SCIENZE E TECNOLOGIE PER COSTRUIRE CITTÀ E TERRITORIO

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1 SCIENZE E TECNOLOGIE PER COSTRUIRE CITTÀ E TERRITORIO LA PIANIFICAZIONE E LA GESTIONE DELLE EMERGENZE Arch. Stefano Ciavela Ufficio Gestione delle emergenze Principali aspetti tecnici Bologna, 22 ottobre 2014

2 PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI Dipartimento della Protezione Civile Lavoro e Politiche Sociali Interno Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Ambiente Tutela del Territorio e del mare Salute Corpo Nazionale VV.F. Polizia di Stato Prefetture Corpo Forestale dello Stato ISPRA Regioni/ASL Economia e Finanze Difesa Sviluppo Economico Guardia di Finanza Esercito Marina Aeronautica Carabinieri Infrastrutture e Trasporti TERNA/Società di distribuzione Beni e Attività Culturali Guardia Costiera ANAS Istruzione, Università e Ricerca Affari Esteri Società Autostrade Gruppo Ferrovie dello Stato Giustizia Centri di Competenza Regioni POLIZIA LOCALE Province Comuni

3 COSA E LA PROTEZIONE CIVILE? Con protezione civile si intende L INSIEME DELLE ATTIVITÀ MESSE IN CAMPO PER TUTELARE LA VITA, I BENI, GLI INSEDIAMENTI E L AMBIENTE DAI DANNI O DAL PERICOLO DI DANNI DERIVANTI DALLE CALAMITÀ In Italia la protezione civile NON è un compito assegnato a una SINGOLA AMMINISTRAZIONE MA è una funzione attribuita a un SISTEMA COMPLESSO Questo Sistema complesso è il Servizio Nazionale della protezione civile istituito con la legge n. 225 del 1992 e coordinato dal Dipartimento della protezione civile (istituito nel 1982)

4 IL SERVIZIO NAZIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE legge n. 225 del 1992 CHI NE FA PARTE Amministrazioni Centrali dello Stato Regioni, Province Autonome Province, Comuni, Comunità montane Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco, Forze Armate, Forze di Polizia, Corpo Forestale dello Stato, Comunità Scientifica, Croce Rossa Italiana, Strutture del Servizio Sanitario Nazionale, Organizzazioni di volontariato, Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico INOLTRE Concorrono alle attività di protezione civile i cittadini, gli enti pubblici, gli ordini e i collegi professionali e ogni altra istituzione pubblica e privata presente sul territorio.

5 IL SERVIZIO NAZIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE legge n. 225 del 1992 PREVISIONE COSA FA PREVENZIONE SOCCORSO ED ASSISTENZA IN CASO DI EMERGENZA SUPERAMENTO DELL EMERGENZA LA PREVENZIONE NON STRUTTURALE PIANI DI EMERGENZA FORMAZIONE DEGLI OPERATORI ESERCITAZIONI IN COSA CONSISTE DIFFUSIONE DI UNA CULTURA DI PROTEZIONE CIVILE INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE COMUNICAZIONE IN EMERGENZA AUTOPROTEZIONE ALLERTAMENTO APPLICAZIONE DELLA NORMATIVA TECNICA

6 PRINCIPIO SUSSIDIARIETA Il Servizio nazionale della protezione civile opera a livello centrale, regionale e locale, nel rispetto del PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETÀ MODIFICA TITOLO V COSTITUZIONE (2001) LA PROTEZIONE CIVILE È MATERIA DI LEGISLAZIONE CONCORRENTE La competenza legislativa è regionale nell ambito dei principi fondamentali dettati dallo Stato IN BASE AL PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETÀ GLI EVENTI SONO CLASSIFICATI IN: EVENTI DI TIPO A : Possono essere fronteggiati EVENTI DI TIPO B : mediante interventi attuabili per loro natura ed estensione da singoli enti in via ordinaria: comportano l intervento coordinato Il SINDACO COMUNE di più enti in via ordinaria è EVENTI la prima : DI autorità TIPO C : di PROVINCIA/REGIONE per protezione intensità ed civile estensione debbono essere fronteggiati Tipologia degli eventi con mezzi e poteri straordinari: ed ambiti di competenza art. 2 L.225/92 STATO

