1. I REPERTI CERAMICI

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1 1. I REPERTI CERAMICI INTRODUZIONE La ceramica oggetto di questo studio proviene dalle aree 1000, 2000, 4000, 5000, 7000 scavate nella Rocca di Campiglia ed è pertinente al peridodo cronologico compreso tra fine IX e XVI secolo (periodi I-VI della suddivisione relativa allo scavo). In questa sede presenteremo tutti i materiali ceramici in fase e il materiale residuo pertinente al periodo medievale, ordinato con criteri morfologici. L indicazione della residualità di un tipo ceramico si potrà dedurre dalle tabelle presentate per ogni classe individuata (nelle tabelle quantitative dei tipi i numeri in grigio rappresentano le forme non in fase). Nella totalità sono stati raccolti durante lo scavo della Rocca di Campiglia circa 7000 frammenti dei quali il 23% pertinenti a ceramica da fuoco, il 38% a ceramica da cucina e dispensa e il 39% a ceramica da mensa. Il procedimento di studio dei reperti ha seguito il consueto percorso utilizzato per i reperti di scavo. Di tutti i reperti ceramici è stato fatto un iniziale inventario direttamente sullo scavo, finalizzato alla conoscenza, per ogni US, delle classi, delle forme e del numero di frammenti recuperati. Questo dato ha permesso di ottenere una prima datazione dello strato, poi confrontata con quella proveniente dall analisi di monete od altri materiali datanti. La prosecuzione dell attività di studio dei reperti è stata svolta con carattere seminariale grazie alla partecipazione di studenti universitari. In questi incontri si è proceduto allo studio specifico delle forme ceramiche ed all individuazione al loro interno dei tipi, allo studio degli impasti (vedi la parte archeometrica) e delle quantità di presenza dei tipi nei diversi periodi cronologici. In questo modo si è osservato il fenomeno della residualità delle forme che non sembra però particolarmente rilevante nelle stratigrafie della Rocca. Il riconoscimento delle tipologie ceramiche per ogni classe ha permesso il confronto con materiali editi provenienti da altri scavi e quindi una prima puntualizzazione della cronologia dei tipi, accanto a quella fornita dal confronto con altri materiali presenti nei contesti. Lo studio della ceramica inoltre, in particolare per alcuni secoli, si può avvalere di fossili guida eccellenti e ben datati, come le ceramiche di importazione ben rappresentate nella Rocca. Al termine di questo studio, la combinazione di tutti i dati a disposizione ha permesso di ottenere nuove datazioni, maggiormente puntuali, per molti tipi ceramici. Un ampio spazio è stato dato alle analisi archeometriche effettuate sugli impasti: il riconoscimento e la caratterizzazione di diversi tipi di impasti impiegati per la fabbricazione dei reperti ha permesso di dare maggiore respiro agli studi di ceramica e di passare dalle tipologie formali allo studio delle produzioni, dei luoghi di fabbricazione e della circolazione nello spazio e nel tempo di questi manufatti. I sistemi di quantificazione utilizzati per la ceramica sono stati il numero minimo delle forme e il numero di frammenti. Il numero di frammenti, anche se legato al grado di frammentarietà di ogni classe, e quindi utile solo per confronti tra classi, è stato presentato per i contesti molto antichi nei quali la ricostruzione delle forme è stata difficoltosa, ma l entità del ritrovamento poteva essere evidenziata proprio attraverso il numero totale dei reperti recuperati. Inoltre sono stati analizzati con il solo numero di frammenti anche i reperti del periodo V e VI, per i motivi che spiegheremo più avanti. Per cause legate allo studio dei reperti non è stato possibile effettuare la valutazione degli interi che spesso corregge quantitativamente il numero minimo fornendo dati sullo stato di frammentarietà dei reperti e quindi sulla residualità degli stessi negli strati di provenienza. Infine, nelle conclusioni abbiamo confrontato le varie classi nei periodi fornendo i dati in percentuale dato che queste, a differenza dei semplici dati numerici, permettono anche un confronto con contesti simili scavati altrove. La divisione dei reperti è stata basata principalmente su criteri funzionali ed all interno di questi raggruppamenti su basi tecnologico-produttive. Soltanto nel caso della ceramica da mensa (vedi infra) la divisione è stata effettuata in base alla provenienza dei reperti dalla Toscana o da altre parti del Mediterraneo. Tale differenziazione è stata determinata da motivi di praticità e si è rivelato il metodo migliore per mantenere la 275

2 divisione tra classi ceramiche molto distanti per luogo di fabbricazione e per percentuali di presenza nella Rocca, pur di fronte ad una identità di procedimenti tecnologici. In base al criterio funzionale sono state distinte CERAMICHE DA CUCINA divisa nel gruppo I. Ceramica da fuoco (cottura dei cibi); CERAMICA DA DI- SPENSA E DA MENSA con i sottogruppi, II. Ceramica per la conservazione degli alimenti in dispensa e sulla tavola, III. Ceramica fine da mensa e IV. Ceramica fine di importazione. Infine un capitolo a parte è stato dedicato agli impasti di tutte le classi ceramiche ed alla descrizione delle analisi effettuate nonché alla discussione dei risultati. All interno dei gruppi funzionali è stata operata una divisione basata sulla tecnica di produzione e sulle finiture delle superfici (incisioni, lisciature, rivestimenti argillosi, vetrosi o smalti): tali distinzioni sono marcate da un numero arabo che segue il numero romano indicante il gruppo funzionale. L indicazione del tipo morfologico all interno di ogni classe è a sua volta contrassegnato da un terzo numero (le eventuali varianti identificate sono distinte con lettere dell alfabeto). Nella scheda di catalogo si è scelto di presentare i tipi morfologici selezionati durante lo studio dei reperti: innanzitutto è stata fatta una descrizione del tipo e delle sue parti significative indicando le dimensioni (nel caso in cui siano misurabili) del fondo, della pancia, del collo, dell orlo e dell ansa. Si è indicato poi l impasto su cui è foggiato il tipo, l US, il periodo e la fase di appartenenza del tipo disegnato; i confronti morfologici e la datazione desunta dall edito. Graficamente il tipo è rappresentato con un disegno dell esemplare maggiormente integro ed in alcuni casi da una foto. Al termine della scheda descrittiva di ogni tipo possono essere inserite eventuali osservazioni sul tipo stesso. Un percorso diverso è stato utilizzato per i reperti di periodo V e VI, per i quali è stato effettuato un conteggio dei frammenti all interno di ogni classe ceramica rappresentata: questi due periodi infatti sono caratterizzati da corredi rinascimentali di area fiorentina, ben studiati da lavori di lunga durata confluiti in ultimo in una recente monografia sul vasellame prodotto a Montelupo Fiorentino (BERTI 1997). I contesti analizzati si inserivano, senza apportarne sostanziali modifiche, nei quadri esposti dall autore. Da qui la scelta di effettuarne uno studio finalizzato ai dati quantitativi più che a quelli tipologici, ormai ben noti. Per lo stesso motivo per questi periodi non abbiamo inserito i disegni, ma foto esplicative dei decori e delle forme. CERAMICA DA CUCINA I. Ceramica da fuoco I.1 CERAMICA MODELLATA A MANO (Tav. I) 1. Olla (Fig. 2): orlo estroflesso e tagliato, corpo globulare, fondo piano. Superfici lisciate con un panno. Presente un foro sulla parete del vaso (colatoio?). Dimensioni: Ø orlo cm 17, Ø fondo cm 10, Ø max. espansione cm 17,6, h. max. espansione cm 10, h. totale cm 17. Impasto: 1 US: 1047, P. IV fase 1. Confronti: Per i confronti morfologici relativi al territorio limitrofo a Campiglia rimandiamo alla discussione effettuata su questo tipo di olla in GRASSI 1998b. Nei dintorni di Pisa olle simili si ritrovano a Ripafratta (RENZI RIZZO 1990, p. 32, n. 4) con datazioni generiche dal X al XIV secolo ed a Santa Maria a Monte (BEDINI et alii 1987, p. 328, nn. 3-4) datate al bassomedioevo. Datazione: XIV-XV secolo. Osservazioni: Il reperto è collocato al Museo di Campiglia M.ma. Il tipo di fondo convesso caratterizza questa produzione di olle (tipi 1, 2, 3): gli annerimenti vistosi che queste olle denotano sulle pareti e sul fondo sembrerebbero diretta conseguenza della forma del fondo che ne comporta un utilizzo per immersione diretta nella brace del fornello. 2. Olla (Fig. 2): simile alla precedente, ma con carenatura sotto il collo, fondo convesso. Superfici lisciate con un panno. Dimensioni: Ø orlo cm 15, Ø fondo cm 11, Ø max. espansione cm 14,5, h. max. espansione cm 6,4, h. totale cm 13,4. Impasto 1 US 1044, P. IV fase 2. Confronti: vedi tipo 1. Datazione: XIV-XV secolo. Osservazioni: Il reperto è collocato al Museo di Campiglia M.ma. 3. Pentola (Fig. 2): caratteristiche come il tipo 1, ma con ansa laterale. Dimensioni: Ø orlo cm 15, Ø fondo cm 10,5, Ø max. espansione cm 14,5, h. max. espansione cm 8, h. attacco ansa cm 4,7, h. totale cm 14,8. Impasto 1 US 1044, P. IV fase 2 Confronti: vedi tipo 1. Datazione: XIV-XV secolo. Osservazioni: Il reperto è collocato al Museo di Campiglia M.ma. 4. Olla: orlo estroflesso ed arrotondato, corpo globulare solitamente carenato. Superfici lisciate con un panno. Dimensioni: Ø orlo non misurabile. Impasto: 1 276

