COMUNE DI GIOVE (TR)

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2 1 COMUNE DI GIOVE (TR) Introduzione Su incarico dello Studio Tecnico Quondam Associati il sottoscritto Dott. Roberto Troncarelli, iscritto all Ordine dei Geologi della Regione Lazio al n. 803, ha redatto la presente relazione geologica, ai sensi dell art. 13 della Legge n. 64 del , dell art. 5 del D.P.R.G. Umbria n del e del D.P.R.G. Umbria n del Lo stesso è stato inoltre redatto in ottemperanza ai disposti delle Direttive relative ai criteri di redazione degli studi geologico-ambientali a supporto dei piani regolatori generali. Linee guida e documentazione per l indagine geologica e vegetazionale redatte dalla Provincia di Terni. Le indagini, condotte nel pieno rispetto del D.M , riguardante le "norme tecniche per indagini su terreni e rocce...omissis", e della Circolare del Ministero LL.PP. n del riguardano la realizzazione del Piano Regolatore Generale (PRG). Il presente studio geologico-ambientale è stato redatto secondo quanto previsto dai Criteri di Impostazione delle suddette Direttive Provinciali per i PRG. A seguito, quindi, dell acquisizione ed elaborazione di dati preesistenti relativi ai territori comunali in esame, e del rilevamento sul territorio, è stata prodotta la Cartografia di analisi, alla scala 1:

3 2 Notizie generali Lo studio ha avuto luogo durante gli ultimi mesi dell anno 2001 ed è stato così articolato: sopralluogo preliminare per l'acquisizione dello stato dei luoghi; individuazione delle caratteristiche morfologiche ed idrauliche dei territori in esame; rilevamento geologico, geomofologico ed idrogeologico a campione; verifiche di vulnerabilità; stima della idoneità dei terreni. La presente relazione ne riassume gli esiti. Per completezza di documentazione e per una migliore comprensione di quanto nel seguito descritto sono state prodotte, relativamente alle indagini ed alle caratterizzazioni effettuate, le seguenti elaborazioni grafiche tematiche: Tavola B2.1: Carta Geolitologica, in scala 1:10.000; Tavola B2.2: Sezione Geologica; Tavola B2.3: Carta Geomorfologica, in scala 1:10.000; Tavola B2.4: Carta dell acclività dei versanti, in scala 1:10.000; Tavola B2.5: Carta della vulnerabilità del suolo, in scala 1:10.000;

4 3 Tavola B2.6: Carta Idrogeologica, in scala 1:10.000; Tavola B2.7: Carta della vulnerabilità degli acquiferi, in scala 1:10.000; Tavola B2.8: Carta dei sistemi idraulici, in scala 1:10.000; Tavola B2.9: Carta dei siti estrattivi e della vulnerabilità geomineraria, in scala 1:10.000; Tavola B2.10: Carta Litotecnica, in scala 1:10.000; Tavola B2.11: Carta della suscettività sismica, in scala 1:10.000; Tavola B2.12: Carta della vulnerabilità delle componenti geologico ambientali, in scala 1:

5 4 Ubicazione e assetto geomorfologico I quattro territori comunali oggetto di studio sono situati al confine tra la regione Umbria e la regione Lazio ad Est del fiume Tevere. Il territorio interessato dallo studio si estende per una superficie di circa 79 km 2 ed è delimitato ad Ovest Sud-Ovest dai territori della provincia di Viterbo con i comuni di Graffignano, Bomarzo e Bassano in Teverina, a Est con il territorio comunale di Amelia, a Nord con il territorio comunale di Guardea e a Sud - Sud-Est con il Comune di Penna in Teverina. Da un punto di vista geomorfologico il territorio in esame è caratterizzato nella parte più occidentale dalla valle del fiume Tevere che lo attraversa da Nord a Sud, formando nella parte più settentrionale della zona in esame il Lago di Alviano. La presenza del Tevere condiziona in modo diffuso l intera morfologia del territorio, che è caratterizzato, infatti, da un andamento pianeggiante o sub-pianeggiante nella parte occidentale (la zona più vicina al Tevere) come si può vedere dalla tavola B2.3 (Carta Geomorfologica). Verso Est notiamo, invece, una differenza nell andamento morfologico tra la parte più settentrionale e quella più meridionale. La zona più settentrionale, comprendente i territori comunali di Alviano e Lugnano in Teverina, è caratterizzata da una morfologia accidentata attraversata da profonde valli, create dagli affluenti di destra del Tevere, con pendenze medie del territorio comprese tra il 35% ed il 50% (tavola B2.4, Carta delle Acclività dei versanti).

