costa un milione di dollari al chilometro. Israele attraversa una delle crisi economiche più gravi della sua storia: è costretta a dolorosi tagli allo stato sociale, ma il governo di Sharon è assolutamente convinto della necessità di questa barriera per fermare gli attentatori suicidi che, nel corso della seconda Intifada, hanno causato la morte di 854 israeliani. La casistica degli attentati sembra però dargli torto: Hanadi Jaradat, la ventinovenne che si è fatta esplodere nel ristorante Maxim 22

29 Capitolo 3 di Haifa il 4 ottobre 2003, uccidendo 19 persone e ferendone 50, veniva da Jenin. Aveva attraversato il Muro. LA QUESTIONE DEI PERMESSI «Una possibilità di oltrepassare il Muro c è, il problema è che sta in tasca ai soldati israeliani disposti lungo i check point», dicono i palestinesi, vittime della gestione troppo arbitraria dei permessi per oltrepassare il Muro. Nella zona di Gerusalemme, per esempio, erano centinaia i palestinesi che ogni giorno, vivendo nei sobborghi della città, si spostavano per raggiungere i loro luoghi di lavoro, nel centro di Gerusalemme. Ma con la costruzione del Muro, questo non è più possibile. Ottenere un lasciapassare dall esercito israeliano può dipendere da molte cose, in primo luogo dalla fedina penale, e non soltanto quella personale, ma di tutta la famiglia. In una società come quella palestinese, basata sui clan, è molto difficile non avere un cugino o un parente che abbia avuto in passato qualche conto in sospeso con la giustizia. Varie fasce di sicurezza dovrebbero essere state classificate dall esercito di Israele, che, secondo determinate caratteristiche, concede o meno di attraversare per un certo periodo il percorso della barriera. Ma controlli, passaggi burocratici e permessi non hanno una lunga efficacia, e i lavoratori sono costretti a ripetere l intero iter almeno una volta ogni tre mesi. 23

30 Capitolo 3 I NUMERI DEI RIFUGIATI La tabella sottostante illustra l entità numerica del problema dei rifugiati: in Palestina infatti sono moltissime le persone che per gravi motivi di natura economica o politica hanno perso o sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni per trasferirsi in territori diversi da quello di origine. Come è possibile osservare, spesso le migrazioni avvengono verso altri Stati del Medio Oriente, confinanti con Israele. Posizione Adulti Bambini Famiglie Palestina Jericho 16, ,659 Jerusalem 194,182 1,385 44,918 Hebron 151,395 2,533 31,548 Nablus 278,521 3,155 60,474 Totale Palestina 654,971 7, ,562 Gaza Jabalia 161,965 4,602 31,829 Rimal 145,437 3,451 31,405 Zeitun 116,681 2,843 30,124 Nuseirat 106,700 2,659 21,953 Deir El-Balah 76,406 1,868 16,291 Khan Yunis 152,812 3,824 33,270 Rafah 147,220 3,647 29,930 Totale Gaza 907,221 22, ,802 Libano Beirut 48, ,457 Mountain 78, ,724 Saida 94, ,152 Tyre 99,404 1,017 23,292 Tripoli 54, ,110 Beqaa 15, ,786 Totale Libano 391,679 3,496 96,521 Siria Damascus 321,037 5,634 74,170 South 22, ,148 Homs-Hama 35, ,773 North 29, ,882 Totale Siria 409,662 7,279 94,973 Giordania Amman South 482,736 5,900 87,143 Irbed 300,981 5,085 57,525 Amman North 464,782 5,483 87,152 Zarka 470,268 8,320 85,357 Totale Giordania 1,718,767 24, ,177 Totale 4,082,33 66, ,035 Dati UNRWA, riferiti al 30 giugno

