DAL TRATTATO DI PARIGI (1951) ALL UNIONE DEL MEDITERRANEO

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1 INSEGNAMENTO DI: STORIA MODERNA IL MEDITERRANEO CONTEMPORANEO PROF. DANIELE CASANOVA

2 Indice 1 DAL TRATTATO DI PARIGI (1951) ALL UNIONE DEL MEDITERRANEO (2008) L UNIONE DEL MEDITERRANEO FALLIMENTO DELLA POLITICA DI PARTENARIATO di 7

3 1 Dal Trattato di Parigi (1951) all Unione del Mediterraneo (2008) L'inno europeo (Inno alla gioia), adottato dal Consiglio d'europa nel 1972, viene utilizzato come inno ufficiale dell'unione Europea dal L inno, come è noto, è l'ultimo movimento della Nona Sinfonia di Beethoven ( ), composta tra il 1822 e il 1824, e considerata una delle più straordinarie e coinvolgenti opere di tutta la storia della musica. Il testo, invece, fu composto nel 1786 dal poeta, storico, filoso e drammaturgo tedesco Friedrich Schiller e rifletteva gli ideali della fratellanza e del cosmopolitismo, tipici dell Età dei Lumi, che auspicavano un progresso intellettuale e morale dell umanità. L elaborazione di inni musicali nazionali o internazionali, come è noto, serviva a cementificare l identità nazionale. Per fare un esempio pensiamo alla funzione che ha rivestito l Internazionale: composto nel 1871 durante la Comune di Parigi, per tutto il movimento socialista e rivoluzionario novecentesco, l inno rappresentò realmente l incarnazione di una visione socialista che aspirava a unificare il mondo. Circa l utilizzo del canto di vittoria illuministico da parte dell Unione Europea ci fu anche qualche polemica di natura stilistica, poiché il movimento finale della Sinfonia è piena di orientalismi riscontrabili nella presenza di una poderosa marcia alla turca. Si temeva che l adozione dell inno potesse favorire, in qualche misura, l entrata della Turchia nell Unione Europea. Volendo, brevemente, ripercorrere, la vicenda europea in chiave mediterranea, dal Trattato di Roma (1957) e sino all Unione del Mediterraneo (2008), la prima cosa che possiamo osservare è che la formazione della CEE avviene durante il processo di decolonizzazione dei paesi arabi e africani mediterranei. Quando, con la perdita di potere e prestigio della Francia e dell Inghilterra nelle vicende mediterranee, una presenza, quest ultima, ormai secolare iniziata nel corso dell età moderna, i paesi europei più sviluppati avviano un ripiegamento su se stessi e orientano la loro politica verso un processo d integrazione. La Francia già nel 1945 aveva dovuto riconoscere l indipendenza della Siria e del Libano; L Italia rinunciò alla Libia, di fatto soggetta a un influenza britannica e americana, che vi impiantarono la base aerea più grande del Mediterraneo e nel 1951 fu proclamato il Regno di Libia sotto il re Idris. Poi nel 1952 in seguito ad una serie di rivoluzioni e rivolte anticoloniali in Egitto fu 3 di 7

