Leggete da voi stessi i segni dei tempi

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1 PADOVA II LUOGHII DELLA MIISSIIONE Leggete da voi stessi i segni dei tempi La nostra missione nella chiesa ci impegna a vivere il mistero del verbo incarnato, venuto in mezzo a noi non per essere servito ma per servire; a testimoniarlo in uno stile di vitale inserimento nella chiesa e nel mondo ed annunciarlo nel messaggio evangelico e nelle scelte apostoliche per la salvezza e santificazione della donna Dalle Costituzioni Suore Orsoline scm E bello per me, questo pomeriggio, essere e stare in mezzo a voi, a partire dal mio essere donna, donna amata e amante che ha scelto ormai da molti anni di percorrere il cammino della vita insieme alla mia famiglia religiosa delle Suore Orsoline del S. Cuore di Maria. E bello, oggi, offrirci questa opportunità di vivere una dilatazione di speranza che ci porta a valicare insieme i confini dei pregiudizi, delle divisioni (anche tra Nord e Sud), dell indifferenza per aprirci con cuore libero al Vangelo dell accoglienza e della solidarietà, al Vangelo della vita. Sono grata a Dio di questo mio cammino per me sempre nuovo, entusiasmante e appassionato che mi fa dire con intima commozione come M. Giovanna Meneghini, nostra Fondatrice, Nell osservare il complesso delle cose, scorgo essere sempre più la mano di Dio che conduce tutto (M. Giovanna Lett. 49). Vorrei iniziare questa mia riflessione, o meglio testimonianza, appoggiandomi ad un passo del Vangelo di Matteo, ripreso anche dall evangelista Luca, in cui Gesù, rispondendo ai farisei e ai sadducei, i quali per metterlo alla prova gli chiedevano di mostrare loro un segno dal cielo, dice: Quando si fa sera, voi dite: bel tempo perché il tempo rosseggia; e al mattino: oggi burrasca perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretare l aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi? (Mt.16,2 3). E forte qui il richiamo di Gesù! Gesù c invita, ci provoca, a saper riconoscere i segni dei tempi. Anche nei documenti conciliari, in particolare nella Gaudium et Spes, è forte questa esortazione: È dovere permanente della chiesa di scrutare i segni dei tempi e di 1

2 interpretarli alla luce del Vangelo, così che in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sul loro reciproco rapporto. Bisogna infatti conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo nonché le sue attese, le sue aspirazioni e la sua indole spesso drammatiche (GS 4); Il popolo di Dio, mosso dalla fede, cerca di discernere negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni cui prende parte insieme con gli altri uomini del nostro tempo, quali siano i veri segni della presenza o del disegno di Dio. (GS11). E conclude è dovere di tutto il popolo di Dio.. di ascoltare attentamente, capire e interpretare i vari linguaggi del nostro tempo (GS 44). Non sono gli eventi come tali o le condizioni sociali (e ne potremmo citare tanti) a costituire i segni dei tempi, bensì il rapporto che essi hanno in ordine al Regno di Dio e quindi le indicazioni che essi danno per ricercare i luoghi dove l azione di Dio si può esprimere come salvezza. Una volta riconosciuti essi possono indicare l orientamento del cammino della Chiesa. E l oggi della storia, di questo nostro tempo, con le sue particolari caratteristiche: la globalizzazione, l idolatria del mercato, la grave crisi che stiamo vivendo, l era telematica, le nuove povertà, l aumento della violenza sulle donne, le guerre in atto, la mancanza di lavoro, soprattutto per i giovani, il fenomeno della migrazioni, della tratta degli esseri umani, in particolare delle donne e dei minori che diventano sollecitazioni per le comunità ecclesiali a dare risposte salvifiche. Che diventano, per ognuno di noi i luoghi della missione oggi. Luoghi dove l azione amante e liberante di Dio