31 Capitolo 3 LA SITUAZIONE IN PALESTINA Il 22% dei bambini palestinesi al di sotto dei 5 anni soffre abitualmente di malnutrizione (il 9,3% in forma acuta, il 13,2% in forma cronica) rispetto al 7,6% del Circa il 15,6% al di sotto dei 5 anni è affetto da un anemia acuta che in molti casi produrrà ripercussioni permanenti sul futuro sviluppo fisico e mentale. Il consumo dei generi alimentari è diminuito del 30% pro capite. Si registra una diffusa scarsità di generi alimentari, soprattutto proteici. Più della metà delle famiglie palestinesi mangia una sola volta al giorno. Molti cercano di sopravvivere nutrendosi unicamente di pane e tè. Il 50% dei palestinesi in territorio occupato è giunto ad indebitarsi per acquistare alimenti. Il prodotto interno lordo si è quasi dimezzato rispetto ai dati di due anni fa. La povertà è aumentata del 60%. Imputato è il governo israeliano. I continui check-point, posti non solo al confine ma anche all interno dei territori palestinesi, rendono difficili gli spostamenti, possibili inoltre solo con permessi rilasciati dalle autorità israeliane, e allungano le distanze provocando così effetti negativi non solo sui prezzi delle merci (il costo dell acqua è aumentato dell 80 % rispetto a settembre 2000) ma anche sulla qualità stessa dei prodotti trasportati. Ad ogni controllo i camion devono essere svuotati da un lato del blocco e ricaricati dall altro lato; i testimoni raccontano di aver visto carichi di frutta e verdura lasciati marcire al sole. Le cisterne non sempre riescono a raggiungere i villaggi perché fermate arbitrariamente dai posti di blocco. Per nulla sembrerebbe incidere la consapevolezza che circa 280 comunità rurali dei territori occupati non hanno accesso ai pozzi o ad acqua corrente o che il 50% dei palestinesi dei territori occupati dipende completamente dagli aiuti alimentari. La situazione per quanto riguarda le risorse idriche infatti non è da sottovalutare. Le autorità israeliane hanno proposto un piano di desalinizzazione alla controparte palestinese, ma ciò è stato giudicato dispendioso per le spese del trasporto e poco utile, dal momento che l acqua potabile è presente nei territori ma è mal distribuita: le statistiche del consumo quotidiano d acqua pro capite indicano che nel 2002 ciascun palestinese ha consumato 70 litri d acqua, rispetto ai 350 degli israeliani nelle colonie. Ciò significa che gli israeliani 25

32 Capitolo 3 ricevono e consumano una quantità d acqua cinque volte maggiore di quella dei palestinesi. Il governo israeliano sta portando avanti una politica di bantustanizzazione della Palestina. Le continue confische da parte della forza di occupazione di terre, risorse idriche e infrastrutture, accompagnate da distruzioni di aziende agricole, di vaste zone coltivate o di case, mirano a confinare la popolazione palestinese a settori sempre più ridotti delle loro terre, in base alla mappa degli insediamenti pianificati e delle strada che gli attraverserà. Il governo israeliano tenterebbe dunque di isolare le comunità palestinesi per creare delle aree, distanziate tra loro, facilmente controllabili. Il bantustan escluderebbe di fatto i palestinesi dall accesso alle proprie risorse territoriali e idriche, offrirebbe a Israele riserve di manodopera a basso prezzo, priverebbe il futuro Stato palestinese di confini coerenti e impedirebbe la costruzione di una nazione palestinese dotata di sovranità reale e capacità di garantire al suo popolo il diritto all alimentazione. Manifestazione evidente che questa sarebbe la direzione assunta dalla politica del governo Sharon sono le cartine del tracciato del recinto di sicurezza/muro dell apartheid. Il recinto o Muro, che dir si voglia, non è posto sui confini tra Israele e i territori precedenti alla guerra del 1967, ma all interno della Cisgiordania. Ecco i dati: 36 comunità (per un totale di palestinesi) sono state separate dalle loro aziende agricole e dai loro pozzi ad Ovest della barriera; 19 comunità (per un totale di persone) sono state quasi completamente imprigionate dall andamento del Muro, tra cui persone, che si sono trovate intrappolate a Kalkilya, circondate in ogni direzione da una muraglia alta 8 metri, con un unica strada disponibile, controllata da un posto di blocco israeliano; 13 comunità (per un totale di persone) sono rimaste intrappolate in un territorio definito come zona militare protetta, situata tra il Muro e la Linea Verde, e sono rimaste tagliate fuori dalla Palestina e senza l autorizzazione ad entrare in Israele. I documenti del Ministero della Difesa israeliano parlano di due fasi della costruzione del recinto di sicurezza. La prima, già iniziata nel giugno 2002, prevede la confisca di 2875 acri di terra, al solo scopo di spianarla, tra le terre più fertili, e molte falde acquifere saranno annesse da Israele. La Cisgiordania sarà privata del 51% delle sue risorse idriche. Molti saranno costretti ad emigrare e si calcola che già persone circa abbiano abbandonato 26

