STUDIO PER IL RECUPERO NATURALISTICO E MORFOLOGICO DEL FIUME ADIGE TRATTO PONTONCELLO TOMBAZOSANA

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1 STUDIO PER IL RECUPERO NATURALISTICO E MORFOLOGICO DEL FIUME ADIGE TRATTO PONTONCELLO TOMBAZOSANA Trento, dicembre 2007

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3 INDICE 1 PREMESSA STUDIO PER IL TRATTO PONTONCELLO TOMBAZOSANA: MOTIVAZIONE DELLE SCELTE E METODOLOGIE ADOTTATE INQUADRAMENTO NEL BACINO DEL FIUME ADIGE LO SBARRAMENTO DI PONTONCELLO LE INDICAZIONI DEI RILIEVI TOPOGRAFICI SUL FIUME...9 Confronto tra la configurazione descritta dal rilievo del 1954 e quella descritta dal rilievo del LA SCELTA DEL TRATTO DI FIUME IL TRATTO PONTONCELLO TOMBAZOSANA: INQUADRAMENTO GENERALE PROPOSTE E COMMENTI SCATURITI DAI TAVOLI DI CONSULTAZIONE UNO SGUARDO SULLA PIANIFICAZIONE ESISTENTE NEL TERRITORIO VERONESE E QUADRO DI RIFERIMENTO P.R.S. e P.T.R.C. nel processo di pianificazione regionale Nuovo Piano Territoriale Regionale di Coordinamento Il Piano di area Rete natura PAT Piano di assetto territoriale Comune di Verona Osservazioni: il ruolo del piano di gestione La direttiva 91/676/CEE Il PTA del veneto Norme relative all attività estrattiva INQUADRAMENTO ED ANALISI: GLI ASPETTI IDROLOGICI LE PORTATE AL COLMO DI PIENA Introduzione Il modello di Gumbel Il modello GEV Il modello M.G Il modello VAPI Risultati ottenuti nelle sezioni dotate di serie storiche Estensione dei risultati per il tempo di ritorno tr pari a 100 anni PORTATE MEDIE DEL FIUME ADIGE: CONSIDERAZIONI Analisi delle portate medie annuali a Trento e Boara Pisani Analisi delle Portate Medie Mensili a Zevio Analisi delle Portate Medie Mensili a Boara Pisani LA CARENZA IDRICA CICLICA Possibili accumuli in area golenale INQUADRAMENTO ED ANALISI: GLI ASPETTI GEOMORFOLOGICI E SEDIMENTOLOGICI INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO INQUADRAMENTO GEOLOGICO INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO CARATTERISTICHE SEDIMENTOLOGICHE DELLA PIANA DI DIVAGAZIONE CARATTERISTICHE SEDIMENTOLOGICHE DEGLI ALVEI FLUVIALI METODI DI MISURA DELLE GRANULOMETRIE D ALVEO METODI DI CAMPIONAMENTO SUPERFICIALE I CAMPIONAMENTI NEL TRATTO CONSIDERATO...59 Sintesi dei risultati INQUADRAMENTO ED ANALISI: GLI ASPETTI IDRAULICI LA FILOSOFIA DELLA RIQUALIFICAZIONE (DA UN DOCUMENTO ELABORATO DA C.I.R.F.)...67 I

4 6.2 LA GEOMORFOLOGIA FLUVIALE IL FIUME OGGI LA REALIZZAZIONE DI TRAVERSE FLUVIALI POSSIBILI ESONDAZIONI IN PROSSIMITÀ DELLA FOCE INQUADRAMENTO ED ANALISI: MODELLAZIONE 2-D A FONDO MOBILE FUNZIONALITÀ DELLE GOLENE RICENTRALIZZAZIONE DELL ALVEO E ABBASSAMENTO DELLE GOLENE COSTI E BENEFICI DELL OPERAZIONE DI RIQUALIFICAZIONE RICENTRALIZZAZIONE DELL ALVEO E ABBASSAMENTO DELLE GOLENE: LA NUOVA IPOTESI Osservazioni sui risultati In fase di progetto Nuovi sviluppi Risultati ottenuti CONCLUSIONI INQUADRAMENTO ED ANALISI: FUNZIONALITÀ FLUVIALE CAPACITÀ AUTODEPURATIVA DEL CORSO D ACQUA METODOLOGIE DI MISURA Deflusso minimo vitale in Adige L INDICE DI FUNZIONALITÀ FLUVIALE (IFF) Scheda IFF ed Applicazione metodo IFF nel tratto considerato Scheda IFF ed IL FLUVIAL ECOSYSTEM ASSESSMENT (FLEA) INDICI WSI E BSI INTERVENTI DI RINATURAZIONE FINALIZZATI AL RECUPERO DELLA QUALITÀ ECOLOGICA DEL FIUME ADIGE INTRODUZIONE STATUS ECOLOGICO E INDIRIZZI PIANIFICATORI NELLE DIVERSE LOCALITÀ La rinaturazione delle rive in località S. Giovanni l., c. Sava, Pontoncello La rinaturazione delle rive in località a monte ponte Perez, ponte Perez, a valle ponte Perez La rinaturazione delle rive in località Fosso Gambarolo, Ca Mazzani, C. Prea, i Lorosi, Bosco Turco, Mara Alta La rinaturazione delle rive in località C. Taglio confl. Sava, Bosco della Riva, Corte Brea, Casino delle Bionde, Remoncino, Barattin, idrometro Bionde Valfonda, Ronco all'adige La rinaturazione delle rive in località Chiavica Cantalovo, Cantalovo, Casa Nuova, Ca del Sole, Albaredo Recupero della qualità biologica (ibe) in località Pontoncello, Santa Maria di Zevio, C. Brea, Ronco all Adige RECUPERO DELLE CARATTERISTICHE FISICHE, CHIMICHE E MICROBIOLOGICHE DEL FIUME INTERVENTI SULLE AREE GOLENALI INTRODUZIONE STATUS ECOLOGICO E INDIRIZZI PIANIFICATORI REALIZZAZIONE DI UNA RETE DI PERCORSI PEDO-CICLABILI ED EQUITABILI SUGLI ARGINELLI E SUGLI ARGINI MAESTRI LUNGO L ADIGE INTRODUZIONE STATUS E INDIRIZZI PIANIFICATORI INTERVENTI DI RECUPERO DEI VECCHI MANUFATTI DI CAPTAZIONE DELLE ACQUE A SCOPO IRRIGUO STATUS ECOLOGICO E INDIRIZZI PIANIFICATORI LE PRIME INDICAZIONI E PROPOSTE OPERATIVE LE INDICAZIONI DALLE ANALISI ELABORATE II

5 Difesa del suolo: regimazione delle acque Qualità dell acqua Uso della risorsa idrica Tutela dell ambiente, con particolare riferimento alla fascia fluviale Monitoraggio BIBLIOGRAFIA III