continua ad esprimersi, a manifestarsi nella storia attraverso i suoi testimoni. Don Mazzolari, con la sua umile e alta testimonianza di vita, ha dato voce e carne a una piccola parola che, pur nella sua piccolezza e anche debolezza ha, ancora oggi, la grande forza di cambiare la vita, di cambiare la storia: I care, mi interessa, m impegno. I care è il luogo e lo spazio della nostra testimonianza, oggi, una testimonianza che deve essere viva e appassionata. Una storia, un cuore, un impegno Il mio Istituto Suore Orsoline del S. Cuore di Maria ha come missione la promozione umana e cristiana (integrale) della donna. Nel 1995, all interno del cammino della chiesa e in attenzione ai segni dei tempi (stava emergendo in maniera forte il fenomeno dell immigrazione) l Istituto scelse di porre un segno di presenza uscendo da una terra sicura per abitare una terra altra. Per noi Orsoline era il Veneto, terra del Nord, la terra sicura che ha dato origine alla nostra famiglia religiosa. Aprire una comunità a Caserta era per noi una scelta chiara: abitare una 2

3 terra da molti percepita e sentita come periferia come scarto, ma proprio perché scarto, nella linea del Vangelo la più vicina al cuore di Dio. Ormai da circa 18 anni mi trovo a vivere il mio mandato missionario in questa terra campana, assieme ad altre 3 consorelle: sr. Assunta, Maria e Anna. L impatto iniziale con questa realtà non è stato facile. Caserta è sì una terra calda; una terra piena di storia antica, di fascino ambientale, di calore umano ma anche afflitta da tanti mali, come purtroppo tante terre del Sud. E allora, ahimé, Caserta è anche una terra scottante ; una terra che porta in maniera sfacciata, e oserei dire anche violenta, i segni devastanti del disastro ambientale, della mancanza di lavoro, di forme di illegalità diffuse, del malgoverno della politica e dell amministrazione colluse fino all ossa con lo strapotere invasivo esercitato dalla camorra. Una terra dove continua ad essere forte la presenza di un immigrazione clandestina. Ed è proprio questa terra, la sua gente che con rispetto e delicatezza ho imparato ad avvicinare, a conoscere e ad ascoltarne il battito profondo del cuore; è proprio questa terra, questa gente, che lentamente ho e abbiamo scelto di abitare e di entrare in relazione e che abbiamo imparato ad amare. Oggi è la mia terra, la nostra terra. Oggi Caserta è la mia e la nostra casa. Non siamo arrivate a Caserta con un progetto già pensato e preparato in noi la sola forza viva del Vangelo e del nostro carisma e poi la pazienza vigile e umile di ascoltare, di conoscere e di abitare un territorio. Un grande vescovo, Raffaele Nogaro, ci è stato padre e guida sapiente nell accompagnarci in questo cammino di ascolto aperto e libero del grido di tante povertà, in particolare del grido di dignità e di vita di tanti popoli di migranti. Su questo fenomeno spesso siamo abituati a sentire solo numeri, dati, statistiche ma in maniera anche provocatoria, il Dossier Immigrazione Caritas Migrantes del 2012 con il suo titolo: non solo numeri ci ricorda che i migranti hanno un volto, una storia, sono nostre sorelle e nostri fratelli. Girando per le strade della Provincia per conoscere il contesto casertano e incontrare le associazioni che ne facevano parte, vedevo tante ragazze straniere, in particolare di colore, lungo i margine delle strade. Agli inizi della nostra missione ancora non conoscevamo la realtà della tratta delle donne migranti. I responsabili di movimenti, di associazioni, gli stessi direttori di varie Caritas Diocesane, che in varie sedi avevamo incontrato, ci parlavano del fenomeno immigratorio in genere, ma sullo specifico dell immigrazione femminile ammettevano scarsa conoscenza. Le giovani ragazze di colore che vedevamo sulla strada del casertano erano da loro percepite unicamente come delle prostitute. Ma a noi quella definizione stava stretta, troppo stretta. Per noi, donne e consacrate, era forte la provocazione proveniente da queste donne che lavoravano sulla strada. Non ci bastavano le solite risposte: Da che mondo è mondo la prostituzione c è sempre stata; è il mestiere più antico del mondo. Noi volevamo conoscere, volevamo capire, incontrare quei 3