33 Capitolo 3 l area di Kalkilya. La seconda fase vedrà la costruzione del Muro da Salem fino a Bet-Shean, tagliando in due la Cisgiordania e includendo nei territori israeliani l intera Valle del Giordano. La bantustanizzazione procede anche su altri fronti; vengono riportati dati significativi sull avanzata dei coloni nei territori occupati:nel 1999, 44 nuovi insediamenti e avanposti erano stati realizzati in Cisgiordania, 34 nel 2001, mentre altri 14 avevano ricevuto l approvazione del governo israeliano. Israele sarebbe dunque fautrice di una politica della riduzione alla fame. La sua politica di divisione, distruzione, confische viola il diritto all alimentazione. I suoi mezzi non si limitano a salvaguardare l incolumità dello Stato, ma provocano sofferenze tali da essere percepiti come punizioni collettive. Secondo il Centro d Informazione Nazionale Palestinese (PNIC), tra il 29 settembre 2002 e il 31 maggio 2003, le forze di occupazione hanno sradicato e distrutto circa 2,5 milioni di ulivi e oltre un milione tra agrumeti e alberi da frutta. Inoltre, 806 pozzi e 296 magazzini sono stati distrutti e 200 strade, tra arterie principali e secondarie, sono state cinte di filo spinato e migliaia sono state cosparse di montagne di spazzatura. L Associazione Idrologi Palestinesi registra che, tra il giugno 2002 e il febbraio 2003, 42 camion per il trasporto di cisterne d acqua sono stati parzialmente o totalmente distrutti e 9118 cisterne palestinesi per l approvvigionamento idrico sono state smantellate. La Banca Mondiale stima i danni all agricoltura intorno a 217 milioni di dollari, nonché danni alle infrastrutture idriche per un valore di circa 140 milioni di dollari. Questi dati non giustificherebbero azioni di difesa, ma sarebbero ritorsioni e attacchi contro i palestinesi, salvo poi rientrare nel programma di isolamento e di bantustanizzazione di questi territori. Il governo israeliano deve necessariamente rispettare gli obblighi sanciti dal diritto internazionale e umanitario ponendo fine ai blocchi e all occupazione. Intanto, da parte israeliana, viene sottolineato il continuo impegno ad alleggerire le sofferenze dei palestinesi, sempre a condizione della sicurezza del suo popolo. Vengono infatti intrattenuti contatti quotidiani con le organizzazioni umanitarie e si cerca di agevolare i loro movimenti nei territori, nonostante i blocchi di sicurezza. Purtroppo i terroristi approfittano sistematicamente dei trasporti di aiuti umanitari o delle limitate aperture che si concedono per aiutare 27

