Cosimo Costa L UMANO RIUSCITO. Una ermeneusi dei Ricordi di Marco Aurelio

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1 Cosimo Costa L UMANO RIUSCITO Una ermeneusi dei Ricordi di Marco Aurelio

2 Presentazione Firmo, ancora una volta, una breve presentazione ad un lavoro fuori registro per la corrente letteratura pedagogica. E lo faccio per introdurre un giovane autore già noto per i suoi studi su Epitteto 1 e per essere stato, per non pochi anni, l ultimo (non distratto) uditore della lezione filosofico-paideutica e umanistica della collega e amica Edda Ducci. Il Marco Aurelio qui riletto nei Ricordi ora t e j autòn, ma dall incerta titolazione originale, costituì infatti l ultima pista di ricerca della pedagogista casentinese, sempre intenta a scrutare i grandi tentativi di costruzione dell umano tra le pagine degli antichi e le asperità incerte e mutilate dei moderni. I Ricordi di Marco Aurelio costituirono dunque, dopo altri auctores, l ultimo capitolo di una i- deale silloge in cui Edda Ducci si mise in ascolto di quei grandi maestri che, nel passato riuscito, sempre tentarono l esperimento più grande e più problematico: costruire (o ri-costruire) il sé umano dell uomo. Ciò detto, nulla naturalmente intendo togliere alla originalità di questo breve studio che il giovane 1 C. Costa, La Paideia della volontà. Una lettura della dottrina filosofica di Epitteto, Anicia, Roma 2008; Id., Ancora su Epitteto. Delle Diatribe e del Manuale, Anicia, Roma

3 Francesco Mattei Costa ha condotto con semplicità e acribia, strumentazione idonea e buona padronanza dei testi greci e latini. Oltre che, visto il lungo girovagare per pagine classiche oggi poco frequentate, con le chiavi ermeneutiche di fonti ampie e di sensibilità anche molto differenti da quella che ha potuto assimilare negli anni di frequentazione delle lezioni romane della collega Ducci. E penso, per accennare ad un solo nome e certo autorevole, alla lunga ermeneutica del grande Hadot, qui letto con la sensibilità e il rispetto che si devono ad una guida sicura e ad un testimone autentico (e non dolcemente adulterato) delle pagine alte dello stoicismo greco-romano. Il presente studio di Costa segue, intenzionalmente, a quello su Epitteto, e non dimentica certo i sinceri ringraziamenti di Marco Aurelio per Rustico, che consentì al giovane la preziosa conoscenza di quel testo. Sullo sfondo dei Ricordi, dunque, non sarà difficile ritrovare trame già intessute nelle Diatribe e nel Manuale, ma sarà anche agevole costatarne l originalità di prospettiva filosofico-culturale e la sempre viva tensione con le vicende politiche che hanno costantemente impegnato il distaccato e atarassico Marco Aurelio. L pšcein kaˆ nšcein di Epitteto dovette dunque necessariamente assumere per lui altro e più storico-esistenziale significato. E il giovane (ma anche anziano) imperatore non si sottrasse, nonostante i travagli personali e politici, alla cogenza umano-filosofica della dottrina stoica, che fu per lui non solo dottrina, ma anche vita conformata ai dettami cogenti del lógos. Come pure, sembrano riecheggiare in lui, e non potrebbe essere diversamente, anche i moniti della sag- 8

4 Presentazione gezza stoica senechiana: «Si tibi vis omnia subicere, te subice rationi» (Epist. ad Luc., 37). E dunque, il non cesarizzarti (m¾ pokaisarwqíj) non è nei Ricordi un comando esterno. È, piuttosto, un esigenza interna alla vita del lógos e della natura, e la stessa vicenda umana è un continuo affinarsi dello spirito che si sottopone alla ricerca della luce del lógos. Una ricerca che non si limita al sentiero intellettualistico della ragione, ma che impegna tutto l essere nel dominio che la volontà esercita sulla tripartita anima. Da qui il consiglio prezioso di una proaíresis (proa resij) sempre vigile, sempre attenta, sempre padrona di sé («elargisci a te stesso continuamente questo luogo di ritiro e rinnova la tua vita»). Niente confusioni, dunque, tra cose effimere e cose essenziali: l ordine del noūs (noàj) illuminerà le cose fondamentali ed essenziali e permetterà di separarle da quelle senza importanza (adiáfora). Non resta allora che affidarsi alla costrizione feconda della riflessiva diánoia e al principio direttivo dell egemonikón, che tutto guida e tutto regge. Con mano razionale e secondo virtù. Da qui il monito non nuovissimo e qui in actu exercito: «Cancella le impressioni false; trattieni ogni impulso; spegni ogni troppo violento desiderio; mantieni indipendente la volontà sovrana» 2. E così stando le cose, sempre le stesse saranno le virtù dell uomo greco, che ab antiquo è stato chiamato ad essere saggio (sèfrwn), giusto (d kaioj), buono ( gaqòj), pio (eùseb»j). Impegnato dunque nel negotium e nella vita interiore, chiamato a farsi comparsa attiva di una armonia 2 Ricordi, IX, 7. 9