4 volti. Molti ci dicevano che era pericoloso avvicinarle, potevamo rischiare ritorsioni e minacce da parte degli sfruttatori che le controllavano, per nulla disposti a perdere introiti elevati di denaro sporco. Come donne, come religiose, insieme ad altre donne amiche volontarie abbiamo seguito il cuore e non la paura e abbiamo osato l incontro. L 8 marzo del 1997 giornata della donna dopo aver riempito il bagagliaio della nostra vecchia auto di tanti vasetti di primule siamo andate sulla strada per incontrare queste donne e portare loro un fiore e un messaggio di amicizia. Un gesto che ci ha portate a lasciare i confini sicuri e protetti rappresentati dalla vita di comunità per sconfinare sulla strada. La strada luogo incontro delle marginalità, che da sempre dà ospitalità a coloro che sono i perdenti e perciò i rifiutati della storia. La strada luogo santo, continuamente abitato da Gesù, più del tempio, il quale in maniera instancabile la percorreva per incontrare e lasciarsi toccare dai suoi prediletti: i poveri, gli oppressi, i resi schiavi, restituendo loro dignità e salvezza. La strada luogo simbolo di quelle periferie esistenziali a cui anche oggi Papa Francesco ci invia. Quell 8 marzo è stato l inizio di una serie di incontri sconvolgenti. Loro stesse ci avevano chiesto di ritornare. Man mano che cresceva la fiducia, Tina, Rosmery, vera, Mary ci consegnavano le loro storie. Ci parlavano della grande povertà vissuta nel loro Paese, dei figli lasciati per cercare di offrire loro un futuro migliore, degli stupri subiti ancor prima di arrivare in Italia, dell inferno vissuto durante la traversata a piedi del deserto e poi sulla carretta del mare, dei sonni popolati di volti sfigurati di amiche e amici morti durante il viaggio, delle paure e delle minacce di violenza fisica e psicologica, della speranza e delle continue violenze che ora subivano sulla strada, su queste nostre strade. Queste storie ci hanno aperto gli occhi e il cuore su quella drammatica e infame realtà: la tratta delle donne a scopo di sfruttamento sessuale. Queste donne, da tutti etichettate come prostitute, hanno scosso la nostra vita di donne, di consacrate. Non potevamo più nasconderci dovevamo starci, accogliere le inquietanti provocazioni, dovevamo agire. Quelle giovani donne, a volte minorenni, erano delle schiave sulle nostre strade. Il loro grido di dolore: help my, help my era per noi un pugno nello stomaco. L incontro con i loro volti, l ascolto delle loro storie, sono stati per noi rivelatori di una nuova chiamata: accogliere e vivere il Vangelo della liberazione, il Vangelo della vita. *Visione del video Viaggio di non ritorno. Sono venuto perché tutti abbiano vita e vita in abbondanza Gv 10,10 Logo di Casa Rut 4

5 CASA RUT UN LUOGO DI VITA L ascolto e la risposta a quel grido di dolore, a quella nuova chiamata, ha fatto nascere Casa Rut, un luogo di accoglienza, uno spazio di vita. Oggi Casa Rut è articolata in più appartamenti, di I^ e di II^ accoglienza, all interno di condomini, nel cuore della città. Una scelta precisa questa: sia per una maggiore sicurezza da offrire soprattutto alle ragazze, sia perché chi ha vissuto sempre ai margini, considerate spesso come rifiuti, era bene e giusto che abitassero il centro, il cuore della città, e anche perché era doveroso che la città stessa diventasse spazio di accoglienza per queste ragazze. All inizio però non è stato facile, alcuni condomini, vinti da paure e da pregiudizi, non ci