Switch ENERGIA PER LE FAMIGLIE EDISONCASA PIER SILVIO BERLUSCONI. Faccia a Faccia. Brin&Page NOVITA DA GOOGLE. Switch Numero 6 Giugno 2009

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1 Switch Numero 6 Giugno 2009 Switch è una rivista a Impatto Zero. Riduce e compensa le emissioni di CO2 con la creazione di nuove foreste Brin&Page NOVITA DA GOOGLE Switch LA CULTURA DELL ENERGIA Faccia a Faccia PIER SILVIO BERLUSCONI MAGAZINE PER LE AZIENDE EDITO DA EDISONCASA ENERGIA PER LE FAMIGLIE

2 EDITORIALE I numeri uno di Viviana Barozzi Direttore editoriale Abbiamo voluto dedicare questa edizione di Switch ai Numeri Uno, alle persone e alle aziende che hanno fatto del raggiungimento dell eccellenza nel proprio campo uno sprone vitale e un esempio da emulare. In questo numero troveremo molte piccole escursioni in grandi storie di eccellenza non solo italiana, ma anche mondiale. Siamo andati in California per curiosare cosa ci sia dietro alla web company più famosa del mondo, Google, che ha rivoluzionato il nostro modo di pensare e di interagire. Abbiamo voluto osservare da vicino due freschi casi di successo appena sbarcati in Italia, passando dal nuovo accattivante magazine Wired Italia alle atmosfere rilassanti del Lepri Lifestyle Salon & Spa di Milano, da pochi mesi cliente Edison. Sempre tra i clienti Edison troviamo Mediaset, sulle cui reti si è appena conclusa la prima serie di una trasmissione dedicata proprio ai Numeri Uno. Ne abbiamo incontrato il vicepresidente, Pier Silvio Berlusconi, dalla cui viva voce abbiamo cercato di capire, in un esclusivo Faccia a Faccia per Switch, cosa significhi essere al vertice di uno dei colossi dei media mondiali. Tra tanti Numeri Uno non potevamo non dare spazio a EdisonCasa, l offerta con cui Edison ha approcciato il mercato delle famiglie, e con la quale vuole confermarsi un azienda competitiva, affidabile e all avanguardia; senza dimenticare di rimanere, sempre, dalla parte del cliente.

3 SOMM ARIO Un elaborazione grafica di alcuni frame dell ultimo spot con Gerry Scotti 36 Faccia a faccia PIER SILVIO BERLUSCONI di Francesco Specchia 12 Televisione CHIAMBRETTI NIGHT di Marco Scordo 14 Aziende e successo GOOGLE di Miska Ruggeri 20 Editoria WIRED di Livio Basoli 24 Economia LA CRISI MONDIALE E L ITALIA di Paolo Contenti 26 Residenziale EDISONCASA di Alessandro Zunino Reportage 28 L ISOLA RITROVATA di Pasquale Chessa Arte 34 GENIO POLIEDRICO di Carla Testore Piccole/Medie Imprese 42 LEPRI LSS di Viviana Barozzi Servizi&Offerte 44 EDISON ENERGIA Posta 47 DOMANDE E RISPOSTE di Marco Landoni Humour 48 Citazione 50 Switch LA CULTURA DELL ENERGIA Direttore editoriale Viviana Barozzi Direttore responsabile Francesco Specchia Direttore artistico Carla Testore Coordinamento di progetto Paolo Contenti Progetto grafico Patrizia Chiesa Impaginazione Clizia Colavolpe Hanno collaborato Arturo Bandini, Livio Basoli, Pasquale Chessa, Tino Cobianchi, Sandra Cragnolini, Marco Landoni, Miska Ruggeri, Marco Scordo, Fulvio Siotto, Alessandro Zunino Immagini Blozz (vignetta), Ilisso Edizioni, Grazia Neri, Laura Ronchi gettyimages, Museo Casa Mollino, Ufficio Stampa Google, Ufficio Stampa Mediaset La redazione è a disposizione degli aventi diritto per eventuali ulteriori crediti fotografici. Realizzazione A.C.M.E. Srl Stampa Optima - Via Paullo, 9/A Milano Registrazione al tribunale di Milano n 723 del 21/11/2006 Switch è un magazine di cultura dell energia edito da Edison. Per ricevere Switch e per informazioni scrivete a: Edison Energia SpA Foro Buonaparte, Milano oppure all indirizzo switch@edison.it Switch è una rivista a Impatto Zero, il primo progetto italiano che concretizza il Protocollo di Kyoto riducendo le emissioni di anidride carbonica compensandole attraverso la creazione di nuove foreste.

4 FACCIA A FACCIA PIER SILVIO BERLUSCONI 6 Tele padre, tele figlio. S accomodi, prego, vuole un caffè?. No, grazie. Un tè, allora. Grazie, no. Forse, con questo caldo, un amaretto, un goccino d acqua, un.... No, no - grazie - no. Questa è scuola Berlusconi, non ci piove. Pier Silvio Berlusconi, sapendo che l educazione è, manzonianamente, come il coraggio di don Abbondio (se uno non ce l ha non se la può dare), quando accoglie il cronista, eleva la sua gentilezza a dignità letteraria. D altronde, se vogliamo, tutto l insieme, qui nel cuore di Tele padre, tele figlio Io, l erede, vi racconto l azienda, la famiglia, papà Silvio, Murdoch e la guerra della tivù. Intervista confidenziale con il vicepresidente Mediaset (successi, sogni e fidanzata compresi) di Francesco Specchia Mediaset, ha il gusto del romanzo. Romanzo gotico, diremmo. I corridoi lucidi e silenti che fanno tanto Shining ; il leggendario quarto piano dimora degli dei della pianificazione aziendale e Olimpo delle dirigenze megagalattiche; la porta blindata con citofono che, tra buttafuori, segretarie e zelanti (pure troppo) uffici stampa separa l ufficio del capo dei capi dal resto del mondo; e l enorme tavolo ovale e la libreria zeppa di libri turistici, trofei del Milan e doppie copie dell Eneide, Iliade, Odissea e dei Miserabili di Hugo: tutto, qui, inquieta. Tutto, tranne Pier Silvio. Pier Silvio Berlusconi detto (solo da Confalonieri) Dudi ha 40 anni. Da dieci è a capo di un'azienda con oltre quattro miliardi di fatturato, è l'ispiratore e l'artefice dell'acrobatica virata che ha dato una seconda vita a Mediaset. Ostenta un abito gessato che gli strizza i muscoli e i pensieri, e un sorriso accecante che fa pendant col bagliore dei sei televisori accesi davanti alla scrivania. La sua infanzia sembra un episodio di Heidi. Dopo aver vissuto per vent anni senza tivù, in un mondo oleografico fatto di tate, tutori privati, cavalli, montagne e vacche svizzere, oggi è il signore delle (sue) televisioni. Inoltre ha più cariche lui che cognomi Montezemolo: vicepresidente Mediaset, membro dei consigli di amministrazione di Fininvest, Mediatrade, Medusa, Mondadori, Publitalia, e scusate se facciamo qualche errore.. Non è sposato, ha una figlia, non fuma, ama il Milan e Portofino, frequenta ancora i vecchi amici delle elementari ( Come Alessandro Billi: oggi è il mio assistente ), è disponibile fino all imbarazzo. Non male per uno che la vulgata comune dipingeva come l erede futile e spocchioso dell impero, circondato da modelle e Ferrari incagliate nel parco di Arcore. Pier Silvio Berlusconi lo conosciamo da qualche anno. Questo pezzo è frutto di incontri separati che, assemblati, riconducono a un grande affresco del personaggio. Il quale, ultimamente passa il suo tempo trotterellando tra Milano, Roma e Hilversum, un paesino vicino ad Amsterdam dove ha sede la Endemol (la casa di contenuti tv di cui Mediaset è proprietaria). Pier Silvio, ce la ricordiamo che faceva il karate a Drive in, tra Boldi, Has Fidanken e le gnoccone É uno dei miei ricordi più imbarazzanti: avevo 16 anni, ed ero davvero timido. Tra le mie letture, come per molti della mia generazione c'era Hermann Hesse (che ho letto tutto), mentre tra i miei programmi preferiti c'erano i telefilm dell Uomo di Atlantide - se li ricorda? - e proprio Drive in. Ricci questo lo sapeva e, insieme a mio padre, biecamente, quasi mi costrinsero a fare quella comparsata, facevo karatè, ero un paninaro tremendo... Oggi Lei, a 40 anni, è vicepresidente Mediaset, Presidente RTI, successi pazzeschi e tutto il resto. Ma, c'è un ma. Nel 2000, quando prese possesso dello scettro, tutti, fuori e dentro Mediaset, dissero: Ecco, arriva il figlio del capo, i soliti raccomandati, chissà che combina. Invece ci ha spiazzati tutti: come ha fatto? La nostra forza (non vorrei dire la debolezza dei concorrenti che partivano con 10 punti di share di vantaggio e oggi sono sotto) parte da lontano. Sono diventato capo delle reti nel '99, amministratore delegato Rti nel 2000 molto prima di quanto mi fossi mai immaginato, tanto che quando Confalonieri me lo propose dissi: non è presto, vi rendete conto? Fu molto faticoso. Papà, che era il perno di tutto, era entrato in politica, io venni buttato nella mischia: ho dovuto costruire una squadra ex novo, perché il direttore generale e l'amministratore delegato, Brugola e Carlotti, se n erano andati per altre strade. Ho dovuto iniziare con la scelta di nuovi manager e allora, quasi a istinto, puntai sul senso d'appartenenza In che senso scusi, nel senso della lobby? No. Nel senso che già da quando misi piede a Publitalia nel '92 avevo notato che al nostro interno c'erano persone che avevano un senso di appartenenza all'azienda fortissimo. Gente tipo Pasquinelli, il dottor Giovanelli, la signora Ruffini (li chiama proprio così il sig., il dott. : quasi imbarazzzante, ndr). Vedevo tipi come Giovanni Modina, oggi direttore di Canale 5, che era un ragazzo di Bergamo che faticava 14 ore al giorno, al marketing, non certo per il modesto stipendio che percepiva, ma proprio per il senso di sacrificio: professionisti così m'ispiravano profonda ammirazione Sembra un film americano. Una grande famiglia. Magari lei e i suoi direttori andavate EDISON A COLOGNO di Sandra Cragnolini Per il secondo anno consecutivo Elettronica Industriale (Gruppo Mediaset) ha scelto Edison Energia come fornitore di energia elettrica. Elettronica Industriale possiede la rete di trasporto e diffusione del segnale del Gruppo Mediaset e copre con torri tecnologiche oltre il 95% della popolazione nazionale. Edison Energia garantisce una fornitura di circa 50 GWh annui, necessari a soddisfare il bisogno energetico di 150 torri su tutto il territorio italiano. Considerato il rapporto di reciproca soddisfazione che ha finora contraddistinto la relazione commerciale, stiamo lavorando con il gruppo Mediaset per estendere in futuro la fornitura ad un numero sempre maggiore di siti. u 7