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7 INDICE DELLE FIGURE Figura 1.1 Inquadramento territoriale dell area di analisi...2 Figura 1.2 Il ponte di Zevio...3 Figura 1.3 Un primo esempio di modificazione planimetrica del corso del fiume...3 Figura 1.4 Fenomeni di abbandono di un corso d acqua...4 Figura 1.5 Proposta di sistemazione di argini...5 Figura 2.2 Quota minima del fondo dell alveo e superficie libera (tr=100 anni) da Trento alla foce...10 Figura 2.3 Quota media del fondo dell alveo da Verona alla foce...10 Figura 2.4 Variazione della pendenza dell alveo a valle di Verona tra il 1954 e il Figura 2.5 Aree di scavo e di deposito tra il 1954 e il 1996 in una sezione...11 Figura 2.6 Variazione della quota minima del fondo alveo dal 1954 al Figura 2.7 Scavi (in rosso) e depositi (in verde) nel periodo nel Fiume Adige...13 Figura 3.1 Quadro generale delle aree ambientali tutelate..18 Figura 3.2 Lo scarico del depuratore di San Giovanni Lupatoto...28 Figura 4.1 Punti sperimentali nel piano e curva interpolare...33 Figura 4.2 Andamento portate medie annuali...37 Figura 4.3 Correlazione fra la portata media annuale a Trento e a Boara Pisani...38 Figura 4.4 Andamento temporale degli afflussi meteorici..38 Figura 4.5 Correlazione fra piogge e portate a Trento...39 Figura 4.6 Correlazione fra piogge e portate a Boara Pisani...39 Figura 4.7 Andamento temporale del coefficiente di deflusso a Trento...40 Figura 4.8 Andamento temporale del coefficiente di deflusso a Boara Pisani...40 Figura 4.9 Confronto dell andamento temporale dei coefficienti di deflusso...41 Figura 4.10 Dipendenza del coefficiente di deflusso dalla portata media a Trento...41 Figura 4.11 Dipendenza del coefficiente di deflusso dalla portata media a Boara Pisani...42 Figura 4.12 Andamento temporale del rapporto fra i coefficienti di deflusso...42 Figura 4.13 Dati di portate medie annuali in due serie storiche separate...43 Figura 4.14 Andamento delle medie mensili negli anni Figura 4.15 Andamento della media mensile nell anno Figura 4.16 Portate medie mensili a Boara Pisani per decenni...46 Figura 4.17 Portate medie mensili a Boara Pisani negli ultimi 11 anni...46 Figura 4.18 Tipico andamento estivo delle portate del fiume Adige alle sezioni di Trento e Boara Pisani...47 Figura 4.19 Andamento temporale del deficit totale cumulato a Boara Pisani negli ultimi 6 anni...50 Figura 4.20 Andamento temporale del deficit totale cumulato a Boara Pisani nel periodo irriguo negli ultimi 6 anni...50 Figura 4.21 Golene presenti nel tratto Pontoncello- Tombazosana...51 Figura 5.1 Schema geomorfologico dell area...53 Figura 5.2 Carta geomorfologica di una parte dell area considerata nell indagine...54 Figura 5.3 Sezione N-S della piana alluvionale dell Adige...55 Figura 5.4 Carta idrogeologica...56 Figura 5.5 Tessitura dei sedimenti superficiali della piana di divagazione dell'adige Figura 5.6 Campione volumetrico e campione superficiale...58 Figura 5.7 I siti di campionamento individuati...59 Figura 5.8 Andamento dei valori dei diametri medi rappresentativi D50 e D Figura 6.1 Come vorremmo l Adige nel tratto arginato...67 Figura 6.2 Tratti di argine in froldo...69 Figura 6.3 Mappa storica del 1700 circa...70 Figura 6.4 Mappa storica del 1780 circa...71 Figura 6.5 Mappa storica del 1888 (dopo la piena del 1882)...71 Figura 6.6 Ortofoto del Figura 6.7 Confronto fra profili longitudinali (1954 e 1996). Il tratteggio grigio individua il tratto oggetto di studio Zevio - Tombazosana...73 Figura 6.8 La navigabilità storica dei corsi d acqua sfocianti nell alto Adriatico...75 Figura 6.9 Profilo longitudinale da Zevio alla foce con inviluppo dei peli liberi relativo alla piena con tempo di ritorno di 200 anni...76 Figura 6.10 Individuazione delle golene interessate dalla pianificazione...77 Figura 7.1 Ortofoto del 1998 con evidenziati in rosso gli argini maestri...79 Figura 7.2 Argine in froldo - Fiume Adige a Zevio...80 Figura 7.3 Sezione 1050 nell anno 1954 con pelo libero della piena centenaria simulato tramite HEC-RAS...80 Figura 7.4 Sezione 1050 nell anno 1996 con pelo libero della piena centenaria simulato tramite HEC-RAS...80 Figura 7.5 Sezione 1050 nell anno 1996 con pelo libero della piena bicentenaria simulato tramite HEC-RAS...81 Figura 7.6 Prima ipotesi di ricentralizzazione dell alveo di magra Tratto interessato...82 Figura 7.7 Prima ipotesi di ricentralizzazione dell alveo di magra Raggi di curvatura di progetto...82 Figura 7.8 Prima ipotesi di ricentralizzazione dell alveo di magra Golene interessate dall abbassamento...83 Figura 7.9 Vista 3D della prima ipotesi di ricentralizzazione dell alveo di magra...83 Figura 7.10 Prima ipotesi di ricentralizzazione dell alveo di magra - Confronto tra profilo longitudinale del 1996 e di progetto...84 Figura 7.11 Sezione 1050 nella configurazione di progetto...84 Figura 7.12 Confronto fra la sezione 1050 relativa all anno 1996 e quella di progetto...85 V