6 5 La facile erodibilità dei sedimenti argillosi, che affiorano per una buona parte del territorio, ha dato origine ad una vasta area a calanchi che forma una larga fascia ad andamento Nord Sud lungo il lato Ovest del territorio di Alviano e Lugnano e che può essere valutata nell insieme in circa 14 kmq. In realtà l area soggetta al potenziale modellamento calanchivo è da ritenere molto più vasta a causa del processo erosivo in atto ad ogni evento meteorico, che genera l arretramento dei cigli di versante, con la conseguente aggiunta continua di area. Il paesaggio calanchivo, non si riscontra a Sud del confine dei Comuni di Lugnano e Attigliano a causa della presenza della copertura di natura sabbiosa e sabbioso-conglomeratica (tavola B2.3, Carta Geomorfologica). I processi erosivi sulla copertura sabbioso-conglomeratica, stratigraficamente sovrastante ai depositi argillosi, hanno, infatti, generato una morfologia del tutto differente come si può osservare nelle zone restanti ed in particolare nelle aree più a Sud, comprendenti i territori comunali di Attigliano e Giove, dove si nota una morfologia con forme più dolci e pendenze attenuate (in media del 20%) del territorio, caratterizzato sempre dall attraversamento delle valli formate dagli affluenti di destra del Tevere. L intero territorio studiato è attraversato da molti corsi d acqua che confluiscono tutti nel fiume Tevere e che hanno una direzione generale di scorrimento Nord-Est Sud-Ovest (tavola B2.8, Carta dei Sistemi Idraulici); di seguito viene data una descrizione dettagliata dell'andamento dei fiumi e dei fossi e dell'eventuale rischio che essi comportano per il territorio comunale di Attigliano.

7 6 Infine, sempre per quanto riguarda la geomorfologia della zona oggetto di studio, sono da segnalare alcune aree in frana all interno dei quattro territori comunali. Per quanto concerne questa problematica, per la maggior parte del territorio interessato dai movimenti franosi, assume una grande importanza la natura dei terreni affioranti ed in particolare le caratteristiche granulometriche, lo stato di addensamento e le qualità mineralogiche dei terreni superficiali. In particolare la causa principale dei movimenti gravitativi è la presenza di vaste aree dove affiorano terreni a comportamento coesivo (argille e terreni argilloso-sabbiosi). La stabilità geomorfologica in detti terreni è condizionata come noto dalle forze di coesione che assumono un ruolo fondamentale anche su pendenze molto basse. Le acque di scorrimento superficiale, dovute essenzialmente alle precipitazioni meteoriche, tendono ad abbassare la coesione del terreno fino a valori che producono, in porzioni più o meno grandi di questo, un comportamento di un fluido viscoso capace di scivolare o colare per effetto della gravità anche su pendenze piccolissime. Questi fenomeni occupano superfici molto vaste nel territorio di Alviano e Lugnano in Teverina, hanno spessori limitati alla parte superficiale del versante. Tali aree si osservano quasi totalmente sui versanti acclivi dei corsi d acqua dei fossi Cagnata e Della Pescara dove il veloce drenaggio comporta un processo erosivo più selettivo che si configura in strette creste (zone sostanzialmente caratterizzate da fenomeni tendenzialmente di ritiro) e profonde incisioni (caratterizzate da rigonfiamento) dando vita alla morfologia calanchiva. Le aree a minor pendenza sono caratterizzate invece da morfologie che ricordano colamenti ad aspetto mammellonare.

8 7 Gli altri terreni che caratterizzano l area sono sostanzialmente più stabili. Le tipologie di frana che si riscontrano sono legati al superamento degli angoli di riposo dei depositi granulari più o meno sciolti, o a frane per scalzamento al piede di scarpate da parte di corsi d acqua ed, infine, alla particolare altezza di scarpate che può generate tensioni che possono superare le resistenze offerte dalle forze di coesione e dall angolo di attrito del terreno interessato. Per una maggiore semplicità di esposizione, per la descrizione delle aree in frana e delle eventuali situazioni a rischio rinvenute è sembrato opportuno analizzare l'assetto geomorfologico del singolo territorio comunale di Giove. Assetto geomorfologico del territorio comunale di Giove Il territorio di Giove è caratterizzato da una configurazione abbastanza articolata. E possibile suddividerlo in tre aree che si distinguono tra loro per una sostanziale differenza di pendenza media. La prima area si configura in una larga fascia, con asse in direzione NW-SE, la cui pendenza media è bassa. Infatti tale valore medio può essere indicato con il 3%, e deriva dalla distribuzione delle pendenze locali distribuite tra i valori quasi nulli (0,6%), relativi alla fascia tabulare della piana alluvionale del Fiume Tevere, e i valori massimi del 7% che si raggiungono lungo la fascia pedemontana.

9 8 La seconda area si estende con una morfologia di versante acclive, con pendenze distribuite tra i valori minimi di 12% e massimi di 25 %; più in generale si può indicare una pendenza media dell area di 17%. La terza area ha una morfologia tabulare con pendenze molto basse. Infatti si tratta della sommità di un vasto plateau tufaceo che, nell area di nostra pertinenza, assume valori di acclività mediamente inferiori all 1%. Il plateau è bordato da una fascia pressoché continua di affioramenti travertinosi. Il centro abitato del paese di Giove si colloca proprio su una propaggine travertinosa, la più ad Ovest, del plateau vulcanico. Un profilo topografico disegnato lungo un asse ad andamento E-W, che interessa cioè tutte e tre le tipologie descritte, mette in risalto una configurazione a gradino determinata dalle due aree suborizzontali, relative al plateau vulcanico e ai depositi alluvionali, raccordati, tramite una netta rottura di pendio, dai terreni sedimentari marini. I terreni vulcanici, evidentemente meno erodibil dei terreni sedimentari marini, formano un area a bassa energia morfogenetica mentre al contrario i terreni sedimentari marini mostrano una configurazione ad alta energia. E su quest ultimi che si osserva la presenza di numerose incisioni fluviali ad alvei acclivi e numerosi compluvi che si dispongono su direzioni centrifughe rispetto alla copertura vulcanica travertinosa. Le incisioni più importanti sono relative agli alvei del Fosso di Giove, del Fosso del Grassaro e del Fosso della Penna; le altre sono di modesta lunghezza o semplici compluvi dove si ha scorrimento solo in corrispondenza di eventi meteorici.