5 FACCIA A FACCIA PIER SILVIO BERLUSCONI» HO DOVUTO INIZIARE CON LA SCELTA DI NUOVI MANAGER E ALLORA, QUASI A ISTINTO, PUNTAI SUL SENSO D APPARTENENZA» pure a cena, giocavate a pallone insieme Ovvio. Obiettivi comuni. Il nostro lavoro, a fasi, ci impegna pesantemente e ci spinge a stare insieme. E, in effetti, giocavamo spesso a calcio. Io ero ala destra, gioco tutto in velocità, chè di solito si dice di chi non ha i piedi buoni: o in porta, o all'ala, e io in porta ero piccolino Torniamo al Suo padre scende in campo, lei scende dalla Porsche e, all improvviso, si prepara a guidare la baracca. A quel punto che fa? Chiama papà? Guardi, credo che mio padre non abbia nemmeno registrato che, in quel momento, io diventavo presidente di RTI: mi ha sostenuto l'azienda.. E, tra l'altro io avevo iniziato a lavorare in tv con molta cautela: Sarò all'altezza? Intanto provo, mal che vada imparo un mestiere. In realtà avrei voluto fare il biologo marino Come il biologo marino? Massì, oppure il medico. Devo dire che con la medicina ho mantenuto una certa passione: leggo tutto quello che trovo sul rapporto mente e corpo. Per questo penso, data l'età, d'essermi giocato se non una fetta d'adolescenza, quantomeno la fase spensierata da giovane adulto. Perché mio padre, di fatto, era sparito, aveva lasciato un vuoto e tutte le persone finivano per rivolgersi a me; il mio impegno s'è sviluppato più per senso di responsabilità verso i collaboratori che per altro Ripeto: ha chiamato papà? Con papà non parlo mai di lavoro e se lo faccio lo faccio da 40enne a 72enne, col rispetto dell'età. Lo vedo talmente troppo poco che vorrei, come figlio, parlare di altre cose, godermelo almeno nei ritagli Cioè nei giorni del week end? Macché giorni: ore. Ormai sta sempre a Roma o in giro per il mondo, non so come faccia quell'uomo, alla sua età con quello che ha fatto, conduce una vita che proprio non gl'invidio. Quando fece quella deposizione in tribunale per il caso Sme è stato un grande, ma era assurdo vederlo in una situazione del genere se ci penso faccio fatica a non avere le lacrime agli occhi. Una cosa allucinante e non voglio dire altro... A proposito. Quando si parla del solito, onnipresente, leggendario conflitto d interessi, lei come si sente? Me lo chiede come vicepresidente Mediaset? Glielo chiedo come figlio: s'incavola come una bestia o riesce a stare sereno? In generale m'incavolo poco, giusto per il Milan o per qualche puntata dei programmi di Santoro. La mia serenità deriva dal fatto che ho la speranza - vorrei dire la certezza - che la giustizia trionfi sempre. Per il resto, papà è insuperabile. Gli invidio molto la dialettica e la capacità di credere in quello che fa, e di far entusiasmare tutti con le sue idee Lei è sempre misuratissimo. Pure troppo. Alcuni dicono che con le buone maniere stia fregando i suoi nemici, e che stia oscurando in popolarità sua sorella, che sembrava il geniaccio della famiglia Io non ho nemici, non so se qualcuno vede in me un nemico. E non credo che Marina abbia problemi di popolarità. Con lei, che è entrata prima in azienda, c'è un grandissimo affetto, oltre che stima: sul lavoro abbiamo ruoli complementari, ci dividiamo i compiti e rassicuriamo a vicenda: lei in Fininvest e io in Mediaset E con sua madre, Carla Dall'Oglio? Ho un bellissimo rapporto anche con lei: la sento al telefono tutte le sere Pier Silvio, si sposa? Non credo, per ora E la sua fidanzata, Silvia Toffanin, lo sa? Certo. Anche lei è molto impegnata; è giornalista, si è laureata, io sono felice che abbia scelto questa strada, rispetto a quella di letterina o artista tv. Il giornalismo è una professione che fa crescere e dura tutta la vita. Con Silvia mi piace respirare normalità e fare vacanza in mezzo alla gente comune Gente comune in Costa Smeralda, con sei ville in Sardegna? Non ci crede mai nessuno: ma io non ho mai fatto vacanze in Sardegna, al massimo 24 ore, giusto per salutare papà Pier Silvio, i soliti maligni di cui sopra ribadiscono che lei, all'interno di Mediaset, si stia facendo il suo giro, diverso da quello di Confalonieri, per prepararsi a fare il presidente. Una sciocchezza. Lei saprà che Fedele Confalonieri mi è vicino da sempre, io lo chiamo sempre zio anche in azienda, e il mio giro è il suo: al limite i direttori di rete e altri lavorano più con me sul televisivo; ma, fosse per me, Confalonieri dovrebbe fare il presidente a vita. E, le dirò, io non ho ancora deciso se in futuro vorrò fare il presidente di Mediaset Che programmi guarda, Pier Silvio Berlusconi? Zelig, Le iene, Gli invisibili e senz'altro la Gialappa s Tutta roba di sinistra. La satira non è né di destra né di sinistra. Come Mediaset Bene. Passiamo a cose un po più tecniche. Mediaset ha deciso di accollarsi l'aumento dell'iva sugli abbonamenti imposta dal Governo. Qual è, allora la differenza con Sky? La nostra non è un'operazione di facciata, tanto è vero che abbiamo riflettuto a lungo prima di prendere una decisione. Oggi la maggior parte dei nostri clienti acquista programmi in modalità pay per view, che hanno sempre avuto l'iva al 20 per cento. Ma Mediaset sta puntando con decisione sugli abbonamenti e quindi già dal 2009, e sempre più in futuro, l'impatto della nuova tassazione sarà piuttosto pesante. Tenga conto che siamo oltre i 600mila clienti fissi sul digitale (cifra che risale a febbraio 2009, ndr). Il nostro business plan prevedeva l'iva al 10%, eppure visto il successo manteniamo le stime di break-even al E comunque vada, ribadisco, non scaricheremo la nuova Iva sui nostri clienti A proposito di Sky. Fiorello ora è passato al nemico, come dice suo padre Silvio. E sta facendo spot incrociati un po inusuali nella logica di mercato. Per voi Sky è davvero un nemico e Fiorello il solito simpatico pazzerellone? Solo battute, quelle di papà. Per noi Sky non è un nemico, altrimenti non continueremmo a vendere loro contenuti come il Grande Fratello, le big del calcio e persino il canale Mediaset Plus. E poi forse mio padre, scherzando, non si riferi- PIERSILVIO BERLUSCONI E LA SUA FIDANZATA SILVIA TOFFANIN ALLA CONSEGNA DEI TELEGATTI u 9

6 FACCIA A FACCIA PIER SILVIO BERLUSCONI 10 va al rapporto tra Mediaset e Sky, ma alle crisi di nervi di Sky contro il Governo Però dopo il calcio in pay per view, con le schede prepagate, siete passati agli abbonamenti. Ora attaccate Sky sul suo terreno, il satellite, assieme a Rai e Telecom Italia Media. Siete pronti per partire con la nuova piattaforma satellitare? Lei parla dell iniziativa Tivù Sat che nasce per garantire la visione delle reti free anche a chi il segnale terrestre non arriva. E poi noi, Rai e Telecom dobbiamo valorizzare gli investimenti che abbiamo fatto sulla piattaforma universale del futuro. Per questo da giugno manderemo anche sul satellite, con un nuovo bouquet, tutti i canali gratuiti del digitale terrestre Lei continua ad andare e venire dall Olanda. Tutto questo movimento, forse, è segno che Mediaset sta pilotando da vicino lo sviluppo della sua partecipata Endemol? Mediaset guarda a questa partecipazione con una logica industriale e siamo quindi molto presenti. Ma il motore principale di Endemol sono i suoi manager. Endemol è una società brillante non solo perché ha ricavi in crescita - anche in quest'anno così difficile aumenteranno tra il 4% e il 5% superando il miliardo 300 milioni di fatturato - ma perché in tutti i Paesi ha manager capaci. Professionisti dinamici e competitivi che parlano lingue diverse, ognuno con forti radici nel proprio mercato e allo stesso tempo con un forte spirito di appartenenza al mondo Endemol Ma, scusi la televisione non era in crisi? "Tutt altro. Per quanto ci riguarda nei primi mesi quest'anno stiamo ottenendo il 43% dell ascolto. Negli ultimi anni gli ascolti Mediaset non hanno perso nulla, mentre la Rai ha ceduto oltre 4 punti percentuali'', ha spiegato riferendosi ''al target 4-64 anni, prendendo come riferimento il periodo dal 2006 al 14 marzo Un dato interessante è che la televisione si conferma un mezzo anticiclico: nel pieno di questa crisi, nei primi mesi del 2009, la televisione nel suo complesso sta registrando un aumento degli ascolti di circa il 6%, anche tra il pubblico giovane, elemento che non si era mai visto negli ultimi anni Ok, ok mi sta sommergendo di numeri. Un ultima domandina scema: dopo il congedo di Mentana stracitato sui media, Lei ha arruolato per Matrix l ex Cnn Alessio Vinci. Come sta andando, non è pentito? (Si fa serio e un po accigliato). Siamo soddisfatti per la media di ascolti di Matrix, che è uguale a quella fatta registrare con il precedente conduttore. Fine. E chi vuol capire, capisce.

