INTRODUZIONE 4 METODOLOGIA 5 NORMATIVA NAZIONALE 6 LA MICROFINANZA NELL A COOPERAZIONE DECEN TRATA DEGLI ENTI LOC ALI: 9 CONCLUSIONE 21 ALLEGATI 23

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2 Fondazione Culturale Responsabilità Etica, sede legale Via Nazario Sauro 15, Padova sede operativa Via Niccolò Tommaseo 7, Padova tel fax sito Pubblicazione realizzata dalla Fondazione Culturale Responsabilità Etica all interno del progetto SAVE FOR GOOD: MOBILIZING EUROPEAN ACTORS TO BUILD GLOBAL INCLUSIVE FINANCIAL SE CTORS IN DEVELOPING COUNTRIES ONG-ED/2007/ Ref. 106, Finanziato dalla Commissione Europea Ufficio di Cooperazione EuropAid. Il presente lavoro è un analisi su come gli Enti Locali Italiani possono attivarsi e sostenere la microfinanza nei paes i del Sud del Mondo, a partire dagli strumenti legislativi e case histories di successo. - STUDIO DI FATTIBILITÀ PER GLI ENTI LOCALI E LE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI NEL CONTESTO ITALIANO : STRUMENTI E PRASSI PE R SOSTENERE LA MICROFINANZA NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO a cura di Stefania Fanari e Simone Siliani. Terminato il 20 marzo Desideriamo ringraziare per la collaborazione: gli Enti Locali che hanno partecipato alla ricerca; le Ong Cisv, Cvm, Soleterre, Moxa, Manitese, Cospe. Ringraziamo inoltre Ace l Torino, il Fondo Provinciale Milanese, la Fondazione R. San Miniato, Teresa Masciopinto (Banca Popolare Etica), Roberto Sedda (Università di Cagliari), Chiara Benvegnù (Etimos), il Crenos, Riccardo Troisi, Piera Moscato e l Avv. Patrizia Fanari per la pr eziosa consulenza. Un ringraziamento particolare va alla Dott.ssa Flavia Donati, ufficio cooperazione Regione Toscana. Progetto grafico: Irene Palmisano, Editing: Alberto Borin Questo documento è stato realizzato con il contributo finanziario dell Unione Europea; la responsabilità del contenuto di questo documento è da imputare unicamente alla Fondazione Culturale Responsabilità Etica e non riflette in alcun modo le opinioni ufficiali della Commissione Europea EuropeAid. 2

3 SOMMARIO INTRODUZIONE 4 METODOLOGIA 5 NORMATIVA NAZIONALE 6 LA MICROFINANZA NELL A COOPERAZIONE DECEN TRATA DEGLI ENTI LOC ALI: 9 CONCLUSIONE 21 ALLEGATI 23 A. NORMATIVE REGIONALI REGIONE ABRUZZO REGIONE BASILICATA REGIONE EMILIA ROMAGNA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA REGIONE LAZIO REGIONE LIGURIA REGIONE LOMBARDIA REGIO NE MOLISE: 72 9.REGIONE PIEMONTE: REGIONE PUGLIA: REGIONE SARDEGNA: REGIONE TOSCANA: REGIONE TRENITINO ALTO ADIGE REGIONE UMBRIA REGIONE VENETO 117 B. QUESTIONARIO REGIONI 128 C. REFERENTI ENTI LOCALI 129 3

4 Introduzione Negli ultimi anni la cooperazione decentrata è diventata un importante strumento di attuazione nell ambito della cooperazione allo sviluppo, acquisend o un interesse riconosciuto in ambito internazionale. Nello specifico con la definizione di cooperazione decentrata si intende l azione di cooperazione allo sviluppo svolta dalle Autonomie Locali (Regioni, Province, Comuni), singolarmente o in consorzio fr a loro, attraverso il concorso delle risorse della società civile organizzata presente sul territorio di relativa competenza amministrativa (università, sindacati, Asl, piccole e medie imprese, imprese sociali). Questa azione di cooperazione deve realizza rsi attraverso una sorta di partenariato con un ente omologo del Sud del mondo; in altri termini, due enti locali (uno al Nord e uno al Sud del mondo) concertano tra loro per la definizione e la realizzazione di un progetto di sviluppo locale. Si tratta di una forma di cooperazione che mira al coinvolgimento della società civile, tanto quella del Nord quanto quella del Sud, nelle fasi di ideazione, progettazione ed esecuzione dei progetti di sviluppo. L obiettivo generale di questa tipologia d intervento è la riduzione della povertà nei Paesi in via di sviluppo, secondo un approccio pensato a partire dalle esigenze locali e progettato attraverso un integrazione di competenze. Il riconoscimento delle attitudini proprie dei soggetti locali (piccole e medie imp rese, imprese sociali, sindacati, università ) e l invito a coinvolgerle nel processo di cooperazione rappresenta l elemento qualificante di questa modalità d intervento. Dato il ruolo centrale assunto dalla cooperazione decentrata nell indirizzare le line e guida per cooperazione, risulta particolarmente significativo analizzare quali siano le relazioni che si sono stabilite fra questa e gli strumenti di finanza etica, principalmente il microcredito come promotore di uno sviluppo endogeno e sostenibile. Negli ultimi trent anni, la diffusione della microfinanza in varie parti del mondo ha portato ad una vera e propria rivoluzione nel modo di operare della finanza tradizionale: le innovazioni della micro finanza e della finanza etica hanno aperto le porte ad i ntere popolazioni fino a quel momento escluse dall accesso ai servizi finanziari. In ogni Paese è presente una domanda per servizi finanziari non soddisfatta dai circuiti della finanza formale, composta non solo dai cosiddetti ultra poveri considerati economicamente non attivi, ma anche piccoli 4

