Anna Gamberini, Sara Morsiani (Università di Bologna- DISCI)
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1 SUASA IN ETÀ TARDOANTICA. NUOVI DATI DALLA VIA DEL FORO Anna Gamberini, Sara Morsiani (Università di Bologna- DISCI) Nel sito di Suasa (AN), oggetto di scavi sistematici da parte dell Università di Bologna dal 1988, sono emersi nel corso degli anni edifici di natura pubblica e privata databili fra il III-II secolo a.c. e la media età imperiale. Successivamente è documentata una certa vivacità edilizia ancora nel corso del III secolo, come testimoniano ad esempio diversi interventi riferibili a quest epoca nella domus dei Coiedii, mentre per il IV secolo nella stessa abitazione sono state riscontrate semplici opere di manutenzione che cessano con il secolo successivo, al quale non è possibile assegnare alcuna struttura abitativa. Esistono tuttavia segni di frequentazioni tarde nella città. Essi sono costituiti in minima parte da manufatti (vasellame e monete), cui si affiancano altre evidenze che difficilmente possono essere datate in maniera assoluta ma che, per la loro natura, sono da collocare in una lunga fase di declino e progressivo abbandono dell area. Si tratta in particolare dei diversi focolari accesi nell area del quartiere abitativo e di numerose calcare rintracciate nell area del foro. Quanto infine alle sepolture, ne sono state rinvenute diverse sia nella necropoli meridionale sia nella zona un tempo occupata dal giardino della domus: se la loro assegnazione ad un epoca tarda deriva principalmente da dati stratigrafici, l unico elemento di corredo, proveniente proprio da un sepoltura nella seconda area, costituito da un olletta in ceramica grezza, è databile a fine V-inizi VI sec. I materiali emersi nel corso di più di vent anni di scavo nel sito, alcuni dei quali sono stati oggetto di uno studio sistematico di imminente pubblicazione, sono databili in massima parte entro la tarda età imperiale, essendo quelli successivi quantitativamente poco rilevanti. Il recente scavo della Via del Foro ha invece offerto un quadro differente per quanto riguarda la cronologia dei manufatti. Questo percorso stradale, realizzato sopra a strati databili a partire dal II secolo a.c., venne regolarizzato in una via glareata in età augustea. Il basolato messo in luce dagli scavi si data invece al pieno II secolo d.c. e restò sicuramente in uso fino al IV-V secolo, epoca nella quale si iniziò ad utilizzare una nuova strada, anch essa sovrapposta alle precedenti, che pare essere stata in uso fino al pieno VI secolo. I materiali rinvenuti in questo scavo sono dunque compresi entro un ampia forchetta cronologica, ma la maggior parte di essi si data al IV secolo: per questo motivo, e poiché l epoca tarda è poco rappresentata negli altri contesti suasani, ci è parso opportuno presentare i primi risultati di questo studio, al fine di aggiungere elementi utili a delineare le ultime fasi di vita della città. Relativamente al vasellame la classe più rappresentata è costituita dalle ceramiche comuni, ed in particolare da quelle caratterizzate da impasto grezzo. Ad esse si affiancano anfore, ceramiche fini di importazione (Terra Sigillata Africana) e italiche (Terra Sigillata Medioadriatica e altre Sigillate), lucerne, vetri. Tra le ceramiche grezze, si è scelto di prendere in considerazione essenzialmente due forme, ritenute maggiormente indicative delle fasi tarde: i tegami con orlo rientrante e le olle caratterizzate dalla presenza di una decorazione incisa. I tegami mostrano una notevole variabilità nelle dimensioni, da 16 a 40 cm circa; tutti invece si caratterizzano per la vasca, troncoconica o appena emisferica, poco profonda (5-6 cm al massimo) e per il fondo piatto. È stato possibile distinguere cinque varianti, sulla base della morfologia e dell andamento, più o meno rientrante, dell orlo. Tale variabilità morfologica non sembra sempre rispecchiare differenze dal punto di vista cronologico, in quanto le prime tre tipologie (1-3) trovano confronti in contesti databili omogeneamente tra il IV e il V sec. a Luni (La Spezia), Pianello Val Tidone (Piacenza), Castelnuovo di
