giugno 2004 realtà industriale La voce dell Assindustria di Udine Obiettivo Austria Le ombre del sistema sanitario austriaco

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1 Speciale Montagna giugno realtà industriale La voce dell Assindustria di Udine Una targa per una speranza concertata Il futuro è dei giovani. Lo sentiamo ripetere da sempre, ma non sempre la società si attrezza per preparare i giovani al futuro. La targa nella foto qui a fianco e ancor di più la prossima realizzazione del laboratorio scientifico che essa celebra sono un segno di speranza. Di quella speranza concreta che nasce dal sapere che i ragazzi della Val Canale troveranno un luogo attrezzato modernamente dove formarsi e apprendere tutte quelle indispensabili conoscenze che permetteranno loro di affrontare il domani a testa alta. La costruzione di un moderno laboratorio scolastico, dopo una tragica alluvione che ha colpito un territorio già provato da una perdurante crisi economica e sociale, è un fatto positivo. SEGUE A PAGINA 5 Il personaggio Marino, strategia in campo Start Cup Parteciperanno anche sei aziende associate all Assindustria friulana Obiettivo Austria Le ombre del sistema sanitario austriaco PMI Al via mercati aperti all interno Spedizione in abb. post. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Udine Ferrovia Reg. Trib. Ud. n. 24/99

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3 Sommario AGRODOLCE Agrodolce Editoriale Una targa per una speranza concertata Confindustria Il debutto di Luca Cordero di Montezemolo Il Fvg cala un poker ai vertici di confindustria Solidarietà L intervento del fondo Solidarietà Friuli Un laboratorio tecnico-scientifico per la Scuola elementare di Ugovizza Speciale montagna Mauro Saro: Iniziative concrete per la Carnia! Fantoni: Serve un soggetto unico per la gestione della montagna I sindacati: ci vuole un industria di qualità Bertossi: No al mordi e fuggi Cosolini: Per la montagna ci vuole un progetto di sviluppo concertato Viabilità Viabilità in Carnia: uscire dall immobilismo Turismo In 500 a parlare di turismo Nobel La scienza è un fenomeno collaborativo, alla cui base c è la competizione Il personaggio Marino, strategia in campo Aziende del mese Eurosette: consulenze organizzative qualificate e su misura Aziende di Credito Banca di Manzano festeggia i suoi primi 50 anni con un bilancio positivo Assicom: giro d affari in crescita Friuladria sbarca in Serbia Forte incremento per il Gruppo Banca Popolare di Cividale Hypo Bank: crescita a due cifre Start Cup Parteciperanno anche sei aziende associate all Assindustria friulana Azienda Flash Obiettivo Austria Le ombre del sistema sanitario austriaco Obiettivo Slovenia Il fenomeno dei cluster in Slovenia Obiettivo Nord-Est Un biennio turistico in crescita Convegno Russia Russia: cinque anni di crescita economica consecutiva PMI Al via mercati aperti Mercati aperti in sintesi L intervento Il Trust questo sconosciuto Commento Rimbalzo tecnico o avvio di ripresa? Assindustria Formazione Programma corsi di formazione luglio 2004 Palazzo Torriani Convegno Il giudice italiano e le controversie europee Comune e Provincia Aperti i lavori a casa Cavazzini; diventerà il nuovo Museo di Arte Moderna Protocollo d intesa fra Provincia e Sviluppo Italia-Friuli Venezia Giulia Regione L impresa della montagna chiama l intervento della regione Cultura Attorno alla Scultura Sei storiche associazioni udinesi insieme a Hobby Sport Il libro del mese Gruppo Giovani Imprenditori dell Industria La riforma del mercato del lavoro La piramide rovesciata Giovani Flash Impresa e società L evoluzione della Responsabilità Sociale dell Impresa Sport Quarant anni dopo è di nuovo serie A Un mese con l Udinese Un mese con la Snaidero Web L opinione A proposito della montagna

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5 uuu SEGUE DALLA PRIMA EDITORIALE Una targa per una speranza concertata indicazioni date dal neo-presidente di Questi percorsi pertanto dovranno Ancor più positivo poichè nasce dalla collaborazione e condivisione di obiettivi da parte di lavoratori, sindacati e imprenditori che hanno dato vita al Fondo Solidarietà Friuli. La targa posta allʼinterno della scuola di Ugovizza è, quindi, la testimonianza di un metodo da seguire per puntare al rilancio dellʼeconomia montana e più in generale della stessa economia nazionale. In tal senso quanto si sta realizzando con il Fondo Solidarietà Friuli corrisponde alle Redazione Direttore responsabile: Alfredo Longo Direttore editoriale: Carlo Tomaso Parmegiani ri@assind.ud.it Società editrice: Associazione degli Industriali della Provincia di Udine Largo Carlo Melzi, Udine, Tel A questo numero hanno collaborato: Maria Rita Branca, Massimo De Liva, Martina De Luca, Marco Di Blas, Marco Di Giusto, Gino Grillo, Mauro Filippo Grillone, Andrea Ioime, Ezio Lugnani, Anna Marcolin, Marcello Mazza, Davide Micalich, Mitja Rupel, Silvia Savi, Paolo Tarabocchia Progetto grafico, impaginazione, stampa: Graphic Linea, Via Buonarroti, Feletto Umberto Tavagnacco - Udine - Tel Fotoservizi: Foto Agency Anteprima Concessionaria per la pubblicità: Euronews, Piazza 1 Maggio, Udine Tel Confindustria Luca Cordero di Montezemolo nel suo discorso di insediamento: Noi tutti assieme possiamo condividere un progetto per il Paese. Eʼ in questo modo che possiamo contribuire anche noi a creare fiducia Vogliamo, credo tutti assieme, chiudere la stagione dei dissidi e delle incomprensioni. Una stagione che non ci appartiene. Così facendo non solo daremo un contributo a risolvere i nostri problemi, ma potremo anche dare un segnale al Paese che è tuttora scosso da troppe divisioni, con un ormai insopportabile tasso di litigiosità. Un Paese invece che ha bisogno di fattori di convergenza. Anche il consiglio direttivo dellʼassindustria Udine, nella sua ultima riunione, si è espresso sulla necessità che Istituzioni, in primis la Regione, e parti sociali debbono individuare percorsi comuni per sostenere lo sviluppo delle imprese favorendo i processi di crescita, nello sforzo anche di individuare soluzioni alternative per gli esuberi occupazionali che dovessero manifestarsi a seguito delle situazioni di crisi. essere favoriti da unʼazione ampia di promozione dei fattori competitivi sul territorio: infrastrutture, logistica, innovazione tecnologica, formazione. Non di meno gli industriali friulani attendono con urgenza la semplificazione delle procedure amministrative, ma, nel contempo, esprimono perplessità sui possibili costi che potrebbero derivare dallʼattuazione del comparto unico. Quei costi potrebbe essere considerati accettabili solo qualora si traducessero in una maggiore efficienza dellʼapparato amministrativo regionale. Altrimenti, non migliorando lʼefficienza, si avrebbe solo il risultato negativo dellʼaumento dei costi di un settore amministrativo che assorbe una già sin troppo significativa quota delle risorse regionali. Eʼ, quindi, davvero auspicabile che la materia sia affrontata con equilibrio badando al controllo della spesa e promuovendo una effettiva riorganizzazione che favorisca la responsabilizzazione ed incentivi la produttività. Alfredo Longo Carlo Tomaso Parmegiani realtà industriale / giugno

