Nestore Di Meola. 10 CRITICAsociale 11 / NUMERO 9 UN CASO ESEMPLARE LA FILIALE EUMIT

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1 10 CRITICAsociale 11 / 2012 Attraverso una complicata rete di import-export il Pci controllava i rapporti tra grandi imprese italiane e Mosca. E si finanziava. A scuola da Markus Wolf Siamo negli anni 60, nel pieno della guerra fredda. La Repubblica democratica tedesca (Rdt), per sua definizione primo Stato degli operai e dei contadini in territorio tedesco, è tutta impegnata a conquistarsi una sua identità che la affranchi dalle colpe commesse dalla Germania nazista. Perciò vuole accreditarsi come entità statuale avanzando il diritto a una sovranità territoriale pari a quella concessa dagli alleati alla Repubblica federale di Germania (Rfg). Tra i Paesi del blocco comunista la Rdt è l alleato più fedele alla linea ideologica del partito moscovita, meritandosi un ruolo di tutto rilievo anche nel campo economico. A forza di immani sacrifici, pur se spogliata dal protettore sovietico di quei pochi spezzoni di apparato industriale ancora agibili alla fine della guerra, si porta alla guida del Comecon, alleanza economico-commerciale pensata come risposta comunista alla capitalistica Cee. Ha bisogno però di capitali, preferibilmente se provenienti dai Paesi dell occidente. La Rdt prepara perciò appositi quadri, addestrandoli in una polivalenza professionale che, sempre nella indiscussa fedeltà agli insegnamenti del marxismo-leninismo, sappia anche avvantaggiarsi dei profitti teorizzati e concretizzati dalla avversata economia di mercato. Tra questi giovani quadri, i migliori dei quali formati nella università di partito a Golm, si distingue Alexander Schalck- Golodkowski, uno studente particolarmente dotato e più degli altri capace di comprendere e di sfruttare i complessi meccanismi del mondo finanziario ed economico occidentale. Dopo attento e approfondito studio, il volitivo apprendista si laurea in giurisprudenza a pieni voti discutendo una tesi-progetto dal seguente titolo: Ottenimento di ulteriori risorse nell ambito del Coordinamento Commerciale. Nasce la KoKo Nasce così l operazione Kommerzielle Koordinierung (KoKo), quello strano Kombinat di attività economica, ideologica e spionistica che per circa trent anni agirà, pressoché indisturbato, in Europa occidentale e, con il commercio delle armi, in Medio Oriente e in altri paesi soggetti ad embargo. La cosa piace a Erich Mielke, capo del famigerato apparato di Sicurezza di Stato (Stasi), che, con il beneplacito del segretario della Sed e capo del consiglio di Stato Erich Honecker, affida all ambizioso Schalck-Golodkowski l incarico di metterla in pratica. Questi, promosso per meriti speciali maggiore della Stasi, si mette subito all opera dimostrando in ciò tali capacità organizzative e manageriali da far invidia ai più scaltri imprenditori occidentali. Per realizzare i suoi obiettivi, egli si serve di collaboratori scelti che, anch essi ben addestrati in quelle scuole di partito che vantano come insegnante pure la leggendaria spia Markus Wolf, dovranno poi essere inseriti negli organi di controllo di istituende società operanti nel cuore dell Europa occidentale. I risultati sono sorprendenti. La KoKo entra nel giro di venti società a partecipazione indiretta, aventi sede NUMERO 9 UN CASO ESEMPLARE LA FILIALE EUMIT Nestore Di Meola nella Repubblica federale di Germania (10), a Berlino Ovest (3), in Olanda (3), in Austria (2) e in Inghilterra (2). Ma il capolavoro dell intraprendente maggiore è dato dalla fondazione dalle seguenti sei società miste controllate direttamente dalla KoKo : Euro Union Metal Italiana (Eumit) 1 Euro Union Metal Belga Charlemetal Belga Trafer Belga Euro Union Metal Francese Imog Olandese Gli uomini del maggiore Per facilitare l agibilità di queste società, oltre ai numeri di conto presso la Deutsche Handelsbank (DHB) di Berlino Est, se ne aprono altri non solo nei paesi dove hanno sede le rispettive centrali operative, ma pure in Paesi di importanza strategica quali la Svizzera, il Liechtenstein, l Austria, San Marino, Malta... 2 La formula vincente di questa multinazionale rossa è basata sul controllo dell attività gestionale delle società miste da parte degli uomini del maggiore Schalck-Golodkowski e sulla condiscendenza dei vari consoci, nessuno dei quali, da solo, in grado di disporre di una quota azionaria di maggioranza. A dissipare ogni ombra di dubbio su chi ha in mano il bastone di comando ci pensa una direttiva del capo della KoKo che, condensata in tre punti, è diretta ai suoi funzionari operanti negli organi di controllo delle rispettive società miste. Eccone il testo: La guida e il controllo delle società miste sono esercitati dalla Kommerzielle Koordinierung ; Il rapporto e l equilibrio tra i pacchetti azionari sono stabiliti dalla Kommerzielle Koordinierung ; Nei consigli di amministrazione devono essere presenti cittadini della Rdt. Il loro inserimento e la loro eventuale sostituzione è possibile soltanto d intesa con la Kommerzielle Koordinierung. La Stasi conquista la Eumit Per quanto riguarda la italiana Eumit (che è la società mista su cui si incentrerà maggiormente la nostra attenzione), fermo restando il primo punto della direttiva Stasi, si procede alla suddivisione dei pacchetti azionari (secondo punto) che, dopo la prima fase di iniziale assestamento, è così articolata: Metallurgiehandel (Rdt), 30,6 per cento; Partito comunista Italiano, 30 per cento; Gianluigi Regis, 22 per cento; Charlemetal Belga, 17,4 per cento. Con riferimento al terzo punto il Consiglio d amministrazione è così composto: Vergnano Alberto (presidente); Springmann Hans-joachim (vice presidente); Charles Roland Regis Gianluigi (direttore amministrativo); Ziesche Feodor; Ronneberger Manfred; Schernikau Heinz. Come si può notare, oltre ai cittadini italiani e a quelli tedesco-orientali, nel consiglio di amministrazione della Eumit è presente pure un cittadino belga, Charles Roland, intestatario della Charlemetal Belga che, come si è visto, fa parte anch essa della KoKo. Ciò a dimostrazione del fatto che è sempre la Metallurgiehandel della Rdt a dirigere il gioco dei rapporti azionari poiché, essendo proprietària del 50 per cento delle azioni della Charlemetal, può anche contare sull appoggio di Charles all interno della Eumit. 3 Ciò per quanto riguarda il consiglio di amministrazione di questa società. Il suo consiglio di vigilanza è invece composto da due cittadini italiani e da una cittadina tedesco-orientale. Eccone i nomi: Accornero Guido, Bronzo Ettore, Waltraud Lisowski. Nel Consiglio di Vigilanza vigila la Stasi A dire il vero, non è che i consoci si dimostrino contrari alla direttiva del maggiore della Stasi, anzi! Il legame ideologico, e gli interessi economico-finanziari, sono troppo stretti e intimamente connessi per dare adito a disaccordi. E poi, ciò è nei patti. E ben noto, e generalmente condiviso, che i consoci tedesco-orientali, esercitando le loro funzioni nei consigli di amministrazione e di vigilanza, non dimenticano affatto di essere prima di tutto funzionari della Stasi, cioè di quel supremo organo di vigilanza che nella Rdt è ufficialmente conosciuto con l appellativo di Scudo e Spada del partito comunista di Stato. Ancor prima dei vantaggi economici perseguibili con l attività della sua multinazionale rossa, l obiettivo principale della Rdt è però quello di porre in essere uno strumento operativo in grado di favorire e sostenere l attività dell apposito servizio di spionaggio per l estero (HVA) che, nella Stasi, è guidato da Markus Wolf. La KoKo, con la concordata disponibilità dei suoi partners esteri, deve servire principalmente a tal fine. L unica possibilità per annullare la volontà di comando della Stasi sarebbe quella di rompere l alleanza e di sciogliere le società miste. Ma ciò non è nei piani dei consoci della Stasi: quando ciò avverrà, lo sarà per ben altre ragioni! La Operazione KoKo Pianificato così il programma, si passa alla fase operativa tenendo ben presente la compattezza e la funzionalità dei collegamenti tra i vari punti nevralgici della rete KoKo. In questa logica non deve affatto sorprendere se la compagna Lisowski - braccio destro di Schalck-Golodkbwski - può tranquillamente far parte del consiglio di vigilanza della italiana Eumit e, nel contempo, esercitare pari o analoghe funzioni nella olandese Imog. 4 Altrettanto dicasi di Springmann, vice presidente della Eumit e presidente della Simpex, 5 struttura voluta da Honecker al fine di raccordare l attività della KoKo con le esigenze della Sed; o di Ronneberger, anch egli consigliere di amministrazione della Eumit e vice presidente della Euro Union Metal Belga. A Ziesche poi, in quanto direttore generale della Banca di Stato Deutsche Handelsbank (DHB), custode del tesoro della Rdt, gli si confeziona un abito polifax che ben si attaglia alla sua misura: quale depositario di tutti i segreti bancari relativi ai capitali da e verso l estero gli si da facoltà di essere presente in tutti i consigli di amministrazione delle società miste facenti capo alla KoKo. Le società rosse hanno i conti in nero Queste società lavorano molto bene. Per rimanere alla Eumit ciò è documentato da una lettera che i consiglieri d amministrazione inviano a tutti i soci per relazionare sul bilancio dell anno 1987, chiuso con un attivo dichiarato di L In tale lettera viene pure data notizia del potenziamento dell ufficio di rappresentanza a Mosca e del trasferimento del magazzino di Beinasco (Torino) in altro ambiente che, più ampio per spazi e locali, si dimostra in grado di corrispondere, con la dovuta funzionalità, al previsto aumento del giro di affari. La previsione si avvera e pure i bilanci del 1988 e del 1989 risultano più che soddisfacenti. In questi anni la Eumit può fare affidamento su un volume di affari di tutto conforto. La sua posizione geografica la porta a essere un punto strategico della KoKo per il commercio con il Medio Oriente (i porti di Savona e di Genova non sono lontani da Torino), svolgendo nel Mediterraneo un ruolo pari a quello svolto da Rostock nel Baltico. Per il canale commerciale verso l Est essa può sempre contare sul supporto della Restital. Non ci sono affari importanti di imprese italiane con i paesi dell Europa Centro- Orientale che non vengano svolti attraverso il canale Eumit-Restital. Se la Danieli può vincere la gara di appalto per il laminatoio di Brandeburgo lo deve soprattutto all opera di tempestiva intermediazione degli uomini Eumit a Berlino Est. La stessa Fiat non sfugge