34 Capitolo 3 il mercato del lavoro palestinese per infliggere brutali attacchi sui civili israeliani. Alla luce di queste considerazioni, la richiesta di abbattere tutte le barriere e i blocchi di sicurezza dimostra, secondo il governo israeliano, come non si abbia avuto cura di comprendere approfonditamente la complessa realtà che quotidianamente si deve affrontare. L ultima parola sulla delicata questione spetta quindi alle Nazioni Unite; tuttavia, non resta che constatare che, al di là delle colpe o delle ragioni, il dato indiscusso rimane purtroppo la drammatica situazione umanitaria nei Territori che non vede una vicina risposta. 28

35 Capitolo 3 LA DEMOGRAFIA DEL CONFLITTO Il problema demografico nel conflitto israelo-palestinese è di estrema importanza anche se a volte si tende a metterlo in secondo piano rispetto ad altre questioni come ad esempio lo status di Gerusalemme. Popolazione in Israele/Palestina, secondo i principali gruppi religiosi: (migliaia) Anno Ebrei Cristiani Musulmani Totale* Incr. annuo % , , , , , , , , , ,8 Incremento annuo: , ,0 * Inclusi i drusi e altre piccole minoranze religiose, e dal 1990, immigrati dall'ex Urss senza affiliazione religiosa Fonti: Fino al 1975: R.Bachi (1977); dopo il 1975: stime di S. Della Pergola basate su Israel Central Bureau of Statistics; Palestinian Central Bureau of Statistics Questa tabella si trova anche nella rivista Limes n.2 del 2002 p.34 29

36 Capitolo 3 LE RISORSE IDRICHE DEL MEDIORIENTE Tutta la regione mediorientale soffre sempre di più con il passare degli anni di uno squilibrio tra l'effettiva disponibilità di acqua e i consumi in forte crescita. Se poi si tiene conto dell'andamento demografico e dello sviluppo economico, questo squilibrio diventa ancor più drammatico. Le risorse idriche sono state da sempre una tra le maggiori cause di conflitto della regione, basti pensare alle alture del Golan (1176 Kmq). Queste furono occupate da Israele durante la guerra dei sei giorni (1967) e successivamente annesse nel 1981 con una legge della Knesset. Il controllo del Golan è fondamentale per due ragioni. In primo luogo la sua posizione strategica permette alle forze israeliane un ottimo controllo della zona soddisfacendo così alle esigenze di sicurezza; in secondo luogo queste alture sono il punto di passaggio e di confluenza di un terzo delle risorse idriche dello Stato ebraico che per consolidare la sua posizione sul territorio ha costruito più di 150 insediamenti agricoli. Risorse idriche della regione Il corso superiore del Giordano è formato da tre torrenti: l'hasbani, il Dan e il Banyias. Il primo nasce in Siria mentre gli altri due dalle alture del Golan. Il corso inferiore del Giordano è alimentato da sorgenti, acque superficiali e dal fiume Yarmuk. Solo il 30% delle risorse idriche proviene da acque superficiali mentre il restante proviene dall'acqua sotterranea. Un altro fiume importante della regione è il Litani: ha una portata minore del Giordano ma il tasso di salinità è notevolmente più basso. Lo sfruttamento delle falde Da una decina di anni sia Israele che la Giordania stanno depauperando le loro falde idriche. Gli israeliani stimano che entro il 2010 il loro deficit idrico salirà a 360 milioni di m 3 mentre quello della Giordania ammonterà a quasi 200 milioni di m 3 e quello della Cisgiordania a 140 milioni di m 3. La questione è la seguente: se il Giordano può garantire solo 1,4 miliardi di m 3 l'anno da dove proverrà l'oro blu mancante? La Giordania ha da poco elaborato un progetto che prevede lo sfruttamento delle riserve d'acqua del Wadi Ram, il deserto di Lawrence d'arabia. Nel deserto, a mille metri di profondità, si estende una falda di diversi miliardi di metri cubi di acqua potabile. La falda dovrà rifornire di acqua la città di 30