3 Tav. I I. 1 Ceramica modellata a mano (scala 1:3). 277

4 Fig. 1 Tabella per numero minimo delle forme. Fig. 2 Olle I.1.1, I.1.2, I.1.3. US: 5016, P. II, fase 1. Confronti: Si tratta di un tipo ben attestato nel vicino castello di Rocca San Silvestro (BOLDRINI, GRASSI 1997, tipo 2, tavola I), presente da fine XI a fine XII secolo. È molto forte l analogia di questo tipo con l olla tipo 1, ma in quest ultima si nota un allungamento maggiore del collo ed una maggiore standardizzazione dell orlo. Per una discussione più approfondita sul tipo rimandiamo a GRASSI 1998b. La datazione dal contesto di provenienza non è sicura dato che l area 5000 presenta forti problemi di datazione dei reperti. Il tipo sembrebbe attestato massimamente tra fine X e fine XII secolo. Datazione: la datazione dall edito è molto incerta dato che olle con profili simili si ritrovano sia in età tardo antica che bassomedievale. 4a. Olla: orlo estroflesso ed arrotondato, corpo globulare. Superfici lisciate con un panno. Presente un foro sulla parete. Dimensioni: Ø orlo non misurabile. Impasto: 1 US: 5003, P. II fase 2. Confronti: vedi tipo 4 Datazione: vedi tipo 4 5. Olla: orlo estroflesso, bordo piatto, corpo globulare. Foro all altezza del collo. Lisciato a panno e con fondo steccato a lama. Dimensioni: Ø orlo cm 20. Impasto: 1 US 5059, P. I. Confronti: Nonostante il tipo di orlo molto diverso da quello arrotondato del tipo 4 e 4a, questa olla per la fattura e la tecnica di lavorazione è accostabile al tipo 4 ed è attestata cronologicamente nello stesso arco di tempo. Datazione: vedi tipo 4 6. Coperchio: bordo piano, corpo troncoconico. Dimensioni: Ø orlo cm 16. Impasto: 6 US 5080, P. I fase 4. Confronti: Questo coperchio trova un confronto nei reperti del castello di Rocca San Silvestro (GRASSI ), inedito, tipo D attestato nel XIII secolo. A Campiglia è prevalentemente attestato nella seconda metà del XIII secolo. Datazione: XIII secolo. 7. Coperchio: bordo arrotondato, corpo troncoconico. Dimensioni: Ø orlo non misurabile. Impasto: 6 US 7028, P. I fase 6. Confronti: Questo coperchio corrisponde al tipo evidenziato come B a Rocca San Silvestro (GRASSI