a questa regola dal momento che il presidente della Eumit Vergnano è ben introdotto nel quartier generale di Mirafiori. Pure lo Stato italiano fa riferimento alla Eumit tanto è vero che questa società mista può vantare nei suoi confronti un credito di più di un miliardo di lire! Gli affari, dunque, vanno più che bene e sarebbero andati ancor meglio se il crollo del Muro, nel fatidico 9 novembre 1989, non avesse sepolto sotto le sue macerie anche l edificio KoKo. Centottanta chilometri di segretezza Con la pacifica cancellazione di questo simbolico e tragico spartiacque tra Est e Ovest la Rdt si trova inaspettatamente a dover fare i conti con il processo di riunificazione tedesca e, necessariamente, con la Rfg. Il primo Stato degli operai e dei contadini in territorio tedesco viene messo così in liquidazione e con esso la sua Stasi e tutti i suoi satelliti commerciali coordinati nella KoKo. La Stasi, prima di dare le consegne, mette a soqquadro le tremila stanze della sua sede nella Normannenstrasse, procedendo in gran segreto alla distruzione dei documenti più scottanti. Ma non si ha il tempo di distruggere tutto. Buona parte dei dossiers rimane pressoché intatta. Si dà inizio all inventario del considerevole materiale sfuggito al suo incenerimento: rimangono da custodire - e, se del caso, da esaminare - ben sacchi di segreti. Con precisione tutta tedesca, si procede a un calcolo ipotetico: se con la documentazione salvata si dovesse lastricare una strada immaginaria, questa raggiungerebbe la bellezza di 180 chilometri! Ma altre cose sfuggono alle consegne. In tutta fretta gli uomini di Schalck-Golodkowski e di Ziesche provvedono alla vendita dei vari pacchetti azionari e ai trasferimenti dei capitali dalla DHB di Berlino Est alle diverse banche estere con le quali, da tempo, è in atto un conveniente rapporto di collaborazione. Springmann, esperto in passi falsi Anche il pacchetto azionario della Metallurgiehandel nella Eumit. (30,6 per cento) viene ceduto alla portoghese Naipe-Investimento e Servicio per un importo di marchi, mentre il Pci-Pds, in un balletto di vendite fittizie e reali reso molto plastico da accorti giri di conto, si disfa della sua quota azionaria (30 per cento) cedendola (presumibilmente) all onnipresente Regis. A dirigere questo balletto sono, ovviamente, il gran maestro Ziesche e l esperto in passi falsi Springmann. 6 Vincente per il tempismo con cui porta a termine la riunificazione tedesca sul piano politico, la Repubblica federale di Germania si dimostra però perdente e fuori tempo per quanto riguarda la riunificazione tedesca sul piano finanzia-

2 11 / 2012 CRITICAsociale 11 rio. In un batter d occhio scompare dai forzieri della Deutsche Handelsbank una quantità di denaro che, con approssimazione per difetto, si può calcolare in circa 4 miliardi di marchi occidentali. Si decide perciò di correre ai ripari. Il Bundestag istituisce una commissione di inchiesta Mentre viene attivata la magistratura affinché proceda con la necessaria urgenza a far chiarezza nella intricata selva di conti KoKo (più di mille, sparsi in 761 banche all estero), il parlamento tedesco (Bundestag) decide in tutta urgenza di istituire una commissione di inchiesta per indagare sulla complessa attività di Schalck-Golodkowski e dei suoi collaboratori all estero. Il lavoro che questa commissione svolgerà nell arco di quasi tre anni è enorme: sentite 208 persone tra testimoni e periti, vagliati 980 mila documenti, redatte 17 mila pagine di verbali per presentare, a conclusione dei lavori, una relazione di oltre 4 mila pagine! Il quadro che se ne ricava è sconcertante. Da uno studio affidato dalla commissione all Istituto di ricerca economica di Amburgo emerge il seguente giudizio: La KoKo assomigliava più a una organizzazione militare che non a una società commerciale e, per certi aspetti, agiva addirittura come una sorta di mafia (tale accusa sarà poi ripetuta dal deputato socialdemocratico Andreas von Bülow durante una audizione di Schalck-Golodkowski). Le sei sorelle KoKo si davano allo spionaggio Ma non è tutto. Risulta a chiare lettere che la KoKo esportava armi e materiale bellico in zone di guerra; che riforniva i terroristi arabi e che le sei sorelle KoKo fungevano da base di appoggio per l attività spionistica della Stasi. Secondo quanto riferisce Ingrid Koppe, parlamentare del gruppo Verde-Alleanza 90, in questi atti è documentato senza ombra di dubbio che il maggiore Schalck-Golodkowski era un agente di spionaggio in stretto contatto con Markus Wolf, e che godeva del diritto a impartire direttive per la attività che riguardava la KoKo. In questa veste egli svolgeva per il Ministero per la Sicurezza una varietà di compiti di carattere operativo... per cui il suo ausilio e il suo sostegno alla centrale di spionaggio nel ricercare nello scegliere i quadri fidati da impegnare nei paesi dell occidente, risultava di incalcolabile valore. Il maggiore Schalck-Golodkowski 7 era molto a suo agio nel Palazzo. Con sua moglie Sigrid, anche lei maggiore della Stasi, era nelle grazie del suo capo. Ciò è ben comprensibile data la massima importanza che Mielcke e Honecker annettevano alla attività della Koko all estero. E in questo quadro che deve essere valutata la lettera di Schalck-Golodkowski a Mielcke in cui veniva ancora una volta ribadito che la KoKo, oltre a fornire valuta pregiata alle casse della Rdt, era pure in grado di reperire un considerevole numero di persone corruttibili e ben disposte a diventare informatori. 8 E di denaro e di collaboratori lo zelante maggiore ne ha trovati in abbondanza! Il gioco dei quattro cantoni La magistratura inquirente, messa sulle tracce dei canali esteri usati per occultare tale ingente patrimonio, ha grande difficoltà a concludere con successo questa intricata caccia al tesoro. Ad esempio, si sa con certezza - ma non con esattezza, dati i continui spostamenti di capitali nella miriade di conti all estero - che Schalck-Golodkowski e la sua longa manus Lisowski hanno esercitato un ruolo predominante in questo gioco dei quattro cantoni (svizzeri). Il membro del consiglio di vigilanza della Eumit è indagata dalla magistratura tedesca non solo per tali ragioni, ma pure perché implicata in un traffico d armi che coinvolge la Imog olandese (dove è membro del consiglio di amministrazione). A dire il vero, in queste azioni di recupero la magistratura inquirente non sempre è stata solerte, tanto è vero che la Corte federale si è sentita in dovere di richiamare la magistratura di Berlino per non aver portato a termine, con la dovuta accuratezza, le indagini riguardanti persone implicate negli affari della KoKo. 9 Ma ciò che ha maggiormente sorpreso la commissione di inchiesta del Bundestag è il fatto che il servizio segreto della Germania federale (END) sapeva molte di queste cose già dall anno 1981, quando Gunter Asbeck, collaboratore di Schalck-Golodkowski nella KoKo, fuggì dalla Repubblica democratica per vuotare il sacco nella Repubblica federale. Il fatto è stato considerato top secret fino a che questa commissione, avutone sentore, chiese al BND di essere informata in merito. Ciò che è uscito dal dossier Asbeck ha avuto l effetto di una bomba: il servizio segreto della Repubblica federale era a conoscenza ben otto anni prima del crollo del Muro delle attività spionistiche svolte dalla Stasi mediante le strutture della KoKo. Ecco quanto rivelato allora dall agente pentito Asbeck: Il Ministero per la Sicurezza (MfS) si serve della KoKo per fini spionistici. Schalck-Golodkowski è in stretto rapporto con il capo del Dipartimento spionaggio estero (HVA) Markus Wolf. Il capo della KoKo segnala e raccomanda personalmente a Wolf alcuni suoi collaboratori e soci d affari in occidente idonei a svolgere il ruolo di spie per la Stasi. Le società miste coordinate nella KoKo coprono le operazioni della HVA, procurano danaro, alta tecnologia e informazioni. Questo il conciso commento del BND al dossier Asbeck custodito nei suoi archivi: Risulta da ciò che tutti gli uomini della Stasi che hanno contatti con l Ovest si muovono nel senso voluto dal Ministero per la Sicurezza. 10 Come nasce la Eumit Ma molto di più risulta dagli archivi della Stasi, ora in custodia a Berlino presso un ufficio speciale diretto da Joachim Gauck, a suo tempo pastore dissidente della chiesa luterana nella Rdt. I documenti lì custoditi sono di estremo interesse anche per ricostruire la storia della Eumit. Ripercorriamone insieme le fasi più salienti: in una riunione preliminare, svoltasi nel 1973 a Berlino Est, presenti il maggiore della Stasi Schalck-Golodkowski, il presidente della Metallurgiehandel Sulpiz, il direttore generale della Deutsche Handelsbank Ziesche e l uomo di fiducia del Pci a Berlino Est, Sarto, si decide di sostituire la società Refit con sede a Berlino Est (società a capitale misto di cui era azionario pure Gianluigi Regis) con un altra società mista più funzionale al Piano Stasi. Si concorda perciò sul fatto che la sede della istituenda società mista debba essere collocata in territorio italiano. La scelta cade su Torino, città industriale e centro della Fiat. I tempi stringono. Una delegazione tedescoorientale, guidata da Schalck-Golodkowski in persona, si reca a Roma per definire con la direzione del Pci i termini della operazione. Botteghe Oscure ospita un vertice segreto Sed-Pci con la partecipazione da parte della Sed, oltre che del maggiore della Stasi, del funzionario del Ministero del Commercio con l Estero (poi ministro dello stesso dicastero) Gerhard Beil, del capo del Dipartimento Commerciale (AV) Josef Steidl e, da parte del Pci, del membro della segreteria Armando Cossutta, dell amministratore Guido Cappelloni, del consulente legale Bruno Peloso, del vice segretario della commissione centrale di controllo Salvatore Cacciapuoti e dell interprete e uomo di fiducia a Berlino Est Angelo Sarto. In tale vertice viene riconsiderata tutta la struttura politico-commerciale del Pci nella Rdt. Convenendo sulla opportunità di sostituire la Refit con una struttura più funzionale ai piani della KoKo, si approva la apertura della Eumit a Torino con sede in Via Pastrengo n. 29. Si dà incarico a Peluso e a Steidl di preparare uno statuto societario che, tenendo presente gli interessi del Pci, sia però in grado di soddisfare pienamente le esigenze della Sed. Si concorda inoltre sul fatto che la società del Pci Restital con sede a Berlino Est venga posta sotto il controllo della Lega delle Cooperative, fermo restando la competenza della Transinter 11 (KoKo) a redistribuire il ricavato delle provvigioni relative ai commerci import-export tra Italia e Rdt. La Restital continuerà a usufruire della collaborazione con il Dipartimento Commerciale della Sed, diretto da Steidl, e a godere dell appoggio finanziario della Deutsche Handelsbank diretta da Ziesche. Siamo nell anno 1974, cioè quando la Rdt contava di affermare il suo ruolo di Stato sullo scenario internazionale, agendo come soggetto politico di primo piano anche all interno del Patto di Varsavia e della sua unione economica Comecom. La Stasi e il caso Guillaume E disgelo tra i blocchi a confronto. La Ostpolitik di Willy Brandt è riuscita a stemperare l aspro confronto intertedesco, rendendo umanamente più sopportabile, e geopoliticamente meno incomunicabile, la via tra le due Germanie. Approfittando di questo allentamento della tensione nel confronto Est-Ovest, la Rdt riesce a intrecciare una rete di rapporti commerciali con la Rfg, sostenitrice con i socialdemocratici di una politica del cambiamento mediante l avvicinamento. Se il cambiamento avverrà dopo, l avvicinamento, invece, avviene subito: almeno per la Stasi! Al servizio di spionaggio di Markus Wolf riesce il colpo magistrale di avvicinarsi a tal punto alla cancelleria della Repubblica federale da infiltrare una sua abilissima spia, Gunter Guillaume, tra i fedelissimi del cancelliere Brandt. Questa mossa da parte della Stasi farà perdere a Brandt la cancelleria e a Wolf darà la fama di insuperabile agente segreto. 