7 I RISCHI ITALIANI 82% dei comuni ad elevato rischio idrogeologico 30% della superficie esposta al rischio incendi 11 vulcani attivi 48% dei comuni ad elevata pericolosità sismica oltre 1000 impianti industriali a rischio di incidente rilevante

8 LA PIANIFICAZIONE DELL EMERGENZA ITALIA Roma: quasi tre milioni di abitanti Pedesina, SO: 36 abitanti i comuni 75% con una popolazione inferiore ai 5000 abitanti Il 20% della popolazione (circa 12 milioni di persone) è distribuito sul 55% del territorio Si definisce piano di emergenza l elaborazione coordinata delle procedure operative d intervento da attuarsi nel caso si preannunci e/o verifichi l evento atteso contemplato in un apposito scenario di riferimento. I piani sono in continuo aggiornamento e devono tener conto dell evoluzione dell assetto territoriale e delle variazioni negli scenari attesi. Il nuovo testo dell art. 3 della L. 225/92 sottolinea l importanza dei piani di emergenza, poiché prevede che tutti i piani e i programmi di gestione, tutela e risanamento del territorio devono essere coordinati con i piani di emergenza di protezione civile, con particolare riferimento ai piani di emergenza comunali e ai piani regionali di protezione civile.

9 COMPETENZE IN MATERIA DI PIANIFICAZIONE LIVELLO STATALE indirizzo, promozione, coordinamento Piani nazionali di emergenza, Programmi nazionali di soccorso e Piani nazionali per l attuazione delle relative misure d emergenza Gestione delle emergenze di tipo c) LIVELLO REGIONALE indirizzi per la predisposizione dei piani provinciali e comunali di emergenza Piano regionale di protezione civile Gestione delle emergenze di tipo b) LIVELLO PROVINCIALE Piano di emergenza provinciale Gestione delle emergenze sul territorio provinciale LIVELLO COMUNALE Piani comunali e/o intercomunali di emergenza Gestione delle emergenze sul territorio comunale

10 Indirizzi operativi per la gestione delle emergenze Organizzazione e funzionamento di Sistema presso la Sala Situazione Italia del Dipartimento della protezione civile

11 Programma nazionale di soccorso per il rischio sismico persegue l obiettivo del coordinamento e della direzione unitaria dell intervento del SNPC, fornendo indirizzi per la predisposizione delle pianificazioni di emergenza Integra le disposizioni della Direttiva del PCM del indirizzi operativi per la gestione delle emergenze

12 VIGILANZA METEO E VALUTAZIONE CRITICITÀ IL SISTEMA DI ALLERTAMENTO NAZIONALE E LA GESTIONE DELL EMERGENZA Rete dei Centri Funzionali Sale Operative e strutture territoriali INGV Istituto Nazionale Geofisica Vulcanologia EARLY WARNING E COMUNICAZIONI IN TEMPO REALE SISTEMA ITALIA ATTIVAZIONE PROCEDURE DI EMERGENZA 12

13 SALA SITUAZIONE ITALIA SISTEMA LA GESTIONE DELL EMERGENZA CRI EVENTO IN ORDINARIO EMERGENZA CFS CC PS CP Componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile COI FUNZIONI DI SUPPORTO VVF DPC GdF

14 ATTIVITA DELLA SALA SITUAZIONE ITALIA SISTEMA In emergenza si configura come struttura di supporto al comitato operativo Riceve, richiede elabora e verifica le notizie ERCC Prefetture UTG SALE OPERATIVE REGIONALI E PROVINCIALI SALE OPERATIVE NAZIONALI SALE OPERATIVE NAZIONALI DEI SERVIZI Allerta le componenti e le strutture operative contribuendo così alla loro tempestiva attivazione Garantisce la diffusione delle informazioni alle componenti e strutture operative

15 Comitato Operativo della protezione civile IL COORDINAMENTO Compagnie Telefoniche Forze Armate ITALGAS ENEL ENI MEF Capo del Dipartimento della Protezione Civile Viabilità Italia Corpo Nazionale Vigili del Fuoco Banca Italia ASSICURA LA DIREZIONE UNITARIA ED IL COORDINAMENTO DELLE ATTIVITÀ IN EMERGENZA INGV MIBAC ENAC ENAV Ministero Sviluppo economico Corpo Nazionale del Soccorso Alpino Ministero della Salute RAI CNMCA Forze di Polizia Corpo Forestale dello Stato ISPRA RID Organizzazioni di volontariato Poste Italiane Conferenza unificata Stato/Regioni/Città ed autonomie locali Gruppo FS MAE Croce Rossa Italiana CNR ENEA ANAS Autostrade