5 1997, tipo inedito), datato alla seconda metà del XIV secolo. A Campiglia questo coperchio è attestato soltanto con una forma. Datazione: metà XIV secolo 8. Tegame: orlo arrotondato, corpo troncoconico, fondo piano. Tre prese a linguetta laterali (una mancante). Lisciato con panno. Dimensioni: Ø orlo cm 26,8, Ø fondo cm 19,5, h. cm 6,8. Impasto: 1 US 1044, P.IV fase 2. Confronti: Tegami simili si trovano nei castelli di Rocca San Silvestro e di Castel di Pietra in contesti di XIV secolo, sia privi di rivestimento sia con vetrine verdi o marroni. Per confronti puntuali con entrambi i castelli rimandiamo a GRASSI 1999 e FRANCOVICH et alii 1999, tavola 2. Datazione: XIV secolo. Osservazioni: Il reperto è collocato al Museo di Campiglia M.ma. 9. Tegame: corpo non identificato, ma larga ansa a nastro. Dimensioni: largh. ansa cm 6,5; >< cm 1,9. Impasto: 1 US 7038, P. I fase 5. Confronti: Questo reperto, pur non costituendo a rigore un tipo poichè manca di un profilo integro, è stato comunque considerato tale data l assenza, negli altri tegami attestati, di anse a nastro. 10. Testo: orlo a disco, con orlo indistinto, bordo arrotondato o appuntito, con o senza piede. Dimensioni: Ø orlo cm 18,4, Ø fondo cm 16. Impasto: 4 US 1050, P. III fase 2. Confronti: La divisione delle forme aperte è stata fatta, non in base alla morfologia dell orlo, ma in base all altezza dell orlo, che sembra influire sulla funzione del vaso. In particolare l uso di questi testi piani, molto rari a Campiglia, può essere simile a quella svolta dai taglieri in pietra o legno attestati nel medioevo per trasportare polli o pesci in tavola. Questo uso è testimoniato da varie rappresentazioni pittoriche (MANNO- NI 1970, p. 311). L area di diffusione del testo sembrerebbe limitata alla Toscana ed alla Liguria Orientale. Datazione: il testo si attesta dal VI secolo in tutta la Toscana. La produzione del testo è sempre legata ad una manifattura a livello casalingo. Vano quindi il tentativo di rintracciare una successione cronologica in base al tipo di orlo. 11. Testo: orlo di media altezza, bordo arrotondato, fondo piano con piede. Quasi sempre presenta una croce impressa sul fondo con il dito, a crudo. Può presentare il bordo od il fondo staccato dal piano di lavorazione con una lama. A volte il fondo reca le tracce dell incannicciato sul quale probabilmente i testi venivano messi a seccare. Dimensioni: Ø orlo cm 28, Ø fondo cm 14. Impasto: 6 US 4132, P. II, fase 2. Confronti: Il bordo di questo tipo di testo, così come il fondo o la presenza del piede non sono state considerate come discriminanti nella differenziazione dei tipi. I due disegni presentati nel catalogo evidenziano quidi il tipo del testello classico, ma le forme presenti nel castello possono essere anche diverse soprattutto nelle dimensioni, data l elevata variabilità della morfologia in prodotti fatti a mano singolarmente dai nuclei familiari. Datazione: vedi tipo Testo: bordo arrotondato, parete alta, corpo troncoconico, fondo piano. Dimensioni: Ø orlo cm 54, Ø fondo cm 43, h. cm 7,9. Impasto: 6 US 5016, P. II fase 1 Confronti: Date le grandi dimensioni si può trattare di un piatto da portata. Si differenzia dai tegami per il forte spessore delle pareti; ma potrebbe essere una forma di passaggio al tegame vero e proprio. Analoghi manufatti si trovano nel castello di Rocca San Silvestro datati tra fine XIII e fine XIV secolo (GRASSI , testo/tegame tipo 4). Datazione: XIII-XIV secolo. Le produzioni modellate a mano sono presenti in elevata quantità nei contesti scavati della Rocca di Campiglia (Fig. 1). Il dato non sembra essere molto discordante da quello che avviene in siti limitrofi, come nel castello di Rocca San Silvestro, dove l analisi dei reperti in ceramica grezza ha evidenziato analoghi risultati. Se il confronto tra Campiglia e Rocca San Silvestro può sembrare inopportuno per diversità di dimensioni e di importanza politica, occorre ricordare una serie di castelli distribuiti nella Val di Cornia, di diverso spessore storico e politico che ugualmente presentano corredi modellati a mano. Per una discussione più approfondita e per un analisi dei possibili significati sociali e politici delle produzioni manuali rimandiamo al contributo GRASSI 1998b. Inoltre, al di fuori della Toscana, gli esempi di centri rurali che presentano contemporaneamente produzioni da cucina casalinghe e artigianali non sono rari, ed alcuni sono stati oggetto di campagne di scavo, in particolare nell Italia meridionale come il castello di Segesta (MOLINARI 1997) e il villaggio di Brucato (PESEZ 1987). Passando alle forme, si nota il ricorrere di pochi tipi funzionali: olla, testello, tegame e rari coperchi (forse per l utilizzo con la stessa funzione di oggetti in pietra o legno) come è noto e ribadito per molti contesti medievali toscani. I più rappresentati, come si vede dalle quantità, sono olle e testelli. Per i coperchi ci sembra plausibile, come detto, tentare di spiegare l esiguità numerica con l utilizzo di materiali di altro tipo, in 279

6 particolare oggetti in pietra e forse in legno. Sui tegami, non stupisce la pochezza delle forme dato che sino a tutto il XIII secolo l uso ricorrente era di cuocere le carni per bollitura e solo dal Trecento prevarrà l uso di cuocerle stufate o in umido (GOVANNINI 1998). Quindi si può ritenere, senza discostarsi troppo dai dati che provengono da vari scavi che l olla fungesse da recipiente più importante tra quelli usati in cucina, per bollire carni, cereali, verdure e legumi. Sul tipo di olla 1, 2, 3, 4 e 5, in pratica varianti morfologiche di una stessa produzione, abbiamo tentato in altra sede un contributo, partendo dai rinvenimenti molto cospicui di Rocca San Silvestro (GRASSI 1998b) e facendo un confronto anche con i prodotti di Campiglia. La forma del testello testimonia anche a Campiglia l uso di cuocere focacce e gallette in questi contenitori. Non si esclude, anche in questo caso, l uso dei testelli come piatti da portata, data l assenza in molti di essi delle tracce di fumigazione. Analizzando le quantità, per le quali rimandiamo anche alla discussione nel catalogo delle ceramiche artigianali (I.2), notiamo che le forme 4 e 5 sono presenti dalle prime fasi insediative sino a tutto il XII secolo, mentre i tipi 1/3 sono presenti dalla metà del XIII secolo, come si evidenziava anche nel castello di Rocca San Silvestro (BOLDRINI, GRASSI 1997). Infatti, pur essendo manufatti modellati a mano, è evidente una identità formale nel gruppo dei tipi 4 e 5, caratterizzati da breve orlo estroflesso e corpo globulare ed i tipi 1/3 con un tipico orlo tagliato e maggiori caratteristiche di standardizzazione. Infine, ma torneremo su questo punto nelle conclusioni, risulta particolarmente interessante la presenza del forno a riverbero costruito agli inizi del XV secolo nella Rocca dalla guarnigione fiorentina (Periodo V fase 1) in base soprattutto al possibile utilizzo per la cottura del pane e/o di materiali ceramici come testelli ed olle (GRASSI 1998b). Certo, la cottura in loco, ipotizzata per Rocca San Silvestro per il secolo XIV e motivata da vari fattori (totale assenza, in questo secolo, di corredo artigianale da cucina, presenza di due forni nel castello, presenza di saperi tecnici necessari per foggiare un vaso, presenza di un impasto ceramico con residui di materiale di risulta delle attività metallurgiche) presupporrebbe la presenza di un vasaio all interno della Rocca o comunque di una persona esperta nei rudimenti della modellazione dell argilla. Dato che la Rocca di Campiglia sia nel XIV che nel XV secolo è ormai abitata da guarnigioni militari si potrebbe invece ipotizzare che un artigiano itinerante rifornisse questo castello, a differenza di altri nei quali i vasi venivano fabbricati direttamente da persone esperte (non necessariamente vasai) interne alla comunità. I.2. CERAMICA ARTIGIANALE (Tav. II) 1. Olla: orlo arrotondato, collo strozzato, corpo globulare, fondo piano. Dimensioni: Ø orlo cm 13, Ø fondo cm 10, Ø max. espansione cm 22, h. max. espansione cm 9, h. totale cm 16,6. Impasto: 3 US 4205, P. I fase 4. Confronti: Confronto con una forma simile nel contesto del podere Aione (CUCINI 1989, tav. II, nn ) datato al IX secolo. Una simile forma si trova anche tra i reperti di Piazza Dante 1993, MFAC 25, datata tra metà X ed inizio XI secolo. Datazione: IX-X secolo 1a. Olla: orlo estroflesso e arrotondato, collo strozzato. Dimensioni: Ø orlo cm 16. Impasto: 3 US 4172, P. II fase 1. Confronti: vedi tipo 1 Datazione: vedi tipo 1 1b. Olla: orlo estroflesso a tesa, corpo ovoide. Dimensioni: Ø orlo cm 13,4. Impasto: 3 US 4202, P. I fase 5. Confronti: un olla simile si trova nel contesto del podere Aione (CUCINI 1989, tav. II, n. 40) datato al IX secolo. A Piazza Dante (Piazza Dante 1993) questa forma si trova datata tra metà X ed inizio XI secolo, vedi MFAC 18. Datazione: IX-X secolo 1c. Olla: come la precedente, ma con minore estroflessione dell orlo. Dimensioni: Ø orlo cm 10. Impasto: 3 US 7104, P.I fase 4. Confronti: Tra i reperti di Piazza dei Cavalieri (Piazza dei Cavalieri 2000) un tipo simile viene datato alla seconda metà dell XI-prima metà XII secolo (tipo C.1.2, fig. 3, p. 184). Datazione: sec. metà XI-p. metà XII secolo 2. Olla: orlo a tesa e bordo arrotondato. Dimensioni: Ø orlo non misurabile. Impasto: 3 US 7042, P.I fase 5. Confronti: Le dimensioni ridotte dei frammenti non permettono di conoscere il profilo totale del tipo. Non sono stati trovati confronti puntuali. 2a. Olla: orlo a tesa confluente e gola accentuata. Dimensioni: Ø orlo non misurabile. Impasto: 3 US 7060, P. I fase 5. Confronti: vedi tipo 2 280

7 281 Tav. II I. 2 Ceramica artigianale (scala 1:3).