10 9 In corrispondenza delle incisioni dei fossi si notano numerose situazioni di rischio idrogeologico perché possono essere interessate da movimenti franosi. L area a maggiore acclività è caratterizzata dalla presenza di numerose frane del tipo a scivolamento rotazionale, le quali sono causate sia dalla natura litologica dei terreni marini, sia dall acclività. Le frane sono in maggioranza quiescenti, ma se ne osservano alcune attive. Numerose scarpate bordano i cigli di distacco e la variazioni di litologia, il limite stesso del centro abitato è caratterizzato dalla presenza, praticamente continua, di scarpate ed elevate rotture di pendio, sia dovute alla presenza di movimenti franosi, sia dovute alla variazione di litologia. Il territorio di Giove è bordato da Fiume Tevere sul lato Sud, dove forma una pronunciata ansa probabilmente per la presenza di una lineazione. La fascia limitrofa all alveo del Fiume Tevere per tutta la parte che fa parte del Comune rientra in fascia di tipo A per cui in essa, vanno attuate le prescrizioni dirette ai sensi dell'art. 25 previste dal "Progetto di Piano stralcio per l'assetto idrogeologico - P.A.I." del 2002 (tavola B2.8, Carta dei sistemi Idraulici). (tavola B2.4, Carta delle Acclività dei versanti); L assetto geomorfologico descritto trova una immediata evidenza nella carta delle acclività. Qui infatti le variazioni cromatiche mettono agevolmente in evidenza quanto sopra descritto, cioè l area a maggiore acclività corrispondente alle tonalità arancione-viola che borda le aree verde-gialle a bassa acclività.

11 10 Assetto geolitologico Da un punto di vista geolitologico, per un buon inquadramento dei territori comunali in esame, bisogna innanzitutto dare una visione globale della storia geologica che ha interessato l area; per fare ciò bisogna considerare la storia geologica di una fascia che abbraccia quasi tutta l Italia Centrale. Tale fascia è sita a cavallo di un importante lineamento tettonico, noto in letteratura come Linea Ancona - Anzio. Un analisi di quest area sotto il profilo stratigrafico mette in risalto una certa comunanza paleoambientale nel Trias. In particolare si nota la presenza di facies evaporitiche, con una marcata evidenza di gessi nelle aree occidentali e nettamente dolomitiche nelle aree orientali. L ambiente era quindi caratterizzato da una vasta piattaforma lagunare, tidalica evaporitica di tipo bahamiano estesa a tutta l area. Questa situazione sembra mantenersi immutata per tutto il Trias Superiore, nel Lias Medio si osserva una netta differenziazione delle facies: ad oriente della Linea Ancona Anzio si imposta una piattaforma carbonatica di ampia estensione, la ben nota Piattaforma Laziale Abruzzese, ad occidente si genera un bacino, altrettanto esteso, noto come Bacino Umbro Marchigiano Sabino. La sedimentazione nell area di bacino è rappresentata, fino al Miocene, da pelagiti calcareo-silicee: come la formazione della corniola e della maiolica ed infine dalla scaglia calcareo-marnosa.

12 11 Nell area di piattaforma la sedimentazione è carbonatica a parte una parentesi Aptiana-Cenomaniana in cui, a causa di una emersione, si riscontrano abbondanti depositi bauxitici. Successivamente riprende la deposizione carbonatica che perdura, seppur con meno intensità, nel Paleogene. In questo periodo segue un emersione che comporta una notevole erosione della piattaforma. Il meccanismo per cui sia avvenuto ciò non sembra del tutto chiaro. La suddivisione netta di questi importanti paleoambienti di piattaforma e di bacino, a partire dal Lias Medio, sembra legata (Castellarin et Alii, 1978) ad una tettonica disgiuntiva che causa la formazione della Linea tettonica Ancona-Anzio, ribassante ad occidente i terreni della ex piattaforma triassica, mentre il settore orientale rimane rialzato. Nel Miocene inferiore e medio si osserva una nuova ripresa della sedimentazione sulla piattaforma dove si depongono, in concordanza, biocalcareniti e calcareniti di profondità medio basse. Ad Ovest si ha deposizione di materiali marnosi e argilloso - marnosi, mentre nelle zone peribacinali (Sabina) si hanno ripetute alternanze di flussotorbiditi carbonatiche il cui spessore supera, a volte, i 2000 m. Flysch Sabino (Parotto & Praturlon, 1975). Situazioni simili ma con spessori modesti, si osservano anche nell area che si estende da Antrodoco all Aquilano, fino ai Monti Sibillini. Nel Serravaliano - Tortoniano si depone a Nord del Gran Sasso la formazione delle Marne a Pteropodi mentre su tutta la piattaforma, che tende ad affossarsi, si depone un altra formazione, molto simile all altra, detta delle Marne ad Orbulina.

