Geoitalia N 34 Marzo 2011

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1 Spedizione in abbonamento postale Art. 2, Comma 20 c, Legge 662/96 Livorno Geoitalia N 34 Marzo 2011 ISSN

2 Geoitalia Federazione Italiana di Scienze della Terra, Onlus Consiglio di presidenza per il biennio Silvio Seno - Presidente Rodolfo Coccioni - Vice Presidente Silvio Seno - Presidente Comitato organizzativo dei Forum di Scienze della Terra (Com. 1) Cesare Roda - Presidente del Comitato Editoriale (Com. 2) Olivia Nesci - Tesoriere e Presidente del Comitato per la Promozione Finanziaria (Com. 3) Teodoro Georgiadis - Presidente del Comitato per la Diffusione della Cultura Scientifica (Com. 4) Attilio Boriani - Presidente del Comitato per i Rapporti con i Mezzi di Comunicazione di Massa (Com. 5) Grazia Martelli - Segretario Assemblea Associazione Geofisica Italiana (AGI): Michele Colacino (Presidente), Mario Aversa, Teodoro Georgiadis. Associazione Georisorse e Ambiente (GEAM): Gian Paolo Giani (Presidente), Riccardo Amici, Vincenzo Coccolo, Pietro Jarre, Luca Soldo. Associazione Italiana di Geografia Fisica e Geomorfologia (AIGEO); Paola Fredi (Presidente), Bernardino Gentili, Olivia Nesci, Mauro Soldati. Associazione Italiana di Geologia Applicata e Ambientale (AIGA): Cesare Roda (Presidente), Walter Dragoni, Francesco Dramis. Associazione Italiana di Geologia e Turismo (G&T): Mario Panizza (Presidente), Raffaele Pignone, Giorgio Zanzucchi. Associazione Italiana per la Geologia del Sedimentario (GEOSED): Lucia Simone (Presidente), Daniela Fontana, Gian Gaspare Zuffa. Associazione Italiana per lo Studio del Quaternario (AIQUA): Paolo Mozzi (Presidente), Adele Bertini, Paolo Messina, Andrea Sposato. Associazione Italiana per lo Studio delle Argille (AISA): Vito Summa (Vicepresidente), Rocco Laviano, Massimo Setti. Associazione Italiana di Vulcanologia (AIV): Raffaello Cioni (Presidente), Donatella De Rita, Roberto Santacroce. Associazione Nazionale Insegnanti di Scienze Naturali (ANISN): Anna Pascucci (Presidente), Roberto Greco, Enrico Campolmi, Susanna Occhipinti, Barbara Scapellato. Comitato Glaciologico Italiano (CGI): Carlo Baroni (Presidente), Roberto Federici, Manuela Pelfini. Fondazione Geoitalia: Attilio Boriani (Presidente). Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia: Gianluca Valensise Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (OGS): Iginio Marson (Presidente). Servizio Geologico d Italia: Marco Amanti (Dirigente). Sezione Italiana della EAGE-SEG: Aldo Vesnaver (Presidente), Maurizio Fedi, Luigi Sambuelli, Luigi Zanzi. Sezione Italiana della IAEG: Giorgio Lollino (Presidente), Monica Ghirotti, Nicola Sciarra. Società Geochimica Italiana (SOGEI): Umberto Masi (Presidente), Laura Pinarelli, Marino Vetuschi Zuccolini. Società Geologica Italiana (SGI): Carlo Doglioni (Presidente), William Cavazza, Gloria Ciarapica, Salvatore Critelli, Roberto Fantoni, Maurizio Mazzucchelli, Silvio Seno. Società Italiana di Mineralogia e Petrologia (SIMP): Stefano Poli (Presidente), Marco Benvenuti, Paola Bonazzi, Massimo Coltorti, Sandro Conticelli, Maria Giovanna Vezzalini. Società Paleontologica Italiana (SPI): Andrea Tintori (Presidente), Marco Avanzini, Rodolfo Coccioni, Nino Mariotti, Ruggero Matteucci, Franco Russo. Segretario: Grazia Martelli Comitato Editoriale: Cesare Roda (Responsabile editoriale), Giancarlo Della Ventura, Francesco Dramis, Elisabetta Erba, Emanuela Guidoboni, Emanuele Lodolo, Michele Marroni. Comitato di Redazione: Giovanni Bon, Luigi Carobene, Cristina Granati, Andrea Orlando. Direttore Responsabile: Valerio Bortolotti. Autorizzazione del Tribunale di Livorno n. 7, del Fascicolo a cura di: Cesare Roda, Giovanni Bon, e, per la versione in rete, Mauro Rainis e Erica Peressini. Progetto grafico: Giovanni Bon e Cesare Roda. Distribuzione gratuita ai soci delle Associazioni aderenti a Geoitalia, Federazione Italiana di Scienze della Terra, Onlus. Ente patrocinatore e finanziatore: Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale - OGS Editrice e Proprietaria: Geoitalia Fist Onlus Stampa a cura di: MEDIAprint s.r.l., Via Guido Gozzano Livorno. Tel , Fax , sandro@mediaprintli.it N. 34 Aprile 2011 Geoitalia In copertina: La frana di Montaguto, Avellino. Vedi articolo a pagina 19. La mancata prevenzione: costi e disagi trasferiti alle future generazioni 3 ALBERTO PRESTININZI Geoetica 3 CESARE RODA Cambiamenti climatici e risorse idriche in Africa 4 ANTONIO BRAMBATI Come eravamo. Note dai primi quattro fascicoli di Geoitalia 8 CESARE RODA Ricordo di colleghi scamparsi: Rodolfo Crespi; Gino Martelli; Giovanni Finzi Contini 10 ATTILIO BORIANI; ALBERTO RENZULLI; G.M.S. LOSITO, D. LUZIO, M.T. CARROZZO Eventi Estremi e Disastri Centro Euro Mediterraneo di Documentazione 11 ISTITUTO NAZIONALE DI GEOFISICA E VULCANOLOGIA ecomune DI SPOLETO Il XII Congresso internazionale della IAEG del 2014 assegnato a Torino 11 GIORGIO LOLLINO Che cosa significa Geoetica? Dentro le parole il senso della attività del geologo 12 SILVIA PEPPOLONI Recensione di: The chessboard classification scheme of mineral deposits, Dill, H.G 14 MARIA BONI Pillole di Geoetica 15 SANDRA PIACENTE Nuove immagini di vecchi terremoti: il rilievo geofisico del Golfo di Santa Eufemia (Calabria tirrenica) 16 M. F. LORETO, L. FACCHIN, F. ZGUR, F. PETTENATI, I TOMINI, D. DEPONDE, C. DE VITTOR, G. COSSARINI, D. SANDRON, OGS-EXPLORA PARTY Analisi multi temporale ( ) di dati LiDAR sulla frana attiva di Montaguto (Avellino) 19 C. TERRANOVA, G. VILARDO, E. BELLUCCI SESSA, M. PEPE, G. VENTURA Geoparchi, a cura di Maurizio Burlando 25 Porto Flavia: un sistema innovativo e unico al mondo di carico dei minerali dalle miniere metallifere della costa di Iglesias F. MUNTONI, L. OTTELLI, R. RIZZO Le pietre lavorate 27 Il Convegno AIGeo del settembre LUISA PELLEGRINI GeoSed: VI congresso ammuale 31 LUCA MARTIRE Associazione Italiana di Geologia e Turismo: 4 Congresso 32 MARIA ANGELA CAZZOLI La Geologia in una foto, a cura di Luigi Carobene 34 Gli scavi archeologici LUIGI CAROBENE

3 La mancata prevenzione: costi e disagi trasferiti alle future generazioni ALBERTO PRESTININZI, Sapienza, Università di Roma In poche parole Gli eventi di frana e di inondazione registrati nel secondo semestre 2010 ci indicano che la gestione del rischio idrogeologico in Italia ha cessato, forse definitivamente, di essere una priorità nazionale. Trattando questo tema abbiamo più volte invitato il Sistema politico amministrativo, nazionale e locale, a programmare iniziative tese a distribuire nel tempo i necessari interventi di prevenzione, soprattutto quelli del tempo differito. Ci convinciamo ora che queste iniziative non possono essere assunte a rate o a piccole dosi. Un Paese come l Italia, ma ciò vale anche per tanti altri Paesi del pianeta, deve accettare questa realtà ed assumere totalmente la propria responsabilità, convincendosi che il problema dei rischi connessi ad eventi naturali rappresenta una emergenza sociale e, come tale, deve essere affrontato oggi in via prioritaria, e non trasferito alle future generazioni. Oggi, nel mondo globalizzato, i danni economici e le perdite di vite umane dovute a questi eventi rischiano di assumere un ruolo di secondo piano, soprattutto quando le poche risorse disponibili sono impiegate esclusivamente per la gestione del post-evento e l emergenza, e quasi nulla per la prevenzione. Considerando gli eventi di frana, di alluvione e di terremoto avvenuti in Italia negli ultimi cento anni circa, troviamo un numero impressionante di vittime: Per i soli eventi di frana sono state registrate in media circa 43 vittime per anno. Se consideriamo i soli dati relativi ad eventi di frana e alluvione, ricavati dal 1985 ad oggi, il numero di vittime/anno risulta pari a 55. Questi tragici numeri indicano che l aumento delle conoscenze e delle tecnologie, che il mondo della ricerca ha messo a disposizione, non hanno modificato il trend degli effetti provocati da questi eventi naturali. Se poniamo la nostra attenzione sui danni, registriamo nel periodo un aumento sostanziale delle perdite di risorse rispetto alla media L idea, spesso enunciata, che l aumento di questi effetti possa essere legato a drastici cambiamenti climatici e ambientali è priva di sostegni scientifici ed in forte contrasto con le analisi di rischio: gli eventi naturali (frane, inondazioni e terremoti) si ripetono nel tempo con frequenze che non mostrano alcuna significativa tendenza di variazione; viceversa, le opere connesse alle attività antropiche, che subiscono gli effetti di tali eventi, mostrano una immutata vulnerabilità sia per la loro ubicazione spaziale sia per le loro qualità strutturali. Tutto ciò rientra in quella che il mondo della conoscenza definisce, ormai da lungo tempo, Prevenzione del Tempo differito che continua ad essere presente nelle enunciazioni di principio, ma completamente ignorata nella dinamica amministrativa dai responsabili delle attività governative, nazionali e locali, che si succedono nel tempo. doi: /Geoitalia Questo spazio è a disposizione dei colleghi che hanno qualche cosa da dire, c è un limite: 500 parole. Testi a: roda@uniud.it Geoetica CESARE RODA, Università di Udine La parola etica significa studio del comportamento; nel linguaggio comune la parola viene usata come sinonimo di morale, parola che ha lo stesso significato etimologico, ma che nella pratica ha assunto il significato di valutazione di merito del comportamento, ovviamente sulla base di principi predeterminati e consistenti di regole alla base della convivenza in una determinata civiltà. Si può trattare di principi scolpiti nella pietra, come i dieci comandamenti, oppure di principi tramandati oralmente, come ad esempio il concetto di onore. A questo proposito può essere utile una rilettura dell Iliade, eventualmente con l ausilio del bel volume di Alessandro Baricco (Omero, Iliade. Feltrinelli), per mettere a confronto due insiemi di valori molto diversi: quello generalmente usato oggi per giudicare il comportamento e quello basato sull onore, vigente ai tempi della guerra di Troia. Quando si passa dall etica alla geoetica, ci si può limitare allo studio del comportamento nel campo delle Scienze della Terra, oppure si può volere esprimere anche una valutazione di merito sui comportamenti, alla luce di principi predeterminati. In questo caso, dovendo valutare i comportamenti nell ambito di una attività specialistica, è necessario elaborare, a partire dai principi fondanti della convivenza, principi specialistici, i quali staranno in rapporto con i principi fondanti nello stesso modo che le leggi stanno in rapporto con la costituzione. Su quale criterio basare questi principi? Ovviamente il problema è aperto a differenti soluzioni. A me piace immaginare che i principi alla base della geoetica si basino sulla utilità dei comportamenti per la generazione presente e per le generazioni future. È possibile, in questa ottica, utilizzare un criterio economico-patrimoniale: l economia per la generazione attuale, il patrimonio per le generazioni future. Il criterio economico-patrimoniale esprime in forma quantitativa il concetto di sostenibilità. Un esempio banale per chiarire questo criterio: lo sfruttamento delle risorse idriche sotterranee deve soddisfare la duplice esigenza di produrre la maggiore quantità possibile di acqua al minor costo (criterio economico) e di conservare intatto il patrimonio idrico sotterraneo adeguando lo sfruttamento al processo di ricarica degli acquiferi (criterio patrimoniale). Il Criterio economico-patrimoniale è sufficientemente oggettivo, si può applicare a tutte le attività nelle quali sono coinvolte le Scienze della Terra e può essere preso come base per la definizione di norme tecniche vincolanti. Un corollario che discende da queste proposizioni è il seguente: la geoetica non riguarda solo i geologi, ma anche tutte le imprese e gli uffici che, a qualunque livello, si occupano dello sfruttamento del suolo e del sottosuolo. Compito esclusivo dei geologi è, invece, quello di definire le modalità scientifiche per l applicazione del criterio economico patrimoniale. Non è un compito da poco, particolarmente se si tiene conto che il progresso delle conoscenze nel campo delle Scienze della Terra può richiedere un continuo aggiornamento delle conclusioni, e che queste conclusioni frequentemente si debbono confrontare con valutazioni di diversa origine. Nei casi più banali con lo sviluppo della tecnologia dei sistemi di sfruttamento delle risorse, nei casi più complessi con la valutazione di esigenze derivanti da emergenze o dalla necessità di modificare equilibri (o squilibri) esistenti. doi: /Geoitalia Geoitalia 34,

4 Cambiamenti climatici e risorse idriche in Africa Keynote tenuto da Antonio Brambati in occasione del 57éme Congres Mondial FCEM, Yaoundé, Cameroun, Octobre 2009 La recente conferenza sul clima tenuta qualche tempo fa all ONU ha visto il Presidente USA Barack Obama protagonista, avendo impostato il suo intervento sul catastrofismo antropico attribuendo all uomo e solo all uomo la responsabilità primaria del riscaldamento del nostro Pianeta. E ciò da correlarsi all emissione di anidride carbonica dovuta esclusivamente alle attività antropiche. Abbandonando le posizioni di George W. Bush, Obama accantona ogni dubbio sul fatto che le responsabilità siano dell essere umano sottolineando che per troppi anni la razza umana ha risposto con eccessiva lentezza ai cambiamenti climatici o addirittura, negando che stessero avvenendo. Obama conclude dicendo: I rischi per l ambiente sono seri, urgenti e sempre maggiori, corriamo il rischio di lasciare una catastrofe irreversibile nelle mani delle generazioni future. Nonostante le parole incoraggianti arrivate anche dalla Cina e dall India, il Segretario generale Ban-Ki Moon non è apparso soddisfatto delle dichiarazioni perché troppo generiche, foriere solo di buoni propositi. Infatti, il leader Hu Jintao ha fatto solo cenno a un piano di forestazione in Cina indicando inoltre la possibilità di un notevole margine di riduzione dell anidride carbonica. Anche l India ha rilasciato dichiarazioni generiche indicando iniziative volte alla diminuzione dell inquinamento. Solo il Giappone si è concretamente impegnato garantendo di ridurre le emissioni di inquinanti entro il Questo è quello che è stato riportato in modo sintetico dai mezzi di comunicazione (Stampa e TV). Catastrofi annunciate dal Presidente Obama controbilanciate però dall annuncio dell aprirsi per il prossimo futuro di un periodo di pace e di ripresa economica, pace che però in queste ultime settimane sembra allontanarsi per le tensioni crescenti in Medioriente e nel nord Africa. Nella sostanza, Obama riprende con la stessa enfasi quanto lanciato nell etere da Al Gore con il ben noto documentario sul malessere del nostro Pianeta, sottolineando la responsabilità dell uomo industriale e tecnologico. Allarmismi, precauzioni e cautele devono essere sempre poste in primo piano, ma ancor più quello che io chiamo il buon senso cartesiano: il non lasciarsi trascinare da sensazioni epidermiche, usando invece il rigore scientifico e la ragione, ragione che deve essere alla base di ogni decisione presa dai politici e, più in generale, dai decision makers, liberandosi dalle lobbies che sono guidate da ben precisi interessi. Il caso clima è emblematico, agitando mille interessi che vanno dalla riconversione industriale alle nuove fonti di energia, agli aspetti agro-alimentari, alla difesa del suolo per siccità o alluvioni ed a quant altro dipenda direttamente o indirettamente dal clima. A questo punto però mi siano concesse alcune considerazioni e riflessioni. Nessuno vuol mettere in dubbio che in questi ultimi anni il clima sia cambiato. È sotto gli occhi di tutti quanto sta avvenendo nel nostro pianeta: uragani, frane, mareggiate e alluvioni. Esiste inoltre un altra realtà: la diminuzione delle superfici dei ghiacciai e quindi dei loro volumi osservati in più parti del mondo. In Europa ed in Asia nell ultimo secolo la superficie dei ghiacciai si è dimezzata; negli Stati Uniti negli ultimi 150 anni è diminuita di circa il 60%; in Africa nell ultimo secolo dal 70 al 90%, nelle Alpi dal 1850 al 2005 di circa il 50%. Viene spontaneo chiedersi se l acuirsi del mal tempo sia un fatto eccezionale o se rientri in quelli che sono definiti cicli meteorologici. A Bruckner sono infatti attribuiti i cicli della durata di circa 35 anni che portano il suo nome. Svizzero di nascita, aveva notato l alternarsi di periodi secchi a periodi umidi, più piovosi. Oggi però si dibatte nelle sedi scientifiche se al di là dei fattori naturali si possa attribuire anche all uomo o solo all uomo l alterazione del clima del nostro Pianeta. Una errata interpretazione del riscaldamento climatico, se dovuto cioè solo all uomo industriale e non a fattori naturali, potrebbe portare a massicci investimenti senza ottenere i risultati attesi e sperati. Grande cautela quindi nelle decisioni e doverosi approfondimenti su basi squisitamente scientifiche e non sull onda di spinte emotive o di pseudoverità non dimostrate. Prima di tentare di dare una risposta ragionevole a questo problema va ricordato che oscillazioni climatiche identificabili con le variazioni della temperatura dell atmosfera ci sono sempre state, sia in un lontano passato geologico ma anche negli ultimi millenni. È nota infatti la Piccola Glaciazione che ha investito il nostro pianeta anni fa, così come quella che si è avvertita soprattutto nel Nord Africa e nell intero Mediterraneo circa anni fa ed ancora, la Piccola Età Glaciale che, seppur attraverso oscillazioni caratterizzate da miglioramenti climatici, ha interessato il periodo attorno a anni fa. A questi periodi freddi si sono alternati periodi più caldi come l Optimum Climatico di anni fa ed ancora, l Optimum Climatico Medioevale dal IX al XIII secolo dopo Cristo. È pur vero che negli ultimi 150 anni si è osservato nel nostro pianeta un innalzamento della temperatura dell atmosfera di 0.76 C cui sono seguiti rilevanti cambiamenti climatici, e che questo aumento è risultato significativo a partire dagli anni 70 75, per cui si tende ad attribuire all uomo una precisa responsabilità. E gli effetti di questi cambiamenti sono confermati dall analisi (1) del numero di eventi catastrofici verificatisi in que- 4 Geoitalia 34, 2011