16 ATTIVAZIONE DELLE RISORSE DISPONIBILI DELLE COMPONENTI E STRUTTURE OPERATIVE DEL SISTEMA DI PROTEZIONE CIVILE

17 ALLESTIMENTO CENTRI OPERATIVI ALLESTIMENTO AREE DI EMERGENZA PMA E OSPEDALI DA CAMPO

18 Organizzazione operativa del sistema di protezione civile LIVELLO NAZIONALE Comitato Operativo Commissione Grandi Rischi Sala Situazione Italia DI.COMA.C. (sul posto) dichiarazione stato di emergenza DIREZIONE COMANDO E CONTROLLO c LIVELLO REGIONALE Sala Operativa Regionale C.C.S. Centro Coordinamento Soccorsi b LIVELLO PROVINCIALE C.O.M. C.O.M. C.O.M. Centro Operativo Misto a LIVELLO COMUNALE C.O.C C.O.C C.O.C Centro Operativo Comunale Da individuare in edifici non vulnerabili, in aree facilmente accessibili e non esposte a rischi

19 TERREMOTO ABRUZZO 2009 Gestione dell emergenza COMITATO OPERATIVO NAZIONALE COMITATO OPERATIVO IN SEDE Commissione Grandi Rischi DICOMAC Responsabile: referente CNVVF Responsabile: referente UTG Brindisi Responsabile: referente EI Responsabile: referente CNVVF Responsabile: referente EI Responsabile: referente Regione MARCHE Responsabile: referente UTG La Spezia Responsabile: referente Regione ABRUZZO COM 1 L Aquila COM 2 San Demetrio COM 3 Pizzoli COM 4 Pianola COM 5 Paganica COM 6 Navelli COM 7 Sulmona COM 8 Montorio al Vomano 1 COMUNE 12 COMUNI 9 COMUNI 8 COMUNI 10 FRAZIONI 14 COMUNI 20 COMUNI 15 COMUNI

20 TERREMOTO EMILIA ROMAGNA 2012 Gestione dell emergenza Capo Dipartimento della protezione civile Emilia Romagna DI.COMA.C. Lombardia Comitato dei Direttori Veneto Centro Coordinamento Provinciale Centro Coordinamento Territoriale C.C.P. Modena C.C.P. Ferrara C.C.P. Reggio E. C.C.P. Bologna C.C.T. Moglia C.C.T. Rovigo 15 C.O.C. 7 C.O.C. 13 C.O.C. 3 C.O.C. 1 C.O.C.

21 IL CONCETTO DI FUNZIONE DI SUPPORTO Il Centro operativo è organizzato in Funzioni di Supporto, ossia in specifici ambiti di attività che richiedono l azione congiunta e coordinata di soggetti diversi. Tali funzioni devono essere opportunamente stabilite nel piano di emergenza sulla base degli obiettivi previsti nonché delle effettive risorse disponibili sul territorio; per ciascuna di esse devono essere individuati i soggetti che ne fanno parte e, con opportuno atto, il responsabile. (Manuale operativo per la predisposizione di un piano comunale e intercomunale di protezione civile ex OPCM 3606/2007) Le Funzioni di Supporto rappresentano i diversi settori di attività della gestione dell emergenza e vengono attivate in maniera flessibile, in relazione alle esigenze contingenti e in base alla pianificazione di emergenza. IL MODELLO ORGANIZZATIVO PER PROCESSI (attività della funzione) richiesta INPUT verifica lavorazione controllo Provvedimento OUTPUT

22 TERREMOTO ABRUZZO 2009 Gestione dell emergenza DI.COMA.C. SQUADRE MISTE Rilevamento danni agli edifici RILEVAMENTO MACROSISMICO F1 Tecnica di valutazione e censimento danni F2 Sanità, assistenza sociale e veterinaria F3 Volontariato F9 Comunicazione F10 Salvaguardia beni culturali F11 Infrastrutture e strutture post emergenziali F4 Strutture operative viabilità F12 Coordinamento Enti locali F5 Logistica materiali e mezzi F6 Coordinamento concorso delle Regioni F7 Telecomunicazioni e supporto informatico F8 Servizi essenziali F13 Relazioni internazionali F14 Assistenza alla popolazione, scuola, università F15 Tutela ambiente F16 Supporto Giuridico Amministrativo