8 Figura 7.13 Prima ipotesi di ricentralizzazione dell alveo di magra...85 Figura 7.14 Prima ipotesi di ricentralizzazione dell alveo di magra...86 Figura 7.15 Prima ipotesi di ricentralizzazione dell alveo di magra - Vista 3D della geometria di progetto...86 Figura 7.16 Individuazione delle coltivazioni in golena dalla ortofoto Figura 7.17 Seconda Ipotesi: abbassamento della sola fascia fluviale larga circa 300 m...88 Figura 7.18 Zone da espropriare secondo la prima ipotesi di ricentralizzazione...89 Figura 7.19 Confronto tra la sezione 1050 originale e la sezione di progetto...89 Figura 7.20 Zone da espropriare secondo la seconda ipotesi di ricentralizzazione...90 Figura 7.21 Confronto tra la sezione 1050 e la sezione di progetto...90 Figura 7.22 Calibrazione della seconda ipotesi di configurazione mediante il modello Hec-Ras...91 Figura 7.23 Andamento tridimensionale della seconda ipotesi di ricentralizzazione del Fiume Adige...92 Figura 7.24 Nuovo profilo della sezione 1050 e livelli massimi riferiti all idrogramma di progetto con Tr = 30, 100, 200 anni...92 Figura 7.25 Tratto finale...93 Figura 7.26 Modello digitale del tratto di Zevio secondo la nuova ipotesi di ricentralizzazione...94 Figura 7.27 Zona di progetto...95 Figura 7.28 Modello digitale del tratto di Zevio secondo la nuova ipotesi di ricentralizzazione...95 Figura 7.29 Scavi e depositi nell istante di picco per l idrogramma di piena con tempo di ritorno di 100 anni...96 Figura 7.30 Andamento del fondo nell istante di picco per l idrogramma di piena con Tr = 100 anni...96 Figura 7.31 Scavi e depositi dopo il passaggio della piena con tempo di ritorno di 100 anni...96 Figura 7.32 Andamento del fondo dopo il passaggio della piena con tempo di ritorno di 100 anni...97 Figura 7.33 Sezioni trasversali...97 Figura 7.34 Come cambia la configurazione del fiume nelle varie sezioni...98 Figura 7.35 Elementi da considerare...99 Figura 7.36 Tratto cilindrico a monte e a valle Figura 7.37 Elementi da considerare Figura 7.38 Restringimento golena sx Figura 7.39 Profilo longitudinale Figura 7.40 zoom profilo longitudinale Figura 7.41 Scavi e depositi dopo il passaggio della portata Q=200m Figura 7.42 Elevazione dopo il passaggio della portata Q=200m Figura 7.43 Andamento del fondo dopo il passaggio della portata Q=600m Figura 7.44 Scavi e depositi dopo il passaggio della portata Q=600m Figura 7.45 Elevazione dopo il passaggio della portata Q=600m Figura 7.46 Andamento del fondo dopo il passaggio della piena con tempo di ritorno di 100 anni VI Figura 7.47 Scavi e depositi dopo il passaggio della piena con tempo di ritorno di 100 anni Figura 7.48 Elevazione dopo il passaggio della piena con tempo di ritorno di 100 anni Figura 7.49 Sezioni trasversali Figura 7.50 Sovralzo in curva Figura 7.51 Schema di circolazione secondaria in un canale in curva Figura 7.52 Correnti secondarie nelle curve e nei tratti rettilinei Figura 7.53 Confronto del fondo (inizio e istante di picco, inizio e fine dell onda); l esempio della sezione A-A Figura 7.54 Andamento del fondo dopo il passaggio della seconda piena con tempo di ritorno di 100 anni Figura 7.55 Scavi e depositi dopo il passaggio della seconda piena con tempo di ritorno di 100 anni Figura 7.56 Elevazione dopo il passaggio della seconda piena con tempo di ritorno di 100 anni Figura 7.57 Confronto del fondo (inizio e istante di picco primo e secondo passaggio, inizio e fine primo e secondo passaggio) nella sezione A-A Figura 7.58 Andamento del fondo dopo il passaggio della prima piena con tempo di ritorno 30 anni Figura 7.59 Scavi e depositi dopo il passaggio della prima piena con tempo di ritorno 30 anni Figura 7.60 Andamento del fondo dopo il passaggio della seconda piena con tempo di ritorno 30 anni Figura 7.61 Scavi e depositi dopo il passaggio della seconda piena con tempo di ritorno 30 anni Figura 7.62 Andamento del fondo dopo il passaggio della terza piena con tempo di ritorno 30 anni Figura 7.63 Scavi e depositi dopo il passaggio della terza piena con tempo di ritorno 30 anni Figura 7.64 Andamento del fondo dopo il passaggio della quarta piena con tempo di ritorno 30 anni Figura 7.65 Scavi e depositi dopo il passaggio della quarta piena con tempo di ritorno 30 anni Figura 7.66 Andamento del fondo dopo il passaggio della quinta piena con tempo di ritorno 30 anni Figura 7.67 Scavi e depositi dopo il passaggio della quinta piena con tempo di ritorno 30 anni Figura 7.68 Confronto del fondo (inizio, istante di picco e fine dei vari passaggi) nella sezione A-A Figura 8.1 Tabella di sintesi per l applicazione dell IFF..117 Figura 8.2 Sezione 1046, seconda campagna di indagine.123 Figura 8.3 Campionamento del macrobenthos Figura 9.1 Legenda generale tratta dallo studio sulla qualità delle rive Figura 9.2 Dettaglio del tratto di fiume Adige oggetto dello studio sulla qualità delle rive Figura 9.3 Golena di Pontoncello Figura 9.4 Golena di Pontoncello (ortofoto 2003) Figura 9.5 Dettaglio dello studio sulla qualità delle rive nel tratto a valle di Ponte Perez Figura 9.6 Vegetazione riparia Figura 9.7 Dettaglio dello studio sulla qualità delle rive nel tratto in loc. C. Taglio Figura 9.8 Dettaglio dello studio sulla qualità delle rive nel tratto in loc. Cantalovo-Albaredo...139

9 Figura 10.1 Ortofoto dell area golenale in prossimità di Zevio Figura 10.2 Proposte di intervento per la rinaturalizzazione del fiume Figura 10.3 Proposte di intervento per la rinaturalizzazione del fiume Figura 10.4 Proposte di intervento per la rinaturalizzazione del fiume Figura 11.1 Itinerario ciclabile nazionale e all interno del bacino del fiume Adige Figura 11.2 Tratto di pista ciclabile Figura 11.3 Pista ciclabile e vegetazione riparia Figura 11.4 Stato Attuale delle rive Figura 11.5 Ipotesi di realizzazione di corridoio vegetato fluviale Figura 11.6 Ipotesi di realizzazione di corridoio vegetato fluviale Figura 11.7 Esempio di tipologia di pavimentazione della pista ciclabile e di segnaletica Figura 11.8 Itinerario ciclabile nell area di indagine VII

