OPERATORI E CONGIUNTURA
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- Placido Bucci
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1 OPERATORI E CONGIUNTURA Hanno risposto: Luciano Bandi Lanificio Ing. Loro Piana & C. Direttore Divisione Filati Marco Benesperi Filati Be.Mi.Va. Presidente Stefano Borsini Manifattura Igea Presidente Giuliano Coppini Gruppo Lineapiù Amministratore Delegato Leandro Gualtieri Gruppo Filpucci Presidente Paolo Corrias Grignasco Group Direttore Marketing Eugenio Piscopo Marzotto S.p.A. Div. Filati Lanerossi Responsabile Prodotto Alberto Pecci Pecci Filati - Presidente Massimiliano Zegna Baruffa Zegna Baruffa Lane Borgosesia Amministratore Delegato Pitti Immagine srl Firenze, via Faenza 111 Tel Telefax Home page stampa.italia@pittimmagine.com stampa.estero@pittimmagine.com
2 Le risposte degli operatori del settore, selezionati tra gli espositori di Pitti Immagine Filati n. 55, a alcune domande sulla situazione congiunturale e sulle prospettive future. Come si traduce in pratica l esortazione a creare un sistema Italia per la tutela e lo sviluppo dell economia italiana nel mondo? Fare previsioni sull andamento dell economia mondiale e italiana è, oggi, veramente complicato poiché sono intervenuti dei fattori che vanno oltre i parametri a cui siamo abituati. Più che di economia italiana parlerei di creatività e stile di vita italiani nel mondo. Il rafforzamento della nostra immagine permetterà all industria di imporsi e mantenere quanto abbiamo già conquistato. Marco Benesperi - Filati Be.Mi.Va. Il sistema Italia esiste, basta che ognuno svolga il proprio compito: i politici facciano politica economica, gli imprenditori abbiano idee e coraggio. Occorre creare un organo che si prenda cura dell immagine dell Italia nel mondo e ne curi la promozione dei prodotti, esaltandone la creatività. Questo aiuterebbe il paese e faciliterebbe le aziende non in grado di promuoversi da sole. In passato abbiamo sperimentato realtà del genere che però si sono tradotte spesso in costi inutili per le aziende. Giuliano Coppini Gruppo Lineapiù Un sistema Italia per la tutela e lo sviluppo dell economia italiana nel mondo può essere realmente valido solo se attivo nella riduzione di costi come l Irap e se capace di promuovere e far conoscere internazionalmente il made in Italy. L esortazione a fare sistema pervenuta con forza dal nuovo presidente è un obiettivo da tempo presente nei nostri pensieri specialmente riguardo il tessile-abbigliamento. Fare sistema significa soprattutto creare una cultura imprenditoriale comune per promuovere il made in Italy in un modo nuovo, creando una sorta di rete di coordinamento delle iniziative tra i vari enti e le strutture, tra regioni e province, in modo da convogliare tutti gli sforzi verso un unico grande fine promozionale volto a fare apprezzare meglio il prodotto italiano nel mondo. Leandro Gualtieri Gruppo Filpucci Sicuramente un gruppo di aziende che strategicamente operano attraverso gli stessi canali potrebbero fare fronte alle difficoltà che il settore filati sta attraversando. Nei paesi emergenti il tessile-abbigliamento è il settore che più si sta sviluppando. L unione verso una strategia comune potrebbe essere rilevante. Eugenio Piscopo Lanerossi
3 Le aziende italiane continueranno la loro strada contando poco sugli aiuti che possono provenire da enti esterni. Abbiamo vissuto e stiamo vivendo un periodo molto difficile, sia per il calo della domanda mondiale che per lo scarso interesse dimostrato dall Europa e dall Italia nei confronti del settore manifatturiero. Ciò ha creato forti cali di competitività del nostro settore a livello mondiale. Il tessile-abbilgliamento non è la Ferrari, per i nostri clienti l immagine conta solo se legata a un prodotto competitivo in termini di prezzo e servizio. Purtroppo i costi delle aziende non si sono potuti adeguare ai tassi di cambio nonostante gli sforzi che tutti abbiamo operato. Un canale di comunicazione diretta tra i principali distretti, da un lato e, dall altro, la realizzazione di un gruppo compatto di aziende rappresentanti la filiera potrebbero essere d aiuto per affrontare i problemi che affliggono attualmente il settore filati e garantire un nuovo sviluppo? Credo che sostanzialmente non esistano azioni particolari per tutelare la nostra economia. Dobbiamo imparare a convivere con una situazione economica dinamica in cui la realtà