volevano. Dall apertura di Casa Rut ad oggi più di 340 giovani donne e circa 50 bambini hanno abitato questo spazio di amore trovando la forza e il coraggio di riprendere il cammino della vita. Giovani donne dell Est: moldave, albanesi, ucraine, rumene e tante dalla Nigeria. Ciò che spinge queste ragazze a partire, ad affrontare il viaggio della speranza che poi, per tante di loro si trasforma in un viaggio verso l inferno, è la condizione di miseria, di impoverimento e di non futuro, che vivono nei loro paesi. Tali condizioni rendono la giovane vulnerabile e perciò facilmente preda delle reti della criminalità organizzata, che organizza e gestisce il traffico. Una rete transnazionale che va dai Paesi di partenza delle ragazze, a quelli di transito e infine di approdo. E chiaro che la criminalità non è disposta a perdere queste ragazze, a lasciarle andare sono per loro una fonte continua di guadagno. Dopo il traffico di armi e di droga è il commercio di donne a fine di sfruttamento sessuale la grande fonte di denaro illegale più redditizia per la criminalità organizzata, con un giro di affari stimato in 12 miliardi di dollari all anno. Si dice che oggi in Italia siano dalle 25 mila alle 40 mila le donne straniere coinvolte in questo traffico. Da vari osservatori viene detto che la tratta degli esseri umani è un fenomeno che continua ad espandersi, cambia in alcune sue modalità, ma non nella sua drammaticità e violenza. Le giovani donne nigeriane, prima della partenza dal loro Paese, vengono sottoposte al rito Woodoo: una grave forma di violenza psicologica accompagnata da intimidazioni e minacce di ritorsioni. Tale rito trova la sua forza in quegli aspetti culturali e religiosi pervasi da credenze magiche e da animismo. Questo rito ha un grande potere sulle vittime, e rappresenta un forte vincolo, una catena psicologica, di cui i trafficanti si servono per controllare le ragazze, e che diventa un ostacolo difficilissimo da superare per coloro che cercano di liberarle. Le ragazze nigeriane, nella maggioranza, arrivano in Italia attraverso il deserto (non più in aereo) e poi sulle carrette del mare. Affrontano viaggi inimmaginabili, che durano mesi, anche anni, soffrendo la fame, la sete, il sonno. Non sempre ce la fanno e se raggiungono vive il nostro Paese, molte di loro, hanno già subito gravi violenze e abusi. Nel deserto qualcuna di loro resta incinta o mette al mondo un figlio senza nome. 5

6 Le vittime, una volta arrivate in Italia si trovano sulle spalle un debito che va dai 50 ai 60 mila euro. Tale cifra diventa il prezzo da pagare per la loro libertà. Qui sulle nostre strade, violentate anche dai nostri uomini, vengono ridotte a non sentirsi più persone, ma unicamente carne per il mercato del sesso. Se pensiamo che una giovane nigeriana è costretta a svendere il propri corpo per 10 o 15 euro facciamo i conti. Per la nostra Comunità accogliere non è semplicemente organizzare un servizio, offrire un posto letto, un luogo dove mettere le proprie cose, dove poter mangiare e stare al caldo; non è solo un fare per chi è nel bisogno ma è soprattutto e anzitutto un fare spazio perché queste giovani donne, violate nel loro corpo, nella loro dignità, possano trovare il calore di una casa, possano abitare le nostre vite. Casa Rut diventa allora un luogo di vita dove le dimensioni dell ascolto, dell incontro tessono e colorano la giornata di gesti essenziali che servono per far vivere (A. Potente), di percorsi che profumano di dignità: umano psicologico sanitari, di apprendimento e miglioramento della lingua italiana, di acquisizione dei vari documenti d identità (permesso di soggiorno, passaporto, carta d identità, codice fiscale, tessera sanitaria), di accompagnamento e sostegno in caso di denuncia, di socializzazione e di formazione e addestramento al lavoro al fine di rendere la donna, nella