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11 1 PREMESSA TRATTO ADIGE PONTONCELLO TOMBAZOSANA All interno delle competenze dell Autorità di Bacino previste dalla L. 183/89 e dalle successive modifiche, si prevede la redazione ed approvazione del Piano di bacino anche per stralci relativi a settori funzionali o per limitate porzioni di territorio. Ciò significa che il processo di formazione del piano, individuate le finalità, i criteri e gli obiettivi, può svilupparsi là dove si manifestano esigenze prioritarie. Prima di affrontare qualsiasi livello di pianificazione, è procedura consolidata per l Autorità di Bacino Nazionale dell Adige promuovere un confronto con enti pubblici e privati, associazioni culturali ed ambientaliste, per conoscere le esigenze di tutti i portatori di interessi locali, in modo da ottenere una pianificazione il più possibile concertata. Per iniziare la discussione sui temi del presente documento è stata preparata nell estate 2006 una relazione preliminare che rapidamente descriveva i principali aspetti, richieste, emergenze ecc. di un importante tratto di fiume che è quello compreso tra Pontoncello e Tombazosana. Tale tratto di fiume era stato scelto, come si vedrà più avanti, perché ritenuto esemplare per gli aspetti caratteristici e le problematiche riscontrabili anche su tutto il corso del fiume a valle di Verona. L obiettivo era quindi la elaborazione di uno studio da cui trarre linee guida che anticipino i criteri ed i metodi di analisi e le proposte di intervento da poter utilizzare successivamente nella redazione di stralci territoriali, ed in particolare del tratto da Tombazosana alla foce, nella prospettiva del recupero naturalistico e morfologica del fiume. Il documento preliminare per l avvio delle discussioni prevedeva: - la certezza della necessità di affrontare tutte le tematiche assieme. Infatti, solo collegando in un solo progetto sia aspetti idraulici che ambientali che connotano un determinato tratto di fiume e il territorio che lo circonda, si ha la sicurezza che entrambi siano presi in considerazione ed attuati nella stessa misura; - che i progetti non devono fermarsi alla sola realizzazione. Solo inserendo un sistema gestionale successivo alla realizzazione delle opere, prevedendone anche il finanziamento, si ha la certezza che eventuali parchi, piste ciclabili, ripristini ambientali ecc. non vengano dimenticati e possano autosostenersi in un futuro prossimo. Proprio per dare il senso di unitarietà in tutte le azioni che si descriveranno successivamente, si fa riferimento ad un progetto unico in modo da evitare l impostazione in singoli progetti, di cui spesso vengono realizzati solo i più interessanti da un punto di vista economico. Nel caso di un parco fluviale, composto da un sistema di aree sulle quali le azioni devono essere modellate in funzione degli obiettivi sopra citati, le azioni devono scaturire anche da analisi e da valutazioni scientifiche delle situazioni ambientali delle diverse zone. Il parco fluviale diventa, pertanto, l asse portante di una procedura pianificatoria che può svilupparsi concretamente all interno del territorio, cioè nello spazio, ma anche nel tempo, con momenti successivi di attuazione. Non solo, questa concezione può essere vista essenzialmente come la base di riferimento per una strategia coordinata di intervento, in quanto la rete degli spazi non è una rete di vincoli, ma di tutela attiva. E il caso di questo studio dove si intende indirizzare le attività anche per realizzare il parco fluviale, visto non come sistema di vincoli ma come processo virtuoso di interventi per uno sviluppo sostenibile. L area di indagine interessa quindi un tratto di fiume di circa 25 km con una superficie compresa fra le arginature per complessivi 1255 ha, di cui 740 circa classificabili come golene. 1

12 L area considerata ricade nel territorio dei seguenti comuni Albaredo d Adige 31 ha Belfiore 322 ha Ronco all Adige 248 ha San Giovanni Lupatoto 24 ha San Martino Buon Albergo 133 ha Veronella 3 ha Zevio 494 ha Figura 1.1 Inquadramento territoriale dell area di analisi Anticipando sommariamente i contenuti del presente lavoro, si può osservare che gli interventi e le attività proposti in accordo con i Comuni, Consorzi di Bonifica, Enti Istituzionali preposti alla gestione del territorio ed Associazioni Ambientaliste, sono finalizzati ad ottenere alcuni importanti obiettivi: - la riqualificazione ambientale; - la fruizione dell ambito fluviale a fini ricreativi e di educazione ambientale; - la riduzione dell inquinamento delle acque; - la riduzione del rischio idraulico; - un miglioramento delle condizioni bio-ecologiche del fiume e delle rive; - un servizio di gestione e sorveglianza della zona. Molto sinteticamente, si tratta di a) pianificare la risoluzione di emergenze di tipo idraulico dovute a: - abbassamento diffuso del talweg nel tratto arginato che causa problemi di stabilità alle infrastrutture viarie (Ponte di Zevio); - ridottissimo trasporto solido proveniente da monte; 2

13 Figura 1.2 Il ponte di Zevio - allagabilità delle golene notevolmente ridotta, con esiguo contributo alla laminazione dell onda di piena, alla riduzione del tirante idraulico e alla riduzione della velocità della corrente di piena, con possibili esondazioni del fiume in prossimità della foce; - strutture arginali in froldo, in alcuni tratti, con conseguente pericolo per la stabilità delle stesse; - difficoltà di attingimento per le derivazioni dal fiume anche per frequenti condizioni di deficit idrico; - aree golenali con zone intensamente coltivate, presenza di strutture fisse quali impianti di irrigazione e serre e di vegetazione che possono costituire ostacolo o pericolo al naturale deflusso durante le fasi di piena; Figura 1.3 Un primo esempio di modificazione planimetrica del corso del fiume b) pianificare la risoluzione di emergenze di tipo ambientale dovute a: 3

14 - situazioni di abbandono nelle pertinenze del fiume (degrado, immondizie e sporcizia) associati a mancanza di portata a causa della derivazione pressoché totale della portata del fiume del canale S.A.V.A. (che deriva fino a 130 m 3 /s) che non consentono la fruibilità delle aree a fiume ed inibiscono la capacità autodepurativa del fiume; - presenza nelle aree golenali di coltivazioni agricole intensive che contribuiscono a rilasciare residui di pesticidi in genere, di azoto e fosforo, alimentando un inquinamento di origine diffusa, veicolato dal terreno alluvionale estremamente permeabile, e riducono considerevolmente la biodiversità; Figura 1.4 Fenomeni di abbandono di un corso d acqua c) pianificare la risoluzione di emergenze di fruibilità con progetti di fruizione per il tempo libero quali, ad esempio: - sistemazione delle strade arginali per il servizio di piena e utilizzabili come piste ciclabili da inserire nel percorso europeo di collegamento fra Passo Resia ed il mare, seguendo l antica via alzaia e l intero sviluppo delle arginature, denominato Adige-Sole; - ripristino della navigabilità con percorsi sportivo canoistici; - realizzazione di percorsi pedonali, ciclabili ed equitabili, allestimento di aree di sosta attrezzate e di aree per l osservazione della fauna (bird-watching); - realizzazione di laghetti per pesca sportiva; - realizzazione di bacini di accumulo e soccorso per l irrigazione; - sistemazione delle isole; - attivazione del Servizio di gestione e sorveglianza. Per la mitigazione di alcune situazioni di disagio, Comuni e Consorzi di Bonifica si sono attivati nel segnalare alla Autorità di Bacino proposte progettuali e studi di fattibilità di interventi per fronteggiare le citate situazioni di emergenza. La Regione Veneto sollecita, in proposito, una proposta dell Autorità con indirizzi e linee guida che mettano a fuoco, con una visione complessiva, le necessità e le possibilità di intervento sul fiume. L Autorità di bacino ha, in realtà, già realizzato studi e avviato collaborazioni con soggetti diversi (Università di Padova e Venezia per il progetto sulla qualità delle Rive, Università di Trento, Consorzi di bonifica, Regione Veneto) che aiuteranno nella elaborazione del studio relativo al territorio in esame. 4