12 Siamo nella prima metà degli anni 70 quando la Rdt, terra di frontiera nel confronto Est-Ovest, decide di potenziare le sue reti di spionaggio all estero allargando a tal fine la sua rete commerciale nella Rfg e in tutta l Europa occidentale. La multinazionale KoKo, gettata la maschera commerciale, mostra ora la sua vera faccia. A funzionari di comprovata fede ideologica e militanza politica come il direttore generale della Deutsche Handelsbank Ziesche, il presidente della Simpex Springmann e l occhio vigile della Stasi Lisowski, vengono affidate mansioni-chiave per controllare tutta la complessa attività del coordinamento rosso. Mentre Ziesche guida la regia delle molteplici operazioni bancarie all estero e la Lisowski garantisce la funzionalità dei collegamenti all interno della KoKo sotto precise indicazioni di Schalk-Golodkowski, il presidente della Simpex Springmann, che è pure funzionario del Dipartimento Commerciale della Sed, provvede a facilitare le operazioni import-export servendosi di questo dipartimento che, tra i suoi compiti primari, ha pure quello di falsificare i documenti per legalizzare l esportazione della merce. A Beil e a Schalck-Golodkowski, nel frattempo nominati rispettivamente ministro e sottosegretario nel dicastero del commercio con l estero, spetta il compito più delicato: mentre il primo procura e cura gli affari promuovendo e stipulando accordi commerciali in rappresentanza della Rdt, il secondo continua a svolgere il suo ruolo di collettore di capitali e di materiali top secret attraverso la sua rete KoKo. I colpi portati a segno con successo non mancano. Beil, che si era fortemente impegnato ad appoggiare il piano di sviluppo della KoKo in territorio italiano compartecipando in prima persona alle trattative Sed-Pci per la costituzione della Eumit nella città della Fiat, stipula nel 1975 un accordo di cooperazione tecnico-economica a lungo termine anche con la Krupp di Essen (Rfg). Il riciclaggio della mercé Comecom in mercé Cee Attraverso le dieci società KoKo nella Repubblica federale di Germania inizia la operazione riciclaggio della merce Comecom in merce Cee, eludendo in tal modo le norme comunitarie relative ai rapporti commerciali con i cosiddetti paesi terzi. Tale pratica illegale, che ha favorito una massiccia evasione fiscale ai danni della Rfg (e anche del nostro Stato, dato il ricorrente uso di tale pratica pure da parte di varie imprese italiane), è stata resa pubblica a seguito delle decise prese di posizione all interno della commissione parlamentare di inchiesta, principalmente per opera dei socialdemocratici Volker Neumann e Andreas von Bulow. La magistratura di Berlino non solo ha confermato la giustezza di quanto denunciato dai due parlamentari ma è andata ben oltre, ravvisando una violazione sia dei regolamenti riguardanti il commercio di prodotti con i paesi della Cee sia delle norme relative al commercio delle armi con paesi terzi soggetti a embargo. E emerso in tal modo l aspetto più losco e più lucrativo della attività commerciale della KoKo. Siamo agli inizi degli anni 80. Dopo la svolta del liberale Hans Dietrich Genscher, che rompe l alleanza con i socialdemocratici per costituire una nuova coalizione di governo con la Unione cristiano-democratica e sociale (Cdu-Csu), Helmut Schmidt, succeduto a Willy Brandt nella cancelleria, deve lasciare il posto a Helmut Kohl che, dopo 13 anni di opposizione, riporta gli eredi di Konrad Adenauer al governo. La situazione internazionale è molto tesa e il Medio Oriente è sconvolto dalla guerra tra Iran e Irak che, con le armi, si contendono il controllo delle vie del petrolio nel Golfo Persico. La KoKo entra in azione impegnando con profitto le sue due agenzie specializzate, la Imes e la Ita, in una gara al riarmo che nulla ha a che fare con il proclamato pacifismo della Rdt. Con una accorta divisione del lavoro, alla Imes spetta il compito di fornire l Iran (nome in codice Niklas ) e alla Ita quello di non svantaggiare l Irak (nome in codice Kalle ). A queste due agenzie, punti di appoggio certi per eludere le norme sull embargo anche verso il Sudafrica, ricorrono molte imprese occidentali e segnatamente quelle aderenti al cosiddetto club delle polveri. Rostock, città anseatica un tempo prospera, ritrova un nuovo splendore ponendosi al centro di questo lucroso commercio. Da lì partono i carichi della morte arrivati nella Rdt dalla Svezia e, principalmente, dalla Baviera e dall Austria. La Eumit va a Mosca In questo complesso giro d affari, Schalck- Golodkowski e Beil, la coppia di successo del ministero del commercio con l estero, non possono certo trascurare i grandi compagni di Mosca. Per loro intermediazione, i rapporti commerciali tra Krupp e l Unione Sovietica, già di per sé buoni, diventano ottimi. Anche la Fiat, pur vantando una linea diretta e privilegiata nei rapporti d affari con l Unione Sovietica, non trascura il tramite Eumit che, per essere più attraente, apre una sua succursale proprio a Mosca. Il mosaico KoKo si arricchisce così di un altro tassello, rendendo la li-

3 12 CRITICAsociale 11 / 2012 nea commerciale Comecon-Cee via Rdt più funzionale agli obiettivi della Stasi. L apertura della sede Eumit a Mosca risponde, appunto, a questa esigenza. Il riferimento alla necessità di potenziare ulteriormente quella sede, contenuto nella richiamata lettera a commento del bilancio 1987 inviato dal consiglio di amministrazione ai soci, ne è la chiara conferma. Con tale operazione anche i compagni del Pci hanno, ovviamente, i loro vantaggi. Già tradizionalmente favorito nelle sue intermediazioni commerciali con i compagni sovietici, il Pci, mediante la Eumit e il protettorato tedesco-orientale, può entrare nel grande giro architettato e guidato dalla Stasi. La Simpex apre i suoi conti alla Eumit Gli affari prosperano e gli utili, in crescente aumento, vengono versati sul conto n. 645 che la Eumit ha presso la DHB. Ma anche il conto 584 della Simpex (sempre presso la DHB) serve allo scopo. Infatti, lì confluiscono altri utili della KoKo per essere poi divisi tra i consoci secondo le decisioni adottate dal comitato centrale della Sed. La divisione degli utili non segue sempre i canali bancari. All occorrenza il corrispettivo in denaro passa il confine per opera di corrieri ben addestrati. Due volte l anno Lipsia apre i battenti della sua Fiera e lì si riuniscono i vari consoci della KoKo La Eumit è presente con un suo attrezzato stand. 13 Oltre all onnipresente Regis la società torinese può contare pure sulla competente opera di Guido Accornero, esperto in materiale ferroso e cose librarie. 14 Anche il belga Charles è della partita. Gli uomini KoKo impegnano utilmente la loro trasferta. Conclusi gli affari, possono poi passare tranquillamente il confine intertedesco, certi che le guardie di frontiera della Rdt, preavvertite in tempo da Springmann e dai suoi uomini della Simpex (di cui non pochi fanno capo al Dipartimento Commerciale), non apriranno le loro valigette. Che la Eumit sia in organico collegamento con la Simpex è dimostrato dagli atti del comitato di inchiesta del Bundestag. Come si è già visto, da questi risulta che Hans Joachim Springmann è allo stesso tempo presidente della Simpex e vice presidente della Eumit. Del resto, la Eumit torinese ha pure un ufficio a Berlino Est proprio alla Oranjenburgerstrasse n. 1, sede della stessa Simpex! L azione di tutela e di copertura da parte di questa creatura prediletta di Honecker nei confronti della Eumit emerge pure da un attento esame del bilancio Infatti, nella voce debiti verso fornitori è registrata una esposizione di L di cui - si precisa con nota a margine scritta a penna - L sono di spettanza della Simpex. Questo è quanto si evince da uno dei bilanci dichiarati (che, comunque, non precisa la causale del debito!). Il mistero dei quattro miliardi Ciò che non è stato dichiarato sfugge, ovviamente, a una sua valutazione reale. Ci sono, però, buone ragioni per ritenere che il mistero del tesoro rosso scomparso dopo il crollo del Muro, da cui attingeva pure la Eumit, riguardi più di quattro miliardi di marchi. La magistratura tedesca cerca ora di far chiarezza sui movimenti di denaro che dalla DHB prendevano il volo verso altri e più sicuri lidi. Sotto la lente della magistratura inquirente e dei vari detectives assoldati dalla Treuhandanstalt (l ente di Stato che si occupa dei beni della ex Rdt) sono soprattutto i depositi presso gli innumerevoli conti che la KoKo teneva presso la sua banca DHB. Tra questi, particolare attenzione è data al n. di conto 584 della Simpex poiché da lì sono partite consistenti somme di denaro in corsia preferenziale verso il Liechtenstein e la Svizzera. Si tratta, in effetti, di un giro di capitali di ritorno poiché in quei Paesi era stata convogliata a suo tempo la maggior parte degli utili maturati attraverso l attività delle 26 società KoKo operanti nell Europa occidentale prima di venir trasferiti presso la Deutsche Handelsbank di Berlino Est. 15 Per quanto informa dettagliatamente la rivista Der Spiegel, sotto il mirino della magistratura tedesca sono innanzitutto Schalck-Golodkowski e il suo braccio destro Lisowski, rei di aver architettato e attuato questo ingente flusso di capitali verso e dalla Rdt. Ma non tutti i capitali vengono trasferiti all estero. Secondo Uwe Schmidt, vice presidente della commissione centrale che indaga sui crimini connessi con la riunificazione (Zerv), nel 1990 molti dirigenti del Ministero per la Sicurezza, segnatamente quelli del Dipartimento Commerciale operanti nella Simpex e nella Stasi, decidevano di investire una considerevole parte dei capitali custoditi presso la Deutsche Handelsbank in una nuova e promettente attività commerciale: quella turistica.16 Contando su un prossimo boom dei viaggi di massa, inimmaginabile ai tempi della Rdt, essi aprivano alcune centinaia di imprese (primariamente agenzie turistiche), la maggior parte delle quali con sede a Berlino Est. Attori principali di questa operazione erano, ovviamente, i soliti uomini del maggiore Schalk-Golodkowski. Contando sulla loro comprovata esperienza in campo commerciale, questi scaltri operatori reinvestivano centinaia di milioni di marchi in hotels, ville e terreni, preferibilmente nei Paesi dove in precedenza operava la KoKo. Essendo sempre operatori Sed nella Pds, 17 si preoccupavano di finanziare questo partito, facendo affluire nelle sue casse centinaia di milioni di marchi. 