II. IL METODO DELLA RICERCA: FRA RICOGNIZIONE DI SUPERFICIE E SCAVI

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1 II. IL METODO DELLA RICERCA: FRA RICOGNIZIONE DI SUPERFICIE E SCAVI In Toscana, l apporto dell archeologia nella ricostruzione delle strutture insediative altomedievali è riconducibile a due filoni principali di ricerca. Il primo filone, attualmente forse il più diffuso, affronta il tema della crisi dell insediamento e dell organizzazione produttiva tardo romana fermandosi alla metà del VI secolo. La ricerca, condotta sia da archeologi di formazione classicista sia da medievisti impegnati in progetti territoriali, rappresenta un terreno d incontro tra i due orientamenti disciplinari ed è molto attenta a mettere in evidenza il collasso del sistema delle ville ed a confrontarsi sia sui diversi effetti regionali della crisi, sia sugli indicatori della trasformazione in corso 54 (Fig. 3). Il secondo filone, attraverso interventi di scavo su castelli, è concentrato sulla comprensione delle dinamiche di trasformazione del popolamento post-classico, cercando di ricostruire le forme di organizzazione insediativa antecedenti le prime fasi di incastellamento. La scelta di scavare castelli trova una sua giustificazione anche nella natura delle emergenze archeologiche medievali toscane (sono oltre 1550 i castelli censiti da fonti documentarie ed ancora rintracciabili sul territorio) 55. Il castello rappresenta infatti la componente più marcata del paesaggio dei ruderi toscani e la forma più evidente di quei villaggi abbandonati, sul cui studio ha mosso i primi passi la moderna archeologia degli insediamenti medievali 56. Inoltre scavare castelli significa ancora oggi indagare un fenomeno storico «che ha funzionato in connessione così ampia e profonda con altri, da potere assumere il ruolo di phénomène globalisant»: non «una struttura pensabile come costitutivamente essenziale alla società umana nel suo divenire, bensì un fatto empirico, emerso in dimensioni eccezionali, così da coinvolgere visibilmente gli sviluppi strutturali più 54. Si vedano per i modelli sull età della transizione, soprattutto dal punto di vista storiografico, le sintesi in GIAR- DINA 1999 e CAMERON 1996, quest ultimo anche per le ricerche sul tardoantico in relazione al medioevo. 55. Si veda FRANCOVICH, GINATEMPO Si ricordano i contributi ormai classici di KLAPISH-ZUBER, DAY 1965, pp ; AA.VV. 1970; BERESFORD, HURST 1971; KLAPISH-ZUBER Inoltre Quaderni Storici 1973 e bibliografie citate. Per un inquadramento sintetico sul tema dei villaggi abbandonati : GELICHI 1997, pp eterogenei e da segnalarne la complessa interdipendenza» 57. In altri termini, un evento di grande rilievo che permette di osservare le diverse strutture di una società attraverso la lente di una tendenza centrifuga da lungo tempo in atto dei poteri locali rispetto alla centralità dello Stato: attraverso la formazione e la trasformazione della base economica dei ceti egemoni (Fig. 4). I quadri che sono stati ricostruiti dalle indagini territoriali riescono a fare luce sul popolamento rurale sino ai secoli della Transizione e lasciano oscure le vicende altomedievali 58. In sintesi, nel corso del VI secolo la rete insediativa risulta a maglie larghe ed articolata soprattutto per case sparse talvolta edificate sui complessi tipo villa che avevano cambiato destinazione. L accesso ai mercati urbani od a punti di distribuzione delle merci era diversificato secondo la perifericità delle zone. Le abitazioni erano molto semplici, monovano, in pietra o più spesso in materiale deperibile e con copertura laterizia. Le attività produttive si legavano soprattutto ad un economia agricola di sussistenza. In alcune aree non sono rintracciabili contesti che attestino una gerarchizzazione sociale ed economica; in altre, forse, iniziano a comparire i primi indicatori di un controllo seppur debole delle persone. Si tratta comunque di un panorama di disgregazione in atto, che evidenzia una crisi economica e sociale in accelerazione; è la fine dei paesaggi romani. L impatto della cristianizzazione sul popolamento non è riconoscibile con chiarezza; sembra comunque non aver avuto un ruolo importante sino alla matura età longobarda. La generale assenza di rinvenimenti di superficie ascrivibili all altomedioevo non ci fa conoscere le vicende del popolamento antecedenti la metà del X secolo, quando le attestazioni archivistiche lasciano intravedere un sistema di centri demici spesso organizzati in strutture curtensi. Per alcune aree come la piana di Lucca e l Amiata, l affondo analitico in una mole maggiore di documentazione scritta disponibile, ha fatto ipotizzare per l VIII-X secolo dei territori in cui erano nettamente prevalenti estese agglo- 57. TABACCO 1979, pp Si veda come esemplificazione la sintesi sulla Toscana in CAMBI et alii

2 12 Fig. 3 Toscana: scavi di contesti di età della transizione.