5 sto periodo, (2) dei conseguenti danni economici prodotti e (3) delle perdite subite dalle Compagnie di Assicurazione che sono passati dagli anni 50 al 2000 da 13 a 72 eventi, e rispettivamente, da circa 39 a circa 396 e da 6-7 a circa 91 miliardi di dollari USA. Sul significato di questa anomalia (+0.76 C) si può aprire un ampio dibattito nel tentativo di separare la componente naturale da quella antropica alla quale, nei nostri giorni, si dà notevole rilevanza per le conseguenze che ne derivano: innalzamento del livello marino per la fusione dei ghiacci polari e per l espansione termica delle masse d acqua oceaniche, trasferimento verso nord dell aridità dei suoli nell emisfero settentrionale, aumento della piovosità alle basse ed alte latitudini etc. Come si può intuire, ci sono regioni oggi fredde che potrebbero beneficiare di questo riscaldamento, ad esempio la Siberia, altre che potrebbero subire fasi di forte aridità fino alla desertificazione. Merita a questo proposito chiarire alcuni aspetti fondamentali sul riscaldamento del nostro Pianeta che spesso vengono trascurati e disattesi. Ad esempio, non corrisponde al vero, come ha recentemente dimostrato la NASA, che solo gli anni 90 sono stati i più caldi. Gli anni 30, in particolare, rappresenterebbero un altra significativa anomalia. Ed ancora, si sottace che gli astronomi hanno accertato un aumento della temperatura dei pianeti/satelliti del nostro sistema solare, di valori che oscillano da 0.7 C per la Terra fino a 2 C per Tritone, satellite di Nettuno. In 20 anni la temperatura di Marte sarebbe aumentata di 0.6 C mentre quella di Plutone di 1.9 C. Ed ancora, come è dimostrato dalle analisi della carota di ghiaccio del progetto Epica (Antartide), sembrerebbe che sia stato almeno in alcuni momenti l aumento della temperatura a causare l aumento di CO 2 nel nostro Pianeta e non viceversa, senza dimenticare che esiste una evidente correlazione tra la radiazione solare e le variazioni della temperatura dell atmosfera. Tutti questi dati vengono purtroppo sottaciuti, attribuendo soprattutto all uomo e all uso dei combustibili fossili l aumento della temperatura nel nostro Pianeta. Inoltre, anche gli stessi autori del famoso Rapporto IPCC affermano: Manca l attendibilità statistica di questi dati (quelli relativi alla CO 2 ed altri). Per i dati sull utilizzo del suolo, riferiscono che le stime sono largamente incerte. Oltre tutto, nessuno dice che molti membri della commissione, pur in disaccordo con le conclusioni presentate, si sono adeguati democraticamente alla volontà della maggioranza. Alla luce di queste considerazioni siamo allora sicuri che le responsabilità siano solo antropiche? E se cosi fosse, con quale coraggio i paesi occidentali se la sentirebbero di impedire ai Paesi in via di sviluppo di crescere economicamente utilizzando energie convenzionali e basse tecnologie? Con ciò non voglio negare una possibile responsabilità antropica in senso lato, indipendentemente dallo sviluppo industriale cui si dà troppo peso. Forse non si dà invece la giusta importanza alla crescita della popolazione mondiale che da circa , attorno all anno 1000 dopo Cristo (di pochi milioni o decine di milioni nella preistoria), è passata ad oltre 6 miliardi nel 2000, con una previsione di 9 miliardi per il Ancor più, si è trascurata la smisurata crescita degli ovini, bovini, caprini ed equini d allevamento che in totale oggi toccano e superano i 5 miliardi di unità senza poi contare gli animali selvatici. Anche l accertato scostamento (aumento) dalla tendenza naturale (in diminuzione) delle concentrazioni di metano nell atmosfera è con tutta probabilità dovuto a questa rapida crescita del genere umano e degli animali. Si segnala a questo proposito che è stato calcolato che un bovino adulto produrrebbe circa 40 m 3 di gas metano all anno. Lo stesso probabilmente si può affermare per lo scostamento (aumento) della CO 2 dalla tendenza naturale (in diminuzione) per le diffuse coltivazioni agricole (in particolar modo del riso) intervenute negli ultimi millenni. Questi scostamenti si possono far risalire rispettivamente a (CH 4 ) e (CO 2 ) anni fa. È fuor di dubbio quindi che all uomo può essere imputata una possibile corrresponsabilità nei cambiamenti climatici, ma non tanto all uomo industriale quanto al genere umano nella sua totalità. A questo punto viene spontaneo chiedersi quali siano le previsioni per la fine del secolo in corso. È probabile un aumento della temperatura di circa C senza paventare i 5 6 C proposti come condizioni pessimistiche estreme, ed ancora, un aumento del livello del mare di cm, ma non di uno o più metri come è stato reso noto da alcune previsioni di ambienti scientifici, oggi clamorosamente smentite, ed infine, un aumento delle precipitazioni alle alte e alle basse latitudini. Secondo queste previsioni sopratutto il Nord Africa, ma in generale l intera Africa, subirebbe questo lieve riscaldamento in termini quantitativi (1 1.5 C), molto rilevante per gli effetti sull ambiente in senso lato. Ciò comporterebbe per il Centro Africa una diminuzione della foresta tropicale ed un aumento delle praterie. Per quanto riguarda la piovosità, un aumento nelle regioni centrali dell Africa e una diminuzione in quelle meridionali e settentrionali. Si pone quindi il Problema dell acqua fortemente dipendente dall innalzamento della temperatura dell atmosfera e dalle variazioni della piovosità cui si è appena fatto cenno. Merita a questo punto svolgere alcune considerazioni che ci permetteran- Geoitalia 34,

6 no di capire e valutare meglio gli aspetti più profondi del problema dell acqua. Nei paesi occidentali, fino a qualche decennio fa, i tradizionali canoni dell economia consideravano l acqua un bene gratuito, senza problemi di contabilità, ovvero un pozzo senza fondo da cui attingere a piene mani e in cui scaricare senza pensieri. Fortunatamente oggi la sensibilità popolare è cambiata soprattutto sotto la spinta delle maggiori organizzazioni mondiali. Il 2008 è stato infatti proclamato dall UNESCO Anno dell acqua per sensibilizzare a tutti i livelli il mondo della scienza, dell economia e della politica. L acqua non è più, quindi, un bene gratuito, ma nell immaginario collettivo Patrimonio dell umanità. Sinonimo di vita, nel ripercorrere il pensiero scientifico e religioso, così come nella mitologia. L acqua è il principio di tutte le cose, è l origine del tutto, a sottolineare la nascita del tutto dall acqua. E ancor più, dall India all Africa si legge: l acqua è il seme divino che feconda la terra, ma senza l acqua non si sarebbe potuto creare neanche la Terra. Quindi la centralità dell acqua nella mitologia, nella storia, nelle scienze e nell economia, che ha visto lo sviluppo delle civiltà e delle culture ancorate sempre alla presenza dell acqua. Nel gergo comune parlar dell acqua vuol dire parlare solo di quel 3% rappresentato dalle acque dolci presenti nel globo terrestre, più in particolare, di quell 1% del 3%, essendo il resto ghiaccio (70%) o acqua sotterranea (circa il 30%). L uomo usa oggi circa il 50% dell acqua disponibile ( Km 3 /anno), ovvero accessibile, avendo ormai trasformato il 40-50% dei terreni liberi dai ghiacci. Ma l uso dell acqua non è equamente distribuito nel nostro Pianeta ed inoltre se ne fa un uso differente a seconda del livello di sviluppo raggiunto dai vari paesi. Se in Europa e nel nord America prevale l uso industriale sull agricoltura, questo rapporto si capovolge nei paesi in via di sviluppo, con netta prevalenza dell uso agricolo nel rapporto di circa 8:1. A significare il valore dell acqua nella nostra economia ricordo solo, a titolo d esempio, che per produrre 1 litro di latte occorrono litri d acqua, da 900 a per 1 kg di grano e ben per una tonnellata di acciaio! Ma a questo punto c è da chiedersi: con il tasso di sviluppo in corso e alla luce dell aumento della popolazione che passerà dagli oltre 6 miliardi di oggigiorno ai paventati 9 miliardi del 2050, abbiamo e avremo acqua a sufficienza per la corsa allo sviluppo e per sfamare tutto il genere umano? Possiamo rispondere certamente di sì, a conti fatti, ma con dei MA e dei SE. Acqua ce n è in tutti i continenti. Non egualmente distribuita come acqua superficiale (laghi, fiumi e ruscellamento), ma come acqua nel sottosuolo (acquiferi). Ma quali modifiche al regime pluviometrico del nostro Pianeta ci attendiamo in relazione ai paventati cambiamenti climatici? Le previsioni per la fine del secolo in corso danno un aumento della temperatura del nostro Pianeta di circa 1 1,5 C senza paventare gli allarmistici 5-6 C proposti in termini estremamente pessimistici. Secondo queste previsioni le regioni del Mediterraneo, prese come esempio, quelle delle latitudini equivalenti, ed in particolare quelle del Nord Africa vedrebbero una forte carenza d acqua alle basse latitudini. Ed ancora, una diminuzione o un aumento delle portate fluviali fino al 50% a seconda delle latitudini, rispettivamente meridionali e settentrionali. In Africa, ad esempio, la cui superficie è pari a quella del Brasile, Giappone, Australia, Europa ed USA, a fine secolo le aree aride potrebbero aumentare del 10 15% con punte fino al 50%, coerentemente con lo spostamento della piovosità verso le alte e le basse latitudini (rispettivamente Nord Europa, Nord America, Asia e Sud America, Centro Africa, Australia). L Africa assieme all Asia e all America latina vedrebbe aumentare in modo smisurato il numero delle vittime colpite da disastri naturali per il forte accorciamento dei tempi di ritorno di tempeste, mareggiate, alluvioni e quant altro. Ma il problema più grosso resta l aumento della popolazione, soprattutto se messo in relazione con la distribuzione delle risorse idriche e dei terreni coltivabili del nostro Pianeta. Non si dà infatti la giusta importanza alla crescita della popolazione mondiale che da circa 300 milioni, attorno all anno 1000, è passata ad oltre 6 miliardi nel 2000 con una previsione di circa 9 miliardi per il Ciò comporterà un progressivo aumento della domanda di cibo, d acqua e di terreni coltivabili, mentre le superfici coltivate sul nostro Pianeta negli ultimi 50 anni si sono dimezzate. Considerato che l attuale tasso di aumento dei terreni da destinare all agricoltura con irrigazione è insufficiente (1.34 milioni di ha/anno), per far fronte alla domanda sarà necessario ricorrere all agricoltura alimentata dalla pioggia. Oggi sappiamo che per alimentare con la pioggia i 1.3 miliardi di ettari necessari per sfamare la popolazione mondiale (ma quasi 900 milioni sono malnutriti), servono km 3 /anno di acqua pluviale, in aggiunta ai km 3 /anno per irrigare i 256 miliardi di ettari destinati all agricoltura. Resta aperto quindi il problema di individuare almeno un altro miliardo di ettari da destinare all agricoltura dei miliardi (di ha) potenzialmente disponibili secondo la FAO. Va però tenuto ben presente che se per il 2050 vi sarà disponibilità di acqua e di territorio in termini globali per sfamare 9 miliardi di persone, il Nord Africa, l Asia e il Medioriente non saranno in grado di far fronte alla domanda interna di cibo per l aumento della popolazione, stante il loro forte deficit di territorio coltiva- 6 Geoitalia 34, 2011

7 bile che ammonta a milioni di ettari per l Asia, cui vanno aggiunti 236 milioni di ha per l Africa e il Medioriente. Questo problema non toccherà l Africa subsahariana, l America latina, la Russia e, più in generale, i Paesi industrializzati che potranno far fronte alla domanda interna. Saranno invece soprattutto i primi due paesi (Africa subsahariana e l America latina) che dovranno far fronte al deficit di quelli che non saranno autosufficienti, stante la loro significativa disponibilità di terreni e di acqua pluviale e di acquiferi da dedicare all agricoltura. Questi paesi dovranno provvedere all esportazione della cosiddetta acqua virtuale, cioè dei prodotti agricoli derivati dall abbondante disponibilità di acqua. Restano così aperti, da un lato, i piani di sviluppo agricolo per far fronte al bisogno di cibo e, dall altro, gli strumenti per agevolare o garantire un mutuo scambio di risorse onde evitare pericolose tensioni tra i vari paesi competitori ed allontanare lo spettro delle guerre dell acqua. Per concludere, quindi, oltre ad una corretta gestione dell acqua e del territorio, sarà quanto mai necessario investire in ricerca ed educazione ambientale per la tutela dello stesso ambiente e, in particolare, dell acqua e della salute in vista di un miglior controllo dell inquinamento e del necessario aumento delle risorse agricole. Tenendo molto ben presente che Michelangelo, nel rappresentare nella Cappella Sistina la Creazione di Adamo (1510) forse voleva trasmettere a tutti noi un messaggio ancor più importante: la vita è conoscenza, invitandoci indirettamente ad avere una mente critica, senza inseguire le emozioni e senza ideologie. Alla luce di quanto sopra esposto, come abbiamo visto, le conseguenze dovute al riscaldamento globale e quindi ai cambiamenti climatici, daranno origine ad un aumento delle calamità naturali e della piovosità a certe latitudini e dell aridità ad altre, ma anche al diffondersi di malattie infettive e virali, ad un innalzamento del livello del mare, in alcuni casi alla desertificazione, mentre si assisterebbe ad una diminuzione della biodiversità e della disponibilità delle acque potabili. Che cosa fare allora? Non resta che promuovere una serie di azioni: prima di tutte l educazione ambientale e quindi la tutela dell ambiente e della salute, il controllo e l attenuazione dell inquinamento atmosferico e delle acque e, non ultima, una corretta gestione delle risorse idriche. Tutto dipenderà dal tipo di sviluppo che ci proponiamo, se orientato verso una pura crescita economica avulsa dei problemi ambientali o nel rispetto dell ambiente. In sintesi, quattro sono i tipi di sviluppo possibili, qui di seguito schematizzati: 1. un mondo in rapida crescita economica con veloce introduzione di tecnologie nuove e ad elevata efficienza; 2. un mondo molto eterogeneo con enfasi sui valori familiari e le tradizioni locali; 3. un mondo dematerializzato con l introduzione di tecnologie pulite; 4. un mondo con enfasi su soluzioni locali nel rispetto dello sviluppo sostenibile. Sta a noi scegliere il nostro destino affidandoci sempre al buon senso e alla ragione, mediando a seconda dei casi e delle necessità. Certo è che indipendentemente dalle scelte che sapremo o potremo fare resta aperta per l Africa (e non solo per l Africa) la cosiddetta questione delle compensazioni. Dobbiamo essere indennizzati per il danno causato dal surriscaldamento globale alla nostra economia, aveva concluso il commissario Tumusiime Rhoda Peace in occasione del vertice internazionale sul clima tenuto nell isola di Santa Lucia nei Caraibi; e ciò se sarà dimostrato che la responsabilità del surriscaldamento è solo ed esclusivamente antropica, fatto questo non ancora provato. Se così sarà, il problema riproposto in occasione del summit internazionale sul clima tenuto a Copenaghen non è stato di molto conforto. Il club dei paesi poveri e in via di sviluppo si prepara a presentare il conto ai paesi più ricchi con una richiesta di compensazioni variabile da 150 a 400 miliardi di dollari USA l anno. Ovviamente non si tratta di trasferimenti di fondi ma di contratti colossali per il trasferimento di tecnologie o per la realizzazione di opere, prime fra tutte, per la gestione delle acque. Indipendentemente da quelli che saranno gli esiti delle ricerche sulle cause che sono alla base del surriscaldamento del nostro Pianeta, i paesi occidentali e comunque dotati di know how dovranno essere pronti a questa grande sfida che si presenterà nei prossimi decenni. doi: /Geoitalia Geologia applicata significa Geologia che verrà verificata per mezzo delle azioni di progetto e di intervento basate sull analisi geologica, cioè Geologia verificabile. L analisi geologica richiede una solida cultura geologica, nel senso di geologia stratigrafica, geologia strutturale, geologia storica, geologia di campagna, ma anche una solida cultura fisica, nel senso di meccanica e idraulica, una cultura chimica e una buona padronanza del linguaggio e degli strumenti matematici. Geoitalia 34,

8 Come eravamo Note dai primi quattro fascicoli di Geoitalia CESARE RODA La storia è fatta anche di notazioni sui dettagli della vita quotidiana. Le collezioni di vecchie riviste redatte con una prospettiva vicina: per comunicare notizie fresche, per annunciare eventi, per esporre opinioni, sono una fonte molto ricca per chi voglia ricostruire con dettaglio i passaggi che hanno costruito la realtà odierna di una comunità. Il titolo Come eravamo ha un po il sapore di una nostalgia che apprezza soprattutto il passato; nella realtà non sono riuscito a trovare un altro titolo. Il sottotitolo deriva dalla preoccupazione di non riuscire a raccontare tutti i quindici anni della rivista, e quindi ho lasciato una via di uscita per fermarmi dopo i primi quattro fascicoli Il progetto che vorrei realizzare consiste nel sollecitare coloro che, nel corso di questi tre lustri, hanno contribuito alla realizzazione della rivista, a raccontare le idee, le speranze, le realizzazioni e le mancate realizzazioni, a ricordare i colleghi. Il primo numero della rivista Geoitalia porta la data di Aprile Nel 2012 la rivista compirà 15 anni, un tempo lungo per una rivista realizzata interamente su base volontaria e senza fruire di entrate finanziarie certe. Problemi questi ancora aperti e che, una volta o l altra, sarà necessario affrontare. Ma anche un tempo sufficientemente lungo per documentare eventuali cambiamenti significativi nell ambito della Comunità italiana di Scienze della Terra. Le pagine degli oltre 30 fascicoli sino ad ora pubblicati costituiscono una successione di fotografie della Comunità delle Scienze della Terra che può essere interessante rivedere e descrivere a favore di chi allora non c era. L aspetto I primi quattro fascicoli sono stati pubblicati a Padova a cura della CLUEP (Cooperativa Universitaria Editrice Univerisità di Padova) sotto la guida del Prof. Francesco Paolo Sassi, con la collaborazione di G. Scarascia Mugnozza, A. Moretti, C. Mazzoli, M. D Andrea e, per l edizione elettronica, P. Armienti. L aspetto dei primi quattro fascicoli della rivista è semplice ma nel contempo attraente per il bel colore blu della prima pagina di copertina dove, in lettere bianche, sono riportati il titolo della rivista, con il sottotitolo Forum Italiano di Scienze della Terra, e l indice del fascicolo. Il formato della rivista è A4; la copertina è stampata su carta più pesante di quella del testo interno, la carta è semipatinata. Il numero delle pagine interne dei primi quattro fascicoli è rispettivamente di 48, 64, 60, 56. La seconda di copertina riporta i dati relativi alla gestione e alla stampa della rivista, dai quali si apprende che la responsabilità editoriale è del Consiglio di Presidenza della Fist, che i fascicoli 1 e 3 costituiscono un supplemento del Bollettino della SGI, e pertanto il Direttore responsabile è Achille Zuccari, e i numeri 2 e 4 sono supplementi di Plinius, Bollettitino della SIMP, e pertanto il Direttore responsabile è Fernando Scordari. Nella terza pagina di copertina del primo fascicolo si trova la pubblicità della agenzia libraria Minimax, specializzata nella importazione e distribuzione di libri di Scienze della Terra, mentre negli altri tre fascicoli si trova lo statuto della Federazione Italiana di Scienze della Terra. La quarta di copertina del primo fascicolo è dedicata all annuncio del 1 Forum Italiano di Scienze della Terra, Geoitalia 1997; nel secondo e terzo fascicolo si trova la pubblicità della Casa editrice Utet, mentre nel quarto fascicolo la quarta di copertina è bianca. I contenuti del primo fascicolo La rivista è organizzata in rubriche: Editoriale, Notizie FIST, Aggiornamenti, Opinioni (poi Dibattiti e Opinioni), Il nostro ruolo sociale. Inoltre Notizie (solo nel primo fascicolo) e Convegni e Scuole nei restanti tre fascicoli. Per il futuro sono previste due nuove rubriche: Dal mondo della Ricerca e Dal mondo della Professione. Il primo editoriale dà notizia della costituzione, per iniziativa delle tre società scientifiche SGI, SIMP, SPI della Federazione Italiana di Scienze della Terra (FIST), della adesione alla FIST dell AI- QUA (Associazione Italiana per lo Studio del Quaternario), della organizzazione del 1 Forum Italiano di Scienze della Terra, Geoitalia 1997 e delle finalità e caratteristiche della rivista Geoitalia, Il Consiglio di Presidenza della Fist, nel predisporre il programma di attività per il 1997, si è attenuto alle finalità della Federazione dando priorità al progetto di organizzazione del primo congresso scientifico GEOITALIA 1997, 1 Forum Italiano di Scienze della Terra, superando le limitazioni culturali INSITE NEI congressi scientifici attivati nel passato dalle singole Società. Il Consiglio ha inoltre ritenuto opportuno fornire alla comunità scientifica uno strumento di informazione e discussione, attraverso la stampa di questo fascicolo, che avrebbe periodicità quadrimestrale, e mediante la attivazione della pagina elettronica. I promotori di questa iniziativa riten- 8 Geoitalia 34, 2011