13 12 Entrambe queste formazioni, di limitato spessore, qualche decina di metri, indicano il generale approfondimento dell area ad oriente della Linea Ancona-Anzio preludendo, quindi, all arrivo dei Flysch attribuiti al Tortoniano - Messiniano (Bellotti et Alii, 1978); (Mortari & Tozzi, 1998). Attualmente le facies Flischioidi sono riscontrabili in una vasta area che dalla Linea Ancona-Anzio si estende verso Est per alcune decine di chilometri, mentre a Sud li ritroviamo fino all altezza dei Monti Lepini. Dati di perforazione non ci permettono di rilevarli ad Ovest della Linea Ancona-Anzio. Nel Tortoniano - Messiniano la Linea Ancona-Anzio è interessata da una attività tettonica molto complessa legata a sforzi compressivi che deformano il Bacino Umbro - Marchigiano in anticlinali e sinclinali fino al suo sollevamento, mentre la Piattaforma, come testimoniato dalla sedimentazione sempre più terrigena, tende ad affossarsi ed a smembrarsi con valli sottomarine ad andamento appenninico (Ricci Lucchi, 1975). Il forte sollevamento subito dal settore occidentale determina lo scollamento e la migrazione verso Nord delle strutture. Si associa così nell area un forte movimento trascorrente che trasla le strutture occidentali di una cinquantina di chilometri verso Nord (Castellarin et Alii, 1978). Contemporaneamente la sedimentazione flischioide alimentata da Nord (Castellarin et Alii, 1978) abbandona le aree più meridionali interessando maggiormente quelle settentrionali fino al Bacino della Laga. Questa situazione può essere inquadrata facilmente con un corrugamento e sollevamento delle aree meridionali con spostamento della sedimentazione nelle aree più settentrionali.

14 13 Molti autori hanno indicato tale situazione con uno spostamento del sistema Catena Avanfossa - Avampaese verso settori sempre più Nordorientali, ove l avanfossa è rappresentata proprio dai bacini in cui si depositavano i flysch (Patacca & Scandone, 1989). Il moto trascorrente della linea Ancona-Anzio sembra interrompersi nel Pliocene Inferiore. In questa fase sembra dominare una componente compressiva da occidente che determina l accavallamento dei terreni pelagici del Bacino Umbro - Sabino sia sulle facies di transizione e di piattaforma a Sud, sia sui depositi flischioidi della Laga a Nord. La fase compressiva determina la lineazione articolata di una linea di accavallamento nota come Olevano-Antrodoco (Salvini Vittori, 1982). Questa fase compressiva determina la rotazione delle strutture, precedentemente ad andamento Nord-Ovest Sud-Est, in senso orario fino ad andamento Nord - Sud. Questa situazione è però rilevabile solo nel settore occidentale. La sedimentazione nel Pliocene è ormai terminata nel settore occidentale, sollevato alla fine del Messiniano (Sgrosso, 1986), mentre continua a Nord e ad Est del settore orientale con avanfosse sempre più spostate verso l Adriatico (Patacca & Scandone 1989). Nel Pliocene Medio - Superiore mentre a Sud e ad Ovest si evidenziano dei movimenti distensivi che perdurano fino al Pleistocene, nel settore settentrionale, ad Est dell Ancona Anzio, riprendono i movimenti compressivi che sembrano esaurirsi solo nel Pleistocene. In particolare si assiste allo spostamento delle aree di fossa dai settori sud-occidentali verso settori nord-orientali o adriatici con imponenti sovrascorrimenti che tagliano le strutture N-S precedentemente delineate.

15 14 Questo modello evolutivo dell area è stato criticato da Sgrosso (1986) e Mortari & Tozzi (1998); questi ultimi sostengono la presenza di un Grande Bacino che si estendeva dai Monti Lepini fino alla Marsica, una fase compressiva (plio-pleistocenica) più recente del modello predetto e raccorciamenti maggiori di quelli ipotizzati fino allora. L assetto litostratigrafico - strutturale del territorio dei Comuni di Alviano, Lugnano, Attigliano e Giove, è caratterizzato da una notevole variabilità. I litotipi affioranti si differenziano sia a causa della variazione nel tempo degli ambienti di sedimentazione, sia a causa dell attività tettonica cui si è già fatto cenno nelle pagine precedenti. I terreni che si osservano in superficie fanno parte di un ciclo sedimentario, prevalentemente marino, che ha interessato un vasto areale, indicato in letteratura come Ciclo Sedimentario Neoautoctono (Messiniano Quaternario). In particolare, nelle varie ere che hanno interessato il suddetto Ciclo Sedimentario si possono rinvenire i seguenti ambienti deposizionali: Messiniano: si è in fase di regressione marina infatti nella Toscana Meridionale, Lazio e Umbria si osserva una situazione di emersione generalizzata, mentre nella fascia tirrenica si osserva ancora la presenza di bacini evaporitici. I sedimenti marini depositati vengono quasi del tutto smantellati dall azione erosiva.