7 TELEVISIONE CHIAMBRETTI NIGHT 12 LO STUDIO DEL CHIAMBRETTI NIGHT Chiambretti identikit di un boss gentile L insana passione per Marvin Gaye, David Letterman e le ballerine del Moulin Rouge. Ecco come il folletto di Italia 1 sceglie i suoi collaboratori di Marco Scordo* Ho conosciuto Piero Chiambretti 5 anni fa. All epoca lavoravo come art director e autore video, montando fra l altro trailer cinematografici. Un amico, che in quel periodo lavorava come direttore di produzione a Pronto Chiambretti, e che adesso vende a Mosca mobili costosissimi a petrolieri russi, mi chiede se ho voglia di incontrare Piero: stanno preparando il nuovo programma, Markette, e sono in cerca di nuovi autori. Dopo un paio d ore apro una porta per uno dei colloqui più strani e divertenti della mia vita. Seduti al tavolo Piero Chiambretti, Romano Frassa e Tiberio Fusco (autore personale di Piero). Si parla di tutto tranne che di televisione. Non faccio vedere il mio pur corposo showreel video. Non mi chiedono della mia esperienze televisive. Sembra una chiacchierata di ventenni che parlano dei propri gusti su cinema e sulla musica. Passo mezz ora negli studi di Magnolia, la casa di produzione, sotto lo sguardo sornione di Romano e la finta disattenzione di Tiberio, che ogni tanto scrive qualche battuta su un foglio bianco. Capisco che forse lavorerò con Piero dopo tre momenti particolari: quando dico che non guardo la televisione italiana, ma che mi piace il David Letterman Show, soprattutto nella parte di grafica e di schede filmate; quando si parla di cinema e racconto la mia videoteca (Piero è venuto di persona a casa mia due anni dopo il colloquio per controllare che avessi i 2000 dvd di cui avevo parlato); e quando ci siamo messi a parlare dei nostri gusti musicali, partendo da Marvin Gaye e arrivando a Kenny Dope dei Masters at Work. Musica soul e soul house. Tutta roba buona. Ed è proprio la musica uno dei temi e dei punti di contatto fondamentali fra me e Piero nel lavoro di questi anni. Così ho iniziato a collaborare con Piero Chiam bretti. 2 Se penso a Piero, dopo che l ho conosciuto non solo da spettatore, ma anche da collaboratore in qualità di autore video, mi viene in mente l immagine di un iceberg. Sorrido, e molto, quando Piero viene chiamato presentatore. La parte di presentatore è appunto solo la punta dell iceberg, la parte più visibile di un lavoro molto intenso che inizia alle 10 di mattina e finisce 13 o 14 ore dopo, ed è fatto di scrittura, idee e snodi creativi, preparazione delle interviste, scelte musicali, suggestioni coreografiche, consigli sul montaggio e sulle migliori inquadrature di ripresa. Solo alla fine c è il lavoro di presentatore. Prima viene tutto il resto. Come dicevo una delle attività di Piero legate al programma è quello della scelta della musica. La musica per le sigle, la musica per le coreografie, la musica per i video e gli RVM. Le scelte musicali rispettano di solito due direttrici, due filosofie, due modi di essere: una è quella che porta ai classici, all idea del passato e forse di nostalgia. L altra è quella legata al futuro, all innovazione, alla sorpresa, al divertimento. E proprio la linea che collega la musica soul di Marvin Gaye alla house dei Masters at Work o di Bob Sinclair. E una delle sorprese nel lavoro quotidiano con Piero è la sua assoluta e profonda conoscenza musicale, soprattutto della musica americana a partire dagli anni 50. La musica del Chiambretti Night, come quella di Markette prima, è una colonna sonora che non è mai banale, che è allo stesso tempo classica e innovativa, che ti spiazza sempre, 1 che non ti aspetti, che finisce quando dovrebbe continuare e continua quando sembra che si arresti. Proprio per questo per me è un grande onore confrontarmi con la conoscenza musicale di Piero e poter scegliere, unico fra tutti gli autori e i collaboratori del programma, la mia musica per i video che monto, forse proprio perché è la stessa musica che piace a Piero. E parlando sempre di musica, mi piace ricordare come esempio una parte del programma che secondo me è uno dei momenti più alti in assoluto. E l immagine di una donna, bellissima, elegantissima, che, con la voce di Frank Sinatra, canta in playback killing me softly, una canzone resa celebre anni dopo dai Fugees. Una canzone poco conosciuta cantata dalla voce più famosa della storia della canzone. Una canzone di una disarmante melanconia e dolcezza. Cantanta in playback non da un uomo, ma dalla più sensuale delle donne, Danah Metthews. Un altro momento imperdibile e assolutamente esilarante del lavoro con Piero è la cena sociale. Dopo la puntata del Chiambretti night con Piero, Romano Frassa, Tiberio Fusco e qualche personaggio del cast andiamo di solito a mangiare qualche boccone e parlare di come è andata la serata. Il ristorante di riferimento è Liù, in via Eustachi. Appena si ordina qualcosa inizia un minuetto di battute fra Piero (a sua volta proprietario di 3 ristoranti e che quindi anche sul tema ristorazione non fa mancare consigli e critiche), che di solito ordina poco o niente, e il sottoscritto e Tiberio Fusco, che invece da buone forchette partiamo con un paio di antipasti a testa e finiamo con l ammazzacaffè. A ogni portata che ci arriva Piero si ferma, indugia sui nostri piatti, alza gli occhi al cielo, inizia una disamina e un analisi quasi scientifica sulla scelta di ogni piatto, con Tiberio che borbotta e manda Piero a quel paese. La prima stagione del Chiambretti Night si è chiusa con una festa. Naturalmente all interno del locale più cool del momento. Nessun dj esterno. Abbiamo scelto e abbiamo suonato la nostra musica. La colonna sonora di 5 anni di lavoro. * Marco Scordo è autore televisivo e regista 1 PIERO CON DIEGO ABATANTUONO, SPALLA COMICA E GIUDICE DELLA TRASMISSIONE. 2 PIERO CON DANAH MATTHEWS, PRIMADONNA DEL CHIAMBRETTI NIGHT 13

8 THE GOOGLE S GUYS LE NOVITÀ DI MOUNTAIN VIEW Internet Story: dal garage al G-Phone, da Guerre Stellari all utopia dell ecologia informatica. Vita e miracoli di Sergey Brin e Larry Page, i ragazzi irresistibili che hanno avvolto il mondo nella Rete (senza che il mondo fosse stato avvertito) di Miska Ruggeri *

9 AZIENDE E SUCCESSO LA SEDEGOOGLE DI ZURIGO tanto che sono nati i verbi to google (inglese), googeln (tedesco) e guguru (giapponese); convertiamo valute e unità di misura, operiamo calcoli matematici, indicizziamo pagine web, guardiamo i video di YouTube (acquistato da Google nel 2006 per 1,65 miliardi di dollari), riceviamo mail da Gmail, creiamo blog con Blogger, ci rivolgiamo a uno dei milioni di affiliati... E prima o poi, magari, cercheremo su Google il nostro codice genetico. Non si riesce più nemmeno a immaginare un mondo senza Google. Come ha dimostrato l incidente del 31 gennaio Per un oretta tutti i siti usciti da qualsiasi ricerca, e quello stesso di Google, a causa di un «errore umano», presentavano la scritta Questo sito potrebbe arrecare danni al tuo computer, gettando nel panico centinaia di milioni di persone. A pensare che i più grandi nomi del venture capital, nonché Yahoo!, AltaVista e molti altri big, interpellati dalla Stanford University, avrebbero potuto acquistarla per un misero milione di dollari, vengono i brividi. Anche perché non era impossibile capire che dietro quel logo colorato e un po infantile su sfondo bianco c erano due studenti di PhD in Informatica convinti a buon diritto di rivoluzionare il mondo, rendendolo «un posto migliore dove vivere». Guarda caso, due. Come Bill Gates e Paul Allen per Microsoft, Steve Jobs e Steve Wozniak per Apple, David Filo e Jerry Yang per Yahoo... Uno, Larry Page, un ragazzo del Midwest dotato di un «sano sprezzo dell impossibile», così folle da voler scaricare l intero web sul suo computer. L altro, Sergey Brin, scappato a sei anni dall Unione Sovietica con la famiglia, il padre economista e futuro professore universitario di matematica e la madre ingegnere civile e futura scienziata della Nasa, in fuga dall antisemitismo e in cerca di libertà. Due predestinati. Cresciuti a pane e informatica. Alle elementari Page scriveva i temi al computer, quando gli insegnanti non avevano mai visto una stampante ad aghi; ragazzino, smontava con i cacciaviti tutti gli apparecchi elettrici di casa; adolescente, costruiva una stampate di Lego a getto d inchiostro perfettamente funzionante; universitario, usava un palmare quando nessuno dei suoi compagni di corso sapeva cosa fosse. Brin giocava con il Commodore 64 e, talento u 16 La crisi c è dappertutto, ma a Mountain View non se ne sono accorti. O fanno finta di nulla. Perché Google, del resto già sopravvissuta nella culla alla bolla della New Economy (2000), continua, nonostante il titolo al Nasdaq sia ben lontano dai fasti del dicembre 2007 (710,84 dollari, il picco massimo dal giorno della quotazione), a tirare fuori dal cilindro, alla conquista anche della telefonia mobile, una novità dietro l altra. Come il G-Phone, la risposta all iphone della Apple in nome della filosofia open source e della logica del Web 2.0, in arrivo in Italia proprio in queste settimane dopo aver venduto oltre un milione di esemplari in Usa, Gran Bretagna e Germania. O come Latitude, un programma per cellulari di ultima generazione con cui visualizzare, su una mappa, dove si trovano i nostri amici (se consenzienti). Senza dimenticare la quinta versione di Google Earth, che permette di girare il mondo in 3D, e anche di viaggiare nel tempo, per esempio accedendo a immagini storiche dal 1940 (per l Italia dal 1997) a oggi, o esplorare gli abissi marini, con tanto di relitti e montagne sommerse, tramite Ocean, o passeggiare sul suolo di Marte tramite l applicazione Mars. Il tutto dal proprio computer. Una tecnologia fantastica che addirittura consentirebbe, secondo uno studio del geografo Thomas Gillespie pubblicato sull International Review del MIT, di individuare il nascondiglio di Osama Bin Laden... Se poi si preferiscono la storia antica, l arte o l ecologia, nessun problema. Ecco il progetto Ancient Rome in 3D, con ben edifici ricostruiti in tre dimensioni, e quello Prado, con cui ammirare ad altissima definizione 14 opere presenti nel museo madrileno. In attesa dell ancora top secret Google Forest per il monitoraggio globale del disboscamento. Insomma, Google si conferma leader nel settore del software come in quello dell hardware (tanto che ormai si parla di Googleware e anche di Google Economy), con una incredibile potenza di calcolo in continua crescita e senza paragoni in qualsiasi parte del pianeta. Ormai rappresenta lo Zeitgeist del XXI secolo, è un idolo globale, un tutt uno con Internet, una propaggine del cervello dei navigatori. Indispensabile. Quasi tutti, infatti, almeno nel mondo avanzato, facciamo ricerche gratis in rete con Google, UN NOOGLER (TERMINE PER INDICARE I NUOVI ASSUNTI DI GOOGLE) 17