15 Figura 1.5 Proposta di sistemazione di argini E anche vero, però, che il completamento di queste attività necessita qualche anno di lavoro e quindi appare opportuno anticipare delle indicazioni e linee guida per delle azioni pilota che consentano di avviare alcune specifiche iniziative di regimazione, che diano delle risposte alle esigenze prioritarie del territorio (disponibilità idrica, laminazione delle piene, riattivazione della funzionalità delle golene, riduzione dell inquinamento di origine diffusa) ma che servano nel contempo anche, e soprattutto, per verificare e tarare le scelte che scaturiranno dagli ulteriori studi, già attivati. Nello specifico, per il tratto del fiume Adige fra PONTONCELLO e TOMBAZOSANA è possibile procedere con una attività di pianificazione che consideri in maniera integrata tutti gli aspetti, le problematiche e le possibili soluzioni. 5

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17 2 STUDIO PER IL TRATTO PONTONCELLO TOMBAZOSANA: MOTIVAZIONE DELLE SCELTE E METODOLOGIE ADOTTATE Il tratto del fiume Adige compreso fra lo sbarramento di Pontoncello e la località Tombazosana si colloca quindi nel contesto illustrato in precedenza. A completare il quadro di riferimento va ricordato che già nel programma delle attività dell Autorità di bacino erano previste delle iniziative tese alla elaborazione del progetto di piano stralcio per la regimazione del fiume Adige, con attenzione sia agli aspetti idraulici sia agli aspetti naturalistici. Per le competenze assegnate alle Province Autonome con il D.Lgs. n. 463/1999, tali attività di pianificazione erano però da programmare per la porzione del fiume ricadente nel territorio della Regione del Veneto, contribuendo comunque a costruire il quadro completo della regimazione del fiume Adige assieme al PGUAP di Bolzano e di Trento. In questa direzione l Autorità dell Adige si è attivata e la definitiva individuazione del tratto da considerare per la redazione dello studio è seguita ad alcune analisi e ad alcuni approfondimenti realizzati dalla Segreteria tecnica, in particolare sugli aspetti morfologici del corso d acqua e sulla disponibilità della risorsa come di seguito si preciserà. 2.1 INQUADRAMENTO NEL BACINO DEL FIUME ADIGE L Adige nasce da una sorgente presso il lago di Resia a 1586 m s.m.m., attraversa le province di Trento e Bolzano e la regione Veneto e percorre 410 km prima di sfociare nel mare Adriatico a Porto Fossone. Il bacino montano chiude ad Albaredo: da qui al mare Adriatico, per circa 110 chilometri, il fiume è per lo più pensile. La superficie del bacino idrografico è di km 2. Il corso d acqua, per i primi 40 km attraversa la Val Venosta (bacino imbrifero pari a km 2 ) e raccoglie la confluenza del primo grande affluente, l Isarco (bacino imbrifero pari km 2 ), poco dopo Bolzano. Gli ulteriori affluenti principali fanno capo a due rami, disposti in sinistra e destra orografica: il Noce (bacino imbrifero pari a km 2 ) e l Avisio (bacino imbrifero pari a 937 km 2 ). Accanto a questi vi sono altri affluenti di minore importanza quali: il Ram (189 km 2 ), il Solda (161 km 2 ), il Plima (162 km 2 ), il Valsura (301 km 2 ) e il Tasso (70 km 2 ) in destra idrografica; il rio Carlino (bacino 115 km 2 ), il torrente Puni (179 km 2 ), il rio Senales (2.209 km 2 ), il Passirio (428 km 2 ), il Fersina (171 km 2 ), il Leno (176 km 2 ), il Valpantena (158 km 2 ), lo Squaranto-Fibbio (156 km 2 ), l Illasi (210 km 2 ), l Alpone (305 km 2 ) in sinistra idrografica. Il tratto di fiume considerato nell indagine si colloca dalla confluenza dell Alpone verso monte, fino allo sbarramento di Pontoncello, per una lunghezza di circa 25 chilometri. 7

18 Figura Bacino idrografico del fiume Adige e suoi affluenti maggiori 2.2 LO SBARRAMENTO DI PONTONCELLO Nel bacino idrografico del fiume Adige vi sono anche alcuni impianti ad acqua fluente che derivano una parte della portata tramite un manufatto di derivazione ed una traversa e la restituiscono più a valle. Questo tipo di impianti non prevede la possibilità di regolazione della portata turbinata, e la produzione elettrica ad essi collegata dipende strettamente dalla portata che transita nel corso d acqua, a meno del deflusso minimo vitale (DMV) e nel rispetto della portata massima derivabile fissata nel decreto di concessione di derivazione. È inoltre caratterizzato da salti molto bassi, se paragonati a quelli degli impianti con capacità di invaso, per contro utilizza un quantitativo d acqua notevole rispetto a quello mediamente transitante nel fiume; per le sue caratteristiche trova la posizione ideale lungo il fiume Adige e gli affluenti Isarco e Rienza. 8