16 15 Miocene sup. Pliocene inf.: Si osserva una ampia trasgressione dove il mare rioccupa gran parte dell area. Le aree emerse sono delle dorsali (Castell Azzara Monte Razzano e Monti d Amelia) e qualche rilievo isolato (M. Soratte e M. Cetona). Il mare occupa una vasta area probabilmente un graben in subsidenza detto Bacino del Tevere che in questo periodo si collega al Bacino Radicofani- Siena e con quello della Val di Chiana. L estensione del graben può essere approssimativamente definito in 200 km di lunghezza e circa 30 km di larghezza L asse del Bacino ha direzione appenninica NNW SSE. I depositi marini relativi a questa fase di trasgressione marina si appoggiano quasi del tutto sul substrato preneoautoctono. Questi sono rappresentati da litofacies costituite da argille grigioazzurre, che perdurano, nella loro sedimentazione, fino alla base del Pliocene Medio. Pliocene Medio-Inferiore: si osserva una differenziazione tra l area ad occidente del Bacino del Tevere ed l area dei M. di Amelia. Sul lato occidentale infatti si osserva una maggiore tendenza al sollevamento ed il mare si ritira molto di più che sul lato orientale. Ad occidente si osserva una forte regressione che porta all emersione di tutta la fascia compresa tra gli attuali laghi vulcanici e l attuale costa tirrenica. Sul lato orientale, come già detto, la regressione è molto limitata, solo qualche chilometro, mentre la dorsale dei Monti di Amelia è interessata da una fase di limitata subsidenza (Piacenziano?).

17 16 Le litofacies sono caratterizzate da un passaggio in continuità di sedimentazione dalle argille azzurre a depositi argilloso-limosi e argilloso-sabbiosi Pliocene Medio Superiore: nella fascia occidentale del Bacino del Tevere e per buona parte della centrale si osservano depositi in facies prima argillosa poi conglomeratica che fanno supporre una fase regressiva del mare. Sul bordo orientale non si rinvengono sedimenti neoautoctoni più antichi del pliocene medio. Ciò può essere messo in relazione ad uno spostamento dell asse del Bacino del Tevere verso Est a causa di movimenti dovuti alla tettonica rigida distensiva che ha determinato un generale sollevamento della fascia occidentale e un modesto sprofondamento di quella orientale (dorsale dei M. di Amelia). La fase di sollevamento comunque perdura per tutto il Pliocene Medio e l inizio del Pliocene superiore portando all emersione di tutta l area. Le litofacies passano a sedimenti sabbiosi e conglomeratici con faune di ambienti salmastro e lacustre (lago Tiberino Valle del Nera Lago di Civita Castellana). In quest area i depositi sedimentari marini appoggiano direttamente sul substrato in facies Umbra. L assetto geologico generale dei territori analizzati è meglio illustrato dalla tavola B2.1 Carta Geolitologica ; di seguito viene data una breve descrizione delle unità affioranti nell area in esame:

18 17 Conglomerati: sono formati da elementi eterometrici delle formazioni della seria umbra; generalmente si presentano con scarsa matrice sabbiosa e spigoli dei ciottoli arrotondati. Talora affiorano debolmente cementati. Sabbie gialle e argille sabbiose: affiorano diffusamente nella fascia centrale dell area e, dal punto di vista paleogeografico rappresentano la facies di chiusura del ciclo marino pliocenico. Si tratta di sabbie gialle e argille sabbiose con intercalazioni di argille grigie in genere poco consistenti a meno che non siano disseccate. Si presentano sciolte e talvolta cementate sotto l aspetto di crostoni spessi qualche decimetro; nella formazione si rinvengono anche modesti orizzonti discontinui di conglomerati. Tufi: affiorano nella zona centrale e bordano in modo discontinuo la fascia pedemontana della zona studiata. La formazione vulcanica che genera il plateau posto alla sommità dell area viene attribuita ai Tufi Basali la cui messa in posto ha determinato la formazione più estesa dell Apparato Vulsino. Questa formazione ingloba anche i prodotti lacustri e i prodotti risedimentati. Per cui si possono osservare variazioni di facies sia in senso verticale che orizzontale. In generale però sono stati osservati terreni a prevalente contenuto di elementi vulcanici. Dal punto di vista petrografico sono definiti come tufi leucititici con affioramenti di spessore variabile da qualche decimetro a vari metri. Nell area sono anche visibili sia prodotti da ricaduta che depositi da flusso piroclastico.

19 18 Travertini: i travertini affioranti nella zona sono collegati all attività idroterma generata durante le fasi conclusive dell attività vulcanica. sono disposti ai margini delle formazioni vulcaniche e si presentano sia in banche massivi ed estesi di spessore anche superiore a qualche metro, sia come elementi sparsi. Alluvioni: affiorano lungo tutta la fascia interessata dal Tevere. Si tratta sia di depositi attribuibili ad antichi terrazzi del Tevere che depositi alluvionali recenti. In tutti e due i casi è stata notata una notevole eterometria granulometrica con variazioni da grossi ciottoli e ghiaie fino a sabbie fini e argille. Detrito di falda: si tratta di ghiaie costituite da clasti a spigoli vivi, possono essere pulite o con una matrice limoso-argillosa per lo più ossidata.