37 Capitolo 3 Amman, una delle più "assetate" del mondo. La Banca mondiale stima che un cittadino giordano ha accesso a 140 mila litri di acqua all'anno mentre il limite minimo accettabile dalle organizzazioni internazionali sarebbe di mille litri. E' per questa ragione che la Giordania ha deciso di sfruttare questa falda nel deserto piena però di acqua fossile, quindi non rinnovabile! L'oro blu sarà estratto con un centinaio di pozzi profondi circa 1000 metri situati a una settantina di chilometri da Aqaba. Arrivata in superficie, l'acqua sarà trasportata attraverso una condotta di acciaio fino ad Amman. Una volta realizzato il progetto, la capitale giordana potrà usufruire di quest'acqua aggiuntiva per una trentina di anni con un costo di circa 500 milioni di dollari, dopodiché la falda si esaurirà. Le risorse idriche nel conflitto israelo-palestinese Gli accordi di Oslo II del 28 settembre 1995 precisano che "Israele riconosce i diritti dei palestinesi sull'acqua della Cisgiordania". In realtà, secondo la Banca mondiale, il 90% dell'acqua della Cisgiordania è utilizzata da Israele mentre i Palestinesi possono solamente disporre del restante 10%. In particolare oggi Israele consuma l'80% delle sue risorse idriche per l'agricoltura, il 15% per usi domestici e il 5% per l'industria. 31

38 Capitolo 3 Le fonti principali d'acqua sono rappresentate dalle sorgenti sotterranee della striscia di Gaza e dall'acquifero dei territori occupati della Cisgiordania, dove la disparità economica e sociale tra le comunità consente un consumo giornaliero pro capite per gli israeliani di 260 litri e solo di 60 litri ai palestinesi. Inoltre, sono state imposte alcune regole che penalizzano i palestinesi: il divieto di scavare nuovi pozzi senza il possesso dell'autorizzazione militare; l'espropriazione di pozzi e sorgenti ai palestinesi assenti; il divieto di irrigare dopo le ore 16 e una fatturazione dell'acqua senza distinzione tra israeliani e palestinesi, nonostante il diverso tenore di vita" (cfr. M. Canepa, Tutto comincia dall'acqua, in "Israele/Palestina la terra stretta, limes, n.1, Gruppo editoriale L'Espresso, 2001, pp ). Va anche tenuto conto del fatto che il contributo al PIL dell'agricoltura di Israele è del solo 2% mentre quello palestinese è del 15%. Questa situazione è sicuramente causa di ingiustizia e non permetterà al futuro Stato palestinese di essere autosufficiente. Un'equa distribuzione delle risorse idriche dovrà passare forzatamente attraverso un accordo più largo comprendente oltre a Israele e il futuro Stato palestinese anche la Giordania, la Siria e il Libano. 32

39 Capitolo 4 Gente di Palestina CHI E DENTRO E DENTRO...chi è fuori è fuori: da Gerusalemme, attorno a cui si stanno ultimando i lavori del controverso Muro che separa palestinesi da israeliani, palestinesi da palestinesi e, nel paradossale caso di Ar Ram, israeliani da israeliani La storia del Muro di separazione tra Israele e Territori Occupati Palestinesi inizia nel giugno del 2002 con la confisca delle terre e la distruzione delle coltivazioni attorno a Jenin da parte dell esercito israeliano. Tre mesi dopo viene resa pubblica la prima mappa del Muro - che comprendeva solo la parte occidentale - e viene anche approvata dal comitato esecutivo l annessione ad Israele di parte di Betlemme e di Hebron. Nel luglio 2003 il ministro della difesa israeliano annuncia il completamento della prima fase (145 chilometri ) e lo stanziamento di altri 171 milioni di dollari per la costruzione del restante Muro con l aggiunta della parte orientale lungo tutta la valle del Giordano, per un totale di 730 chilometri. Nella Cisgiordania meridionale, dove si stanno recentemente concentrando i lavori, il Muro circonda già Betlemme ed Hebron - inglobando in Israele i luoghi sacri come la tomba di Rachele - e continua a sud di Gerusalemme verso est e verso ovest. A Gerusalemme il Muro circonda la Città Santa e l anello di colonie che le sono state costruite intorno, annettendo entro la sua cerchia gli insediamenti ebraici nelle zone di Ram, Hizma, Ananta, Za im e Azarya. Qui il Muro passa attraverso quartieri periferici, villaggi e campi coltivati, distruggendo i legami familiari ed economici tra i residenti arabi coinvolti. Ora che la costruzione della parte che va da Jenin a Kalkilya (prima fase) è conclusa, i bulldozer stanno proseguendo verso Ramallah. 33