odierna sarà, in maniera amplificata, anche quella di domani. Il mondo economico è ormai divenuto un intreccio di interessi legati gli uni agli altri. L unica carta da giocare è la specificità che si ottiene attraverso l innovazione tecnologica: che crea una riduzione dell incidenza dei costi della manodopera e che conduce alla realizzazione di un prodotto difficilmente imitabile. Siamo divenuti famosi perché avevamo un prodotto unico, adesso dobbiamo trovare altre strade per riappropriarci di questa unicità. Dazi, cartelli o barriere politiche non fermeranno certo un evoluzione industriale globale come quella in atto. Non dobbiamo chiedere aiuti ma usare la creatività e la nostra capacità di trovare soluzioni E certamente necessaria una concreta sinergia delle aziende con tipologie simili per affrontare in modo adeguato la sfida attuale. La logica imprenditoriale e quella creditizia dovrebbero fare riflettere sulla possibilità di costruire una filiera di aziende collegate ai vari distretti per il successo di un vero Sistema Italia. Ritengo inoltre vitale che le aziende operino verso la qualità così da eludere la sfida con i prezzi imposta dai produttori a basso costo di manodopera. Marco Benesperi Filati Be.Mi.Va. I canali di comunicazione non mancano. Se le aziende non si adegueranno al mercato (alleandosi, consociandosi, etc.) sarà il mercato che provvederà Riducendo il numero di interlocutori tra distretti e aziende e delegando gli imprenditori più illuminati potremo raggiungere buoni risultati specialmente laddove aziende leader possono essere di aiuto nell aprire la strada a realtà più piccole. Giuliano Coppini - Lineapiù
4 Sì, possono essere d aiuto, almeno per affrontare i momenti di difficoltà del nostro comparto. La garanzia di sviluppo passa comunque anche attraverso altri importanti fattori. Certamente maggiore comunicazione e confronto tra i vari distretti porterebbe a un arricchimento reciproco di esperienze per meglio affrontare i problemi che affliggono tutto il settore e aiuterebbe a trovare insieme le soluzioni. Ritengo che qualsiasi operazione porti a una compattezza settoriale sia positiva. Il tessile è caratterizzato da un infinità di aziende; coordinare e riunire queste voci può rafforzare e rendere più influente il settore. Affrontare i problemi a livello di filiera può essere d aiuto soprattutto quando l obiettivo è minimizzare i costi di transazione e migliorare il time to market. L Italia deve essere in grado di tutelare tutti i differenti attori della filiera del tessileabbigliamento in quanto solo la sopravvivenza dell intera realtà produttiva può garantire la competitività del sistema. A oggi niente di rilevante è stato fatto in questa direzione cosicché abbiamo visto diminuire il numero di pettinatori, filatori, tessitori..se continueremo di questo passo l intero settore si sgretolerà. Le persone e le istituzioni identificano il made in Italy con i grandi nomi dell abbigliamento. Purtroppo sono proprio queste grandi realtà che si rivolgono sempre più spesso a produttori di altri paesi. Questa semplice constatazione dei fatti dovrebbe farci riflettere sulle logiche globali e su come le nostre aziende devono cambiare per potere essere competitive e rimanere attive nel lungo periodo. Quanto e come possono influire i recenti cambiamenti ai vertici di Confindustria e la ripresa di temi come la concertazione tra le parti per lo sviluppo economico nazionale del tessile abbigliamento? Ovviamente un approccio politico tendente alla concertazione che eviti situazioni di conflitto porterà serenità e maggiore disponibilità da parte di tutti gli operatori a svolgere il proprio ruolo verso il raggiungimento di obiettivi ambiziosi. Mi auguro che la spinta innovativa, la concretezza del nuovo presidente e l immagine positiva che rappresenta nel mondo siano di grande aiuto al sistema manifatturiero della piccola media impresa, spina dorsale del nostro paese. Marco Benesperi Filati Be.Mi.Va Credo che i vertici di Confindustria non siano molto sensibili al futuro del nostro comparto. Stefano Borsini. Manifattura Igea Confindustria può avere un ruolo molto importante nella spinta verso la ripresa attraverso strumenti come la concertazione. Importante anche la sua funzione presso il governo. Se il paese vuole uscire dalla crisi deve dare una sterzata, per cui qualcuno che detti delle regole e le faccia rispettare può essere di grande aiuto.