sempre più piena consapevolezza della sua dignità liberata, protagonista del suo cammino verso l autonomia. Che bello sentire e vedere, in alcuni momenti, la casa riempirsi del canto e della danza di queste donne, magari con i loro piccoli portati sulla schiena o ancora in grembo! Come allora non pensare ad un altra casa dove due donne, entrambe gravide, hanno cantato e danzato il sogno di Dio L anima mia magnificat il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore, perché ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili (Lc 1,46 ). Da quel momento ogni casa, forse più del tempio, è diventata luogo santo, spazio aperto e fecondo dove Dio continua a irrompere nella storia rendendo possibile l impossibile, rendendo presente il Suo Regno. In un suo libro la teologa Antonietta Potente dice che quando si sposta una persona non si muove solo una cultura: quando i popoli emigrano, non si spostano solo i modi di vivere di altre realtà e gli spazi geografici, ma cambia anche Dio. Il Dio più bello è un Dio itinerante, che cammina. Ecco allora che diventa importante cercare con loro un esperienza di vita, un altra esperienza di Dio. E bello, io lo sperimento. Questa casa, Casa Rut, permette a me, alle mie consorelle e alle tante persone amiche che ci ruotano intorno di incontrare altri popoli, altre culture, altre religioni e tutto ciò diventa per noi una ricchezza, una crescita in umanità. Ognuno ha bisogno dell altro, ognuno si arricchisce e diventa nuovo dall incontro con l altro. Credo che questo movimento di popoli, di persone ha nel suo fondo una meta ben precisa, che è la dignità e il poter continuare a vivere. Popoli e persone protesi verso la 6

7 vita, sono popoli e persone in cammino. E nella povertà, nella sofferenza che nasce l osare umano, che si aprono cammini di ricerca di un futuro differente. E il dolore che spinge la vita, e provoca i cambi. Rimango sempre profondamente impressionata dal versetto del salmo che dice: l uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono. Proprio così, una vita accomodata nei beni, è una vita chiusa e sterile che spegne la vita. Se per la paura della fragilità del rapporto, delle differenze con l altro ci rifugiamo nella solitudine dei beni di consumo, ci saranno grandi carestie che affameranno le nostre società opulente, di cui già vediamo tutti i sintomi: carestie di beni ambientali ma anche di beni relazionali, di gratuità e quindi carestie di felicità! CASA RUT UNO LUOGO DI VIGILANZA ATTIVA Avere occhi, cuore e intelligenza per esserci e riprendere insieme, in un sinergico lavoro in rete, il volto dell accoglienza. Siamo convinte che ogni azione, ogni progetto per quanto bello e valido, se resta prerogativa di pochi, se non va ad incidere nella mentalità, nella coscienza individuale e comunitaria per diventare spinta di cambiamento e di comportamento nuovo, rimane vano. A tal fine intenso e costante è l impegno di sensibilizzazione, di informazione nel territorio perché cresca un indignazione attiva contro tutto ciò che tende di fatto a deturpare e ad offendere la dignità della persona. "Solo una deterrenza sul piano delle coscienze e un lavoro formativo e culturale che renda sempre più illegittimo, a livello di costume, il ricorso allo sfruttamento sessuale, può dare risultati efficaci (C. Carlo M. Martini). Non possiamo nasconderci la realtà, da alcune statistiche attendibili si dice che siano circa 9 milioni i clienti italiani che vanno a comprare sesso a pagamento.togliendo le donne, i vecchi e i bambini, possiamo dire che è diventato ormai un comportamento normale, per il maschio, andare dalla ragazza di strada. Questa piaga ignominiosa chiede a tutti noi un forte impegno culturale ed educativo. E la domanda, così alta, che alimenta questo mercato. Una domanda, da parte del maschio, che nella sua manifestazione