19 Ci si riferisce agli impianti con sbarramento a Mori (TN), che alimenta la centrale di Ala, ad Ala (TN) che alimenta le centrali di Bussolengo e di Chievo (VR), a Chievo (VR) che alimenta la centrale del canale Camuzzoni a Verona, a S. Caterina (VR) che alimenta la centrale di Sorio, ed infine a Pontoncello (VR) che alimenta la centrale di Zevio. La presenza di quest ultimo sbarramento, in relazione alle modalità operative di gestione dello stesso e della centrale connessa, è risultato importante nella scelta del tratto di fiume di interesse per la presente indagine. 2.3 LE INDICAZIONI DEI RILIEVI TOPOGRAFICI SUL FIUME Una specifica indicazione sul tratto di fiume da considerare nella elaborazione dello studio si è ricavata dall analisi dei rilievi topografici del fiume eseguiti negli anni 1954 e 1996 e realizzata con l obiettivo di verificare l evoluzione dell alveo in relazione agli eventi di piena succedutisi a partire dagli anni 50. I rilievi topografici considerati rappresentano le sezioni trasversali del fiume dalla sorgente fino alla foce. Tra i punti misurati di ogni sezione ce ne sono due, detti capisaldi, che rappresentano i punti di riferimento della misurazione. Il numero delle sezioni rilevate nel 1996 (1.437 sezioni) è maggiore del numero delle sezioni rilevate nel 1954 (1.266 sezioni) e per questo motivo le numerazioni non coincidono. Per ovviare a questo inconveniente nella relazione che segue le sezioni vengono indicate con il numero assegnato dal rilievo del I profili longitudinali costituiscono un importante descrizione della configurazione altimetrica del corso d acqua. Il profilo si traccia riportando in ascisse la distanza progressiva calcolata lungo la linea del talweg (linea di massima profondità del canale) misurata a partire da un origine prefissata e, in ordinate, le corrispondenti quote misurate sul livello medio del mare oppure rispetto ad un piano convenzionale prescelto. Nello stesso diagramma possono essere riportate anche altre grandezze di interesse quali le quote delle sommità arginali, le opere trasversali e le infrastrutture. Dal confronto di più profili longitudinali si possono dunque ricavare informazioni sulla variazione della quota di fondo alveo. E possibile capire se un certo tratto fluviale è stato soggetto a fenomeni di erosione distribuita o viceversa di deposito, ed inoltre stimare il periodo di inizio di tali fenomeni. Il confronto tra i profili longitudinali non è però sempre così semplice poiché i profili non sono quasi mai direttamente sovrapponibili. Errori di misura nelle distanze progressive, errori nella determinazione della quota di riferimento sul livello medio del mare (caposaldo) o addirittura quote di riferimento fittizie necessarie per progetti limitati nello spazio, possono indurre notevoli incertezze. Bisogna porre molta attenzione ai dati che si vanno a sovrapporre; talvolta a causa di errori nel sistema di riferimento si possono ottenere risultati privi di alcuna validità CONFRONTO TRA LA CONFIGURAZIONE DESCRITTA DAL RILIEVO DEL 1954 E QUELLA DESCRITTA DAL RILIEVO DEL 1996 Per un primo confronto tra le due configurazioni si sono sviluppati alcuni elaborati grafici rappresentanti i profili della quota media e minima del fondo dell alveo nell anno 1954 e

20 Ponte di San Lorenzo Trento Ponte di Sacco FIUME ADIGE - Provincia di Verona - Ponte di Borghetto quota minima del fondo alveo Ponte di Pescantina Verona città Ponte di Pietra Ponte di Zevio sezioni 1954 sezioni 1996 superficie libera 1954 superficie libera 1996 Ponte di Albaredo Ponte di Legnago Ponte di Boara Pisani Ponte di Cavarzere Figura 2.2 Quota minima del fondo dell alveo e superficie libera (tr=100 anni) da Trento alla foce FIUME ADIGE - Da Verona alla foce - quota media del fondo alveo Verona città Ponte di Pietra sezioni 1954 Ponte di Zevio sezioni 1996 Ponte di Albaredo Ponte di Legnago Ponte di Lusia Ponte di Boara Pisani Ponte di Cavarzere Figura 2.3 Quota media del fondo dell alveo da Verona alla foce Grazie a questi elaborati è possibile avere una prima valutazione visiva dell entità degli scavi e dei depositi e della variazione della pendenza dell alveo. Si nota subito come, a valle della città di 10

21 Verona, si sia sviluppata negli anni un erosione consistente che ha portato la pendenza dell alveo a diminuire dallo 0.22 allo sezioni 1954 sezioni i f =0.22 quota [m] i f = progressiva [km] Figura 2.4 Variazione della pendenza dell alveo a valle di Verona tra il 1954 e il 1996 Per avere una valutazione più precisa e quantitativa dell evoluzione dell alveo si sono confrontate le singole sezioni nei due diversi periodi storici: per rendere possibile questo confronto le sezioni sono state graficate in funzione della progressiva e sovrapposte. La sovrapposizione riguarda solamente il tratto di sezione compreso tra i pilastrini del In seguito, con il metodo dei trapezi, si sono ricavate le aree di scavo e deposito che, ripartite sulla distanza media tra due sezioni consecutive, hanno reso possibile una stima dei volumi. Figura 2.5 Aree di scavo e di deposito tra il 1954 e il 1996 in una sezione Nel primo tratto, che va dal confine tra le Province di Trento e Verona e la diga di Pontoncello, subito a valle di Verona, il fiume ha per lo più depositato. Al contrario si può osservare come, nel quarantennio considerato, nel tratto successivo che va da Verona al confine con la Provincia di Rovigo, il fiume si trovi in una situazione di forte erosione. 11

22 Il volume di materiale asportato è stato stimato in: 29 milioni di metri cubi dalla diga di Pontoncello alla foce 20 milioni di metri cubi nella Provincia di Verona Utilizzando la media mobile è stato individuato l andamento generale di scavi e depositi in riferimento alla quota minima dell alveo lungo la progressiva. Variazione della quota minima del fondo alveo 6 4 delta z [m] progressiva [km] variazione del fondo andamento medio Figura 2.6 Variazione della quota minima del fondo alveo dal 1954 al 1996 Per avere un buon riscontro grafico dell alternarsi di scavi e depositi, è stata realizzata una mappatura dei risultati come si può vedere dalla figura che segue a pagina 13. Dal punto di vista morfologico, quindi, il tratto a valle dello sbarramento risulta quello che ha subito maggiormente forti modificazioni, soprattutto per l approfondimento del fondo dell alveo. 2.4 LA SCELTA DEL TRATTO DI FIUME Il tratto di fiume per la messa a punto di linee guida è stato quindi individuato innanzitutto per le consistenti modificazioni morfologiche intervenute negli anni che lo caratterizzano. In realtà, tutto il fiume fino alla foce è fortemente modificato rispetto alla configurazione degli anni 50 ma questo primo tratto risulta fortemente alterato e risulta determinante per avviare una sistemazione sperimentale nella prospettiva di un intervento complessivo fino alla foce. E il tratto dove si collocano le aree golenali di maggior dimensione e quindi dove si ritrovano le condizioni più favorevoli per le ipotesi di realizzazione di volumi di invaso nelle golene stesse da utilizzare anche come volume di regolazione settimanale durante l estate. In totale, nel tratto fra la diga di Pontoncello e l isola di Tombazosana sono disponibili golene per circa 700 ettari. Nello stesso tempo, essendo immediatamente a valle della traversa di Pontoncello, risente in maniera pesante della derivazione effettuata dallo sbarramento stesso. Infatti, quando la portata in Adige è bassa, questa viene quasi tutta derivata nel Canale S.A.V.A., alimentato dallo sbarramento, e viene lasciata in Adige a Zevio solamente una portata di 4 m 3 /s. Le stime sulle portate defluite negli ultimi anni nel tratto indagato hanno evidenziato, alla stazione di Zevio, una portata media annua di 15 m 3 /s nel 2005 e 2006, a fronte di una portata media nel canale S.A.V.A. di 112 m 3 /s (119 nel 2006). Nelle aree golenali, inoltre, sono attivi anche numerosi attingimenti per l irrigazione delle colture ivi collocate e quindi il bilancio della risorsa risente anche di queste attività antropiche. In questa porzione di fiume, in sostanza, si sintetizzano molto bene le esigenze, diffuse lungo il corso d acqua, di recupero degli equilibri idraulici, di rispetto e ripristino degli equilibri ambientali, di 12