18 Su queste operazioni, e sui falsi in bilancio che la Pds ha presentato al Bundestag per gli anni , sta ora indagando la Zerv. Che poi nel complesso giro di capitali tra Repubblica democratica tedesca, Svizzera e Liechtenstein sia coinvolta pure la Eumit è nella natura delle cose, dato il rapporto organico tra questa società mista e le altre dell arcipelago KoKo (non a caso tra i suoi soci fondatori troviamo pure l Istituto finanziario e commerciale Eclarkia con sede a Valduz nel Liechtenstein!). Ma se il caso Ko- Ko è emerso in Germania in tutta la sua ampiezza e gravità, è da dire purtroppo che poco o nulla sarebbe trapelato in Italia se a strappare il velo del mistero KoKo-Eumit non ci avesse pensato il sostituto procuratore di Milano Tiziana Parenti. Il tutto nasce dalla scoperta di un conto in Svizzera di cui è titolare Primo Greganti, ex amministratore della federazione provinciale del Pci di Torino. Alla magistratura milanese inquirente interessa chiarire la natura di questo conto - denominato Gabbietta; - e, in particolare, la causale della somma di L lì trasferita dalla DHB di Berlino Est per iniziativa dì Regis. Secondo Greganti e i compagni della Eumit, questa somma sarebbe il ricavato di una vendita della quota azionaria di proprietà del Pci per sanare il debito della società di distribuzione libraria Ecolibri. Ma cerchiamo di dipanare questa ingarbugliata matassa. L operazione salvataggio Ecolibri Siamo ancora a Lipsia. Nella atmosfera particolare delle sue fiere - note per la varietà dei prodotti in esposizione -i compagni italiani della Eumit 19 e quelli tedesco-orientali della Simpex convengono sulla necessità di sanare i debiti della Ecolibri, una società di distribuzione libraria della Editori Riuniti gestita dal Pci di Bologna. Si è consapevoli del fatto che la questione, se non affrontata immediatamente, potrebbe far esplodere un caso politico di portata nazionale. Infatti, nella gestione di questa società è coinvolta in prima persona Paola Occhetto, sorella del segretario del Pci Achille Occhetto. Nel marzo del 1987 la Occhetto entra nel consiglio di amministrazione per gestire gli affari della Ecolibri. Le cose non devono andar bene se nel dicembre dello stesso anno la federazione provinciale del Pci di Bologna dà incarico a un ufficio di consulenza della sua area politica di far chiarezza sull intricata situazione contabile. La relazione a fine controllo è allarmante. Non solo abbondano le cifre in rosso, ma si evidenziano pure irregolarità contabili con gravi conseguenze sul piano penale. Paola Occhetto si dimette e tutto il caso, dato il nome della stessa, passa direttamente da Bologna a Roma. Proprio quando gli artificieri di Botteghe Oscure sembrano finalmente in grado di disinnescare il detonatore, scoppia la bomba: La Fineditor, società specializzata nel recupero dei crediti nel settore librario, sporge presso il tribunale di Bologna una denuncia-querela contro la Ecolibri per truffa e bancarotta fraudolenta. Il Pci bolognese è nei guai e chiede ancora più insistentemente aiuto alla sua direzione nazionale. Da Roma l amministratore Marcello Stefanini assicura un intervento per risolvere la situazione. E a questo punto che entrano in azione gli uomini della Eumit, interessati al caso da Botteghe Oscure. La Kneditor ha sede a Torino e pure a Torino operano il consigliere di vigilanza Guido Accornero, esperto in questioni librarie, e Primo Greganti, ex amministratore del Pci torinese con conto in Svizzera. A Lipsia e a Berlino Est Accornero è di casa, come pure di casa sono Ramazzotti e Regis. Nasce così la operazione salvataggio Ecolibri che, per avere immediato successo, necessita della collaborazione del quarto uomo : Greganti, appunto. Il compagno G. mette a disposizione il suo conto svizzero denominato Gabbietta e lì vengono trasferiti L , somma necessaria per ripianare in gran parte il debito (più di due miliardi) e per tacitare innanzitutto la Fineditor. Recuperato il suo credito questa società, poiché è specializzata in recuperi, si dimostra appagata e ritira la querela. Tutto sarebbe rientrato nella normalità non solo a Bologna ma pure a Torino se il fiuto di un tenace magistrato non l avesse portata a indagare più a fondo su questa oscura vicenda. Il conto Gabbietta I primi risultati di questa indagine destano scalpore. Oltre a denaro di provenienza italiana c è pure denaro correlato alla Rdt. Il fatto si rivela subito come un complesso affare - se non addirittura come un grosso imbroglio - che terrà in sospeso l opinione pubblica e che finirà con il dividere in maniera insanabile il pool milanese di Mani pulite. Cerchiamo di raccontarlo nelle sue fasi più salienti: il sostituto procuratore Tiziana Parenti, avuto l incarico di seguire la pista dei finanziamenti al Pci provenienti dalla Rdt, nota che nel conto svizzero Gabbietta intestato a Primo Greganti non solo ci sono 621 milioni trasferiti dal presidente della Calcestruzzi Lorenzo Panzavolta, ma c è pure una somma di L che si presume provenga dalla Rdt. La Parenti, ritenendo che questa somma possa nascondere un possibile illecito finanziamento al Pci da parte della Sed, vuole vederci chiaro. Convoca Greganti affinché precisi la natura di quel miliardo e 50 milioni e, non considerando attendibili le sue spiegazioni, lo fa rinchiudere al sesto raggio di San Vittore noto, per i suoi inquilini, come il quartiere di Tangentopoli. Siamo nel marzo Greganti, interrogato più volte, rimane fedele alla sua prima e unica versione secondo la quale tale somma sarebbe il ricavato della vendita della quota azionaria Eumit di proprietà del Pci avvenuta nel Ma c è ancora un punto da chiarire: Ramazzotti e gli altri soci del Pci nella Eumit avevano sempre parlato di una vendita della quota azionaria del Pci alla Deutsche Handelsbank di Berlino Est avvenuta nel Come interpretare le due contrastanti versioni? La Parenti vuole andare a fondo della complessa vicenda e invia una istruttoria a Berlino allo scopo di far chiarezza sui due fatti in palese contraddizione. A questo punto, gli uomini della Eumit e di Botteghe Oscure - prima sempre compatti nell affermare che le azioni Eumit di loro proprietà (il 20 per cento secondo la loro dichiarazione; il 30 per cento da quanto risulta dagli atti della commissione di inchiesta del Bundestag) erano state vendute alla Deutsche Handesbank nel 1988, 20 rivelano alla stampa l esistenza di una doppia vendita : la prima, fittizia, per ottenere un prestito dalla DHB (operazione portata a termine da Ramazzotti e da Desideri della Sofinet 21 con Ziesche della DHB) e la seconda, reale, con acquirente Regis (che utilizza, come terminale bancario, il conto svizzero Gabbietta intestato a Primo Greganti). La Parenti, convinta che la teoria della doppia vendita celi un finanziamento al Pci da parte della Sed non correlato con la cessione del pacchetto azionario Eumit di proprietà del Pci-Pds, ritiene necessario, ai fini dell indagine, di continuare a procedere sulla pista da lei individuata. Ma i suoi colleghi del pool di Milano, in particolare il coordinatore Gerardo D Ambrosio, ritengono al contrario che non ci siano elementi probanti per dimostrare l esistenza di una tale pista rossa, precisando che questo non è il processo al Pds ma a Greganti e a Stefanini! La Parenti che - sempre secondo le parole del coordinatore D Ambrosio - si è messa in contrasto con la linea del pool su questo specifico episodio, si vede praticamente privata del suo caso. Più che contrasto, ormai è rottura. Non potendo condividere un metodo d indagine teso a scorporare le posizioni di Greganti e di Stefanini da quelle del Pci-Pds, il magistrato preferisce lasciare la procura di Milano per impegnarsi nella attività politica. Il caso viene affidato al pm Paolo Ielo che, dopo una trasferta a Berlino per sentire alcuni testi sul posto, decide di richiederne la archiviazione almeno per quanto riguarda la serie di reati relativi all illecito finanziamento del Pci-Pds e alla corruzione. Il gip Clementina Forleo accoglie la sua richiesta mentre per il falso in bilancio la pratica viene rimandata per competenza ai magistrati di Torino affinché decidano nel merito. Il sostituto procuratore Giangiacomo Sandrelli ritiene che nella gestione amministrativa della Eumit ci sia stato un falso nei bilanci e pertanto chiede il rinvio a giudizio per Gianluigi Regis, per Brenno Ramazzotti e per Guido Accornero (non vengono menzionati il presidente Alberto Vergnano e il consigliere di vigilanza Ettore Bronzo). Il caso sembra definitivamente chiuso e il procuratore capo di Milano, Francesco Saverio Borrelli, può finalmente rassicurare la stampa e l opinione pubblica con questa lapidaria affermazione: l inchiesta sulla società Eumit è stata condotta dalla procura in maniera limpida. Nel caso Eumit non tutto è limpido La stampa riporta il fatto con la dovuta evidenza riassumendone i precedenti e commentando puntualmente le decisioni della procura di Milano. Tra questi commenti merita una particolare menzione quello fatto da Paolo Biondani sul Corriere della Sera del 4 gennaio L articolista riassume il caso Eumit per poi riportare le motivazioni che hanno indotto il pm Paolo Ielo a richiederne l archiviazione.

