ALLE RADICI DEI CASTELLI: INDIZI DI ECONOMIA CURTENSE NEI REPERTI CERAMICI DELLA TOSCANA MERIDIONALE di ENRICA BOLDRINI, FRANCESCA GRASSI

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1 ALLE RADICI DEI CASTELLI: INDIZI DI ECONOMIA CURTENSE NEI REPERTI CERAMICI DELLA TOSCANA MERIDIONALE di ENRICA BOLDRINI, FRANCESCA GRASSI In questo intervento ci fermiamo a riflettere sui contesti ceramici di IX-X secolo recuperati in due castelli (Fig. 1) della Toscana meridionale interna (Rocchette Pannocchieschi, BELLI, DE LUCA, GRASSI in questo volume) e costiera (Campiglia Marittima, BIANCHI c.s.). I contesti in oggetto si riferiscono naturalmente a fasi di vita precedenti l incastellamento che, in base alla documentazione scritta, si attesta a partire dall XI secolo; si tratta di fasi caratterizzate da strutture abitative e d uso in legno, non definite totalmente dalle indagini per asportazione del deposito in età medievale (costruzione del dongione di XII secolo) e contemporanea (costruzione dell acquedotto comunale) a Campiglia e per semplice interruzione stagionale della campagna di scavo a Rocchette. In conseguenza di ciò, le ceramiche di nostro interesse sono di quantità inferiore e spesso residuali a Campiglia, mentre quelle di Rocchette appartengono ad un contesto più omogeneo, ben collocato nella sua stratigrafia. Il confronto tra le due situazioni presenta numerosi elementi di interesse: si tratta di due insediamenti sorti in area a spiccata vocazione mineraria, quindi con potenziale di inserimento in reti commerciali significative (e differenziate nei diversi periodi storici). Rocchette è all interno, in localizzazione apparentemente secondaria (diocesi di Volterra, comprensorio geografico massetano /Val di Cecina, AUGENTI 2000); Campiglia è nell immediato retroterra costiero (vicina ad una rete di castelli minerari importanti e a scali marittimi altrettanto significativi come Piombino, Populonia/Baratti, CECCARELLI, c.s.) in ambedue i casi l affermazione signorile sui siti ed il loro incastellamento è, o dovrebbe essere, direttamente legata a questo sfruttamento minerario per potenziarlo se non tecnologicamente (fenomeno più tardo) di certo commercialmente, con una verticalizzazione strutturale del sistema produttivo che in generale va a soppiantare le forme polverizzate di sfruttamento e lavorazione metallurgica altomedievali (FARINELLI, FRANCOVICH 1994, p. 462). Il dato è quanto più evidente a Rocchette che sorge proprio su quattro doline naturali con le vene metallifere (rame e piombo argentifero) molto probabilmente affioranti; forse è meno marcata a Campiglia che, pur sorgendo in area mineraria, non è direttamente collocata sui filoni di sfruttamento (come Rocca San Silvestro o lo scomparso castello di Biserno), ma si colloca piuttosto in un area di relais tra le zone direttamente produttive e gli approdi del commercio marittimo non sappiamo quanto, precedentemente all affermazione della signoria territoriale anche tramite l incastellamento, il potenziale della ricchezza mineraria incidesse nell economia di questi insediamenti e se la loro nascita (ancora non collocabile con certezza per Rocchette e databile almeno alla fine dell VIII secolo per Campiglia) sia stata primariamente stimolata dallo sfruttamento minerario, pur se quest attività rimaneva a carattere integrativo rispetto a quella agricola o silvo-pastorale certamente prevalenti (FARINELLI, FRANCOVICH 1999, p. 470) i contesti di IX-X secolo in ambedue i casi rappresentano l ultima traccia di vita di abitati a capanne con probabili steccati che si vanno trasformando in castelli con cinte miste e/o in muratura; rappresentano l ultima traccia di un sistema di economia e gestione politica che, generalizzando, definiamo curtense e quindi l ultima traccia di un sistema di mercato e di approvvigionamento che ha la sua fine con il passaggio al castello in muratura in una recente, dettagliata sintesi, Augenti (AUGENTI 2000) afferma che i dati a disposizione per la diocesi di Volterra sembrano indicare una netta preponderanza di castelli curtensi, ovvero della fortificazione