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7 5) Dobbiamo rimboccarci le maniche! Affrontando la concorrenza che cʼè. Innovando i nostri prodotti. Investendo in ricerca ed in nuove capacità produttive che ci consentano di stare sul mercato: nessuno di noi può dirsi appagato. Ogni calo di tensione danneggia il nostro Paese e impoverisce i nostri figli. Un mondo in bilico tra vecchio e nuovo Ai soldati italiani, oggi impegnati in missione, va il nostro riconoscimento e il nostro sostegno: grazie Ragazzi! Siamo orgogliosi di Voi! La diplomazia internazionale deve riprendere a giocare un ruolo. Chi farà il primo passo verso la pace, non farà un passo indietro, ma farà compiere un grande passo in avanti alla storia del mondo. I nuovi mercati dellʼasia Dobbiamo difendere i nostri diritti e dobbiamo imporre il rispetto delle regole internazionali: su questo saremo inflessibili ed esploreremo tutte le vie necessarie. La lotta contro la contraffazione ed il furto dei brevetti deve essere condotta con lʼuso di tutti gli strumenti. A cominciare dalla maggiore efficienza delle dogane. Ma dobbiamo soprattutto prepararci allʼallargamento del mercato mondiale che richiederà nuove produzioni, nuovi servizi ed un nuovo modo di stare sul mercato. Lʼorganizzazione della produzione Il mercato che si allarga non è solo un mercato di esportazione. Eʼ sempre più anche CONFINDUSTRIA Il debutto di Luca Cordero di Montezemolo Roma, giovedì 27 maggio. Luca Cordero di Montezemolo si insedia ufficialmente alla presidenza di Confindustria. Il suo debutto coincide con lʼesposizione di una relazione che traccia le linee guida che caratterizzeranno nei prossimi anni lʼazione di Viale dellʼastronomia. Realtà Industriale ha ripreso in sintesi i passaggi più rilevanti dellʼarticolato intervento. Le cinque premesse 1) Cʼè una voglia palpabile di vedere un segnale di ripresa, di sentire che qualche cosa si rimette in marcia, nel mondo e in Italia. Di questa voglia si è fatto coraggioso interprete il Capo dello Stato, Carlo Azelio Ciampi. Grazie, Signor Presidente. Noi non ci tireremo indietro e lo faremo senza lasciarci andare al qualunquismo e alla protesta di chi crede che le colpe siano tutte degli altri. 2) Lʼobiettivo più importante che abbiamo di fronte è quello di ritrovare come Paese, come cittadini, come imprenditori un clima di fiducia. 3) Essere classe dirigente significa anche questo: restituire al Paese parte di ciò che si è ricevuto. 4) Spetta a noi rifiutare la logica del declino. E noi la rifiutiamo guardando a noi stessi e a ciò che possiamo migliorare nelle nostre aziende. Alle Istituzioni e alla politica spetta invece il compito di predisporre il migliore ambiente per il progresso. Il Fvg cala un poker ai vertici di confindustria Il Friuli Venezia Giulia sarà rappresentato da quattro suoi imprenditori ai vertici della Confindustria nazionale. Cinzia Palazzetti, presidente di Unindustria Pordenone, è stata chiamata da Luca Cordero di Montezemolo a far parte, tra gli invitati, della Giunta; mentre Piero Della Valentina, in qualità di presidente della Confindustria del Friuli Venezia Giulia, ne è membro di diritto. Giuseppe Morandini, presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria del Friuli Venezia Giulia, è stato riconfermato invece nel Consiglio Direttivo, mentre Roberto Snaidero, in qualità di presidente di Federlegno, fa parte dello stesso organo come invitato. Luca Cordero Di Montezemolo un mercato di produzione, di ricerca e di innovazione. Per questo dobbiamo difenderci dalle sempre latenti tentazioni autarchiche. Il lavoro in fabbrica sarà sempre fondamentale, ma lʼoperaio non è più lo stesso di cinquanta o cento anni fa. Funzioni come la ricerca, lʼinnovazione, la fabbricazione dei prototipi, la logistica, il controllo di qualità, la finanza, la commercializzazione, la promozione, lʼassistenza al cliente, lʼingegnerizzazione dei processi e dei prodotti, la produzione di parti specifiche, e così via, rappresentano ormai la parte principale delle nostre attività. Sono stati sconfitti quanti, scioccamente, pronosticavano la fine del lavoro che invece nel mondo è cresciuto ed è aumentata la sua qualità, specie nei paesi sviluppati. Uscire dalla stagnazione Non è vero che dobbiamo rassegnarci ad una bassa crescita perché ormai siamo troppo ricchi. Il Paese ha ancora sacche di povertà ed aree non sviluppate. Comunque non esiste in economia la logica dello stare fermi. O si cresce o si regredisce. Sta a noi decidere. Non esiste alcun male oscuro né alcuna maledizione che ci impedisce di crescere. Per raggiungere questi obiettivi dobbiamo lavorare tutti assieme. Con uno spirito di squadra. Piero Della Valentina Giuseppe Morandini Cinzia Palazzetti Roberto Snaidero Le imprese devono innovare E il primo passo lo devono sss realtà industriale / giugno

8 CONFINDUSTRIA uuu fare le imprese. Lʼinnovazione è anche rischio e investimento, in persone e mezzi. Troppo pochi laureati sono impiegati nelle nostre aziende. Troppo pochi giovani scelgono gli studi scientifici. Non mi stancherò mai di ripetere: innovazione, innovazione, innovazione. Lo Stato deve investire in ricerca e innovazione Il mondo è tornato a viaggiare sulle idee. Dobbiamo investire in ricerca più di quanto oggi facciamo. Siamo agli ultimi posti nella graduatoria dei paesi per investimento nella ricerca. Noi dobbiamo riuscire a spostare nella ricerca un punto di PIL. In ogni Paese, cʼè lo Stato dietro il sistema della ricerca nazionale. Noi non possiamo assistere alla mortificazione del nostro sistema di educazione. I Paesi in declino non sono quelli che perdono qualche grande impresa, ma sono quelli che non investono nellʼeducazione e nella ricerca.. Ma la competitività del Paese si misura sulla massa delle competenze, non sulle punte di eccellenza di pochi individui. Un patto per la riforma del sistema dellʼistruzione Bisogna dirlo chiaro: lʼalternanza politica non è e non deve essere un ribaltone istituzionalizzato, dove ogni 5 anni si cambia tutto, per non cambiare mai nulla nella sostanza del Paese. La mia proposta è semplice. Sullʼistruzione e sulla ricerca si gioca il destino del Paese. Bisogna che su un disegno pluriennale di riforma e di obiettivi si impegnino maggioranza ed opposizione affinché, pur nellʼalternanza possibile della democrazia, si segua con continuità il progetto di modernizzazione del sistema educativo e della ricerca italiano. LʼEuropa Le imprese vogliono che la Costituzione Europea sia firmata il più presto possibile, entro i prossimi giorni, per dare il via al processo di costruzione di una unità politica. LʼEuropa che costruiamo è la più grande innovazione istituzionale di questi tempi. Eʼ il segno che la Vecchia Europa si è rimessa in marcia ed ha ancora molto da dire al mondo. Mercato e Concorrenza Il mercato e la concorrenza non sono optional che si prendono solo quando fa comodo. Le loro regole sono la costituzione sostanziale delle imprese. Confindustria ha lʼambizione di essere unʼistituzione di tutte le imprese, volta a far funzionare bene lʼambiente in cui le imprese possono realmente crescere e prosperare: ossia il mercato con le sue regole della concorrenza. Il ruolo delle imprese per un mercato più trasparente La trasparenza deve essere la nostra etica. Ciò vuol dire separare nettamente le funzioni della proprietà da quella della gestione, pur se fanno capo necessariamente alla stessa persona nelle imprese familiari. La famiglia resta il fulcro dellʼimprenditoria, ma la famiglia imprenditrice non può essere una famiglia come le altre. La concertazione Noi, tutti assieme, possiamo condividere un progetto per il Paese. Eʼ in questo modo che possiamo contribuire anche noi a creare fiducia. Vogliamo, credo tutti assieme, chiudere la stagione dei dissidi e delle incomprensioni. Mettere in discussione le Istituzioni significa tagliare il ramo su cui si è seduti. Lʼautonomia delle parti sociali rispetto alla politica è essenziale. Noi, come parti sociali, veniamo da una lunga stagione di concertazione che ha dato grandi frutti, ma ha generato incomprensioni. Noi intendiamo ripartire dai primi. Il patto sociale del ʼ93 è tuttora valido ed è soprattutto valido nello spirito con cui esso venne firmato. Credo che dobbiamo avere il coraggio di guardare al nostro interno, di metter da parte gli estremismi, di riprendere la via del dialogo diretto, non per una questione di principio, ma perché ci sono nodi che attendono di essere sciolti e solo noi possiamo farlo. Il contesto competitivo Il Paese ha bisogno di maggiore concorrenza e, per affrontarla, ha bisogno di infrastrutture moderne. A che serve la politica se deve solo seguire gli umori di qualcuno? Abbiamo bisogno di politica che sappia costruire il consenso per progredire. Oggi soffriamo di una eccessiva segmentazione delle competenze sul territorio Questo federalismo rischia di far affondare il nostro Paese Misureremo il Federalismo sulla sua capacità di ridurre la spesa pubblica, quindi le tasse, e di accelerare le decisioni. Lo condanneremo se servirà solo a far prevalere il particolare ed il locale sugli interessi generali. Anche la dimensione delle nostre imprese non può più essere un tabù. Bisogna far crescere le nostre imprese. Noi non possiamo e non dobbiamo lasciar sole le piccole imprese. Sono la nostra forza e su di esse dobbiamo puntare. Abbiamo bisogno di infrastrutture moderne, Oggi la logistica è diventata fattore di competitività per eccellenza. Abbiamo bisogno di energia a costi competitivi, occorre semplificare il Paese. Come si può crescere se le imprese devono dedicare tempo e risorse per parlare con la Pubblica Amministrazione, invece di destinarle a conquistare nuovi mercati? Per crescere occorre avere anche una finanza efficiente ed alleata delle imprese. Senza finanza moderna le imprese non crescono. Senza crescita delle imprese la finanza resta antiquata. Il nostro problema è far crescere il numero delle grandi aziende. Il Mezzogiorno Il Mezzogiorno ha un drammatico bisogno di tre cose: infrastrutture, recupero dei centri urbani ed una pubblica amministrazione efficiente. La sua struttura industriale è ancora fragile. Vogliamo assistere inerti davanti a questi bisogni? Vogliamo scoprire troppo tardi di non esserci mossi in tempo? Trovo però improprio che si parli di modifica degli incentivi, non già per rendere più efficiente lʼintervento nel Mezzogiorno, ma per ridurre le spesa pubblica e per favorire una successiva riduzione della pressione fiscale. Il Mezzogiorno deve essere la nostra Nuova Frontiera. Competitività e Presenza Internazionale Noi dobbiamo portare il marchio Italia nel mondo. Eʼ qui che dobbiamo sapere veramente fare sistema. Occorre vendere allʼestero non soli i prodotti ma la filiera della nostra produzione. Occorre portare nel mondo i nostri distretti. Molte nostre imprese sono fornitrici di prodotti e di servizi di altissima qualità: occorre fare in modo che questa qualità si trasformi in valore riconosciuto dal mercato, attraverso marchi e certificazioni, per evitare di competere solo sul prezzo. Occorre organizzare dei veri e propri consorzi di filiera. Eʼ giunto il momento di rivolgere unʼattenzione diversa, strategica e organica al turismo. Guardiamo al futuro A osservare il nostro Paese, si ha lʼimpressione che lʼitalia si stia imborghesendo, senza essere riuscita a costruire una vera classe dirigente borghese. Ai giovani dobbiamo aprire le porte il più presto possibile: non devono diventare vecchi per assumere nuove responsabilità. Noi non dobbiamo deludere i giovani. Un saluto particolare lo voglio riservare a quei giovani che, spero, saranno molti a voler prendere la strada dellʼintraprendere. A coloro che, da giovani, vorranno fare lʼimprenditore, voglio dire che Confindustria è la loro casa. Perché questa è la casa di tutti gli imprenditori e di tutte le imprese. La casa di tutti coloro che sentono forte lʼorgoglio di essere imprenditori ed italiani. a.l. 8 realtà industriale / giugno 2004