8 3. Olla: orlo molto estroflesso ed arrotondato, corpo non id. Dimensioni: Ø orlo non misurabile. Impasto: 3 US 7111, P. I fase 4. Confronti: Trova un confronto in due scavi pisani, Piazza Dante e Piazza dei Cavalieri. Nel primo, vedi MFAC 31, p. 433, metà X, inizio XI; nel secondo C.2.2 fig. 6, pag. 184, sec. metà XII, p. metà XIII. Datazione: metà X-XI secolo; fine XII-p. metà XIII secolo. 4. Olla: orlo estroflesso ed insellato, corpo globulare con filettatura marcata eseguita a crudo. Dimensioni: Ø orlo cm 13. Impasto: 3 US 7043, P. I fase 6 Confronti: È un tipo ritrovato a Rocca San Silvestro (BOLDRINI, GRASSI 1997, tavola I, n. 3) datato nell XI secolo; nel castello di Rocchette Pannocchieschi (AL- BERTI et alii1997, fig. 2), datato alla fine dell XI secolo, in strati che sono in relazione con la costruzione della cinta muraria. Nel castello di Scarlino (materiale inedito, us ) viene datato all XI secolo. A Montarrenti (RONCAGLIA 1986, fig. 2, n. 6) proviene da un contesto di XI-XII secolo. Nella fornace di Palaia (CIAMPOLTRINI 1979, p. 363, fig. 3, n. 2) viene datato circa un secolo più tardi. Questo tipo di olla trova inoltre interessanti confronti in molte zone della Toscana (Pistoia, Prato, Grosseto), circoscritto sempre cronologicamente ai secoli XI e XII. Datazione: XI-XII secolo 4a. Olla: simile a quella precedente, ma con colletto. Dimensioni: Ø orlo cm 14. Impasto 12. US 7051, P. I fase 5. Confronti: Un ulteriore confronto per questa variante, insieme a quelli indicati per il tipo 4, si trova tra i reperti di Piazza Dante 1993, MFAC 27, datato metà X-inizio XI secolo. Datazione: X-XII secolo 5. Olla: bordo piatto, collo allungato, corpo globulare. Filettatura esterna a pettine. Dimensioni: Ø orlo cm 17, Ø max. espansione cm 20, h. residua cm 12,5. Impasto: 4 US 4132, P. II fase 2. Confronti: Questo tipo di olla trova analogie con molte parti della Toscana. Per citare solo quelle più vicine al contesto di studio, a Montarrenti si trova in contesti di X-XIII secolo (RONCAGLIA 1986, p. 272; CANTINI 2000, fig. 2, nn. 34 e 35); a Poggioimperiale si trova sia nella fase altomedievale datata tra VII e VIII secolo (VALENTI 1996, Tav. I e II, pp ) sia in quella bassomedievale (VALENTI 1996, Tav. XVII-XVIII); a Rocca San Silvestro si trova dal XII al XIII secolo (BOL- DRINI, GRASSI 1997, tavola I, n. 6); a Pisa, in Piazza dei Cavalieri si data alla prima metà dell XI secolo, Piazza dei Cavalieri 2000, C.3.2, p. 184, fig. 12 e 13. Datazione: la datazione dall edito mostra una lunga durata del tipo dal X secolo alla fine del XIII. 5a. Olla: come la precedente, ma con dimensioni molto superiori. Dimensioni: Ø orlo cm 31. Impasto: 3 US 4132, P. II fase 2. Confronti: vedi tipo 5 Datazione: vedi tipo 5 6. Olla: orlo piatto, breve collo dritto, corpo globulare, fondo piano. Fondo steccato. Dimensioni: Ø orlo cm 15, Ø fondo cm 12, Ø max. espansione cm 19, h. max espansione cm 10, h. totale cm 18,6. Impasto: 4 US 4132, P. II fase 2. Confronti: Confronti si trovano a Rocca San Silvestro, datati fine XI-fine XIII secolo (BOLDRINI, GRASSI 1997, tav. I, n. 9); a Pisa, in Piazza Dante (Piazza Dante 1993, p. 433, fig. 21) in livelli di X-XIII secolo ed in Piazza dei Cavalieri tra fine XI e fine XII (Piazza dei Cavalieri 2000, C.3.3, p. 184, fig. 17); a Fauglia, nello scarico di una fornace (X-XII secolo, DANI, VANNI DESIDERI 1981, p. 477, n. 5); a Coltano (Coltano 1986, p. 246) datata al bassomedioevo. Datazione: XI-XIII secolo 7. Olla: bordo arrotondato, collo dritto, corpo globulare, fondo piano. Dimensioni: Ø cm 12/9. Impasto: 7 US 1060, P. III fase 2. Confronti: Trova attestazioni a Rocca San Silvestro dal XII al XIII secolo BOLDRINI, GRASSI 1997, tavola I, n. 7; a Fauglia, tra XI e XII secolo (DANI, VANNI DESIDERI 1981, p. 477); in Piazza Dante, (X-XI secolo, Piazza Dante 1993, p. 433); a Rocchette Pannocchieschi in un contesto inedito, us 3093, metà XIII secolo. Datazione: XI-XIII secolo La ceramica acroma da fuoco artigianale della Rocca di Campiglia mostra dati interessanti se paragonata numericamente al corredo prodotto in modo manuale. Mostrando i dati assoluti espressi in percentuale la ceramica artigianale è circa la metà di quella manuale (78 forme su 153) in tutto l arco cronologico considerato (Fig. 3). Scendendo nel dettaglio dei periodi, tralasciando il periodo I.3 (prima metà X secolo) nel quale l esiguità dei contesti scavati ci permette di riconoscere solo una forma prodotta artigianalmente, notiamo che sino alla fine dell XI secolo la ceramica artigianale si attesta in quantità di poco superiori a quella manuale (fa eccezione la prima metà dell XI secolo con quantità doppie di ceramica artigianale rispetto a quella manuale). I tipi presenti sino alla fine dell XI secolo (tipi 1-4) sono tutti riconducibili a forme molto simili a quelle evidenziate per il ritrovamento altomedievale del Podere Aione; si tratta di olle con orli brevi e molto estroflesse, generalmente 282