4 11 / 2012 CRITICAsociale 13 L articolo si snoda in tre punti sulla base delle argomentazioni fatte dal magistrato. Primo punto dell articolo (secondo le parole di Biondani): Fino all 82 nelle casse del Pci finivano non solo i profitti dovuti, ma anche una quota degli utili di spettanza della Sed; cioè del partito comunista tedesco orientale. Di qui il sospetto che i regali dall Est nasconderebbero un traffico internazionale di fondi neri. Senonché prima il pm e poi il gip hanno concluso per l archiviazione: l articolo 32 della legge di riforma dei finanziamenti ai partiti (la numero 689 del 1981: il cosiddetto colpetto di spugna ) ha infatti depenalizzato i contributi di Stati esteri, sia pure non dichiarati. Quindi il reato non esiste più.... Secondo punto: Dopo P82 il Pci ha incassato profitti corrispondenti alle proprie azioni Eumit, ma non li ha dichiarati. Per la Parenti si trattava ancora di finanziamenti illeciti. Ma Ielo e la Forleo hanno smontato anche questo teorema, stabilendo che il Pci, in quanto contitolare della società, si limitava a ricevere gli utili di una normale attività economica: il partito, insomma, non era foraggiato da una azienda esterna, ma si comportava da imprenditore. Di conseguenza cambia il reato: non finanziamento illecito ma falso in bilancio. Terzo punto: Nell 89 il Pci decide di vendere le azioni Eumit al partito fratello della ex Ddr. Prezzo dichiarato: milioni. Nel 90 i soldi transitano sul conto Gabbietta di Greganti per finire nelle casse del Pci. Poi l ex tesoriere del Pds, Marcello Stefanini, li utilizza per ripianare i debiti della società Ecolibri, presieduta da Paola Occhetto. E subito Titti Parenti sente odori di tangenti. Ma anche in questo caso l accusa frana: l indagine accerta che il prezzo di vendita corrisponde al valore reale delle quote Eumit. Quindi, sopra il corrispettivo (lecito), manca il pizzo. E così, addio reato. Stando così la questione, l articolista ne tira le somme (in realtà già all inizio dell articolo): Si conclude così, con un verdetto super partes del tutto in linea con le tesi di Mani pulite, una lunga stagione di polemiche su questo capitolo delle tangenti rosse. Un anno di veleni aperto con le dimissioni dal pool di Tiziana Parenti e chiuso con l ispezione ministeriale mirata soprattutto sulla vicenda Eumit. Le veline del Palazzo Da come è impostato l articolo, risulta evidente che l intento di Biondani non è tanto quello di affrontare il caso Eumit servendosi pure di elementi acquisiti personalmente o mediante indagini condotte dal suo giornale (secondo una meritoria tradizione giornalistica ormai scomparsa nel nostro Paese), quanto piuttosto quello di limitarsi alla registrazione delle notizie che passa il Palazzo. Ed è un vero peccato! E nostra personale convinzione che se il Corriere della Sera, avesse voluto percorrere fino in fondo la pista appena sfiorata da Gianluca Di Feo che ci risulta abbia letto gli atti della commissione d inchiesta del Bundestag sul caso KoKo sarebbe certamente arrivato a produrre elementi utili alla completezza dell indagine. Ma veniamo all articolo in questione: sul primo punto il richiamo all articolo 32 della legge n. 689 del 1981 riguardante la riforma dei finanziamenti ai partiti, che ha depenalizzato i contributi di Stati esteri, è corretto. Parzialmente corretta è, però, l affermazione secondo la quale fino all 82 nella casse del Pci finivano non solo i profitti dovuti, ma anche una quota degli utili di spettanza della Sed. In effetti, ci sono buone ragioni per ritenere che questa prassi sia andata ben oltre il 1982 poiché costituiva una costante negli affari interni della KoKo. Passando al secondo punto, Biondani così precisa: Dopo l 82 il Pci ha incassato profitti corrispondenti alle proprie azioni Eumit, ma non li ha dichiarati. Che non li abbia dichiarati è certo, come è pure certo che i profitti precedenti all 82 hanno seguito la stessa sorte. Nondimeno egli ritiene di poter concludere che Ielo e la Forleo hanno smontato anche questo teorema, stabilendo che il Pci, in quanto contitolare della società, si limitava a ricevere gli utili di una normale attività economica. A ben guardare, però, è proprio il castello Ielo-Forleo che su questo punto basilare mostra una vistosa crepa, resa ancor più profonda da quanto scritto poi nel terzo ed ultimo punto: L indagine (del pm Ielo) accerta che il prezzo di vendita delle azioni Eumit (L milioni) corrisponde al valore reale 22 delle quote Eumit. La richiesta di archiviazione del pm Ielo Per meglio esplicitare quanto stiamo asserendo è bene considerare direttamente alcuni importanti punti della richiesta di archiviazione del pm Paolo Ielo nei confronti di Ramazzotti Brenno, Pollini Renato, Stante Giuseppe, Cappelloni Guido, Stefanini Marcello, Greganti Primo, Regis Gianluigi con oggetto le seguenti ipotesi di reato: corruzione e illecito finanziamento ai partiti, costituiti dal versamento della somma di lire pervenuta al Pci attraverso Greganti Primo; illecito finanziamento ai partiti, costituito da flussi di denaro provenienti dalla ex DDR attraverso Eumit al Pci; illecito finanziamento ai partiti, costituito da flussi di denaro provenienti dalla ex DDR al PCI attraverso la DHB di Berlino; illecito finanziamento ai partiti, costituito da elargizioni economiche provenienti da Eumit verso il Pci; false comunicazioni sociali in Eumit, costituite dal fatto che entrate e divisione di utili in Eumit non risultano iscritte al bilancio e nelle scritture contabili della società. I punti che ci proponiamo di esaminare riguardano principalmente l argomento della doppia vendita della quota azionaria Eumit di proprietà del Pci-Pds poiché nei suoi meccanismi di esecuzione - reali o presunti - possono essere configurate tutte le ipotesi di reato richiamate nella summenzionata richiesta di archiviazione. Incominciamo con la cosiddetta vendita fittizia. Secondo il pm Ielo il problema di questa vendita era costituito dal fatto che, formalmente, il 20% (sic!) delle azioni Eumit detenute da Ramazzotti, che le custodiva fiduciariamente per il Pci, era stato ceduto nel maggio 1988 alla DHB. E poiché nel 1990 il Regis aveva effettuato un versamento di L transitato sul conto Gabbietta e pervenuto al Pci attraverso Greganti Primo, giustificandolo con l acquisto del 20% delle azioni Eumit, vi era ragione di ritenere che tale versamento potesse occultare un illecito finanziamento al Pci-Pds proveniente da Regis o, comunque, episodi di corruzione. Nei fatti, tuttavia, nel 1988 Ramazzotti simula una vendita delle azioni alla DHB, la quale, a partire da quella data, diviene intestataria formale delle quote per conto del Pci. Lo scopo reale di tale vendita è quello di effettuare un prestito a favore del Pci, garantito dalla titolarità delle azioni di Eumit. La circostanza è certa ed emerge dalla documentazione acquisita per rogatoria da Berlino, dalla documentazione acquisita presso il S. Paolo di Torino, nonché dalle convergenti dichiarazioni di Pollini, Greganti, Ramazzotti, Ziesche e Springmann. Quanto alla documentazione, è significativo il contratto fiduciario tra Sofined e DHB del , intervenuto tra Desideri Giorgio 23 e Feodor Ziesche, direttore generale di DHB. Con esso la società italiana trasferisce la proprietà formale delle azioni alla DHB, la quale si impegna a gestirle secondo le direttive provenienti da Ramazzotti Brenne e Carlo Farina, fiduciari del Pci. Sono altresì significativi i documenti contabili relativi alla operazione economica, che evidenziano come la somma di lire corrispettivo formale di tale vendita fittizia destinata al Pci -, sia stata restituita dal 1988 al Tale somma proviene dal conto n. 614, in essere presso la DHB intestato alla Simpex e, su disposizione di Trappen 24 e Springmann, affluisce, attraverso la Banca Commerciale, su un conto di Ramazzotti esistente presso il San Paolo di Torino. Il Ramazzotti poi provvede a far pervenire tale somma al Pci. Lo stesso giorno della disposizione di accredito della somma di lire in Italia a favore del Pci, peraltro, il Ramazzotti ordina alla DHB, nella qualità di titolare del conto 770, di accreditare tutte le future entrate, fino al controvalore di , sul conto 614 della Simpex, come si evince dalla relativa lettera di accredito. Con tale ordine si predispone, nella sostanza, il meccanismo di restituzione del prestito al Sed... I movimenti di denaro rappresentati avvengono tutti tra conti in essere presso la DHB. Sul punto, è opportuno ricordare che il conto 645 è quello in cui venivano fatti confluire i profitti Eumit; il conto 770 è quello intestato a Ramazzotti Brenne, titolare delle quote per conto del Pci; il conto 614 è il conto Simpex, gestito dal SED.... Per dimostrare che le movimentazioni di denaro in questione sono la restituzione del prestito effettuato al Pci, il pm Ielo richiama, tra l altro, la omogeneità dei valori di acquisto delle azioni e dei valori restituiti sul conto 614 attraverso il conto 770. La Simpex raddoppia i numeri di conto Tali argomentazioni, svolte per illustrare il meccanismo che ha regolato la vendita fittizia della quota azionaria Eumit di proprietà del Pci-Pds, seguono un filo logico che ha valenza di certezza, anche se questa può essere resa incerta dal fatto che il giro tra i vari conti in essere presso la DHB riguardanti la Eumit e Ramazzotti (nonché Regis!) venivano movimentati non solo dal conto n. 614 della Simpex, ma anche dall altro conto - sempre della Simpex - con il n Infatti, attraverso quest ultimo conto, la struttura presieduta da Springmann, ma sotto il diretto controllo di Honecker, provvedeva a dividere gli utili Ko- Ko con rimesse speciali - sempre discrezionali e non dichiarabili - alle consociate e, quindi, anche alla Eumit. Questa prassi consolidata è stata messa in luce dalla commissione di inchiesta del Bundestag e confermata da varie indagini svolte indipendentemente da noti quotidiani e Settimanali tedeschi. E ancora da aggiungere che i testi tedesco-orientali sentiti a diverso titolo o citati negli atti, segnatamente il presidente della Metallurgiehandel Sulpiz, il presidente della Simpex Springmann e il direttore generale della DHB Ziesche, oltre a essere stati consiglieri di amministrazione della Eumit - e quindi non nella posizione ideale per riferire sui fatti in indagine secondo criteri di disinteressata obiettività - erano pure funzionari Sed esperti nell arte dei depistaggi, amministrativi e di altro genere. 26 Per di più essi agivano con licenza di falsificare accordata direttamente dal capo della Stasi Mielcke e dal segretario del partito e capo del consiglio di Stato, Honecker. Anche queste cose risultano dagli atti della succitata commissione di inchiesta. Veniamo ora alla vendita reale, raffigurata sempre con le parole del pm Ielo: La richiesta di archiviazione, in ordine all ipotesi di reato in questione, si fonda sulla considerazione del fatto che la somma di , pagata da Gianluigi Regis, transitata sul conto Gabbietta e pervenuta al Pci-Pds attraverso Greganti Primo, è il corrispettivo per la vendita della quota di azioni dell Eumit di cui era titolare il Pci-Pds. Siffatta conclusione è univoca... Se, dunque, le azioni Eumit (20,04%, sic!) sono rimaste nella disponibilità sostanziale del Pci fino al 1990, si deve necessariamente concludere che il pagato da Gianluigi Regis e pervenuto al Pci-Pds nel 1990 attraverso Greganti ha una causale precisa e lecita: pagamento del corrispettivo per la vendita delle azioni Eumit. La vicenda dell acquisto delle azioni Eumit da parte di Regis può essere ricostruita nitidamente alla luce del materiale processuale acquisito. Come si può notare, il pm Ielo tende a evidenziare una consequenzialità logica tra il fatto della vendita fittizia del 1988 e quello della vendita reale del In base a tale consequenzialità egli può necessariamente concludere che il è il corrispettivo per la vendita delle azioni Eumit. Ma qui il filo del suo ragionamento logico si spezza e la sua ricostruzione non è poi così nitida come egli vorrebbe. C è una zona d ombra tra le due vendite che getta dubbi sulla cosiddetta vendita reale. Infatti, questa potrebbe essere del tutto irreale perché mai avvenuta (almeno nei termini descritti dal pm Ielo). Che cosa ci induce a fare tale affermazione? Innanzitutto la questione sulla effettiva consistenza della quota azionaria Eumit di proprietà del Pci-Pds. Sul punto ci sono due differenti versioni: la prima di Botteghe Oscure, secondo la quale tale quota azionaria sarebbe del 20 per cento (questa versione è fatta propria dal pm Ielo); 27 la seconda della commissione d inchiesta del Bundestag che, precisando le quote azionarie di tutti i consoci nella Eumit, afferma che quella di proprietà del Pci-Pds è del 30 per cento. La cosa non è proprio irrilevante, poiché il prezzo d acquisto di una quota azionaria dipende anche dal numero delle azioni che la compongono! Ma la commissione d inchiesta del Bundestag informa pure su un altro fatto, anch esso non secondario. Il 14 novembre 1991 la Metallurgiehandel vende le sue azioni, pari a una quota azionaria del 30,6 per cento (quindi del 10,6 o dello 0,6 superiore a quella del Pci-Pds a seconda si accetti la versione Botteghe Oscure, o quella della commissione d inchiesta del Bundestag), alla Naipe-Investimento e Servicio. Ricavato: DM equivalente, al cambio di allora, a circa L A questo punto viene spontanea la domanda: come mai il Pci-Pds, con la vendita delle sue azioni comunque inferiori a quelle della Metallurgiehandel, è riuscito a farsi pagare dal Regis L , cioè quasi il doppio di quanto ottenuto dai compagni della Sed? Ancora: se la prima vendita fittizia cui si affida il ragionamento logico del pm Ielo per dimostrare la univocità del suo assunto, ha portato a incassare DM (L ), come mai la vendita reale avrebbe portato invece a incassare L ? Alla richiamata omogeneità tra i valori di acquisto della vendita fittizia e di valori restituiti dovrebbe pur corrispondere una altrettanta omogeneità di valore per le stesse azioni che il Regis acquista poi dalla DHB. Perché allora nel primo caso si tratta di L e, nel secondo, di L ? Ci sono forse altri argomenti in possesso del pm Ielo che lo hanno indotto a necessariamente concludere che il pagato da Gianluigi Regis nel 1990 attraverso Greganti ha una causale precisa e lecita: pagamento del corrispettivo per le azioni Eumit?