9 ALLUVIONE DEL 29 AGOSTO 2003 SOLIDARIETÀ L intervento del fondo Solidarietà Friuli Scuola di Ugovizza: a destra la targa che ricorda la donazione da parte del Fondo Solidarietà Friuli Un laboratorio tecnico-scientifico per la Scuola elementare di Ugovizza Il vice-presidente vicario dell Assindustria friulana Adriano Luci lo ha definito un esempio straordinario di come lavoratori, sindacati e imprenditori siano riusciti insieme a convergere risorse importanti per i giovani della Val Canale affinchè possano guardare con fiducia al futuro nel loro territorio. Stiamo parlando del laboratorio tecnico-scientifico e dell arredo esterno che il Fondo di Solidarietà, creato da Associazione Industriali di Udine ed Organizzazioni Sindacali, ha inteso offrire alla scuola di Ugovizza che ha chiuso l anno scolastico nella sua sede naturale dopo il periodo transitorio trascorso in un immobile di Malborghetto a seguito dell inagibilità causata dall alluvione del 29 agosto Puntare sui giovani ha aggiunto Luci - credo sia l intenzione più bella. Mi auguro che l iniziativa congiunta di Assindustria, sindacati e lavoratori non si fermi alla realizzazione del laboratorio ma possa rappresentare un metodo da seguire anche in futuro per contribuire allo sviluppo sociale, prima che economico, della montagna. Il laboratorio consentirà attività di repertoriamento, di analisi e di osservazione anche per la formazione di carte d identità sui vegetali o sulla fauna caratteristica presenti lungo il sentiero. Costituirà quindi un ausilio didattico di estremo interesse che favorirà il contatto della scuola con il mondo naturale esterno. L arredo esterno viene a completare le dotazioni scolastiche ma anche questo fa parte dell attività didattica, lo svago come momento di incontro e di scambio. L iniziativa, in particolare, del laboratorio tecnico scientifico assume particolare rilevanza in relazione al progetto di collegamento in multivideoconferenza tra le scuole elementari della vallata, Ugovizza, Resia, Pontebba, Moggio e Chiusaforte, pure previsto tra gli interventi promossi dal Fondo di Solidarietà. Con questo progetto le scuole interessate avranno la possibilità di fare sistema mettendosi in rete e così integrandosi con attività didattiche comuni, di scambio e di informazione. Assindustria, CGIL e CISL Udinese e Bassa Friulana, CGIL e CISL Alto Friuli, Uil provinciale, subito dopo lʼalluvione del 29 agosto 2003 hanno deciso di avviare una iniziativa di solidarietà a favore dei Comuni colpiti con lʼistituzione del Fondo Solidarietà Friuli, al quale hanno concorso i lavoratori di 131 aziende associate allʼassindustria con la devoluzione di mezzʼora di retribuzione e le aziende medesime con la corresponsione di un importo analogo. Il Fondo, poi, è stato integrato dallʼassociazione che ha devoluto la somma corrispondente alla organizzazione del Concerto di Capodanno cui ha rinunciato in segno di vicinanza dellʼindustria friulana alle popolazioni colpite. Le disponibilità così raccolte, ammontanti ad euro ,00, sono state destinate ad interventi a favore delle scuole elementari della vallata, oltre che della scuola media di Pontebba, finalizzati ad implementare gli ausili didattici in campo informatico e telematico, nonché al rinnovo di strumenti tecnici ed arredi. Con gli interventi del Fondo verrà realizzata, in particolare, lʼaula informatica nella scuola elementare di Pontebba mentre verranno potenziate quella presso la a d i a c e n t e scuola media e quella presso la scuola elementare di Chiusaforte, frequentata anche dai bambini di Dogna. Alla scuola elementare di Ugovizza verranno donati il laboratorio tecnico-scientifico ed altri ausili didattici, alla scuola elementare di Resia strumentazioni tecniche. Di particolare interesse la donazione del sistema di multivideoconferenza che consentirà di mettere in collegamento video le scuole elementari della vallata, Chiusaforte, Moggio, Pontebba, Resia ed Ugovizza. Con questo complesso di interventi Assindustria ed Organizzazioni Sindacali territoriali, nonché i lavoratori e le aziende che vi hanno contribuito, intendono manifestare piena solidarietà alle popolazioni colpite dallʼalluvione attraverso un gesto di attenzione verso le nuove generazioni. Gli interventi, infatti, sono finalizzati a migliorare e potenziare lʼattività didattica delle scuole di base, presidio determinante per il radicamento delle popolazioni di quella vallata. La possibilità poi, che verrà messa a disposizione, di collegare in videoconferenza le scuole elementari della vallata, da Chiusaforte ad Ugovizza, favorirà scambi di esperienze formative e didattiche valorizzando le sinergie tra le scuole interessate anche con attività didattica a distanza. Lʼobiettivo che Assindustria ed Organizzazioni Sindacali territoriali si sono prefisse, è quello di lanciare un incoraggiamento, pur in un momento difficile per lʼeconomia della montagna alle prese con i riflessi del cambiamento delle condizioni di mercato, a guardare con fiducia al futuro puntando sui giovani e sulla qualità della formazione. realtà industriale / giugno

10 SPECIALE MONTAGNA Mauro Saro: Iniziative concrete per la Carnia! Cartiera Ermolli di Moggio (220 dipendenti), De Longhi di Ampezzo (140 dipendenti), Seima Elettronica di Tolmezzo (120 dipendenti) e Complast di Forni di Sotto (90 dipendenti): sono queste le quattro emergenze produttive e occupazionali in Carnia che sono salite (purtroppo) agli onori della cronaca in questa primavera La crisi in atto, che interessa complessivamente 570 lavoratori, a cui va sommato lʼindotto, sta mobilitando da circa un mese mondo politico, sociale ed imprenditoriale. Tra i più attivi, in tal senso, è naturalmente la Delegazione di Tolmezzo dellʼassindustria friulana che, con il suo capo-delegazione Mauro Saro, segue giorno per giorno lʼevolversi della situazione. Dottor Saro, cosa vede allʼorizzonte nel medio-breve periodo dal suo privilegiato, anche se in questo momento poco invidiabile, punto di osservazione? Innanzitutto, occorre distinguere tra due ben diversi tipi di situazione. Nel caso della Ermolli, della Seima Italiana e della Complast si intravedono prospettive di rilancio, mentre per quanto riguarda la De Longhi la decisione dellʼazienda di chiudere lo stabilimento è oramai un dato acquisito. Comʼè emerso anche dallʼincontro con il Sottosegretario Sacconi, inevitabili oramai sono a questo punto il ricorso agli ammortizzatori sociali attraverso la cassa integrazione e la previsione di un piano di ricollocazione e/o di riqualificazione delle maestranze. Una bella veduta della montagna friulana Mauro Saro Per le altre aziende, mi diceva invece, che ci sono più margini di azione e di trattativa... Fortunatamente si. A quanto mi risulta, per la Complast si è già trovato un acquirente ed è un imprenditore locale. Le prospettive sono buone. Sul fronte della Cartiera Ermolli, invece, si stanno valutando proposte industriali di interessamento allʼaffitto e/o allʼacquisto. Per ciò che concerne la Seima Elettronica due sono gli aspetti rilevanti da menzionare: il primo è che la Seima Italiana (oggi Automotive Lighting) è comunque in espansione e può costituire il traino per riassorbire parte della manodopera in esubero; lʼaltro fattore è che nei confronti della Seima Elettronica si sta registrando lʼinteressamento di due imprenditori, uno che opera nella stessa nicchia di mercato, lʼaltro dello stesso settore ma che opera in un campo diverso. A mio giudizio la scelta andrebbe fatta verso chi è in grado di garantire più valore aggiunto ai prodotti. Cosa insegna questa crisi in Carnia... Che non possiamo pensare di risolvere le situazioni attuali soltanto tamponando lʼemergenza. Ci ritroveremmo tra due o tre anni al punto di partenza con problemi ancora maggiori. Questa crisi lʼha sorpresa? No, ero stato il primo a denunciare la situazione, ma tutti hanno assistito con indifferenza. Eʼ dovuto scoppiare il bubbone per vedere qualcuno muoversi. Eʼ il segnale anche di come la Regione debba muoversi con anticipo in fatto di politica economica. Occorre programmazione industriale; serve un adeguato e costante monitoraggio del territorio. Non cʼè settore al riparo, neppure lʼedilizia o lʼagroalimentare che hanno vissuto anni di buona congiuntura. La Carnia come punta di un iceberg? Si, sono solo le prime avvisaglie, la montagna essendo più fragile, è la prima a subire certe conseguenze. Non siamo ancora al culmine della crisi, che è di sistema! Difficile scorgere ottimismo nelle sue parole... Non sono uno di quelli che vogliono creare facili illusioni. Cʼè bisogno di iniziative concrete. Occorre sedersi davanti ad un tavolo e individuare un referente di alto spessore cui vengano delegate competenze e fornite risorse per essere il commissario della situazione. Eʼ quanto abbiamo chiesto al Governatore Illy nel confronto che abbiamo avuto con lui e con il vescovo Brollo. Tornando allʼottimismo... Lʼottimismo sta nella misura in cui associazioni di categoria, sindacati, politica e gente comune capiscano che sono necessari dei sacrifici per poter portare anche lʼitalia ad un modello di sviluppo europeo. Non cʼè alternativa: bisogna recuperare risorse diminuendo la spesa pubblica e incentivando lʼinnovazione dei prodotti e dei processi sia sociali che industriali. Temo che ci vorranno anche delle decisioni impopolari per riprendere il cammino nella giusta direzione. LʼItalia in questi ultimi anni ha perso posti rispetto ai nostri concorrenti tanto in competitività quanto in creatività, dove siamo solo al 23 posto. Tutto il sistema sta funzionando male. E stiamo male. Alfredo Longo 10 realtà industriale / giugno 2004