9 gono di avere realizzato a favore della Comunità Scientifica Geologica un mezzo da perfezionare nel tempo, destinato ad un efficace rilancio delle Scienze della Terra in Italia, tuttavia perché tutto ciò che è stato fatto possa tradursi in un concreto vantaggio è necessario che la neonata Federazione delle Scienze della Terra venga sostenuta e incentivata sia con proposte operative e contributi di idee sia attraverso un comune impegno per la realizzazione delle iniziative. Qui e anche in seguito le parti in corsivo sono tratte dal testo pubblicato nel primo fascicolo di Geoitalia La rubrica Notizie FIST riporta lo statuto della neonata Federazione e la rubrica Aggiornamenti riporta la relazione di Gian Battista Vai, capo delegazione, sulla partecipazione italiana al 30 Congresso Geologico Internazionale di Pechino (4-14 Agosto 1996). Trascrivo questa annotazione di Vai: È apparso chiaro che il mondo politico cinese, dopo le prime aperture degli anni 70, sta dando crescente credito all utilità pratica della geologia per un paese in via di sviluppo, affamato di t tecnologia e saturo di problemi ambientali e di pericoli geologici. Per questo ha compiuto passi da gigante nell adeguamento del proprio sistema di ricerca geologica di base e applicata, in stretta cooperazione con i paesi più avanzati. La partecipazione italiana è riassunta da Vai nella tabella:qui sotto riportata e in questa considerazione. Il bilancio della partecipazione italiana è dunque relativamente positivo, lo dimostrano le percentuali relative alla attività scientifica svolta dagli Italiani a Pechino, che sono superiori alle loro percentuali di presenza. Tuttavia, la qualità e anche l entità quantitativa e la varietà della ricerca geologica di base e applicata non hanno ancora una visibilità internazionale adeguata. Nella rubrica Aggiornamenti viene anche illustrato, a cura di Stefano Cresta, lo stato dell arte del Programma di Cartografia Geologica Nazionale alla scala 1: Vale la pena di riportare l incipit dell articolo. La cartografia geologica ufficiale rappresenta il segno dell impegno effettivo di una nazione nella conoscenza, nella valorizzazione e nella protezione delle risorse ambientali. È una affermazione che dovrebbe divenire la bandiera della Comunità italiana di Scienze della Terra. Le carte geologiche sono i documenti che sintetizzano il risultato di complesse attività di ricerca scientifica, comprendenti: il rilievo di dati in campagna, l analisi di campioni in laboratorio, la raccolta di documentazione prodotta da esplorazioni mediante misure geofisiche o mediante sondaggi e scavi, ma soprattutto illustrano l interpretazione di questi dati. Ne risulta: conoscenza del sottosuolo e dei processi che hanno determinato la struttura attuale e adeguate basi predittive necessarie per ogni intervento. Infine è illustrata l attività svolta dal Comitato 05 (Comitato per le Scienze Geologiche e Minerarie,CSGM) del CNR nel biennio sotto la presidenza del Prof. Piero Manetti. Vale la pena di elencare le dieci Commissioni di supporto al Comitato create sin dalle prime riunioni dello stesso. - Commissione di studio per la Cartografia Geologica e Geomorfologica. - Commissione di studio per la Cartografia Geologica marina. - Commissione per lo sviluppo delle Scienze della Terra. - Commissione per il rilevamento delle grandi apparecchiature. - Commissione italiana di cristallografia. - Comitato Nazionale Italiano per l IN- QUA (International Union for Quaternari Research). - Commissione di studio per la partecipazione al programma ODP (Ocean Drilling Program). - Commissione di studio per la Cartografia Geochimica. - Commissione Scientifica Polare. - Commissione Navi. È interessante riportare i compiti attribuiti alla Commissione per lo sviluppo delle Scienze della Terra, per la quale, nel fascicolo di Geoitalia è riportata la relazione, a cura di F. P. Sassi, sulla attività svolta nel biennio Questa Commissione ha i seguenti compiti: a) coadiuvare il CSGM nel coordinare le iniziative e le attività volte a integrare la ricerca italiana nel quadro internazionale delle Scienze della Terra e a promuovere l immagine all estero; b) istruire per conto del CSGM la diffusione, nella comunità italiana, di informazioni relative a progetti internazionali e alle opportunità di inserimento di ricercatori italiani, nonché di preparare rapporti sulle tendenze di sviluppo della ricerca internazionale; c) istruire la partecipazione di ricercatori ai più significativi convegni internazionali e contattare i ricercatori interessati a organizzare convegni di rilevante interesse; d) diffondere all estero documenti e informazioni sulla attività italiana; e) tenere i contatti con ricercatori italiani membri di comitati, panel, commissioni afferenti a organismi internazionali; f) tenere i contatti con membri e commissioni operanti all interno del CNR nel settore delle relazioni internazionali. Nell anno 1997 afferivano al CSGM: 14 Istituti, 13 Centri, 2 Gruppi di studio e 3 Gruppi Nazionali per la Protezione Civile. Attraverso il CNR la Comunità scientifica italiana delle Scienze della Terra partecipava ai seguenti organismi internazionali: CIESM, EMU, IAEG, IAGC, ICOGM. IGA, IMA, INQUA, IPA, ISC, ITA/AIATES,,IUC, IUGS, IGBP, SCAR. Un bell articolo di Franco Ricci Lucchi, i cui contenuti conservano ancora oggi tutta la loro validità, che riflette sulle prospettive delle Scienze della Terra in Italia, apre la rubrica Opinioni. Per sottolineare l attualità delle riflessioni di Ricci Lucchi è sufficiente riportare questa frase: Per creare questa figura (di geologo generalista) è molto importante e delicato il processo formativo. Anche restando in un ottica tradizionale, ignorando cioè per ora il problema della formazione permanente volta all aggiornamento e alla riconversione durante tutta la Geoitalia 34,

10 vita produttiva e non, non possiamo solo discuterne all interno della comunità accademiva; è necessario un confronto con il mondo esterno e con l ordine professionale, anche se con quest ultimo vi sono state e vi sono incomprensioni e divergenze (si veda, ad esempio, il recente documento del Consiglio Nazionale sul Corso di laurea in Scienze Geologiche). Va individuato un tavolo o un Forum permanente per il dialogo. La neonata FIST (Federazione Italiana di Scienze della Terra) potrebbe coprire questa esigenza. Quante discussioni sono state fatte da allora su questo argomento! Quante occasioni sono state perdute! Quante iniziative velleitarie! Quante inutili divisioni! Nella stessa rubrica Forese Carlo Wezel riflette su Le sfide di una rivoluzione culturale. Lo stesso illustra la candidatura italiana ad ospitare nel 2004 a Firenze il 34 Congresso Geologico Internazionale. Come è noto a tutti il Congresso ha avuto luogo, è stato un grande successo internazionale, ma non è riuscito a smuovere neppure un sottosegretario. Il confronto con la Cina (32 Congresso) è pesantemente a sfavore dei governanti italiani. La rilettura di questo primo fascicolo della rivista Geoitalia ci trasmette l immagine di una Comunità scientifica italiana di Scienze della Terra vivace, consapevole delle prospettive e delle proprie capacità, ma forse non sufficientemente attenta al rapporto con il mondo del lavoro e della professione. I primi fascicoli della rivista Geoitalia sembrano destinati a chi lavora nell ambito universitario, anche se si prospetta una apertura futura ai cultori delle Scienze della Terra che operano nell industria, negli studi professionali, negli enti di ricerca e nelle scuole. C. R. doi: /Geoitalia Ricordo di colleghi scomparsi È con grande dolore che comunico, seppure in ritardo, che l amico e collega Prof. Rodolfo Crespi, gravemente malato da tempo, è mancato il giorno 13 Ottobre Il Prof. Crespi ha dedicato la sua vita, oltre che alla ricerca, all insegnamento della Mineralogia per il Corso di Laurea in Scienze Naturali presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell Università degli Studi di Milano. Attilio.Boriani Il 15 dicembre 2010 ci ha silenziosamente lasciato il Prof. Gino Martelli, docente del Corso di Laurea in Scienze Geologiche dell Università degli Studi di Urbino Carlo Bo per quasi 25 anni. Era nato a Firenze il 1 Giugno Dopo aver conseguito nel 1946 la Laurea in Chimica, lavora presso il Servizio Geologico d Italia, dove entra in contatto con la comunità geologica e svolge con estrema perizia, prima come rilevatore e successivamente in veste di Direttore, attività di Rilevamento Geologico di numerosi Fogli su tutto il territorio nazionale. La capacità e l esperienza acquisite nel campo delle Scienze della Terra fanno sì che nel 1973 venga chiamato dall Università di Urbino a far parte del gruppo di docenti che avranno il compito di istituire e avviare il Corso di Laurea in Scienze Geologiche. Qui, a partire dal 1976, riveste la carica di Direttore dell Istituto di Mineralogia e Petrografia dove, fra le altre cose, crea la prima struttura per lo studio delle rocce in sezione sottile, organizzando un laboratorio per la preparazione dei campioni. Successivamente, dal 1982, diviene Direttore dell Istituto di Geologia Applicata. Ha tenuto con passione ed entusiasmo l insegna-mento di Geologia Regionale dal 1973 fino al 1996, anno del suo congedo dall Univer-sità di Urbino. La sua attività di ricerca è stata incentrata sulla Geologia dell Appenni-no e su problematiche di Geologia Applicata. L escursione didattica che organizzava ogni anno, a fine corso, tra le Marche, l Umbria e la Toscana era per tutti gli studenti, un appuntamento da non mancare. Il suo spessore culturale, che andava ben oltre il solo ambito della geologia, gli consentiva una capacità di comunicazione unica, informando con dovizia di particolari anche sulla storia, sull architettura e, non ultima, sulla tradizione culinaria dei vari luoghi. Il ricordo va alla sua persona, piena di onestà, sensibilità ed umanità, di rispetto per gli altri e per il lavoro degli altri, sempre disponibile ad una parola di sostegno e incoraggiamento. Alberto Renzulli Domenica 13 febbraio ci ha lasciati il Prof. Giovanni Finzi- Contini già ordinario di Geofisica Applicata presso l Università di Firenze, Facoltà di Ingegneria. Figura complessa, eclettica, non catalogabile. Di impostazio- ne umanistica, nel senso più intrinseco del termine, sapeva cogliere in ogni situazione umana o scientifica la sua essenza con un senso di meraviglia poetico, che poteva disorientare l interlocutore. Per questa sua natura, come documentato dalle sue numerose pubblicazioni, la produzione scientifica si è sviluppata in ambiti anche molto distanti quali: metodi di prospezione geolettromagnetica, modellazione di strutture sismogenetiche, gestione di discariche urbane, applicazioni della prospezione geofisica all archeologia, apportando sempre innovazioni metodologiche di base. Non possiamo dimenticare, ora che il suo cammino si è concluso, la sua ampia produzione letteraria e poetica, che è stata riconosciuta ed apprezzata ad alti livelli (Fiorino d oro per la poesia, città di Firenze 1997) e nella quale risalta la ricerca continua di una necessità quotidiana per una umana profonda comprensione. Gabriella Maria Sabina Losito, Dario Luzio, Maria Teresa Carrozzo e tutti i suoi colleghi ed allievi doi: /Geoitalia Geoitalia 34, 2011

11 Eventi Estremi e Disastri Centro Euro-Mediterraneo di Documentazione Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e Comune di Spoleto Nel mese di marzo ha iniziato la sua attività a Spoleto, nello storico palazzo Mauri, il Centro Euro-Mediterraneo di Documentazione su Eventi Estremi e Disastri; il Centro è nato sulla base di un progetto che intende unire conoscenze scientifiche, storiche e antropologiche finalizzate alla divulgazione, per stimolare una nuova consapevolezza sulle cause naturali e antropiche dei rischi. Nella cultura diffusa contemporanea la memoria degli eventi estremi e dei disastri tende rapidamente a scomparire. Nelle sedi scientifiche, le sole che hanno un quadro preciso di tali eventi nel lungo periodo, gli aspetti sociali delle calamità non sono trattati in modo esteso e continuativo. Per contrastare la smemorizzazione di questi eventi, per approfondirne la storia, le cause, il peso economico, le tracce culturali e ambientali, note o disperse, è stato fondato a Spoleto il Centro Euro-Mediterraneo di Documentazione su Eventi estremi e Disastri. Il Centro non si sovrappone e non compete con le istituzioni e le aree scientifiche che già si occupano di terremoti, maremoti, vulcani, frane, alluvioni e dissesto idro-geologico, ma si propone di essere un supporto permanente alla ricerca e alla divulgazione su un tema così cruciale per le società moderne. L opinione pubblica si interroga su questi eventi traumatici quasi sempre a posteriori, quando emozioni e sdegno impediscono di chiarire cause e concause di breve e lungo periodo di tali accadimenti. Come risultato di cause naturali ed antropiche i disastri sono oggi un oggetto di studio disperso fra varie discipline e interessi applicativi. La conoscenza delle loro interazioni e dei loro effetti richiede osservazioni di lungo periodo, basi documentarie rigorose e metodologie di analisi collaudate: ciò consente di rilevare che assai spesso gli effetti di danno si ripetono nelle stesse aree in modo simile. L importanza di questo tema, sotto il profilo degli approfondimenti scientifici, storici e della divulgazione è stato recentemente ribadito dal maggiore organismo internazionale di ricerca nel settore delle Scienze della Terra, la IUGS (International Union of Geological Sciences), che raccomanda alle organizzazioni affiliate (per l Italia Geoitalia Fist Onlus) di promuovere centri di studio e di documentazione sui disastri di origine naturale. Il Centro di Spoleto potrà dare un contributo culturale innovativo, focalizzando anche i processi storici di ricostruzione, che nel tempo hanno ridisegnato paesi, città e territori, in particolare in Italia e nell area mediterranea. Potrà mettere in luce e far conoscere i nodi cruciali di territori sempre più fragili ed esposti e le cause che emergono. Stabilità e continuità possono consentire di diffondere con maggiore incisività le conoscenze in questo settore e aprire nuove prospettive alla divulgazione scientifica attraverso progetti da sviluppare fra soggetti e istituzioni diverse, per il coinvolgimento della popolazione scolastica e universitaria, dei cittadini, dei professionisti. Il Centro di Spoleto si propone di costruire una rete di competenze e di saperi utili a caratterizzare e a divulgare in modo multidisciplinare l approccio ai disastri e alle ricostruzioni. Per queste ragioni esso si profila anche come luogo adatto per sviluppare tematiche relative alla cultura geologica, alla geoetica e alla storia urbana, stimolando riflessioni e dibattiti non unicamente scientifici. Il nuovo Centro potrà elaborare e diffondere dati, immagini, filmati e altri elaborati di valore informativo e culturale sui disastri, di cui si propone di organizzare un archivio tematico. Potrà inoltre organizzare mostre, convegni e conferenze, inserendo il vincolo scientifico nell analisi degli impatti sociali, dal mondo antico ad oggi, tema attualmente affidato per lo più alla estemporaneità dei media, che in genere ignorano l evoluzione del problema nel lungo periodo. Per ospitare il Centro si è resa disponibile la città di Spoleto, che è già un polo culturale di livello internazionale. Il Centro apre la sua attività nello storico palazzo Mauri (via Frignone, Spoleto), sede della prestigiosa biblioteca civica, di recente restaurato. Qui il Centro ha a disposizione due sale attrezzate, con possibilità di utilizzare altre due belle sale affrescate per seminari, conferenze e video-conferenze. Il progetto è stato ideato e realizzato da Emanuela Guidoboni, responsabile del Centro. Chi desidera collaborare o partecipare può mettersi in contatto e richiedere le linee del programma per il guidoboni@bo.ingv.it doi: /Geoitalia Il XII Congresso Internazionale della IAEG del 2014 assegnato a Torino Giorgio Lollino Durante il Council Meeting della International Association for Engineering Geology and the Environment (IAEG) che si è tenuto ad Auckland in Nuova Zelanda il 5 Settembre 2010 in concomitanza con l XI Congresso Internazionale IAEG, si sono svolte le votazioni per la scelta della sede del XII Congresso Internazionale della stessa IAEG che si terrà nel Due erano le città candidate: San Paulo per il Brasile e Torino per l Italia. L assemblea dei Presidenti dei Gruppi Nazionali e dei membri dell Executive Committee hanno pertanto avuto l opportunità di scegliere tra due eccellenti proposte. Le votazioni si sono svolte dopo le presentazioni ufficiali delle due sedi fatte rispettivamente dal Dr. Francisco Nogueira De Jorge, Presidente del Gruppo Nazionale IAEG Brasile e Vicepresidente della IAEG per il Sud America, e dall Ing. Giorgio Lollino, Presidente del Gruppo Nazionale IAEG Italia. Entrambi hanno illustrato le ragioni della candidatura, le caratteristiche ed i pregi delle rispettive città e delle strutture che avrebbero accolto la manifestazione nel caso fossero risultate vincitrici, oltre ad una proposta di tematiche scientifiche da affrontare in sede congressuale. Il titolo proposto per Torino è: Engineering geology for the society and territory. Sono inoltre state proposte una serie di possibili tematiche scientifiche quali: Role of the climate changes, Coastal processes, Landslide processes and tectonic movements, River basins and water resources, Soil and landscape management, Land Observation technologies, Design and realization of major construction projects. Sarà anche data possibilità a giovani ricercatori di poter formulare delle loro personali proposte per l inclusione di ulteriori tematiche. Come sede del Congresso è stato indicato il Centro Conferenze del Lingotto ristrutturato dall Arch. Renzo Piano a partire dalla originaria fabbrica di produzione FIAT costruita nel Il Centro Conferenze del Lingotto risulta particolarmente adatto ad ospitare un evento delle dimensioni e dell importanza del XII Congresso Internazionale della IAEG che si prevede e si auspica possa raggiungere e superare il migliaio di iscritti. L intera presentazione, realizzata originariamente in versione powerpoint, è disponibile sul sito della IAEG Italia ( in versione pdf, all indirizzo Al termine delle due presentazioni si sono regolarmente svolte le votazioni dalle quali è risultata vincitrice a larga maggioranza Torino. Siamo dunque lieti di annunciare che la città di Torino ospiterà nel 2014 il XII Congresso Internazionale della IAEG che il Gruppo Italiano avrà l importante incarico di organizzare. doi: /Geoitalia Geoitalia 34,

12 Che cosa significa Geoetica? Dentro le parole, il senso dell attività del geologo SILVIA PEPPOLONI INGV La Geoetica è una disciplina relativamente recente. Nasce nel 1991 avendo come obiettivo principale quello di porre l attenzione sulla valorizzazione e la salvaguardia della Geosfera. Si occupa di alcune tra le più rilevanti emergenze ambientali: inquinamento e problematiche dei rifiuti, effetto serra e variazioni climatiche. Si preoccupa di incoraggiare un analisi critica sull uso delle risorse naturali, di promuovere la corretta informazione sulle pericolosità e sui rischi del territorio, di favorire lo sviluppo di tecnologie ecocompatibili. Inoltre, tra i suoi intenti ha quello di promuovere il ruolo sociale delle Geoscienze e di rivalutare il patrimonio geologico come valore scientifico, culturale ed educativo. Pertanto, è una disciplina volta soprattutto ad orientare la società nella scelta di comportamenti appropriati rispetto a problemi concreti della vita dell uomo, cercando di trovare soluzioni compatibili con la preservazione della natura e del territorio. L analisi delle tematiche trattate dalla Geoetica porta ad alcune riflessioni. Innanzitutto, per stabilire un criterio di scelta di comportamenti appropriati prima sarebbe necessario individuare i valori su cui basare quei comportamenti. Inoltre, sarebbe opportuno interrogarsi sul tema della responsabilità di chi opera nel settore delle Geoscienze, mettendo al centro delle questioni etiche il soggetto, ovvero il geologo, quale esperto del territorio e di tutte le sue pericolosità, sia che operi nel settore della ricerca che in quello pubblico e istituzionale, sia che svolga attività professionale o che sia impegnato nella didattica e nella divulgazione scientifica. In ogni settore lavorativo risulta evidente l importanza del ruolo ricoperto dal geologo nella società e quindi la necessità di definire più chiaramente la sua identità scientifica e il valore delle sue specificità, di riqualificare la sua professionalità, affinché da parte sua vi sia una più consapevole assunzione di responsabilità nell esercizio delle attività che gli vengono richieste. Tuttavia, spesso l attività del geologo manca di autorevolezza e di conseguenza il suo contributo viene sottovalutato. Ciò può attribuirsi ad una miope politica di gestione dell ambiente, in parte legata ad una certa arretratezza culturale che ancora vede l Italia in ritardo rispetto ad altri paesi in materia di tutela del territorio, ma anche ad una sorta di senso di inferiorità che il geologo in genere prova quando si confronta con altri specialisti (ingegneri, fisici, matematici). Il mancato riconoscimento di autorevolezza porta spesso il geologo ad atteggiamenti di timore o di riluttanza a dichiarare il proprio parere anche su questioni squisitamente geologiche, al bisogno di tutelarsi inserendo nelle sue relazioni tecniche espedienti formali e prescrizioni eccessive, alla tendenza a non prendere posizioni ferme, che potrebbero portare discredito alla propria attività, compromettere l accesso a finanziamenti, innescare critiche e polemiche da parte di altri ricercatori. Tutto questo alimenta una progressiva perdita di soddisfazione nello svolgere il proprio lavoro, un sentimento di sfiducia nel valore del proprio impegno ed una diffusa demotivazione. Da dove ripartire per eliminare questo disagio e ridefinire ruoli e responsabilità? Si può provare a ripartire dalla base, dalle parole, dall analisi etimologica della parola geoetica. Le parole infatti, come le rocce, hanno memoria, registrano la storia che hanno vissuto: se in un basalto resta impressa l orientazione dei dipoli secondo la direzione del campo magnetico esistente al momento della sua formazione, ugualmente nella struttura di una parola sono riconoscibili le tracce delle trasformazioni fonetiche subite nel tempo (aggiunte o elisioni, contrazioni e assimilazioni), che evidenziano momenti in cui il significato e l uso della parola erano diversi e restituiscono il senso del cambiamento storico, antropologico e culturale. Da dove deriva la parola geoetica, quali sono le sue origini, le sue connotazioni, l evoluzione dei suoi usi, quale significato profondo è possibile recuperare? Geoetica deriva dall unione di geologia ed etica. Geo-logia significa ragionamento/discorso razionale sulla Terra, o più semplicemente studio della Terra. Tuttavia, il suffisso geo porta con sé qualcosa di più profondo: gaia certamente in greco significa Terra, ma la sua base sumerica antichissima ga rimanda più specificatamente al significato di dimora, luogo dove si dimora. La Terra è il luogo dove noi dimoriamo, dove i nostri antenati hanno dimorato e dove i nostri figli dimoreranno. Su un comune dizionario di filosofia si legge: Etica - termine introdotto da Aristotele per indicare l indagine e la riflessione sul comportamento operativo dell uomo. Successivamente la parola verrà usata per indicare quella parte della filosofia che tratta del problema dell agire umano. Etica deriva dal greco ethos e significa consuetudine, costume, abitudine, a sua volta derivante da eiotha, verbo che significa io ho consuetudine, ho familiarità. Nelle parole familiarità e costume è insito il senso di appartenenza ad una comunità, sia essa una famiglia o un organizzazione sociale più ampia. Ma cos è che determina la familiarità e quindi una consuetudine di comportamento? Di questo passaggio importante è rimasta traccia nella radice semitica originaria: edum, che significa esperienza, essere esperto di. Dunque, si fa esperienza di un evento, di una circostanza, se ne acquisisce la conoscenza, si entra in familiarità con esso, se ne diviene esperto al punto da essere capace da quel momento in poi di scegliere ed assumere un comportamento, un costume, un abitudine adeguati a quella circostanza, a quell evento. 12 Geoitalia 34, 2011