5 14 CRITICAsociale 11 / 2012 Così parlò Greganti Il magistrato Tiziana Parenti ha avuto, dunque, buon fiuto nell individuare la tortuosa pista rossa che da Berlino Est portava a Botteghe Oscure. Alla prova dei fatti la sua linea è risultata vincente nonostante gli improbabili distinguo del procuratore aggiunto D Ambrosio e la decisione assolutoria del pm Paolo Ielo e del gip Clementina Forleo. Non lo considera vincente, ovviamente, Primo Greganti che da sempre nega un illecito finanziamento al Pci- Pds per il miliardo e 50 milioni transitati sul suo conto Gabbietta. Considerandosi vittima di una vera e propria persecuzione, principalmente da parte del sostituto procuratore Tiziana Parenti che gli ha fatto conoscere l amara esperienza della custodia cautelare, egli vuol dimostrare a tutti la sua innocenza. Pur sapendo di non possedere la profetica saggezza di Zarathustra, ritiene però di possederne a sufficienza per poter comunicare all opinione pubblica la sua verità. Da alla stampa, così, il libro-intervista Parla Greganti a cura di David Grieco, già giornalista de l Unità. A dire il vero, Greganti aveva avuto più volte occasione di ribadire la sua innocenza attraverso i giornali, spesso con tono perentorio e sprezzante. A La Stampa, per esempio, aveva voluto dettare la sua baldanzosa profezia: Scriva: più i giudici alzeranno il tiro contro di me, più la loro sconfitta sarà grande. 28 Ma anche sul Corriere della Sera 29 egli ha voluto inchiodare il suo magistrato antagonista su una strada obbligata: O deve riconoscere che sono innocente, o che non è stata capace di fare il suo lavoro. Questo aut aut, paradossalmente univoco, non lascia scampo. Ma Greganti è proprio convinto di essere innocente? Nella stessa intervista, ignorando le distinzioni del coordinatore del pool di Milano D Ambrosio, egli afferma che nel suo libro risponderà a tutto per dimostrare la sua innocenza e quella del Pci-Pds. In verità, seguendo la sapiente regia del suo intervistatore, egli parla a tutto campo di molte cose e risponde a molte cose. Di Eumit, però, parla piuttosto poco. Riporta ciò che, secondo lui, è bastante a ribadire la sua innocenza e quella del suo partito: A un certo punto, io dico ai magistrati che sul mio conto svizzero è transitato un miliardo del Pci proveniente dalla vendita delle quote di una società mista che aveva sede in Germania Est. Del resto, era una operazione perfettamente legittima. Il partito era comproprietario di questa società, e quando le sue quote sono state cedute, il ricavato è andato, com era giusto, al legittimo proprietario, cioè il partito... Tieni conto che io avevo documentato tutto. Infatti Di Pietro non aveva perso troppo tempo in questa indagine. Poi è arrivata la Parenti. Lei ha rilanciato subito la tesi della tangente e ha detto: Adesso vado in Germania ad approfondire, perché questa è una società di comodo che nasconde traffici loschi, qui c è sicuramente un finanziamento illecito al partito comunista. La Parenti lavora inutilmente per mesi e mesi su questa ipotesi, poi si scopre che in Germania non c è mai andata. A un certo punto, lei lascia la magistratura per buttarsi in politica e tutte le carte passano a un altro pubblico ministero, Paolo Ielo. Fatta una prima verifica, Ielo parte per la Germania. In Germania parla sempre Greganti - Ielo trova le prove che quello che ho detto è vero e archivia il procedimento per finanziamento illecito al partito. 30 Come si è visto, il compagno G. non ha dubbi sulla sua innocenza e su quella del Pci- Pds. A parte il lapsus sulla sede della Eumit, distrattamente localizzata in Germania Est e non a Torino, egli ha documentato esattamente tutto. Se ha dei dubbi, questi riguardano soltanto quanto ha detto la maggior parte degli inquisiti e non quanto ha detto lui stesso: Ho dei dubbi che la maggior parte degli inquisiti che sono stati in galera abbiano detto tutta la verità. In molti casi dubito che abbiano detto la verità e alcuni hanno certo detto cose non vere. Non così Greganti! Ma che Greganti non sia la bocca della verità riteniamo sia stato dimostrato in abbondanza e, quindi, non è il caso di ripetere argomentazioni già svolte. Qui, però, interessa far presente che la sua verità, sempre in sintonia con quella del suo partito, è al di sopra di ogni dubbio fintante non venga dimostrato il contrario. A tal proposito è bene considerare un altro episodio che egli non ha potuto non riferire nel suo libro-testimonianza dal momento che questo era ben noto sia ai magistrati sia all opinione pubblica: l episodio della valigetta con... l altro miliardo: quello legato alla vendita del palazzo di via Serchio di proprietà del Pci. Erano le cinque (o le sei) del mattino Ma lasciamo parlare Greganti, sempre sapientemente accompagnato da Grieco: Nell estate dell 89, mi trovavo sull autostrada e stavo andando verso Roma. Saranno state le cinque, le sei del mattino. Al casello di Prato mi ha fermato la finanza. Io ho detto subito: Andiamo in caserma, la mia macchina trasporta valori, io in mezzo alla strada il cofano non lo apro. E così siamo andati in caserma. Una volta lì, ho aperto la valigetta che conteneva il miliardo, ho dichiarato che si trattava di soldi del partito, ho firmato un verbale e me ne sono andato. - Di Pietro ti ha chiesto di dirgli con maggiore precisione da dove provenivano quei soldi? Sì. E io gli ho spiegato che si trattava degli incassi di alcune Feste dell Unità. - Era la verità? Per essere vero, era vero. 31 I soldi erano effettivamente del partito. Ma provenivano dalla vendita, in nero, di un immobile. - E lui lo sapeva? Sì. Infatti, subito dopo mi fa: Tu menti, Greganti. E io: come fai a dire che mento? So che menti perché, dall altra parte c è Bruno Binasco, il presidente della società di costruzioni Itinera, che dice di averteli dati per l acquisto di un immobile in nero, sito a Roma in via Serchio, di proprietà del partito. - Perché gli avevi mentito? Perché temevo che questa faccenda avrebbe aperto la possibilità di strumentalizzazioni forti contro il partito. 32 Qui sta il punto. Per il compagno G. non c è posto per la verità in sé, ma soltanto per la verità del Pci-Pds a cui il vero militante deve sottostare pena il tradimento. Perciò egli si sente innocente in quanto fedele all unica moralità valida: quella dettata dal suo partito. E questa innocenza che gli fa credere di essere nel giusto e di dire la verità anche quando mente ( per essere vero era vero... ). Per lui è fondamentalmente falso e ingiusto tutto ciò che può danneggiare il Pci- Pds. Perciò egli si rattrista nel pensare al partito che subiva questa strumentalizazione ingiùsta per un caso che non lo riguardava. 33 In verità il caso lo riguardava, eccome! La Eumit diventa Intereutrade Sempre dalla richiesta del pm Ielo si apprende pure che l attività Eumit continua fino al 1990, data in cui si trasforma in Intereutrade Srl. 34 Tale società è in liquidazione dal ed in amministrazione controllata dal Secondo Di Feo, a questo punto il duo Regis-Greganti passa la mano al Gruppo Fornara controllato - vedi caso - da Accornero! 35 Se la cosa non fosse troppo seria si potrebbe dire che qui stiamo assistendo a una esilarante opera buffa. La vendita della quota azionaria del Pci-Pds e di quanto rimane della Eumit - cioè di una impresa fallimentare che, stranamente, riesce ancora ad attirare un gruppo acquirente - continua ad essere giocata in una partita-farsa tra compagni ben affiatati che, a turno, si scambiano il mazzo delle carte. Nel giro di un anno e mezzo il consiglio di amministrazione della Eumit è sconvolto da un avvicendarsi di persone, alcune delle quali rimangono in carica giusto il tempo per dimettersi. Il è la volta di Vergnano e Ramazzotti: il primo lascia la carica di presidente (a Regis) e il secondo quella di consigliere (ma il suo ruolo si era già esaurito nel 1988 con la cosiddetta vendita fittizia della quota azionaria del Pci-Pds alla Deutsche Handelsbank ). Poi tocca alla truppa del maggiore Schalck-Golodkowski. Il si dimettono in massa il vice-presidente Springmann e i consiglieri Ziesche, Ronneberger e Schernikau. Tra i subentranti la KoKo di Berlino Est è ancora rappresentata da Hans-Ulrich Gruber (vice presidente) e da Peter Welzel (consigliere), che però si ritireranno il assieme al loro socio belga Charles (l altoatesina Maria Teresa Thaler, da quasi 20 anni oscura collaboratrice della Sed nella Eumit;, è nominata consigliere e, il , amministratore delegato? Regis, che con la sua costante presenza rappresenta la continuità storica della Eumit, il lascia la presidenza per assumere le funzioni di liquidatore. Sono gli anni dei grandi saldi. Con una azione parallela, anche la KoKo procede in Germania alla liquidazione del suo patrimonio tedesco-orientale a beneficio della Sed-Pds. Questo partito, tra beni immobili e somme depositate presso svariate banche, può così godere di una eredità che si aggira intorno ai 454 milioni di marchi. Tale è la valutazione fatta dalla Zerv che accusa la Pds di operare illegalmente usando denari e beni che dovrebbero essere gestiti dalla Treuhandanstalt, l ente di Stato istituito per privatizzare i beni della ex Rdt. Secondo la Zerv la Pds non solo non ha ottemperato a quanto disposto dal governo della Repubblica federale ma come già riferito - ha pure alterato i bilanci relativi agli anni servendosi dei suoi esperti in falsificazioni contabili. Come si può notare, anche nel suo atto finale - quello della liquidazione dei beni patrimoniali della ex Rdt la KoKo dimostra di saper coordinare, e uniformare, il modus operandi delle sue consociate. Non deve quindi sorprendere se la liquidazione KoKo in Germania richiami, per non pochi aspetti, la liquidazione Eumit in Italia. Infatti, attori e copione sono sempre gli stessi. 