10 AZIENDE E SUCCESSO SALE MEETING A DUBLINO 2 LA SEDE OLANDESE precoce, aveva bisogno di un insegnante ad hoc per la matematica, materia nella quale si laureò a 19 anni. Quando s incontrarono per la prima volta, nel 1995, si trovarono reciprocamente insopportabili, litigiosi, sbruffoni e spocchiosi. Sergey era pratico, estroverso, malizioso e spiazzante; Larry filosofo, tranquillo, contemplativo e persino timido. Però, a cominciare dalla scuola Montessori frequentata da piccoli e dalla confidenza con i numeri, avevano anche molto in comune. Ambizioni e interessi erano gli stessi. E le loro capacità si incastravano alla perfezione come un puzzle. Delusi dalle performance di motori di ricerca come AltaVista, incapaci di classificare i risultati, a fine 1996 si misero all opera. Grazie al loro genio, una tesi di dottorato, lo sviluppo di un software basato su nuova formula matematica chiamata PageRanke, in grado di valutare in modo automatico il valore dei documenti e il loro interesse per gli utenti, frazionando la ricerca tra migliaia di computer messi in parallelo e sfruttando la legge di Moore (la velocità di calcolo e la memoria dei pc raddoppiano ogni 18 mesi) per stare al passo con i contenuti in continua espansione del World Wide Web, si è trasformata in una manciata di anni in un impresa multimiliardaria di portata globale, senza neppure spendere nulla in pubblicità, ma crescendo solo con il passaparola degli utenti soddisfatti. Quali i segreti? Tra i tanti sicuramente la personalità dei Google Guys. I quali, a differenza della maggior parte dei nerd, avevano molte altre passioni oltre la tecnologia: dalla politica (progressisti democratici doc) alla finanza e all ecologia, ed erano in grado di fare conversazione sugli argomenti più disparati. Inoltre, riuscivano a sparigliare le carte, assumendo per esempio un neurochirurgo come direttore operativo; o chiamando esclusivamente per nome i vertici della dirigenza e i principali azionisti nei documenti ufficiali destinati alla SEC (la Consob americana); o dando una lunga intervista in esclusiva a Playboy, invece che ai più canonici Wall Street Journal e Business Week; o concludendo affari da un aereo in volo a 9000 metri di quota; o infine prendendo in affitto per 24 ore un cinema per far vedere gratis a tutti i googler e alle loro famiglie l ultimo film della saga di Guerre stellari, lo stesso giorno della prima mondiale... Altro che «tipi che sanno solo scrivere righe di codice al computer» (definizione del guru del marketing Peter Sealey). I fondatori, anche se fondamentalmente scienziati/tecnologi, hanno imparato subito, con l aiuto di Eric Schmidt, a organizzare e motivare, con cool technology e stock option, un super-team di matematici e ingegneri, perlopiù under 35. Con uno stile informale e creativo. Lasciando libero, per esempio, a ogni dipendente il 20 per cento del tempo di lavoro (di solito un giorno alla settimana) per dedicarsi a progetti, studi e invenzioni personali. Una scelta mutuata dal mondo accademico e dalla 3M, la società che ha brevettato lo scotch e a cui le ore extra hanno fruttato l invenzione dei post-it. Senza contare l ambiente dinamico e stimolante del Googleplex, quasi più un campus con servizi in situ (lavanderia, parrucchiere, autolavaggio, studi medici, asilo nido, palestre, tende per aperitivi...) che il quartier generale di una grande società, con una struttura gerarchica priva dei livelli intermedi, la mensa aziendale gratuita gestita da chef raffinati come Charlie Ayers. Lì si pensa prima a risolvere i problemi e solo dopo, eventualmente, a come monetizzare la soluzione. Innovazione first, per i soldi c è sempre tempo. Così Google è diventato il datore di lavoro più ambito, non solo negli Usa, meglio anche di Università, Nasa, laboratori 2 Bell o Microsoft, e pochissimi lasciano l azienda dopo averne fatto parte. Certo, Google, un invenzione paragonabile forse solo a quella della stampa per l accesso democratico alle informazioni, diffonde cultura più di tante case editrici e di tante scuole. E ha ridotto le differenze tra studenti ricchi e studenti poveri, tra studenti iscritti a università prestigiose e studenti di piccoli atenei. Ora, grazie a un accordo stipulato ad ottobre con gli editori americani anche sui libri protetti dal copyright (i testi saranno messi online con la pubblicità e gli incassi andranno per il 37% alla società californiana e per il 63% agli editori e agli autori), sta ripartendo anche il mega-progetto per la realizzazione della biblioteca universale digitale. Tuttavia, al di là delle agiografie, non è sempre possibile tenere fede al motto di Brin «Don t Be Evil» (non essere il male), spiegato una volta da Schmidt così: «Il male è qualsiasi cosa Sergey giudichi tale». Il caso della Cina (il più importante mercato Internet del mondo), dove la censura del governo comunista non fa sconti senza che Google, solitamente irrispettosa delle autorità, si ribelli, è emblematico. Inoltre, la registrazione dei nostri comportamenti sul web aumenta costantemente e i problemi di privacy, definita ormai da qualcuno in Rete, «un utopia del mondo borghese», si fanno drammatici. In agguato c è lo spettro del Grande Fratello orwelliano. Che oggi si chiamerebbe Grande Google. * Miska Ruggeri è giornalista e scrittore. É co-autore di Alla conquista del Web, edito da Mursia GOOGLE - SCHEDA Fondazione: settembre 1998 Sede principale: Mountain View, California, nel cosiddetto Googleplex. Googleplex è un gioco di parole: significa 10googol (un 1 seguito da googol zeri). Persone chiave: Larry Page e Sergej Mikhailoviã Brin. Larry Page: Ann Arbor, 26 marzo 1973 È laureato in ingegneria Informatica presso l Università del Michigan. Sergej Mikhailoviã Brin: Mosca, 21 agosto 1973 Ha conseguito la laurea a pieni voti in Matematica e Scienze Informatiche presso il College Park dell'università del Maryland. DATE STORICHE 1995: Durante un corso di orientamento per i nuovi studenti a Stanford, Larry e Sergey si incontrano, tra i due nasce un ottimo e proficuo rapporto di collaborazione che li porterà, 3 anni più tardi, a fondare la loro società. 2004: a gennaio Google entra a Wall Street. 2006: il 9 ottobre Google rileva il portale video YouTube, vero fenomeno di massa tra i giovani per la facilità di condivisione di video amatoriali con circa 20 milioni di visitatori al mese, per l'astronomica cifra di 1,65 miliardi di dollari. 19

