Prerequisiti linguistici per l Università Serenella Baggio

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1 1 Prerequisiti linguistici per l Università Serenella Baggio ABSTRACT Il passaggio dall ordinamento della 509, che ha istituito le lauree triennali (3+2), ad un ordinamento, quello della 270, operativo all Università di Trento dall A.A , comporterà nuove forme di collaborazione tra scuola e università sul tema delle competenze linguistiche e testuali. Test d ingresso obbligatori e test di medio periodo per l accesso alla prova finale del ciclo triennale dovranno verificare il possesso di capacità di comprensione e di produzione scritta nell ambito della scrittura accademica. Negli ultimi sei anni i corsi di formazione alla didattica dell Italiano scritto della Facoltà di Lettere, aperti alla libera partecipazione degli insegnanti, hanno preparato figure ponte di interesse strategico nel dialogo scuolauniversità. Il contributo presentato al Giscel trentino contiene i risultati dei monitoraggi paralleli di Lettere e dell IPRASE sulle abilità linguistiche degli studenti, che in parte confermano i dati OCSE. Di qui emerge l urgenza di un intervento di educazione linguistica, non puramente glottodidattico, nella realtà scolastica trentina, favorito dalla stesura dei nuovi piani di studio provinciali del primo e del secondo ciclo. Il mio intervento si rivolge ai colleghi insegnanti in un momento critico, che ci vede impegnati in riforme strutturali tanto sul versante della scuola che su quello universitario. È evidente a tutti la necessità di coordinare gli sforzi e quindi di far dialogare i due istituti formativi più di quanto non abbiano fatto fino ad ora, senza disperdere le energie, concentrandoci su obiettivi fondamentali condivisi e puntando su interventi pratici, che consentano di verificare i risultati in periodi anche brevi. L esperienza pilota del test di scrittura e dei corsi di Italiano scritto, curricolari nella Facoltà di Lettere al secondo anno della laurea triennale (6 crediti obbligatori per tutti gli indirizzi), dal 2001 a oggi ci ha permesso di monitorare le abilità di comprensione alla lettura e di scrittura e riscrittura dei nostri studenti, posti di fronte a testi letterari, di cui si chiedeva il riassunto o la parafrasi; di testi scientifici, in genere saggi, nei quali si doveva riconoscere la struttura logico-argomentativa; di testi pratici, curricula, verbali, relazioni, testi informativi, comunque vincolati da convenzioni di stile, che gli studenti dovevano dimostrare di riconoscere e di saper usare in modo appropriato. Un buon terzo degli studenti al test ha presentato difficoltà più o meno gravi. Sono state evidenziate incomprensioni di lettura di tipo logico-sintattico (in una sequenza seriale non viene riconosciuta l apposizione ad uno dei membri della serie; la subordinazione è ricondotta a giustapposizione; i legami a distanza, ad esempio anaforici, passano inosservati), di tipo lessicale (la competenza lessicale si è dimostrata particolarmente ridotta, sia nella lingua letteraria moderna che nei linguaggi speciali, anche di uso accademico), di tipo retorico (non viene riconosciuta l ironia; si leggono letteralmente i traslati). Questo dimostra, evidentemente, scarsa familiarità con la lettura, e non solo letteraria. Risulta difficile anche verbalizzare i dati contenuti in una tabella o selezionare parole chiave in un testo universitario. 1 1 Si vedano per confronto, agli estremi di una bibliografia ormai molto ricca sulle competenze linguistiche all università, il pionieristico La lingua degli studenti universitari, a cura di Cristina Lavinio e Alberto A. Sobrero, La