13 Ma la ricchezza semantica della parola etica si apprezza risalendo dal greco alla lingua accadica, che Giovanni Semerano, studioso di lingue mesopotamiche, pone all origine delle lingue europee: a partire dalla base accadica esdu, ad etica viene dato significato di fondamento, disciplina sociale, e per estensione anche il significato di assicurazione di continuità. Di nuovo la dimensione relativa al sociale, il riferimento della parola etica alla comunità. A partire invece dalla base accadica betu, si attribuisce ad etica il valore di sede, dimora, rifugio. In Omero questa radice è addirittura usata in luogo di stalla, riparo per il bestiame. Dunque, il richiamo ad uno spazio più intimistico, più profondo e individuale in ogni essere umano. Infine, in relazione alla base accadica ettu, la parola etica si carica del valore di carattere, segno distintivo di un singolo, lineamento caratteristico di una persona : torna di nuovo la sfera individuale. Anche rimanendo fedeli alla filologia classica, che invoca l origine greca della radice di etica da ethos, si osserva che questa nel tempo subisce una modificazione fonetica e diventa idios, che significa proprio, nel senso di personale. Pertanto, etica in origine riguarda ciò che è comune, ma ad un certo punto della storia umana si compie un salto evolutivo di tipo culturale, per cui all interno della comunità appare l idios, ovvero l io in rapporto a se stesso. Dal percepirsi parte di una comunità, l uomo diventa capace di percepire se stesso in quanto individuo. Riassumendo, sembra che alla parola etica possa attribuirsi un duplice significato, per cui da un lato essa contiene il senso di appartenenza alla dimensione sociale, dall altro esprime l individuale. Ne discende che l etica riguarda sia ciò che è comune, le interazioni tra gli uomini appartenenti ad un organizzazione sociale, sia ciò che è personale, che distingue il singolo. L etica è allo stesso tempo un appartenere a e un appartenersi. Questi due ambiti esistenziali (il sociale e l individuale) inaspettatamente convivono nella parola etica. Ed è per questa duplice sfumatura di senso che l etica viene definita soggettiva, quando si occupa del soggetto che agisce, oggettiva, quando l azione è riferita ai valori comuni ed alle istituzioni o all ambiente in cui si vive. Queste considerazioni si possono estendere alla Geoetica, arrivando a definirla da un lato come l indagine e la riflessione sul comportamento operativo dell uomo nei confronti della Geosfera, dall altro come l analisi del rapporto tra il geologo che agisce, che opera e la sua stessa azione, la sua stessa attività. Questo passaggio apre ad implicazioni di responsabilità sia nella ricerca scientifica che nella pratica professionale: per verificare se si sta operando in modo eticamente corretto, non basta riferirsi all ambito sociale, ma è necessario confrontarsi anche con la propria individualità, chiarendo davanti a se stessi il valore etico della propria attività. Sintetizzando, l esperienza acquisita sui fenomeni studiati fornisce indicazioni sui comportamenti appropriati che, divenuti una consuetudine, possono tradursi in una sorta di disciplina sociale e personale, applicabile alla gestione del pianeta Terra, dimora dell uomo, luogo dove si dimora insieme agli altri uomini. L analisi etimologica richiama alla responsabilità: nello svolgere la sua attività, il geologo non può prescindere dall etica. Ma in che consiste la responsabilità del geologo? In linea con le considerazioni fin qui esposte, nel momento stesso in cui il geologo si impegna nella attività scientifica o professionale, egli da un lato si assume la responsabilità di mettere la sua competenza al servizio degli altri, dall altro ha la responsabilità nei confronti di se stesso di operare al meglio delle sue possibilità, nella consapevolezza dell impegno preso. La garanzia di competenza tecnica e correttezza e l atteggiamento di apertura al confronto scientifico con gli altri sono elementi fondamentali per il recupero di quella autorevolezza che spesso manca al geologo. Certamente, la cattiva gestione politica rende difficile la valorizzazione del sapere geologico e vano il suo contributo al miglioramento della gestione del territorio, ma è comunque necessario imparare ad intervenire attivamente, esponendosi con il proprio giudizio esperto. In conclusione, quali motivazioni devono spingere a praticare le Scienze della Terra in modo eticamente corretto? A quale senso di responsabilità sono richiamati coloro che indagano la Terra? Heisenberg afferma: La scienza naturale non descrive e spiega semplicemente la natura; essa è una parte dell azione reciproca fra noi e la natura. Questo può sottintendere che lo studioso dei fenomeni naturali, e quindi anche il geologo, attraverso la ricerca della verità dei fenomeni naturali che indaga abbia la possibilità di realizzare l incontro personale con la verità di se stesso. Pertanto, se i risultati delle sue indagini e le conseguenti scelte operative non sono guidati dal rispetto per la verità della conoscenza e da onestà intellettuale, la sua attività si svuota di senso e vengono a mancare i presupposti affinché il suo operato possa considerarsi un reale servizio per gli altri. È evidente la necessità di cercare ancora risposte, di provare a specificare sempre meglio il ruolo, il senso, l etica che sta dietro l attività del geologo, di chiarire e definire l identità e l autorevolezza delle GeoScienze, alla ricerca del criterio etico su cui fondare l indagine e la gestione del pianeta Terra. Una grande responsabilità storica è affidata al geologo del terzo millennio: dimostrare che il sapere geologico costituisce realmente un vantaggio per l uomo. Ma per agire in questa direzione ed ottenere risultati concreti, sarà necessario maturare la consapevolezza di saper fare, assumersi l impegno a fare e mantenerlo con volontà costante. Bibliografia di riferimento Castiglioni & Mariotti - Vocabolario della lingua latina. Loescher Editore. Dizionario di filosofia. Biblioteca Universale Rizzoli, 1988 Milano. Dizionario etimologico della lingua Italiana Rusconi Editore. Rocci - Vocabolario greco-italiano. Dante Alighieri Editore. Semerano - Le origini della cultura europea: dizionari etimologici. Olschki Editore. Sivieri & Vivian - Grammatica greca. Editrice G. D Anna. Werner Heisenberg - Fisica e filosofia. Nuove Edizioni Tascabili, 2003 Milano doi: /Geoitalia Geoitalia 34,

14 DILL, H.G.: The chessboard classification scheme of mineral deposits: Mineralogy and geology from aluminium to zirconium. Earth Science Reviews, 100: Recensione di MARIA BONI DST- Università di Napoli Harald Dill ha pubblicato un interessante lavoro (in effetti una monografia) che riassume in maniera non banale le teorie di base e le possibili localizzazioni di tutti gli elementi che vengono presi in considerazione in giacimentologia (dall alluminio allo zirconio). L approccio a questa complessa materia è sì conservativo, eppur tuttavia abbastanza agile e open-minded. Le pietre angolari dello studio sono naturalmente la geologia e la mineralogia, che si devono considerare la base della giacimentologia, detta anche con miglior definizione dagli autori anglosassoni economic geology. Entrambe queste discipline vengono via via applicate in una serie di schemi a colori ( The Chessboard o Scacchiera) che rappresentano la parte centrale della monografia. Tali schemi possono essere visibili come un foglio Excel nella versione online del lavoro. Le litologie magmatiche e sedimentarie, come anche le strutture tettoniche (es. con 1- D sono rappresentati i condotti magmatici, mentre con 2-D sono rappresentate le vene mineralizzate) sono allocate lungo l asse delle X al top dello schema e rappresentano le colonne verticali del diagramma. I 63 gruppi di commodities (qui elencati di seguito), rappresentati da minerali ed elementi, si localizzano lungo l asse delle Y e rappresentano le linee orizzontali del diagramma: cromo, nichel, cobalto, elementi del gruppo del platino (PGE / platino, palladio, osmio, iridio, rodio, rutenio), titanio, vanadio, ferro, manganese, rame, selenio-tellurio, molibdeno-renio, stagno-tungsteno, niobio-tantalioscandio, berillio, litio-cesio-rubidio, piombo-zinco-germanio-indio-cadmio, argento, bismuto, oro, antimonio, arsenico, tallio, mercurio, elementi delle terre rare (REE/ lantanio, cerio, praseodimio, neodimio, promezio, samario, europio, gadolinio, terbio, disprosio, olmio, erbio, tulio, itterbio, lutezio), ittrio, uranio-radio, torio, alluminio-gallio, magnesio (più dolomite), calcio (più calcare), boro, zolfo-solfato di calcio, fluoro, bario, stronzio, potassio-sodio-cloro-bromo, azoto-iodio, carbonato di sodio solfato di sodio, fosforo, zirconio-hafnio, silice (più sabbia ed arenaria), feldspati (più rocce magmatiche), feldspatoidi (più rocce magmatiche), zeoliti, anfiboli-asbesto (minerali asbestiformi - più rocce magmatiche), olivinadunite (più rocce magmatiche), pirosseniinosilicati (più rocce magmatiche), minerali del gruppo dei granati, minerali del gruppo dell epidoto, minerali del gruppo della sillimanite, corindone-spinello, diamanti, grafite, allofane-imogolite, alloisite, minerali del gruppo della caolinite (più serpentino), gruppo del talco-pirofillite, minerali del gruppo della smectite, vermiculite, minerali del gruppo delle miche, minerali del gruppo delle cloriti, sepiolite-paligorskite (hormites), jais -giaietto (carbone durissimo), ambra. I diversi gruppi di commodities sono stati quindi suddivisi in: minerali metallici, rocce/minerali industriali e rocce ornamentali/gemme. Ulteriori informazioni sui diversi tipi di giacimenti minerari, sui modelli genetici correnti, sul timing deposizionale e sugli ambienti geodinamici in cui essi si siano eventualmente deposti, possono essere dedotte dal testo che accompagna le tabelle Excel interattive dianzi descritte. Il testo è corredato da più di 2000 citazioni bibliografiche, 380 figure (sezioni geogiacimentologiche, immagini di minerali metallici e foto di affioramenti) e da 120 tabelle con i dati di produzione e le classificazioni usate per ogni gruppo di risorse minerarie. La maggior parte delle foto sono di ottima qualità, ma alcuni dei disegni degli schemi genetici o delle sezioni geologiche avrebbero forse richiesto un miglioramento grafico. Alla fine di ogni sezione, vengono menzionati gli usi dei vari materiali e la situazione delle riserve presenti al momento della pubblicazione. Inoltre, per permettere l aggiornamento dei dati economici su base annua, è stato accluso al testo anche un link al database dell US Geological Survey. Il rapporto tra geologia (asse X) e mineralogia (asse Y) viene ottenuto sulla Scacchiera anche con l applicazione degli elementi della stratigrafia sequenziale alle risorse minerarie. Questa monografia è stata concepita principalmente come un lavoro a carattere interattivo, aperto a qualsiasi variazione/correzione nella sua versione elettronica, ed adattabile agli usi ed alle necessità di applicazione anche nel campo della ricerca e della didattica delle geoscienze. Secondo la visione dell Autore a chi dovrebbe essere indirizzato questo enciclopedico lavoro? - Ai giacimentologi, perchè possano vedere oltre il proprio naso, per meglio comprendere la materia con cui hanno a che fare; - Agli ingegneri minerari ed agli incaricati della preparazione dei minerali, perchè possano comprendere i processi all origine delle risorse di materiali metallici e non metallici e dove tali risorse potrebbero essere localizzate; - Ai mineralogisti ed ai cercatori di minerali, perchè possano comprendere da dove provengono le varie specie mineralogiche e dove devono indirizzarsi per trovarne di nuove; - Agli archeologi e agli storici dell attività mineraria, perché capiscano da dove i nostri progenitori estraevano le loro materie prime e le vie del loro commercio; - Ai chimici, perchè comprendano da dove provengono i materiali che sono alla base dei loro esperimenti; - Agli imprenditori ed investitori in materie prime, per mostrare loro dove sia eventualmente conveniente impiegare i loro capitali. Non consiglierei comunque questo lavoro agli studenti dei corsi di base di Georisorse, perché gran parte della materia è trattata in modo abbastanza complesso per uno studente dei corsi triennali, e presuppone una serie di conoscenze sia scientifiche che storiche che non sono assolutamente in loro possesso. Per questo pubblico sono più indicati i libri di Giacimentologia di scuola anglosassone tradizionale, come i facili testi di Evans (1997) e di Guilbert & Park (1986, nuova edizione 2007), oppure il recente (e complesso) testo di giacimentologia di L. Robb (2005). In conclusione, questa è un opera monumentale (420 pagine!), vista principalmente come un catalogo di tutto lo scibile giacimentologico fino al giorno d oggi. È un libro che lo studioso della materia deve sen- 14 Geoitalia 34, 2011

15 z altro possedere, anche allo scopo di consultazione e di aggiornamento. La versione online della monografia (57.3 MB) è a colori e può essere scaricata da internet al prezzo di US $ da coloro che non hanno accesso alla rivista Earth Science Reviews. Nella copia in stampa è a colori soltanto lo schema con la Scacchiera che mostra la classificazione dei depositi delle risorse minerarie. L Autore: Harald G. Dill ha una notevole esperienza sia didattica che scientifica, acquisita nel corso di 35 anni, nel corso dei quali ha dato conferenze, corsi di lezioni e seminari in campagna sia nel campo della giacimentologia che della sedimentologia applicata. I destinatari della sua didattica sono stati sia studenti universitari sia membri dello staff di diversi Servizi Geologici e compagnie di esplorazione. Attualmente è Docente presso le Università di Mainz e di Hannover e ricercatore senior presso l Istituto Federale di Geoscienze e Risorse Naturali (BGR) di Hannover, in Germania. doi: /Geoitalia Pillole di Geoetica (da non leggere a stomaco vuoto) SANDRA PIACENTE già docente di Geologia Ambientale Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia Lo scopo della nassa è il pesce: preso il pesce metti da parte la nassa. Lo scopo del laccio è la lepre: presa la lepre metti da parte il laccio. Lo scopo delle parole è l'idea: afferrata l'idea metti da parte le parole. Come troverò io un uomo che metta da parte le parole, a cui poter indirizzare le mie idee? (Chuan Tzu, Nan Hua Chen Ching, 290 a.c.). La riflessione etica degli ultimi decenni rispecchia le importanti svolte sociali ed ambientali e i mutamenti di sensibilità intervenuti sia nei riguardi di orientamenti generali sia nei riguardi di nodi tematici specifici. In particolare si chiede all etica di dare delle indicazioni utili per affrontare i problemi morali inerenti le grandi trasformazioni che gli sviluppi della ricerca scientifica e tecnologica hanno prodotto nella società attuale, nel nostro caso nei rapporti con la natura. Tutto ciò ha portato a un aumento di dibattiti sulla cosiddetta etica ambientale, soprattutto per le questioni inerenti una responsabilità morale nei confronti delle generazioni future. Di conseguenza si è sviluppata una specie di etica applicata, che nell intento di affrontare e di cercare soluzioni immediate su singoli problemi, rischia però di perdere di vista un quadro generale, più integrato, in grado di inserirsi e rispondere anche ai temi più legati a valori universalmente accettati e accettabili. Ne deriva una crisi del concetto ormai consolidato di legge della natura, nel quale fin ora si era appoggiata la legalità e la legittimità della ricerca scientifica. Entra anche in crisi l immagine della Scienza come regno delle certezze e della neutralità. Il nuovo concetto e il nuovo linguaggio è quello della complessità, della contemporaneità di più sistemi in evoluzione, con non chiare e individuabili strutture gerarchiche. Quindi linguaggi diversi per i diversi oggetti e diversi oggetti per problemi diversi. Potremmo descrivere questa evoluzione dell etica ambientale seguendo un percorso che da un approccio iniziale, che potremmo definire di pre-etica, personale (si cerca di difendere solo la propria persona), passa a quello famigliare, poi tribale, via via fino al concetto di nazione e di razza (etica dei secoli passati), per arrivare a quella che potremmo chiamare nuova etica ambientale, di tipo globale. In questa tutto il contesto naturale, non solo quello biologico, ha diritto di esistere secondo criteri sia di mantenimento che di sviluppo. Un etica che considera il bene e il male non tanto nei riguardi dell uomo, visione antropocentrica, quanto nei riguardi dell ambiente, visione ecocentrica, visto come un entità che ha un suo valore intrinseco, a prescindere dell uso che se ne fa. L ambiente, infatti, in quanto espressione di una data cultura, di una data storia, di un particolare rapporto uomo-natura, costituisce una testimonianza documentale tale da poter essere considerato, a pieno titolo, un bene culturale: ne deriva un suo diritto prioritario ad esistere e ad essere protetto. Ogni generazione è responsabile di quello che accade sul Pianeta quando lo vive e di come lo consegna alle generazioni future: ognuno di noi è un inquilino con delle istruzioni, spetta a noi tutti leggerle, interpretarle e utilizzarle correttamente. Se a questo punto diamo per appurato che esiste un etica della conoscenza e della sua diffusione, potremmo cercare di andare oltre e tracciare i contorni di una iperetica, cioè di quel coraggio morale che ci spinge ad andare oltre l etica delle regole e degli schemi precostituiti e ad osare per fare quello che in quel momento è la cosa giusta e che deve prevedere innanzi tutto una maggiore attenzione verso i valori sociali di quel momento storico. N.B. Col termine Ambiente si intende in particolare l ambiente geologico (in senso lato). È opportuno, inoltre, fare una riflessione sul ruolo della ricerca e sulle risposte che la Geologia può offrire: cioè su una sua valorizzazione. Questo implica non soltanto un diverso modo di presentare la ricerca ed i suoi risultati (in chiave promozionale ) ma anche una diversa progettazione che si ispiri, da un lato, ad una prospettiva sistemica (con quali altri ambiti la ricerca geologica può e deve interagire) e, dall altro, ad una prospettiva funzionalistica (a chi e a che cosa la ricerca geologica può servire ). Ciò dovrebbe consentire di trovare il giusto rapporto e dialogo scientifico tra la Geologia e le altre discipline che intervengono nel sistema Ambiente. Volendo concludere: il compito della Scienza non si esaurisce nel formulare proposte a carattere conoscitivo e nel fornire tecniche utili, bensì nel presentare contenuti generali che riguardano il modo di concepire la natura, l uomo e la società. Infatti ogni scienza ha in se, e quindi deve trasmettere, una specifica immagine del mondo, che indica il modo in cui questo può essere concepito ed investigato. Non va dimenticato infatti, che la scienza fornisce dei modelli sia di tipo concettuale che comportamentali che spesso influenzano gli indirizzi di molto settori della vita sociale. La scienza é quindi una parte fondamentale della società, anche se questa forse non ne ha una percezione diretta precisa, e investe sia direttamente che indirettamente tutti i suoi aspetti, non solo quelli culturali, ma anche quelli morali e sociali. Occorre perciò trasformare la crisi delle certezze in consapevolezza dei limiti, per favorire il pluralismo delle idee e la ricerca di nuove prospettive, anche attraverso confronti e frequentazioni inusuali. doi: /Geoitalia Geoitalia 34,