4 istituita la Repubblica e due anni dopo, Nasser, carismatico leader egiziano e fautore di una serie di riforme socio economiche, ispirate a una dottrina del cosiddetto socialismo arabo, inserì l Egitto nelle dinamiche della guerra fredda e assunse una posizione di non allineamento fra USA e URSS che portò alla nazionalizzazione nel 1956 del Canale di Suez. L Egitto di Nasser divenne un esempio e un punto di riferimento per tutto il mondo arabo. Nel 1956 ottennero l indipendenza prima il Marocco e poi la Tunisia. Lo stesso Nasser finanziò l insurrezione algerina alla dominazione francese. Un insurrezione, iniziata nel 1954 e conclusasi otto anni dopo (1962) con l indipendenza del paese dalla Francia dopo 130 anni. Infine, l indipendenza di Cipro dall Inghilterra scaturì da un trattato firmato fra Gran Bretagna, Grecia e Turchia, nel 1959, mentre l isola di Malta ottenne la propria indipendenza dalla Gran Bretagna nel E solo dopo la metà degli anni Sessanta, quindi, che il dialogo con i paesi della sponda sud, ma in generale con i Paesi Arabi, che dal 1945 avevano dato vita alla Lega Araba - un organismo politico il cui scopo era quello di rafforzare i legami tra i paesi arabi e coordinare la loro politica estera - diventa più concreto. A partire dagli anni Sessanta, infatti, furono avviati, in sintonia col Trattato di Roma, accordi commerciali con Marocco, Turchia, Tunisia e con la Grecia. Ma, fu solo dopo la crisi del 1973, dopo la guerra del Kippur, che portò alla crisi energetica europea, che l Europa avverte l esigenza di promuovere una politica globale mediterranea e così il rapporto con il mondo arabo assume una nuova direttrice e si avvia il cosiddetto dialogo euro-arabo. L Unione Europea invitava Israele a ritirarsi dai territori occupati nel 1967 e allo stesso tempo riconosceva alla Questione Palestinese non più un carattere semplicemente umanitario ma politico, e cioè la rivendicazione nazionale palestinese. Dopo l entrata nell Europa Comunitaria di Grecia (1981), Spagna e Portogallo (1986), la politica mediterranea ebbe un nuovo impulso. Dopo la disgregazione dell URSS (1989), il divario economico o la frattura fra i paesi europei e quelli mediterranei della riva sud, imponeva, per garantire stabilità all area, per ampliare il mercato dei prodotti europei e soprattutto per arginare il fondamentalismo islamico, un nuovo processo di partenariato, definito questa volta di politica mediterranea integrata, che prevedeva, nei riguardi dei paesi mediterranei non comunitari, l ampliamento della cooperazione: dalla politica commerciale al settore economico, tecnico, finanziario, culturale e sociale. Una politica la cui realizzazione è ancora oggi da concretizzare. 4 di 7

5 2 L Unione del Mediterraneo L'Unione per il Mediterraneo è un organismo internazionale ispirato al modello dell'unione Europea, il cui obiettivo principale è quello di favorire i rapporti di natura economica, sociale e politica fra le nazioni che si affacciano sul bacino del Mediterraneo. La sua formazione è stata ufficializzata a Parigi dal presidente Nicolas Sarkozy, il 13 luglio del L'Unione sembra quasi un ideale prosecuzione del cosiddetto Processo di Barcellona, noto anche come Partenariato Euro Mediterraneo, un accordo stipulato nel 1995 tra i 15 paesi membri dell Unione Europea e i paesi della sponda sud mediterranea, con il quale si è tentato, invano, di avvicinare l'unione Europea alle nazioni mediorientali e africane, attraverso la realizzazione nel Mediterraneo di un mercato di libero scambio. All Unione aderiscono 42 paesi (27 paesi europei aderenti all Unione, Albania, Algeria, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Marocco, Mauritania, Principato di Monaco, Montenegro, Siria, Tunisia e Turchia), a cui bisogna aggiungere l ANP, l Autorità Nazionale Palestinese e la Libia, quale paese non aderente ma partecipa alle riunioni in qualità di osservatore. Sono previsti incontri e delle riunioni annuali dei vari ministri degli esteri dei paesi aderenti e summit biennali dei primi ministri. Tra le sue priorità, l Unione, oltre alla cooperazione economica e allo sviluppo di forme di collaborazione e di scambi culturali tra i paesi aderenti, prevede anche la risoluzione di alcune problematiche comuni, come, ad esempio, quelle riguardanti le migrazioni delle popolazioni nordafricane verso l Europa, la lotta al terrorismo islamico, il favorire la tutela e la conservazione del patrimonio e dell ambiente mediterraneo. In particolare, già nella prima seduta dell Unione è stata data una priorità ai lavori, stabilendo un preciso calendario per la realizzazione di una serie di obiettivi volti, soprattutto, allo sviluppo economico e culturale dell area. Tra quelli più significativi ricordiamo: il disinquinamento del Mediterraneo e la creazione di un piano energetico comune basato sull energia solare; forme di sostegno economico da parte dell Europa alle piccole e medie imprese nei paesi della sponda sud; la costruzione di autostrade marittime e, nei paesi in via di sviluppo, la realizzazione di autostrade; ancora, il rafforzamento della protezione civile e, infine, la nascita di un Università euro mediterranea. 5 di 7