20 19 Assetto idrogeologico Il complesso dei terreni alluvionali e Vulcano travertinosi sopra descritti presenta, seppur per differenti ragioni, condizioni di buona permeabilità. La formazione dei terreni del Calabriano inferiore-medio, denota una notevole variabilità locale della permeabilità dovuta alle differenti associazioni granulometriche. Per cui si evidenziano orizzonti psammitico-psefitici di medio-buona permeabilità e livelli più ricchi in peliti con valori decisamente bassi. Ne consegue che gli acquiferi presenti nelle tre tipologie litologiche già messe in evidenza: alluvioni, vulcano-travertinose e depositi sabbioso-argillosi-conglomeratici, possono avere valori di trasmissività molto variabili. I numerosi punti d acqua utilizzati per il tracciamento delle isopieze mettono in evidenza la presenza di un acquifero superficiale con drenaggio radiale contenuto sostanzialmente nei terreni vulcanici e sostenuto dai sedimenti marini calabriani meno permeabili. Le isopieze mostrano una certa continuità del gradiente idraulico tra i vari terreni, in realtà bisogna distinguere differenze locali dovute alla presenza dei livelli sabbioso-argillosi nella formazione sedimentaria marina. Questi infatti condizionano il quadro generale con la loro bassa permeabilità. Per cui la continuità dell acquifero superficiale è legata alla presenza di orizzonti psammitici e psefitici, mentre gli orizzonti pelitici costituiscono acquiclude per tutti. Nelle alluvioni si deve considerare la presenza di un acquifero superficiale continuo a falda libera.

21 20 La carta idrogeologica mette in evidenza anche che tutti i corsi d acqua per buona parte del loro percorso vengono alimentati dalla falda superficiale, per cui assumono la qualità di sorgenti lineari. Anche in questo caso però valgono le osservazioni già fatte riguardo la disposizione delle isopieze che, per l area che riguarda i terreni sedimentari marini del Calabriano, assumono più un aspetto teorico che reale dovendosi ritenere attendibili solo per le aree ristrette alla presenza di pozzi. Le differenti associazioni granulometriche e giaciturali delle formazioni geolitologiche determinano differenti tipi di acquifero, tra queste si possono indicare i depositi alluvionali del Fiume Tevere e dei corsi d acqua affluenti; i quali costituiscono buoni sistemi serbatoio formando acquiferi a permeabilità primaria con una buona trasmissività e buona capacità di immagazzinamento. In questa formazione è da ritenere probabile la presenza di acquiferi multistrato. I gradienti idraulici della falda libera, messi in evidenza in quest area variano da 0.04 a 0.1. Nel complesso sabbioso- argilloso-conglomeratico, le isopieze mostrano un incremento del gradiente con valori dispersi tra 0.19 e Al passaggio tra le due formazioni geolitologiche si nota una diminuzione di gradiente, a causa delle variazioni di permeabilità, che possono dare vita localmente a risorgenze (soprattutto al contatto con facies fluvio - lacustri che nel complesso risultano poco permeabili). Nell area interessata da questa formazione le isopieze mettono in evidenza una chiara interconnessione tra il drenaggio superficiale e quello freatico; infatti il drenaggio ipogeo alimenta il reticolo fluviale dei fossi presenti sul territorio, quale il Fosso di Giove, Fosso del Grassaro e Fosso della Penna.

22 21 Infine si riconosce la presenza di un acquifero superficiale nei depositi vulcano travertinosi che mostra un drenaggio centrifugo e che trova il suo acquiclude nelle facies argillose dei terreni sedimentari marini del Calabriano, al contatto dei quali si osservano sorgenti alcune delle quali riportate sulla carta. I gradienti idraulici sono mediamente della falda libera, messi in evidenza in quest area variano da 0.06 a Allargando lo sguardo su una maggiore area e facendo riferimento all inquadramento generale della geologia dell area, si può dedurre anche la presenza di un acquifero profondo imprigionato che trova alimentazione nei complessi carbonatici della catena Amerina e il tetto impermeabile nei depositi argillosi. Tale acquifero è da considerare molto esteso e con acque molto mineralizzate, trova la sua direttrice di drenaggio principale lungo l asse della catena dando vita alle sorgenti di Stifone-Montoro. Il censimento di un gruppo ragguardevole di punti d'acqua, sulla base dei dati relativi ai pozzi forniti dalla Provincia di Terni, ha consentito, tramite l'interpolazione al calcolatore dei relativi livelli idrostatici, di ricostruire la superficie piezometrica delle falde superficiali della quale comunque si devono tenere presenti le limitazioni di cui si è sopra detto. Da questo documento è stata redatta l'allegata Carta Idrogeologica (tavola B2.6, Carta Idrogeologica). La carta così ottenuta è stata oggetto di successive verifiche ed integrazioni di campagna, oltre che essere confrontata e compendiata con carte di più ampia scala.