5 Possono certamente influire se le premesse annunciate relative alla concertazione troveranno realizzazione pratica nella vita economica del paese. Salutiamo con soddisfazione il cambiamento a livello confindustriale e l impegno a riprendere il problema della concertazione tra le parti sociali in modo che tutti possano coordinarsi per affrontare insieme i problemi dell internazionalizzazione. Certamente i cambiamenti in Confindustria saranno determinanti per lo sviluppo dell economia a livello generale. Gli industriali italiani iniziano a intravedere una ripresa; si tratta però di una crescita ancora debole che dovrà essere sostenuta da necessarie riforme strutturali. In questa delicata fase congiunturale il nostro paese ha bisogno di una strategia economica rivolta allo sviluppo e alla crescita. Innovazione e ricerca sono due elementi fondamentali per la ripresa. L economia italiana dovrà rilanciarsi con politiche dal lato dell offerta più che orientarsi verso uno stimolo della domanda soprattutto in quei settori più attaccati dalla concorrenza straniera. Eugenio Piscopo Lanificio Luigi Botto Sicuramente a livello di immagine nazionale e internazionale Montezemolo è molto forte; lasciamolo lavorare e poi potremo dare un opinione seria. Nel 1 semestre del 2004 l incremento dell export di maglieria è stato l unico dato positivo rilevato nell andamento delle vendite dell abbigliamento femminile. Un fuoco di paglia, una situazione ciclica o i segnali del rilancio di un industria relegata da tempo a un ruolo secondario? La maglieria sta certamente vivendo un momento fortunato, soprattutto quella realizzata con filati cardati. Credo che più di un fuoco di paglia sia una realtà che ha superato le aspettative ma che come tutte le tendenze di mercato potrebbe in breve tempo subire un inversione di rotta. Il dato, di per sé incoraggiante, non rappresenta una svolta al decremento iniziato da diverse stagioni, quando i grandi distributori hanno direzionato i loro acquisti verso quei paesi in via di sviluppo che da trasformatori sono divenuti produttori. A tale proposito rivaluto la decisione di specificare con un etichetta il paese di provenienza delle merci. Ritengo necessario valorizzare il rispetto della proprietà intellettuale, dell etica commerciale e territoriale con norme severe che evidenzino le caratteristiche del made in Italy. Marco Benesperi Filati Be.Mi.Va Un fuoco di paglia.