9 Fig. 3 Tabella per numero minimo delle forme. prive di collo e con corpo globulare. Unica eccezione a questa uniformità tipologica, pur con alcune varianti, è l olla tipo 5 che se da un analisi di alcuni contesti relativi al vicino sito di Rocca San Silvestro (BOLDRINI, GRASSI 1997) era sembrata appartenere ad un orizzonte pienamente bassomedievale, a Campiglia si attesta invece dal X secolo, mostrando una continuità produttiva di alcuni secoli. Invece l olla tipo 4, con caratteristico orlo insellato, si conferma anche a Campiglia come un prodotto di X-XI secolo, come era già stato evidenziato a Rocca San Silvestro, Rocchette Pannocchieschi (BOLDRINI, GRASSI 1997; ALBERTI et alii 1997) e a Scarlino. Le decorazioni che si ritrovano sulle ceramiche artigianali, perlopiù filettature leggere, non sembrano offrire un aiuto di tipo cronologico: si ritrovano in uguale modo sia in prodotti antichi sia nel vasellame duecentesco. Unica eccezione il decoro marcato dell olla tipo 4 che sembra scomparire con l XI secolo. Nel XII secolo si attestano soltanto i tipi 5, 6 e 7, olle con corpo ovoide ed orlo piatto o arrotondato e si nota la scomparsa dei tipi globulari descritti precedentemente. Da questo momento il corredo artigianale viene sostituito da quello prodotto a mano, con l unica particolarità del tipo 5 che persiste sino al XIV secolo. In particolare la quasi totale assenza di corredo da cucina nella prima metà del XIII secolo, in un momento nel quale non si è ancora affermato il vasellame prodotto in modo domestico, potrebbe essere un fenomeno da ricollegare alla mancanza di ingenti depositi di questo periodo nella Rocca più che a motivazioni economiche. Dalla seconda metà del XIII secolo, come dicevamo, il ruolo della ceramica da fuoco viene occupato dai manufatti privi di rivestimento prodotti a mano e dalle ceramiche invetriate che sostituiscono quelle artigianali non rivestite. È questo un fenomeno (sostituzione del corredo acromo con quello invetriato) che appare molto precoce in alcuni siti rurali della Toscana meridionale (Rocca San Silvestro e la stessa Campiglia) rispetto a quello che avviene in contesti urbani (per esempio a Roma tale fenomeno si riscontra solo dal XIV secolo inoltrato, Crypta Balbi 5, 1990, p. 250). Per quanto riguarda le zone di produzione dei manufatti da cucina artigianali si conferma, come per quelli modellati a mano, una produzione locale con la presenza di alcuni impasti (3 e 4) caratterizzati da inclusi dell areale campigliese (vedi infra il capitolo sugli impasti). Da notare semmai la somiglianza di molte forme trovate a Campiglia con analoghe recuperate a Pisa: sembrerebbe prospettarsi, data l origine locale degli impasti, la presenza di vasai pisani che operavano in botteghe nel territorio del campigliese. La ceramica depurata, in particolare II.1, mostra la stessa similarità di forme con i prodotti pisani: in questo caso è molto più complesso accertarne una fabbricazione locale anche se le prime analisi archeometriche sembrerebbero confermarlo almeno sino alla fine dell XI secolo. Dunque una buona porzione dei prodotti campigliesi sarebbe prodotta da vasai conoscitori delle forme in uso a Pisa, ma operanti nel territorio meridionale della Toscana. Più nebulosa e complessa la situazione nei secoli successivi. Dal XII secolo in particolare è difficile accertare la provenienza dei prodotti depurati per la raffinatezza degli impasti, mentre le ceramiche grezze permangono di produzione locale. Il dato interessante rimane comunque la costante somiglianza di entrambe le classi con le forme in uso a Pisa. Infine una breve riflessione sulle forme presenti in 283

10 ceramica artigianale: come si è visto l olla è dominante, assenti coperchi o forme aperte (che si ritrovano nelle ceramiche di produzione manuale) e quasi assenti boccali o forme ansate di vario genere; i rari frammenti di queste forme non ne hanno permesso una tipologizzazione. I.3 CERAMICA ARTIGIANALE INVETRIATA (Tav. III) 1. Olla: orlo estroflesso e tagliato, corpo globulare. Vetrina verde interna. Dimensioni: Ø orlo cm 12,3, Ø max. espansione cm 12,7. Impasto: 5 US 1050, P. III fase 2 Confronti: Il tipo è pubblicato in GRASSI 1999, Tav. 1, n. 17. Datazione: metà XIII secolo 2. Tegame: bordo arrotondato, corpo troncoconico, fondo piano e 4 prese a bugna. Vetrina marrone interna, esterno con colature. Dimensioni: Ø orlo cm 15,5, Ø fondo cm 12, h. totale cm 4,8. Impasto: 5 US 1060, P. III fase 2. Confronti: Questa forma può presentare la vetrina interna di tre colori diversi, verde, gialla o marrone. Inoltre il tipo può trovarsi anche con 2 o senza prese. Il tipo è pubblicato in GRASSI 1999, tav. 1, n. 10. Datazione: metà XIII secolo e XIV secolo. 3. Pentola (Fig. 4): orlo arrotondato ed estroflesso, corpo globulare, fondo piano e ansa a nastro. Vetrina marrone interna. Dimensioni: Ø orlo cm 14, Ø fondo cm 10, Ø max espansione cm 15, h. max espansione cm 7,5, h. totale cm 13,5, largh. ansa cm 3,5, >< ansa cm 1. Impasto: non id. US 1042, P. IV fase2. Confronti: Questo tipo ha evidenti analogie con le pentole invetriate che dal XV secolo costituiscono, insieme ai tegami, il corredo invetriato da cucina. Nella Rocca di Campiglia esse sono attestate a partire dal Trecento. Simili in Prato, nn. 387, 388 tav. XXXVIII realizzate in tecnica industriale e datate alla seconda metà del XIV secolo. Si tratta di un manufatto acromo, ma viene specificato che qualche decennio più tardi le stesse pentole si ritroveranno con l invetriatura. Datazione: s. metà XIV secolo Osservazioni: Il reperto è collocato al Museo di Campiglia M.ma. Fig. 4 Pentola I.3.3. Fig. 5 Tabella per numero minimo delle forme. I tipi presentati (Fig. 5) si attestano su un livello produttivo artigianale e sembrerebbero prodotti usciti da botteghe rurali ben attrezzate. Nei tipi I.3.1 e I.3.2 si nota l uso di un tornio non troppo veloce, che ha lasciato evidenti solcature all interno dei vasi, ma questo dato non sembrerebbe mettere in discussione la qualità artigianale dei prodotti. Peraltro questi tipi, presenti dalla metà del XIII alla fine del XIV secolo, si denotano per la precocità di attestazione rispetto ad analoghe situazioni nella Toscana meridionale (GRASSI 1999). La forma del tegame I.3.2 riprende un modello già presente nella ceramica prodotta a mano (tipo I.1.8, ma con un solo esemplare) e se ne nota un incremento numerico nel Trecento, mentre la produzione del tipo di olletta (I.3.1) si mantiene costante a quella della pentola invetriata (I.3.3). Quest ultima presenta un impasto molto selezionato tipico in particolare dei prodotti del XV secolo, ma attestato anche nel Trecento (rimandiamo anche alle quantificazioni delle invetriate postmedievali). Le vetrine di questi prodotti sono uniformi e ben stese, variabili dal trasparente (assai rara) ai colori verde, marrone o giallo. Raramente la vetrina è presente in entrambe le superfici, in genere ricopre soltanto quella a contatto con il cibo (interna). Dall analisi degli impasti questi prodotti sembrerebbero fabbricati nelle stesse botteghe in cui avviene la produzione del restante vasellame acromo. Le attestazioni quantitative di queste ceramiche rispetto al corredo da cucina nella sua globalità sembrano indicare una presenza minoritaria del vasellame invetriato a favore di quello modellato a mano e privo di rivestimento. È da notare d altra parte che la funzione svolta dal tegame è lasciata unicamente alla produzione invetriata dato che sono rare tali forme nei prodotti acromi. I due tipi di vasellame dunque, rivestito e non, occuperebbero due nicchie funzionali distinte all interno di uno stesso corredo da cucina. FRANCESCA GRASSI 284