11 SPECIALE MONTAGNA Fantoni: Serve un soggetto unico per la gestione della montagna Giovanni Fantoni I sindacati: Ci vuole un industria di qualità Soggetto unico, con attribuzione di compiti e di fondi sicuri, priorità allʼambiente montagna, industrializzazione di qualità, di prodotti specifici e a grande valore aggiunto, migliore viabilità e una visuale a 360 gradi. Questa la ricetta dei sindacati per far uscire la montagna friulana dal degrado in cui versa attualmente. Un degrado non contingente, ma strutturale che chiede risposte sicure e immediate, onde evitare di prendere decisioni tardive, quando la montagna sarà spopolata. Così in sintesi si sono espressi i segretari sindacali dellʼalto Friuli della Cgil Alessandro Forabosco e della Cisl Daniele Deotto e provinciale della Uil Ferdinando Ceschia. Tutti gli intervistati spiegano però che nessuno possiede la bacchetta magica e che già esistono tavoli della concertazione per cercare una risluzione comune al problema. Porre la montagna al vertice delle urgenze, cercando di mantenere lʼattuale situazione industriale, che serva a sostenere anche una forte componente di mano dʼopera femminile - sostiene Ceschia-. Ci vuole una regia unica, che potrebbe essere anche lʼagemont di prima fondazione Quella che la montagna vive oggi non sono tanti punti di crisi, ma una crisi unica. Unʼautorità unica è chiesta anche da Forabosco, per il rilancio culturale, sociale ed economico. Cʼè il rischio di una deriva complessiva della montagna. Serve una politica intersettoriale, che rilanci innanzitutto la residenza. La Regione deve redigere un nuovo progetto globale per la montagna, dotandola di fondi strutturali. Non è solo una questione di economia, occorre dare servizi. Riguardo allʼindustria Forabosco ritiene che a stabilirsi in montagna debbano essere aziende innovative, con prodotti ad alto valore aggiunto e di grande qualità. A questo bisogna aggiungere una migliore viabilità complessiva, anche perché è difficile ricollocare le maestranze che oggi Sviluppare una politica coordinata fra i diversi soggetti che finora si sono occupati dei problemi della montagna, individuando un soggetto unico che coordini le attività. Eʼ questo, secondo il presidente dellʼassindustria friulana Giovanni Fantoni, il principale intervento da porre in essere per impedire il ripetersi in futuro di episodi come quello della De Longhi ed evitare lʼimpoverimento industriale della montagna friulana ed il suo conseguente spopolamento. Tale soggetto, che Fantoni auspica possa essere individuato al più presto dalla Regione, dovrebbe porsi due obiettivi principali: da un lato, operare per valorizzare le caratteristiche e le peculiarità del territorio e dei suoi abitanti; dallʼaltro, far fruttare al meglio gli investimenti già realizzati (leggi Agemont) che devono diventare il punto di partenza per sviluppare nuova imprenditorialità fatta di piccole e medie aziende che sfruttino le nuove tecnologie disponibili. Scendendo nel particolare, secondo Giovanni Fantoni nellʼagemont esistono laboratori di prova e certificazione della tecnologia del freddo, di prova dei campi elettromagnetici e di sviluppo della plastotecnica che possono fare da incubatrici di nuove attività ad elevata tecnologia. In tal senso, sostiene il presidente di Assindustria, esistono già alcuni esempi positivi e bisogna continuare nel trapianto sul territorio di ciò che nasce in Agemont. Certo, Fantoni non si nasconde le difficoltà. A cominciare dalla mancanza di infrastrutture. La Carnia e la Val Canale sono povere di zone industriali e di capannoni liberi, al punto che alcune aziende nate dalle avanzate esperienze di ricerca sviluppate allʼagemont, sono costrette a rimanere allʼinterno della stessa Agemont, perché non riescono a trovare spazi adeguati o che una segheria come la Di Marco, danneggiata dallʼalluvione, non riesce a trovare gli spazi dove risorgere. In questʼottica, secondo Fantoni, uno dei primi interventi da realizzare dovrebbe essere la ristrutturazione degli spazi lasciati liberi dalla De Longhi, per dare spazio a nuove imprese. Lʼimportanza centrale della nascita di nuove PMI è sottolineata, da Fantoni, anche quando afferma che questo è uno dei modi principali per evitare lo spopolamento dalla montagna. A tal fine sostiene bisogna che in futuro anche la formazione sia indirizzata in modo da diffondere competenze tecniche qualificate. Ciò potrebbe avvenire sia potenziando lʼistituto tecnico di Tolmezzo, sia operando in modo da far comprendere lʼimportanza della formazione tecnica anche al personale femminile, che, ad oggi, continua a formarsi prevalentemente in altre direzioni. Ultimo aspetto importante, secondo il presidente dellʼassindustria udinese, è quello delle grandi infrastrutture, il quale, però, necessiterà di tempi più lunghi per essere risolto. Unʼopera come il traforo della Mauria conclude Fantoni sarebbe di fondamentale importanza per la vita economica della nostra montagna perché consentirebbe un facile collegamento della Carnia con il bellunese e con il Veneto, rompendone il naturale isolamento. c.t.p. perdono il posto di lavoro. Portare quindi più cultura, più formazione, trasferendo in montagna facoltà universitarie adeguate, difendere il territorio in quanto lʼambiente è ricchezza non solo per chi abita in montagna, ma per la Regione intera Eʼ mancato un marketing territoriale in campo internazionale, che avrebbe potuto fare Agemont, mentre nel comparto turistico manca qualità, posti letto e ristorazione. SI dovrebbe inoltre far si che le zone di montagna venissero ricompensate economicamente per le captazioni delle acque a uso idroelettrico cui sono state sottoposte. Manca tempo e denaro per risolvere tutti i problemi della montagna- termina Daniele Deotto, che si dice dʼaccordo su unʼunica autorità e sulla viabilità- serve quindi concentrarsi su due, tre aspetti basilari che possono essere un unico tunnel verso il Cadore. Non unʼautostrada, ma una strada che fermi lʼeconomia sul territorio. Serve unʼindustria di qualità in quanto è impensabile che il solo turismo e lʼagricoltura bastino. Danno una economia di sostegno, ma la gente ha bisogno di un salario certo. Tutto questo deve inoltre essere concertato, direttamente con chi vive e opera in montagna, da un unico soggetto delegato dalla Regione. realtà industriale / giugno

