I Vangeli sinottici. 1) Introduzione. Matteo Munari, ofm. a) Significato del termine εναγγέλιον. b) Da Gesù ai vangeli

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1 I Vangeli sinottici Matteo Munari, ofm 1) Introduzione a) Significato del termine εναγγέλιον 1) Buona notizia, proclamazione, annuncio. Cf. Mc 1,15 convertitevi e credete al vangelo. (Ricompensa data al messaggero per la buona notizia). L annuncio può essere tutto ciò che riguarda Gesù, quello che Lui ha fatto e detto, cf. Mc 1,1 Inizio del vangelo di Gesù Cristo figlio di Dio. 2) Un libro che racconta la vita e gli insegnamenti di Gesù. La testimonianza più chiara di questo uso la troviamio forse in Giustino quando nella sua apologia prima (1,66) ci dice: Infatti gli Apostoli, nelle loro memorie chiamate vangeli, tramandarono che fu loro lasciato questo comando da Gesù, il quale prese il pane e rese grazie dicendo: Fate questo in memoria di me, questo è il mio corpo. E parimenti, preso il calice e rese grazie disse: Questo è il mio sangue ; e ne distribuì soltanto a loro. Giustino usa il termine εὐαγγέλιον e ne da una definizione: memorie degli Apostoli. Un vangelo è quanto gli apostoli hanno tramandato su Gesù Cristo. b) Da Gesù ai vangeli Leggendo i vangeli noi ricostruiamo e ci immaginiamo la vita di Gesù, facendo il procedimento inverso cerchiamo di comprendere come tutto ciò che riguarda Gesù sia diventato un opera letteraria. Possiamo immaginare che nei primi decenni dopo la resurrezione di Gesù la sua memoria sia stata tramandata oralmente. Ciò che più veniva narrato forse era il racconto della passione, morte e resurrezione del Signore. Un esempio di questo tipo di predicazione si trova in At 2. Sempre più vennero legati gli eventi della storia di Gesù a passi dell AT per mostrare come tutto l accaduto non fosse una disgrazia ma una profezia realizzata nella logica del compimento. Più la cerchia dei discepoli si allargava più divenne necessario raccontare 1

2 Matteo Munari, ofm I Vangeli sinottici anche ciò che avvenne prima degli eventi pasquali perché tanti dei nuovi credenti non sapevano nulla di Gesù. Nacque così l esigenza di scrivere i vangeli, soprattutto nel momento in cui gli apostoli cominciarono a morire o a partire per nuove missioni. 2) Formazione dei vangeli Come si son formati i vangeli? Se li leggiamo e li confrontiamo ci facciamo un idea, se leggiamo quanto dicono i padri della chiesa ce ne facciamo un altra... E possibile una conciliazione? a) Testimonianze patristiche Il più antico dei Padri che ci fornisce dati sulla formazione dei vangeli è Papia vescovo di Gerapoli ( ), che ha scritto una grande opera in cinque libri intitolata Esegesi dei logia del Signore. Eusebio di Cesarea cita alcuni passi dell opera, tra di essi uno dei più interessanti riguardo alla formazione dei vangeli lo troviamo in Historia Ecclesiastica III 39, Anche questo diceva il presbitero: Marco, interprete di Pietro, scrisse con esattezza, ma senza ordine, tutto ciò che egli ricordava delle parole e delle azioni di Cristo; poiché egli non aveva udito il Signore, né aveva vissuto con Lui, ma, più tardi, come dicevo, era stato compagno di Pietro. E Pietro impartiva i suoi insegnamenti secondo l opportunità, senza l intenzione di fare un esposizione ordinata dei detti del Signore. Cosicché non ebbe nessuna colpa Marco, scrivendo alcune cose così come gli venivano a mente, preoccupato solo d una cosa, di non tralasciare nulla di quanto aveva udito e di non dire alcuna menzogna a riguardo di ciò. Questo fu raccontato da Papia intorno a Marco. 16. Di Matteo poi disse questo: Matteo scrisse i detti [del Signore] in lingua ebraica; e ciascuno poi li traduceva come poteva. Il secondo autore citato da Eusebio di Cesarea (Historia Ecclesiastica V 8,2-4 ) che ci parla della composizione dei vangeli è Ireneo ( ), vescovo di Lione. Ireneo ci dice che: 2