23 recupero delle aree fluviali con particolare attenzione a quelle degradate anche mediante usi ricreativi compatibili, della programmazione degli usi del suolo ai fini della difesa e della diminuzione del livello di vulnerabilità del sistema, del corretto uso della risorsa idrica per garantire nel corso d acqua il deflusso minimo necessario al sostegno dei diversi utilizzi. Figura 2.7 Scavi (in rosso) e depositi (in verde) nel periodo nel Fiume Adige 13

24 14

25 3 IL TRATTO PONTONCELLO TOMBAZOSANA: INQUADRAMENTO GENERALE 3.1 PROPOSTE E COMMENTI SCATURITI DAI TAVOLI DI CONSULTAZIONE L attivazione di specifici tavoli di consultazione con i soggetti portatori di interesse per le tematiche affrontate dal presente lavoro e più in generale per il corso del fiume Adige nel territorio veneto, unitamente a precedenti segnalazioni pervenute alla Autorità e ai successivi confronti e incontri di approfondimento, ha consentito di registrare alcuni temi e/o proposte ritenute di particolare interesse per il tratto di fiume considerato. Di seguito si riportano tali indicazioni in sintesi e con il riferimento al soggetto che l ha proposto: - l area da considerare va ricompresa fra la diga di Pontoncello e Tombazosana, che è corrispondente all area 10 dello studio sulla qualità delle rive e sulla quale è già stata eseguita un analisi generale per pianificazione pilota del fiume (tavolo di consultazione di San Martino Buon Albergo); - va realizzato il recupero di area golenale per finalità di percorso verde (Associazione FREEDOM); - da verificare la possibilità di parco nelle anse del fiume (tavolo di consultazione di Zevio); - proposte per la sistemazione degli argini in froldo (Ufficio del Genio Civile Regionale; Comune di Ronco all Adige); - proposta di ripristino del porto fluviale e realizzazione di pontile per osservazione naturalistica (Comune di Ronco all Adige); - ricentralizzazione del talweg (Ufficio del Genio Civile Regionale; tavolo di consultazione di Zevio); - proposta di consolidamenti alle fondazioni pile del Ponte Perez (tavolo di consultazione di Zevio); - progetti di difesa del suolo con realizzazione cassa di espansione in golena (Regione del Veneto); - proposta di nuova derivazione dall Adige (Consorzio L.E.B.); - piste ciclabili (tavolo di consultazione di San Martino Buon Albergo); - emergenza ambientale in alveo (tavolo di consultazione di Zevio); - sistemazione collettore di scarico del depuratore di San Giovanni Lupatoto (tavolo di consultazione di Zevio; Comune di San Giovanni Lupatoto); - sistemazione delle isole fluviali (tavoli di consultazione di San Martino Buon Albergo e di Zevio; WWF Verona); - gestione della proprietà demaniale del fiume: riattivazione del sorvegliante idraulico con finanziamento di soggetti diversi come cavatori, Comuni, Enti Parco (tavolo di consultazione di San Martino Buon Albergo); - indicazioni per far rivivere il fiume e attivare la navigabilità a fini canoistici (tavolo di consultazione di San Martino Buon Albergo); - progetti turistici di collegamento fra aree di interesse (tavolo di consultazione di Zevio); - verifica delle porzioni di fiume prima e dopo l area di studio, anche in riferimento agli aspetti qualitativi della risorsa idrica conseguenti alla immissione di apporti provenienti da sistemi di depurazione (tavolo di consultazione di Zevio); - va svolta una approfondita analisi delle attuali condizioni in cui si trova il fiume che risulta interessato diffusamente da fenomeni erosivi e di abbassamento del fondo che, tra altri aspetti problematici, hanno messo a serio repentaglio le difese arginali e hanno reso difficoltoso l attingimento da parte degli utenti di derivazioni dalle acque superficiali del fiume (tavolo di consultazione con i consorzi irrigui); - il quadro della situazione complessiva del fiume va aggiornato anche con riferimento allo specifico aspetto della disponibilità della risorsa idrica e dei fabbisogni idrici dei Consorzi (tavolo di consultazione con i consorzi irrigui); - in relazione al quadro generale sulla situazione del fiume, è necessario analizzare e proporre delle ipotesi di intervento per contrastare la risalita del cuneo salino (ipotesi di sbarramento 15

26 fisso) e l abbassamento dell alveo (ipotesi di soglie), e per contenere la scarsità di acqua (ipotesi di bacinizzazione) (tavolo di consultazione con i consorzi irrigui); - riqualificazione zona ex nautica, alla confluenza tra il torrente Alpone e il fiume Adige (Comune di Albaredo d Adige). 3.2 UNO SGUARDO SULLA PIANIFICAZIONE ESISTENTE NEL TERRITORIO VERONESE E QUADRO DI RIFERIMENTO Verona e la sua provincia sono interessate da tutti i livelli di pianificazione: dal livello internazionale a quello nazionale, interregionale, regionale che hanno diversi gradi di specificazione progettuale; dai livelli provinciale e locale, anch'essi più o meno approfonditi per settore tematico, e da proposte progettuali. I livelli di pianificazione internazionali e nazionali riguardano solitamente le politiche infrastrutturali siano esse su ferro gomma od altre modalità ovvero sono significativamente importanti le politiche comunitarie per l'ambiente, la tutela dei biotopi e le politiche nazionali dei bacini idrici dei quali l'adige ed il Po interessano gran parte del territorio provinciale. I rapporti con la pianificazione di livello sovraordinato sono tesi alla definizione ed al perfezionamento di politiche territoriali di livello internazionale, nazionale, interregionale. Dalle scelte promosse a questi livelli e dalla razionalità con cui esse verranno realizzate dipende non solo il ruolo ed il rango di Verona e provincia ma anche la sostenibilità dello sviluppo, l efficienza la competitività e l'equità territoriale del sistema veronese e dei sub sistemi provinciali. Il livello di pianificazione regionale si esplica attraverso i piani di settore, i Piani d'area di cui approvato il PAQE (Piano d'area del Quadrante Europa), il PTRC (Piano Territoriale Regionale di Coordinamento), che interessa sia il sistema ambientale che quello insediativo/produttivo, infrastrutturale del territorio veronese e definisce assieme alla legge urbanistica regionale (e ad altre leggi) i compiti e le competenze del PTP. Il livello interprovinciale per Verona è esplicitato istituzionalmente solo dal PTRC, mentre i rapporti interregionali - interprovinciali con le province contermini di altre regioni non sono istituzionalmente definiti se non da generici concetti. Il livello comunale è esplicitato dalla pianificazione generale comunale (PRG). Per il quadro conoscitivo relativo all area di interesse sono considerati: - Piano Stralcio per la Tutela del Rischio Idrogeologico - PTRC - Piano Territoriale Regionale di Coordinamento - Piano di Tutela delle Acque - Piano Cave Regionale - PTP - PAT Piano di assetto del territorio - Piano di Area Quadrante Europa - Piani Regolatori Generali dei Comuni dell area P.R.S. E P.T.R.C. NEL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE REGIONALE Il PTRC, Piano Territoriale Regionale di Coordinamento del Veneto, è stato adottato con DGR n 7090, in data e approvato con DCR n 250, in data Attualmente è in fase di revisione e il nuovo PTRC verrà presentato a breve. Il Piano cerca di rendere compatibili le trasformazioni territoriali sia con la società e con le esigenze dell ambiente, secondo quanto previsto dalle normative relative alla tutela del paesaggio. 16