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13 Realtà Industriale ha chiesto agli assessori Bertossi e Cosolini, come ritenessero che si possa evitare in futuro il ripetersi di episodi come quello della De Longhi (un azienda che apre e chiude in pochi anni, lasciando a casa un significativo numero di lavoratori) e, più in generale, come si può evitare lo spopolamento industriale della montagna friulana. Inoltre La vicenda De Longhi, per quanto spiacevole, si inquadra in una logica industriale che purtroppo non è e non sarà isolata: ovvero delocalizzare le produzioni a più basso contenuto tecnologico per risparmiare sui costi. Ma quella vicenda è tanto più grave in quanto avviene in un territorio, quello montano della Carnia, che proprio in questo periodo sta vivendo lʼangoscia di diverse crisi con diverse centinaia di posti di lavoro a rischio. Le soluzioni non sempre sono facili o possibili: se si tratta di crisi aziendali è talora possibile ricercare nuovi imprenditori disposti a farsi carico dellʼazienda, ma se un imprenditore (come nel caso De Longhi) vuole delocalizzare, allora vi è ben poco da fare. Enrico Bertossi Il problema, pertanto, sta a monte: quale politica di sviluppo vogliamo attuare per il territorio e, in particolare, per un territorio delicato come quello della montagna friulana? Non è certamente il caso di ricercare responsabilità regionali o locali per quanto sta avvenendo: è comprensibile che in passato, presentandosi lʼoccasione di un grosso insediamento industriale, tutti abbiano cercato di fare in modo che esso trovasse ubicazione in Carnia. Ma oggi dobbiamo guardare avanti e forti dellʼesperienza maturata cercare soluzioni che siano compatibili con la montagna. Va scoraggiato per quanto possibile lʼingresso di imprenditori mordi e fuggi proprio perché in essi manca il radicamento nel territorio, nelle sue SPECIALE MONTAGNA complessità e nelle sue conseguenze anche sociali; vanno ricercate soluzioni di sviluppo compatibili con il territorio e diversificate. Concordo con quanto messo in evidenza di recente dal Presidente Illy e lo intendo come il cammino per il futuro. Quelle linee, in sostanza, ci dicono che in montagna ci possono essere quattro filoni di sviluppo possibile: artigianato tradizionale (vero volano per economie di altre regioni come Liguria (con le Cinque Terre) ed Emilia Romagna (lʼappennino); agricoltura e zootecnia di qualità; industria ad alto contenuto di conoscenza (o che usa le risorse del territorio); turismo integrato come sinergico collante tra diversi comparti. Credo che sia questa la strada da percorrere. Enrico Bertossi, Assessore regionale alle Attività Produttive Cosolini: Per la montagna ci vuole un progetto di sviluppo concertato Roberto Cosolini se secondo loro ci fosse una responsabilità, per quanto accaduto, che potesse essere addebitata alle popolazioni e/o alle amministrazioni locali; e, ancora, se ci sia stata al rigurado una responsabilità da addebitarsi alle passate politiche regionali. Nei due articoli pubblicati in questa pagina, le risposte pervenuteci dai due assessori regionali. Bertossi: No al mordi e fuggi Il caso De Longhi è quello di una crisi occupazionale conseguente ad una scelta di delocalizzazione: per evitare che situazioni simili si ripetano, è certo opportuno legare in maniera più stringente gli incentivi alla stabilità delle ricadute sul territorio, ma è soprattutto necessario puntare su insediamenti produttivi caratterizzati da un più elevato livello di specializzazione e da un maggiore tasso di conoscenza. Per favorirli dobbiamo mettere a disposizione degli imprenditori una rete di diffusione dellʼinnovazione e strumenti di formazione e specializzazione della manodopera continui e flessibili, in modo da trasformare gli attuali svantaggi in opportunità. La montagna deve poi essere oggetto di un progetto di sviluppo, concertato fra istituzioni, imprenditori, forze sociali che, utilizzando in modo coordinato le diverse leve (incentivi alle imprese, politiche attive del lavoro, formazione, marketing ), promuova le opportunità nei diversi settori dellʼindustria, dellʼartigianato, del turismo e dellʼagricoltura di qualità secondo unʼottica plurivocazionale. Uno sviluppo misto assorbirebbe certo in modo più efficace le crisi di una sua componente. Più che attribuire responsabilità, ritengo vadano messe in campo tutte le energie e le risorse per migliorare la situazione e garantire una maggior stabilità economica, occupazionale e sociale: certo, più che in passato, bisognerà garantire che i fattori di attrazione di imprese abbbiano come corrispettivo un investimento e una presenza non di breve durata, come è il caso della De Longhi e di altre industrie in Regione. Roberto Cosolini Assessore regionale al Lavoro realtà industriale / giugno

14 VIABILITÀ Viabilità in Carnia: uscire dall immobilismo on ci può essere sviluppo eco- nella montagna friu- Nnomico lana in assenza di unʼadeguata rete infrastrutturale tale da facilitare i trasporti connessi con le esigenze industriali, commerciali e per gli spostamenti di pendolari e turisti. Eʼ quanto ha avuto modo di ribadire Mauro Saro, capo della Delegazione di Tolmezzo dellʼassindustria friulana, nel corso del recente incontro che ha avuto con lʼassessore regionale ai Trasporti Lodovico Sonego. In Carnia evidenzia Saro - la rete stradale, esclusi alcuni interventi realizzati negli anni del dopo terremoto, è ancora quella di una ventina di anni fa, mentre il livello di motorizzazione e le necessità di spostamento di merci e persone si sono incrementati a dismisura. Tuttavia, non si può negare come lʼanas, in collaborazione con tutti gli Enti interessati, stia operando da alcuni anni nellʼeliminazione di alcuni dei punti neri della viabilità, con interventi che peraltro erano attesi forse da troppo tempo e di conseguenza la necessità del loro completamento è sentita con sempre maggior urgenza. Da parte industriale le esigenze locali da tempo lamentate in tema di spostamenti sono basate sui seguenti principi fondamentali: aumento della velocità commerciale, da realizzarsi con la correzione dei tratti in curva, lʼallargamento (ove possibile) della carreggiata, la sistemazione degli incroci e della segnaletica; il miglioramento della sicurezza della circolazione ed il rispetto ambientale, operando sui fianchi della montagna e lungo i corsi dʼacqua nei punti in cui il dissesto idro-geologico provoca fenomeni franosi e di erosione delle sponde che fiancheggiano le arterie di scorrimento; allontamento della viabilità principale dai centri abitati, con specifiche varianti a tutto vantaggio della vivibilità dei singoli Paesi e della valorizzazione della loro vocazione turistica; interconnessione con la rete viabile del vicino Veneto, attraverso la realizzazione del traforo del Passo della Mauria, alla quota più bassa possibile per limitare gli aspetti negativi legati allʼaltitudine (pulizia neve e ghiaccio, tornanti). A questʼultimo riguardo, Saro sottolinea che il fervore iniziale che si era Lavori sulla A23 (foto: courtesy Tomat s.r.l.) manifestato a corollario di questa idea di collegamento tramite tunnel, dopo alcuni anni di torpore, sembra solo ora riprendere vigore con unʼidea non troppo futuristica di far proseguire lʼautostrada di Alemagna verso Tolmezzo proprio attraverso il tunnel del Passo della Mauria. Occorre però che la discussione teorica abbandoni i tavoli dei meri propositi a carattere generale, per arrivare alla stesura di un progetto ben definito, da inserire nella programmazione strategico-viabilistica della zona carnicocadorina dei prossimi anni. E su questo aspetto si inserisce lʼunica novità degna di rilievo che ha animato questa tematica, ovvero il trasferimento alla regione Friuli-Venezia Giulia delle competenze in materia di viabilità, con la conseguenza che sono passate al patrimonio ed alla gestione regionale le strade statali n. 355 della Val Degano e n. 465 della Forcella Lavardet, restano di proprietà statale ma con gestione regionale le strade statali n. 13 Pontebbana fino ad Ugovizza e la n. 52 Carnica; completamente di competenza Anas rimangono solo il tratto da Ugovizza a Coccau della S.S. n. 13 Pontebbana e lʼintero percorso della S.S. n. 52-bis. Si presenta quindi osserva Saro, che lo ha ricordato anche allʼassessore regionale Sonego - un nuovo degno interlocutore, la Regione, con il quale dialogare sul futuro viabilistico della Carnia, con lʼauspicio che la competenza diretta o quasi diretta sul 90% della rete stradale della zona faccia venir meno quella sorta di immobilismo che pare caratterizzare le strade della montagna friulana. Così forse potrà trovare rapida concretizzazione quellʼesigenza di riqualificazione della statale n. 52 Carnica, intesa anche come viabilità di accesso al traforo del Passo della Mauria che, oltre a sbloccare lʼisolamento verso est e nord del Cadore, costituisce una sentita necessità anche per le esigenze di movimento di merci e persone della Carnia. Accanto poi alla direttrice est-ovest, Cadore- Carnia-Tarvisiano-Austria, in prospettiva deve essere esaminata la possibilità di un miglioramento del collegamento con lʼaustria anche verso nord, ovvero con una ipotesi di galleria che sottopassi lʼattuale Passo di Monte Croce Carnico ad unʼaltezza tale da interconnettersi con lʼammodernata viabilità che è stata realizzata sul versante carinziano del passo, in unʼottica di asse legato al tunnel della Felbertauernstraße come viabilità alternativa per raggiungere la Baviera. Per quanto riguarda le altre due statali della Carnia, la n. 52-bis e la n. 355, il capodelegazione dà atto allʼanas degli interventi in corso di esecuzione o di prossimo avvio: galleria di Nojaris, galleria di Zuglio, variante di Tors, per la prima, ponte sul rio Moja e consolidamento in zona Rigolato per la seconda; per tali opere, lʼauspicio è che vengano rispettati i calendari dei lavori, fatte salve ovviamente le difficoltà incontrate in corso dʼopera. Solo con segnali realmente tangibili conclude Saro - si potrà infondere maggior fiducia nel futuro della popolazione carnica e delle sue attività economiche, per anni lasciate abbandonate a sé stesse ed alla mercé degli avvenimenti atmosferici che in molti casi hanno drasticamente peggiorato situazioni che erano già in precedenza molto preoccupanti, in particolare per la sicurezza della circolazione. 14 realtà industriale / giugno 2004