6 Spero che la ripresa della maglieria non sia un fuoco di paglia e neppure un discorso ciclico. La maglieria si meriterebbe molto di più per praticità, eleganza, modernità. Per ottenere dei risultati validi e duraturi occorre diffondere la cultura della maglia. I dati ai quali si rifà la premessa richiedono comunque un ulteriore verifica prima di poter prendere una posizione più chiara in merito alla ripresa o meno del settore. E un dato sul quale mi interrogo perché a livello di produttori italiani di filato ciò non trova corrispondenza; si tratta evidentemente di un altro tipo di maglieria. L unico accenno di ripresa proviene dal cardato la cui produzione aveva comunque subito un forte decremento nel corso degli ultimi cinque anni. L abbigliamento femminile è sempre stato più sensibile ai cambiamenti di tendenza ed era facile aspettarsi che fosse il primo settore a indicare un potenziale cambiamento anche se è difficile fare previsioni in un così delicato momento. La maglieria ha recentemente registrato una crescita superiore rispetto all abbigliamento perché è cambiato il modo di vestirsi. Ci si è tolti la giacca per indossare una maglia. Massimiliano Zegna Baruffa - Zegna Baruffa Lane Borgosesia Come si sono adeguate le aziende produttrici di moda in conseguenza dell aumentoi dei prezzi dei filati per maglieria? Relativamente alle fibre pregiate, per esempio il cashmere, crediamo che l andamento positivo delle vendite sia dovuto a un prezzo molto competitivo. Per ora i clienti rispondono positivamente ai primi aumenti e credo che dovrebbero essere disponibili ad accettare anche eventuali ritocchi, se necessario. In generale la clientela che usa un prodotto di alto livello è meno sensibile alla variazione dei prezzi. Non mi risulta alcun aumento dei prezzi, anzi devo confermare la tenuta delle quotazioni considerando il fatto che noi produttori di filati abbiamo minor potere contrattuale dei nostri clienti i quali riescono a ottenere prezzi interessanti sfruttando la competizione tra noi aziende produttrici. Marco Benesperi Filati Be.Mi.Va C è stato un aumento dei prezzi dei filati per maglieria? Noi filatori non ce ne siamo accorti, anzi, ci sembrava il contrario
7 Non ci sono stati aumenti del prezzo dei filati nell area euro, mentre ci sono stati nell area dollaro. Aumenti sono previsti per l autunno-inverno 2005/2006 per fibre come angora e cashmere. Non è assolutamente possibile parlare di aumento del prezzo dei filati almeno relativamente al segmento di prodotto che ci riguarda. I prezzi dei filati per maglieria sono in forte diminuzione anche se non è questo l elemento che influisce maggiormente sugli eccessivi prezzi al consumatore finale della moda in maglia. L aumento del prezzo dei filati è avvenuto in maniera molto forte nelle tipologie di prodotto in fascia alta e medio-alta. Le aziende che comprano questi prodotti sono comunque indirizzate a una produzione ad alto valore aggiunto, settore rivolto a un consumatore finale con alto potere d acquisto che non ha particolari problemi di spesa. Possiamo quindi dire che tali aumenti non hanno influito sull andamento dei consumi. Eugenio Piscopo Lanerossi Per quanto riguarda le informazioni in mio possesso nel 2003 i prezzi medi sono calati del 2% circa e in maniera molto più forte nella fascia alta e medio alta; anche il 2004 non ha visto, per adesso, in termini reali alcun aumento di prezzo nonostante l incremento del 30% del costo all origine della lana. Su quale tipologia di prodotti si orientano gli acquisti dei compratori provenienti dall Est e dall Oriente? Il loro tanto atteso potere d acquisto è ancora un miraggio? Pensare che la crisi del tessile possa essere risolta dai compratori dei paesi emergenti è un puro miraggio. Per ora non abbiamo avuto l opportunità di assistere a ciò. Credo che il loro potere d acquisto sia ancora basso e solo pochi sono in grado di competere con i compratori occidentali. Probabilmente a causa del forte apprezzamento dell euro sul dollaro i mercati orientali sono poco vivaci negli ordinativi pur sommergendoci di campionature. Forse questo gli serve per realizzare le collezioni che presenteranno ai compratori dell area dollaro. Comunque i mercati dell Est non sono al momento interessati all acquisto dei nostri prodotti. Marco Benesperi Filati Be.Mi.Va I compratori orientali acquistano in Oriente.