11 Tav. III I. 3 Ceramica artigianale invetriata (scala 1:3). CERAMICA DA MENSA E DISPENSA II. Ceramica per la conservazione degli alimenti (dispensa e tavola) II.1. ACROMA DEPURATA (Tavv. IV-V-VI) 1a Brocca: Collo troncoconico con avvio di orlo trilobato, ampia spalla, corpo globulare. Superficie esterna annerita, filettata. Dimensioni: diam. orlo non id.; >< pareti cm 0,4/ 0,5. Impasto: 13 Confronti: edito in BOLDRINI, GRASSI 1999, tav. III, n. 8; BOLDRINI, GRASSI 1997, tav. II, nn. 5 e 8. US , P. 1, fase 4 Datazione: fine X-XI secolo 1b Brocca: Bordo estroflesso, orlo ingrossato, ansa a nastro impostata immediatamente sotto l orlo. Dimensioni: diam. orlo cm 14; la. ansa cm 4,5; >< ansa cm 0,8; >< pareti cm 0,4 Impasto: 12 Confronti: edito in BOLDRINI, GRASSI 1999, tav. III, n. 9; BERTI, MENCHELLI 1998 (brocche del II gruppo, datazione XI sec.); MENCHELLI, RENZI RIZZO 2000 (Pisa, P.za dei Cavalieri) tipo 3.4 (I m. XI sec.), tav. 1 p. 132 US 4192, P. I fase 6 Datazione: XI secolo 1c Brocca: Orlo arrotondato o appiattito, più o meno ingrossato; bocca circolare o trilobata con eventuale beccuccio poco accentuato; collo cilindrico o leggermente troncoconico; solcatura tra collo e spalla; spalla pronunciata, corpo ovoide; fondo piano apodo con stacco a cordicella o a lama; ansa a nastro impostata immediatamente sotto l orlo (talvolta anche complanare) che, dopo un tratto rettilineo, piega verso il punto di max. espansione del vaso. Dimensioni: diam. fondo cm 11,5/12; diam. orlo cm 10,5/12; diam. collo cm 10,6/14; la. ansa cm 6/6,5; >< ansa cm 1,2/1,4; max. espansione vaso cm 24,5/ 26; h. totale cm 31,5/34,8. Impasto: 16 US: vedi osservazioni per il tipo 1d Confronti: BERTI, GELICHI 1995, tipo c, fig. 7, 8; BERTI, MENCHELLI 1998, p. 312, gruppo II, n. 3. 1d Brocca: Come sopra Dimensioni: diam. fondo cm 13,5/14; diam. orlo cm 10,5/12; diam. collo cm 11,5/15,5; la. ansa cm 6/6,5; >< ansa cm 1,2/1,4; max. espansione vaso cm 30/ 33; h. totale cm 37/39. Impasto: 16 Confronti: BERTI, GELICHI 1995, tipo d, fig. 9, 10; BERTI, MENCHELLI 1998, p. 312, gruppo II, n. 2. Osservazioni: Per questi due tipi (II.1.1c e II.1.1d), rinvenuti a Campiglia in esemplari frammentari e solo per certi elementi morfologici e dimensionali attribuibili alle forme qui richiamate, si fa riferimento anche a due vasi restaurati rinvenuti a Rocca San Silvestro e conservati presso il Museo del Temperino (Parco Archeologico-Minerario di San Silvestro-Campiglia M.ma). La completezza di questi due vasi è stata di riferimento anche a Berti e Gelichi nel loro lavoro di prima tipologizzazione dei grandi contenitori in depurata di produzione pisana (BERTI, GELICHI 1995). Si associano a bolli su ansa, almeno in 4 casi, a rotella del tipo Ia (BERTI, GELICHI 1995). Nella tabella riassuntiva della frequenza dei tipi è stata aggiunta una voce II.1.1 che indica i frammenti difficilmente attribuibili a c o a d. Nel catalogo si presentano, per evidenziare la forma, i due vasi espo- 285

12 Tav. IV II.1. Acroma depurata (scala 1:4) (II.1.1c-d tratte da BERTI, GELICHI 1995). sti al Museo del Temperino e provenienti da Rocca San Silvestro, data l impossibilità di recuperare l intero profilo del tipo tra i reperti di Campiglia. US: 5016, 5053, 5043, 5001, 5053, 5052, 5024, 5063 (come intrusioni da rimaneggiamento di contesti più antichi, vedi area 5000), in area 4000 gli strati di periodo II fase1 e, in area 1000, dal p. IV al VI Datazione: fine XI-XIV secolo,con prevalenza tra XIII e XIV. 1e Brocca: Bordo estroflesso; orlo leggermente ingrossato e appuntito; collo troncoconico; ansa a nastro impostata a metà del collo stesso. Dimensioni: diam. orlo cm 8; diam. collo cm 12; la. ansa cm 5; >< ansa cm 1. Potrebbe essere attribuito a questa forma un fondo di diam. cm 13. Debole schiarimento delle superfici. Impasto: 16 Confronti: potrebbe richiamare (nel tipo di attacco dell ansa) BERTI, MENCHELLI 1998, p. 313, gruppo III, fig. 4, n. 1, che le autrici dichiarano forse non ben ricostruito nella forma. US 5002, P. 1 fase 6 Datazione: lo strato 5002 ha scarsa affidabilità; possiamo accettare la datazione di BERTI, MENCHELLI 1998 alla II m. XII-II m. XIII sec. 2a Orcio a beccaccia: Orlo a beccaccia; basso collo cilindrico; spalla accentuata e corpo ovoide non molto rastremato verso il basso; fondo piano apodo; ansa a nastro complanare all orlo. Dimensioni: diam. fondo cm 27; la. ansa 7,7; >< ansa 1,5; Impasto: 12 Confronti: Rocca San Silvestro, inedito, da contesti di fine XIII secolo; Pistoia 1987, p. 398, n datato alla fine del XIII secolo-inizio XIV secolo. US , P. IV fase 1 Datazione: II m. XIII sec. Osservazioni: non essendo stato possibile ricomporre 286