5 imprenditori che contribuiscono a creare occupazione e produrre reddito nelle relative comunità di appartenenza. Il successo della microfinanza è riuscito a spezzare la rigidità della finanza tradizionale ed il c rescente numero di poveri che riesce a raggiungere ha fatto si che la finanza etica e la microfinanza siano oggi considerate fra gli strumenti di maggiore impatto nelle politiche di cancellazione della povertà a livello globale, ad esempio per il raggiungimento dei Millennium Developmente Goals. L obbiettivo di quest a analisi è stato proprio quello di investigare il modo in cui gli Enti Locali possono supportare gli attori della finanza etica e della microfinanza attraverso le loro attività di cooperazione decentrata, fornendo un quadro esauriente di quelle che sono state le esperienze fino a questo momento. Tuttavia, mentre il quadro normativo analizzato non fa emergere alcuno ostacolo di tipo legale o burocratico che impedisca un impegno di Regioni, Pro vince o Comuni in questo senso, l interesse registrato negli ultimi anni risulta essere ampiamente insoddisfacente; basti pensare che a livello regionale pochissime Regioni possono ritenersi effettivamente attive nel sostegno a realtà microfinanziarie con un forte impegno pluriennale. In alcuni casi questo potrebbe riflettere una situazione di crisi generalizzata per quanto riguarda le attività di cooperazione a livello nazionale, in altri casi si è palesato un totale disinteresse e una forte disinformazione sulle potenzialità e sulla molteplicità di forme che tale strumento può assumere. Bisogna sottolineare che tali informazioni potrebbero comunque essere in parte falsate dall impossibilità di raggiungere tutti gli Enti Locali Nazionali, a causa anche dei ritardi provocati dalle differenti denominazioni presenti in ogni Regione e dalla totale assenza di coordinamento a livello Regionale. Sono comunque presenti alcune esperienze significative ai fini della ricerca, utili soprattutto quali buone pratiche da segnalare nella campagna di advocacy successiva. Metodologia Nel rispetto del piano di lavoro presentato dalla FCRE, la prima fase progettuale prevedeva il reperimento delle normative generali inerenti il riparto di competenze fra i diversi livelli istituzionali della Repubblica nonché normative speciali (come cooperazione internazionale e finanza), dei vari attori istituzionali. Questa analisi è stata svolta principalmente dal Desk con 5

6 il supporto di esperti giuridici e accompagnata da interviste telefon iche nel caso di dati parziali o mancanti. Per l individuazione e l analisi delle attività svolte dai singoli Enti si è proceduto principalmente attraverso interviste telefoniche precedute dall invio di una e -mail informativa sul progetto Save for Good e sulle informazioni richieste. Nel caso specifico delle Regioni e delle Province Autonome di Trento e Bolzano, è stato predisposto un breve questionario 1 (5 domande) da compilare con scadenza a tre settimane in modo da facilitare il reperimento delle informazioni, minimizzando il dispendio di tempo da parte degli Enti. Vista la scarsa disponibilità da parte degli stessi, l e -mail informativa con richiesta dei dati è stata inviata anche a circa un 120 Ong nazionali attive in ambito di cooperazione allo sviluppo. Normativa Nazionale Il primo fondamentale strumento normativo da prendere in considerazione nell esaminare le normative di riferimento nell attività di cooperazione internazionale degli Enti Locali, è l art.117 della Costituzione (parte II, ti tolo V), il quale esplicita i limiti della potestà legislativa delle Regioni in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato. L art.117 è stato modificato dalla legge costituzionale n.3/2001 la quale attribuisce all e Regioni la facoltà di adottare proprie leggi in materia delle relazioni internazionali e con l Unione Europea, e conseguentemente il potere di concludere accordi con Stati terzi, nonché intese con enti territoriali interni ad altri Stati nelle materie di loro competenza. Conseguentemente a tale modifica le competenze stesse delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano in merito a rapporti di cooperazione internazionale sono state ampliate. Ogni normativa regionale in questo ambito fa comunque ancora riferimento alla necessaria compatibilità rispetto a tale norma costituzionale nonché rispetto alla normativa nazionale, ossia la legge n.47 del 1987 che disciplina la cooperazione dell Italia con i PVS. In seguito alla produzione normativa naz ionale, dal 1989 in poi è seguita la produzione di leggi regionali ad hoc che regolino la cooperazione internazionale degli enti locali (Regioni, 1 Presente in allegato. 6