11 EDITORIA 20 KEVIN KELLY, PRIMO DIRETTORE DI WIRED La rivista del futuro Dopo quindici anni di storia, Wired, il magazine della tecnologia, arriva in Italia di Livio Basoli Il 19 febbraio il numero uno della edizione italiana di Wired è uscito, dopo mesi di gestazione, in tutte le edicole. E' difficile, per chi non conosce la sua storia, comprendere l'eccitazione che ha circondato questo piccolo evento editoriale. Wired ha rappresentato, e rappresenta tuttora, per un'intera generazione di americani una guida ai cambiamenti del nostro mondo sotto la spinta della rivoluzione digitale. L'edizione italiana è arrivata ora al quarto numero, non ha nulla da invidiare alla sua controparte d'oltreoceano ed è ragionevole pensare che diventerà in breve tempo un punto di riferimento nell'editoria italiana. Esattamente come successe negli Stati Uniti, quando Wired fu lanciata più di quindici anni fa da un editore italo americano molto ambizioso. LA RIVISTADALFUTURO "Una rivista che sembri essere stata spedita dal futuro al presente". Così Louis Rossetto provò a riassumere ad un gruppo di collaboratori e colleghi giornalisti l'idea dietro alla nascita di Wired. Erano i primi mesi del 1993 e Rossetto, un giornalista statunitense con una lunga esperienza in ambito tecnologico, stava lavorando, in veste di editore, alla pubblicazione del primo numero di una nuova, rivoluzionaria rivista che avrebbe dovuto trattare di cultura e società della tecnologia. Ad ascoltarlo c'erano anche Nicholas Negroponte, tra i finanziatori del progetto e luminare di tecnologie dell'informazione al MIT, Bruce Sterling, scrittore di fantascienza e futurologo, e Kevin Kelly, giornalista e direttore della prima era di Wired. 1 "Una rivista che sembri essere stata spedita dal futuro": la definizione di Rossetto era fin troppo azzeccata. Rileggendo i primi numeri di Wired si ha la netta impressione che fosse una pubblicazione in anticipo su tutto: molti degli argomenti trattati sarebbero diventati attuali solo anni dopo e i riferimenti culturali e il background di chi scriveva erano avanzatissimi, più vicini agli ambienti accademici che al giornalismo di divulgazione. Bisogna anche tenere conto che il 1993 era quello che era: la rivoluzione digitale era ancora lontana, Silicon Valley era una florida e organizzatissima oligarchia e Internet una tecnologia di nicchia usata da pochi appassionati ed esperti. Mosaic, il primo browser da cui poi si svilupparono Firefox, Internet Explorer e Safari, sarebbe stato inventato solamente l'anno successivo. IL MEZZOÈILMESSAGGIO Anche da un punto di vista meramente estetico Wired era completamente diversa da qualunque altra rivista in circolazione al tempo: un uso della tipografia e dei font molto ricercato, colori metallici o fluorescenti, impaginazione degli articoli sperimentale e spesso contro-intuitiva. Wired non voleva farsi leggere con semplicità, ma richiedeva uno sforzo, una maggiore attenzione ai propri lettori. Una vera e propria dichiarazione di intenti sbattuta in copertina dove campeggia, sotto i giganteschi blocchi di lettere che compongono la parola WIRED, la scritta "The Medium...". Il riferimento a Marshall McLuhan, il pioniere e teorico della comunicazione mediata, e al suo celebre slogan "Il medium è il messaggio", con cui predicava la profonda sinergia che deve esistere nei prodotti culturali fra forma e contenuto, è evidente e spesso il nome di McLuhan verrà citato dai fondatori di Wired come vero e proprio nume tutelare della rivista. Kevin Kelly e Louis Rossetto si resero conto fin dall'inizio che se Wired voleva distinguersi dalla massa di pubblicazioni di tecnologia e informatica che avrebbero intasato le edicole di lì a poco, aveva bisogno di parlare di cose nuove, di parlarne in modo nuovo e di apparire in modo nuovo. E' in quei primi anni che nasce la "wired attitude", quel tono particolare, quell'approccio che, di fatto, ha fatto la storia della digital culture negli anni '90: un misto di intelligenza, arroganza e senso del cool che ha trasformato nell'arco di tutto il decennio l'informatica e la rivoluzione digitale in un qualcosa di profondamente affascinante e sexy. "Siamo qui per vendere tutta questa cultura" amava ripetere Kevin Kelly nei primi anni di vita della rivista. E questo fu il ruolo di Wired nei suoi primi anni di vita: tradurre un mondo per definizione di nicchia e profondamente complesso, in un qualcosa di accessibile e di appetibile per tutti. Catturare e contemporaneamente alimentare lo Zeitgeist della rivoluzione digitale. Alla fine del suo secondo anno di vita, nell'ottobre del 1994, Wired lanciò la sua controparte sulla rete. HotWired fu uno dei primi siti editoriali su tutta la rete ad avere contenuti originali. Hot- Wired infatti non riproponeva gli articoli che uscivano sulla versione cartacea, ma al contrario aveva una sua redazione e funzionava in totale indipendenza dalla rivista. HotWired divenne in breve tempo una vera e propria fucina di idee e generò diversi siti e progetti online negli anni a venire. Nel 1996, HotWired creò HotBot, uno dei primi motori di ricerca della storia della rete. Google sarebbe arrivato solo un anno dopo. 1 IL PRIMO NUMERO ITALIANO DI WIRED 2 LA COPERTINA DEL SECONDO NUMERO DEL MAGAZINE DELLA RIVOLUZIONE DIGITALE IL SUCCESSOEILDECLINO Nonostante la missione complessa che si proponeva e gli argomenti relativamente inediti che andava a trattare, Wired ebbe un ottimo successo di critica e pubblico. Nei primi quattro anni di vita vinse due volte il National Magazine Award per Wired sembrava davvero poter diventare una forza motrice e non solo osservatrice dell'era infor- migliore rivista e uno per il Design. Tra il '93 e il '98 Wired diede forma alla rivoluzione digitale, matica, ma Louis Rossetto non riuscì mai a portare la società in borsa, e, con lo scoppio della bolla spesso espletando il difficile compito di trovare le parole e il linguaggio per raccontare le complesse dot-com, nel giro di pochi mesi, Wired rischiò di dinamiche e gli scenari tecnologici in costante sparire. Nel 1998 la società finì in mano agli investitori che scorporarono la versione cartacea da evoluzione degli anni '90. Il segreto di Wired fu capire che la notizia non era nelle tecnologie ma quella digitale, vendendo la prima al gigante dell'editoria Condé Nast. Kevin Kelly lasciò il posto nel modo in cui influenzavano le nostre vite: fare al tempo stesso da specchio e da lente di ingrandimento per quel particolare momento culturale. smisero di scrivere. u di capo editore, e molti dei collaboratori storici 21 2

12 EDITORIA LA SECONDA ERA Seguì un periodo di transizione, in cui la rivista cercò di riallinearsi con l'universo post-dot.com: l'età dell'oro di Silicon Valley si era ufficialmente conclusa e l'intero mondo dell'informatica aveva subito un duro scossone da cui si sarebbe ripreso solo anni dopo. Le promesse e il tecno-utopismo dei primi anni di Wired sembravano essere stati spazzati via dagli eventi e la rivista perse lettori e credibilità. Solo a partire dal 2001, grazie anche all'arrivo di un nuovo direttore, Chris Anderson, Wired ritornò a essere grande. Anderson veniva da anni di esperienza a The Economist e aveva una visione ambiziosa e innovativa di quello che la rivista sarebbe potuta diventare negli anni 2000: allargare il fuoco dalla cultura della tecnologia al nostro mondo in perenne cambiamento LA COPERTINA DEL TERZO NUMERO 4 RICCARDO LUNA, DIRETTORE DI WIRED ITALIA 4 Nel giro di pochi mesi, Wired tornò a essere "la rivista dal futuro". Il numero di pagine aumentò e la rivista riconquistò i suoi lettori, superando in circolazione anche i più rosei periodi dell'amministrazione precedente. Grazie al talento di nuovi collaboratori e scrittori, tra cui Anderson stesso, Wired tornò a identificare i trend e le complesse dinamiche del nostro mondo globalizzato con mesi e a volte anni di anticipo rispetto alla concorrenza. Fu tra le prime pubblicazioni mainstream a parlare di Open Source, di società dell'idrogeno e della Long Tail del commercio elettronico. Fu Wired tra i primi ad analizzare il fenomeno dell'outsourcing (l'esternalizzazione del lavoro all'estero) nel 2003 e quello del crowdsourcing (la distribuzione del lavoro alle masse). A conferma della ritrovata qualità, Wired ha vinto nel 2005 un altro National Magazine Award per migliore rivista. MADE IN ITALY Il 19 febbraio l'italia ha visto per la prima volta un numero di Wired scritto nella nostra lingua. Come aveva promesso Riccardo Luna, chiamato da Condè Nast a dirigere la rivista, Wired Italia non si limita ad essere una pallida traduzione della versione americana ma presenta contenuti originali scritti ad hoc da alcuni dei più acuti osservatori della tecnologia nel nostro paese. Contenuti di qualità e tutti italiani. Come l'intervista a Rita Levi Montalcini fatta da Paolo Giordano, autore de "La solitudine dei numeri primi", pubblicata sul primo numero. E a testimoniare l'ottimismo e le grandi aspettative che circondano il progetto più di 20mila persone si erano già abbonate alla nuova rivista, prima della pubblicazione del primo numero. Quando a inizi febbraio Luna è volato a Napa Valley ha avuto l'occasione di presentare alla redazione americana il primo numero di Wired Italia. Quasi incredulo, scrive nel suo blog, ha ricevuto gli applausi e i complimenti di tutto il gruppo e la benedizione entusiasta di Chris Anderson in persona. Non deve essere facile lavorare a un sogno per tanto tempo, e svegliarsi un giorno che è diventato realtà. Ma, tenendo in mano i primi numeri di Wired Italia, è proprio l'impressione che si ha.

13 ECONOMIA LA CRISI MONDIALE E L ITALIA La crisi e l Italia vaccinata Marco Fortis nel suo nuovo libro mostra come l Italia sia in una posizione migliore rispetto a tanti altri grandi paesi. Una formica tra le cicale di Paolo Contenti 24 Se la crisi economico-finanziaria galoppante assume i contorni della patologia, c è chi è in grado di trovarne la cura. Questa cura è in libreria: La crisi mondiale e l Italia, edito da il Mulino, è una sorta di diario settimanale della crisi all interno del quale Marco Fortis presenta l Italia come un paese in buona posizione rispetto alle altre nazioni europee nel fronteggiare gli effetti della crisi globale. Alla base di tutto un vaccino costituito da una forte economia reale e da un basso indebitamento delle famiglie e delle società. Marco Fortis, economista e vicepresidente della Fondazione Edison, fa una radiografia dell economia reale del nostro paese partendo da tre settori fondamentali quali agricoltura, industria manifatturiera e turismo. In questi tre settori l Italia si colloca sempre al secondo posto a livello europeo in quanto a valore aggiunto creato, rispettivamente dopo Francia, Germania e Spagna. A chi, come il capo economista di Goldman Sachs, prevedeva nel 2006 la fine del nostro manifatturiero, Fortis risponde con un numero: quei 61,9 miliardi di euro, surplus record del settore, registrati nel In aggiunta le 4A del made in Italy, ovvero Abbigliamento/moda, Arredo/casa, Automazione/meccanica/gomma/plastica e Alimentari/vini, continuano ad avere successo sui mercati stranieri. Anche i dati sull indebitamento sono in linea con le tesi di Fortis: il 21 aprile il Fondo monetario internazionale ha stimato che il debito pubblico italiano raggiungerà il 121% del Pil nel Fortis non nega che sia essenziale mantenere sotto stretto controllo i nostri conti pubblici, giudicando provvidenziale l aver chiuso la manovra finanziaria prima della bufera mondiale. A fronte del debito pubblico rimasto tristemente elevato, i debiti delle famiglie, delle imprese non finanziarie e del settore finanziario, restano abbondantemente sotto controllo, specie se comparati con quelli altrui: a fine 2007 l indebitamento complessivo delle famiglie italiane era pari a 469 miliardi di euro, poco più del 34% del Pil di quell anno, contro l 84% del Pil delle famiglie spagnole, il 64% del Pil di quelle tedesche e il raggiungimento del 100% del Pil avvenuto negli Stai Uniti e nel Regno Unito sull onda dell erogazione generosa di mutui e crediti al consumo. Risultano bassi anche il livello di esposizione del sistema bancario italiano nei confronti delle realtà più colpite dalla turbolenza finanziaria, Stati Uniti su tutte. Fortis non tralascia tuttavia di sottolineare anche i problemi strutturali italiani, sintetizzati con le 4D : debito pubblico, deficit energetico e infrastrutturale, divario fiscale con gli altri paesi e divario tra nord e sud. Nel 2009 i paesi le cui famiglie si sono indebitate maggiormente, spingendo sull accelerazione della bolla immobiliare e finanziaria, attraverseranno un impennata dei deficit statali. Cosa che non avverrà nei paesi più virtuosi, quelli che hanno tenuto sotto controllo i conti finanziari pubblici e privati, come Germania, Francia e la stessa Italia. Il messaggio è: a differenza delle favole, nel pieno della crisi soffriranno sia le cicale che le formiche. Ma, in fondo, non bisogna disperare, si avvertono già i germi della ripresa. E saranno certamente le formiche le prime a cantare. MARCO FORTIS, ECONOMISTA E VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE EDISON 25