15 TURISMO In 500 a parlare di turismo L intervento dell assessore Bertossi alla Conferenza Regionale sul Turismo Una veduta aerea di Lignano Qualche centinaio dʼinvitati fra Sindaci, rappresentanti dellʼamministrazioni provinciali, presidenti delle AIAT e dei consorzi turistici, rappresentanti delle Camere di Commercio, presidenti di Proloco ed operatori turistici che hanno dato vita ad oltre sette ore di dibattito. Sono questi i numeri della Conferenza Regionale sul Turismo che si è svolta nella sala convegni del Kursaal di Lignano. A guidare i lavori cʼera lʼassessore regionale al Turismo, Enrico Bertossi che ha illustrato, in un lungo ed articolato intervento, sia gli scopi della Conferenza sia il lavoro svolto dal suo assessorato nel primo anno dʼattività. Abbiamo convocato questa conferenza ha detto Bertossi come previsto dalla legge regionale 2 del 2002, perché intendiamo ascoltare direttamente dagli operatori turistici qual è la situazione del turismo nella nostra regione e quali le sue prospettive. Una conferenza convocata ad inizio estate, perché, dopo unʼiniziale indecisione sul periodo più adatto, sulla spinta delle richieste provenienti anche da molti operatori, lʼassessorato al Turismo ha inteso fare quanto prima possibile il punto sulla situazione del turismo in regione e delineare le necessarie strategie per affrontare la stagione in corso e quelle dei prossimi anni. In un momento non particolarmente felice per il turismo regionale, è stata particolarmente significativa la scelta di convocare la conferenza a Lignano, località che da sola rappresenta il 50% delle presenze turistiche regionali e la cui salute, quindi, è fondamentale per tutto il comparto Il turismo regionale ha proseguito Bertossi va rilanciato. Questa conferenza è lʼoccasione per guardarci in faccia, ascoltarci a vicenda e, pensando al bene comune, cercare di individuare le strategie migliori. Appena è iniziato il nostro mandato, ho cercato di dare soluzione ai problemi più impellenti. Quando, il 24 giugno 2003, sono arrivato allʼassessorato ha raccontato non cʼerano né idee né soldi per la promozione turistica regionale della stagione Subito, a luglio 2003, siamo riusciti a recuperare le prime risorse per dar corso alla ben nota gara fra le agenzie di comunicazione italiane ed europee per individuare una promozione turistica comune di tutta la regione. Già a dicembre abbiamo aggiudicato la gara sulla base della scelta di una commissione composta da soli tecnici, dalla quale abbiamo volutamente tenuto fuori i politici.. Proprio con lʼaggiudicazione di quella gara, secondo Enrico Bertossi, è partito il rilancio promozionale del turismo del Friuli Venezia Giulia. Infatti, già con lo stand allestito alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano, la promozione turistica della nostra regione ha avuto i primi riconoscimenti, ottenendo il secondo premio come miglior regione dʼitalia, sorpassata solo dalla Campania. Le emergenze trovate da Bertossi ad inizio mandato non si limitavano, però, alla promozione turistica. Cʼera il problema della Società dʼarea ha ricordato lʼassessore per riuscire a realizzare la quale abbiamo dovuto forzare un poʼ la mano ad alcune delle persone e delle entità coinvolte. Era, però, necessario arrivare a costituirla in modo che potesse funzionare, evitando di ripetere gli errori fatti nella creazione della Società dʼarea di Grado, che non funziona e costituisce unʼaltra emergenza. Oggi possiamo dire con soddisfazione di essere riusciti a vararla e di avere così a disposizione un importante strumento per la gestione coordinata della principale località turistica della regione. Sempre a Lignano cʼera il problema di trovare un metodo per allungare ed allargare lʼofferta della località. Lʼamministrazione regionale ha individuato nella realizzazione, allʼinterno dellʼarea dellʼagetur, di una piscina olimpica coperta, con annessa palestra e centro congressi. Al di là delle polemiche scatenate da Legambiente ha detto Bertossi noi crediamo in questo progetto che consentirà di convogliare su Lignano, il turismo congressuale di fascia medio-bassa ed importanti eventi sportivi, facendo sì che la località possa attrarre presenze anche oltre i tre mesi estivi. Ultimo problema risolto, che lʼassessore ha ricordato in estrema sintesi, era quello delle AIAT che non coprivano tutto il territorio regionale (ne rimaneva esclusa la fascia di pianura dellʼudinese e del pordenonese). Oggi la riforma delle AIAT ha consentito di coprire tutto il territorio regionale. Conclusa lʼillustrazione di quanto fatto e prima di aprire il dibattito, Bertossi ha voluto dare alcune indicazioni per la discussione. Oggi ha detto dobbiamo discutere di diversi temi. In primis, dobbiamo individuare una sorta di business plan del nostro turismo regionale chiarendo alcuni punti sui quali in passato si è discusso poco: qual è il prodotto turistico della nostra regione? Come lo dobbiamo commercializzare, che è altra cosa rispetto al promuoverlo? Quali sono i nuovi tipi di turismo sui quali possiamo puntare per aggiungerli allʼofferta del mare e della montagna? Secondo Bertossi, chiariti questi aspetti, bisogna avere il coraggio di andare a fondo sulle diverse questioni e capire perché in un momento in cui Bibione vede una crescita delle presenze turistiche, Lignano è in calo e Grado sta precipitando. Deciso come affrontare il problema, bisogna, poi, concentrare i finanziamenti verso gli obiettivi individuati, evitando di distribuire, come in passato, finanziamenti a pioggia che hanno scarso effetto. Altro tema toccato da Bertossi e suggerito per il dibattito è stato quello di un eventuale riforma della legge 2/2002. Ho aspettato un poʼ di tempo ha detto lʼassessore prima di affrontare la riforma della legge 2/2002, perché volevo capire bene se e cosa andasse riformato. Ho individuato tre punti che, secondo me, andrebbero considerati: con la soppressione dellʼautority regionale si è creato un vuoto e bisogna individuare un organismo che possa coordinare le attività turistiche della regione; bisogna evitare il proliferare di soggetti sul territorio, individuando per ogni zona un soggetto unico, che non devono essere necessariamente le AIAT; le linee di finanziamento odierne sono molto disperse, bisogna che il soggetto coordinatore regionale da individuare si occupi di decidere le linee di prodotto e le priorità. Ricordando, in conclusione, che il turismo regionale ha grossi margini di crescita e che per il 2004 lʼassessore si accontenterebbe se il nostro turismo non perdesse rispetto ai dati del c.t.p. realtà industriale / giugno