2 2 Alle difficoltà di comprensione si aggiungono quelle di scrittura e di riscrittura. La bassa progettualità si rispecchia in testi poco strutturati, approssimativi nella risposta alle richieste ricevute. Sintassi e punteggiatura soffrono particolarmente della debolezza logica della scrittura. Il lessico è generico, ma più spesso la ricerca di parole nobili produce malapropismi, ibridi lessicali, 2 o impieghi inadatti al contesto. Se i problemi più gravi riguardano la competenza testuale (cosa distingue la lingua di un inserzione da quella di una parafrasi letteraria o di una lettera al Preside?), non mancano quelli della competenza linguistica: errori di ortografia, qualcuno anche di grammatica, soprattutto nelle concordanze e nell uso dei pronomi, molti errori di sintassi, in gran parte per il fatto di non riuscire a governare strutture complesse (subordinazione, incisi, accordo dei modi e dei tempi verbali). Informazioni sul nostro monitoraggio attraverso i test e sullo svolgimento delle attività didattiche, di recupero per chi non passa il test, e, a seguire, di approfondimento delle competenze testuali nei tre ambiti della scrittura che abbiamo scelto per la Facoltà (letterario, scientifico, pratico), si potranno leggere in I test di scrittura e i corsi di Italiano scritto. Descrizione, commento e riflessioni, didattica, a cura di Vito Maistrello e del Gruppo di Italiano scritto, con una prefazione di Patrizia Cordin e un introduzione di Serenella Baggio (2006), Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Filologici, Trento. 3 Il volume dà conto anche degli obiettivi che ci siamo posti e dei sistemi di valutazione impiegati. Due fatti rendono l esperienza di Lettere di Trento particolare rispetto alle molte simili di altri Atenei: aver dato la massima importanza alla competenza testuale, che riteniamo indispensabile per gli studi universitari e spesso anche professionalizzante (gli studenti di Mediazione linguistica e Beni culturali hanno subito capito le opportunità a loro offerte dai corsi di Scrittura pratica, ad esempio); aver puntato su nuove tecnologie, per cui, accanto ai corsi frontali abbiamo offerto corsi a distanza, con un e-teacher e un forum, su piattaforme di Didattica online. 4 Dalla collaborazione con l IPRASE, che negli stessi anni si è occupato di definire le abilità trasversali necessarie al passaggio dalla scuola all università, è nato un test glottodidattico sulle competenze linguistiche, simile e complementare rispetto al nostro, che è stato somministrato sperimentalmente in alcune Facoltà dell Ateneo e in alcune classi di scuola superiore. Le esperienze sono strettamente intrecciate per affinità di metodi e di intenti e per la presenza in entrambe di due glottodidatti del GISCEL, Vito Maistrello e Valter Deon. È interessante, quindi, confrontarne gli esiti con la lettura di Le abilità linguistiche e comunicative in vista del passaggio all Universi- Nuova Italia, Scandicci, Firenze, 1991 e E.LI.C.A. Educazione linguistica e conoscenze per l accesso, a cura di Miriam Voghera, Grazia Basile e Anna Rosa Guerriero, Guerra, Perugia Agli estremi geografici opposti: Scrivere per Scrivere. Testualità, didattica, esperienze, a cura di Gabriella Alfieri, Rosaria Sardo e Maria Rapisarda, Strano, Catania Di particolare interesse Antonella Stefinlongo, I giovani e la scrittura. Attitudini, bisogni, competenze di scrittura delle nuove generazioni, Aracne, Roma, Non molto lontani dai divertenti (e pare altrettanto veri) mostri segnalati da Stefano Bartezzaghi, Non ne ho la più squallida idea. Frasi matte da legare, Mondadori, Milano Cfr. anche Vito Maistrello e Carmine Di Gennaro, Abusi e soprusi lessicali in scritture su/da testi di studenti universitari, in Monica Barni, Donatella Troncarelli e Carla Bagna, a cura di, Lessico e apprendimenti. Il ruolo del lessico nella linguistica educativa, Angeli, Milano, 2008, pp Cfr. Vito Maistrello, Anatomia dello scrivere. Come fare testi col computer, Unipress, Padova 2006; Patrizia Ghislandi, a cura di, elearning. Didattica e innovazione in università, Dipartimento di Scienze Filologiche e Storiche, Trento, 2002.