23 22 Vulnerabilità idrogeologica Per vulnerabilità idrogeologica si intende sostanzialmente la vulnerabilità del territorio ai movimenti franosi. Per la valutazione di tale parametro è stato adottato un metodo a pesi e misure che tenesse conto dei maggiori fattori che influiscono sul dissesto idrogeologico. In particolare, per lo studio effettuato sono stati considerati come fattori caratterizzanti: l'assetto geolitologico (tavola B2.1, Carta Geolitologica), l'andamento delle pendenze (tavola B2.4, Carta dell'acclività dei versanti) e l'uso del suolo (tavola B1.2, Carta della copertura del suolo). Ad ognuno di questi parametri è stato assegnato un valore massimo ed uno minimo; tale valore è stato poi pesato rispetto ad un indice (a scala crescente) valutato esaminando le caratteristiche delle aree in frana presenti sul territorio e cartografate dall'autorità di Bacino del fiume Tevere. Con tale metodo sono state individuate 4 classi di vulnerabilità come previsto dall'art. 65 N.T.A. del PTCP. Il risultato ottenuto è espresso dalla Carta della Vulnerabilità del Suolo (tavola B2.5), dove si possono distinguere: Aree a bassa criticità della componente del suolo; Aree a media criticità della componente del suolo; Aree a medio-alta criticità della componente del suolo; Aree ad alta criticità della componente del suolo.

24 23 Per una maggiore chiarezza nella descrizione della vulnerabilità del territorio è sembrato opportuno analizzare singolarmente il territorio comunale di Giove. Vulnerabilità idrogeologica del territorio comunale di Giove Dal punto di vista della criticità del territorio (tavola B2.5, Carta della vulnerabilità del suolo), l elaborazione dei dati ha permesso di individuare 4 aree a differente grado di vulnerabilità. L aree a più basso grado di vulnerabilità idrogeologica si individuano nell ampia area che si sviluppa su basse pendenze a quote superiori a 290/300 m. slm e nella fascia al di sotto, grosomodo della isoipsa 90 m. slm. Queste aree sono caratterizzate da una bassa tendenza alla franosità sia per i tipi litologici che la costituiscono, sia per le modeste pendenze del terreno. L aree a medio, medio-alta alta ed alta criticità si collocano nella fascia posta alle quote intermedie, la differenzazione tra le aree sostanzialmente è data dalla presenza o meno di movimenti franosi in atto e quiescenti, dalla alta acclività e in ultima analisi da fattori locali quali scarpate o particolari stati di aggregazione della formazione litologica.

25 24 Vulnerabilità degli acquiferi Per la valutazione della vulnerabilità degli acquiferi è stato adottato un metodo a pesi e misure che ha tenuto conto dei due maggiori fattori che influiscono sulla vulnerabilità. In particolare, sono stati considerati come fattori caratterizzanti: lo spessore del non saturo (copertura) e la permeabilità dei materiali di copertura degli acquiferi rinvenuti. Questi due parametri sono stati divisi in scale con dei valori assegnati; in particolare, per lo spessore del non saturo è stata istituita una scala con quattro intervalli di spessori e per la permeabilità sono stati individuate tre classi di permeabilità. Ad ognuna di queste classi è stato assegnato un peso che ha permesso poi di ricavare una matrice. Dalla matrice ricavata sono state individuate tre classi di vulnerabilità ai sensi dell'art. 95 N.T.A. del PTCP. Il risultato ottenuto è espresso dalla Carta della Vulnerabilità degli acquiferi (tavola B2.7), dove si possono distinguere: Aree a bassa vulnerabilità; Aree a media vulnerabilità; Aree ad alta vulnerabilità. In base a questa classificazione è stato possibile individuare sul territorio studiato una estesa area ad alta vulnerabilità che si estende in modo articolato sulle aree che uniscono ad una buona o discreta permeabilità, una bassa profondità della falda.

26 25 Le aree a media vulnerabilità sono le aree in cui ad una medio alta permeabilità uniscono una discreta profondità della falda o sono caratterizzate da drenaggio superficiale della falda stessa da parte dei reticoli fluviali. Queste aree si riscontrano sia sui terreni alluvionali sia sulle facies sabbioso argillose dei terreni sedimentari del Calabriano. Infine si distingue una fascia a bassa vulnerabilità che si estende sui terreni sedimentari marini caratterizzata anche dalla presenza di discrete profondità dell acquifero. Per quanto riguarda il rischio, bisogna dire che è da considerare basso nell area più urbanizzata, perché non si evince la presenza di particolari fattori di inquinamento essendo l area stessa posta in posizione elevata rispetto il flusso di drenaggio sotterraneo della falda freatica, sotto quota 200 m. slm si evince la presenza di scarichi sia di origine zootecnica sia di origine industriale per cui il rischio idrogeologico aumenta a valle degli scarichi. Per la fascia che concerne la piana alluvionale il rischio è dato da diversi fattori quali: elevata permeabilità dei depositi granulari delle alluvioni, dalla bassa profondità della falda, dalla presenza di scarichi di varia natura e dall attività estrattiva dei materiali granulari. E chiaro che tale rischio può essere mitigato dalla presenza di depuratori.