di una parte della curtis altomedievale (forse la più importante, ovvero il caput curtis): Rocchette potrebbe rappresentare la fortificazione di un semplice villaggio, o forse lo spostamento in posizione giudicata più strategica di un villaggio limitrofo, quello appunto di Trifonte citato nell 826. Rocchette o almeno il promontorio roccioso su cui si colloca, dovrebbe infatti far parte dei beni della curtis di San Regolo in Gualdo, come attesta un documento del IX secolo (ALBERTI et al. 1997, p. 80). Il documento attesta la dismissione di beni periferici da parte della curtis, un segnale di crisi del sistema curtense che prelude ad un riassetto territoriale su cui si affermano i castelli, come nuova forma insediativa e di controllo/gestione di uomini, terre, risorse più complesso il caso di Campiglia; i documenti citano il castello per la prima volta nel 1004, quando Gherardo II (della famiglia poi nota con il nome della Gherardesca ) dona al Monastero di Santa Maria di Serena in Val di Merse metà di detto castello «...cum Ecclesia et Curte...»; ancora nel 1138 si parla di castrum et curtis (CECCARELLI 1972, p. 23). I depositi relativi all impianto e alla vita dell abitato ligneo tra VIII e X sono scarsi e danneggiati, di certo non vi è traccia di ammassi granari né evidenti forme di gerarchizzazione tra le capanne. Ma non abbiamo certezza che siano solo questi gli indicatori archeologici di un caput curtis; né possiamo dichiarare che ogni qualvolta vi è una citazione di «curtis cum castello» o di «castellum cum curte» siamo di fronte alla fortificazione del nucleo organizzativo o direttivo della curtis piuttosto che di una sua qualsiasi altra parte (AUGENTI 2000, p ). All analisi dei manufatti ceramici di IX-X secolo presenti nei nostri insediamenti possiamo chiedere: a) di evidenziare tracce di un particolare status socio-economico dei consumatori (FRANCOVICH, WICKHAM 1994, p. 22), anche se questo, per avere una precisa valenza, richiederebbe la comparazione con contesti coevi di insediamenti limitrofi o geopoliticamente paragonabili; b) di evidenziare il raggio di mercato presente in queste parti di curtis (periferiche o centrali che siano), per sancire o smentire la presenza di circolazione tra curtes, tra curtes e città (per Montarrenti, CANTI- NI 2000, p. 417) e per ipotizzare quanto questi commerci possano essere veicolati o favoriti da reti già presenti indirizzate alla vendita di materie prime (metalli monetabili). E.B. IL CONTESTO CERAMICO DI ROCCHETTE PANNOC- CHIESCHI Lo scavo dell area sommitale del castello di Rocchette Pannocchieschi ha interessato una zona che fu oggetto di riassetto funzionale tra la fine del IX ed il X secolo, con la creazione di un piano di calpestio effettuato per mezzo di un livellamento di circa 1 metro di spessore. Le terre utilizzate per il livellamento costituiscono un deposito relativo ad una fase abitativa precedente, sul quale si impianterà una capanna costruita con materiali misti. Il contesto ceramico proveniente da esso può essere considerato dunque una fonte di informazioni per l analisi della cultura materiale delle fasi relative al primo impianto di capanne dell area sommitale. Veniamo dunque alla sua analisi. Da subito si è inquadrato questo contesto ceramico, composto da 1587 frammenti, tra la fine del IX ed il X secolo e la divisione dei reperti in due gruppi, uno molto esi- 66

2 Fig. 1 Localizzazione del castello di Rocchette e della Rocca di Campiglia M.ma. guo relativo a materiale forse residuale di IX secolo ed uno più cospicuo relativo al X secolo è stata fatta attraverso lo studio delle forme, delle caratteristiche tecnologiche e degli impasti senza l ausilio della cronologia relativa. Il IX secolo (Fig. 2) LE FORME E LE CARATTERISTICHE TECNOLOGICHE Le forme che si contraddistinguono per avere caratteristiche tecnologiche e formali molto diverse dalle altre sono essenzialmente quattro: una brocchetta (n. 2), alcune brocche globulari (n. 1), un catino-coperchio (n. 3) e boccali con pareti fortemente scanalate (nn. 4 e 5). È stato inserita inoltre in questo gruppo una fuseruola (n. 