27 Il PTRC è in linea con le politiche generali identificate e scelte dalla Regione nel PRS (Programma Regionale di Sviluppo). Il PRS definisce il fattore ambiente nella sua accezione più vasta, comprendendo in esso il sistema delle risorse e dei beni naturali, ambientali e storicoartistici del territorio rurale e l insieme delle strutture insediative, urbane e territoriali. Il PTRC. e il PRS. si integrano infine, di fatto, nel grande progetto di attuazione che la Regione Veneto ha delineato attraverso i piani di settore e i piani di area che consentano di individuare le giuste soluzioni per tutti quei contesti territoriali che richiedono ancor più specifici, articolati e multidisciplinari approcci alla progettazione NUOVO PIANO TERRITORIALE REGIONALE DI COORDINAMENTO Il PTRC vigente risale al 1985; il nuovo documento è in fase di approvazione ed è stato, nelle sue linee generali d intervento, prefigurato nel Documento Programmatico Preliminare per le consultazioni, presentato nel 2004 e redatto ai sensi della nuova Legge Urbanistica L.R. 11/2004. La legge accresce il ruolo dei Comuni e delle Province nella progettazione dell assetto territoriale, e precisa la essenziale funzione di supporto che la Regione deve fornire agli Enti locali attraverso anche una migliore definizione del PTRC e l istituzione dell Osservatorio Territoriale (banca dati di informazioni strutturate, corredate da cartografie). Il nuovo PTRC si propone come avvio di un processo di elaborazione concertata di diversi obiettivi e strategie, definendo scelte condivise e derivanti da una maggiore collaborazione sinergica tra i diversi attori istituzionali che governano il territorio. Strumento calato sul territorio comunale è il Piano d area, uno strumento di specificazione del PTRC per alcuni ambiti determinati. I comuni nell area di indagine rientrano nel Piano d Area Quadrante Europa (Ronco all Adige, San Giovanni Lupatoto, San Martino Buon Albergo). Il Documento Programmatico Preliminare per le consultazioni riprende appieno quanto previsto dall art. 15 della legge urbanistica n. 1150/1942, sia la valenza paesistica come previsto dalla legge n. 431/1985, come confermato più recentemente dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, D.Lgs 2/01/2004 n. 42. Il Piano Territoriale assume sempre di più la funzione di Quadro di riferimento territoriale regionale in grado di comporre in un disegno coerente ed efficace la pluralità di orientamenti e di indicazioni provenienti dalle istituzioni rappresentative dei diversi livelli: europeo, nazionale, regionale e degli enti pubblici operanti sul territorio. La riunificazione dello spazio istituzionale, per quanto riguarda le materie territoriali, ora effettuata dalla modifica del Titolo V della Costituzione nella riforma del 2002, consente alla Regione di rivedere il proprio ambito di competenza in modo unitario e quindi di ideare e sviluppare le politiche integrate di assetto e trasformazione. I concetti di sostenibilità e di sussidiarietà, innestati dall Unione Europea sul non sempre omogeneo sistema giuridico nazionale, consentono di procedere ad una maggior assunzione di responsabilità e di iniziative da parte delle istituzioni locali nell ambito di una concorrente e più penetrante azione di coordinamento regionale. Il documento programmatico territoriale, dedica il capitolo quinto agli Assetti territoriali: ambiente, paesaggio e politiche di settore. Secondo quanto previsto nel capitolo quinto, il territorio viene inteso come l insieme delle risorse ambientali, economiche, sociali, costituisce il riferimento per l azione di governo regionale. Si privilegia lo sviluppo sostenibile di tutto il territorio. Per ciò che riguarda il patrimonio naturale diventano importanti il riconoscimento e la conferma di una rete ecologica principale di livello regionale in gran parte già individuata nel PTRC vigente, e costituita: dalla struttura naturalistica primaria (aree ad elevata naturalità), dai nodi principali già costituiti (parchi regionali, siti di importanza comunitaria, riserve, elementi storici di rilevanza regionale) 17

28 - da corridoi di connessione (costituiti da fasce fluviali, fasce boscate, aree agricole, etc.). Nel punto 5.3 del documento si definisce la gestione della Rete Natura 2000; questo aspetto viene considerato in dettaglio più avanti nel presente capitolo. L attuazione di Natura 2000 comporta la coerenza ecologica della rete nel suo complesso, la direttiva 92/43/CEE impegna gli Stati membri a promuovere la gestione di elementi di collegamento presenti sul territorio, quali corsi d acqua con le relative sponde, sistemi tradizionali di delimitazione dei campi, stagni, boschetti, che rivestono primaria importanza per la distribuzione geografica e lo scambio genetico delle specie selvatiche. In definitiva la rete Natura 2000 può rappresentare la base della maglia infrastrutturale ambientale sulla quale costruire la condizione di sostenibilità, con contenuti propositivi di integrazione socio economica. Da ultimo con il PTRC si deve favorire la realizzazione di reti ecologiche come strumento moderno di salvaguardia e valorizzazione del territorio; l idea è quella di collegare, mettere in rete, i tanti interventi di riqualificazione paesaggistico ambientale presenti nel territorio e in particolare quelli realizzati a diverso titolo nelle zone rurali. Figura 3.1 Quadro generale delle aree ambientali tutelate In quest ottica di rete ecologica ben si inserisce la proposta dell Autorità di bacino per la realizzazione di un Parco fluviale che colleghi i SIC già esistenti con le aree a tutela paesaggistica in modo da creare un collegamento ambientale fino alla foce. Il parco si prefigge di delineare delle azioni di valorizzazione del principale corso d acqua, quale corridoio naturale di rilevante valenza storica ed ecologica di connessione tra mare e monti, mediante la previsione di un insieme di politiche e strategie orientate alla difesa attiva e alla riqualificazione degli ambiti naturali esistenti e dei contesti urbani ad essi relazionati. In questo 18

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