di potere e di dominio riduce la donna a merce, a proprietà. E urgente e indispensabile, oggi, ripartire da un nuovo modo di vivere le relazioni. Relazioni che si devono fondare sul rispetto, sul riconoscimento dell altro, sulla dignità di cui ciascuno è portatore. Ma per imparare a vivere nuovi stili di relazione bisogna avere il coraggio di investire su se stessi, sulle proprie capacità, le proprie doti, la propria interiorità, la propria biografia. E il territorio, attraverso le sue istituzioni civili ed ecclesiali che deve essere continuamente provocato e chiamato ad assumersi responsabilmente l impegno di farsi 7

8 carico, insieme, di tali problematiche che invocano giustizia e dignità. E questo attraverso una vigilanza attiva affinché nessuno strumentalizzi e usi il povero, l immigrato/a, la donna vittima, per farsi strada. Fare strada ai poveri senza farsi strada (don Milani). In tale ottica e per dare più efficacia e valore ai cammini di liberazione e di accoglienza si sono cercate e si continuano a cercare vie d intesa e di fattiva collaborazione con enti pubblici e del privato sociale: Regione, Comune, Questura, Prefettura, Tribunale Penale e per i Minorenni, ASL, associazioni, ecc. cercando di superare le logiche dell assistenzialismo, dell emergenza, del favore clientelare che sono sempre dei cappi al collo che tengono le persone nella dipendenza e nella non libertà. Sempre in tale ottica il cammino con i laici, per noi fondamentale, è nella linea della partecipazione di un dono condiviso che li rende, insieme a noi, protagonisti sia nelle attività di accoglienza e di accompagnamento delle giovani donne accolte, sia nell azione di informazione, sensibilizzazione e formazione. Una rete di presenze amiche aperte a costruire relazioni di amicizia, di fiducia fondate sul rispetto e valorizzazione della dignità della donna, disponibili a sostenere, a volte anche economicamente, i cammini di accompagnamento; famiglie che si sono rese disponibili all affido temporaneo (6/12 mesi) di figli piccoli per dare l opportunità alle mamme di realizzare l inserimento lavorativo in altre parti d Italia. Un luogo di vigilanza attiva significa anche essere desti e pronti a non tacere di fronte a parole, fatti e leggi che offendono e umiliano la dignità della persona. Per questo, in nome del Vangelo della vita, la voce della nostra comunità spesso si alza, non solo per manifestare pubblicamente il disappunto nei confronti di proposte o di leggi approvate, disumane e disumanizzanti (proposta D.L. Misure contro la prostituzione della ministra Mara Carfagna; approvazione del Pacchetto sicurezza che ha introdotto il reato di clandestinità), ma anche per testimoniare, insieme a tanti altri, che il Vangelo di Gesù Cristo è vita, è speranza per tutte le donne e gli uomini della terra, in particolare per chi non ha voce. Anche in tale senso c è un azione di promozione e presenza a convegni, seminari, incontri nelle scuole, nelle parrocchie, nelle realtà associative per dibattere il grave fenomeno della tratta e della violazione dei diritti umani; la partecipazione a manifestazioni a favore dei diritti degli immigrati, dei richiedenti asilo; promozione e partecipazione a iniziative a favore della pace e contro ogni situazione di oppressione e sfruttamento; coinvolgimento dei mass media: prese di posizione, lettere aperte, ecc. Con quanta sofferenza constatiamo che questa nostra società, anche quella che continuamente si gonfia appellandosi alle radici cristiane, rifiuta i poveri respingendoli, tacciandoli spesso da criminali. Purtroppo sono più le paure in noi che le speranze, più gli interessi che le passioni. 8