7 province, comuni) nei termini di cooperazione decentrata diretta o delegata ad attori della cooperazione prese nti sempre sul proprio territorio. Attualmente la produzione normativa regionale in questa materia è presente in 19 regioni e nelle Province autonome di Trento e Bolzano, nella Regione Sicilia al momento risulta unicamente presente una proposta di legge ri salente all anno Elenco delle normative regionali sulla Cooperazione Internazionale: ENTE LOCALE ANNO L.R. NORMATIVA Regione Toscana 1999 L.R.n.17 Regione Sardegna 1996 L.R.n.19 Regione Lazio 2000 L.R.n.19 Regione Abruzzo 1995 L.R.n.63 Regione Umbria 1999 L.R.n.26 Regione Marche 2002 L.R.n.9/ L.R.n.24 18/12/2003 Regione Emilia Romagna 2002 L.R.n.12 Regione Veneto 1999 L.R.n.55 Regione Lombardia 1989 L.R.n.20 Regione Liguria 1998 L.R.n.28 Regione Piemonte 1995 L.R.n.67 Regione Friuli Venezia Giulia 2000 L.R.n.19 Regione Calabria 2007 L.R.n.4 Regione Sicilia 2004 PROPOSTA L.R.28settembre Regione Puglia 2003 L.R.n.20 Regione Valle d'aosta 1990 L.R.n.44 Regione Basilicata 1996 L.R.n.26 Regione Molise 2005 L.R.n.29 Regione Trentino Alto Adige 1993 L.R.n. 11 Provincia Autonoma di Trento 2005 L.P.n.4 Provincia Autonoma di Bolzano 1991 L.P.n.5 7

8 In solo sei delle venti Regioni la normativa in questione fa esplicitamente riferimento all impiego di strumenti di finanza etica o al microcredito come strumento di cooperazione internazionale allo sviluppo per gli Enti Locali. Nel caso della Regione Automa della Sardegna, gli strumenti di finanza etica non sono direttamente menzionati dalla legge n.19/96 bensì nelle Linee Guida per la cooperazione regionale allo sviluppo del 2004, sebbene i settori prioritari risultino essere differenti. La legge n.55/99 della Regione Veneto fa invece preciso riferimento ad iniziative di carattere finanziario avvalendosi del supporto di Banca Etica. Nella normativa regionale di Puglia, Liguria e Friuli Venezia Giulia si fa invece esplicito riferimento al microcredito come strumento a disposizione degli attori della cooperazione decentrata. Nel caso della regione Lombardia si fa invece richiamo a ini ziative di carattere finanziario atte al conseguimento delle finalità 2, un riferimento generico che può essere ricondotto comunque all utilizzo di strumenti di finanza etica, soprattutto tenendo conto che la normativa in questione (una delle prime a liv ello nazionale) risale al 1989 quando tali pratiche non erano ancora molto diffuse in Europa. Il fatto che la maggior parte della produzione normativa non faccia esplicito riferimento alle categorie oggetto di studio non ne esclude comunque completamente l a fattibilità: tutte le normative regionali pongono ad esempio fra gli obiettivi prioritari il perseguimento dei Millennium Development Goals così come l empowerment femminile in un ottica di parità di genere, o ancora, all emancipazione della cooperazion e allo sviluppo dalla logica dell aiuto. Le categorie menzionate sono presenti in diverse dichiarazioni di importanti Istituzioni Internazionali come fine da perseguire per mezzo anche di strumenti microfinanziari e possono dunque ritenersi una ovvia evol uzione della materia stessa. Per il rispetto delle tempistiche previste non è tuttavia possibile tenere conto dell evoluzione delle priorità presenti nei documenti di programmazione triennale per ogni singola Regione o Ente Locale, ma è probabile che, come nel caso della Regione Sardegna, siano presenti altri casi di un successivo avvicinamento alla materia ed una valorizzazione del ruolo della FE. Gli unici casi singolari risultano essere quelli delle Regioni Sicilia e Trentino Alto Adige: nel primo caso è tuttora assente una normativa regionale in materia di cooperazione, mentre nel caso del Trentino la Regione svolge unicamente un ruolo di coordinamento e di incentivo rispetto alla normativa e all attività delle Province Autonome di Trento e Bolzano. 2 Normativa presente in allegato. 8

9 La Microfinanza nella Cooperazione Decentrata degli Enti Locali: Solamente nove Regioni su venti hanno risposto direttamente fornendo tutte le informazioni necessarie ai fini dell indagine, mentre in altri casi le informazioni sono state ottenute indirettamente attraverso interviste telefoniche a soggetti coinvolti nel processo di cooperazione decentrata delle singole realtà territoriali. Per quanto riguarda invece le Regioni Lazio, Abruzzo, Umbria, Campania, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicili a, non è stato possibile nell arco temporale a disposizione reperire informazioni dettagliate in merito alle proprie attività di cooperazione decentrata. Nel caso della Sicilia tuttavia, tenuto conto che ancora non è stata approvata una normativa regionale in materia si può ipotizzare che verosimilmente non esistano ancora esperienze significative in ambito di cooperazione decentrata. Dati forniti dagli Enti Locali per via diretta o indiretta : Informazioni raccolte per Informazioni raccolte per Informazioni non raggiunte per mezzo del Questionario via Indiretta via diretta che indiretta Regione Toscana Regione Sardegna Regione Lazio Regione Liguria Regione Piemonte Regione Campania Regione Trentino Alto Adige Regione Marche Regione Calabria Regione Valle d'aosta Regione Basilicata Regione Friuli Venezia Giulia Regione Abruzzo Regione Lombardia Regione Sicilia Regione Veneto Regione Molise Regione Emilia Romagna Regione Umbria Regione Puglia 9