3 3 tà. Gli esiti di una ricerca esplorativa, a cura di Chiara Tamanini (2008), IPRASE, Trento. Nel volume si troveranno dati sociologici sulla popolazione studentesca di Trento; ritengo particolarmente rilevanti e degni di riflessione quelli riguardanti le propensioni di lettura, soprattutto tenendo conto che, nel nostro lavoro scolastico e universitario, non separeremo la capacità di capire testi da quella di produrli. L insegnamento dell Italiano scritto a Lettere ha richiesto un alto numero di esercitatori. Questo ci ha spinti verso soluzioni di fatto piuttosto innovative, come quella dei contratti assegnati a esterni, per lo più insegnanti di scuola o sissini usciti da un corso di formazione alla didattica dell Italiano scritto, da noi organizzato annualmente in Facoltà (docenti formatori Maistrello e Deon). Da due anni il corso è online per favorire i partecipanti lavoratori. L impegno che ci siamo presi di formare i nostri esercitatori ci ha permesso di dare omogeneità all offerta didattica, pur creando figure diversificate, capaci di coprire vari ambiti di scrittura. In più ci ha consentito di coinvolgere attivamente numerosi insegnanti, con la possibilità che le loro esperienze formative e didattiche ricadessero sul mondo della scuola, il che è puntualmente avvenuto quando essi si sono fatti promotori di progetti di aggiornamento e di raccordo o hanno partecipato ai laboratori di scrittura promossi dalla Facoltà. Ora, con la riforma degli ordinamenti (legge 270) che sarà operativa dal prossimo anno accademico , il quadro generale si presenta strutturalmente mutato. La riduzione del numero degli esami, e quindi delle materie insegnate, cambia la posizione dell Italiano scritto negli ordinamenti. Competenze linguistiche e culturali necessarie al corso di studio 5 vengono richieste adesso obbligatoriamente all ingresso, quindi all inizio degli studi universitari, e saranno testate in Facoltà con colloqui e analisi di testi. L art. 6 (Requisiti di ammissione ai corsi di studio) parla di «un adeguata preparazione iniziale», definita dai regolamenti didattici, i quali «determinano le modalità di verifica, anche a conclusione di attività formative propedeutiche, svolte eventualmente in collaborazione con istituti di istruzione secondaria superiore. Se la verifica non è positiva vengono indicati specifici obblighi formativi aggiuntivi da soddisfare nel primo anno di corso». Le competenze che prima davano crediti (6 CFU) adesso sono dunque richieste necessariamente e, se non possedute al livello richiesto, daranno debiti da pagare con una formazione aggiuntiva. Ricordo che finora (legge 509, istituzione delle lauree triennali) il test d ingresso non aveva carattere obbligatorio se non nei corsi di laurea a numero programmato, dove aveva carattere selettivo. Era assente oppure solo orientativa la valutazione della preparazione iniziale degli studenti, che, in ogni caso, non dava luogo a debiti formativi. Il test di Italiano scritto, dal canto suo, somministrato al secondo anno, come abbiamo detto, non poteva essere definito di ingresso ; piuttosto ci permetteva di monitorare la situazione a metà del percorso triennale, in vista della tesina finale. Come si sarà notato, inoltre, il testo della nuova legge insiste in modo innovativo sulla collaborazione tra scuola e università nella formazione delle competenze da testare; si parla di «attività formative propedeutiche» alle quali le due strutture eventualmente collaborino. È mia intenzione sostenere in Facoltà questa collaborazione, istituzionalizzandola nella for- 5 Si leggeranno nel testo dei Regolamenti di Facoltà, dopo la sua approvazione. Ricordo che si tratterà, comunque, di verificare competenze linguistiche, lessicali, grammaticali, sintattiche, nell uso parlato e scritto della lingua, passivo e attivo, in diversi contesti, non solo letterari. Le competenze culturali richieste saranno tarate sugli insegnamenti caratterizzanti di ogni corso di laurea.

4 4 ma di laboratori propedeutici di educazione linguistica. Ancora una volta sarà necessario che insegnanti di scuola e docenti universitari condividano intenti, metodi, obiettivi, valutazioni. Propongo quindi agli insegnanti interessati di prepararsi ad assolvere la funzione di figure di raccordo, figure-ponte, frequentando con profitto il nostro corso di formazione alla didattica dell Italiano scritto. Alla metà del percorso di studi della laurea triennale i nuovi regolamenti della Facoltà prevedono, come già si faceva, la somministrazione del test glottodidattico di Italiano scritto, per verificare la maturità espressiva dello studente, ovvero il possesso di un adeguata padronanza della lingua italiana e delle testualità pertinenti al corso di