16 Nuove immagini di vecchi terremoti: il rilievo geofisico nel Golfo di Sant Eufemia (Calabria tirrenica) M. F. LORETO, L. FACCHIN, F. ZGUR, F. PETTENATI, I. TOMINI, D. DEPONDE, C. DE VITTOR, G. COSSARINI, D. SANDRON, OGS-EXPLORA PARTY Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, Trieste U. FRACASSI Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Roma Per individuare e caratterizzare la struttura sismogenetica responsabile del terremoto dell'8 settembre 1905, sono stati acquisiti dati di sismica ad altissima e media risoluzione, di morfo-batimetria, di geologia, geochimica e biologia, all'interno del Golfo di Sant'Eufemia (Calabria tirrenica). L'analisi preliminare dei soli dati geofisici (multibeam, Chirp e sismica) ha permesso di identificare due possibili strutture tettoniche: una orientata circa E-O, che probabilmente controlla il Canale Angitola, ed una di tipo trascorrente orientata circa N113. Sono stati inoltre identificati diversi fenomeni di instabilità gravitativa lungo i versanti interni e numerosi vulcani di fango, con associati fenomeni di risalita di fluidi. Introduzione La Calabria è una delle regioni italiane con il maggior numero di eventi catastrofici (Mw> 7), concentrati in una zona molto ristretta. Tra i vari eventi, quello che si è verificato nella notte dell 8 settembre 1905, nella Calabria meridionale, è probabilmente uno dei più forti: secondo la stima strumentale, è risultato essere di Mw 7.5, mentre l intensità macrosismica, derivata da dati di intensità, è di circa Mw 7.0. Questo terremoto ha generato un onda di tsunami che, se pur non catastrofica, è stata osservata sia in mare aperto sia lungo le coste che si affacciano sul Golfo di Sant Eufemia. Il bilancio è stato di 557 vittime, 2000 feriti e circa senza tetto. Anche se questo evento ha gravemente devastato una vasta area, per molti anni è stato trascurato e conseguentemente poco studiato. Per questi motivi, la posizione epicentrale e l intensità di tale evento è ancor oggi dibattuta e non univoca, come risulta dalle posizioni sia a terra che a mare assegnate all epicentro (vedi stelle gialle e nere in Figura 1), così come le incertezze sulla magnitudo. Per motivi analoghi, non è stato facile associare questo terremoto ad una sorgente sismogenetica. Per studiare questo evento e migliorare la conoscenza sul potenziale sismogenetico della regione, durante la tarda estate del 2010 sono stati acquisiti una serie di dati di varia natura nel Golfo di Sant Eufemia, con l obiettivo di: (a) analizzare la tettonica attiva della regione; e (b) migliorare le conoscenze sul potenziale sismogenetico della struttura che ha causato il terremoto dell 8 settembre Dati acquisiti Durante il rilievo, che si è svolto dal 28 agosto al 14 settembre 2010 a bordo della nave da ricerca OGS-Explora (progetto ISTEGE), sono stati acquisiti 330 km di dati sismici, 2223 km di profili sub-bottom (Chirp), 2231 km 2 di dati morfo-batimetrici ad alta risoluzione e back-scatter, 12 campioni di sedimento (con carotiere a gravità) con lunghezza massima di recupero di 1.8 m, 12 campioni di batteri, 12 misure CTD (conduttività-temperatura-profondità) e 10 campionamenti di acqua per analisi geochimiche. Inoltre, sono stati acquisiti dati di correnti con l ADCP (Acoustic Doppler Current Profiler) e dati di termo-salinità in continuo durante tutta la crociera. In contemporanea al rilievo Multibeam sono stati acquisiti circa 2223 km di profili acustici ad altissima risoluzione (subbottom Chirp). I dati Chirp mostrano in dettaglio la copertura sedimentaria più superficiale dal fondale marino fino ad una massima profondità di 75 m, calcolata assumendo una velocità dell onda sismica nei sedimenti più superficiali pari a 1550 m/s. Sulla base dei risultati preliminari del rilievo morfo-batimetrico e profili Chirp, sono stati acquisiti profili sismici multicanale a media penetrazione (MCS) orientati SO-NE (circa paralleli alla costa interna del golfo) ed E-O (circa ortogonali alla costa). I campionamenti di acque e le misure CTD sono localizzate nell intorno del tratto interno del Canale Angitola (triangoli bianchi in Figura 1). Inoltre, sono stati prelevati dodici campioni di sedimento utilizzando un carotiere a gravità, che verranno utilizzati per fare uno studio sulla distribuzione delle comunità batteriche che vivono sul fondale marino e che potrebbero essere legate all attività idrotermale potenzialmente indotta da faglie attive. Elementi morfo-batimetrici La morfo-batimetria ad alta risoluzione (Figura 1) mostra l andamento regionale e la posizione del Canale Angitola. Nella parte interna del Golfo di Sant Eufemia, il canale mostra un andamento rettilineo per circa 20 km, procedendo da sotto costa verso mare. Ad una profondità di circa 600 m, il canale inizia a presentare un andamento tipo meandro e a costruire dei terrazzi. A circa 900 m di profondità, il canale si approfondisce notevolmente tagliando la scarpata continentale esterna in modo circa ortogonale. Il canale mostra una profondità assiale che aumenta da pochi metri, in prossimità della costa, a circa 200 m nella parte verso mare. Nel versante interno, si riconoscono numerosi elementi di erosione e di instabilità gravitativa, principalmente localizzati lungo il lato sud, tra Vibo Valentia e Tropea, e lungo la parte più settentrionale del golfo. In mare aperto, al largo di Tropea, è presente un alto morfologico. La parte superiore di questo elemento presenta una morfologia allungata con direzione circa NE-SO, simile a una cresta, ortogonale all andamento principale dell alto morfo-strutturale stesso. Verso mare, la caratteristica forma allungata del tetto si ripete con dimensioni minori. A nord del Canale Angitola, la batimetria mostra un fondale piuttosto uniforme affetto da sporadici incisioni prodotte dal passaggio di correnti torbiditiche poco erosive (vedi frecce bianche in Figura 1). 16 Geoitalia 34, 2011

17 Figura 1 - Rilievo dei dati di morfo-batimetria del Golfo di Sant Eufemia. Il rettangolo giallo tratteggiato indicata l area dove sono stati individuati i vulcani di fango e le risalite di fluidi verso la superficie. Le stelle indicano le diverse posizioni epicentrali assegnate al terremoto dell 8 settembre Le linee rosse indicano la posizione dei profili MCS, i cui due tratti analizzati sono indicati con le linee nere. I triangoli bianchi indicano la posizione dei campioni bio-geochimici prelevati. Le linee nere indicano la rispettiva posizione dei due segmenti di profili Chirp analizzati. Le frecce bianche indicano le incisioni delle correnti sottomarine. Lungo il lato settentrionale del golfo, tra la costa ed il versante interno, il fondo marino presenta varie irregolarità che ne interrompono l andamento generalmente piatto (vedi riquadro a tratteggio giallo). Elementi tettonici osservati sui dati Chirp L inserto in basso della Figura 1 mostra parte di una linea Chirp (Chirp-1) registrata lungo il segmento trasversale del Canale Angitola. I sedimenti si presentano ben stratificati, ma più trasparenti lungo il lato sud-ovest se confrontati con il lato nord-est. Il fondale marino si approfondisce verso nord-est senza discontinuità fino ad intersecare il canale, dove esso risulta fortemente deformato (vedi riquadro grigio). Geoitalia 34,

18 Figura 2 - Profilo sismico GSE10-4. A sinistra è riportata la sezione trasversale del Canale Angitola ed a destra è mostrata la faglia trascorrente. Le frecce indicano: le diffrazioni sismiche (frecce grigie); le discontinuità dell unità Pre-Pliocenica sia al suo tetto che all interno (frecce bianche); e blandi piegamenti dei sedimenti (frecce nere). Trc num: numero sequenziale di traccia. Infatti, il lato sud-ovest sembra sovrapporsi al lato opposto. La riflettività sismica di questa parte di depositi risulta essere più caotica, mascherandone il reale andamento. Verso la parte terminale della sezione (nord-est), i sedimenti, pur mostrando una elevata riflettività, risultano poco chiari. Questo assetto dei sedimenti suggerisce che il canale potrebbe essere interessato da una attività tettonica. Lungo la parte nord del Golfo di Sant Eufemia, sono stati identificati diversi fenomeni di fuga di fluidi e vulcani di fango (Chirp-2): questi ultimi spesso attraversano i sedimenti più superficiali emergendo sul fondale marino. Inoltre, in questa sezione si individuano due depositi recenti ad andamento suborizzontale e sovrapposti ad una unità ben stratificata e inclinata (vedi frecce bianche nell inserto). La diversa profondità del tetto dell unità (vedi frecce nere) suggerisce la possibile presenza di discontinuità tettoniche che consentono ai fluidi di risalire, fenomeno che rimane confinato sotto il deposito sedimentario più recente. Elementi tettonici osservati sui dati MCS Nella Figura 2 sono mostrati due segmenti del profilo sismico GSE10-04A. Questa linea è orientata circa SO-NE, risultando parallela alla costa interna (Figura 1), e attraversa il canale due volte. Il fianco sud-ovest del canale mostra un salto batimetrico di circa 200 ms. I sedimenti al di sotto di questo fianco del canale si presentano leggermente deformati formando una blanda piega (vedi freccia nera) che coinvolge i depositi sedimentari dal tetto delle unità Pre-Plioceniche (P-P) fino al fondale marino. Il tetto delle unità P-P corrisponde ad un riflettore sismico caratterizzato da grande ampiezza e continuità laterale al cui tetto i sedimenti del bacino chiudono in on-lap. La tettonica attiva delle unità P-P è testimoniata dalle locali discontinuità dedotte dalla perdita di riflettività e dalle diffrazioni sismiche (frecce bianche), che in generale si localizzano proprio in corrispondenza di discontinuità o punti angolosi. In prossimità del secondo alveo (verso NE), il fondale marino è più superficiale rispetto alla zona sud-ovest; tra i due alvei i sedimenti presentano diverse forme di fondo e sono affetti da diffrazioni sismiche (indicate con frecce grigie). Questi elementi, combinati con i dati morfo-batimetrici e sub-bottom Chirp, indicano un probabile controllo tettonico sul Canale Angitola, con la presenza di una faglia orientata circa E-O che potrebbe interessare anche le unità P-P. Lungo il segmento nord-est del profilo sismico GSE10-04A, i sedimenti mostrano una maggiore deformazione. Sul fianco sud-ovest, essi formano una piega ampia e dolce, localmente interrotta lungo delle discontinuità sub-verticali (indicate con linee nere a tratteggio). Tra i Tcr num (numero di traccia sequenziale) 3500 e 4000, i sedimenti mostrano diverse discontinuità laterali, principalmente confinate sotto le unità piegate, ad eccezione della parte più ad est che raggiunge il fondale marino. La discontinuità più nord-orientale sembra bordare la deformazione che interessa l intera successione sedimentaria (incluso le unità P-P ed i sedimenti recenti), come suggerito dalla mancanza di continuità dei riflettori sismici (indicati con frecce nere in sezione). Questa discontinuità è caratterizzata da un movimento normale, che localmente coinvolge il fondale marino. Dalle interruzioni delle stratificazioni interne alle unità P-P, osservabili in corrispondenza delle discontinuità localizzate al suo tetto, si può dedurre un coinvolgimento tettonico anche delle unità più antiche. Questa debole tettonica verticale e la mancanza di continuità laterale degli strati suggerisce un attività determinata da un sistema trascorrente con componente verticale agente nella parte centrale del Golfo di Sant Eufemia. Non è ancora chiaro se tale sistema abbia componente normale o inversa. Dal momento che questi elementi sono stati individuati anche in altri profili sismici, si può dedurre che essi facciano parte di un unico sistema 18 Geoitalia 34, 2011

19 orientato circa N113. In conclusione, sulla base alle analisi dei dati sismici a media penetrazione e dei dati Chirp, si sono identificati due principali strutture tettoniche che interessano il Golfo di Sant Eufemia: una trascorrente con orientazione circa N113 ed una faglia, il cui carattere non è ancora ben chiarito, con orientazione circa E-O, che probabilmente controlla il Canale Angitola. Ulteriori e più approfondite analisi che integrino il dataset acquisito con modelli geofisici profondi dell area in esame saranno necessarie al fine di poter identificare la vera struttura sismogenetica responsabile del terremoto dell 8 settembre del Per saperne di più Di Bucci, D. et al., Marine palaeoseismology from Very High Resolution seismic imaging: the Gondola Fault Zone (Adriatic foreland), Terra Nova, 21, 5, , doi: /j x. Gruppo di Lavoro CPTI04, Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani, Versione 2004 (CPTI04). INGV, Bologna, Michelini, A., et al., 2006La localizzazione del terremoto della Calabria dell 8 settembre 1905 da dati strumentali. In: 8 settembre 1905, terremoto in Calabria (I. Guerra, and A. Savaglio, Eds.), Università della Calabria, pp Tertulliani A., & Cucci, L., Clues to the identification of a seismogenic source from environmental effects: the case of the 1905 Calabria (Southern Italy) earthquake, Nat. Hazards Earth Syst. Sci., 9, , doi: /nhess doi: /Geoitalia Analisi multi temporale ( ) di dati LiDAR sulla frana attiva di Montaguto (Avellino) CARLO TERRANOVA 1, GIUSEPPE VILARDO 2, ELIANA BELLUCCI SESSA 2, MASSIMILIANO PEPE 3, GUIDO VENTURA 2 1 Geologo, Consulente in applicazioni di Telerilevamento 2 Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Osservatorio Vesuviano, Napoli 3 Nuova Avioriprese Srl, Napoli Il LiDAR Il LiDAR (Light Detection And Ranging) è una tecnica di telerilevamento di tipo attivo basata su tecnologia laser che utilizza la porzione del vicino infrarosso dello spettro elettromagnetico (1064 nm) per l acquisizione di dati morfoaltimetrici del territorio. L utilizzo di tale tecnica consente di ottenere particolari rappresentazioni dei fenomeni geomorfologici e territoriali attraverso risoluzioni spaziali molto elevate realizzabili anche in condizioni proibitive di ripresa per le tecniche di telerilevamento passivo (ombre, intensità ed inclinazione dell illuminazione solare, foschie, etc.), con la possibilità di operare giorno e notte. La principale peculiarità del LiDAR è l altissima velocità di acquisizione dati che, abbinata ad una elevata precisione nella misura altimetrica e nella distribuzione planimetrica dei punti di misura, consente una risoluzione verticale di tipo decimetrico, in relazione alla morfologia ed alla complessità territoriale della superficie indagata, ed una risoluzione orizzontale, anch essa decimetrica, legata alla frequenza di emissione degli impulsi ed alla loro densità sul terreno (n. di impulsi per m 2 ). Per queste ragioni, il LiDAR è generalmente utilizzato: da aereo, per la produzione di modelli digitali del terreno (DTM) ad alta risoluzione o di rendering 3D di aree urbane, e da terra per il rilevamento tridimensionale di manufatti, di versanti o fronti di cava e pertanto utilizzato in differenti settori di applicazione quali geologia, ingegneria, architettura ed archeologia. Nell ambito del monitoraggio di frane attive, il LiDAR da piattaforma aerea è stato utilizzato negli ultimi anni con lo scopo Figura 1. Vista prospettica 3D ricostruita da DTM LiDAR 2010 e Ortofoto digitale di produrre DTM dei corpi in movimento (es. McKenna et al., 2008). Il confronto tra DTM acquisiti in periodi differenti consente infatti di identificare le aree soggette ad abbassamento o sollevamento, di stimare la velocità delle deformazioni verticali e, in alcuni casi, di determinare le velocità delle deformazioni orizzontali (DeWitte et al., 2008) rappresentando la tecnologia di monitoraggio più idonea nel caso di estesi fenomeni gravitativi lenti di tipo attivo. Studi di monitoraggio basati sull analisi temporale di più rilievi LiDAR su corpi di frana sono tuttavia rari e generalmente basati su due singole acquisizioni, tipicamente pre e post evento. L analisi multitemporale realizzata tramite post-processamento di dati LiDAR da aereo acquisiti da quattro missioni di volo effettuate nel periodo sulla frana attiva di Montaguto AV (Figura 1) ha messo in evidenza la complessità del movimento e dei meccanismi di scorrimento/scivolamento della frana. Geoitalia 34,

20 La frana di Montaguto La frana di Montaguto (Avellino) ha una lunghezza di oltre 3 km distribuita su 48 ettari ed una superficie di scorrimento in profondità variabile dai 5 ai 20 metri, con litologie coinvolte costituite da livelli calcarenitici e marne nella parte alta e da argille sabbiose nel corpo principale. Il movimento gravitativo, come evidenziato da osservazioni multitemporali di ortofoto aeree da archivio, ha avuto inizio tra il 2003 ed il 2004, in un area a prevalente uso agricolo del suolo. Gli iniziali scorrimenti rotazionali dei banchi calcarenitici, affioranti nella parte sommitale, hanno mobilizzato nel corso degli anni i depositi argillo-sabbiosi presenti nella sottostante valle generando un imponente flusso di fango e detriti, sviluppato anche a seguito delle variate condizioni di deflusso delle acque superficiali e sub-superficiali. La massa franosa, che con le dovute differenze di temperatura e viscosità presenta caratteristiche simili a quelle di un flusso lavico, si è incanalata lungo un impluvio controllato da evidenti lineazioni morfostrutturali raggiungendo progressivamente il Figura 2. Ortofoto aerea 2010 della frana di Montaguto con le 4 zone identificate dall analisi dei dati LiDAR. In basso è evidente l invasione della sede stradale e ferroviaria da parte del cumulo di frana bacino del fiume Cervaro e compromettendo la funzionalità e la sicurezza di importanti infrastrutture stradali e ferroviarie utilizzate per il collegamento tra costa tirrenica ed adriatica (Corridoio Europeo n. 8). La SS 90 e la linea ferroviaria Benevento-Foggia sono state interrotte per alcuni mesi nel 2010 (Figura 2), e successivamente riaperte dopo interventi di messa in sicurezza coordinati dal Dipartimento di Protezione Civile, di cui alcuni tuttora in fase di completamento. Gli interventi effettuati, oltre che la rimozione dell accumulo di frana, la raccolta e l allontanamento delle acque superficiali ed il ripristino delle funzionalità viarie e ferroviarie, hanno anche previsto attività di monitoraggio diretto ed in continuo del movimento di massa tramite stazioni topografiche totali a controllo della testata (nicchia principale) e del fronte sinistro e destro del piede, coadiuvate da un sistema radar interferometrico terrestre per l osservazione della conoide detritica. Tale sistema di monitoraggio è stato concepito e realizzato al duplice scopo di valutare la decelerazione dei movimenti a seguito dei drenaggi effettuati e di operare un controllo costante dei livelli di sicurezza a cui risultavano sottoposti il personale ed i macchinari impegnati nelle attività di rimozione e modellazione del cumulo al piede della frana. Con l obiettivo di identificare ulteriori parametri utili allo studio ed al monitoraggio del fenomeno franoso il nostro gruppo di ricerca ha effettuato un analisi multitemporale dell attività della frana di Montaguto utilizzando rilievi aerei LiDAR eseguiti tra gli anni 2006 e Acquisizione e pre processamento dei dati LIDAR Per l acquisizione dei dati LiDAR la Nuova Avioriprese Srl ha utilizzato un sensore aereo con frequenza di 150 Khz e precisione inferiore ai 15 cm in altimetria montato a bordo di un velivolo bimotore ad ala fissa Partenavia P68. Le missioni di volo LiDAR sull area di frana sono state complessivamente quattro (maggio 2006, luglio 2009, aprile 2010 e giugno 2010), accompagnate da concomitanti campagne di appoggio GPS e da una missione aerea con camera aerofotogrammetrica digitale. In tutte le missioni LiDAR è stato utilizzato lo stesso punto trigonometrico della rete geodetica nazionale IGMI quale riferimento geografico per la correzione differenziale dei valori GPS acquisiti in volo. In ogni missione, l area della frana è stata ricoperta da 12 strisciate con un ricoprimento laterale superiore al 20% e con una densità minima di tre punti per m 2. L insieme di punti georeferenziati ottenuti da ognuna delle quatto missioni LiDAR è stato successivamente pre-processato dalla Nuova Avioriprese Srl utilizzando specifici software per la classificazione dei dati finalizzata all estrazione dei punti terreno da utilizzare per la generazione dei DTM. A tal fine, la prima fase del processamento dei dati ha previsto la rimozione in modo interattivo degli errori, cioè dei punti che si discostavano in modo anomalo dalla superficie media della scena ripresa. I quattro dataset sono stati successivamente classificati in modalità semiautomatica tramite filtraggio dei punti ed interpolati al fine di produrre Modelli Digitali della Superficie (DSM, Digital Surface Model), in cui sono rappresentati tutti gli elementi della scena (edifici, infrastrutture, vegetazione, etc.) e Modelli Digitali del Terreno (DTM, Digital Terrain Model) rappresentativi dell altimetria e della morfologia della superficie topografica depurata dagli elementi territoriali (Figura 3). 20 Geoitalia 34, 2011

