Analisi del rischio. Introduzione Cosa è il rischio sanitario-ambientale?

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1 Università degli Studi di Catania Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale Corso di dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati A.A Analisi del rischio G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 1/131 Introduzione Cosa è il rischio sanitario-ambientale? Il rischio sanitario-ambientale è la probabilità di insorgenza di effetti non desiderati sulla salute umana, per via dell inquinamento delle matrici ambientali. Il rischio di background o di fondo è il rischio a cui la popolazione è esposta in assenza della causa di rischio oggetto di studio. Il rischio incrementale è il rischio causato dalla causa oggetto di studio. Il rischio totale è la somma del rischio di fondo e del rischio incrementale. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 2/131 1

2 Introduzione Cosa è il rischio sanitario-ambientale? Sulla base dei risultati di studi ecotossicologici, il rischio sanitarioambientale può essere così distinto: rischio relativo: rapporto fra la frazione degli esposti colpiti e la frazione degli esposti non colpiti; rischio attribuibile: dato dalla differenza tra la probabilità di essere colpiti a seguito dell esposizione e quella di essere colpiti senza essere esposti. Eventuali interventi possono agire esclusivamente sul rischio incrementale e attribuibile, al fine di riportare il rischio totale a livelli accettabili. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 3/131 Introduzione Cosa è l Analisi del rischio e a cosa serve? L'analisi di rischio sanitario-ambientale (Sanitary-Environmental Risk Analysis) è uno studio che consente di valutare, quantitativamente, i rischi per la salute umana, connessi alla presenza di inquinanti nelle matrici ambientali. Essa comprende l identificazione dell evento dannoso, delle sue cause e delle sue conseguenze e costituisce uno strumento avanzato di supporto alle decisioni nell ambito della gestione e della bonifica dei siti contaminati. La valutazione del rischio (Risk Assessment) è il confronto tra i risultati derivanti dall applicazione dell analisi di rischio con i criteri di accettabilità del rischio. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 4/131 2

3 Introduzione Cosa è l Analisi del rischio e a cosa serve? Nell applicazione dell analisi del rischio, possono essere seguiti due approcci: approccio diretto (forward); approccio inverso (backward). Nel primo caso, sulla base della concentrazione alla sorgente di contaminazione, viene stimato il rischio a cui è sottoposto un potenziale bersaglio ed è possibile verificare se tale rischio rientri oppure no nei limiti di accettabilità definiti dalla normativa e, quindi, stabilire se sia necessario attuare, nel sito in esame, interventi di bonifica. Nel secondo caso, viene stimata la massima concentrazione alla sorgente compatibile con le condizioni di accettabilità del rischio al potenziale bersaglio esposto. Dunque, a partire dai livelli di rischio ritenuti accettabili, è possibile definire i livelli di contaminazione accettabili e quelli che devono essere gli obiettivi della bonifica di un sito contaminato. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 5/131 Introduzione Cosa è l Analisi del rischio e a cosa serve? Gli scopi dell analisi di rischio per i siti contaminati sono, dunque, quelli di: valutare l opportunità di operare un intervento di bonifica; definire l urgenza dell intervento; valutare gli obiettivi dell intervento utili ad evitare un rischio residuo non accettabile per le popolazioni esposte; scegliere fra le varie alternative d intervento ai fini del raggiungimento di un rischio residuo accettabile a costi sopportabili. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 6/131 3

4 Introduzione Rapporto rischio/costi di bonifica La bonifica del sito in esame deve attuare il giusto compromesso tra impegno economico e rischio residuo per la salute umana e per l ambiente, infatti, al crescere dell impegno economico, diminuisce il rischio residuo e viceversa. Tale obiettivo può essere raggiunto attraverso l analisi di rischio. Figura 1. Legame esistente tra impegno economico della bonifica e rischio per la salute umana e per l ambiente. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 7/131 Introduzione Analisi del rischio assoluta e relativa L analisi del rischio può essere assoluta o relativa. L analisi del rischio assoluta consente di valutare il rischio sanitarioambientale cui è soggetto uno specifico sito. L analisi di rischio relativa o comparativa consente di valutare il rischio sanitario-ambientale di vari siti in relazione gli uni agli altri. Questo tipo di analisi è importante tanto quanto la prima, in quanto consente di catalogare, in ordine di priorità di intervento, i siti inseriti nell Anagrafe dei siti da bonificare (D.M. n.471/99). Si veda, a tal proposito, lo schema riportato in Figura 2. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 8/131 4