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17 La scienza è un fenomeno collaborativo, alla cui base c è la competizione Il Premio Nobel Ivar Giaever in visita al Centro Ricerche Fantoni a strada verso la ricerca scientifica Lraramente è diretta. Per arrivare ad una scoperta, spesso, è meglio essere ignoranti. Ecco una delle frase emblematiche pronunciate dal Premio Nobel Ivar Giaever durante lʼincontro svoltosi recentemente al Centro Ricerche Fantoni. Con un notevole senso dellʼironia e parlando senza gli accademicismi cui ci hanno, purtroppo, abituato i nostri scienziati, Giaver nel suo intervento e nel dibattito che ne è seguito ha affrontato sotto diversi aspetti il tema del ruolo della scienza ai nostri giorni. Il compito di uno scienziato ha sostenuto è stato per anni quello di cercare di capire le regole della natura. Ricordo che quando ero bambino, guardavo mio padre giocare a scacchi senza conoscere le regole di quel gioco. In quel momento, seppur inconsapevolmente, stavo facendo scienza e così, senza che nessuno me lo insegnasse, imparai a giocare anche piuttosto bene. Per questo sostengo che talvolta per arrivare ad inventare qualcosa bisogna essere ignoranti. Poi, certo, nella vita ha proseguito il Nobel norvegese, naturalizzato statunitense può capitare che partendo dalla pura osservazione dei fatti si possano dedurre solo una parte delle regole o dedurne di sbagliate. Io, ad esempio, solo quando molti e molti anni dopo giocai per la prima volta contro un computer, mi resi conto che non conoscevo una delle regole fondamentali di movimento degli scacchi. Questo per sostenere che se, da un lato, un ignoranza di base può aiutarci a vedere le cose senza avere gli occhi foderati dalle nostre Norvegese di origine, nato a Bergen nel 1929 da padre farmacista, Giaever si laurea nel 1952 in ingegneria medica. Nel 1954 emigra in Canada e, dopo un breve periodo di inserimento, partecipa al programma di studio avanzato della General Electric, per poi spostarsi negli Stati Uniti due anni dopo e completare il percorso di formazione. Nella stessa compagnia occupa diverse cariche e nel 1958 entra a far parte del Centro di Ricerca Avanzato della General Electric; in questo periodo comincia gli studi in fisica al Politecnico Rensselaer e nel 1964 consegue il Ph.D. (dottorato di ricerca). Nel 1965 viene premiato con il premio Buckley per delle ricerche pionieristiche sulla superconduttività, mentre nel 1969 vince una borsa di studio per trascorrere un anno in Inghilterra dove studiare biofisica. Dal suo rientro in Canada Giaever si è dedicato principalmente allo studio delle molecole proteiche sulle superfici solide; in riconoscimento al suo lavoro viene eletto membro della Coolidge alla General Electric nel maggio 1973, anno in cui vince il premio Nobel per la fisica. Attualmente è un membro dell American Physical Society per la quale ha tenuto molte conferenze a livello internazionale. Nel 1988 lascia la General Electric per diventare professore accademico al Rensselaer Institute e all università di Oslo, in Norvegia, dove insegna tuttora. Ivar Giaever NOBEL conoscenze e dalle nostre convinzioni su come ʻdevono andare le coseʼ, dallʼaltro anche lʼimprovvisazione pura senza studio e applicazione possono indurre in errore. Secondo Giaever, poi, ai nostri giorni la scienza di base ha esaurito il suo compito e ci si sta dirigendo verso la scienza applicata forse ha sostenuto ha ragione Weinberg a dire che la scienza è finita. In fin dei conti con otto equazioni della fisica classica e unʼaltra che spiega la chimica, siamo in grado di spiegare quasi tutte le leggi naturali. La scienza non è un confuso ammasso di leggi, quello che è difficile è applicare quelle leggi. Tornando, quindi, agli scacchi, il Premio nobel ha sostenuto che essi si basano su solo dieci regole, ma con quelle dieci regole si possono giocare 10¹ºº partite diverse. Tutte le invenzioni della natura, obbediscono anche esse a circa 10 regole, lʼimportante adesso che le conosciamo è riuscire a scoprirne le infinite applicazioni. Facendo un altro spassoso esempio sul tema, egli ha poi invitato i presenti a riflettere su come anche le cose più semplici possano dar luogo ad infinite combinazioni: Noi norvegesi, ma penso anche voi italiani, quando ci vestiamo la mattina ha affermato indossiamo circa dieci indumenti, ma lʼordine in cui li indossiamo è diverso per ciascuno di noi. Ad esempio: possiamo infilare prima il guanto destro, poi quello sinistro, poi il cappello, oppure prima il guanto sinistro, poi il cappello, poi il guanto destro, oppure prima il cappello, ecc. ecc. Con dieci indumenti, le combinazioni possibili sono circa tre milioni. Come facciamo, allora, ad essere certi di vestirci nel modo più efficiente possibile? Quante sono le scelte che ogni giorno affrontiamo senza pensarci? Ecco il compito dello scienziato è cercare di pensarci, di ricercare le soluzioni migliori. Eʼ un lavoro spesso difficilissimo. Ma è un lavoro che vale la pena? La ricerca paga? Per Ivar Giaever, decisamente si! Certo che paga afferma talvolta si può anche riuscire a vincere il Nobel! E non pensiate che la cosa sia così difficile, in fin dei conti nel comitato svedese che assegna i premi nobel, siedono solo cinque persone. Basta convincerne tre!. Al di là delle battute, però, secondo Giaever, non è il Nobel che paga il lavoro dello scienziato le scoperte scientifiche e tecnologiche, la scienza in sé, non sono lavori individuali. Non sono i singoli Premi Nobel che sono fondamentali. Se non ci fossero stati Fermi o Einstein, prima o poi qualcun altro sarebbe arrivato alle loro scoperte. La scienza è un fenomeno collaborativo, ci sono migliaia di scienziati, ciascuno dei quali compie un piccolo passo in avanti sulla strada della conoscenza. Una ricerca della conoscenza che, sostiene Giaever, è alimentata dalla competizione ed è per questo che negli Stati Uniti la ricerca funziona, perché la competizione, che è insita nellʼuomo, è alla base del sistema economico e sociale. Negli Stati Uniti ha affermato concludendo tutte le università competono fra loro, perché tutte vorrebbero eguagliare la fama di Harward. Negli USA, poi, la grande creazione di posti di lavoro non nasce dalle grandi aziende che hanno consolidato il loro potere economico e la loro fama, ma dalle centinaia e centinaia di persone che ogni anno avviano unʼimpresa. In Norvegia dove tutto è statale, la ricerca funziona peggio. Da loro I fondi per la ricerca arrivaro dallo Stato, negli USA i fondi per la ricerca arrivaro allʼuniversità prevalentemente dai privati e, ovviamente, vanno solo a coloro che sono in grado di dimostrare di essere più bravi degli altri. c.t.p. realtà industriale / giugno

18 IL PERSONAGGIO INCONTRO CON IL DIRETTORE DELL UDINESE CALCIO, PIERPAOLO MARINO Marino, strategia in campo Riservato deus ex machina dellʼudinese Calcio, Pierpaolo Marino, 49 anni, è uomo dʼazione. È una mente pensante in un mondo, quello del pallone, dove pesano i muscoli. Attento al low profile, pur non praticando alcuno sport ama giocare. Di testa. Gioca duro usando modi felpati. Perché sa bene che non si dà mai scacco matto ricorrendo ai toni forti. E al gratuito autoritarismo che è la cifra dei mediocri. Sa che la forza vera, quella che fa un uomo davvero potente, deriva dalla strategia. Dalla sua capacità psicologica di mettere a fuoco lʼavversario, individuandone le debolezze. I punti di fragilità. Punti su cui andare ad incidere, con sicurezza chirurgica, al fine di piegarlo al proprio volere. Si muove con destrezza nello scacchiere del pallone, senza mai andare nel pallone. Mette in campo, sempre, il cervello questo direttore che viene da Avellino, profondo Sud. Terra di sole, di luci e ombre e infinite contraddizioni. E di fini intelligenze, anche politiche. E che dal Sud, dalla sua antica cultura, ha assimilato la sublime arte di un eloquio lento, pacato, quasi suadente. Tutto intessuto di sottili diplomazie. Fatto di piccole raffinatezze dialettiche. Il mondo del pallone pare andato, metaforicamente parlando, nel pallone. È segnato, negli ultimi tempi, da una raffica di scandali. Che lettura ne dà? Penso che il calcio viva un momento di crisi generalizzato che riguarda in primis il fronte economico in quanto, in alcuni casi, sono stati mal gestiti i budget delle società. Cʼè stata poca attenzione a due elementi: costi e ricavi. Si è accumulato un deficit generale diventato insopportabile. Poi ci sono altri fenomeni che, purtroppo, contemplano la possibilità che nel baraccone ci siano mele marce. A tutti i livelli. Sto nel settore ormai da molti anni e so che, certi fenomeni, sono ciclici. Ma da questi il mondo del calcio ha sempre saputo uscirne. A volte i livelli toccati dalla corruzione sono stati altissimi, altri più bassi. Mi auguro che il settore sappia fare pulizia. E che, eventualmente, chi dovesse aver sbagliato venga allontanato. Ha posto lʼaccento su un nodo cruciale: i livelli più o meni alti di corruzione. Dal suo osservatorio, ora a che livello siamo? Pierpaolo Marino Leggo i giornali e, certe vicende legate al calcio, mi sorprendono. Al pari di qualsiasi altra persona. Mi interessano come a tutti, anzi di più dato che sono un addetto ai lavori e ho la curiosità di vedere cosa ne scaturisce. Non saprei, dunque, dire a che livelli. Certo è che nelle categorie inferiori, dove la crisi economica si fa sentire di più, con giocatori che guadagnano meno rispetto alle categorie superiori, è facile che la corruzione possa attecchire. Per stato di necessità? Appunto. Sui giornali non si è letto però solo di giocatori minori, ma anche di buon livello come Bettarini, marito della nota conduttrice tv, Simona Ventura. Cosa replica? Vorrei aspettare che prima i magistrati facciano il loro lavoro e che, poi, ci siano delle sentenze definitive. Discutere del giocatore Bettarini solo perché è, attualmente, al centro di un avviso di garanzia mi pare francamente eccessivo. Non mi piace tritare la gente prima che abbia modo di difendersi. Il calcio non è solo business, ma pure spettacolo. Anche televisivo. Ipotizza commistioni fra sponsor, più o meno famosi, e giocatori per apparire in trasmissioni televisive anche di sport-intrattenimento? Il calcio, in sostanza, potrebbe essere condizionato in maniera pesante dagli sponsor? Commistioni, collusioni, come pure le connivenze, hanno per oggetto sempre soggetti sensibili. Penso che, così come nel mondo dello spettacolo e della tv o nella vita sociale di tutti i giorni, in qualsiasi spaccato dellʼattività lavorativa, ci siano persone sensibili alla corruzione. Anche nel calcio avviene questo. Poi non so se gli sponsor abbiano o meno certi tipi di intenti. A me, francamente, non sembra. Non credo, dunque, a un calcio condizionato dagli sponsor. Secondo me in questo momento di crisi il settore avrebbe bisogno di sponsor che magari mettano le società in condizione di poter ridimensionare i propri budget di spesa. Come? Magari attraverso calciatori che sono già soddisfatti dai loro contratti di immagine. Chiama forse a raccolta gli imprenditori? Chiamare a raccolta non è giusto perché, in verità, questo non è proprio un momento ideale dʼentrare nel business. Certo è che se qualcuno ha passione calcistica e desidera cimentarsi, questo è una fase in cui le azioni sono ai minimi termini. E si possono fare buoni investimenti in prospettiva. Sono convinto che, come già accaduto, il calcio uscirà fuori da questa fase dʼimpasse. Ci sarà una ripresa. Lʼessere in Borsa per le società di calcio risulta alla fine penalizzante? Anziché valutare - come tutte le aziende tipiche quotate sul mercato la capacità di produrre utili e dividendi - si è valutata quella di produrre risultati. Tantʼè che le loro valutazioni, quotazioni azionarie sono sensibili ai risultati ottenuti dalla squadra.non è corretto che il mercato si sia atteggiato in questa maniera in quanto non si dovrebbe badare ai gol. Mi è sembrato strano, in sostanza, che il Mercato abbia voluto dare alle quotazioni di Lazio, Roma e Juventus un taglio da bookmaker. Tipo: proviamo a comprare titoli che se la Juve vince con lʼinter valgono di più. Non è così? Certo. E questo ha finito per influenzare la politica dei club? Non della Juventus, ma di Roma e Lazio che si sono sentite in dovere, anche per mantenere il proprio livello di competitività in Borsa, di dover concorrere al raggiungimento di certi risultati.ma spesso si perde. Come è ovvio dato che in un campio- sss 18 realtà industriale / giugno 2004