21 La densità minima di campionamento spaziale di tre punti per m 2 ha consentito, al termine della fase di pre-processamento dei dati, di generare modelli digitali del terreno (DTM) con risoluzione al suolo di 1 metro. Post processamento dei dati LIDAR e risultati dell analisi multitemporale I dati LIDAR acquisiti nelle differenti missioni sono stati sottoposti a post-processamento tematico presso il Laboratorio di Geomatica e Cartografia dell INGV-OV, realizzando le seguenti elaborazioni per ogni DTM prodotto: rilievo ombreggiato, pendenze, curvatura tangenziale e del profilo, indice di rugosità, analisi delle variazioni delle ampiezze spettrali della superficie topografica residua, immagini anaglifiche e viste prospettiche 3D. Le differenti rappresentazioni tematiche derivate dai DTM LiDAR ( ), unitamente all uso di aerofotogrammi anaglifici ed ortofoto digitali (dal 1953 al 2010), sono state utilizzate per l analisi fotointerpretativa dell area interessata dalla frana. Ciò ha consentito di perimetrare la superficie topografica coinvolta, di identificare fenomeni precursori del movimento gravitativo (creep, trenches, erosione del suolo, etc.) e di evidenziare nel tempo l evoluzione delle modificazioni della morfologia, del reticolo idrografico e di altri elementi territoriali quali ad esempio: effetti della meccanizzazione delle pratiche agricole, incremento della viabilità agro-silvo pastorale, sviluppo di impianti eolici sui crinali. In particolare, l analisi congiunta delle pendenze, dell indice di rugosità (rapporto tra superficie esposta e superficie sottesa) e di ulteriori tematismi derivati da filtraggi spaziali e rappresentativi delle asperità del terreno ha consentito di identificare quattro diversi settori del corpo di frana (Figura 2) contraddistinti da differenti caratteristiche morfologiche. Tale classificazione è stata successivamente avvalorata dai risultati dell analisi morfometrica quantitativa che ha evidenziato come tali settori siano caratterizzati da differenti distribuzioni Figura 4. Parametrizzazione delle pendenze. Curve ipsometriche (destra) e distribuzione delle frequenze (sinistra) dei valori di pendenza del pendio relativi ai settori mostrati in Figura 2. dei parametri morfometrici tra i quali: curve ipsometriche e distribuzioni in frequenza dell acclività (Figura 4) e della rugosità superficiale (Figura 5). Un ulteriore parametrizzazione della superficie interessata dal fenomeno franoso è stata realizzata sulla base dell analisi delle variazioni delle ampiezze spettrali della superficie topografica residua, calcolate lungo profili altimetrici longitudinali al corpo di frana (Figura 6). L analisi ha previsto la rimozione dell andamento medio della topografia del terreno dai profili altimetrici ed il calcolo degli spettogrammi dei residui topografici così ottenuti. Il risultato dell applicazione di tale tecnica, ampiamente usata in sismologia per la caratterizzazione spettrale dei segnali sismici nel tempo, fornisce una significativa rappresentazione grafica (Figura 7) dell ampiezza delle ondulazioni del terreno in funzione dello spazio (distanza lungo il profilo) e delle frequenze caratteristiche delle ondulazioni stesse. I DTM LiDAR sono stati elaborati congiuntamente per valutare le differenze altimetriche prodotte sulla superficie dal movi- Figura 3. Serie multitemporale dei rilievi ombreggiati da dati LIDAR. Le aree numerate a sinistra suddividono il corpo di frana in settori caratterizzati da differenti caratteristiche morfometriche. L area poligonale rappresenta l estensione planimetrica totale dell area interessata dal fenomeno franoso nel corso degli anni. Geoitalia 34,

22 Figura 5. Parametrizzazione della rugosità. Curve ipsometriche (destra) e distribuzione delle frequenze (sinistra) dei valori di rugosità superficiale relativi ai settori mostrati in Figura 2. mento di frana e per calcolare i volumi della massa coinvolta nel tempo. Sulla base della valutazione delle differenze altimetriche tra coppie di DTM LiDAR successivi nel tempo è stata effettuata una stima dei volumi, in eccesso o in difetto, relativi all intera superficie interessata dal fenomeno franoso (Figura 8). Al fine di aumentare la percezione dell entità del movimento gravitativo e delle modificazioni morfotopografiche avvenute nel corso degli ultimi 12 anni è stato utilizzato un DTM pre-evento prodotto dai dati altimetrici vettoriali della CTR 1998 della Regione Campania in scala 1:5.000 che, pur presentando differenze nell accuratezza plano-altimetrica, permette di evidenziare le complessive modificazioni generate dalla frana (Figura 8 a,e). I DTM LiDAR sono stati infine utilizzati per la creazione di viste prospettiche 3D gestite interattivamente su un sistema dinamico di visualizzazione che ha permesso l esplorazione virtuale della morfologia anche attraverso la sovrapposizione di ortofoto ad alta risoluzione e di rappresentazioni tematiche prodotte dal complessivo post-processamento. La realizzazione di sequenze multi-temporali 3D, gestite in modalità dinamica, ha permesso un aumentata percezione nelle osservazioni e misurazioni dei fenomeni geomorfologici (creep, trenches, subsidenze e rigonfiamenti del suolo, etc.) generati dal movimento gravitativo e degli elementi morfostrutturali coinvolti (lineazioni, scarpate, etc.). Le Figure 9 e 10 rappresentano esempi di immagini tematiche 3D (DTM + Differenze altimetriche) estratte dal sistema di visualizzazione dei dati, rispettivamente del fronte di frana e della nicchia di distacco o di primo movimento. La Figura 9 evidenzia l evoluzione del fronte di frana che ha progressivamente invaso la sede stradale e quella ferroviaria provocandone l interruzione. Nelle Figure 9c e 9f sono evidenti gli effetti morfologici (terrazzamenti) dei due distinti interventi realizzati sul fronte di frana nel luglio 2009 e nel giugno 2010, finalizzati alla rimozione del cumulo ed al ripristino della viabilità. Nella Figura 10 sono visibili gli effetti morfologici degli scorrimenti rotazionali che interessano i livelli calcarenitici nell area di nicchia, con la formazione di contropendenze (laghetto sommitale) e la progressiva evoluzione del cumulo di detriti in flusso di argille sature. Figura 6. Residui topografici calcolati lungo profili tracciati longitudinalmente allo sviluppo del corpo di frana, con indicazione dei settori mostrati in Figura 2. Figura 7. Spettrogrammi dei residui topografici mostrati in figura Geoitalia 34, 2011

23 Figura 8. Variazioni altimetriche (valori positivi = accumulo; valori negativi = erosione) e stima dei volumi in eccesso (dv positivo) o in difetto (dv negativi) calcolati tra coppie temporalmente contigue di modelli altimetrici LIDAR (b d); in a ed e sono mostrati rispettivamente le variazioni altimetriche calcolate tra DTM LiDAR 2006 e DTM CTR 1998 e tra DTM LiDAR giugno 2010 e DTM CTR Osservazioni e considerazioni conclusive Il riconoscimento e la parametrizzazione di morfologie riconducibili a specifiche caratteristiche del fenomeno franoso sono state evidenziate tramite la produzione ed analisi di mappe tematiche multi-temporali da elaborazione dei dati LiDAR. I risultati riassunti nelle Figure 3-10 mostrano chiaramente la complessità del movimento e dei meccanismi di scorrimento/scivolamento. I dati LiDAR multitemporali in Figura 3 evidenziano un area sommitale (zona 1 area di coronamento) caratterizzata da prevalenti fenomeni di distacco su pareti con pendenze >40 (Figura 10), in cui i valori di rugosità e pendenza evidenziati nelle Figure 4 e 5 sono consistenti con fenomenologie di crollo e di flusso granulare. È interessante notare come, nel tempo, la zona 1 sia stata sempre attiva ed interessata da subsidenza, mentre nelle zone 2 e 3 (aree di transizione) si sono alternati periodi di subsidenza e periodi di sollevamento della superficie morfologica indicativi di un flusso attivo. Le zone 2 e 3 sono inoltre caratterizzate da prevalenti flussi complessi (earth/clay flow) con fenomeni di scorrimento responsabili della formazione di argini laterali (zona 2) e di pieghe (zona 3) presenti anche nella parte sommitale della zona 4. Tali evidenze suggeriscono un tipo di flusso con reologia complessa (fluido Bingham), molto simile ai flussi lavici in cui ad un minimo aumento della pendenza nella superficie di scorrimento non corrisponde una immediata accelerazione della massa in movimento. La zona 4 (piede o fronte di frana) è l area di accumulo, caratterizzata dalla formazione di una imponente conoide allo sbocco della valle del fiume Cervaro (Figura 9) in cui si accumula la massa in movimento. La superficie topografica residua della frana è caratterizzata da una morfologia relativamente accidentata nelle zone 1 e 4 (Figure 6 e 7), con frequenze prevalenti <1 m -1, mentre nella zona 3 (area di transizione), a partire dal 2009, la topografia risulta meno accidentata con assenza di frequenze prevalenti. L analisi delle ampiezze spettrali della superficie topografica residua evidenzia inoltre che dal 2006 al 2009 la zona 4 è stata prevalentemente un area di accumulo, escludendo locali fenomeni di subsidenza rilevabili nel 2010 ed imputabili ai lavori di rimozione (asportazione di detriti), rimodellamento del fronte (gradonatura del cumulo) e drenaggio artificiale che hanno probabilmente indotto una deflazione del basamento della conoide. La stima dei volumi rimossi (o accumulati) nei diversi intervalli temporali indica un generale deficit di materiale dal 2006 al Tale deficit è il risultato dell azione combinata di fenomeni di scorrimento e flusso nelle zone 2-3, di crollo nella zona 1, dei lavori di drenaggio condotti nelle zone 2 e 3, e di terrazzamento artificiale nella zona 4. Nel complesso, tra il 1998 e il giugno 2010, il deficit volumetrico è stimabile in circa m 3, con un tasso medio di volume rimosso di m 3 /anno, mentre tra aprile e giugno 2010, il volume rimosso è stato di m 3, con un tasso di m 3 /mese. Concludendo, i risultati dell analisi multi-temporale LiDAR della frana di Montaguto hanno consentito, oltre ad una stima dei Geoitalia 34,

24 Figura 9. Viste prospettiche del fronte del movimento franoso (con esagerazione verticale 3 e direzione della linea di vista a 350 N) - a) ortofoto 1998 sovrapposta a DTM 1998; b) differenza altimetrica sovrapposta a DTM 2006; c) differenza altimetrica sovrapposta a DTM 2009; d) ortofoto 2010 sovrapposta a DTM aprile 2010; e) differenza altimetrica aprile sovrapposta a DTM aprile 2010; f) differenza altimetrica aprile 2010 giugno 2010 sovrapposta a DTM giugno I valori di variazione altimetrica sono rappresentati in scala cromatica cha varia dalle tonalità del blu (valori positivi = accumulo) a quelle del rosso (valori negativi = erosione). Figura 10. Viste prospettiche dell area di distacco (con esagerazione verticale 2 e direzione della linea di vista 25 N) - a) ortofoto 1998 sovrapposta a DTM 1998; b) differenza altimetrica DTM 2006 DTM 1998 sovrapposta a DTM 2006; c) differenza altimetrica DTM 2009 DTM 2006 sovrapposta a DTM 2009; d) ortofoto 2010 sovrapposta a DTM aprile 2010; e) differenza altimetrica DTM 2010 aprile DTM 2009 sovrapposta a DTM aprile 2010; f) differenza altimetrica DTM aprile 2010 DTM giugno 2010 sovrapposta a DTM giugno I valori di variazione altimetrica sono rappresentati in scala cromatica cha varia dalle tonalità del blu (valori positivi = accumulo) a quelle del rosso (valori negativi = erosione). 24 Geoitalia 34, 2011

25 volumi coinvolti nel movimento di massa, di parametrizzare l evoluzione topografica e morfometrica della frana, di distinguere zone caratterizzate da differenti meccanismi di movimento/flusso e di evidenziare gli effetti dovuti a fenomeni naturali ed antropici compresi gli interventi di messa in sicurezza. I risultati ottenuti dall approccio analitico e metodologico basato sul post processamento di dati LiDAR multitemporali confermano che tale tecnica di telerilevamento risulta essere particolarmente idonea per lo studio ed il monitoraggio di frane complesse e/o flussi gravitativi (es. debris-flow) di tipo attivo che presentano ampia estensione geografica dei fenomeni. La tecnologia LiDAR da aereo nei suoi complessivi aspetti di acquisizione, pre e post- processamento realizzati secondo approcci multi temporali è inoltre in grado di operare con successo nell identificazione preventiva dei fenomeni precursori di frane che possono negativamente coinvolgere infrastrutture di trasporto strategiche, aree urbanizzate ed impianti industriali. Geoparchi Riferimenti bibliografici Dewitte O., Jasselette J.-C., Cornet Y., Van Den Eeckhaut M., Collignon A., Poesen J., Demoulin A., Tracking landslide displacements by multi-temporal DTMs: A combined aerial stereophotogrammetric and LIDAR approach in western Belgium. Engineering Geology, 99, 11-22; doi: /j.enggeo Marsella M., Baldi P., Coltelli M., Fabris M., Proietti C., Terranova C., Ventura G., Vilardo G. (2005), Generation and analysis of LiDAR and photogrammetric DEMs in active volcanic areas ESA Workshop Use of Remote Sensing Techniques for Monitoring Volcanoes and Seismogenetic Areas, Napoli, 23/ 24 Giugno 2005 Abstracts Volume,62. McKenna, J.P., Lidke, D.J., Coe, J.A., 2008, Landslides mapped from LIDAR imagery, Kitsap County, Washington: U.S. Geological Survey Open-File Report , 81 p. ( Ventura G., Vilardo G. (2008). Emplacement mechanism of gravity flows inferred from high resolution Lidar data: The 1944 Somma Vesuvius lava flow (Italy). Geomorphology, 95 (3-4), , doi: /j.geomorph Vilardo G., Ventura G., Terranova C., Marsella M Rilievo laser scanner dell area craterica del Vesuvio 9a Conferenza Nazionale ASITA, novembre 2005, Catania, Vol. 2, doi: /Geoitalia a cura di Maurizio Burlando Porto Flavia: un sistema innovativo ed unico al mondo di carico dei minerali dalle miniere metallifere della costa di Iglesias F. MUNTONI, L. OTTELLI, R.RIZZO Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna, Via Monteverdi 16, Iglesias Il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna Il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna costituisce il primo esempio al mondo di questo genere di parchi. Istituito nel 2001, esso rappresenta anche un unicum nel Mediterraneo per le sue spettacolari caratteristiche geologiche, ambientali e paesaggistiche. Il Parco Geominerario della Sardegna è riconosciuto dal 2007 come Geoparco internazionale della Rete Europea dei Geoparchi e della Rete Globale dei Geoparchi sotto l egida dell UNESCO. La prima particolarità che viene alla mente è che si tratta di uno dei parchi nazionali più estesi ed eterogenei d Italia. Infatti, tutto il sistema occupa un sesto della superficie totale dell Isola, interessando un territorio di quasi km 2, al quale afferiscono oltre 80 comuni sardi appartenenti un po a tutte le province sarde (Figura 1). Nelle sequenze stratigrafiche sarde vi è custodita la testimonianza di eventi geologici straordinariamente diversificati, da quando la Sardegna faceva parte del margine paleo-europeo, al suo distacco fino alla migrazione con rotazione antioraria di 45 al centro del Mediterraneo occidentale con tutte le conseguenze derivanti da questo moto di deriva continentale. Il complesso avvicendarsi di tutti questi eventi nel corso dei milioni di anni ha inoltre ampiamente favorito lo sviluppo di importanti processi di metallogenesi e minerogenesi che hanno condotto, dopo interminabili evoluzioni e sovrapposizioni di fenomeni, alla realizzazione di un prodotto finale costituito da quelli che una volta venivano definiti come i più cospicui giacimenti di minerali d Italia e fra i più importanti a livello europeo, tanto da qualificare la Sardegna come il primo distretto minerario d Italia. Tra le peculiarità naturalistiche che caratterizzano e contri- Figura 1. Carta delle Aree del Parco Geominerario della Sardegna. Geoitalia 34,

26 Figura 2. Rappresentazione schematica dell Impianto di Caricamento dei Minerali di Porto Flavia. buiscono a distinguere i siti minerari anche dopo la loro dismissione dalle attività estrattive, appare abbastanza intuitivo che gli aspetti geologici, come ad esempio la tipologia del contesto litologico dei giacimenti minerari, le caratteristiche metallogenetiche e minerogenetiche, ed in particolare la bellezza e la perfezione dei cristalli di certi tipi di minerali di grande valore museale, prevalgano su tanti altri. Tuttavia, con la conclusione del loro ciclo industriale, avvenuta nell ultimo ventennio del secolo passato, tutte le miniere hanno visto mutuare il loro ruolo, divenuto oggi essenzialmente di promozione e valorizzazione culturale di una straordinaria civiltà mineraria, tanto da essere dichiarate dall UNESCO patrimonio dell umanità. In soli km 2 di superficie è scritta in Sardegna una storia geologica di oltre 500 milioni di anni, documentata dalle rocce sedimentarie fossilifere più antiche d Italia datate paleontologicamente al Cambriano inferiore (Paleozoico inferiore). La dismissione pressoché totale dell attività estrattiva in Sardegna ha lasciato un importante ed insolita eredità di valori storici ed ambientali altamente peculiari, documenti ed archivi, infrastrutture, macchinari, fabbricati, capacità professionali, valori umani all interno di un contesto di paesaggi naturali veramente straordinari che rappresentano un identità culturale unica da salvaguardare e trasmettere. Questo è uno dei principali compiti assunti dal Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna dalla sua istituzione. Il territorio del Parco Geominerario è articolato in otto aree la cui definizione è dettata da un percorso logico di carattere essenzialmente minerario e contestualmente storico. Il riferimento è infatti rivolto all evoluzione cronologica di come si sono sviluppate nel tempo in Sardegna le attività estrattive, da quella più antica a quelle che si sono protratte più a lungo nel tempo. In questo percorso il Parco Geominerario racconta quasi 8000 anni di sfruttamento delle risorse minerarie dell Isola. In Sardegna la storia mineraria inizia intorno al 6000 a.c. con l estrazione e la lavorazione dell ossidiana (Monte Arci), seguita intorno al 3000 a.c. dal talco (Orani) e infine nel 1200 a.c. dal rame per la realizzazione dei bronzetti nuragici (Funtana Raminosa, Gadoni). Con l estrazione del granito e la coltivazione dei giacimenti di minerali di piombo, zinco, argento, rame, ferro, nichelio, cobalto, antimonio, wolframio, molibdeno, manganese, cadmio, germanio, mercurio, oro, carbone, fluoro, bario, l attività mineraria si è infine sviluppata con alterne fortune fino all era industriale, contrassegnando sette periodi principali in ordine cronologico: 1) preistorico; 2) fenicio-punico; 3) romano; 4) giudicale e pisano; 5) aragonese-spagnolo; 6) piemontese con i Savoia; 7) moderno. Il grande fiorire dell attività mineraria ha prodotto con sé anche un non indifferente sviluppo tecnologico, che ha visto la sperimentazione e realizzazione di nuovi macchinari innovativi e di brevetti, adottati poi in tutto il mondo, gran parte frutto dell intelligenza e della perizia dei tecnici che vi lavoravano. Accanto a questa innovazione, per la necessità di individuare nuove concentrazioni di minerali utili che garantissero alle miniere un futuro industriale, fu dato anche un notevole impulso alle ricerche scientifiche di carattere geologico e giacimentologico, migliorando così la conoscenza del territorio, ed allo studio di nuovi sistemi di coltivazione per meglio razionalizzare lo sfruttamento dei giacimenti al fine di far durare le coltivazioni più a lungo. In questo quadro di grande innovazione tecnologica si inserisce l impianto di caricamento dei minerali di Porto Flavia realizzato nel 1924 dall ing. Cesare Vecelli su incarico della Société de la Vieille Montagne, proprietaria delle miniere di Masua, Montecani e Acquaresi, un opera di ingegneria mineraria senza precedenti nel panorama mondiale. Figura 3. Panoramica di Porto Flavia 26 Geoitalia 34, 2011