5 Introduzione Analisi del rischio relativa Anagrafe dei siti da bonificare Analisi del rischio relativo Elaborazione della lista delle priorità d intervento Piano della caratterizzazione Progetto preliminare Progetto definitivo Figura 2. Ruolo dell analisi del rischio relativo nell ambito del D.M. n.471/99. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 9/131 Analisi di rischio Tre livelli di approfondimento Livello 1 L analisi di rischio può essere affrontata seguendo tre diversi livelli di valutazione: Livello 1 (Tier 1); Livello 2 (Tier 2); Livello 3 (Tier 3). L analisi di Livello 1 o Tier 1: consiste in un analisi sito-generica; consente nella valutazione dei potenziali effetti su bersagli onsite; valuta il trasporto attraverso modelli analitici; ha come pro la valutazione della concentrazione nella sola sorgente ed i costi di analisi molto ridotti; ha come contro l ottenimento di risultati estremamente conservativi. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 10/131 5

6 Analisi di rischio Tre livelli di approfondimento Livello 2 L analisi di Livello 2 o Tier 2: consiste in un analisi sito-specifica; consente la valutazione dei potenziali effetti su bersagli on-site ed off-site; valuta il trasporto attraverso modelli analitici; ha come pro una valutazione più dettagliata e precisa rispetto al caso dell analisi di tipo Tier 1; ha come contro la necessità di diversi parametri sito-specifici ed i costi più elevati. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 11/131 Analisi di rischio Tre livelli di approfondimento Livello 3 L analisi di Livello 3 o Tier 3: consiste in un analisi sito-specifica; consente la valutazione dei potenziali effetti su bersagli off-site; valuta il trasporto attraverso modelli numerici; ha come pro una valutazione molto dettagliata e precisa che tiene conto anche del tempo; ha come contro la necessità di molti parametri sito-specifici ed i costi piuttosto elevati. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 12/131 6

7 Analisi di rischio Tre livelli di approfondimento La Figura 3 riassume le caratteristiche dei tre livelli di analisi. Figura 3. Caratteristiche dei tre livelli di analisi del rischio. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 13/131 Analisi del rischio Normativa di riferimento La normativa di riferimento in materia di bonifica e analisi di rischio è stata, sino al 29 aprile 2006, il D.M. n.471/99. A partire da tale data, con l approvazione del Testo Unico Ambiente, il D.Lgs. n.152/06, è mutato profondamente il ruolo che l analisi di rischio sanitario-ambientale riveste nell ambito della bonifica dei siti contaminati. Il D.Lgs. n.152/06 introduce, inoltre, diverse variazioni nell impostazione generale del procedimento di analisi del rischio, a partire dalla definizione di sito contaminato e dei casi in cui non è necessario applicare degli interventi di bonifica per la riduzione della contaminazione delle differenti matrici ambientali. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 14/131 7

8 Analisi del rischio Normativa di riferimento D.Lgs. 152/06 (alcune definizioni) Si riportano di seguito alcune importanti definizioni secondo il D.Lgs. n.152/06 (Parte IV, Titolo V, art. 240): concentrazioni soglia di rischio (CSR): livelli di contaminazione delle matrici ambientali, da determinare, caso per caso, con l applicazione della procedura di analisi di rischio sito specifica, secondo i principi illustrati nell Allegato 1, alla Parte IV del decreto, e sulla base dei risultati del piano di caratterizzazione, il cui superamento richiede la messa in sicurezza o la bonifica. I livelli di concentrazione così definiti costituiscono i livelli di accettabilità per il sito. sito potenzialmente contaminato: un sito nel quale uno o più valori di concentrazione delle sostanze inquinanti, rilevati nelle matrici ambientali, risultino superiori ai valori di concentrazione soglia di contaminazione (CSC), in attesa di espletare le operazioni di caratterizzazione e di analisi di rischio sanitario e ambientale sito specifica, che ne permettano di determinare lo stato o meno di contaminazione, sulla base delle concentrazioni soglia di rischio (CSR); G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 15/131 Analisi del rischio Normativa di riferimento D.Lgs. 152/06 (alcune definizioni) sito contaminato: un sito nel quale i valori delle concentrazioni soglia di rischio (CSR), determinati con l applicazione della procedura di analisi di rischio di cui all Allegato 1, alla Parte IV del decreto, sulla base dei risultati del piano di caratterizzazione, risultano superati; sito non contaminato: un sito nel quale la contaminazione rilevata nelle matrici ambientali risulti inferiore ai valori di concentrazione soglia di contaminazione (CSC) oppure, se superiore, risulti comunque inferiore ai valori di concentrazione soglia di rischio (CSR) determinate a seguito dell analisi di rischio sanitario e ambientale sito specifica; messa in sicurezza d emergenza: ogni intervento, immediato o a breve termine, da mettere in opera (nelle condizioni di emergenza di cui alla lettera t) art. 240), in caso di eventi di contaminazione repentini, di qualsiasi natura, atto a contenere la diffusione delle sorgenti primarie di contaminazione, impedirne il contatto con altre matrici presenti nel sito e a rimuoverle, in attesa di eventuali ulteriori interventi di bonifica o di messa in sicurezza operativa o permanente; G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 16/131 8