23 TERREMOTO EMILIA ROMAGNA 2012 L organizzazione della DI.COMA.C. Funzioni di supporto Tecnica di valutazione Rilievo agibilità Sanità Volontariato Logistica Assistenza alla popolazione Informazione e Comunicazione Supporto telecomunicazioni Supporto informatico Gestione personale e automezzi DPC Autorizzazioni di spesa e supp. ammin. Segreteria di coordinamento Commissione Speciale Conferenza Regioni e PPAA ANCI - UPI Vigili del Fuoco Forze armate Arma dei Carabinieri Polizia di Stato Guardia di Finanza Corpo Forestale dello Stato Croce Rossa Italiana Rappresentati componenti e strutture operative

24 Le Funzioni di supporto, alcuni aspetti tecnici per il rischio sismico Funzione Tecnica e di valutazione Tratta le tematiche del rischio sismico e degli effetti geologici indotti dal terremoto. Raccoglie e valuta le informazioni sull evento in atto, fornendo supporto tecnico in materia. Funzione Rischi indotti Tratta le tematiche relative a possibili altri rischi conseguenti allo scuotimento e agli effetti geologici indotti dal terremoto, nonché le previsioni meteo. Raccoglie e valuta le informazioni di propria competenza, fornendo supporto tecnico in materia di interventi di ripristino ed interventi strutturali e non strutturali per la mitigazione del rischio residuo. Funzione Danni e Agibilità post-sisma delle Costruzioni Valuta i danni e l agibilità post-sisma di edifici ed altre strutture (edilizia ordinaria pubblica e privata, servizi essenziali, opere di interesse culturale, infrastrutture pubbliche, attività produttive, etc.). Coordina l impiego di squadre di tecnici per le verifiche speditive di agibilità degli edifici, che dovranno essere effettuate in tempi ristretti ai fini di un tempestivo rientro della popolazione nelle proprie abitazioni e di una rapida ripresa delle attività. Assicura il raccordo con le unità di crisi previste dall'organizzazione del MiBAC, fornendo supporto tecnico alle attività delle medesime.

25 EMERGENZA TERREMOTO ABRUZZO 6 aprile 2009 ore 3.32 Ml 5.8 L ATTIVITÀ TECNICA In tre mesi sono state effettuate verifiche di agibilità sugli edifici nei comuni colpiti dal sisma A B C D E F AGIBILI AGIBILI con provvedimenti PARZIALMENTE INAGIBILI TEMPORANEAMENTE INAGIBILI INAGIBILI INAGIBILI per rischio esterno Per la messa in sicurezza degli edifici danneggiati dal sisma i Vigili del Fuoco hanno realizzato 925 puntellamenti. In 222 località sono state realizzate indagini macrosismiche per definire il quadro generale di danneggiamento sul territorio 100 i sopralluoghi geologici e idrogeologici su situazioni di frane di crollo, dissesti di versante, crolli di cavità sotterranee e criticità idrauliche

26 TERREMOTO EMILIA ROMAGNA 2012 Verifiche di Agibilità Schede AeDES Agibilità edanno Emergenza Sismica DPCM 5 maggio 2011 Richieste di sopralluogo Sopralluoghi di agibilità 5,34% 35,57% 0,85% 4,58% 17,61% 36,04% Emilia Romagna Lombardia Veneto TOTALE ,04% 17,61% 4,58% 0,85% 35,57% 5,34% 100,00% A B TEMPORANEAMENTE INAGIBILE C PARZIALMENTE INAGIBILE D TEMPORANEAMENTE INAGIBILE DA RIVEDERE E INAGIBILE F AGIBILE INAGIBILE PER RISCHIO ESTERNO