3 Fig. 4 Toscana: carta dei castelli (piattaforma GIS dell Area di Archeologia Medievale dell Università di Siena; progetto Castelli). 13

4 merazioni formate dall unione di «small groupings of houses» e «totally dispersed settlement» 59. La mancanza di riscontri materiali non concede però di proporre dati esaustivi sulla densità demografica e sulle forme insediative, che solo tra XI- XII secolo appare più chiara. I contadini si distribuivano nelle maglie strette di una rete insediativa costituita soprattutto da castelli e piccoli villaggi. Gli spazi scelti per l insediamento corrispondono in prevalenza alle sommità di rilievi collinari ed attestano un già avvenuto fenomeno di risalita. Il grande intervallo cronologico per il quale l indagine territoriale non produce dati utili alla costruzione di un modello diacronico dell insediamento (metà VI-XI secolo) è in parte colmato dai risultati provenienti dai cantieri di scavo. In Toscana nello spazio di un ventennio sono stati indagati circa 37 castelli 60, sottolineando un dato interessante: 24 contesti, una percentuale superiore al 62%, restituiscono attestazioni altomedievali 61 (Fig. 5). Questo dato, di per sé considerevole, deve però essere letto alla luce della quantità di spazio esplorato. Sono infatti 21 le indagini di piccola estensione, condotte attraverso saggi conoscitivi od interventi di emergenza. Un elemento che abbassa la percentuale di depositi altomedievali potenzialmente riconoscibili e soprattutto leggibili nella loro complessità urbanistica e nei cambiamenti ai quali furono soggetti 62 (Fig. 6). Sull eventualità di un altomedioevo invisibile, possono inoltre avere influito le stesse vicende edilizie del sito; molto spesso, le massicce ristrutturazioni di XII e XIII secolo che investono gran parte dei castelli toscani hanno cancellato sia le evidenze della prima fortificazione sia i depositi antecedenti, rappresentati da stratigrafie labili e soprattutto da buche di palo. La percentuale indicata, di fronte a scavi maggiormente estesi e più attenti, è senza dubbio destinata ad accrescersi. Lunghe stagioni di scavo su una serie di castelli hanno iniziato quindi a far luce sulla rete insediativa altomedievale e costituiscono la base del modello continuista d incastellamento elaborato dall area di Archeologia Medievale di Siena 63. L incastellamento interessò soprattutto realtà insediative preesistenti e stabilmente popolate, dei siti altomedievali di successo ed aziende rurali talvolta riconoscibili come curtes o come il loro nucleo centrale. Fu un fenomeno che aderì ad una rete di popolamento già stabilizzata e sulla cui ossatura si era modellata la gestione del lavoro nelle campagne. Ciò non significa volere rintracciare l origine di tutti i castelli nei nuclei accentrati altomedievali; tale processo si lega soprattutto ai castelli di prima fase, mentre non si esclude, come alcuni casi comprovano, uno per tutti Rocca S. Silvestro nel livornese, la fondazione ex novo dietro interessi particolari (lo sfruttamento minerario nell esempio citato) e per i castelli di seconda fase 64. Per questi motivi, la ricostruzione delle dinamiche insediative territoriali ha quasi sempre una brusca frenata dopo il periodo della transizione. Non si ritrovano infatti sul terreno gli indizi di quei contesti altomedievali, che pur dovevano esistere e talvolta attestati dalla stessa documentazione d archivio, poiché i depositi ad essi relazionabili sono per la maggior parte sepolti od erosi dalle successive fasi di vita, fino all edificazione ed allo sviluppo dei castelli o di altri siti di successo (probabilmente quei nuclei di villaggio che hanno continuato ad essere frequentati fino ai nostri giorni). 59. WICKHAM 1999, p. 16. In particolare si vedano i quadri ricostruiti per l Amiata (WICKHAM 1989a) e per la Lucchesia (WICKHAM 1995 e WICKHAM 1997; in generale anche WICKHAM 1989b). 60. Dal computo sono stati esclusi i contesti che, o iniziati di recente o mai portati avanti dopo una o due campagne, hanno visto l effettuazione di scavi ancora molto ridotti spazialmente dei quali non si hanno notizie che si pongono aldilà della semplice segnalazione. Come esempio si citano i casi di Bruscoli, Calcinaia, Fucecchio, Monsummano tra la zona pisana e pistoiese. 61. Lucca: Montecastrese (REDI 1997), Castagnori (curtis altomedievale attestata nei documenti scritti; CIAMPOLTRINI 1997), Gorfigliano (QUIRÓS CASTILLO 2004; QUIRÓS CASTILLO et alii 2000). Pistoia: Larciano (villa altomedievale attestata dai documenti scritti; MILANESE, PATERA, PIERI 1997), Montecatini Alto (MILANESE, BALDASSARRI, BIAGINI 1997), Pontito- Terrazzana (QUIRÓS CASTILLO 1999), Massa (villa altomedievale attestata dai documenti scritti; MILANESE et alii 2000). Firenze: Poggio della Regina (VANNINI 2002), Poggio Castello (DE MARINIS 1979), Montefiesole (FRANCOVICH, TRONTI 2003). Livorno: Campiglia Marittima (BIANCHI 2004a), Donoratico (BIANCHI 2004b), Suvereto (CUTERI 1990). Pisa: Monte Castellare (solo edizione on-line gap/csgg.htm), Santa Maria a Monte (REDI 1997). Siena: Radicofani (AVETTA 1998), Montarrenti (CANTINI 2003), Poggibonsi (VALENTI 1996a), Miranduolo (NARDINI, VALENTI 2003). Grosseto: Selvena (casale altomedievale attestato da documenti scritti; FRANCOVICH et alii 2000), Ansedonia (HOBART 1995; FENTRESS et alii 1991; FENTRESS 2003), Montemassi (GUIDERI, PARENTI 2000), Scarlino (MARASCO 2003), Rocchette Pannocchieschi (DE LUCA et alii 2003). 62. La stessa tendenza si osserva a livello nazionale, confermando che è impossibile conoscere la formazione dei nuovi centri di insediamento che caratterizzarono il periodo compreso fra il VII e l XI secolo senza indagare i castelli. Consultando dati aggiornati al 2002 (secondo una schedatura in progress svolta presso il Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell Università di Siena), su poco più di 130 casi di castelli oggetto di scavi circa il 50% mostra la persistenza dell insediamento su centri preesistenti. È inoltre da considerare che soltanto in 30 occasioni si è trattato di indagini condotte su ampie aree. 63. La definizione modello continuista può ingenerare fraintendimenti. Per continuista s intende la continuità fra rete insediativa altomedievale e medievale, ovvero le forme del popolamento altomedievale costituirono l ossatura della rete insediativa dei secoli successivi. È invece da intendere come discontinuista in relazione all insediamento tardoantico: passaggio dall insediamento sparso all insediamento accentrato a partire dalla fine del VI-VII secolo. 64. Per Rocca S. Silvestro si veda soprattutto FRANCOVICH, WICKHAM 1994 e bibliografia citata. 14