3 Matteo tra gli Ebrei, nella sua lingua, pubblicò uno scritto di Vangelo, mentre Pietro e Paolo annunciavano il vangelo a Roma e fondavano la Chiesa. Dopo la loro morte Marco, il discepolo e traduttore di Pietro, anche lui ci trasmise per iscritto ciò che Pietro predicava, Luca poi, il discepolo di Paolo, mise in un libro il Vangelo predicato da quest ultimo. Successivamente Giovanni, il discepolo del Signore, il quale stette reclinato sul petto di Gesù, pubblicò il Vangelo quando stava a Efeso in Asia. Un terzo autore menzionato da Eusebio è Panteno (Sicilia... - Alessandria 200). Nel 180 fondò ad Alessandria una scuola di studi biblici. Eusebio scrive di lui: Si dice che egli (Panteno) andò nelle Indie; si racconta che là trovò la sua venuta preceduta dal vangelo di Matteo presso alcuni indigeni del paese che conoscevano il Cristo, ai quali Bartolomeo, uno degli apostoli, aveva predicato e lasciato lo scritto di Matteo in caratteri Ebraici che si era preservato fino a quel tempo. Salto la citazione di Clemente d Alessandria e di Origene riassumendole in un pensiero. Clemente d Alessandria ci dice che Marco dopo la morte di Pietro si recò ad Alessandria portando con sé le sue note e scrisse anche una seconda redazione del suo vangelo per gli iniziati (il vangelo segreto di Marco). Riguardo a Origene, egli conferma la tradizione secondo la quale Mt avrebbe scritto in ebraico per gli ebrei prima di lasciarli e andare a predicare ad altri. Desidero ora citare Epifanio di Salamina perché forse non è molto conosciuto ai più. Epifanio è nato ca. il 315 a Eleuteropoli (53 km a sud di Gerusalemme) ed è morto nel 403 mentre stava ritornando a Salamina dove era vescovo. Nella sua opera conosciuta come Panarion (XXIX 9,4) Epifanio ha un capitolo dedicato alla setta giudeo-cristiana dei Nazzareni 1. Parlando della setta ci dice che essi hanno l intero vangelo di Matteo in ebraico. Presso di loro infatti esso è ancora esattamente preservato in caratteri ebraici così come fu scritto in origine. Non so tuttavia se essi abbiano rimosso la genealogia da Abramo a Cristo. 1 Cf. At 24,5 dove Paolo è chiamato capo della setta dei Nazzareni. Ancora oggi in ebraico chi è cristiano viene chiamato nôsṛi e in arabo (dai mussulmani) nâsṛāni. 3

4 Girolamo (De viris illustribus 3) ci racconta che Matteo, chiamato anche Levi, da pubblicano divenuto apostolo, per primo in Giudea compose il Vangelo di Cristo in caratteri e parole ebraiche per coloro che si erano convertiti provenendo dal giudaismo; chi poi l abbia tradotto in greco non risulta sufficientemente accertato. D altra parte lo stesso testo ebraico si conserva tuttora nella biblioteca di Cesarea, che il martire Panfilo raccolse con somma cura. Anche a me fu data la possibilità di trascriverlo da parte dei Nazarei che in Berea, città della Siria, fanno uso di quest opera. In un altra opera (Dialogus Adversus Pelagianos 3,2), Girolamo ci fa sapere che il vangelo usato dai Nazareni in realtà è aramaico scritto con caratteri ebraici: nel vangelo secondo gli ebrei, che è scritto nella lingua caldaica e siriaca ma con caratteri ebraici ed è utilizzato fino ad oggi dai Nazareni. b) Teorie moderne sulla formazione dei vangeli Leggendo i vangeli e dimenticando per un attimo quello che dicono i Padri, l impressione è diversa: i vangeli non possono essere nati indipendentemente l uno dall altro, qualcuno deve aver scritto per primo e gli altri devono aver utilizzato almeno in parte il suo lavoro. Chi ha scritto per primo e chi ha copiato? Semplificando molto, cercherò di esporre le due principali ipotesi dalle quali si sviluppano le teorie moderne senza però entrare nei dettagli. Due vangeli Una prima teoria è quella dei due vangeli di Griesbach. Il primo vangelo sarebbe quello di Mt utilizzato da Lc come fonte. Mc sarebbe un riassunto dei primi due. Griesbach da alcuni è considerato come il fondatore degli studi sinottici. Nel ha fatto stampare una sinossi dei vangeli. Qual è il problema principale di questa ipotesi? Mt e Lc in genere migliorano Mc, sia dal punto di vista linguistico che contenutistico. Vediamo l esempio della chiamata dei dodici, dove appare abbastanza chiaramente come sia Mt che Lc abbiano sentito la necessità di aggiungere conferimento del dono delle guarigioni (e dei miracoli nel caso di Lc): 4