36 Eumit, Soficom e Sapri-Broker Dopo la maxi-archiviazione dei magistrati milanesi Ielo e Forleo, del caso Eumit rimane aperta soltanto la questione dei falsi in bilancio. Infatti, il magistrato di Torino Giangiacomo Sandrelli ha ritenuto che ci siano gli estremi per configurare tale reato. Tra questi falsi, però, si nasconde pure una sconcertante verità: la presenza dello Stato italiano. Infatti, sotto la voce credito verso lo Stato è registrata più volte la cifra di oltre un miliardo. Come interpretare questa imbarazzante presenza? Salvo diversa (e convincente) spiegazione soprattutto da parte dell interessato Pci-Pds - che, però, sull argomento continua a tacere 37 - l ipotesi di un ruolo in questa faccenda del Ministero delle Partecipazioni Statali e, più direttamente, del suo direttore generale Sergio Castellari, merita considerazione. Infatti, Castellari era certamente a conoscenza dei traffici internazionali del Pci-Pds. Personaggio di rilievo nella Soficom - la Ko-Ko finanziaria italiana facente capo a questo partito 38 - e nella Sapri-Broker 39 dubbiosa società di import-export nel cui consiglio di amministrazione spiccava il nome del tesoriere Renato Pollini - egli sapeva molte cose sulla Eumit. Per spiegare pure il mistero del miliardo Enimont che Raul Gardini (anch egli, poi, suicida ) avrebbe fatto pervenire al Pci-Pds, sarebbe bene approfondire il tipo di rapporti della Eumit con lo Stato italiano e la causale di questo credito registrato nei suoi bilanci. In particolare, dovrebbe essere chiarito se ci sia stata una implicazione del Ministero delle Partecipazioni Statali in questa oscura vicenda e, contestualmente, che ruolo hanno avuto in essa il suo direttore generale, la Soficom e la Sapri-Broker. Forse ciò contribuirebbe a far chiarezza sullo strano suicidio a Sacrofano di Castellari, la cui morte, in una intricata e oscura storia di traffico d armi e di servizi segreti richiama quella, altrettanto misteriosa, del cristiano-democratico tedesco Uwe Barschel a Ginevra. Considerazioni finali La nostra inchiesta sul Caso Eumit-KoKo è durata circa cinque anni. Essa si è basata su una ricerca e su una verifica di fonti e di testimonianze ritenute certe o altamente attendibili. Non è stato dato peso a indizi ritenuti troppo deboli o a voci rivelatesi di scarsa credibilità. In questo nostro lavoro sono stati di grande aiuto gli atti della commissione di inchiesta del Bundestag, istituita con il preciso compito di fare chiarezza sui traffici commerciali e sui movimenti di capitali della multinazionale rossa KoKo. Questi atti si basano su documenti di prima mano, rilevati dagli archivi del servizio segreto della Repubblica democratica tedesca (Stasi) e, non di rado, convalidati mediante una messa a confronto con documenti già in possesso del servizio segreto della Repubblica federale di Germania (BND). Altro materiale probatorio, utile per la prefigurazione del quadro storico e per la comprensione dello scenario politico in cui operava la Eumit, è stato desunto dagli archivi di giornali e settimanali tedeschi noti per la affidabilità dei loro documenti in custodia, attinti da fonti certe e, comunque, sempre scrupolosamente verificati. Non molto ci è stato offerto al riguardo dalle fonti italiane, vuoi per la (ovvia) ermetica chiusura della parte interessata, vuoi per la (meno ovvia) distratta informazione attuata dalla gran parte della nostra stampa. E da notare, con certo rammarico, che pure giornali autorevoli non si sono dimostrati sufficientemente interessati a chiarire, anche con proprie inchieste, gli oscuri risvolti di questo scottante caso, limitandosi a ripetere, spesso pedissequamente, quanto divulgava il Palazzo. La nostra inchiesta, riportata in sintesi in questo scritto, è pervenuta a una conclusione del tutto diversa da quella del pm Ielo. Oltre a dimostrare che all interno della Eumit si era insediato un vero e proprio apparato della Stasi dedito a perseguire fini commerciali ma anche interessato a svolgere una efficace attività spionistica, essa ha fornito non pochi elementi validi per sostenere che i falsi bilanci della Eumit, contraffatti con l ausilio del personale specializzato facente capo al presidente della Simpex Springmann e al direttore generale della Deutsche Handelsbank Ziesche, nascondevano finanziamenti al Pci-Pds da parte della Sed. Perciò non abbiamo fatto propria la ratio che motiva la richiesta di una maxi-archiviazione del caso Eumit (con la sola eccezione per il reato di falso in bilancio), confutando - principalmente sulla base della documentazione fornita dalla succitata commissione - la versione del miliardo e 50 milioni come corrispettivo della vendita della quota azionaria Eumit di proprietà del Pci-Pds presentata da questo partito e convalidata dal pm Ielo. Che una inchiesta, per così dire, privata arrivi a conclusioni diverse da quella della ma-

6 11 / 2012 CRITICAsociale 15 gistratura inquirente non è poi una cosa sorprendente. Ma nel nostro caso sorprende che la procura di Milano non abbia utilizzato gli atti della commissione d inchiesta del Bundestag per approfondire ulteriormente la propria indagine. Ai tanti interrogativi che riguardano il caso Eumit si deve perciò aggiungere anche il seguente: come mai il pm Ielo, in trasferta nella Repubblica federale di Germania, si è fermato a Berlino per sentire, in qualità di testi, Hans Joachim Springmann e Feodor Ziesche ma non è andato a Bonn per comprovare la validità di tali testimonianze? Le dichiarazioni dei testi a Berlino - persone notoriamente implicate nelle vicende Eumit-Koko anche perché suoi consiglieri d amministrazione - non meritavano forse una ulteriore verifica? E dire che il pool di Mani pulite non ignorava affatto l esistenza dell inchiesta del Bundestag, non fosse altro perché sue importanti risultanze relative al caso Eumit avevano trovato spazio in alcuni giornali italiani. 40 Si è voluto, invece, concludere questo caso in maniera nitida e univoca con una pressoché generale assoluzione, semplicemente perché i fatti non sussistono!. s Nestore Di Meola NOTE 1 All atto della costituzione della Eumit facevano parte dei suoi organi Giuseppe e Mario Casassa (intestatari di una quota azionaria della Refit ), Gianluigi Regis (anch egli intestatario di una quota azionaria di questa società) e Piergiorgio Quaglia per il Pci; la Sed era invece rappresentata direttamente da Werner Schwalm, da Karl Heinz Bröde (Metallurgiehandel) e da Feodor Ziesche, direttore generale della Deutsche Handelsbank (DHB). Non manca una partecipazione al capitale sociale dell Istituto finanziario e commerciale Eclerkia di Valduz (Liechtenstein) e di Roland Charles della Euro Metal Belga. E da notare che Charles e Ziesche continueranno a essere presenti negli organi della Eumit fino al 1991 e Regis fino alla sua liquidazione nel Il 14 settembre 1972 il vice capo del governo Horst Sindermann emanò una importante disposizione in base alla quale tutte le consociate alla KoKo con sede nell Europa occidentale e in quella orienta le ottenevano, in via del tutto eccezionale, uno status speciale che le abilitava a trattare in divisa estera. In base a questa disposizione Schalck-Golodkowski poteva gestire i suoi affari senza essere sotto posto ai fastidiosi controlli governativi. Tra l altro, egli poteva aprire conti per incarico di altre banche (Lorokonten). Nella disposizione di Sindermann si legge quanto segue: I Lorokonten presso la DHB e presso la DABA (Banca per il Commercio con l Estero) non sono soggetti ai normali controlli bancari. Per le transazioni su questi conti è responsabile il vice ministro, compagno Dr. Schalck, che ne assume il controllo. Cfr. Peter Christ/Ralf Neubauer, Kolonie im eigenen Land, Rowholt Berlin (1990). 3 La Metallurgiehandel è pure intestataria di quote azionarie del 50 per cento nelle altre due società miste con sede in Belgio: la Trafer e la Euro Union Metal controllate sempre da Charles. 4 Secondo gli atti della Commissione d inchiesta del Bundestag, istituita per indagare sui traffici delle imprese dirette dalla KoKo e sulla fuga dei capitali da Berlino Est verso l estero, la divisione dei compiti tra Alexander Schalck-Golodkowski e Waltraud Lisowski nel gestire tali imprese è così precisata: Il responsabile per la fondazione, la concezione e Io svolgimento della attività delle cosiddette imprese di partito in Occidente era il dr. Schalck-Golodkowski in quanto capo della Kommerzielle Koordinierung. Il necessario lavoro preparatorio era svolto da Waltraud Lisowski che soleva autodefinirsi il megafono del dr. Schalck-Golodkowski. Infatti, era lei a gestire con ampi poteri le imprese in Occidente, a impostare le loro strategie e a verificarne i risultati. 5 Per la succitata Commissione, la Simpex era un settore del Dipartimento Commerciale (Abteilung Verkehr) del comitato centrale della Sed, mascherato da impresa. 6 Springmann, presidente della Simpex, era inoltre funzionario del Dipartimento Commerciale che, tra i suoi compiti, aveva pure quello di falsificare i documenti dei prodotti da esportare per lo più m paesi soggetti a embargo. 7 Schalck-Golodkowski, secondo quanto risulta dagli atti della Stasi, doveva essere promosso generale già nel Ma poiché in quel periodo egli era in contatto con Franz-Josef Strauss per ottenere un prestito di un miliardo di marchi, Mielke, non avendo interesse a dare troppo risalto all operazione, preferì al momento rimandare la promozione del suo intraprendente ufficiale, pur riconoscendogli già da allora tutti i diritti spettanti a un Generalmajor. 