2 Garfagnana (Lucca), Scoppieto (Terni) e Poggio Gramignano (Terni). Il quarto tipo (4) è attestato, oltre che nei siti suddetti, anche in vari scavi condotti a Roma e mostra invece cronologie più ampie, che vanno dal IV-V fino al VII sec. Una variante leggermente posteriore sembra infine rappresentata da quei tegami ove l orlo è talmente rientrante da risultare quasi piegato e spesso ribattuto superiormente (5-6), che compaiono, ad esempio a Classe, in contesti datati tra il secondo quarto e la metà del V sec. Sono poi presenti alcuni tegami che ricordano morfologicamente esemplari in terra sigillata africana; in particolar modo abbiamo imitazioni della forma Hayes 61 (nelle due varianti A e B: 7), collocabili cronologicamente dal secondo quarto del IV alla metà del V sec., oltre ad un tegame con le pareti di spessore ridotto e l orlo poco rientrante, ingrossato ad anello, che ricorda il tipo Hayes 105B in sigillata D (8), datato tra fine VI e inizi VII sec. Il nostro frammento trova, tuttavia, un confronto puntuale anche con alcuni tegami rinvenuti in un deposito di inizi IV-metà V sec. sulle pendici del Palatino. Tra i tegami più tardi va segnalato, infine, un esemplare con breve orlo rientrante (9), sul quale è visibile un motivo ad onda inciso, ben distinto dalla parete obliqua rettilinea, con zigrinatura esterna. Analogie sono state riscontrate con un contenitore da Cittanova (Venezia), definito bacile e rinvenuto in uno strato di VII-VIII sec. Per quanto riguarda le olle, dallo scavo della Via del Foro provengono innanzitutto alcune riferibili al tipo Classe, con decorazione a pettine a fasci di linee orizzontali e ondulate sia sull orlo a tesa rialzata (che può anche essere ingrossata a sezione triangolare), che sulla pancia più o meno globulare (10-11). Esse trovano confronti con esemplari da Torino, Venezia, Trieste, Piacenza, Pisa, Osimo, Foggia e dalla Slovenia, in contesti che vanno dalla metà del V agli inizi del VII sec. Ad una fase successiva, almeno della seconda metà del VI sec. (sulla base dei confronti con l area toscana, veneta e alpina), sembrano potersi datare invece due olle globulari, entrambe caratterizzate dalla presenza sulla spalla di un motivo a onde, inciso piuttosto profondamente mediante uno strumento a punta. In un caso le onde sono alte e appuntite e l orlo è molto svasato, esternamente bifido (12); nella seconda olla, di dimensioni maggiori, l orlo è svasato e ribattuto all esterno, mentre le onde sono basse e molto ravvicinate fra loro (13). Il fatto che questo secondo recipiente si trovi in associazione a quelli con decorazione a pettine permette di datare tutte le olle qui menzionate alla seconda metà del VI sec. Relativamente alle ceramiche depurate, anch esse numericamente molto rilevanti, se ne segnalano alcune di particolare interesse. Fra le bottiglie è notevole un esemplare, confrontabile con una bottiglia da Fiesole di VI-VII sec., il cui orlo a imbuto è decorato esternamente da un motivo a onda inciso (14). Le olle comprendono esemplari con forma (15) e/o decorazione (16,17) che più frequentemente si riscontrano sulle ceramiche con impasto grezzo. Lo stesso si può osservare per alcune forme aperte avvicinabili ai tegami con orlo rientrante (18,19) o a casseruole in ceramica da cucina africana (20). Frequente è anche la decorazione a tacche incise, attestata su un coperchio infossato (21) e su catini (22). Si attesta la presenza del vaso a listello (23) avvicinabile ad analoghi esemplari in ceramica invetriata (da diversi siti in alto Adige, da Torcello, da Classe) datati fra la metà del V e la metà del VI sec. Di particolare interesse è infine la presenza di una parete in ceramica depurata di colore beige-giallastro decorata da fasce parallele pettinate con motivo a onda (24), forse assegnabile ad una produzione ben attestata in area laziale e meridionale a partire dal VII e per tutti i secoli VIII e IX, ma documentata anche a Rimini. Quanto alle Sigillate Africane le forme più tarde documentate sono la Hayes 91 A (25: prima metà V sec.), la Hayes 85 B e 87 (26 e 27: seconda metà V sec.) oltre alla preponderante Hayes 61 B (28: V sec.).