13 Tav. V II.1. Acroma depurata (scala 1:3). nessuna forma relativa a questo tipo ed al successivo, nelle tavole non verrà riportato alcun disegno esemplificativo. Il confronto morfologico più stringente è con i prodotti rinvenuti a Pistoia, ai quali rimandiamo. 2b Orcio a beccaccia: Orlo a beccaccia; collo cilindrico; spalla accentuata e corpo ovoide molto rastremato verso il basso; fondo piano apodo; ansa a nastro impostata sotto l orlo. Superfici esterne schiarite. Dimensioni: non id. Impasto: non id. Confronti: Rocca San Silvestro e Campiglia, tav. III, n. 1 (invetriato internamente ed esternamente) e tav. X, n. 9 con bollo a rotella (tipo Ia, BERTI, GELICHI 1995) sull ansa (II m.xiv sec.) US ; e 4013, 4035, P. IV fase 2 Datazione: XIV secolo 3a Orciolo: Orlo indistinto, bordo verticale, collo leggermente troncoconico, segnato da solcature e diviso nettamente dalla spalla, corpo globulare che presenta nel punto di max. espansione l attacco di un ansa a nastro; fondo leggermente concavo, apodo. Dimensioni: diam. orlo cm 10; diam. collo cm 10,5; diam. max. espansione cm 18,3; diam. fondo cm 11,5; >< pareti cm 0,3/0,4; h. totale 17,5 ca. Impasto: 11 Confronti: edito in BOLDRINI, GRASSI 1999, tav. IV, n. 15. La forma richiama esemplari in vetrina pesante e sparsa, di area romana, per i quali vedi BARTOLONI, 287

14 1985 tav. XVI n. 158 e tav. XVII n. 171 US 4132, P. II fase 2 Datazione: XII sec. 3b Orciolo: Orlo squadrato, bordo estroflesso, spalla pronunciata. Dimensioni: diam. orlo cm 14; diam. collo cm 13 Impasto: 11 Confronti: edito in BOLDRINI, GRASSI 1999, tav. IV, n. 16 proveniente da Rocca San Silvestro (XII sec.); BOL- DRINI, GRASSI 1997, tav. III, n. 16; RICCI 1990, pp US 4132, P. II fase 2 Datazione: XII sec. 4 Catino: Breve tesa piana; orlo a sezione triangolare; corpo troncoconico; fondo piano, apodo. Dimensioni: diam. orlo cm 41; h. cm 14,6; diam. fondo cm 15; >< pareti cm 0,8 Impasto: 11 Confronti: BERTI, MENCHELLI 1998, fig. 9 MAA 18; un catino con tesa è anche a Ripafratta (PI) in contesti appunto di XI-XII sec., ma con decorazione incisa a secco (RENZI RIZZO 1990, n. 60) Us 4132 Datazione: XII sec. 5a Coperchio: Bordo ingrossato; orlo squadrato; corpo troncoconico. Dimensioni: >< bordo cm 1,2; >< pareti cm 0,7 Impasto: 13 US 4013, P. fase 2 Datazione: I m. XVI sec. 5b Coperchio: Bordo a sezione triangolare; orlo leggermente rilevato; corpo troncoconico. Dimensioni: >< bordo cm 1,4; >< pareti cm 0,5 Impasto: 13 Confronti: questa forma decisamente a campana è molto comune nella vicina Rocca San Silvestro, in contesti, inediti, di XIII-XIV secolo sia in ceramica grezza che depurata. Un esemplare analogo a questo, intero, è conservato presso il Museo del Temperino (Parco Archeologico- Minerario di San Silvestro- Campiglia M.ma); BOLDRINI, GRASSI 2000, tav. V, nn. 13,14 (Montemassi-GR) Us 4000, P. V Datazione: XIV-XV sec. 5c Coperchi: Bordo lievemente ingrossato; orlo indistinto; corpo troncoconico. Dimensioni: >< bordo cm 0,8; >< pareti cm 0,5 Impasto: 13 Confronti: Rocca San Silvestro e Campiglia, tav. III n. 8, ma in grezza US 1047, P. IV fase 1 Datazione: XIV sec. 6a Boccale (fig. 9a): Bocca trilobata; orlo ingrossato; bordo leggermente estroflesso; lungo collo, diviso da solcatura dalla parte bassa del vaso che è solo appena globulare; fondo piano, apodo; ansa a nastro, impostata sull orlo. Dimensioni: diam. orlo cm 7; diam. collo cm 6,5; >< pareti cm 0,3/0,4; max. espansione cm 7; diam. fondo cm 5; la. ansa cm 1,6; >< cm 0,6; h. cm 10,5 Impasto: 16 Confronti: BERTI, GELICHI 1995, fig. 11a; BUSI 1984, tav. I, n. 6 (tipo Ba) con capacità 0,35 litri US 1050, P. III fase 2 Datazione: I m. XIII sec. Osservazioni: Il reperto è collocato al Museo di Campiglia M.ma. 6b Boccale (Fig. 9b): come sopra. Dimensioni: diam. orlo cm 9,3; diam. collo cm 8,3; >< pareti cm 0,6/0,7; max.espansione cm 11; diam. fondo cm 8; la. ansa cm 2,5; >< cm 1; h. cm 15,7. Impasto: 16 Confronti: BERTI, GELICHI 1995, fig. 11b; BUSI 1984, tav. I, n. 5 (tipo Ba) con capacità 0,65 litri; BOLDRINI, GRASSI 1997, tav. II n. 19 US: 1082, P. III fase 1 Datazione: I m. XIII sec. Per il tipo 6a e per il 6b si veda anche MENCHELLI, RENZI RIZZO 2000 (Pisa, P.za dei Cavalieri) p. 131 e MENCHELLI 1993 (Pisa, P.za Dante) p. 499 MAC 8,10,11,12. 6c Boccale (fig. 9c): come sopra. Dimensioni: diam. orlo cm 11; diam. collo cm 12,5; >< pareti cm 0,4/0,5; max. espansione cm 16; diam. fondo cm 11; la. ansa da cm.3,4; >< cm 1,3; h. cm 22. Impasto: 16 Confronti: BERTI, GELICHI 1995, tipo C; BOLDRINI, GRASSI 1997, tav. II, n. 18; BERTI, MENCHELLI 1998, gruppo II, B8, B12, p US 1060, P. III fase 2 Datazione: I m. XIII sec. Osservazioni: Il reperto è collocato al Museo di Campiglia M.ma. 6d Boccale: come sopra. Dimensioni: diam. orlo cm 9; diam. collo cm 12,9; >< pareti cm 0,4/0,5; la. ansa cm 3,7; >< cm 1,2. Impasto: 16 Confronti: BOLDRINI, GRASSI 1997, tav. II, n. 6 (da Rocca San Silvestro, in contesti di XII sec.) US 1060, P. III fase 2 Datazione: I m. XIII sec. 6e Boccale: orlo trilobato, breve collo cilindrico, ampia spalla, corpo presumibilmente globulare. Superficie esterna annerita in cottura, filettata. Dimensioni: >< pareti cm 0,5/0,6; la. ansa non id.; >< cm 1. Impasto: 13 Confronti: edito in BOLDRINI, GRASSI 1999, tav. III, n. 12, Rocchette (Massa M.ma), inedito, da contesti di XI-XII e, forse, BERTI, MENCHELLI 1998, gruppo I, pp , dai profili non definiti collocato tra II metà X e I metà XI secolo US: 4192,4194 Datazione: fine X-XI secolo 7 Microvasetto: Orlo squadrato; bordo estroflesso; carena arrotondata e pronunciata; fondo piano, apodo. 288

15 289 Tav. VI II.1. Acroma depurata (scala 1:3).