laurea, in vista della conclusione del ciclo di studi. La valutazione sarà analitica e, se verrà accertato un livello di competenza inferiore a quello stabilito, si richiederà allo studente di colmare il debito obbligatoriamente prima dell esame di laurea, frequentando corsi di recupero mirati sul tipo di lacune evidenziate. Riguardo alla definizione del livello necessario sembra utile ancorarsi agli strumenti d uso comune e di livello medio negli studi universitari, quei manuali ormai tarati sui moduli della triennale, sulla loro brevità e sul loro difficile impegno di garantire una formazione di base in ogni disciplina. Penso in particolare, per la Facoltà di Lettere, ai manuali universitari di Carocci, o del Mulino o di Laterza, i più frequenti nelle nostre bibliografie dei moduli di base. Basterà sottoporre una pagina di manuale allo studente per accertarsi della sua capacità di capire, focalizzare, selezionare, riassumere, rimontare le informazioni; in più verificheremo se sa servirsi delle citazioni riportate dal testo, delle note, dei materiali non verbali, dei riferimenti bibliografici per ricostruire il percorso attraverso il quale sono state formate quelle informazioni e per poterne mettere in dubbio la legittimità. Di fatto gli insegnamenti universitari di Italiano scritto negli ultimissimi anni si stanno concentrando sul tema della scrittura accademica, cioè di uno specifico universitario, anziché riflettere sul prima (il repertorio linguistico personale dello studente, in relazione alla sua provenienza geografica o sociale) o sul dopo (l acquisizione di abilità spendibili professionalmente). Due manuali recenti rappresentano bene questa tendenza e sarà utile tener conto delle loro indicazioni operative e delle loro diverse, complementari, prospettive di lavoro: Competenze linguistiche per l accesso all università, a cura di Grazia Basile, Anna Rosa Guerriero e Sergio Lubello (2006), Carocci, Roma (taglio linguistico-testuale); Massimo Cerruti e Monica Cini (2007), Introduzione elementare alla scrittura accademica, prefazione di Tullio Telmon, Laterza, Roma-Bari (taglio sociolinguistico e pragmatico). Consiglio la lettura di entrambi per cominciare a formare gli studenti al linguaggio del sapere universitario, oggettivo, chiaro, documentato, sintetico, fin dagli ultimi anni delle superiori, a prescindere dalla scelta futura della facoltà. Dietro le competenze richieste c è, naturalmente, un problema di educazione dei comportamenti 6 e di cultura, che investe l efficacia della comunicazione e l abilità di gestire il dialogo in una situazione sociale. Negli anni della scuola è utile imparare a tener distinta l espressione soggettiva, spontanea, impressionistica, e a circoscriverne l uso, familiarizzandosi con regole e convenzioni di altri tipi di comunicazione, per esempio molto formali, come le scritture amministrative, soprattutto normative, o molto impersonali come i bollettini meteorologici, le notizie degli andamenti dei mercati, le classificazioni sistematiche, le 6 Con ragione Serena Fornasiero e Silvana Tamiozzo Goldmann sottotitolano il loro Scrivere l italiano. Galateo della comunicazione scritta, Il Mulino, Bologna, 2005 II ed.

5 5 descrizioni geografiche ecc. Sarà utile chiedere agli studenti di scrivere le loro relazioni di ricerca in una forma accurata dal punto di vista editoriale, possibilmente al computer, curando l impaginazione, la struttura espositiva, la divisione fra citazioni e testo, fra testo e note, differenziando i caratteri grafici e i paragrafematici; ponendosi il problema della chiarezza (quindi delle inferenze) e della affidabilità del loro testo (quindi della persuasività degli argomenti portati, della rispettabilità delle fonti usate, della tessitura logica del discorso). Mi pare meno necessario perseguire con fatica il modello, manieratissimo in Italia, del linguaggio giornalistico, spesso troppo distante dalla scrittura accademica. Lessico e sintassi vanno certo potenziati uscendo dallo stretto circuito dell espressione colloquiale per cimentarsi con la lettura dei classici: Manzoni, Verga, Pascoli, D Annunzio, Svevo, Montale Verifichiamo che gli studenti sono viziati dalla lettura antologica dei testi e hanno perso la dimensione lunga del libro. Gran parte della lingua letteraria è perduta per loro se non si torna a proporla fin dai primi anni di scuola, con la lettura personale e a voce alta, con le poesie a memoria o la drammatizzazione collettiva dei testi. Si può lavorare sulla storia delle parole, che cambiano di significato o di uso nel tempo, che si aggregano formando famiglie diverse. Ma è importante attivare meccanismi di comprensione contestuale e di memorizzazione, come per le lingue straniere, per