27 Accordo CONSIGLIO NAZIONALE ARCHITETTI PPC Accordo Quadro 31/03/2004 Arch. Filomena Papa, Dipartimento della Protezione Civile ACCORDI CON I CONSIGLI NAZIONALI Accordo CONSIGLIO NAZIONALE GEOMETRI Primo Accordo 10/03/2003 Accordo CONSIGLIO NAZIONALE INGEGNERI Accordo Quadro 13/11/2009 Accordo CONSIGLIO NAZIONALE GEOLOGI Accordo Quadro 14/04/2011 Protocollo d intesa Attività formativa sul tema dell agibilità 12 maggio 2010 Rinnovo Accordo + Protocollo d intesa attività formativa sull agibilità 15 dicembre 2010 Protocollo d intesa Progetto di Formazione sul tema dell agibilità 24 marzo 2011 Atto d indirizzo giugno 2012

28 RISCHIO SISMICO Riepilogo Corsi di Formazione Il Dipartimento della Protezione Civile ha già avviato da tempo un percorso di condivisione finalizzato all avvio di una collaborazione strutturata con le Regioni e quindi ad un efficace coordinamento delle attività formative sul tema rivolte ad Ordini, Collegi e/o Federazioni e Consulte regionali di professionisti. Ciò ha consentito ad oggi la formazione, secondo percorsi formativi standard, di oltre 4500 tecnici, in costante incremento. Arch. Filomena Papa, Ing. Angelo G. Pizza, Dipartimento della Protezione Civile

29 RISCHIO SISMICO Nucleo Tecnico Nazionale (NTN) per il rilievo del danno e la valutazione di agibilità E stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 243 del 18 ottobre 2014 il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell 8 luglio 2014, che istituisce il Nucleo Tecnico Nazionale per il rilievo del danno e la valutazione di agibilità nell emergenza post sismica. Attraverso la definizione di questo sistema strutturato viene garantita maggiore efficienza soprattutto nelle procedure di mobilitazione di tecnici formati. Il Nucleo Tecnico Nazionale è costituito da un Elenco nazionale di tecnici in cui potranno confluire gli elenchi istituiti dalle Regioni e quelli gestiti dal Dipartimento della Protezione Civile e da altri soggetti istituzionali coinvolti in emergenza in attività tecniche. Il Decreto disciplina la composizione, i requisiti per l iscrizione, le modalità di gestione e coordinamento, le modalità di attivazione e di impiego, gli oneri finanziari e le coperture assicurative e le responsabilità dei tecnici coinvolti.

30 LA MICROZONAZIONE SISMICA (MS) Suddivisione di un territorio a scala comunale in aree a comportamento omogeneo sotto il profilo della risposta sismica locale; informazioni utili per il governo del territorio, per la progettazione, per la pianificazione per l emergenza e per la ricostruzione post sisma. Nella pianificazione territoriale gli studi di MS sono condotti su quelle aree per le quali il quadro normativo consenta o preveda l uso a scopo edificatorio o per infrastrutture, la loro potenziale trasformazione a tali fini, o ne preveda l uso ai fini di protezione civile. - orientare la scelta di aree per nuovi insediamenti; - definire gli interventi ammissibili in una data area; - programmare le indagini e i livelli di approfondimento; - stabilire orientamenti e modalità di intervento nelle aree urbanizzate; - definire priorità di intervento. Nella pianificazione d emergenza gli studi di MS consentono una migliore individuazione degli elementi strategici di protezione civile. - scegliere aree e strutture di emergenza ed edifici strategici in zone stabili; - individuare, in caso di collasso, i tratti critici delle infrastrutture viarie e di servizio e le opere rilevanti per le quali potrebbero essere necessarie specifiche valutazioni di sicurezza. Nella fase della ricostruzione la MS: - contribuisce a scegliere le aree per le abitazioni temporanee; - fornisce elementi ai tecnici e amministratori, sull opportunità di ricostruire gli edifici non agibili; - contribuisce a scegliere nuove aree edificabili.