5 Mc 6,7 Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. Mt 10,1 Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. Lc 9,1 Convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. Due fonti L ipotesi più diffusa è quella delle due fonti: Mt e Lc hanno utilizzato Mc e Q per comporre i loro vangeli senza però dipendere l uno dall altro (Weisse 1838). Mt non conosce Lc e Lc non conosce Mt (cf. vangeli dell infanzia). Oltre a queste due fonti ne sono presupposte almeno altre due: M e L, il materiale proprio di Matteo e quello di Luca (Streeter 1924). Qual è il problema ancora irrisolto? In molti passi Mt e Lc sono d accordo contro Mc (minor agreements). Per difendere l indipendenza di Lc da Mt e viceversa sono state proposte tante ipotesi (una seconda redazione di Mc, la tradizione orale...), ipotesi che a mio avviso sono un tentativo forzato di difendere una teoria in crisi 2. Un esempio di dipendenza letteraria (a mio avviso) di Lc da Mt è il seguente: Mt 26,75... e uscito fuori pianse amaramente Mc 14,72... e scoppiò in pianto Lc 22,62... e uscito fuori pianse amaramente Da queste due principali ipotesi ne nascono molte altre che con ulteriori precisazioni tentano di superare i problemi irrisolti. Le complicazioni proposte per risolvere il problema sinottico a volte sono dei veri rompicapo e ve le risparmio. Vi dirò quindi in sintesi quello che per ora mi sembra più ragionevole. 2 I vangeli dell infanzia di Mt e Lc sembrano veramente essere indipendenti l uno dall altro ma questo può essere causato da diversi fattori: il Mt che Lc ha visto forse non aveva ancora i primi due capitoli (cf. sopra la notizia di Epifanio sull assenza della genealogia nel vangelo dei Nazzareni) oppure Lc in questo caso ha preferito seguire una fonte diversa (o comporre) che riteneva migliore. 5

6 Matteo ha scritto in una lingua semitica (aramaico o ebraico) una raccolta di detti del Signore. Marco ha messo per iscritto ciò che ha ascoltato raccontare da Pietro. Ciò che Matteo ha scritto è stato tradotto in greco, unito alla narrazione di Marco e arricchito di nuovi episodi sulla vita di Gesù. Luca ha composto il suo vangelo avendo sotto gli occhi Mt, Mc e diverse altre fonti che in alcuni casi ha preferito ai primi due vangeli (cf. il vangelo dell infanzia). In sintesi non mi sembra necessaria l ipotesi dell indipendenza di Lc da Mt e ancora non capisco perché debba essere scartata la notizia che i padri ci forniscono sul fatto che l apostolo Matteo abbia scritto nella sua lingua una raccolta di detti del Signore. 3) Caratteristiche dei vangeli Grazie a questa pluralità dei vangeli, oggi possiamo meglio conoscere e amare il nostro Signore Gesù Cristo. Marco ci racconta una parte della vita di Gesù, ci parla spesso e volentieri dell insegnamento di Gesù senza però dircene il contenuto. Abbiamo soltanto un discorso escatologico del Signore (c. 13) e un abbozzo di discorso parabolico (c. 4). Il Mc originario termina con la tomba vuota, il messaggio dell angelo e la paura delle donne che fuggono dal sepolcro. Il vangelo di Mc sembra sia fatto apposta per portare chi lo ascolta a credere che Gesù Cristo è il figlio di Dio e per far crescere il desiderio di conoscere di più il Signore, è un vangelo per catecumeni. Matteo, oltre a quello che Marco ci dice, spiega le origini del Messia, lo ricolloca in un contesto profondamente giudaico e vede la persona di Gesù Cristo come presenza di Dio nel suo popolo, l Emmanuele. Matteo ci fa conoscere con cura il contenuto dell insegnamento di Gesù, compimento di tutta la scrittura, in modo che diveniamo perfetti nell amore come il Padre nostro che è nei cieli. Matteo soffre terribilmente nel narrare il rifiuto del Messia da parte del suo popolo e per questo motivo è allo stesso tempo il vangelo più giudaico e più severo con la parte del popolo di Israele che non ha accolto Gesù. Matteo infine completa la sua opera con l apparizione del risorto che 6

7 invita i discepoli ad uscire dai confini di Israele per fare discepoli tutti i popoli e battezzarli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Luca sente forse la necessità di raccontare le cose in un modo meno conflittuale e più chiaro per i suoi lettori, desidera aggiungere particolari per lui importanti, decide di inserire i detti di Gesù nella narrazione e di presentare il Signore come un Messia universale che possa essere accolto da Giudei e da Greci. Luca forse vuole evitare che si creino due chiese parallele. L irenismo di Luca così facilmente riconoscibile negli At pervade infondo anche tutto il suo vangelo. Egli conduce il suo lettore a rileggere la Scrittura per comprendere la vita di Gesù di Nazaret e ad accoglierne la presenza per mezzo dello Spirito Santo fonte di unità e motore dell evangelizzazione. Conclusione Matteo Munari, ofm I Vangeli sinottici In sintesi dobbiamo ringraziare infinitamente il Signore per il dono dei vangeli, per le loro somiglianze e le loro differenze. Marco ci conduce alla fede in Gesù figlio di Dio. Matteo ci permette di conoscerlo meglio e di mettere in pratica il suo insegnamento vivendo la sua presenza nella Chiesa. Luca ci chiama all unità e fa sì che ogni pagina del vangelo possa rivivere nella nostra storia per mezzo dello Spirito Santo al quale insieme al Padre e al Figlio rendiamo lode oggi e sempre. אשלמית 7

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