27 Porto Flavia: un innovativo ed unico al mondo sistema di caricamento di minerali Prima del 1924 il sistema di trasporto dei minerali di piombo e zinco adottato dalle miniere presenti lungo la costa di Iglesias era piuttosto complesso e soprattutto oneroso. Dai centri di produzione il minerale estratto veniva infatti trasportato con carri a buoi fino ai magazzini, presenti in vicinanza della spiaggia di Masua, dove era stato realizzato un piccolo molo per l attracco di piccole barche a vela latina, chiamate bilancelle, di tonnellate, che venivano caricate con ceste da 50 kg (coffe) portate a spalla dagli operai. Quando si trattava di trasportare la calamina calcinata per gli operai questo lavoro diventava maggiormente penoso in conseguenza delle bruciature causate dalla polvere di calce viva sulla pelle quasi sempre sudata. Le barche a pieno carico si recavano presso la vicina Isola di San Pietro (circa 10 miglia), dotata di un porto attrezzato, Carloforte, dove scaricavano il minerale in appositi magazzini ubicati lungo la costa. Da questi il minerale veniva successivamente caricato sulle grandi navi, che si trovavano alla fonda, che partivano infine per le destinazioni finali. In un periodo caratterizzato da una certa austerità per crisi industriali imminenti, allo scopo di ridurre soprattutto i costi e i tempi di spedizione del minerale e per eliminare l attività laboriosa di trasporto attraverso le piccole imbarcazioni, nel 1922 l ingegnere Cesare Vecelli ideò, progettò ed infine realizzò nel 1924 Porto Flavia a cui diede il nome della piccola figlia primogenita Flavia. Questo sistema permetteva di effettuare direttamente il carico dei minerali sulle navi. Nel cuore della massa di roccia calcarea prospiciente l isolotto di Pan di Zucchero (Figura 2) vennero scavati 9 silos per lo stoccaggio del minerale, con una sezione di 4x8 m e profondità di 18 m, e collegati per mezzo di due gallerie sovrapposte affacciantesi direttamente in falesia sul mare (Figura 3). Di queste, la galleria superiore, posta a quota 37.4 m s.l.m., era la cosiddetta galleria di carico (oltre 100 m di lunghezza), attraverso la quale, collegata alla galleria di carreggio della miniera (600 m di lunghezza), il convoglio carico di minerali li scaricava nei diversi silos. La galleria inferiore, posta a quota 16.5 m s.l.m., era la cosiddetta galleria di scarico (100 m di lunghezza), la quale era dotata di un nastro trasportatore fisso sul Figura 4. Immagine storica del caricamento di un bastimento alla fonda di Porto Flavia. quale dai silos venivano scaricati i minerali e di un nastro trasportatore estensibile. In occasione del carico delle navi questo nastro veniva proteso verso l esterno per circa 20 m attraverso una finestra aperta nella falesia da cui il minerale poteva essere caricato direttamente nelle stive (Figura 4). Dopo aver completato il carico, il nastro estensibile veniva infine ritirato all interno della struttura e chiuso il portellone esterno di comunicazione con il mare. Questo innovativo e unico sistema di caricamento aveva una potenzialità di carico di circa 400 t/ora e consentiva di caricare in poche ore navi, che con il sistema precedente che faceva uso delle bilancelle erano costrette ad attendere diversi giorni. Bibliografia Archivio Ufficio Distrettuale delle Miniere Catrelle Masua, Montecani, Acquaresi. Ente Minerario Sardo Il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna - Dossier UNESCO - Conferenza Generale UNESCO, Parigi 24 ottobre - 12 novembre. Ottelli L Impianto di caricamento dei minerali Porto Flavia Il Coltello di Delfo, n 37 Anno X. Vecelli C Nuovi impianti per il carico dei minerali a Porto Flavia presso la miniera di Masua Res. Ass. Min. Sarda Fascicolo 4. Iglesias. doi: /Geoitalia LE PIETRE LAVORATE Un esercizio di giornalismo per le ragazze e i ragazzi che non hanno superato i 18 anni. La lavorazione delle pietre è stata una delle prime attività industriali dell uomo. Le pietre sono state utilizzate per costruire edifici, per realizzare elementi costruttivi (colonne, capitelli, stipiti, pavimenti eccetera), per abbellire gli edifici con lastre di pietre ornamentali, per realizzare mosaici, commessi e intarsi, per fabbricare strumenti di lavoro, suppellettili, vasi e oggetti ornamentali. Ogni città, ogni paese, ogni contrada è caratterizzata da uno o più tipi litologici, che derivano solitamente da cave vicine al luogo di utilizzazione. Se non avete ancora compiuto 18 anni potete descrivere in un articolo la pietra lavorata che caratterizza il vostro paese, raccontandone la provenienza, le modalità di lavorazione, la sua utilizzazione attuale e nei tempi passati. L articolo potrà essere inviato a: rivista@geoitalia.org. Gli articoli più interessanti saranno pubblicati su Geoitalia. Ogni paese ha le sue pietre, basta guardarsi intorno. Queste sono le caratteristiche che saranno apprezzate nella scelta degli articoli da pubblicare: lunghezza del testo compresa tra e parole (2.000 parole è una buona misura); alcune fotografie a colori con buona risoluzione, accompagnate da didascalie molto sintetiche. doi: /Geoitalia Geoitalia 34,

28 Il Convegno AIGeo del settembre 2010 LUISA PELLEGRINI Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Pavia Pavia ha ospitato la riunione autunnale 2010 dell Associazione Italiana Geografia fisica e Geomorfologia (AIGeo). L evento, organizzato dal gruppo dei geografi fisici e geomorfologi pavesi, si è svolto in due giornate, il 14 e il 15 settembre. La prima giornata è stata dedicata alla seduta scientifica e all Assemblea dei soci, la seconda è stata riservata a un escursione in Appennino. L occasione particolare della ricorrenza del decennale dell associazione, infatti l AIGeo è nata nel giugno del 2000, ha guidato la strutturazione del pomeriggio scientifico che ha potuto contare sui contributi a carattere scientifico e storico di membri rappresentativi di diverse generazioni. Ha dato l avvio alle presentazioni Ludovico Brancaccio con una relazione dal titolo: Alle radici dell AIGeo: uno sguardo al nostro passato. L AIGeo, Associazione Italiana di Geografia fisica e Geomorfologia, è nata nell anno Essa è erede del GNGFG (Gruppo Nazionale di Geografia e Geomorfologia), costituitosi e formalizzato presso il CNR il 18 novembre del 1983, a seguito dell unione di due gruppi di studio, il GSUEG (Gruppo di Studio delle Università Emiliane per la Geomorfologia), fondato dal Prof. Mario Panizza nell ottobre del 1974, ed il Gruppo di Studio per la Geografia Fisica, fondato nell ottobre del 1975 per iniziativa dei Proff. Elvidio Lupia Palmieri di Roma, Bortolo Franceschetti di Torino e Giulio Carloni di Bologna. La nascita dei Gruppi è stata il risultato del grande sviluppo delle ricerche geografico-fisiche e geomorfologiche, avvenuto a seguito della distribuzione di un notevole numero di posti di Assistente nell Università negli anni 60 e del finanziamento di Progetti di ricerca finalizzati negli anni 70. Al coordinamento del GNGFG si sono succeduti: dal 1983 al 1989 il Prof. Mario Panizza, dal 1989 al 1993 il Prof. Elvidio Lupia Palmieri, dal 1993 al 1997 il Prof. Ludovico Brancaccio, dal 1999 il prof. Paolo Roberto Federici, poi presidente dell AIGeo. A lui sono succeduti il Prof. Francesco Dramis e la Prof.ssa Paola Fredi, attuale presidente. L AIGeo vanta una presidenza della IAG (International Association of Geomorphology) con il Prof. Mario Panizza e l organizzazione di un congresso IAG (Bologna 1997). L AIGeo ha anche una rivista, Geografia Fisica e Dinamica Quaternaria, erede del Bollettino del Comitato Glaciologico Italiano (la trasformazione avvenne nel 1977 e fu sostenuta dai Proff. Malaroda e Lupia Palmieri), diretta prima dal Prof. Roberto Malaroda e poi dal prof. Paolo Roberto Federici, tutt ora Direttore; essa è Un momento della riunione AIGeo nella storica Aula Scarpa dell Università di Pavia. stata inclusa nell elenco delle riviste ISI. A seguire Doriano Castaldini: C ero anch io? Insieme per la Geografia Fisica e la Geomorfologia in Italia. Con una serie di immagini storiche sono state ricordate le tappe fondamentali della Geografia Fisica e della Geomorfologia attraverso una rassegna fotografica di numerose riunioni scientifiche (s.l.) che si sono svolte in Italia dal 1976 al 2009 e che hanno condotto all istituzione dell AIGeo. L intervento in oggetto ha voluto anche essere uno spunto per la preparazione di un album fotografico, con lo stesso tematismo, realizzato con il contributo dei membri dell Associazione. L intervento di Carlo Baroni ha avuto come oggetto: Il ruolo della geomorfologia nelle ricerche italiane in Antartide. Grazie al Programma Nazionale di Ricerche in Antartide ( l Italia dispone di due basi per la ricerca scientifica sul continente di ghiaccio. Oltre ad aver partecipato a complessi programmi internazionali di perforazione e di studio della calotta glaciale ( dal 1985 il PNRA ha promosso e sostenuto diversi programmi di ricerca d interesse geomorfologico, glaciologico e geologico-glaciale, anche di rilevanza internazionale, ai quali hanno partecipato diverse decine di ricercatori italiani. I principali programmi scientifici hanno riguardato la glaciologia, il paleoclima, la cartografia geomorfologica, lo studio della storia glaciale recente ed antica del complesso sistema glaciale antartico, l analisi geomorfica quantitativa dei sistemi vallivi, il permafrost e la geomorfologia periglaciale. Sebbene meno del 3% del territorio sia deglaciato (ambiente periglaciale delle alte latitudini, di margine glaciale), grazie al ruolo conservativo esercitato dalle estreme condizioni ambientali (un vero e proprio deserto freddo e iperarido), le aree deglaciate conservano un prezioso archivio geomorfologico e geologico, in quanto l efficacia degli agenti geomorfologici che modellano attualmente il paesaggio 28 Geoitalia 34, 2011

29 antartico è minima, molto rallentata, in qualche modo ibernata. Le ricerche condotte dai ricercatori d estrazione geografico-fisica e geomorfologica hanno portato significativi contributi allo studio del complesso sistema glaciale antartico che riveste, da diversi milioni d anni ormai, un ruolo determinante nel sistema climatico globale, anche condizionando la circolazione delle correnti oceaniche e regolando le variazioni del livello mare. Successivamente, Giuseppe Mastronuzzi: Dinamica ed evoluzione morfologica della fascia costiera: dieci anni di ricerca dei working groups di AIGeo. Nei dieci anni trascorsi dalla fondazione dell AIGeo i ricercatori ad essa afferenti hanno dato vita a ben tre differenti working groups le cui attività sono state incentrate sul tema della evoluzione e della dinamica della fascia costiera. In un ordine assolutamente temporale il primo WG ad essere costituito è stato MACRi- VaLiMa - Modificazione dell Ambiente Costiero in Risposta alle Variazioni tardoquaternarie del Livello del Mare, attivo fra il 2001 e il 2004; hanno quindi fatto seguito il WG Contributo della geometria frattale per l analisi morfoevolutiva del paesaggio costiero attivo fra il 2002 e il 2005, e quindi il WG Coste Alte che ha svolto attività fra il 2006 e il Come traspare dagli stessi titoli, è evidente che gli argomenti di ricerca affrontati e sviluppati all interno dei WGs, pur in parziale sovrapposizione, sono stati ben differenziati; essi hanno toccato temi estesi dalla evoluzione dell organizzazione degli spazi costieri rispetto a fenomeni attivi nel lungo tempo, alla dinamica degli stessi in relazione a fenomeni attivi nel presente, attraverso lo studio quantitativo del paesaggio costiero. I ricercatori che li hanno animati, sempre interagendo fra sedi differenti ed in collaborazione con colleghi di sedi straniere nell ambito di progetti IGCP e dell IAG, hanno rappresentato l Italia nei più importanti congressi scientifici internazionali e i risultati delle ricerche sono stati pubblicati su riviste italiane e straniere di elevato impatto scientifico. Non di meno, è da sottolineare l importante ruolo di formazione svolto dai ricercatori afferenti ai WGs nell attività tutoriale di tesi di laurea e di dottorato. Nicola Surian: Tendenza evolutiva degli alvei fluviali in Italia: attuali conoscenze e contributo di due progetti di ricerca a carattere nazionale (PRIN 2005 e 2007). Le ricerche hanno riguardato numerosi corsi d acqua dell Italia centro-settentrionale e sono state condotte da quattro unità operative (Univ. Padova, Univ. Pavia, Univ. Firenze, CNR-IRPI di Torino). Il quadro conoscitivo della dinamica recente (ultimi 200 anni) di questi corsi d acqua si è notevolmente rafforzato, attraverso la ricostruzione delle traiettorie di evoluzione e l individuazione dei fattori che hanno guidato tale evoluzione. Tutti i corsi d acqua esaminati sono stati soggetti ad intense fasi di restringimento ed incisione dell alveo e solo negli ultimi anni ad un parziale recupero morfologico. Una serie di fattori antropici, ma soprattutto il prelievo di sedimenti dagli alvei, sono stati le cause di questi aggiustamenti morfologici. Queste ricerche, presentate e pubblicate anche in importanti consessi e riviste scientifiche internazionali, a livello nazionale stanno avendo importanti ricadute nell ambito della gestione e riqualificazione dei corsi d acqua, ad esempio nella valutazione e monitoraggio dello stato morfologico dei corsi d acqua ai fini della Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE. Marta Della Seta: 10 anni con l AI- Geo: esperienze, risultati scientifici e aspettative. Con questo intervento si è inteso ripercorrere le esperienze vissute e i risultati scientifici ottenuti in 10 anni con l AIGeo. Le collaborazioni nate in seno all Associazione, di cui alcune formalizzate in Working Group AIGeo, sono state importanti per le ricerche intraprese e portate avanti, anche insieme con altri colleghi europei, sull evoluzione morfotettonica e tardo-quaternaria di alcune aree della regione circum-mediterranea occidentale, sulla valutazione dell intensità dei processi erosivi nei bacini idrografici e sulle applicazioni dell analisi geostatistica del rilievo. L occasione di questo intervento è servita poi anche per riflettere sulle prospettive future. In un momento così difficile per la ricerca italiana è infatti auspicabile che l AIGeo, con il contributo di tutti i soci, si impegni sempre più per poter essere un organismo di supporto e di indirizzo per i giovani geomorfologi, attraverso l organizzazione di iniziative scientifiche, tavole rotonde e attività di orientamento e preparazione alla stesura e al coordinamento di progetti di ricerca. Daniela Piacentini: Gli stage di rilevamento geomorfologico AIGeo: un occasione di formazione ed incontro per i giovani geomorfologi. L esperienza dello stage nella regione di Baunei (Sardegna). Nel giugno 2010 si è svolto, per il secondo anno consecutivo, lo stage di rilevamento geomorfologico organizzato dal- Un grande applauso ha accompagnato la nomina a socio onorario dell AIGeo dei professori Elvidio Lupia Palmieri e Mario Panizza, padri fondatori dell AIGeo, sottolineando la riconoscenza del presidente e di tutti i soci. Geoitalia 34,

30 Escursione in Appennino: i partecipanti raccolti a Brugnello (Val Trebbia). l AIGeo, con il coordinamento della prof.ssa Rita Melis. L attività è stata condotta nella regione del Supramonte di Baunei e lungo il corrispondente tratto costiero, che si estende da S. Maria Navarrese a Cala Sisine (Provincia dell Ogliastra). In questo territorio, gruppi di giovani geomorfologi, provenienti da tutta Italia, hanno effettuato rilevamenti per definire i principali aspetti geomorfologici (per esempio forme carsiche, strutturali, fluviali, di versante ecc.) della zona. Al termine del periodo di rilevamento sono state altresì pianificate attività post-stage che prevedono l elaborazione di sei carte di itinerari geomorofologici tematici e di una nota geomorfologica, attualmente in fase di realizzazione. A chiusura della seduta scientifica il presidente dell Associazione Paola Fredi, su proposta del Consiglio direttivo e con il consenso unanime dell Assemblea, ha conferito il titolo di socio onorario dell AIGeo ai padri fondatori Mario Panizza ed Elvidio Lupia Palmieri con la seguente motivazione: per il loro fondamentale contributo scientifico e organizzativo alla formazione e alla crescita del Gruppo Nazionale Geografia fisica e Geomorfologia, dal quale è nata l AIGeo. Nel tardo pomeriggio, una breve visita guidata della città è stata condotta da Luisa Erba, docente di Storia dell Architettura per il Corso di laurea in Ingegneria Edile-Architettura, che si è soffermata su elementi che avessero attinenza con aspetti geomorfologici. Infatti, la visita ad alcune chiese ha anche consentito di ammirare affreschi rappresentanti l antico assetto territoriale del pavese e della città, del Ticino e di suoi eventi alluvionali ecc. Il giorno successivo si è svolta l escursione guidata da Luisa Pellegrini e Pier Luigi Vercesi che hanno illustrato, anche con la collaborazione di Giorgio Pilla, Irene Bollati, Gabriele Duci e Pier Luigi Dall Aglio, alcuni esempi di problematiche e particolarità dell Appennino pavese-piacentino, area caratterizzata da una grande varietà di forme. I temi trattati sono stati i seguenti: lo sperone di Stradella e le implicazioni morfoneotettoniche; il paesaggio dei terreni pliocenici del margine appenninico; la frana di Fravica; la sinclinale sospesa di Rocca d Olgisio; l ofiolite di Pietra Parcellara e Pietra Marcia, la frana di Donceto; la forra di Barberino e la piana di Bobbio; la finestra tettonica di Bobbio; i meandri incassati del Trebbia; l alveo pluricursale del tratto di pianura del Trebbia. Durante e a conclusione dell escursione il contributo del prof. Pier Luigi Dall Aglio (Dipartimento di Archeologia dell Università di Bologna) ha consentito di integrare la lettura del paesaggio fisico con un analisi storico topografica. Ciò ha messo in evidenza come, da un lato, il rapporto tra popolamento antico e forme del paesaggio sia riconoscibile nella distribuzione spaziale degli insediamenti e, dall altro, come la presenza umana abbia avuto un ruolo nell evoluzione geomorfologica dell area oggetto dell escursione. doi: /Geoitalia Geoitalia 34, 2011

31 GeoSed VI congresso annuale LUCA MARTIRE Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Torino Nei giorni settembre 2010 si è tenuto a Torino il VI Congresso annuale di GeoSed (Associazione per la Geologia del Sedimentario) cui hanno partecipato circa 70 persone provenienti da 18 sedi universitarie di tutta Italia. Questa adesione è in linea con le precedenti edizioni del Geo- Sed e si può ritenere più che soddisfacente considerata l ormai quasi inevitabile sovrapposizione temporale con altre occasioni di meeting nazionali e internazionali. Poco meno della metà dei partecipanti erano rappresentati da giovani (dottorandi, assegnisti o studenti), sicuramente incoraggiati dalla ridotta quota di iscrizione ma che in ogni caso dimostrano la notevole vitalità della geologia del sedimentario in Italia e la sua capacità di attrarre l interesse delle giovani generazioni. Il numero totale di presentazioni, orali e poster, solo di poco inferiore al numero degli iscritti e sintomo di una partecipazione molto attiva, ha pienamente occupato le due giornate di convegno. Ognuna delle due giornate è stata introdotta da una relazione ad invito tenute rispettivamente da Michele Rebesco (OGS, Trieste) sul contributo della geofisica alle ricostruzioni paleoclimatiche in aree polari e da Fabrizio Berra (Università di Milano) sulla modellizzazione 3D dei sistemi deposizionali carbonatici. Estremamente diversificati gli argomenti trattati nelle presentazioni, che spaziavano dai classici temi di sedimentologia dei carbonati, dei terrigeni e delle evaporiti in ambienti da continentali a marini profondi, ad applicazioni a progetti di tipo archeologico o di valutazione dell impatto antropico sulle coste, che ulteriormente testimoniano la buona salute di questo settore scientifico che si espande e interagisce con altre discipline anche fuori dall ambito delle Scienze della Terra. Alla conclusione dei lavori, il Consiglio Direttivo ha poi assegnato tre contributi di 1000 per svolgere attività di ricerca e 2 contributi di 500 per partecipazione a convegni internazionali riservati a giovani ricercatori non strutturati. Alla fine del congresso sono state premiate le migliori presentazioni orali e poster di giovani ricercatori con la quota di iscrizione al convegno GeoSed per l anno Il convegno è stato ospitato nei prestigiosi locali del Museo Regionale di Scienze Naturali sito in pieno centro di Torino, a pochi passi dalla Mole Antonelliana, sede del Museo del Cinema, oggetto di una breve visita collettiva prima della cena sociale. Il Convegno è poi stato seguito da un escursione su diversi aspetti della storia geologica del Messiniano del Bacino Terziario Piemontese che comprendono i ben noti depositi evaporitici, oggetto di recenti e innovative reinterpretazioni e altri aspetti quali la messa in posto di depositi caotici e la fuoriuscita di fluidi ricchi di metano con formazione di carbonati tipici di cold seep e di altri, meno noti, nei quali sono conservate evidenze della possibile passata presenza di gas idrati. Gli interessati potranno trovare copia degli abstract di tutte le presentazioni, sia orali che poster, sul sito cliccando su abstract book nel settore relativo al congresso di Torino, o direttamente all indirizzo /abstract_book.pdf. doi: /Geoitalia Marcello Natalicchio, Francesco Dela Pierre e Luca Martire, field leaders dell escursione post- Congresso, illustrano un affioramento di Marne di S.Agata Fossili, interessato da fenomeni di frane sottomarine, nei dintorni di Tortona. Geoitalia 34,