31 Analisi della Condizione Limite per l Emergenza (CLE) CLE dell insediamento urbano è quella condizione al cui superamento, a seguito del manifestarsi dell evento sismico, pur in concomitanza con il verificarsi di danni fisici e funzionali tali da condurre all interruzione delle quasi totalità delle funzioni urbane presenti, compresa la residenza, l insediamento urbano conserva comunque, nel suo complesso, l operatività della maggior parte delle funzioni strategiche per l emergenza, la loro accessibilità e connessione con il contesto territoriale. L analisi della CLE è stata introdotta con l opcm 4007/12 che regola l utilizzo dei fondi previsti dall art. 11 della legge 77/09 (Fondo nazionale per la prevenzione del rischio sismico) e viene condotta in concomitanza agli studi di microzonazione sismica (MS). Si esegue pertanto a livello comunale, anche se è possibile effettuarla anche a livello intercomunale. L analisi comporta: a) l individuazione degli edifici e delle aree che garantiscono le funzioni strategiche per l emergenza; b) l individuazione delle infrastrutture di accessibilità e di connessione con il contesto territoriale, degli edifici e delle aree di cui al punto a) e gli eventuali elementi critici; c) l individuazione degli aggregati strutturali e delle singole unità strutturali che possono interferire con le infrastrutture di accessibilità e di connessione con il contesto territoriale. In particolare, l analisi prevede la compilazione di 5 schede: ES Edificio Strategico AE Area di Emergenza AC Infrastruttura Accessibilità/Connessione AS Aggregato Strutturale US Unità Strutturale

32 PIANI DI EMERGENZA AREE DI EMERGENZA aree di attesa della popolazione aree di ricovero/centri di accoglienza della popolazione aree di ammassamento dei soccorritori e delle risorse

33 RISCHIO METEO-IDROGEOLOGICO ED IDRAULICO PRINCIPALI ATTIVITÀ DEI TECNICI PRESIDII TERRITORIALI Tempo di pace: vengono definiti gli scenari di rischio; PREALLERTA ATTENZIONE PREALLARME ALLARME Corso di evento: viene osservata l evoluzione del fenomeno segnalando l insorgere di potenziali criticità; Caratterizzazione del fenomeno e valutazione delle condizioni di rischio residuo; Supporto ai Soggetti competenti per i provvedimenti contingibili e urgenti, atti alla salvaguardia della pubblica e privata incolumità; ACCORDI CON ORDINI PROFESSIONALI Individuazione di adeguati ed opportuni sistemi di monitoraggio per il controllo dell evoluzione dei dissesti e collaborazione alla relativa progettazione; Supporto ai Soggetti competenti nella ricognizione dei fabbisogni per gli interventi sul patrimonio pubblico, su quello privato e per le attività economiche e produttive

34 1944 AREA VESUVIANA URBANIZZAZIONE DEL TERRITORIO 2006

35 PIANIFICAZIONE NAZIONALE VESUVIO Istituzione nel 1991 Commissione incaricata di stabilire le linee guida per la valutazione del rischio connesso ad un eruzione nell area vesuviana, finalizzata alla pianificazione dell emergenza. I lavori furono continuati da una seconda Commissione istituita nel Piano nazionale d emergenza dell area vesuviana Istituzione "Commissione incaricata di provvedere all'aggiornamento dei piani d'emergenza dell'area flegrea e dell'area vesuviana connessi a situazioni d'emergenza derivanti da rischio vulcanico Approvazione in seduta plenaria (20 marzo 2001) della Commissione delle Aggiunte e varianti alle parti A3, B, C1 E C2 della pianificazione nazionale d'emergenza dell'area vesuviana Ricostituzione Commissione nazionale e nomina componenti Consegna del Piano di allontanamento a cura della Facoltà di Ingegneria dell Università La Sapienza di Roma Esercitazione internazionale MESIMEX: testato il modello d intervento nazionale e il piano di allontanamento Riunione per condivisione nuova strategia Incontri tecnici con Comuni della zona rossa. aprile 2012 consegna scenario di riferimento.

36 PERCEZIONE DEL RISCHIO

37 ERUZIONE DEL VULCANO EYJAFJALLAJÖKULL aprile 2010

38 EDUCAZIONE - INFORMAZIONE FORMAZIONE

39 Building a culture of prevention is not easy. While the costs of prevention have to be paid in the present, its benefits lie in a distant future. Moreover, the benefits are not tangible; THEY ARE THE DISASTERS THAT DID NOT HAPPEN. Creare una cultura della prevenzione non è semplice. Infatti, mentre i costi per la prevenzione vanno pagati oggi, i suoi frutti si raccoglieranno in un lontano futuro. Inoltre parliamo di benefici che non sono tangibili: disastri che non si verificheranno. UN Secretary-General Kofi Annan: "Introduction to Secretary-General's Annual Report on the Work of the Organization of United Nations, 1999" (document A/54/1)

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