3 Relativamente alle Sigillate di produzione italica si segnala la presenza di diverse forme in Terra Sigillata Medioadriatica, databili tutte tra il III e la prima metà del V sec. Esse comprendono la scodella Br Tab 10/17 (29), il piatto 19/22 (30) e i piatti-vassoio Br Tab 12 (31) e 23 (32). Ad essi si affianca un interessante forma chiusa con decorazione graffita (33) riferibile ad una produzione di V-VI sec. anch essa adriatica, come testimonierebbe un esemplare riminese che alla decorazione graffita associa la suddipintura. Essa trova confronti con esemplari rinvenuti in Italia meridionale, a Rimini, Senigallia e Ancona. I vetri comprendono orli avvicinabili alla bottiglia AR (34: tardo III-inizi V), la bottiglia con ventre globulare Is 104 (35: seconda metà III-V sec.), presente anche nel repertorio altomedievale (forme Stiaffini B.1 e B.5, di V-VII sec.), un fondo riferibile alla toilet bottle Is 105 (36: IV sec.) o alla lucerna Is 106d (V-VI sec.), il bicchiere Is 109/AR 70 (37: tardo III-IV sec.), il calice Is 111 (38): IV-V sec.), presente anche nel repertorio altomedievale e dunque databile fino al VII sec. Le lucerne, poco rappresentate (per le quali si veda il poster presentato da F. Biondani), si datano ai secoli IV e V. Esse comprendono almeno tre esemplari di lucerne a canale Buchi Xc e diverse lucerne africane o di imitazione di tipo Atlante VIIIB e Atlante X. Relativamente alle anfore quelle africane, nettamente preponderanti, comprendono tipi databili fra il II e gli inizi del VII secolo, con una netta preponderanza delle anfore di IV-V secolo. Si tratta in particolare della Dressel 30 (II-IV sec.: 39), dell Africana IIC 2 (fine IIIprima metà IV sec.: 40), dell Africana III A, III B (IV sec.: 41 e 42) e III C (che forse è però interpretabile come spatheion, dunque databile fra fine IV e VI: 43) e degli spatheia, databili al V-VI (44) e al VI-VII sec. (45). Ad esse si aggiunge poi un esemplare riferibile al tipo Keay 61 C fino ad ora mai identificato nel sito, prodotto fra fine VI e inizi VII sec. (46). Quanto alle produzioni italiche è significativa la presenza di una probabile variante tarda dell anfora tipo Spello (in base al confronto con un esemplare da Forum Novum, probabilmente residuale in un contesto di metà VI-VII sec.: 47) e di un anfora Ag. M 254 (seconda metà II-IV sec.: 48) e. La loro presenza testimonia un interessante contatto con la Sicilia e l area dell appennino Umbro. Concludendo, si può notare come, a fronte di un nucleo piuttosto cospicuo di materiali ascrivibili al IV-V secolo (periodo al quale si data anche la maggior parte delle monete rinvenute nell area: si veda il poster di S. Sassoli) e riferibili quindi ad una fase ancora insediativa di Suasa, sia stato possibile individuare alcuni frammenti databili a partire dalla fine VI-inizi VII secolo. Si tratta di contenitori decorati con motivo a onda, in ceramica sia grezza sia depurata, di un tipo di tegame in ceramica grezza, di due anfore africane, oltre forse ad alcuni reperti in vetro, la cui datazione è però resa incerta dal precario stato di conservazione. Queste attestazioni tarde, tutte provenienti da fosse di spogliazione, ci testimoniano dunque una frequentazione dell area ancora agli inizi del VII secolo; esse, numericamente piuttosto esigue e peraltro assenti in tutte le altre aree indagate finora, non sono tuttavia sufficienti a indiziare l esistenza di un vero e proprio insediamento suasano in tale epoca. Infine, nonostante sia verosimile che la strada in età medievale e moderna abbia continuato ad essere percorsa (come suggerisce la presenza lungo la via di un edificio di epoca rinascimentale), stupisce il fatto che pochissimi reperti vi siano stati dispersi dopo gli inizi del VII secolo.
4 SUASA IN ETÀ TARDOANTICA. NUOVI DATI DALLA VIA DEL FORO Anna Gamberini, Sara Morsiani (University di Bologna- DISCI) ABSTRACT Recent fieldworks in Via del Foro, (in the ancient town of Suasa, Ancona - Italy), shed new light on previously unexpected archaeological aspects of the area. During the last twenty years, materials which can be dated only between the III II century BC and the IV century AD have been found in the site. Surprisingly, the excavation in Via del Foro brought to light a paved road which can be ascribed to the Middle Roman Empire, most probably showing continuity of use until the V century AD. The vast majority of the findings spans the IV-V century AD, while a smaller percentage belongs to the end of the VI VII century AD. These materials consist of plain and fine wares, decorated with incised wavy motifs, a type of cooking pot with rim deflected on interior, completely different from the numerous other cooking pots unearthed in the area, a spatheion 3, an amphora Keay 61 and, maybe, a few glass findings. The materials dated to the IV V century AD are mainly coarse and cooking wares, ARS, other red slip wares produced in the Adriatic region, glasses, lamps and amphorae. This ongoing study highlights two aspects: 1) The discovery of materials spanning from the end of the VI to the VII century AD (unearthed for the first time in Suasa): most probably to be related to the phase of abandon of the area, rather than suggesting the continuity of use of the site even during the Late Antiquity. 2) Despite the probable use of the road even during the Medieval and Modern Times, the dispersion of pottery or coins is quite not documented after the VII century AD.
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