6) completamente steccata. In questi reperti si denota una compresenza di tre elementi distintivi che si perdono nel X secolo e cioè forme di tradizione altomedievale, elementi decorativi e tecnologici marcati e impasti molto grossolani utilizzati per la realizzazione di contenitori da dispensa. La brocchetta Fig. 2, n. 2 per il cromatismo rosso delle superficie e per i trattamenti che rendono lucide le pareti (è filettata e decorata con tacche internamente ed esternamente e presenta steccatura sulla parete esterna nella parte terminale a contatto con il fondo) richiama fortemente le tradizioni tardo antiche, ma la sua forma fa già parte del repertorio medievale. Il diametro del collo, quasi uguale a quello del fondo, allontana infatti questo prodotto dalla forma della fiasca, tipica dei secoli VI e VII (FRANCOVICH 1984). Il catino-coperchio ha confronti simili in manufatti dell Italia settentrionale (BROGIOLO, GELICHI 1986 e 1997); è collegato ad un determinato procedimento di cottura dei cibi, tipico delle aree a nord della Toscana. In Toscana non è infatti molto documentato, ma alcune forme analoghe provengono da Montarrenti (CANTINI 2000). Il nostro esemplare non trova un confronto puntuale per la forma. Le forme con decori in rilievo (Fig. 2, n. 4, confronti in CANTINI 2000, n. 4, fig. III, I metà VII-metà VIII secolo con solcature molto larghe) ed elementi tecnologici marcati, come le steccature anche interne delle superfici (brocca Fig. 2, n. 3; fuseruola n. 6), mostrano una capacità produttiva ed una volontà decorativa che tende a scomparire nei manufatti di X secolo. Non ugualmente accade per altri trattamenti che si riscontrano sulle superfici,come gli schiarimenti (Fig. 2, n. 5), presenti in entrambi i contesti cronologici (analogamente ai contesti di IX secolo di Roma, nella stratigrafia della Crypta Balbi, in associazione a decorazioni sinusoidali, vedi MANACORDA, MOLINARI, PAROLI, RICCI, RO- MEI 1986, p. 526). La presenza di un bollo a rosetta impresso sul culmine dell ansa della brocca Fig. 2, n. 1 richiama, tra i casi più antichi, il contesto di un pozzo all interno del Palazzo dei Vescovi, a Pistoia, datato tra VI e VII secolo (VANNINI 1987, p. 423) ed il pozzo di piazza Mino a Fiesole, più vicino cronologicamente al nostro esemplare (il recupero fu datato tra X e XI secolo, FRANCOVICH, VANNINI 1989). Il bollo di per sé non è comunque un elemento che permette di arrivare a cronologie puntuali, data la continuità di utilizzo di segni simili per marcare le produzioni durante tutto il bassomedioevo. In ogni modo la sua presenza potrebbe indicare, in quanto marchio di fabbrica o di garanzia, un tipo di modalità produttiva legata a forme di organizzazione codificate. Un dato interessante tra i prodotti che ascriviamo al IX secolo emerge dalla caratterizzazione degli impasti. Infatti troviamo forme da dispensa associate a argille molto grossolane mentre, nel secolo successivo, forme assai simili sono fabbricate con argille più depurate. La brocca con il bollo ne è un marcato esempio; infatti, pur essendo formalmente simile alla brocca Fig. 2, n. 10 di X secolo, è foggiata con un impasto grezzo che ne determina il forte spessore delle pareti ed una certa porosità delle superfici. Si denoterebbe dunque un passaggio a forme di tipo pienamente medievale, con caratteri tecnici/decorativi della tradizione dei secoli precedenti. Il X secolo (Fig. 2) LE FORME E LE CARATTERISTICHE TECNOLOGICHE Il panorama di forme ascrivibile al X secolo è molto più articolato. Innanzitutto notiamo la presenza di classi ceramiche con rivestimenti costituiti da vetrina sparsa o da colature di ingobbio rosso. La vetrina sparsa (Fig. 2, n. 7) è presente in pochi frammenti, pertinenti ad una brocca. L analisi macroscopica del rivestimento, dell impasto e delle decorazioni ne evidenzia l uguaglianza con le produzioni di vetrina sparsa studiate per il sito di Campiglia Marittima (BOLDRINI et al., c.s., vedi tipo II.6.1 e 2) ed in corso di studio per Donoratico (scavo coordinato da Giovanna Bianchi, direzione scientifica del Prof. R. Francovich) e Scarlino (in