9 Non abbiamo un fine senza speranza ma una speranza senza fine. Edith Stein CASA RUT UN LUOGO APERTO ALLA SPERANZA Ogni giorno siamo chiamate a perderci dentro la realtà, dentro le storie concrete delle persone, dei poveri, di queste donne migranti per trasformare, con loro, i luoghi di fatica, le esistenze piegate dal dolore e dalla violenza in luoghi e in esistenze liberati e abitati dalla speranza. Una speranza che ha aperto vie inedite prendendo corpo e forma di una Cooperativa Sociale che porta il nome di newhope nuova speranza, con la W scritta in maiuscolo per dare visibilità allo slancio di chi prende una nuova strada, di chi vuole mettere ali per andare oltre il passato. Ci abbiamo creduto in tanti, ed oggi è realmente uno spazio di speranza per il nostro territorio. Il sogno si è congiunto al segno rendendo concreto l ideale di solidarietà, testimoniando così che può esiste una forma di economia solidale, diversa dall economia di mercato che vede nel profitto il suo unico fine. Dà fiducia vedere che attraverso questa piccola realtà, un laboratorio di sartoria etnica dove le ragazze creano degli originali e unici manufatti confezionati con coloratissime stoffe africane, in 8 anni di r esistenza, tante donne vittime di tratta, molte con figli, hanno avuto l opportunità di una formazione professionale ma anche una educazione alla responsabilità e all etica del lavoro; donne che hanno potuto riconquistare il loro diritto alla partecipazione alla vita sociale del territorio attraverso un lavoro legale e con una giusta retribuzione. E oggi, accanto al laboratorio di sartoria, è nata la Bottega Fantasia (spazio di conoscenza e di vendita), quella fantasia che ogni giorno le ragazze che lavorano nel laboratorio spiegano nei cuscini, nelle tovaglie, nelle borse e nei tanti oggetti che tagliano, cuciono, inventano. La Fantasia, diventata un marchio, davvero di fabbrica, è quella che di ogni giorno fa un giorno nuovo. Ogni manufatto newhope, creato da queste ragazze, ha un valore immenso, racconta di una rinascita e del coraggio della speranza. Da loro, da queste giovani donne, molte diventate madri a Casa Rut, l invito a credere nei germogli di vita sempre nuova che spesso l inverno nasconde e custodisce dentro di sé. Ecco faccio nuove tutte le cose. Ma la forza del segno, che è diventata la cooperativa (Don Tonino Bello parlava del potere dei segni), sta anche nell aver saputo tessere intorno a questo progetto una bella rete di 9

10 collaboratori volontari. Una rete di amici che sono e continuano ad essere un aiuto sia per lo sviluppo delle attività produttive ma soprattutto una forza a sostegno dei loro percorsi di integrazione attraverso la nascita di legami di amicizia. Tutti noi abbiamo bisogno di speranza: le donne e gli uomini migranti per riprendersi la loro dignità di persone e noi occidentali, che abbiamo confuso il benessere con il possesso di beni materiali, per riprenderci il senso della vita! La newhope è questo luogo che ha il potere di indicare a tutti noi che altre vie sono possibili e che nessuno può rubarci la speranza, come ci incoraggia papa Francesco. DOMANDE PER I LAVORI DI GRUPPO Leggete da voi stessi i segni dei tempi 1. Quale la nostra lettura oggi del fenomeno immigrazione? Ci prende la paura, lo sconcerto, la paralisi nell agire, o ci vediamo una possibile chiamata, un opportunità di condivisione, di fraternità, di giustizia, di servizio agli ultimi? Da che parte ci troviamo? riusciamo a leggere il cammino della storia nelle sue tendenze e prospettive di futuro? 2. Questa sfida ci mette di fronte alla nostra capacità e qualità di relazione con il diverso. Che dire del fenomeno la tratta delle donne dove si mettono in gioco le realtà di dignità della persona, rapporto uomo donna, potere, denaro, sesso, mentalità? 3. Il valore, la dignità della persona, la relazione costruttiva e non di dominio dell uomo sulla donna, a che cosa ci provocano nel pensare, nel parlare e nell operare? 10

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