non perdere un patrimonio che ci appartiene e ci unisce. La riscrittura del testo letterario, nella forma del riassunto e della parafrasi, è un esercizio indispensabile per chi si iscriverà a Lettere, e non solo per lui. Gli studenti devono acquistare familiarità con gli strumenti lessicografici, a vari tipi di dizionari, storici, etimologici, cartacei e in rete, 7 che useranno anche da soli per avvicinarsi alla lettera dei testi. Possono osservare strategie sintattiche e comunicative alternative a quelle da loro usate. Possono localizzare i fenomeni di maggior divergenza tra l uso antico e quello attuale, a partire dalle grafie antiche. Non è pensabile l esercizio critico senza la conoscenza linguistica del testo, tanto più adesso che la lingua letteraria si allontana sempre più da quella del nostro uso quotidiano. Si raccomanda, dunque, di accompagnare l insegnamento di storia della letteratura italiana con un manuale di storia della lingua che contenga nozioni di base. 8 Non si trascuri di far leggere saggi. Giornali scientifici divulgativi come Le Scienze offrono materiali esposti rigorosamente e piacevolmente a più di una materia scolastica, dell area scientifica come di quella umanistica; spesso le opinioni degli studiosi vengono messe a confronto; l apparato illustrativo consente di lavorare sulla relazione dei linguaggi; anglicismi, anglolatinismi, grecismi scientifici affollano questi articoli, spesso originariamente scritti in inglese, e questo stimola il confronto delle lingue, dei linguaggi, la ricerca storico-etimologica. Può essere appassionante la lettura di libri scientifici anglosassoni di buona divulgazione come quelli di Oliver Sacks, o di Stephen Jay Gould, di Desmond Morris o di Jared Diamond, e per la linguistica, ad esempio, Steven Pinker. L esercizio della riscrittura a scuola può applicarsi utilmente a testi come quelli appena nominati o a testi burocratici, per verbalizzare tutto quello che verbale non è, e per decriptare 7 Utile il sito dell Accademia della Crusca, da esplorare accuratamente, sia per i materiali lessicografici che mette a disposizione, sia, ad esempio, per la preziosa rubrica interattiva La Crusca per voi. Cfr. it. Per uno sguardo generale cfr. Valeria Della Valle, Dizionari italiani: storia, tipi, struttura, Carocci, Roma, Tra i molti manuali utilizzabili, segnalo almeno Claudio Marazzini, Breve storia della lingua italiana, Il Mulino, Bologna 2005, e Riccardo Tesi, Storia dell italiano. La formazione della lingua comune, Zanichelli, Bologna 2007.

6 6 segni, simboli, abbreviazioni, esplicitandone il contenuto. La riscrittura può abbreviare il testo o lo può semplificare; può accentuare la distanza tra lingua speciale e lingua comune oppure accorciarla. Nella società trentina anche la dimensione locale ha un peso significativo. La dialettofonia è ben conservata e, come l alloglossia delle minoranze, gode di protezioni e riconoscimenti. Un altro esercizio di riscrittura può, dunque, essere quello che si applica a testi dialettali o con evidenti elementi regionali, per misurare la differenza dallo standard nazionale e, in genere, dalla lingua letteraria. Consiglio gli insegnanti trentini di servirsi attivamente dei materiali popolari raccolti dalle istituzioni museali sparse sul territorio, primo fra tutti l Archivio della scrittura popolare di Trento (Castello del Buonconsiglio). Potranno facilmente acquisire riproduzioni di lettere di emigrati trentini, o di pagine di diari e di autobiografie, da sottoporre all attenzione degli allievi per un discorso sociale e storico sull uso linguistico scritto di parlanti dialettofoni, o sulle differenze dialettali nelle diverse aree della regione, o persino sui contatti linguistici col mondo tedescofono e con i paesi d emigrazione. La riscrittura è il mezzo che ci mette a contatto più strettamente con altre lingue o con altri usi linguistici, permettendoci di conoscere gli altri, diversi da noi per ragioni cronologiche, geografiche, sociali, professionali. Vorrei allora finire consigliando di lavorare a scuola anche sulla percezione che gli studenti hanno della propria realtà linguistica, non tanto nella dimensione individuale, quanto, piuttosto, in quella familiare. Da semplici affermazioni generali ( parlo dialetto : ma dove e con chi?) si può passare ad una descrizione del repertorio personale (che lingue, che varietà di lingua parlo, dove, con chi, perché) e arrivare alla stesura dell autobiografia linguistica, storia di sé e della propria famiglia, a partire dai nonni, tra l altro anche per capire che il monolinguismo in Italia, e particolarmente in Trentino, è una condizione piuttosto eccezionale. Luglio 2009

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