fase di studio; tesi in corso di Lorenzo Marasco, curata dal Prof. R. Francovich). Si tratta di una produzione omogenea, per ambito territoriale e cronologico, e localizzata nell areale delle Colline Metallifere, come hanno mostrato le analisi per Campiglia Marittima. Le forme di questi prodotti risentono fortemente dell influenza del vasellame acromo coevo: nel caso di Campiglia, si è notato infatti che brocche con stessa forma e impasto potevano indifferentemente essere invetriate o prive di rivestimento. Dato che anche le analisi effettuate sui prodotti depurati hanno evidenziato una fabbricazione locale, potremmo pensare a fornaci posizionate tra la costa e l entroterra, che producevano manufatti invetriati e non per un tipo di commercio ad estensione subregionale. Questo raggio di commercializzazione sembra estendersi a grandi linee, almeno in base alle nostre analisi, alla zona di costa con i limiti definiti a nord dalle presenze di Donoratico ed a sud non oltre il sito di Cosa, dove i coevi prodotti a vetrina sparsa rimandano invece a modelli formali laziali (HOBART 1992), considerando le presenze intermedie di Campiglia Marittima, Rocca San Silvestro e Scarlino. Nell area dell entroterra per adesso troviamo le sole presenze di Rocchette e Castel di Pietra (CITTER 2002, tav. 8, n. 21). Anche la ceramica a bande rosse (Fig. 2, n. 8) richiama nei tratti macroscopici la stessa classe analizzata per Campiglia Marittima (BOLDRINI et al. c.s., tipo II.7.2). Data la depuratezza 67

3 Fig. 2 Rocchette Pannocchieschi, il contesto di IX (nn, 1-6) e di X secolo (7-21). dell impasto le analisi effettuate per Campiglia non hanno dato la possibilità, se non in linea di ipotesi, di definire l ambito locale di produzione. Tuttavia si notano nella produzione a bande presente a Rocchette ed a Campiglia, forti richiami formali alle produzioni correnti sia nella città di Pisa (ABELA 1993, p. 417 e 2000, p. 120), sia in contesti extra-regionali (Roma, RICCI 1990 e Napoli, Palazzo Corigliano 1985). Sia le bande rosse sia la vetrina sparsa presentano delle decorazioni sinusoidi multiple sulle pareti, un tratto decorativo molto semplificato, associato, solo nel caso della bande rosse, ad una lisciatura a panno della parete. Come per Campiglia Marittima, anche a Rocchette queste due classi presentano un repertorio formale collegato prevalentemente alla dispensa o, forse, alla mensa. La monopresenza 68

4 della brocca, in alcune varianti dimensionali, ci porta ad ipotizzare che la nicchia funzionale occupata dai prodotti con vetrina o ingobbio fosse quella associabile alle coeve brocche globulari prive di qualsiasi rivestimento. Si nota nel complesso, ad eccezione del caso delle bande rosse, la marcata assenza di rifiniture tecnologiche complesse. Le produzioni da dispensa si connotano infatti per una crescente omologazione delle forme (pareti molto sottili, impasti con un grado di depuratezza maggiore, elementi decorativi semplificati, come le filettature). Gli unici trattamenti che interessano le superfici sono dei forti sbiancamenti visibili sulle pareti esterne dei vasi (Fig. 2, n. 9) e presenti anche nel IX secolo. Tra le forme, anche nel caso dei prodotti depurati privi di rivestimento, sembra prevalere il tipo della brocca (Fig. 2, n. 10, vedi CANTINI 2000, tipo 12 e FRANCOVICH, VALENTI 1997, tipo E2), mentre non sono presenti forme aperte. È senz altro pensabile che pur facendo parte del corredo domestico, catini e ciotole fossero realizzati in materiali deperibili (legno o altro) oppure riutilizzabili (metallo). Una novità rispetto al panorama di X secolo di Campiglia è la presenza di contenitori da trasporto sia di produzione locale sia di provenienza mediterranea. Si tratta certo di una presenza esigua, nel totale due forme, ma significativa per affrontare alcune questioni relative ai commerci regionali ed extraregionali. Il contenitore Fig. 2, n. 11 è stato definito di produzione locale per un riscontro ottico effettuato con gli impasti utilizzati per produrre il pentolame da cucina. La perfetta uguaglianza con l argilla utilizzata per le olle