5 L altomedioevo non è un periodo drammatico del popolamento e di selezione dei centri abitati, come potrebbero far pensare le evidenze negative delle ricognizioni di superficie. Al contrario, siamo di fronte alla formazione della nuova trama insediativa delle campagne, sulla quale si innestò più tardi la rete dei castelli. L altomedioevo rappresenta una fase cruciale nella storia dell insediamento e nell affermazione delle aristocrazie rurali. La signoria territoriale pose le proprie basi su una serie di patrimoni fondiari formatisi in questi secoli; il sorgere dei castelli costituì sia il segno forte del nuovo ruolo sociale, politico ed economico che andavano assumendo gruppi di grandi e medi proprietari, sia la definitiva trasformazione dei centri preesistenti. Da tutto ciò ne consegue che scavare i castelli rappresenta ad oggi una tra le strategie di ricerca più redditizie per la comprensione dei caratteri del popolamento altomedievale. L elaborazione di una modellistica concernente i centri d insediamento pre-castrale deve comunque seguire un progetto di ricerca ben definito, sia dal punto di vista operativo sia per gli aspetti qualitativi dei dati prodotti. Operativamente è necessario basarsi su un numero cospicuo di casi da indagare e su scavi in estensione rappresentativi di ampie percentuali dello spazio incastellato. La gamma di realtà insediative altomedievali individuate in Toscana, seguendo questa strada, evidenzia come il semplice riconoscimento di alcune buche di palo o di alcune capanne non esaurisce le problematiche a cui tentare di dare risposta. Qualitativamente è indispensabile basarsi su indagini dove l analisi combinata di tutti i tipi di restituzione (dalle strutture edilizie, ai reperti ceramici, osteologici ed archeobotanici sino agli eventi geoarcheologici) rappresenta il mezzo principale per la caratterizzazione dei villaggi nella diacronia; troppo spesso, all interno delle pubblicazioni di scavi, tali dati vengono relegati in una dimensione descrittivistica non funzionale alla costruzione di modelli. Dal punto di vista archeologico, infatti, il problema, oltre che nell individuazione delle strutture e della composizione dei centri d insediamento per comprenderne le trasformazioni, risiede nella creazione di una griglia di indicatori materiali utili nel definire la natura socio-economica dei villaggi. Ciò significa valutare tramite sistemi correlati di fonti materiali, talvolta rischiando anche uno sbilanciamento nella loro lettura, quali tipi di rapporto esistevano fra gli abitanti, quali tipi di organizzazione del lavoro si svilupparono, come vennero gestite e in quali forme evolvettero. 15

6 16 Fig. 5 Toscana: scavi di castelli e castelli con continuità su insediamenti altomedievali.

7 17 Fig. 6 Toscana: scavi di castelli e castelli oggetto di interventi a scala ridotta.

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