14 RESIDENZIALE EDISONCASA La strada per il successo 2 Dal lancio dell offerta di energia elettrica per le famiglie all ultimo spot con Gerry Scotti: le tappe della scesa in campo di Edison nel mercato residenziale di Alessandro Zunino 3 1 Stabilire un punto di partenza che faccia da asse portante. Declinarlo a 360 ottenendo un meccanismo efficiente. Raccogliere i risultati. Questo, riassunto in poche parole, il percorso che si è fortemente deciso di intraprendere quando si è approcciata la grande sfida del mercato residenziale, la cui liberalizzazione è avvenuta in data 1 luglio È stato necessario pensare e definire praticamente da zero il modo di operare. Quello dei privati è un mercato molto diverso da quello delle aziende, che non si può affrontare per similitudine. È necessario conquistare la fiducia delle famiglie, attraverso il posizionamento del marchio, e l organizzazione dei singoli processi operativi. Questo ha significato per Edison un forte cambiamento, culturale prima ancora che operativo. È stato necessario analizzare e comprendere il punto di vista del Cliente, per adeguare di conseguenza il modo di operare dell azienda. Ne è così derivato un nuovo posizionamento commerciale di Edison, una nuova carta d identità con cui si è presentata al mercato residenziale. A questo proposito Edison ha beneficiato del fatto di far parte del più grande gruppo europeo dell energia, sfruttando l esperienza acquisita dalle altre aziende del gruppo Edf nel proprio paese. Dunque si è costruita un azienda che anticipasse i bisogni e trovasse soluzione ai problemi, che fornisse un servizio eccellente, e che venisse percepita come semplice, trasparente, competente, vicina e sempre conveniente. La traduzione in concreto di tutti questi sforzi si chiama EdisonCasa, l offerta di energia elettrica per la casa che garantisce il 20% di sconto sulla componente energia del prezzo dell elettricità. Un offerta che non teme concorrenti, anche mesi dopo il lancio, come mostrato dallo strumento Trova Offerte sul sito dell Autorità per l energia elettrica e il gas ( Inoltre, il pas- saggio a Edison è senza costi, non c è alcun deposito cauzionale, non è necessario apporre alcuna modifica agli impianti e non si rimane neppure un attimo senza corrente. Le modalità di sottoscrizione sono le più immediate: un sito Internet, che oltre a fornire ogni tipo di informazione a proposito dell offerta e del contratto permette, con soli 4 click, di aderire alla proposta direttamente on-line; il Numero Verde , cui risponde un consulente Edison, tutti i giorni, ad ogni ora del giorno e della notte, per aiutare, passo passo, a entrare nel mondo di Edison. È proprio il Call Center uno dei punti di forza di Edison, che continua ad assistere il Cliente anche nelle fasi successive alla stipula del contratto. A questo proposito, il Call Center Edison si è classificato primo nella graduatoria pubblicata dall A.E.E.G. Una pagella di merito basata sulla qualità del servizio offerto dai numeri verdi delle società di vendita dell energia elettrica e del gas. Le nuove attività di comunicazione dei primi mesi del 2009 hanno visto associata l offerta al volto del numero uno dei conduttori televisivi italiani: Gerry Scotti. Questi, unico per credibilità e popolarità, ha aiutato i consumatori a vincere le paure, tipiche della fine di un monopolio, riguardanti eventuali complicazioni legate al cambiamento. Attraverso telepromozioni e mini-spot da 15 secondi, Gerry ha rassicurato milioni di telespettatori sulla reale convenienza di EdisonCasa, sulla semplicità di sottoscrizione del contratto, sulla sicurezza del passaggio. Ma, come nei migliori casi di successo, questi devono solo essere considerati come primi passi di un più lungo percorso, che possa vedere Edison sempre più protagonista del mercato energetico italiano. Arriveranno nuovi prodotti, nuovi servizi, ma il segreto dovrà essere continuare a trasmettere i propri valori, continuare a cercare l eccellenza in ogni singolo meccanismo, continuare a stare dalla parte del cliente: è in questo modo che si potrà provare, davvero, a cambiare l energia. 1 ALESSANDRO ZUNINO AMMINISTRATORE DELEGATO DI EDISON ENERGIA 2 IL CALL CENTER EDISON, PRIMO IN ITALIA PER LA QUALITÀ DEL SERVIZIO 3 IL SITO INTERNET DEL SERVIZIO 4 UN FRAME DELLO SPOT CON GERRY SCOTTI 4 27

15 REPORTAGE L ISOLA RITROVATA Viaggio letterario in Sardegna, l anima del Mediterraneo Geografie sentimentali L allegria dei Nuraghi e l onore del Codice Barbaricino; Antonio Gramsci e Francesco Cossiga; l orbace dei pastori della Barbagia e le strade antiche del Gennargentu; il mito dell autonomia perduta e la natura selvaggia; le tradizioni dei santi in bianco e nero e le cavalcate a colori: il percorso sentimentale di uno scrittore tra i cento volti e le mille diaspore di una regione da sempre divisa fra antico e moderno 1 di Pasquale Chessa* ÈIl bianco e nero il colore mentale dell idea di Sardegna. Nella sopravvivenza culturale del mito epico dell identità sarda si può leggere il riverbero di quel tratto antico che ancora il paesaggio conserva in sè, un profilo della Sardegna che funziona come figura simbolica di un passato, non solo ancora da vedere e osservare come uno spettacolo folcloristico ma che addirittura è possibile vivere in diretta con profonda empatia. È un interpretazione del tutto culturale, cioè affatto spontanea e per niente naturale, che pretende l identità sarda radicata nelle parole di una coscienza infelice, incompiuta e quindi lacerata. «Da noi le parole sono tutto: la vita che nessuno vive, l attesa di un motivo per attaccare o subire, la morte che nessuno vuole. Sono suoni antichi che gli abitanti di questa terra maligna si scambiano sotto un cielo avido di felicità»: questa tristura che troviamo ancora potente nella prosa turgida dell ultimo romanzo di Salvatore Niffoi, Il pane di Abele, ma che si può storicamente rintracciare tanto nella invenzione letteraria di Grazia Deledda come nelle ulcerazioni esistenziali di Antonio Gramsci, nel Codice Barbaricino di Antonio Pigliaru o nella Nuoro di Salvatore Satta, da cui non si possono considerare immuni nemmeno Salvatore Mannuzzu o Marcello Fois, trova le sue ragioni nell idea che in Sardegna ancora a metà dell Ottocento si potessero studiare costumi e usanze incontaminati dal progresso come in un antico laboratorio sopravissuto alla storia: «Non è meraviglia che troviate illesi fra coteste genti i modi che leggiamo nelle infanzia delle prime età [ ] Di certo, che per questa via vi si riscontrebbero di molte costumanze che ac- cenna la Genesi, l Esodo, il libro d Giudici, e de Re, e molte oscurità de profeti si chiarirebbero agevolmente»: è stato il gesuita Antonio Bresciani, lo stesso padre Bresciani che Antonio Gramsci sfotteva prendendolo a modello del gesuitismo letterario del suo tempo, come tutti i gesuiti sempre pronti a scoprire mondi lontani da colonizzare e terre selvagge da evangelizzare, a scoprire in quell isola così vicina quanto ancora selvaggia le sue «Indie del Mediterraneo», trovate proprio appena fuori dall orizzonte di casa sotto gli occhi di tutti. Territori incogniti che nessuno aveva avuto l ardire di studiare con gli strumenti dell antropologia, in quel punto del mare in cui la geografia ha avuto il sopravvento sulla storia, fra il trentottesimo e il quarantaduesimo parallelo a nord dell equatore, otto gradi a Est di Greenwich, pressoché equidistante dall Europa e dall Africa. Dei costumi dell isola di Sardegna comparati con gli antichissimi popoli orientali, già dal titolo impone la figura della Sardegna ancestrale. Terra di dominio fin dall antichità greca e romana, l immagine disegnata da Bresciani nel 1854, si insinua come il sintomo di una malattia segreta nell elaborazione del mito dell identità sarda. Una vulgata antica fondata sull idea di una pe- 2 renne incompiutezza, rappresentazione culturale dell eterna contraddizione fra la Sardegna continente e al contempo nazione incompiuta, al massimo una piccola patria che non ha mai avuto la forza storica di farsi Stato. Tre anni prima di Bresciani, proprio nel 1947, era stata la spinta della cultura democratica sarda verso la modernità politica intesa come la ricerca di una pari dignità con il Piemonte a realizzare la «perfetta fusione» con il Piemonte, abbandonando gli ordinamenti dell Antico regime nati nel 1297 con il Regnum Sardiniae autonomo seppure integrato prima nella federazione catalano aragonese, poi dominio della corona di Spagna, e dopo una breve appartenenza all Austria ceduto dai Borbone al Piemonte nel 1720 per consentire ai duchi di Savoia di diventare re. Per ironia della storia solo una volta il re di Sardegna visse nell isola che gli aveva dato il titolo, ma solo perché costretto a rifugiarsi a Cagliari da Napoleone che l aveva discacciato da Torino. Secondo gli storici sardi più attenti la perfetta fusione fu una fregatura sonora che ebbe solo l effetto paradossale di trasformare un regno in una colonia creando quel mito dell autonomia perduta che ancora viene vissuto e agitato come un vulnus storico senza possibilità di riscatto. Si u 1 MARIANNE SIN-PFÄLTZER, SARDEGNA, VECCHIO IN ABITI TRADIZIONALI, METÀ ANNI CINQUANTA 2 MARIO DE BIASI, DESULO, RIONE ISSIRIA,