10 Reperimento dati sulla cooperazione decentrata delle Regioni Italiane 45% Informazioni disponibili 55% Informzioni non disponibili La Regione Toscana è l unico Ente Locale che ha risposto affermativamente a tutti i quesiti posti, confermando un ruolo di primo piano fra gli attori della cooperazione decentrata italiana. L attività di cooperazione mediante lo strumento della microfinanza è esplicitamente enunciato dalla normativa regionale nel piano quinquennale , così come nel precedente. All attività di microcredito è dunque stata data esplicita priorità, tanto che dal 2001 è presente un accordo di partenariato fra la Regione Toscana ed il Consorzio Etimos approvato dalla delibera n. 279 del 28 dicembre I primi beneficiari di questa collaborazione sono stati: Albania, Serbia, Argentina (post crisi finanziaria) e Palestina, dei quali, i primi tre progetti sono già stati conclusi. La Regione ha poi approvato con risoluzione del Consiglio Regionale n. 13 del 19 luglio 2006 il nuovo Piano Regionale per la cooperazione internazionale (L.R. 17/99) per il periodo La Regione Toscana, decisi gli ambiti d intervento prioritari, ha elaborato alcuni obiettivi specifici con la prefigurazione dei relativi scenari di sviluppo. Con riferimento alla specificità del settore d intervento e della metodologia operativa, il Consorzio Etimos, ha potuto realizzare la sua collaborazione con l a Regione al fine di «rafforzare una politica di cooperazione internazionale anche attenta a nuovi settori di attività: quali l alimentazione, il turismo sostenibile, la produzione di qualità e le conoscenze tradizionali, il commercio equo e solidale, la finanza etica». Proprio in questo ambito è nata la collaborazione tra Regione 10

11 Toscana e Consorzio Etimos, che ha portato il 3 agosto 2006 alla firma della Convenzione «per la realizzazione dei progetti di Finanza etica e sviluppo locale nelle aree della cooperazione internazionale individuate dal Piano regionale della cooperazione internazionale e delle attività di partenariato» 3. L interesse della Regione Toscana per il microcredito, e in maniera più ampia per la microfinanza, trova ampia esplicazione nello stesso Piano regionale, nel quale «si riconosce allo strumento del microcredito la capacità di sviluppare e valorizzare le potenzialità e le capacità umane locali, la sostituzione della donazione con il credito e la promozione della partecipazione delle comunità locali ai processi di sviluppo e rafforzamento della coesione sociale» 4. La prima delibera inerente l ultima Convenzione tra Regione Toscana e Consorzio Etimos ha avuto come oggetto il finanziamento ad Etimos per il supporto alla real izzazione dei progetti Senegal: finanza per lo sviluppo e Sviluppo rurale integrato basato sul ruolo delle donne contadine e sui processi di organizzazione locale ed istituzionale in Palestina. Il progetto in Senegal ha portato ad una conoscenza approf ondita del settore della microfinanza senegalese, rilevandone anche i principali punti di debolezza. Infatti, a causa delle problematicità legate alla moneta locale (il franco Cfa), si è pianificata l elaborazione e la costituzione di un fondo di garanzia per il rischio di cambio, per permettere ad Etimos di concedere finanziamenti in valuta locale ad istituzioni di microfinanza individuate e opportunamente selezionate. Il progetto finanziato in Palestina prevedeva invece il sostegno ad un istituzione di microfinanza locale, con l obiettivo che la stessa potesse gestire tutte le attività di microcredito e di microfinanza avviate dall Ong palestinese Parc (Palestinian Agriculture Relief Committees), con maggiore specializzazione e professionalizzazione. Il continuo aggravarsi della situazione politica palestinese ha fatto si che venisse inoltre deliberato nel 2007 un ulteriore finanziamento a supporto di due progetti di attivazione di strumenti finanziari per sostenere l accesso al credito delle cooperative d i produzione palestinesi esportatrici di prodotti agroalimentari tradizionali (Med -Cooperation)» e 3 Bertagna G., Cera A., Damato G., Il Microcredito come st rumento di sviluppo. I progetti cofinanziati dalla Regione Toscana e finanziati in partenariato di Etimos, Quaderni di Finanaza per lo Sviluppo, n.4, Bertagna G., Cera A., Damato G.,

12 «Affiancamento alla Ong palestinese Parc per la costituzione dell istituzione di microfinanza Reef (Rural Economic Empowerment Foundation)» 5. Dopo l ultima missione realizzata in Palestina (nel novembre 2008), e sulla base delle esigenze locali, si sta valutando la possibilità di concedere una linea di finanziamento al Reef, per poter rispondere alle tante domande di credito che continuano a pervenirgli. Allo stesso tempo, i partner stanno analizzando, sempre in collaborazione con il Reef, l introduzione di ulteriori prodotti finanziari che l organizzazione potrà offrire a cooperative di produttori locali, comprese quelle potenzialmente identificate dal progett o Med-Cooperation. Il successo e l efficienza delle attività svolte nel settore microfinanziario palestinese hanno fatto si che la Regione fosse fortemente motivata a mantenere il suo imp egno in questa area, non solo, ma uno dei partner principali sia di Etimos che della Regione Toscana, Banca Popolare Etica, è fortemente intenzionata ad estendere la propria attività di sostegno alla microfinanza nei Territori Palestinesi. Infine, con una delibera del 2008 la Regione Toscana ha deciso di proseguire il suo intervento, in collaborazione con Etimos, sul territorio africano, estendendo il raggio d azione dal Senegal anche al Burkina Faso e alla Costa d Avorio, in particolare per quanto concerne il settore della produzione locale, attraverso il progetto di «Acc ompagnamento tecnico alla Mutuelle d épargne et crédit de la Confesen (Senegal) ed elaborazione di strumenti finanziari per il sostegno delle principali filiere agricole dell Africa Occidentale». Nonostante il quadro fortemente positivo che emerge dall att ività di sostegno a piccole istituzioni microfinanziarie, non è stato evidenziato alcun coordinamento con gli altri Enti Locali del territorio, tanto che né il Comune di Firenze, né la Provincia di Firenze hanno seguito le stesse linee guide esposte preced entemente. Nonostante anche questi due Enti siano certamente degni di nota per il loro impegno a favore della cooperazione verso il Sud del Mondo, lo strumento della Finanza Etica e quindi della Microfinanza non sono ancora stai presi in considerazione non ostante l assenza di effettivi impedimenti normativi. Un inversione di questo processo potrebbe essere intravisto nell impegno di collaborazione posto dalla Provincia di Pisa come Partner della Regione Toscana stessa nelle aree di Betlemme e Gerusalemme s empre nel settore oggetti di questa ricerca. Tuttavia, da parte dello stesso Ente Provinciale è stata espresso un ampio malcontento rispetto all assenza di coordinamento e al parziale raggiungimento delle effettive esigenze dei beneficiari della 5 Bertagna G., Cera A., Damato G.,