16 Fig. 6 Tabella per numero minimo/numero frammenti. Fig. 7 Tabella per numero minimo/numero frammenti. Fig. 8 Tabella per numero minimo/numero frammenti. Dimensioni: diam. orlo cm 6,3; diam. max. espansione cm 7; diam. fondo cm 2,9; >< pareti cm 0,3/ 0,4; h. cm 5. Impasto: 13 Confronti: BUSI 1984, tav. II, nn. 4 e 5 (Pisa, fine XIIIinizio XIV sec.); microvasetti analoghi vengono da Rocca San Silvestro (inedito) da contesti di fine XIIIinizio XIV sec. (area 1, US 225, 218, periodo II, fase 2); RENZI RIZZO 1990 (Ripafratta PI), p. 50 nn invetriati datati al XV-XVI a dimostrazione della continuità della forma; Tavola e dispensa (Firenze), p. 37, n. 21 in ceramica invetriata, relativo al riempimento di un pozzo di XV-XVI secolo. US: 1060, P. III fase 2 Datazione: I metà XIII sec. 8 Ciotola: Orlo arrotondato; corpo emisferico. Dimensioni: diam. orlo non id.; >< pareti cm 0,3/0,4. Impasto: 13 Confronti: Tavola e dispensa (Firenze), p. 74, n. 165 (su ceramica di Gruppo VII C di CORA 1973); RICCI 1990c, n. 248, p. 299 datata alla metà del XIII secolo. US: 1032, P. V fase 2 Datazione: metà XIII; II m. XV/XVI sec. I prodotti appartenenti a questa classe presentano tutti impasti abbastanza duri e piuttosto ben depurati (impasti 11, 13, 16); nel periodo I risultano minoritari a vantaggio degli omologhi prodotti di classe II.3 e II.4, ma si affermano a partire dalla fine dell XI secolo insieme a quelli, tecnologicamente identici, con decorazioni incise a crudo (II.2). Come vedremo anche esaminando le classi II.3 e II.4, è dalla II metà dell XI secolo che a Campiglia si impone progressivamente il mercato pisano, in parallelo con il consolidarsi della signoria territoriale dei Della Gherardesca, di matrice appunto filo-pisana. Noi leggiamo questa trasformazione politico-economica del centro di Campiglia non solo attraverso le modifiche edili- 290

17 zie della Rocca, ma anche attraverso il vasellame che non giunge solo da mercati limitrofi, ma già direttamente da Pisa, che proprio in quell epoca peraltro sta rafforzando la sua scelta di industrializzazione produttiva (BERTI, MENCHEL- LI 1998). Va comunque notato che, accanto alle forme pisane tipiche (brocche del tipo II.1.1 e boccali Busi II.1.6) foggiate con impasto 16 (impasto molto depurato, attribuito a Pisa, ma non analizzato, vedi anche il catalogo degli impasti), esiste una piccola quantità di queste produzioni pisane fabbricate con impasto 13 di origine locale. Questo dato, al momento non affinabile e soprattutto non quantificabile, data la forte depurazione di questi impasti e la conseguente difficoltà di distinguerli macroscopicamente, apre la strada per ulteriori ricerche, in modo da evidenziare se effettivamente ci troviamo di fronte non solo all arrivo di prodotti da Pisa, ma anche alla fabbricazione in loco di prodotti di tipo pisano, opera di vasai provenienti dalla città stessa (vedi supra). Nel XII secolo notiamo ancora infatti la testimonianza di mercati altri da quello pisano, nei tipi II.1.3a, 3b e 4 (in parte), nel II.1.6e e nei coperchi II.1.5, caratterizzati da due impasti (numero 11 e 13) di origine locale; le forme richiamate da questi tipi sono molto simili a quelle prodotte contemporaneamente a Pisa. La possibilità di vasai pisani che operano sulla costa si è prospettata anche, come detto precedentemente, per le ceramiche da cucina artigianali, foggiate su impasti locali ad imitazione dei prodotti cittadini. In questo caso la ceramica depurata non farebbe che riproporre una situazione dunque già accertata per un altra classe di materiali. D altronde è innegabile la tendenza monopolizzatrice della città di Pisa anche in siti vicini a Campiglia. Nella vicina Rocca San Silvestro, infatti, come abbiamo già avuto modo di notare (BOLDRINI, GRASSI 1999), dai primi contesti ceramici leggibili (XI secolo) alla fine dell insediamento (fine XIV secolo) l influenza pisana nelle forme ceramiche è molto forte, pur con rarissime eccezioni; ma in questo casi si tratta di un castello costruito ex-novo per volontà signorile alla fine del X- inizio dell XI secolo ed è sempre la signoria territoriale dei Della Gherardesca (poi dei Della Rocca) a dare il via a questa iniziativa, mettendo in atto procedure colonizzatrici, stabiliendo forse garanzie ed esenzioni per gli abitanti ed organizzando circuiti di mercato (materie prime/manufatti) in concertazione con Pisa. Questo è il quadro di provenienza dei prodotti. Esaminiamo ora più direttamente le forme e le caratteristiche tecnologiche. La brocca II.1.1a è l antesignana della brocca con decorazioni incise II.2.1a; l unica differenza è l assenza di decorazione. La brocca II.1.1b invece non sembra aver avuto eredi esaurendosi alla fine dell XI secolo (Fig. 6). Questi due tipi di brocca, funzionalmente simili ai tipi più tardi sotto analizzati, ma prodotti su impasto diverso, meno depurato (impasto 12) e soprattutto caratterizzanti un arco cronologico definito tra X e XI secolo, sarebbero molto interessanti rispetto ai sottotipi c e d ben conosciuti per la città di Pisa, ma le poche attestazioni e la parziale ricostruibilità delle forme non permette di leggerne interamente la morfologia. Un discorso a parte occorre fare per le brocche II.1.1c e II.1.1d, le brocche di produzione pisana nei noti tipi c e d. Per quanto riguarda queste grandi brocche per lo stoccaggio domestico (o, in questo caso, di comunità) di liquidi (acqua, vino, olio), i reperti di Campiglia non aggiungono molto alla conoscenza dei tipi circolanti nell area toscana meridionale e litoranea tra XIII e XVI secolo. Le forme II.1.1c, d, e rimandano infatti a tipi già descritti nel lavoro di risistemazione di questo materiale ceramico di Berti e Gelichi (BERTI, GELICHI 1995). Difficile, nei periodi dal XV secolo in poi, distinguere, in assenza di elementi caratterizzanti quali bolli sulle anse, decori a pettine sulle spalle, completezza della forma etc.., tra le tre produzioni che a Campiglia possono convergere per motivi politici ed economici: la produzione pisana, quella fiorentina e quella senese. Dunque, soprattutto nel raggruppamento generico II.1.1, si possono ritrovare tutti questi grandi vasi monoansati con spessore delle pareti medio/sottile e impasti molto depurati difficilmente distinguibili a livello macroscopico (13, 16). Le brocche II.1.1c e II.1.1d hanno un corrispettivo diretto nei boccali 6a, 6b, 6c e 6d; dal punto di vista tecnologico sono infatti prodotti identici. Stessi impasti (13, 16), duri, ben cotti con frattura netta, pareti sottili; solcatura lungo il collo, stacco a lama del piede dal tornio, steccatura della parte più bassa ed esterna del piede, lisciatura a polpastrello del piede interno. I boccali (definiti per brevità tipo Busi ) compaiono nella Rocca di Campiglia in modo apprezzabile nel XII secolo (Fig. 7), si affermano decisamente nella prima metà del XIII, mentre alla fine dello stesso secolo flettono la loro presenza anche per il contemporaneo diffondersi nelle mense degli omologhi vasi in maiolica arcaica. Infatti, secondo Menchelli (MENCHELLI, RENZI RIZZO 291

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