19 uuu nato a 18 squadre in cui una sola vince è ovvio che molte perdano. Per mantenere così certi risultati vincenti si è badato meno al bilancio. Se, di contro, si fosse prestata più attenzione alle cifre, si parlerebbe di un esperienza di Borsa riuscita. Pongo lʼaccento su un altro punto, da cui non dipende il tonfo di queste società in Borsa, ma che è comunque significativo: il mercato ha finito per condizionare i dirigenti di queste società nel voler valutare solo il risultato sportivo prodotto. Sarebbe stato più giusto invece esaminarne attentamente i conti e la capacità di produrre utili. Un simile esame avrebbe dato una calibratura più corretta sia alla quotazione dei titoli e, inoltre, avrebbe improntato la gestione, da parte dei vari cda, nella direzione adeguata alle esigenze della Borsa. Come uscire dallo stato dʼimpasse legata ai titoli delle società quotate? Rispetto al momento delle quotazioni, i titoli delle tre società quotate hanno assunto valori più realistici. Nel momento in cui erano andate in Borsa avevano ottenuto incredibili exploit. Quello della Lazio, ad esempio, aveva sfiorato i 12 euro di valore. Bisognerebbe che nei confronti delle società di calcio gli investitori, soprattutto i piccoli, non si facessero trasportare dal tifo per i colori sociali. Dovrebbero dimostrarsi capaci di ragionare. Come si fa per qualsiasi altro titolo: industriale o delle new economy. Realisticamente non le pare difficile che il gran tifoso-piccolo risparmiatore ci metta il raziocinio nellʼacquisto di titoli della squadra del cuore? È difficile, effettivamente. Ma la Juventus, ad esempio, fa esposti di comunicazione molto seri e corretti. Dà tranquillità al mercato azionario. Tempo fa lʼudinese era sul punto di approdare in Borsa. Ci andrà? No. Crediamo che il momento attuale non sia favorevole. E poi nella mente degli azionisti credo ci sia la volontà di consolidare ulteriormente in primis determinati aspetti del business. Stiamo guardando alla possibilità, offerta dal Comune di Udine, di gestire direttamente lo Stadio Friuli. Se si potrà fare questo, potremmo prevedere una serie di situazioni collegate come la realizzazione di uno stadio più comodo. Il business snatura lo sport? Non direi. E poi va chiarito un punto chiave: si fa demagogia quando si confonde lo sport con lo spettacolo sportivo. Quando parliamo di spettacolo sportivo ci riferiamo a unʼattrazione che deve essere così bella, spettacolare, appunto, da garantire che la vadano a vedere migliaia di persone. Lo sport - che è pure oggetto di questʼattrazione sportiva di massimo profilo - è unʼaltra cosa. Lo sport di alto profilo enuclea una gamma di valori. Non confonderei, facendo di tutta unʼerba un fascio, lo sport e lo spettacolo di altissimo livello che si offre in uno stadio di serie A. O del football americano. Non è più sport ai livelli della serie A di calcio, ma alla fine spettacolo? Sì. E con tutti gli annessi e connessi che ne derivano. Come nel mondo della lirica. O del teatro. Sport equivale a consenso in senso lato? Secondo me chi pratica lo spettacolo ad altissimo livello, chi con il proprio talento affinato da allenamenti arriva a certi traguardi, deve aver caratura morale. Il motivo è semplice: si tratta di uomini che diventano idoli per i giovani. E hanno la responsabilità di rispondere con un messaggio umano allʼaltezza dello spettacolo sportivo che danno? Sì. Una squadra di calcio oggi è pure veicolo di consenso politico? Forse una volta, ai tempi dei palazzinari, quando i presidenti erano costruttori e mettevano qualcosa nel calcio per poi riceverlo dal sindaco o dalla regione sotto forma di possibilità di creare appartamenti. Come mai non lo è più? Tangentopoli ha mutato tutto. Ha determinato un generalizzato cambiamento di mentalità. Il calcio per primo, che poteva vivere una sorta di intoccabilità, è come tutti gli altri settori. Come è giusto che sia. Aggiungo che lʼudinese, per altro, non ha mai goduto di appoggi politici. Né gli sono mai serviti. Ma questo oggi è generalizzato per tutte le squadre. Dʼaltra parte vediamo cosa sta succedendo a una delle società sottoposta a più indagini: il Milan. Società che potrebbe essere quella con più consenso politico. È allʼudinese da più stagioni. Tracci un bilancio Lo definirei con un solo aggettivo: fortunato. Politica futura: puntare sempre su giovani? Si, sarà sempre rivolta al contenimento dei costi. Che non vanno dʼaccordo con giocatori di una certa età. Ci regoliamo quindi di conseguenza. Invidia qualche squadra? Delle provinciali di lusso, nessuna. Sul fronte grandi club, lʼinter che può spendere tanto senza ottenere risultati. Penso a quanto si potrebbe fare se a Udine si avessero i mezzi di Moratti. Lavora nello sport. Lei quale pratica? Mi definisco sedentario. Non ho tempo. Hobbies? Cinema e lettura. Letture preferite? IL PERSONAGGIO Giallo dʼautore. Sono un appassionato di Agata Christie La intrigano gli intrighi? Molto. Nel calcio abbondano gli intrighi da thriller? Da thriller no. Semmai possono essere allʼadrenalina gli ultimi minuti di partita. Quando il risultato è in bilico e non si sa mai chi sarà la vittima. Ma il calcio è terreno di complotti e, soprattutto, di assassini in senso metaforico? No. Valgono molto le strategie. E le amicizie. Non credo, ad esempio, ai complotti di Gaucci. Nega episodi alla 10 piccoli indiani, dunque, per parafrasare un libro cult della Christie? Beh, succedono. Essendo il mercato di calciatori, un settore anche commerciale, non mancano spiate, soffiate e bluff. Spesso si può prendere la stangata. Ne ha prese parecchie? Prese e date. Succede. Confessi: più prese o date? Non ho ancora fatto i conti. Spero di averne date di più. Film preferiti? Romanzeschi. Quelli della commedia leggera. In generale, ne vedo molti. Mi considero un divoratore di dvd. Il cinema mi consente di svagarmi quando ho un attimo di tempo. O un momento di tregua. Autore preferito? Spielberg. Bisogna sempre decifrare il suo messaggio. Si può spaziare nellʼambito di varie interpretazioni. Apprezza le cose criptiche? Mi piace spaziare con la mente per capire cosa, attraverso certi messaggi e simboli, un autore vuole dire. La predilezione per lʼinterpretazione di simboli e messaggi non espliciti è frutto anche della sua cultura e di una determinata appartenenza geografica? Direi che, semplicemente, rappresenti la mia attitudine alla riflessione. Mi ritengo un uomo che apprezza osservare anche i particolari al fine di dare poi un significato al quadro nel suo complesso. Il tutto alla fine di non essere un semplice consumatore di giorni. Ha sbagliato spesso nella lettura e interpretazione - di questi dettagli e simboli? È capitato, a volte. Perché sono stato superficiale nella lettura delle situazioni. Siccome credo che lʼesperienza serva a sbagliare di meno, ho cercato sempre di fare tesoro delle situazioni in cui ho errato. Un motto che esemplifica il suo modo di porsi nei confronti della vita? Il tempo è sempre galantuomo. Anna Marcolin realtà industriale / giugno

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