ci porta infatti ad affermare con certezza che si tratti di un tipo di contenitore di produzione subregionale. Inoltre il riscontro della stessa forma in alcuni nuclei di materiali provenienti dal castello di Scarlino, permettono di delinearne un area di diffusione compresa tra la costa e l entroterra massetano. Al momento non risultano infatti, in base ai dati conosciuti, altre presenze; bisogna comunque osservare che il tipo potrebbe essere sottostimato dato che la sua riconoscibilità è legata al solo ritrovamento di parti caratterizzanti (l ansa o il bordo, mentre generici sono i frammenti di parete, assimilabili a quelli di grandi olle o pentole). Per quanto riguarda i frammenti di contenitore considerati di importazione (Fig. 2, n. 12), in assenza di analisi mineralogiche la presunta zona produttiva è stata forse individuata nel mediterraneo orientale attraverso l osservazione delle caratteristiche dell impasto (ringraziamo la dott.ssa Chiara Malaguti per i preziosi consigli) e il confronto con analoghi frammenti ritrovati sempre a Scarlino, in contesti sino al X secolo ed a Grosseto, in contesti più antichi (CITTER 2003). Date le ridotte dimensioni dei nostri frammenti, è molto difficile anche ipotizzare un confronto formale con i prodotti privi di rivestimento orientali che circolano nel bacino del mediterraneo sino al X secolo. Alcune sintesi su questi prodotti (CATHMA 1991 e USCATEU 1996) si soffermano in particolare sui tipi presenti nei secoli VI e VII, con riferimento a vasellame decorato con una particolare tecnica a zig zag, ritrovato anche in contesti italiani, tra cui Castel Trosino, Cosa e la stessa Roma. Per Roma in particolare abbiamo un quadro completo delle importazioni dall oriente per il VII secolo, che comprende anche boccali, brocche e anforette (RICCI 1998). I frammenti ritrovati a Rocchette sembrerebbero da collegarsi ad una sporadica importazione; la presenza di forme simili anche nei centri costieri di Scarlino e Grosseto, ci permette di vedervi dei centri intermedi attraverso cui questo prodotto potrebbe essere giunto così nell entroterra. Le ceramiche da fuoco si inseriscono in due registri produttivi: una produzione a tornio lento / mano con lisciature a panno ed a polpastrello delle superfici interne ed esterne ed una a tornio veloce, legata essenzialmente alla fabbricazione di olle e boccali/brocche con uso promiscuo. Della prima (Fig. 2, nn. 19, 20, 21) possiamo evidenziare la peculiarità delle rifiniture tecnologiche, estremamente accentuate e senz altro motivate dalla grossolanità degli impasti e della modellazione. A mano si producono olle, pentole e testelli. La produzione manuale sembra una costante di alcuni siti posti nella Toscana meridionale: si ritrova infatti a Rocca San Silvestro, a Campiglia Marittima, a Suvereto, a Donoratico, a Scarlino e nella stessa Rocchette era già conosciuta per il XIV secolo (GRASSI 1998). Nei casi in cui è stato possibile effettuare un indagine diacronica, come per Campiglia Marittima e Rocca San Silvestro, si nota che le percentuali di presenza del corredo manuale rispetto a quello tornito variano minimamente nel corso dei secoli, ad eccezione di alcuni picchi nei periodi più tardi (in alcuni di questi siti nel Trecento l unica produzione da cucina è quella modellata a mano). Una tendenza di fondo dunque, che non sembra risentire molto delle trasformazioni insediative dei secoli IX e X che qui analizziamo per questi insediamenti (passaggio da insediamenti curtensi o villaggi a castelli). La produzione a tornio veloce comprende olle (nn ), boccali e brocche (nn. 13 e 14) realizzati con procedimenti tecnici artigianali di buon livello. Le olle, con confronti in altre parti della Toscana (FRANCOVICH, VALENTI 1997, tipo H1), hanno collo strozzato e orlo a tesa o leggermente insellato; boccali e brocche non presentano particolarità da marcare. La brocca Fig. 2, n. 14 ha evidenti tracce di fumigazione all esterno che ne fa ipotizzare un uso promiscuo. Rari gli elementi decorativi, costituiti da filettature, ed un solo esempio di decorazione sinusoidale incisa a crudo sulla