8 I compratori dell Est sono attratti da prodotti assai elaborati mentre quelli orientali ancora puntano al classico. Essenzialmente sono orientati verso i prodotti di fascia medio-alta che guardano al prodotto di qualità tutelato dal made in Italy. Si, è abbastanza un miraggio. In Cina il potere d acquisto della media borghesia è in lievissima costante crescita ma ancora lontano da essere un dato consolidato; per quanto riguarda la Russia, invece, occorrerà attendere ancora qualche stagione prima che il potere d acquisto della classe media possa raggiungere livelli vicini a quelli dei paesi occidentali. I compratori dell Est sono attratti da filati di alto livello qualitativo e stilistico. Anche se al Est e in Oriente la ricchezza è ancora distribuita in modo non omogeneo c è comunque voglia di made in Italy e di lusso. Sono mercati dalle grandi potenzialità che è necessario monitorare e sui quali è strategicamente importante essere presenti. Ultimamente abbiamo assistito al fallimento delle grandi aziende nazionali a controllo familiare (Cirio, Parmalat. IT Holding). E la fine della tipologia aziendale più diffusa d Italia? Quali i pro e i contro di questo tipo di gestione? Sui fallimenti dei grandi gruppi italiani si sta dissertando molto. La situazione è complicata ma riassumere ciò che sta accadendo come la fine di una tipologia aziendale mi sembra troppo sintetico. E certamente fallito un modo di fare azienda legato a interessi al di là dell ambito industriale, in cui il management finanziario ha poco a che fare con la conoscenza del prodotto. Chi è solo abituato a conferire redditività a un capitale non possiede quella sensibilità in grado di capire le sfumature inerenti alle differenti tipologie di prodotto. Credo si possa parlare più di fine del capitalismo manageriale. Spesso il nome della famiglia è il simbolo di un azienda gestita da manger. Credo ci siano grandi aziende a gestione familiare che procedono tranquillamente nel loro cammino e che possono essere considerate esempio di successo imprenditoriale italiano. Marco Benesperi Filati Be.Mi.Va. Ci sono famiglie che gestiscono bene le loro aziende e altre che le gestiscono male e falliscono.
9 Non credo che il fallimento delle aziende sopra citate dipenda dalla distribuzione delle quote sociali tra persone a stretto legame di parentela ma piuttosto dal fatto che sano quotate in borsa. Nel nostro settore in particolare questa tipologia aziendale è molto diffusa e ancora valido e sarà un fattore importante la promozione dell eccellenza e della specificità del made in Italy. L azienda familiare è stata la spina dorsale dell industria italiana. Oggi questo tipo di struttura deve affrontare due gravi problemi: da un lato la successione, dall altro la piccola dimensione che non è più competitiva e che fatica a tenere dietro al processo di globalizzazione in atto. Relativamente al fallimento delle aziende citate non si può generalizzare prendendo ad esempio il comportamento di chi non è stato in grado di gestire cambiamenti ed evoluzioni. La struttura aziendale a gestione familiare, che caratterizza una grande percentuale del panorama delle aziende italiane, si è sempre distinta come un sistema sano per serietà di gestione e onestà, oltre che per la creatività: sono queste le qualità che hanno fatto il successo del made in Italy. Le aziende come Cirio e Parmalat hanno subito una trasformazione generale del loro modo di operare che ha dato vita a un insuccesso che a sua volta si è ripercosso sul mercato finanziario. Ciò a cui abbiamo assistito non è stato altro che il fallimento della modalità di gestione di un modello d impresa. Eugenio Piscopo Lanificio Luigi Botto Non credo che Cirio e Parmalat rappresentassero la tipologia aziendale più diffusa in Italia, l unico punto in comune con molte realtà poteva essere il controllo del pacchetto azionario maggioritario da parte di una famiglia. Occorre comunque fare una distinzione tra le aziende familiari nella loro accezione tipica e quelle la cui proprietà è attribuibile a una famiglia ma la cui gestione è affidata a un gruppo di manager. Non c è dubbio, comunque, che nell impresa familiare la rapidità decisionale sia più elevata e sia più portata all orientamento verso strategie relative al lungo periodo. Talvolta però le aziende a totale conduzione familiare presentano una debolezza legata al non impiego di risorse umane di stampo manageriale. Firenze, 7 luglio 2004
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