40 Capitolo 4 Le strade che passano per l area di Ar Ram sono una via storica di collegamento con i paesi arabi e tra le parti della Palestina: qui transitano migliaia di persone, che quotidianamente si spostano tra Gerusalemme e Ramallah, il più importante centro della Cisgiordania e sede dell Autorità Palestinese; dopo la costruzione del Muro, funzioneranno come by pass roads, strade esclusivamente israeliane dirette alle colonie in Cisgiordania. La costruzione del Muro è iniziata in questa zona lo scorso febbraio, ma ha avuto una accelerazione quando il mese scorso le forze dell Isreali Defence Force (Idf) hanno iniziato a sollevare l asfalto delle strade coi bulldozer, bloccando gli accessi alla zona per preparare lo spazio al Muro che si prevede sarà alto 8 metri. La barriera in questa zona isolerà oltre persone,

41 Capitolo 4 lavoratori e migliaia di studenti che non potranno piu frequentare le scuole di Gerusalemme. Il Muro di Ar Ram separa anche la comunità locale da quelle dei vicini sobborghi arabi: Beit Hanina, Al Barreed e Atarot. Diversamente dalle altre aree divise dal Muro, la popolazione di Ar Ram e costituita in buona parte da cittadini israeliani o con passaporto Usa, che per motivi di convenienza hanno deciso di vivere nella periferia di Gerusalemme. Infatti, a partire dall occupazione del 1967, Israele diede agli abitanti di Gerusalemme Est lo status di residenti, dotandoli delle carte di identità blu che contraddistinguono le persone autorizzate ad entrare a Gerusalemme e spostarsi ovunque in Israele. Per tutti gli altri, i palestinesi dotati di carta di identità arancione -che li autorizza a spostarsi in Cisgiordania senza attraversare check points -, la possibilità di uscire da Ar Ram sarà limitata a rari permessi speciali. «Il percorso passerà dagli attuali minuti in auto ad una incerta gimcana tra check points di almeno due ore», dice Muhammad Ibrahim, un arabo residente ad Ar Ram. «Ci sono centinaia di bambini, oltre ai miei, che non sanno come faranno a raggiungere le proprie scuole a Gerusalemme». I residenti di Ar Ram pagano le tasse a Israele, molti parlano ebraico e ricevono copertura sanitaria dal governo di Tel Aviv. Il ministero della difesa di Israele difende il provvedimento sostenendo che dalla zona di Ar Ram sono passati negli ultimi tre anni gli autori di 12 attacchi terroristici. Raanan Gissin, un consigliere di Sharon, ha detto che lungo la barriera saranno aperti dei varchi che saranno gestiti da compagnie di sicurezza civili, dichiarandosi consapevole del fatto che «ci saranno dei disagi. Ma non possono essere evitati perchè queste sono proprio le zone in cui i terroristi tentano di infiltrarsi». I residenti ad Ar Ram rifiutano queste affermazioni, ribadendo che il Muro non serve ad impedire l infiltrazione di attentatori, al contrario, è un furto di territorio ai danni dalla comunità palestinese. Il dottor Harnash, un ingegnere del consiglio cittadino di Ar Ram ha dichiarato: «La gente di qui coesiste con Israele, parliamo ebraico e la nostra vita è connessa all economia israeliana».. 35

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