27 26 Vulnerabilità geomineraria Per quanto riguarda le attività estrattive presenti sul territorio, si tratta di cave di pianura per l'estrazione di ghiaia e sabbia che interessano la valle del fiume Tevere. Tutti i siti di cava si trovano a valle rispetto al centro abitato di Attigliano, fatta eccezione per una cava di prestito ubicata ad Est del centro abitato stesso. Dalla sovrapposizione della Carta Geolitologica (tavola B2.1), della Carta Geomorfologica (tavola B2.3) e della Carta della vulnerabilità degli Acquiferi (tavola B2.7), tramite un processo di matrice a pesi e misure, è stato possibile ricostruire la Carta dei siti estrattivi e della Vulnerabilità Geomineraria (tavola B2.9). Per l'individuazione dei siti estrattivi, sono state considerate solo le ghiaie e le sabbie che vengono estratte nelle zone di fondovalle, in quanto considerate le uniche attività estrattive economicamente redditizie presenti sul territorio, quindi, ai fini della vulnerabilità geomineraria, rappresentano l'unica risorsa presente sul territorio. I materiali coltivati nel territorio comunale di Giove, vengono estratti con scavi che intercettano la falda senza però andare ad interferire con il deflusso delle acque verso il fiume. È stato visto, da studi precedentemente effettuati, che l'attività estrattiva presente non incide sullo sfruttamento della risorsa dal punto di vista idropotabile, in quanto questo tipo di sfruttamento nelle zone di estrazione sarebbe stato comunque difficoltoso vista la notevole differenza di quota con l'abitato, sito a monte delle aree estrattive.

28 27 Per i suddetti motivi, considerato anche il fatto che le attività estrattive sono concentrate in una zona prettamente pianeggiante e quindi non influiscono sull'assetto morfologico del territorio, è stato individuato un livello medio di vulnerabilità geomineraria. Ad ogni modo, si reputa che la vulnerabilità dei siti estrattivi sia fortemente condizionata dalle modalità di estrazione, in merito alle quali si rende necessaria una regolamentazione ai fini di ridurre le situazioni di rischio sulle componenti ambientali.

29 28 Rischio sismico La valutazione delle differenti situazioni di rischio sismico presenti sul territorio è stata ottenuta dallo studio sia dell'assetto geomorfologico (tavola B2.3, Carta Geomorfologica) che dell'assetto litostratigrafico dei territori comunali studiati (tavola B2.10, Carta Litotecnica). Ai sensi della Delib.G.R. Umbria 226 del 14 marzo 2001, è stata redatta la Carta del Rischio Sismico (tavola B2.11) dell'intero comprensorio dei territori comunali studiati. Dal punto di vista sismico, i territori comunali studiati sono stati distinti in diverse zone in base alla concomitanza di particolari caratteristiche litotecniche dei materiali affioranti e dell'assetto geomorfologico del territorio su cui affiorano. In particolare, per quanto riguarda le litologie affioranti nel territorio comunale di Giove (tavola B2.10, Carta Litotecnica), sono state distinte: L3: Materiali granulari cementati o molto addensati; L5a: Materiali granulari sciolti o poco addensati a prevalenza ciottolosa; L5b: Materiali granulari sciolti o poco addensati a prevalenza sabbiosa. In relazione alle litologie appena dette e considerando i corpi di frana presenti sul territorio studiato ed il loro grado di attività sono state individuate le seguenti tipologie di situazioni:

30 29 ZONA E1: zone caratterizzate da movimenti franosi attivi; ZONA E2: zone caratterizzate da movimenti franosi quiescenti; ZONA E3: zone caratterizzate da deformazioni plastiche, alta acclività associata a giaciture o litologie sfavorevoli, influenza al pericolo di frana; ZONA E4: zone con terreni di fondazione particolarmente scadenti; ZONA E7: zone di fondovalle. Sul territorio del comune di Giove, come si può vedere anche dalla Carta del Rischio Sismico (tavola B2.11), non sono state individuate aree urbanizzate che rientrano nelle zone E1, E2, E3 ai sensi della Delib.G.R. Umbria 226 del 14 marzo Si evince comunque la presenza di manufatti edilizi sparsi su aree che rientrano nella zona E2. In ogni caso, ai fini dell'individuazione delle classi si amplificazione sismica locale, gli studi geologici allegati ai piani urbanistici di attuazione dovranno essere integrati con prove in situ atte a caratterizzare lo spessore e la risposta sismica dei terreni di copertura, come previsto dall'allegato della già citata Delib.G.R. Umbria 226 del 14 marzo 2001.

31 30 Conclusioni Sulla base delle osservazioni e delle indagini effettuate sono state elaborate le cartografie di sintesi in precedenza commentate. Dalla sovrapposizione del grado di criticità del suolo (tavola B2.5, Carta della Vulnerabilità del Suolo) e del grado di vulnerabilità degli acquiferi (tavola B2.7, Carta della Vulnerabilità degli acquiferi) è stato possibile individuare le differenti zone di idoneità geologico - ambientale alla destinazione urbanistica dei territori analizzati. In particolare, sono state considerate idonee le zone caratterizzate da una media e bassa criticità della componente del suolo associata ad una media e bassa vulnerabilità degli acquiferi; non idonee le zone caratterizzate da un'alta criticità della componente del suolo; idonee condizionate le zone caratterizzate da una medio-alta criticità della componente del suolo e da un'elevata vulnerabilità degli acquiferi. Per avere un quadro generale più dettagliato delle idoneità dei territori comunali analizzati, si rimanda alla tavola C1 "Carta delle idoneità geologico-ambientali alla destinazione urbanistica" ed alla relativa relazione. Viterbo lì 18 ottobre 2004 In Fede

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