16 REPORTAGE L ISOLA RITROVATA MAX LEOPOLD WAGNER, DONNE DI CABRAS CHE CUCIONO E INTRECCIANO CESTINI, MARIANNE SIN-PFLÄTZER, SARDEGNA, LAVORAZIONE DEL PANE, METÀ ANNI CINQUANTA 30 3 MARIANNE SIN-PFLÄTZER, SARDEGNA, BAMBINA CON SCIALLE, METÀ ANNI CINQUANTA 4 BRUNO STEFANI, MONTEVECCHIO, ASCENSORE, 1938 CA. consolida così quell immagine della Sardegna in bianco e nero, dominata da una natura selvaggia, che fa selvaggi non solo gli uomini ma selvagge anche le cose. Solo ogni tanto emergono i brandelli di un altra storia, di una altra antichità. Gli archeologi egemoni degli studi sardi non hanno amato il racconto di Sergio Frau, anche lui sardo della diaspora, giornalista culturale di Repubblica, che applicando le tecniche più spregiudicate dell inchiesta giornalistica ai testi dell antichità, è riuscito a spostare le colonne d Ercole dallo Stretto di Gibilterra, dove le aveva collocate Eratostene per ragioni strategiche, per ricollocarle verosimilmente al passaggio fra Tunisia e Sicilia. La Sardegna cambia posto nel Mediterraneo e si ritrova al centro del mare di fuori assumendo i contorni di quella isola mitica, terra ricca e felice, che Platone ha descritto con esattezza quando nel Crizia racconta il mito di Atlantide, l isola dei metalli. Frau ha smontato così il pregiudizio antropologico dei sardi nuragici refrattari al mare. Invece sarebbero proprio i sardi i Tyrsenoi che al pari dei Fenici nell antichità condivisero in pace e in guerra il mare con i popoli Greci; quegli stessi Tyrsenoi che colonizzarono l Etruria e furono il nucleo forte di quell alleanza dei «popoli del mare» che sognarono e tentarono la conquista dell Egitto. Fra i bronzetti nuragici insieme ai carri e ai guerrieri sono state ritrovate anche vere e proprie imbarcazioni attrezzate per la navigazione. Somigliano alle barche a vela latina che ancora oggi usano i pescatori di Alghero o Carloforte, ma anche in Tunisia e Algeria e anche nella Spagna mediterranea. Considerato dagli archeologi come un misterioso simbolo votivo, l anello sull albero, potrebbe invece corrispondere a un perfetto e affatto primitivo timone a vento. Si ribalta così quella convenzione antropologica che vuole la Sardegna refrattaria al mare. Marcello Fois si è divertito nel suo ultimo libro a giocare sulla mitologia dell identità sarda intitolando i suoi esercizi di stile con un geniale paradosso: In Sardegna non c è il mare E deve essere vero se nella storia della fotografia della Sardegna, dal primo viaggio fotografico del 1854 del parigino Édourard Delessert fino alle foto di Berengo Gardin o Franco Pinna nei anni Sessanta del Novecento, il mare si vede poco. Un po ce lo fanno vedere Erminio e Vittorio Sella nelle foto di Alghero o Castelsardo ai primi del Novecento. Qualche volta lo si vede come inevitabile corredo di un porto con barche e velieri a vele ammainate. Fra le 464 fotografie del monumentale studio finanziato dal Banco di Sardegna comprese fra il 1854 e il 1939, sullo «sguardo esterno» una sola ci mostra due barche in navigazione che risalgono il vento con la vela latina, ma sono lontane, piccole piccole, sullo sfondo dei moli della Maddalena, scattata da Cesare Pascarella nel E invece quanto sia forte il mare lo racconta bene per tutti D.H. Lawrence, lo scrittore di Lady Chatterley, quando patì tutte le pene dell inferno nel viaggio che lo portò da Palermo a Cagliari in Sea and Sardinia. L intima corrispondenza fra la Sardegna ance- u 6 31

17 REPORTAGE L ISOLA RITROVATA 7 pinto, al Maestro di Castelsardo, nella chiesa di Sant Antonio Abate, oppure andando verso il centro addentrandosi nel Gennargentu, dove le strade si fanno più antiche, nella chiesa di Santa Barbara si può vedere (chiedere al parroco) il Retablo della peste del Maestro Olzai, piccolo borgo di granito, poco più di mile anime, nella Barbagia di Ollolai famoso per la tessitura dell orbace il ruvido tessuto usato dai pastori per proteggersi dalla pioggia. Nella retorica dell identità c è qualcosa ancora vitale. La Sardegna moderna potrebbe far diventare ricchezza la sua tradizionale arretratezza. Le coste incontaminate se salvate, come per esempio la strada che va da Alghero a Bosa, potrebbero rappresentare un unicum nel Mediterraneo. Ma è proprio in questo passaggio che scoppia la contraddizione fra il culto dell identità e la necessità della modernità. C è un aneddoto che funziona come una parabola vissuta. Quando si entra a Orani, un piccolo paese sulla strada che porta a Nuoro, si trova una chiesa antica, la piccola Nostra signora di Itria, istoriata da un moderno graffito. È opera di una grande artista di Orani, Costantino Nivola, vissuto a New York da quando fu costretto a lasciare l Italia per via delle leggi razziali del 1938 insieme alla moglie ebrea Ruth Guggenheim. Ha lavorato con Le Corbusier è stato un grande amico di Saul Steinberg. La famiglia americana ha regalato al suo paese un piccolo e straordinario museo, con le ultime crete, le prime pietre sabbiose coloratissime, le bianche sculture affilate come lame di luce che rimandano ai miti ancestrali del Mediterraneo. Fra le opere c è un quadro giovanile, forse l esordio artistico, nel quale il giovane Nivola dipinge i tetti di Orani. Nivola non ha mai smesso di ritornare a Orani, ma era angustiato da un problema. Andava su tutte le furie quando scopriva che qualcuno aveva sfigurato il suo quadro, sopraelavando un piano, aggiungendo un terrazzo, cambiando le vecchie tegole, distruggendo la memoria del luogo, il genius loci, che lui era riuscito a fissare sulla tela. *Pasquale Chessa, sardo di Alghero, saggista, è vicedirettore di Panorama 32 7 MARIANNE SIN-PFLÄTZER, SARDEGNA, NASSA IN LAVORAZIONE, METÀ ANNI CINQUANTA strale e il realismo della fotografia ottocentesca, che si prolunga fino al neorealismo di Pinna e Patellani e De Biase negli anni Sessanta, ha stampato nella retina dell anima sarda un antropologia nuragica rigorosamente incontaminata perché senza colori. Invece, come raccontano le rare e preziose fotografie a colori di Clifton Adams, antiche anche loro chè risalgono a un viaggio del 1923, esiste una Sardegna a colori che sa raccontare la propria antichità colorata dai costumi di Dorgali piuttosto che impressa nel volto della ricamatrice o delle lavandaie di Desulo. La stessa Sardegna a colori che hanno fissato sulla tela due pittori spagnoli, Edoardo Chicharro Agüera e Antonio Ortiz Echagüe, che nei primi dieci anni del XX secolo seppero raccontare una Sardegna colorata con un intensità che sembra venir giu dritta dritta da Velazquez, dando colore e materia alle ceramiche, ai tappeti, ai costumi da feste, agli scialli e mucarores delle donne di Atzara. Sono quegli stessi colori che troviamo nei quadri dei pittori sardi all inizio del Novecento, da Antonio Ballero a Sebastiano Satta, da Carmelo Floris a Filippo Figari e al più famoso di tutti Giuseppe Biasi. Quel suo quadro in cui la Cavalcata sarda, multicolore sfilata senza fine dei costumi di ogni paese dell isola che si svolge a Sassari il giorno dell Ascensione, viene raccontata attingendo alla ricchezza dei colori della Sardegna più antica: colorati come i gioielli della fenicia Tharros, i fondi oro della Pinacoteca di Cagliari, le gonne delle donne di Busachi, i tappeti di Villanova ridisegnati da Eugenio Tavolara, delle ceramiche déco di Melkiorre Melis di Bosa, dei costumi delle feste popolari, delle feste pagane, delle processioni cristiane Biasi sarebbe potuto essere un Klimt sardo, così come il Maestro di Ozieri (XV secolo) fu scambiato, sul mercato internazionale del secolo scorso, per un Grünenwald. Il retablo del Discendimento, perduto e ritrovato, ora è tornato nella cattedrale del paese che dà il nome al pittore sconosciuto. Testimonia quel momento, verso metà del Cinquecento, in cui in Sardegna la cultura figurativa era sintonizzata con gli sviluppi del manierismo a Firenze e Roma. Non più una periferia ma un punto di passaggio che dalla Spagna porta a Napoli, alternativo alla verticale dell arte rinascimentale che va da Venezia a Napoli, passando per le tappe cruciali di Bologna, Firenze e Roma. La topografia dei retabli sovrappone una trama nuova sull immagine della Sardegna: dalla ricca collezione conservata nella Cittadella dei musei di Cagliari, si passa al retablo di Ardara di Giovanni Muru ancora conservato proprio lì dove fu di- I GRANDI PROGETTI EDISON - GALSI Il gasdotto Galsi è uno dei più importanti progetti tra i tanti che Edison sta portando avanti negli ultimi anni, con l obiettivo di contribuire al progresso economico e al benessere del Paese, garantendo una nuova infrastruttura di approvvigionamento di gas all avanguardia e un ulteriore sicurezza in tema di copertura energetica. Il gasdotto collegherà infatti l Algeria alla Toscana via Sardegna. Sarà operativo dal 2012 e garantirà il transito di 8 miliardi di metri cubi di gas naturale all anno verso il mercato italiano ed europeo; una rotta alternativa, a costi competitivi, che approderà al baricentro della domanda italiana. È stata creata una società (Galsi S.p.A.) per la progettazione e realizzazione del progetto, di cui Edison è uno dei principali azionisti insieme all algerina Sonatrach. A testimonianza della strategicità del progetto, Galsi è stato incluso dalla UE tra i 5 assi prioritari per lo sviluppo della rete Transeuropea dell Energia: contribuisce al raggiungimento degli obiettivi del protocollo di Kyoto per la salvaguardia dell ambiente rendendo disponibile una fonte di energia pulita. Nella sola Sardegna, il Galsi sarà una grande opportunità di crescita per il sistema economico autoctono, apportando benefici quali la metanizzazione dell Isola, la differenziazione delle fonti di energia; porterà inoltre opportunità di sviluppo industriale per le imprese energivore sarde, permetterà la nascita di nuove attività industriali correlate alla disponibilità di energia, e potrà avere ricadute positive sull economia e imprenditoria locali nella fase di costruzione del gasdotto. 33