13 cooperazione decentrata, troppo spesso utilizzata come strumento di visibilità politica a discapito di un miglioramento delle competenze necessarie. Nella stessa Regione sono stati contattati il Comune di Pisa, la Provincia e il Comune di Siena, ma non si segnalan o esperienze significative. L esigenza di maggiore coordinamento espressa dagli attori toscani e non solo, potrebbe trovare invece un esempio significativo nelle strutture di cooperazione decentrata della Regione Piemonte. Le strutture di riferimento sono principalmente due: Agorà Piemonte per quanto concerne le attività di cooperazione decentrata della Regione, mentre ACEL (Agenzia per la Cooperazione degli Enti Locali) si occupa della cooperazione decentrata degli Enti Locali Piemontesi esclusa la Region e. ACEL si è costituita il 24 febbraio 2004 su iniziativa di Provincia di Torino, Comune di Torino e 35 Comuni della provincia organizzati nel Co.Co.Pa. (C oordinamento Comuni per la Pace ). L Agenzia agevola le relazioni internazionali degli Enti associati valorizzandone le competenze nei programmi di cooperazione decentrata. I temi di lavoro prioritari dell Agenzia vanno dal rafforzamento istituzionale e assistenza tecnica per il trasferimento delle capacità di governo locale, all e -governance e informatizz azione al servizio degli Enti Locali e dei cittadini, nonché networking degli Enti locali e delle loro società civili nell'attuazione dei progetti di cooperazione. I partner locali principali dell Agenzia sono gli Enti Locali e le Regioni così come gli en ti strumentali di servizio pubblico, l Università e il Politecnico. Fra gli obiettivi fissati dallo Statuto risulta centrale il supporto alle attività di promozione delle relazioni e degli accordi di partenariato tra gli enti aderenti e le amministrazioni locali di altri Paesi, in particolare di quelli in via di sviluppo ed emergenti. Figurano anche la messa a punto di progetti di cooperazione che, in ordine alle competenze degli enti aderenti, favoriscano il rafforzamento istituzionale degli enti locali e delle amministrazioni decentrate partner, nonché il parternariato pubblico -privato nelle azioni di supporto allo sviluppo locale ed il reperimento a livello locale, nazionale, europeo e internazionale le risorse necessarie alla realizzazione di progetti di cooperazione nei settori sopra indicati. L Agenzia è impegnata in varie aree geografiche, con priorità conferita alla Regione del Sahel e nonostante lo strumento della finanza etica non rientri direttamente fra le loro priorità tematiche e maggiori ambiti di competenze, dal 2006 è in atto un progetto di sviluppo comprendente il ricorso al microcredito, in Senegal nella Regione di Louga. Il progetto, che 13

14 vede come capofila la Provincia di Torino, intende appoggiare la creazione d impresa, in particolare femminile, nella regione di Louga per contribuire alla sicurezza alimentare dei nuclei familiari. L azione si prefigge dunque di aumentare le attività generatrici di reddito, in particolare femminili e di trasformazione di prodotti agricoli, e di migliora re la capacità delle Istituzioni Locali nei servizi di appoggio all impresa. Rispetto alla relazione tra il territorio Piemontese e quello oggetto dell intervento si prefigge di rafforzare le relazioni d impresa tra la comunità senegalese di Torino e le zo ne di origine. Le azioni previste ai fini progettuali conferiscono un ruolo prioritario all attività di microcredito, oltre che alla formazione e al rafforzamento istituzionale attraverso l attività dei diversi partners operativi: CISV, CNA di Torino, Ass ociazioni di Senegalesi in Provincia di Torino, Associazioni locali, Camera dei Mestieri, Camera di Commercio, ARD -Agenzia di Sviluppo Regionale, CEFAM-Centro Formazione Professionale. Il progetto ha una durata di 12 mesi per un totale di , finanziati da Regione Piemonte, Provincia di Torino, Regione di Louga, CNA, CISV. Il CISV, in particolare, interviene da diversi anni nella regione e nel corso del tempo l azione di questa Ong si é concretizzata sia attraverso la promozione di attività generatri ci di reddito a favore delle donne, sia attraverso progetti di microfinanza, prima con il sostegno ad alcune piccole casse di villaggio della zona e poi attraverso l appoggio alla Rete creata da queste medesime, denominata Union Takku Liggeey (UTL). A part ire dal 2006, il CISV ha appoggiato un processo di messa in rete a livello regionale che ha permesso la creazione di un Unione Finanziaria Mutualista (UFM) che é subentrata all UTL. La creazione dell UFM é stata promossa anche dal CRCR (partner del proget to) per facilitare il dialogo tra organizzazioni di produttori (che sono spesso gruppi di donne) e le casse dell Unione che si occupano del finanziamento delle attività legate alla produzione agricola. Favorire il dialogo attraverso formazioni e seminari d i discussione sui temi del finanziamento agricolo rinforza le potenzialità che questa collaborazione possiede, in vista del miglioramento della sicurezza alimentare della località. Fra le attività da segnalare rientra certamente l attività di monitoraggio e supporto istituzionale svolta dal CISV: il monitoraggio mensile e il controllo del funzionamento delle casse presso l Istituto di Tutela del Ministero delle Finanze Senegalese è stato realizzato dal personale dell UTL con la supervisione di un tecnico d el CISV. Le missioni di monitoraggio degli agenti 14