8 Su questi argomenti si confrontino pure i numeri 51/1991, 35/1993 e 16/1994 della rivista Der Spiegel. 9 Cfr. Der Spiegel, 35/ Cfr. Der Spiegel, 43/ La Transmter era una vera e propria centrale di spionaggio. Nel 1981 a questa società di Schalck-Golodkowski riuscì il colpo di ottenere, da un socio d affari dell Occidente, documenti top secret sul l aeroporto militare di Bitburg (Rfg) nonché una completa documentazione su progetti per reattori a pressione idrica. Cfr. Der Spiegel, 43/ Con lettera del 21 settembre 1990 Wolf chiederà poi scusa a Brandt anche per il dolore personale che il caso Giullaume gli aveva causato. In data 10 dicembre 1990 l ex cancelliere farà rispondere al capo della sua segreteria Klaus Lindenberg (ora direttore della Fondazione Friedrich Ebert a Roma), manifestando apprezzamento per le parole da lui rivoltegli (cfr. Der Spiegel, n. 12/1995). 13 Ciò è dimostrato pure dalla contabilità del 1987 che registra - sotto la voce immobilizzi - un attivo, di L riferentesi proprio allo stand allestito in quella fiera. 14 A Torino Accornero aveva fondato il Salone del libro ed era entrato a far parte, tra l altro, della prestigiosa Casa Editrice Einaudi. 15 Il 3 dicembre 1989, a seguito della fuga di Schalck-Golodkowski nella Rfg, il ministro delle finanze Uta Nickel ordinò al direttore generale della Deutsche Handelsbank Feodor Ziesche di bloccare tutti i conti della KoKo. Ma in data 4 dicembre Ziesche eluse le disposizioni del ministro avanzando una serie di eccezioni. Agendo di conseguenza, egli confermò la delega a Waltraud Lisowski a disporre del conto n. 584 (quello relativo alle cosiddette società di partito ), dei Conti Metropol nn , e presso la Bank für Handel und Effekten di Zurigo e la facoltà di disporre, in qualità di amministratore, dei beni gestiti dalla Anstalt Monument a Valduz. Questa delega straordinaria venne a cessare in data 13 dicembre Questa notizia, datata 16 febbraio 1995, è stata ripresa dalla Bams Ullstein Documentation. 17 Più del 95 per cento dei 130 mila iscritti alla Fds provengono dalle file della vecchia Sed. 18 Da quanto si evince dagli atti della commissione d inchiesta del Bundestag, la Kommerzielle Koordinierung, a seguito di una disposizione del ministro delle finanze Uta Nickel e di una specifica richiesta del procuratore generale Gunter Wendland, nel dicembre 1989 fu sottoposta a esame non soltanto da parte del gruppo di controllo valute ma pure da Jurgen Niesen, incaricato speciale del ministro. La relazione presentata da Niesen (Niesen-Protokoll) fu redatta d intesa con Waltraud Lisowski. Questa relazione fu approvata, senza un approfondito esame, dal ministro Nickel, dal nuovo capo del partito Sed-Pds Gregor Gisy e dal presidente del consiglio dei ministri Hans Modrow. E di particolare interesse il fatto che il protocollo finale, redatto a seguito di emendamenti apportati al testo durante una riunione del 7 febbraio 1990, contempla considerazioni di merito avanzate da Gisy e dall amministratore della Pds, Wolfgang Pohl, circa ulteriori procedure riguardanti le proprietà immobiliari del partito, le rispettive Holdings in Svizzera, le società miste in Europa (compresa la Eumit ) con particolare riguardo alla Simpex. Infatti, il governo Modrow aveva tutti gli interessi ad adottare opportuni provvedimenti atti a preservare i beni della Pds proprio alla vigilia delle prime elezioni libere nella Rdt (18 marzo 1990) e, soprattutto, prima della riunificazione tedesca (3 ottobre 1990). 19 L attività della Eumit era, per così dire, onnicomprensiva. Ciò è specificato pure nella definizione del suo oggetto sociale, riportato nella richiesta di archiviazione del pm Paolo Ielo, che così recita: l acquisto e la vendita e la rappresentanza sia in Italia che all estero, in conto proprio che per conto terzi, per qualunque tipo merceologico di prodotto, nessuno escluso. 20 Nello stesso anno il Pci ha ricevuto, tramite la Eumit, un finanziamento di un milione di marchi da parte di Berlino Est. Pure questa operazione non è stata riportata in bilancio, ma è annotata nei documenti della KoKo in possesso della commissione di inchiesta del Bundestag. 21 La Sofinet è una controllata della Soficom, la nota finanziaria del Pci-Pds. 22 Le sottolineature sono mie. 23 Giorgio Desideri è persona di rilievo nel giro finanziario del Pci-Pds. Egli è stato sentito dal pm Carlo Nordio che indaga sui finanziamenti a questo partito da parte delle cooperative rosse. In questo filone di indagine riemerge il ruolo della Soficom (di cui la Sofined è una controllata) e i suoi collegamenti con società finanziarie del Liechtenstein. Se la Handelsanstalt Eclarkia appare nell indagine sulla Eumit condotta dal pm Paolo Ielo, la Panhandel - sempre di Valduz - è presente nell indagine sulle cooperative rosse condotta dal pm Carlo Nordio. Secondo quanto dichiara Desideri, la Soficom ha incorporato la società Panhandel dopo il cambiamento della sua denominazione in Immobiliare terza. Questa società immobiliare si trova ora sotto il mirino del pm Nordio e dei magistrati romani in quanto da essa sarebbero partiti grossi finanziamenti al Pci-Pds. Del resto, lo stretto rapporto d affari tra il Pci e la Lega delle cooperative mediante comuni società finanziarie era emerso pure all atto della costituzione della Eumit. Infatti, l apertura di questa società di Torino, facente capo alla KoKo, aveva suggerito il passaggio di proprietà della Restital dal Pci alla Lega delle cooperative, fermo restando la supervisione da parte della tedesco orientale Transinter, anch essa della KoKo. 24 Rappresentante del comitato centrale, sezione commercio. 25 La tabella riprodotta nella richiesta di archiviazione del pm Ielo, che illustra il meccanismo di restituzione del prestito di lire in marchi, riporta il n. di conto della Eumit (645) con gli importi in partenza e relative date (DM in data e DM in data ); il n. di conto di Ramazzotti (770) senza le date di transito, e le date di arrivo ( e ) su un conto Simpex stranamente non precisato in spazio lasciato in bianco. Non è perciò chiaro se si tratti del n. 614, come indicato nel contesto, oppure del n E da tener presente, infatti, che per disposizione del responsabile dell economia nel comitato centrale della Sed, Gunther Mittag, dal 1983 gli utili della KoKo destinati alla Simpex e da questa (in parte) trasferiti alle varie consociate, erano regolati per lo più mediante il suo n. di conto 584 e non mediante il 614. Ma anche il conto n. 628 (noto nell ambiente come il conto Honecker ) serviva alla bisogna. Secondo una dichiarazione fatta dalla Lisowski davanti alla procura generale di Stato presso il tribunale di Berlino i proventi delle cosiddette società miste (Euro- Union Metal Francia S.A., Euro-Union Metal Belga, Trafer, Charlemetal S.A., Eumit Spa e Imog B.V.), a seguito della collocazione di questi gruppi societari alla diretta dipendenza della Kommerzielle Koordinienmg, nel 1983 furono di regola trasferiti sul conto 628. Circa il meccanismo di restituzione del suddetto prestito forse non è del tutto superfluo notare che il conto 770 intestato a Ramazzotti era stato classificato dalla DHB immediatamente dopo il numero di conto 769 intestato a Schalck-Golodkowski. Da questo conto speciale la segretaria Ilona Oppenhehimer (nome in codice Manja Lehmann ) prelevava le somme da consegnare ai vari corrieri del denaro. 26 Ai tempi in cui i movimenti artefici della rivoluzione morbida richiesero un intervento della magistratura affinchè procedesse contro i compagni della KoKo per abuso di ufficio, corruzione e arricchimento personale, il presidente della Simpex Hans Joachim Springmann, il direttore generale della DHB Feodor Ziesche (dal 1954 agente della Stasi con il nome in codice Halka ) e Waltraud Lisowski, detta il megafono di Schalck-Golodkowski (che nel frattempo si era rifugiato nella Rfg), furono protetti dal presidente del consiglio dei ministri, Hans Modrow che, con una ordinanza del 3 dicembre 1989, impose il segreto di Stato sugli atti riguardanti la KoKo e, più specificamente, la Simpex. 27 Nel suo provvedimento, sul punto relativo alla quota azionaria Eumit del Pci-Pds, una volta è precisato che questa è del 20 per cento e, un altra, del 20,04 per cento. 28 La Stampa, 21 ottobre Intervista di Marisa Fumagalli, Corriere della Sera dell David Grieco, Parla Greganti; Bompiani, Milano 1995, p La sottolineatura è mia. 32 Op. cit, pp Op. cit., p Si presume che tale anno non sia esatto poiché in seguito si afferma che la Eumit si trasforma in Intereurotrade Srl in data Cfr. Corriere della Sera del 13 novembre Ciò è comprovato dal ruolo della Lisowski, attualmente sotto accusa anche per aver venduto sotto costo i beni della KoKo in qualità di responsabile dell ente di Stato (Rdt) incaricato della loro liquidazione. Infatti, beneficiari di queste svendite furono principalmente i collaboratori della KoKo (anche quelli residenti all estero) e i funzionari del partito comunista tedesco della Repubblica federale (Dkp). Secondo la commissione d inchiesta del Bundestag questa attività venne da lei largamente e autonomamente gestita fino al 15 gennaio 1991, data in cui fu istituito il settore speciale della Treuhandanstalt competente per i beni della KoKo. 37 Cfr. la citata intervista su L Opinione. 38 Cfr. il citato articolo di Gian Luca Di Feo. 39 Cfr. gli articoli di Maurizio Tortorella su Panorama del 4 giugno e del 9 settembre Cfr. in particolare l intervista di Giancarlo Lehner a Nestore Di Meola su L Opinione del 22 marzo 1994 e miei articoli pubblicati su L Indipendente del 15 marzo 1994 e su L Opinione del 15 novembre 1994.

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