18 ARTE GENIO POLIEDRICO Una vita da romanzo: Carlo Mollino Architetto, fotografo, ingegnere, designer, pilota: si riscopre il mito discreto di un grande del 900 di Carla Testore Mollino, chi era costui? Non è Don Abbondio che parla, ma alcuni miei conoscenti torinesi (piuttosto colti). Ma se il parroco manzoniano si limitava a fare un modesto torto a Carneade, i miei amici ne fanno uno grande a se stessi. Ignorando Mollino, si vietano la possibilità di ripercorrerne la vita e le opere, e di poter far rivivere molti dei loro sogni. Tutti abbiamo una parte di noi segreta poco nota a noi stessi. L incontro con un artista può essere l occasione di sovrapporre i nostri sogni all opera che contempliamo. Non c è solo più ammirazione per l artista, ma l intesa di cuore. La possibilità di innalzarci, di farci maggiori di noi è statisticamente maggiore quando la fortuna ci fa incontrare artisti poliedrici che hanno percorso molte vie, che hanno sognato molte cose avendo la capacità di realizzarle concretamente. Mollino, un artista assolutamente eclettico. E stato architetto, fotografo, ingegnere, scenografo, designer, scrittore, maestro di sci, pilota sportivo di aerei e di auto da corsa, professore universitario. Non è mio compito illustrare l opera di Mollino (la cui vita il Museo Alinari a Firenze ha recentemente celebrato in una mostra fotografica) a chi già la conosce, e non mi sentirei di farlo. Spero di accendere una fiammella in chi non lo conosce. Gli darò poi qualche consiglio per gli acquisti. Brevi spunti di cronista sulla sua vita e sulla sua opera. Neppure gli amici più stretti però hanno saputo molto della sua vita, tanto da ignorare tutti l esistenza di quella casa sul Po dove lui ha manifestato gli aspetti più nascosti del suo carattere e i suoi sogni più segreti. La morte improvvisa nel Poi, l oblio più strano della sua vita stessa. L ARCHITETTO Poche le sue opere, tutte straordinarie. Il suo capolavoro, la Società Ippica Torinese ( ) ha seguito la sorte del suo autore, è stata demolita nel E pensare che è considerato uno dei capolavori dell architettura mondiale. Ricordo l Auditorium RAI ( ), la sala danze Lutrario (1960), il progetto per la Camera di Commercio di Torino (1964), un intero edificio che si regge su una colonna cava centrale. E il Teatro Regio ( ) concepito con una forma intermedia tra l uovo e l ostrica semiaperta. DESIGNER Negli anni Trenta originale fu la sua attività di progettista di interni, tra cui vale la pena di menzionare gli interni di Casa Miller (1936) e la casa Devalle ( ). Qui tutto è unico in un gusto surrealista: le balaustre sono di specchio, i soffitti e le pareti imbottiti, lo spazio è mutevole, morbido, ingannevole. I mobili di Mollino sono divenuti un oggetto di culto. Erano pezzi unici e i collezionisti oggi se li contendono a cifre astronomiche, basti ricordare che spetta a Mollino il record di prezzo pagato per un mobile del 900: u IL TEATRO REGIO DI TORINO LA VITA Nasce nel 1905 a Torino, frequenta Ingegneria e la Regia Scuola Superiore di Architettura. Nel 1953 diventa professore ordinario con la cattedra di Composizione architettonica che conserverà fino alla morte. La sua maturazione avviene sempre all ombra del padre Eugenio, affermato ingegnere. Vive la sua partecipazione all ambiente culturale a Torino tra le due guerre, dove stringe amicizia con personalità della cultura e dell arte, tra cui Italo Cremona, il pittore Piero Martina, Mastroianni, Spazzapan, Carol Rama.

19 ARTE GENIO POLIEDRICO UNA POLTRONA OPERA DI MOLLINO 2 UN PARTICOLARE DEL MUSEO CASA MOLLINO dollari per un tavolo del A me sembrano veramente dei sogni realizzati nella materia. Talora si ispirano a forme animali (lo scheletro ligneo di un tavolo richiama le tensioni di un felino in azione), a volte sono intuizioni oniriche che si trasformano in legno, vetri e viti. Osservandoli si comprende, ancor più che da altre sue opere, la vera ingegnosità leonardesca di Mollino, capace di trasformare in realtà pratica e funzionale le intuizioni eteree. Chi collaborò alla realizzazione si stupisce che siano ancora integri. Tanta era l audacia del loro assemblaggio che chi le eseguiva non avrebbe scommesso un soldo sulla loro tenuta. Invece ci sono ancora oggi nei più importanti Musei del mondo, dal Pompidou di Parigi, al Museo Brooklin di New York, al Victoria & Albert di Londra. IL FOTOGRAFO Qui è veramente inutile che io mi dilunghi. Posso solo dire che la figura femminile è stata la vera protagonista. Mollino acquistò una villa nella collina torinese al precipuo scopo di farne uno studio fotografico. Dal 1936 al 1943 le sue donne erano vestite con abiti da sera, lunghi, di raso col volto coperto da velette. I ritratti degli anni 60, realizzati con la Polaroid, sono dei nudi, corpi non necessariamente belli ritratti da un Mollino che non so se definire più sperimentatore o illusionista, con risultati che possono essere di turbamento, di tentazione, di innocenza. L abbigliamento delle modelle (quando c era) è sempre stato il frutto di ricerca minuziosa. Mollino acquistava personalmente decine di vestiti, scarpe, accessori. Come Leonardo, fu anche teorico di quello che faceva. Così pubblicò Il messaggio dalla camera oscura (scritto nel 1943, ma pubblicato nel 1959), oggi introvabile: un opera di storia e critica fotografica che è uno dei pochi e validi trattati pubblicati in Italia nella prima metà del secolo XX. IL MAESTRO DI SCI Naturalmente scrisse anche sull argomento un trattato ( Introduzione al discesismo, 1950) perché fu sempre teorico delle sue pratiche. L amore per la montagna gli fece progettare case a Clavière, a Bardonecchia, in Valtournanche. Nota è la sua Casa del Sole a Cervinia. Il suo capolavoro è la stazione della slittovia del Lago Nero a Sauze d Oulx, ( ), a metri d altitudine. Superfluo ricordare che l architettura tradizionale alpina fu da lui rielaborata in forme inedite. u 37

20 ARTE GENIO POLIEDRICO 3 CHALET MOLLINO A SAUZE D OULX 4 IL BISILURO, UNA VETTURA DA LUI INVENTATA, PROGETTATA E REALIZZATA 5 MOLLINO E LA SUA ABILITÀ DI PILOTA ACROBATICO 6 MOLLINO SUGLI SCI IL PILOTA Partecipò alla 24 Ore di Le Mans nel 1955 con una vettura da lui inventata, progettata e realizzata: il Bisiluro. Leggendaria fu la sua abilità di pilota acrobatico, disciplina a cui si dedicò acquistando nel tempo ben sette aerei di cui modificò motori e parti meccaniche per ottenere prestazioni inusuali. LO SCRITTORE Ha iniziato a scrivere due romanzi, che non ha mai ultimato: La vita di Oberon e L amante del duca. Sono stati pubblicati a puntate sulle riviste Casabella (dal luglio al novembre 1933) e Il Selvaggio (dall agosto 34 al maggio 36). Ho detto prima che vorrei solo accendere qualche fiammella di interesse in chi vuole approfondire. Posso ora dare quell utile consiglio per gli acquisti che ho promesso. Cercate di conoscere Fulvio Ferrari, estimatore, cultore e custode dell opera di Mollino. Vi aprirà orizzonti, segreti inaspettati, con la capacità che è solo di chi ha trovato un intesa del cuore. Chiudo l articolo con una curiosità. Ho qualche volta sfiorato la parola genio e l aggettivo leonardesco. Può sembrare irriverente. Ma pensate: il significato della parola genio in fondo ci è sconosciuto, come misteriosa è la sua etimologia. A volte se ne abusa talora la si evita, spesso ci capita di ravvisare le stimmate del genio in atteggiamenti esteriori, manuali singolari e sorprendenti. Leonardo da Vinci scriveva indifferentemente da destra verso sinistra e da sinistra verso destra. Non abbiamo difficoltà ad identificarla come una capacità fisica geniale. Ebbene, Carlo Mollino, contemporaneamente, con due matite, una nella destra e l altra nella sinistra disegnava due figure belle, complete, e diverse. Provate voi a farlo! La memoria di questo incredibile personaggio animato da tutta la vita dalla passione per qualcosa, la sua eccentricità, le sue strepitose invenzioni, la sua indipendenza ed originalità intellettuale non finiscono mai di stupirci e rendono Mollino e la sua produzione un numero uno irripetibile. 4 3 MUSEO CASA MOLLINO Il Museo Casa Mollino è costituito dall appartamento che Carlo Mollino costruì per se stesso nei primi anni Sessanta, non finalizzato a reale abitazione, ma realizzato per uno speciale progetto personale che l architetto tenne segreto in vita. Indagata e chiarita l intenzione di questo progetto, la Casa Mollino si è rivelata fondamentale strumento per interpretare l uomo e l opera, in particolare i ritratti fotografici degli anni Sessanta, strettamente connessi alla costruzione di questo interno. Il museo contiene quasi tutti gli arredi originali disegnati o scelti da Mollino e da lui disposti nella attuale collocazione. È integrato da un archivio di documenti, pubblicazioni e fotografie originali riguardanti la sua opera o prodotte dall architetto tra gli anni Trenta e gli anni Settanta. Il Museo promuove lo studio, la preparazione di mostre e la pubblicazione del lavoro che Mollino ha svolto nelle varie discipline che lo hanno interessato. Queste attività espositive e editoriali sono correntemente svolte a livello internazionale in Europa e negli Stati Uniti. Tra le pubblicazioni si segnala il catalogue raisonné I mobili di Carlo Mollino, Phaidon, Londra, 2006, compilato sulla base degli oltre 2000 documenti specifici in possesso al museo. Il Museo Casa Mollino è un museo privato visitabile solo su appuntamento; Fulvio e Napoleone Ferrari ne sono i curatori. Per ogni contatto: casamollino@fastwebnet.it

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