5 Francesco Mattei universale retta dalla prònoia divina, inutile affannarsi nel rimanere abbarbicati al principium individuationis. Quando il tempo sarà compiuto, lascia la scena. La tua permanenza nella città sarà stata sufficiente, anche se a te sembrerà di non aver recitato tutto il copione. Ma così ha stabilito il capocomico. E con questo invito, perentorio e inquietante, chiudono i Ricordi: «Uomo, fosti cittadino in questa grande città; qual differenza per te, se per tre o cinque anni? Per tutti ugualmente è possibile seguirne le leggi. Dunque qual motivo v è di rammarico dato che non un tiranno, non un ingiusto giudice ti fa partire dalla città, ma la stessa natura che ti introdusse a quella? È la medesima cosa che se il capocomico che l aveva chiamato, congedasse poi l attore del teatro. Ma non sono arrivato a rappresentare tutti e cinque atti. Soltanto tre. Hai ragione; ma nella vita anche tre atti soltanto costituiscono l intero dramma. Devi badare a questo: colui che è stato causa, in un primo momento della tua composizione, è lo stesso che in questo istante è causa della dissoluzione. Tu, invece, non c entri né per l uno né per l altro fatto. Parti dunque, e il tuo cuore sia sereno e propizio. Sta pur sicuro: sereno e propizio è anche Colui che dissolve» 3. E serena sarebbe, forse, una paideia esemplata su quel paradigma. Ma lo stoicismo appartiene forse, irrimediabilmente, ad altro irreversibile tempo storico. 3 Ricordi, XII 36. Francesco Mattei Università Roma Tre 10

6 «O uomo, fosti cittadino in questa grande città; qual differenza per te, se per tre o cinque anni? Per tutti ugualmente è possibile seguirne le leggi. Dunque qual motivo v è di rammarico dato che non un tiranno, non un ingiusto giudice ti fa partire dalla città, ma la stessa natura che ti introdusse a quella? È la medesima cosa che se il capo-comico che l aveva chiamato, congedasse poi l attore del teatro. Ma non sono arrivato a rappresentare tutti e cinque atti. Soltanto tre. Hai ragione; ma nella vita anche tre atti soltanto costituiscono l intero dramma. Devi badare a questo: colui che è stato causa, in un primo momento della tua composizione, è lo stesso che in questo istante è causa della dissoluzione. Tu, invece, non c entri né per l uno né per l altro fatto. Parti dunque, e il tuo cuore sia sereno e propizio. Sta pur sicuro: sereno e propizio è anche Colui che dissolve». È il congedo finale dei Ricordi di Marco Aurelio (l. XII), e in queste poche righe è rintracciabile lo spirito di Marco Aurelio lettore attento delle pagine di Epitteto e dell intera tradizione stoica. La ragione ti ha messo al mondo e secondo natura ti devi comportare. Ed è ciò che in questo agile volumetto si vuole leggere e commentare con simpatia ed empatia non disgiunte da attenta analisi filologica. Una pagina non banale per la riconfigurazione della paideia attuale. Cosimo Costa è laureato in Scienze dell Educazione e dottore di ricerca in Filosofia presso la Pontificia Università Antonianum. In queste Edizioni ha pubblicato La paideia della volontà. Una lettura della dottrina filosofica di Epitteto; Ancora su Epitteto. Delle Diatribe e del Manuale. 18,50