6 3 Fallimento della politica di partenariato L interesse per il Mediterraneo, inteso come uno spazio geo-politico, è stato suscitato da una serie di avvenimenti che hanno visto come principali protagonisti non solo i paesi europei che si affacciano sul mare, ma anche i paesi della riva sud e del Medio oriente. L intento ambizioso della Dichiarazione di Barcellona era quello di inaugurare una nuova epoca nelle relazioni fra i paesi europei e quelli del Mediterraneo. S intendeva estendere ai paesi della riva sud la prosperità occidentale e fare del Mediterraneo entro il 2010 una zona di libero scambio. In realtà si è fatto poco e la stessa Unione per il Mediterraneo, promossa nel 2008, in qualche modo intende rilanciare gli accordi di Barcellona del Il processo a distanza di quasi un quindicennio è avanzato sul fronte culturale piuttosto che su quello economico, anche in considerazione dell allargamento dell Unione nel 2004 e nel 2007 verso i paesi appartenenti all ex blocco sovietico, che ha spostato gli interessi di alcuni stati, in primis la Germania, verso quell area. Una delle molteplici ragioni che hanno determinato l affievolirsi del partenariato euromediterraneo (qualcuna già è stata accennata), è che coloro che operano nel dialogo per l avvicinamento delle due sponde scorgono una frattura che attraversa il Mediterraneo e lo vedono come una frontiera tra due mondi, seppur auspicano di gettare ponti e stabilire intese. Questa frattura di carattere socio-economica fra paesi sviluppati e in via di sviluppo, tra nord-sud, è ulteriormente acutizzata dal divario demografico: nel 1990 la sponda sud contava oltre 200 milioni di abitanti contro i 188 di quella nord, nel 2025 si prevede che gli abitanti della sponda sud saranno oltre 300 milioni contro 210 milioni della sponda nord. Le conseguenze dell incremento della popolazione senza uno sviluppo economico nei paesi non europei sono ben note, e uno degli aspetti più drammatici è rappresentato dai cosiddetti immigrati clandestini che attraversano le acque del Mediterraneo e che, spesso, nelle sue acque rimangono vittime. Eppure la mobilità delle persone è stata una delle principali caratteristiche di questo spazio: tutta la storia del Mediterraneo, ma possiamo dire del globo, deve alle migrazioni la sua fecondità, seppur spesso costellata da scontri e incomprensioni. In particolare, nell area mediterranea le frequenti migrazioni hanno sedimentato nel tempo una mentalità e dei comportamenti, peraltro poco indagati dagli studiosi, e quindi molto meno conosciuti rispetto al movimento delle merci, delle tecniche di navigazione e del propagarsi delle idee religiose. In alcuni casi, quando lo status dei gruppi o delle persone che si muovevano da un paese all altro è noto, si pensi ad esempio al fenomeno dei rinnegati all inizio dell età moderna oppure alla formazione di 6 di 7

7 fondaci europei nei paesi islamizzati, siamo meglio informati; in altri, invece, di tali movimenti rimangono tracce nella letteratura, nella musica, nelle lingue, nei dialetti o nei caratteri somatici delle popolazioni. 7 di 7

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