32 Associazione Italiana di Geologia e Turismo: 4 Congresso MARIA ANGELA CAZZOLI Il 4 Congresso dell Associazione Italiana di Geologia e Turismo, che si è svolto a Bologna tra il 21 ed il 23 ottobre 2010, si è articolato in tre sessioni dedicate, rispettivamente, a: Cartografia e guide geoturistiche; Geoturismo e territorio, formazione e handicap; Rapporti tra turismo, geostoria, preistoria e storia. Da registrare il grande interesse che, nel ventaglio degli specifici approfondimenti e delle aree oggetto di analisi, hanno suscitato le tre sessioni sia per le relazioni che per i poster, tutti di ottimo livello. Ad attrarre maggiore interesse è stata la seconda sessione, nell ambito della quale sono state proposte quindici relazioni e ventitrè poster; la terza ne ha visto, rispettivamente, nove e dodici e la prima dodici e quattro. Tutti i contributi meriterebbero cenni di un qualche dettaglio. Una selezione, assai difficile, porta ad accennare solamente alle relazioni che hanno affrontato: le tematiche relative alla geodiversità delle aree vulcaniche della Campania; al geoturismo entro la provincia di Cuneo, visto pure come occasione di valorizzazione del paesaggio; ad una proposta metodologica di cartografia geoturistica, condivisa a livello di regioni europee; ad identificazione, analisi e selezione di indici di valutazione della geodiversità; ad una guida geologico-turistico-ambientale che si è posta dalla parte del fruitore ; ai fenomeni carsici, quale elemento rilevante e peculiare della Riserva orientata dello Zingaro, in Sicilia; al rapporto uomo-territorio nel Parco dell Etna; alla esplorazione delle rocce triassiche, vocazione forte del Museo di Scienze Naturali di Bergamo; alle esperienze nazionali ed internazionali relative al rapporto geoparchi/geoturismo; alle peculiarità delle maccalube di Aragona, geosito da valorizzare; al GIS dei geositi del Friuli Venezia Giulia,come strumento di valorizzazione e divulgazione del patrimonio geologico; al turismo geoculturale della valle d Agrò; al rapporto tra geologia e turismo alle Tremiti; agli itinerari geoarcheologici delle aree costiere della Campania; alla rivalutazione di un area appenninica marginale utilizzando dati storico-archeologici e ricostruzioni paesaggistiche; al geo-benessere; ai geotoponimi di parte della val d Agri, quale strumento di conoscenza del patrimonio geostorico; al Sentiero degli Internazionalisti al Matese, itinerario storico-naturalistico di grande rilevanza, illustrato pure attraverso un poster; Le pareti del Contrafforte Pliocenico lungo il versante destro del torrente Setta. In primo piano il monte del Frate, cui seguono la Rocca di Badolo e Monte Mario. all apporto determinante che la geologia ha fornito all archeologia nell area di Tornabè, in Sicilia; all archeologia, alla geostoria ed al geoturismo della Sardegna nordoccidentale; a depositi carbonatici di scarpata, pleistocenici, ospitati entro indentature morfologiche della fascia costiera salentina. Altrettanto laboriosa e difficile è la selezione dei poster: tra essi vale la pena ricordare i poster relativi al Viaggio di Goethe in Italia, iniziativa di G&T in occasione dell Anno Internazionale del PianetaTerra, che si è concretizzata pure in un volume in avanzato corso di stampa. Di interesse anche i poster su temi della geologia urbana, con contributi relativi all Umbria ed alla città di Siena, quelli relativi ad itinerari che fondono il patrimonio geologico e quello archeologico, quali quelli proposti in Molise, nell area del Geoparco del Beigua ed in quella della rupe di Orte, nella zona vesuviana, attraverso aspetti di geologia sacra in Italia centrale e meridionale, nelle città del tufo della Maremma etrusca; Alcuni poster sono dedicati a progetti/proposte di geoparchi in Emilia-Romagna e nel Lazio, ad itinerari che, alle valenze geologiche, assommano aspetti storici ed ambientali quali quelli di aree del Brindisino e della regione emiliano-romagnola, ad itinerari geologico-turistici, le finalità dei quali si estendono pure alla valorizzazione turistica e/o alla rivalutazione culturale e paesaggistica. Ben documentati sono i paesaggi del vino: numerosi, essi si estendono ad interessare la fascia etnea ed altre zone della Sicilia, l Appennino abruzzese e quelli piemontese, emiliano, umbro e lucano, la fascia prealpina del Piemonte, aree del Marocco, caratterizzate anche dalla presenza di sorgenti termali. Infine significativi sono i poster dedicati ai contributi che la cartografia può apportare, da un lato, alla conoscenza ed alla valorizzazione di aree naturali protette, come quella geomorfologica dell Umbria, e, dall altro, al turismo sostenibile, come la Carta della Natura. Due poster, poi, hanno i giovanissimi quali destinatari e protagonisti, rispettivamente. Il primo è relativo ad un volume ad essi destinato per introdurli all affascinante mondo della geologia; il secondo, li ha visti costruire materialmente, e con notevole efficacia, un viaggio attraverso le valenze idrogeologiche ed architettoniche di un centro del Grossetano, impostato da docenti anche esterni alla scuola media che essi frequentano. Infine non si può non sottolineare il grande valore anche storico del poster relativo al rapporto tra Carlo Levi e la geologia delle aree nelle quale trascorse gli anni di confino e la rilevanza sociale di quello destinato ad illustrare il rapporto tra miniere ed ipovedenti. Il titolo Le vie della luce è significativo. L escursione Le rupi arenacee del Contrafforte Pliocenico (BO) sono state meta dell escursione congressuale. Si tratta di un allineamento di pareti rocciose che si elevano, per circa 15 km, trasversalmente alle valli dei torrenti Reno, Setta, Savena, Zena e Idice, culminando nel Monte Adone (654 m). I caratteri geomorfologici che segnano il Contrafforte (rupi alla cui base spesso si trovano sorgenti, profonde vallecole e piccole grotte tettoniche) hanno originato ambienti molto diversificati di notevole interesse floristico e faunistico. La presenza di habitat peculiari ha motivato l identificazione del Sito di Importanza Comunitaria Contrafforte Pliocenico e la recente istituzione, da parte della Regione Emilia Romagna, della Riserva Naturale del Contrafforte Pliocenico. L escursione ha percorso i sentieri, in alcuni tratti tra la Rocca di Badolo e il Fosso Raibano, lungo il versante destro del Setta, in una giornata, il sabato, in cui è stato possibile apprezzare il notevole richiamo geoturistico di questi luoghi, da molti decenni meta tradizio- 32 Geoitalia 34, 2011

33 L escursione si è conclusa con la visita al sentiero divulgativo geopaleontologico Le Conchiglie, un breve itinerario che conduce allo scavo paleontologico nei terreni del bacino intrappenninico pliocenico (all interno dell omonimo Agriturismo), lungo il quale sono stati posizionati 3 tabelloni esplicativi, aventi dimensione 1,4x1 m. Il sentiero è stato progettato e realizzato dal Servizio Geologico Sismico e dei Suoli della Regione Emilia Romagna e si colloca nell abito del programma di valorizzazione dei geositi di maggiore rilevanza del territorio regionale. Localizzazione della Riserva Naturale del Contrafforte Pliocenico. nale di escursioni da parte di un vasto bacino di utenza, non solo bolognese. Questa assidua fruizione si deve all articolata rete sentieristica e alle diverse pareti rocciose attrezzate per l arrampicata sportiva, con vie a diverso grado di difficoltà, tra le quali si trova una breve ma suggestiva via ferrata. Nel suo insieme il Contrafforte offre molteplici spunti alla didattica e alla divulgazione delle Scienze della Terra, con possibilità di compiere percorsi di approfondimento tra geomorfologia, geologia, stratigrafia, sedimentologia e paleontologia. I temi di maggior interesse sono incentrati sul riempimento sedimentario di un piccolo golfo marino, noto come bacino intrappenninico bolognese. Ma più di ogni altro aspetto richiama l attenzione del geoturista la bellezza, quasi esotica, del Contrafforte nel suo insieme, con le morfosculture che ne cesellano i dettagli, nonché lo straordinario compendio di strutture sedimentarie di mare basso che segnano le alti pareti arenacee. Importante dal punto di vista turistico anche il tracciato della via degli Dei, che si snoda lungo i crinali del Contrafforte, così chiamata per la presenza lungo il percorso di toponimi quali M. Venere, M. Adone, Monzuno (da Mons Juno) che ricordano divinità pagane. Questo tracciato si innesta più a sud alla via Flaminia militare, seguendo la quale si raggiunge Fiesole. Percorrono questa antica via i moderni pellegrini che, partendo da paesi d oltralpe, la scelgono tra i tanti possibili tracciati per raggiungere Roma. Percorrendo il fondovalle del fosso Raibano. Il secondo panello lungo il sentiero geopaleontologico Le Conchiglie. Lungo il sentiero che scende dalla Rocca di Badolo al fosso Raibano, appena superato lo sperone roccioso il cui possibile distacco ha motivato la chiusura dell accesso. Durante l escursione si sono incontrati i pannelli dedicati ai luoghi della memoria, che portano a riflettere sull intreccio tra la geomorfologia dei luoghi e la storia dell uomo. Nel tratto percorso, infatti, le pareti del Contrafforte dominano in modo strategico la vallata del Setta e la confluenza Setta-Reno e se durante il Medioevo questa orografia suggerì l edificazione dei nuclei fortificati di Brento e della Rocca di Badolo, durante l inverno determinò lo stazionamento della linea gotica. Rimangono a testimonianza di queste vicende le trincee e le nicchie dei rifugi scavate lungo i crinali, mentre una serie di grandi pannelli narra le diverse vicende nei luoghi che ne furono teatro. doi: /Geoitalia Geoitalia 34,

34 La Geologia in una foto Gli scavi archeologici LUIGI CAROBENE Dipartimento per lo Studio del Territorio e delle sue Risorse Università di Genova, carobene@dipteris.unige.it A cura di Luigi Carobene Tutti noi abbiamo sentito parlare o abbiamo visitato qualche sito archeologico. Certamente il turista che ha viaggiato in Italia o all estero, curioso di apprendere anche la storia dei luoghi visitati; l ascoltatore attento che segue alla televisione anche programmi culturali; il lettore colto che vuol apprendere la storia più antica dei popoli. Pochi, forse, si saranno chiesti come mai questi siti corrispondano quasi sempre a scavi archeologici. I resti archeologici, infatti, appaiono nella quasi totalità ricoperti da sedimenti di varia natura e di variabile spessore che si sono deposti in tempi successivi. Queste coperture hanno per il geologo una importanza non minore di quella che l archeologo dà ai resti ritrovati. Quest ultimo ricava dai reperti (mura, focolari, ceramiche, selci, ecc.) informazioni utili per ricostruire l ambiente di vita, le abitudini e anche l età della popolazione che in quel sito ha vissuto. Il geologo (del Quaternario o il geoarcheologo) ricava, dall analisi attenta delle coperture (mediante osservazioni sedimentologiche e stratigrafiche di dettaglio), gli eventi e i processi che hanno originato i depositi, rapportandoli (nella maggior parte dei casi) alle variazioni climatiche avvenute negli ultimi anni e, nelle ricerche preistoriche, anche a variazioni avvenute nell arco di centinaia di migliaia di anni. Il rapporto tra i sedimenti che hanno coperto i resti archeologici e le variazioni climatiche appare di grande interesse, perché fornisce una spiegazione (forse la più probabile) dell abbandono del sito da parte della popolazione che viveva in quell area. Le antiche popolazioni sceglievano con cura il luogo dove vivere; c è motivo per credere che la scelta del sito non fosse dettata da motivi di speculazione edilizia (come spesso oggi succede), ma solamente dalla presenza di acqua, di bestiame, di piante. In altri casi la scelta era dettata da motivi di utilità e di sicurezza. È difficile pensare che venissero scelte località instabili o pericolose. I sedimenti che hanno ricoperto gli antichi luoghi abitati per spessori di alcuni metri e, a volte, di decine di metri, testimoniano che nel tempo sono venute a mancare quelle condizioni di sicurezza che erano state uno dei motivi principali della scelta del sito. Le cause che hanno reso instabili o inospitali le aree abitate provocandone il loro abbandono, e che nel tempo le hanno ricoperte di sedimenti di varia natura, possono essere divise in due categorie: a) locali e b) regionali o globali. Cause locali Si tratta di: 1) eventi vulcanici; 2) eventi franosi; 3) onde di tsunami. Hanno la caratteristica di essere di breve durata ma devastanti. 1. Eventi vulcanici. In tutto il mondo sono note le località di Pompei ed Ercolano; esse sono state ricoperte da depositi vulcanici (ceneri da caduta, nubi ardenti, colate di fango) anche di grande spessore e in tempi molto rapidi. L esempio citato non è, ovviamente, unico. L evento vulcanico può produrre anche coperture costituite da colate laviche ma, in questo caso, è poco probabile che il sito archeologico venga conservato e ritrovato. 2. L evento franoso si riconosce per la tipologia del deposito e per le condizioni geomorfologiche in cui il sito è ubicato. Si tratta di depositi detritici ad alto contenuto di silt e argilla (colate di fango), oppure di materiale detritico eterometrico anche grossolano (crolli di roccia). Frane rotazionali o grandi movimenti gravitativi profondi possono provocare l abbandono di un centro abitato divenuto instabile, ma non la sua copertura. 3. Le onde di tsunami causano danni e distruzioni anche in località molto distanti dall ipocentro del terremoto, ma il loro effetto è comunque locale. Le onde di tsunami penetrano, infatti, all interno della fascia costiera per poche centinaia di metri o, al massimo, per qualche chilometro. Il deposito che ricopre i siti distrutti è riconoscibile in quanto contiene elementi sia marini (sabbie di spiaggia, frammenti di scogliera eccetera) che continentali (sedimenti eterometrici sterili); il deposito, inoltre, presenta quasi sempre inclusi di grosse proporzioni (sia blocchi rocciosi che frammenti di opere murarie). Nei tre casi citati le popolazioni possono ritornare a vivere e ad abitare nelle stesse località, una volta esauriti i fenomeni che hanno provocato la distruzione delle abitazioni. Cause regionali o globali Sono legate in gran parte a variazioni climatiche che avvengono nell arco di centinaia o migliaia di anni. Esse producono, pertanto, effetti lenti ma inesorabili che, nel tempo, possono portare alla migrazione di intere popolazioni verso aree a clima più favorevole. Si possono distinguere differenti casi: 1. Raffreddamento progressivo dell area, con diminuzione delle medie annuali della temperatura, aumento delle precipitazioni nevose, formazione di lingue glaciali vallive. È il quadro meteorologico-climatico corrispondente ai lunghi periodi glaciali nel loro insieme (compresi tra due interglaciali), oppure ai singoli picchi freddi riconoscibili nelle curve isotopiche dell ossigeno (stage con numero pari). Le valli fluviali (diventate glaciali) vengono completamente abbandonate. Allo sbocco delle lingue glaciali in pianura, questa situazione climatica determina coperture detritiche costituite da potenti depositi fluvio-glaciali, glacio-lacustri e morenici in genere. 2. Periodi prolungati con intensa piovosità o con alluvioni ripetute e prolungate causate dalla fusione di masse nevose e coperture glaciali (al termine dei periodi glaciali). I siti vengono ricoperti da depositi di limi, sabbie e ghiaie fluviali di piana alluvionale o di conoide alluvionale (alta pianura). Il ritiro delle lingue glaciali dalle valli dove erano contenute può determinare il fenomeno, ben conosciuto nelle Alpi, della caduta di grandi frane (marocche). L evento franoso può avvenire anche millenni dopo il ritiro delle lingue glaciali, quando la popolazione ha già ripreso a frequentare le valli. 3. Periodi freddi e piovosi. I versanti poveri di vegetazione (al di 34 Geoitalia 34, 2011

35 sotto del limite delle nevi) vengono dilavati o addirittura denudati del suolo. I siti posti alla base dei versanti vengono ricoperti da metri di colluvium (alimentato anche da colate di fango, soliflusso, creep). Questo fenomeno può avvenire anche dopo grandi incendi boschivi o da deforestazione antropica dei versanti, ma la sua durata è più breve. 4. Periodi freddi con frequenti alternanze (anche giornaliere) di gelo-disgelo. Il quadro climatico può essere quello descritto in 1). Alla base di ripide pareti in roccia l abbondante detrito crio-clastico (brecce) produce l occlusione di eventuali grotte abitate e ripari in roccia. È il caso dei Balzi Rossi in Liguria (al confine di Stato). L effetto del crioclastismo è locale, ma il fenomeno è generalizzato e regionale. 5. Periodi di basso eustatico glaciale, con clima secco e ventoso. Dalle piattaforme continentali emerse il vento asporta la componente sabbiosa e la depone a ridosso delle antiche falesie o dei versanti ripidi che oggi costituiscono versanti costieri. Si formano in tal modo potenti depositi eolici con strati immergenti verso mare. È il caso delle Arene Candide in Liguria, una caverna a 90 m s.l.m. occlusa da sabbie biancastre prevalentemente quarzose. 6. Periodi finali delle trasgressioni marine post-glaciali. La sparizione delle masse glaciali produce una risalita eustatica molto rapida. La trasgressione post-würm ha provocato una risalita di 120 m in anni (tasso medio di 6 mm/a) che ha ricoperto l intera piattaforma continentale. Gli effetti di questo grandioso fenomeno sono in gran parte sconosciuti, essendo gli eventuali siti abitati e i reperti archeologici ricoperti da metri di sedimenti sul fondo del mare. È il caso presentato nella foto. 7. Inaridimento del clima durante i periodi interglaciali. Si manifesta con aumento delle temperature medie annuali, diminuzione della piovosità, fenomeni crescenti di desertificazione. I siti abbandonati vengono ricoperti da sabbie eoliche, da depositi termoclastici o, in determinate situazioni, da corpi fangoso-detritici di conoidi di deiezione o da debrisflow in genere. Occorre infine ricordare altre cause locali non legate a processi endogeni od esogeni: gli incendi e le devastazioni per guerre tra popolazioni ostili. Anche in questo caso i siti distrutti e abbandonati sono stati nel tempo, più o meno lentamente, ricoperti da depositi alluvionali, eolici, colluviali, vulcanici o altro ancora. In questi casi, però, i sedimenti delle coperture non sono legati alla vera causa della distruzione e dell abbandono del sito. Considerazioni conclusive Il quadro descritto offre un panorama sintetico degli eventi esogeni che possono aver provocato la formazione di sedimenti di varia natura, capaci di ricoprire testimonianze storiche e preistoriche della vita umana (abitazioni in muratura, capanne, strumenti, ossa eccetera). Questi siti, scoperti e studiati, costituiscono oggi gli scavi archeologici. Come la polvere ricopre nel tempo i mobili di una casa disabitata, così sedimenti di varia genesi e natura hanno ricoperto gli antichi siti abbandonati dall uomo. Possiamo considerare questi sedimenti come la polvere del tempo. Bibliografia consultata De Marinis R. C. & Spadea G. (a cura di), 2004 I Liguri. 655 pp., Skira Ed. Cucuzza N. & Medri M. (a cura di), 2006 Archeologie. Studi in onore di Tiziano Mannoni. Edipuglia, Bari. doi: /Geoitalia Descrizione delle foto La successione stratigrafica messa in luce dallo scavo documenta una sedimentazione marina avvenuta all interno dell antico porto naturale di Genova a partire dal 900 a.c. al 1000 d.c. (foto grande). Lo scavo ha fornito conchiglie, ossa, legni lavorati e, in particolare, un banco di anfore tirreniche e vasellame a vernice nera di età tardo repubblicana (foto piccola). Geoitalia 34,

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