15 avevano l obiettivo di validare le informazioni finanziarie elaborate dal personale della cassa e di prevedere i rischi delle operazioni effettuate per adottare in tempo le soluzioni necessarie. Grazie al monitoraggio costante,10 Casse sono state riconosciute dal Ministero delle Finanze ed hanno aderito a una nuova Unione di Louga. Oltre a questo importante traguardo, tra maggio e luglio del 2008 sono state realizzate diverse trasmissioni radiofoniche ineren ti ai finanziamenti rurali e alle relative opportunità per poter rispondere ai bisogni di ottenere crediti da parte della popolazione. Le emissioni hanno permesso a tutti gli attori coinvolti (OP - Organisations Paysannes e IMF) di poter esprimere opinioni riguardanti le difficoltà e le possibili soluzioni per il finanziamento del mondo agricolo, permettendo allo stesso tempo a tali informazioni di raggiungere un ampio numero di potenziali beneficiari in varie parti della Regione. Fermo restando che il sos tegno ad IMF non è un obiettivo prioritario esplicitato in alcun documento programmatico di questi Enti Pubblici, così come non esiste una precisa linea politica di continuità o di collaborazione permanente con una istituzione microfinanziaria, l esperienza della cooperazione decentrata Piemontese, sottolinea come un coordinamento efficiente sia fondamentale per recepire quali siano le esigenze provenienti dagli attori non istituzionali sul territorio e come questi ultimi debbano cercare di orientare la coo perazione decentrata stessa rispetto a tematiche di rilievo. Una lieve apertura al coordinamento sembra riscontrarsi anche nella Regione Lombardia, una delle prime Regioni italiane ad essersi dotata di una normativa specifica sulla cooperazione dei propri Enti Locali. Per quanto riguarda la Regione a tutt oggi non esistono esperienze rilevanti in ambito di finanza etica o microfinanza, così come tali tematiche sono ancora del tutto assenti nei propri documenti di programmazione. La Provincia di Milano si è rivelata invece più aperta e recettiva rispetto ad un modo di fare cooperazione in mutamento. Proprio al fine di favorire un maggiore coordinamento ed il coinvolgimento del maggior numero di cittadini possibile, il 24 maggio del 2007 è stato istituito il Fondo Provinciale Milanese per la Cooperazione Internazionale, che vede il coinvolgimento sia dell Ente provinciale che di altri 17 Comuni. 6 6 Abbiategrasso, Agr ate Briate, Bernate Ticino, Bresso, Brugherio, Buccinasco, Busto Gerolfo, Cologno Monzese, Gessate, Monza, Paderno Dugnano, Pero, Peschiera Borromeo, Pieve Emanuele, Rozzano, San Donato Milanese, Sesto San Giovanni. 15

16 Su questo territorio Soleterre -Strategie di Pace Onlus di Milano, nell ambito di un partenariato transnazionale che coinvolge enti e istituzioni italiane e marocchine (Provincia di Milano, Regione Lombardia e IRS Istituto per la ricerca sociale - per l Italia e Università Hassan I, Settat, ENCG Scuola Nazionale di Commercio e Gestione -, Ministero del Turismo e dell Artigianato per il Marocco), è responsabile della realizzazione del progetto Tessere lo sviluppo. Trame migratorie e co -sviluppo femminile tra Marocco e Europa nel quadro europeo del programma AENEAS. Nell ottica dei più recenti orientamenti delle politic he migratorie europee che vedono l importanza di indirizzare le strategie politiche locali valorizzando in particolare il ruolo dei migranti come agenti primari e privilegiati del co -sviluppo, per favorire condizioni di vita e di lavoro dignitose anche nei paesi di origine, questo progetto intende promuovere la nascita e l incremento di attività economiche femminili che investano in modo consapevole nelle risorse delle reti transnazionali, specifiche del fenomeno migratorio (rimesse, reti familiari ed amica li) ma spesso poco valorizzate in campo economico, prevalendo una certa sfiducia sulle prospettive di sviluppo del proprio paese. Le azioni di progetto avranno luogo principalmente in due contesti territoriali: - Regione Lombardia in Italia (in particola re le province di Milano, Brescia e Bergamo); - Regione Chaouia Ouardiga in Marocco, una delle principali aree di provenienza dei fenomeni migratori marocchini in Italia, dove da tempo Soleterre onlus lavora in rete con enti e associazioni locali anche ne lla promozione di cooperative femminili nel settore del tessile e dell artigianato. L azione principale consisterà nella creazione di due Centri per lo sviluppo dell imprenditorialità femminile, uno a Settat (Regione Chaouia Ouardigua) dove ha sede Soleterre onlus in Marocco e uno a Milano. Questi due centri, che opereranno in stretto coordinamento, avranno il compito di facilitare l accesso a strumenti di formazione e percorsi di supporto imprenditoriale (microcredito), favorendo sinergie e scambi con t utti i soggetti pubblici, privati e del sociale che a diverso titolo operano nel settore sui due territori. La presentazione del progetto con l apertura del primo sportello per la microfinanza è prevista per il prossimo 28 di marzo a Milano, ed il progett o risulta interessante per la doppia funzione che viene affidata alla finanza etica, da un lato quale strumento di sostegno alla microimprenditorialità e dall altra come sostegno al paese d origine tramite le rimesse dei migranti, favorendo si l integrazi one ma favorendo pari opportunità nel paese d origine. 16