parete (Fig. 2, n. 18). CONCLUSIONI Il confronto tra i materiali di Rocchette e Campiglia è possibile per quelle classi che hanno mostrato una distribuzione ad ampio raggio (ceramica a bande rosse, vetrina sparsa, alcuni contenitori da trasporto, ceramica di importazione). Si denota per entrambi i siti la possibilità di accedere a vasellame con rivestimenti particolari, prodotto nell area delle Colline Metallifere, ma distribuito in un ampio raggio geografico a dimostrazione di forme di commercio tra curtes. Tra i due insediamenti, confrontando alcune quantità, senz altro Campiglia risulta quello che ha maggior facilità di accesso a tali prodotti; troviamo tra IX e X secolo 41 frammenti di ceramica a vetrina sparsa e 2 di ceramica con ingobbio rosso (nella Rocca di Campiglia la ceramica con ingobbio rosso ha il suo picco di presenze nell XI secolo, con 87 frammenti), mentre a Rocchette nello stesso arco cronologico si contano 5 frammenti di vetrina sparsa e 4 di ceramica con ingobbio rosso (nell XI secolo questi prodotti non saranno più attestati). Diverso il caso delle ceramiche prive di rivestimento. Qui il confronto si mostra infatti più complesso; nei due siti sono analoghe alcune linee di tendenza che si trovano anche in altre parti della Toscana, ma gli impasti, i trattamenti delle superfici e la tipologia dei prodotti si discostano fortemente. È interessante a questo proposito evidenziare un dato che, pur esulando dai contesti analizzati, ci permette di inserire alcune ulteriori riflessioni: l analisi in corso dei materiali privi di rivestimento del castello di Donoratico, per il X secolo, offre analogie molto stringenti con Campiglia. Ecco dunque che possiamo tracciare una linea di demarcazione nello smercio di vasellame acromo, circoscritta alla Toscana meridionale tirrenica. A questo mercato Rocchette non accede e lo dimostrano i suoi prodotti, completamente diversi. Da queste botteghe, disposte forse nelle vicinanze della costa, gli abitanti di Rocchette acquistano solo i prodotti con rivestimenti, almeno per il IX e X secolo. Il restante fabbisogno di vasellame arriva da botteghe forse situate in altre aree, nell entroterra o comunque nelle vicinanze del castello, che rifornivano una rete di siti di cui non farebbe parte né Campiglia, né presumibilmente Donoratico. 69

5 Rocchette dunque, nel X secolo, ha la possibilità di accedere ad almeno due linee di distribuzione di vasellame, una legata ad un circuito di curtes sulla costa ed un altra collegata ad alcuni siti nell entroterra massetano-volterrano. Vi sarebbe poi da aggiungere il circuito di distribuzione che ha permesso l arrivo di un contenitore di importazione, forse orientale, del quale non ci sono tracce a Campiglia (le prime importazioni arrivano qui nel XII secolo, BOLDRINI et al. c.s., pagine conclusive), ma presente nel sito di Scarlino ed a Grosseto (vedi discussione al catalogo). Dal quadro della cultura materiale, Rocchette si delinea come un insediamento sicuramente privilegiato nelle vie di accesso alle merci: a creare la differenza con Campiglia potrebbe essere proprio l appartenenza di Rocchette, sin dal X secolo, alle reti di distribuzione dei metalli monetabili. Tale fattore avrebbe favorito, più che a Campiglia, lo sviluppo di un economia sostanzialmente aperta ad almeno tre circuiti di distribuzione di vasellame, uno dei quali con contatti nel bacino del Mediterraneo. F. G. BIBLIOGRAFIA ABELA A., 1993, Ceramica a vetrina pesante. Ceramica a vetrina pesante a macchia, in BRUNI S. (a cura di), 1993, Piazza Dante: uno spaccato di storia pisana, pp ABELA A. 2000, Ceramica dipinta a bande rosse, in A. ABELA, G. BERTI, S. BRUNI (a cura di), Ricerche di archeologia medievale a Pisa. I. Piazza dei Cavalieri, la campagna di scavo 1993, pp ALBERTI A. et al., 1997, Nuove acquisizioni sul castello di Rocchette Pannocchieschi e sul territorio limitrofo, in Sami 1997, pp AUGENTI A., 2000, Dai castra tardoantichi ai castelli del secolo X: il caso della Toscana, in R. FRANCOVICH, M. GINATEMPO (a cura di), Castelli. 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