17 Un altra Regione solitamente molto attiva in ambito di interventi di cooperazione internazionale è la Regione Emilia Romagna, eppure tutti i quesiti del questionario hanno ricevuto una risposta negati va: in particolare, la finanza etica e la microfinanza non rientrano fra gli obiettivi prioritari dell Ente, non sono state menzionate in alcun documento di programmazione degli ultimi anni e di conseguenza non si segnalano esperienze rilevanti in merito. Il Comune di Bologna ha invece precisato l assenza di un impegno in questo senso a causa dell esiguità delle risorse a disposizione, ma questo tipo di posizione non può essere ritenuta sufficientemente rilevante in considerazione di altre esperienze, molto significative, presenti sullo stesso territorio emiliano, a testimonianza del fatto che la volontà di impegnarsi su tale fronte può essere proporzionale ai mezzi a disposizione, ed in ogni caso risulta nuovamente fondamentale la presenza di coordinamento. Il Comune di Modena ha infatti finanziato diverse attività microfinanziarie in ambito di cooperazione decentrata fra cui sono state segnalate un attività di fondi rotativi in Brasile con l Associazione Amazonia90 ed u n attività di microcredito tutt ora attiva in Etiopia, ad opera dell Ong MOXA. Questo ultimo progetto, sebbene non si possa ricondurre all ambito di sostegno a piccole IMF già esistenti, risulta particolarmente significativa, come già detto, nel sottolineare la proporzionalità dell azione rispe tto ai mezzi a disposizione garantita dal significato stesso di microfinanza in un ottica di sostenibilità. L organizzazione MOXA mira alla creazione di una cooperativa di apicoltori che sia in grado di auto sostenersi nel lungo periodo. L organizzazione s i appoggia oramai da qualche ano ad un apicoltore esperto che ha proceduto a sua volta alla formazione di una decina contadini apicoltori nella zona del villaggio di Ghetce e sette della zona di Wolisso; lo scopo della formazione è quello del passaggio dal l apicoltura tradizionale a quella cosiddetta razionale, cioè con l uso di arnie, molto più produttiva. Con gli stessi apicoltori è stato formato un contratto di microcredito che prevede la gratuità della formazione ed un kit per la costruzione di un arnia. In seguito quando gli apicoltori saranno pronti ad allargare la loro attività, potranno ricevere un ulteriore kit per la costruzione di altre arnie, ed il costo di queste ultime sarà restituito durante quattro anni senza inter essi, sotto forma di prodott o (4 kg di miele all anno per ogni arnia) oppure in forma monetaria (100 birr o 10 euro l anno). Contemporaneamente in Italia l organizzazione è in contatto con Slow Food che ha due 17

18 presidi del miele in Etiopia, con la quale sta prendendo in considerazione l ipotesi di creare un vero e proprio centro di formazione comune. Grazie all introduzione del metodo razionale di apicoltura la produzione del miele è migliorata sia a livello qualitativo che quantitativo. Questa semplice esperienza dimostra come anche p iccoli Enti Locali in collaborazione con le organizzazioni del settore presenti sul territorio possano sfruttare al meglio i mezzi a disposizione in un ottica di sviluppo sdoganata da ogni forma di assistenzialismo e verso un ottica di auto sviluppo sosten ibile nel tempo. Un altro intervento significativo segnalato è quello che ha visto il coinvolgimento della Regione Sardegna e l Ong ManiTese in Benin, con il Progetto di supporto alla crescita ed al rafforzamento del Collettivo degli Artigiani di Natiting ou. Il progetto è volto allo sviluppo del settore dell artigianato che oggi rappresenta in Benin una valida alternativa alle attività di agricoltura ed allevamento. In alcuni settori infatti la domanda di prodotti e servizi dell artigianato è di gran lung a superiore all offerta. Questo è dovuto alle difficoltà strutturali di sviluppo del settore in particolare la carenza di formazione tecnica e la difficoltà di accedere al credito e di contattare la domanda. Tali necessità sono state recepite ed analizzate dall Associazione locale degli Artigiani (C.A.N) che ha contattato Mani Tese in loco per un possibile sostegno ad attività di sviluppo del settore. Il C.A.N ha richiesto un sostegno per avviare tre azioni fondamentali che potessero rispondere ai tre maggi ori problemi riscontrati dai suoi associati: 1) lavorare al rafforzamento ed alla crescita dell Associazione stessa in modo tale che essa potesse diventare volano di supporto agli artigiani locali in materia di commercializzazione, promozione, formazione t ecnica; 2) rafforzare il Fondo di Microcredito (Caisse Mutuelle GAMEC Tida Soki) costituito dagli associati per offrire più possibilità di accesso al credito agevolato agli artigiani associati; 3) investire in attività formative per giovani non secolariz zati che potessero essere inseriti in percorsi di apprendistato. La cassa mutuale GAMEC, denominata «TI DA SOOKI», che in lingua Waamma significa Noi possiamo!, è stata creata nell anno 2000 ed è lo strumento di microfinanza del Collettivo degli Artigiani di Natitingou. Il suo obbiettivo principale è quello di promuovere l accesso al credito per finanziare le attività professionali, economiche e sociali dei membri del Collettivo degli Artigiani di 18

19 Natitingou.Conformemente ai suoi obbiettivi GAMEC - TI DA SOOKI è incaricata di raccogliere i risparmi dei soci oltre ad eventuali sovvenzioni, donazioni e reddito da interessi. Questo capitale viene utilizzato per la concessione di piccoli prestiti e per il pagamento delle spese di gestione della Cassa mutuale, così come effettuare piccoli prestiti, nel limite della capacità finanziaria, sia sotto forma di cash che di prestito in natura (materiali ed equipaggiamenti). Tali prestiti devono essere volti allo sviluppo di attività generatrici di reddito per i soci. Ovviamente, è sempre GAMEC ad occuparsi ad assicurare la formazione del personale e la conoscenza del sistema di micro finanza da parte dei membri. Le risorse provengono principalmente dal pagamento delle quote di adesione iniziale dei soci e dal versamento mensile di 2000 FCA (3 ),mentre un altra parte rilevante del capitale è formato dal risparmio privato dei singoli membri della Cassa mutuale. Dopo 8 anni di attività e grazie al presente progetto la cassa mutuale ha ricevuto un aggiunta di capitale proveniente da Mani Tese e dalla Regione Autonoma di Sardegna pari a 20,000. L apporto di questo capitale ha permesso di aumentare considerevolmente il volume d affari della cassa superando i CFA di capitale (circa ), riducendo il tasso di interesse applicato sui prestiti dall 1% mensile al 0,5%, per un totale annuo di 6% (attualmente il tasso bancario disponibile in loco è pari al 16% annuo mentre quello delle istituzioni di micro finanza rurali arriva al 24% annuo). Oltre al volume complessivo d ei crediti è stato aumentato considerevolmente anche il montante massimo dei singoli prestiti da CFA a di CFA (da 762 a 1524 ) e, di conseguenza anche il risparmio dei soci che intendono chiedere un prestito. Dall inizio del progetto p iù di 100 artigiani hanno potuto beneficiare di un prestito per un valore complessivo di CFA ( , comprendenti una prima tranche del credito derivante dal presente progetto e una parte di fondi di credito già presenti di Gamec). Ad oggi la percentuale di rimborso raggiunge il 96%. Entro la fine dell anno GAMEC prevede il raggiungimento di almeno 200 artigiani richiedenti credito. La visione e l ambizione della cassa è quella di offrire un servizio permanente agli artigiani di Natitingou, estendendo gradualmente le attività su beneficiari di comuni limitrofi, richiedendo un grosso sforzo in termini di miglioramento delle capacità gestionali dell istituzione. Per questo motivo il Consiglio di Amministrazione ha già deliberato alcuni investimen ti futuri sulla formazione degli operatori della cassa, nonché di voler fare riconoscere GAMEC a livello 19

20 governativo come istituzione di microfinanza. Questo comporterà il rispetto delle regole fissate dalla Banca centrale del Benin sul funzionamento delle istituzioni di microcredito e l obbligo di un audit di bilancio annuale. Sono state avviate le procedure per il riconoscimento della Cassa. Il Consiglio conta proprio sul possibile sostegno di Mani Tese o altre ONG impegnate nel settore dello sviluppo rur ale in termini di capacity building del personale di GAMEC che possa permettergli di migliorare la qualità del servizio e le performance dei beneficiari. Tuttavia, all infuori delle attività svolte a livello regionali non sono emersi altri attori istituzio nali attivi in ambito di cooperazione decentrata su questo territorio (Comune di Sassari, Provincia di Cagliari, Comune di Cagliari). La Regione Liguria, Regione Valle d Aosta, Regione Trentino Alto Adige, Regione Friuli Venezia Giulia, Regione Veneto, han no risposto negativamente a tutti i quesiti del questionario e non hanno dunque alcuna esperienza rilevante da segnalare in ambito micro finanziaria di cooperazione decentrata, così come la Provincia autonoma di Trento e la Provincia autonoma di Bolzano. Nel caso della Regione Liguria le informazioni tuttavia sono solo in parte attendibili in quanto lo scorso anno la struttura delegata alla cooperazione decentrata è stata soppressa e accorpata alla struttura Immigrazione -Emigrazione senza un ufficiale passa ggio di consegne o una formazione, con un ovvia dispersione dei dati ma soprattutto di conoscenza e competenza in merito. Nel caso della Regione Veneto, unica a menzionare direttamente la finanza etica nella sua normativa, nonostante non sia stato segnalat o un impegno della Regione in tal senso, il Comune di Padova ha segnalato una collaborazione permanente con Etimos e con l Ong ACS che da anni si occupa di microcredito in Palestina. 20

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