9 Analisi del rischio Normativa di riferimento D.Lgs. 152/06 (alcune definizioni) messa in sicurezza operativa: l insieme degli interventi eseguiti in un sito, con attività in esercizio, atti a garantire un adeguato livello di sicurezza, per le persone e per l ambiente, in attesa di ulteriori interventi di messa in sicurezza permanente o di bonifica, da realizzarsi alla cessazione dell attività. Essi comprendono, altresì, gli interventi di contenimento della contaminazione, da mettere in atto, in via transitoria, fino all esecuzione della bonifica o della messa in sicurezza permanente, al fine di evitare la diffusione della contaminazione all interno della stessa matrice o tra matrici differenti. In tali casi, devono essere predisposti idonei piani di monitoraggio e controllo che consentano di verificare l efficacia delle soluzioni adottate; messa in sicurezza permanente: l insieme degli interventi atti ad isolare, in modo definitivo, le fonti inquinanti, rispetto alle matrici ambientali circostanti, e a garantire un elevato e definitivo livello di sicurezza per le persone e per l ambiente. In tali casi, devono essere previsti piani di monitoraggio e controllo e limitazioni d uso rispetto alle previsioni degli strumenti urbanistici; G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 17/131 Analisi del rischio Normativa di riferimento D.Lgs. 152/06 (alcune definizioni) bonifica: l insieme degli interventi atti ad eliminare le fonti di inquinamento e le sostanze inquinanti o a ridurre le concentrazioni delle stesse presenti nel suolo, nel sottosuolo e nelle acque sotterranee ad un livello uguale, o inferiore, ai valori delle concentrazioni soglia di rischio (CSR); ripristino ambientale: interventi di riqualificazione ambientale e paesaggistica, anche costituenti complemento degli interventi di bonifica o messa in sicurezza permanente, che consentono di recuperare il sito alla effettiva e definitiva fruibilità per la destinazione d uso conforme agli strumenti urbanistici; inquinamento diffuso: la contaminazione o le alterazioni chimiche, fisiche o biologiche delle matrici ambientali, determinate da fonti diffuse e non imputabili ad una singola origine; analisi di rischio sanitario e ambientale sito specifica: analisi sito specifica degli effetti sulla salute umana, derivanti dall esposizione prolungata all azione delle sostanze presenti nelle matrici ambientali contaminate, condotta con i criteri indicati nell Allegato 1 alla Parte IV del decreto; G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 18/131 9

10 Analisi del rischio Normativa di riferimento D.Lgs. 152/06 (alcune definizioni) condizioni di emergenza: gli eventi, al verificarsi dei quali, è necessaria l esecuzione di interventi di emergenza, quali ad esempio: concentrazioni attuali o potenziali dei vapori in spazi confinati, prossime ai livelli di esplosività o idonee a causare effetti nocivi acuti alla salute; presenza di quantità significative di prodotto in fase separata sul suolo o in corsi di acqua superficiali o nella falda; contaminazione di pozzi ad utilizzo idropotabile o per scopi agricoli; pericolo di incendi ed esplosioni. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 19/131 Analisi del rischio Normativa di riferimento Confronto tra il DM n. 471/99 e il D.Lgs. n.152/06 Anche alla luce delle definizioni viste, è possibile affermare che le differenze, derivanti dal mutato quadro normativo, in materia di analisi del rischio, riguardano sostanzialmente: la fase temporale di applicazione dell analisi del rischio; le finalità dell analisi del rischio; la definizione delle concentrazioni limite per l avvio del procedimento di bonifica e per l attribuzione dello stato di contaminazione di un determinato sito. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 20/131 10

11 Confronto tra il D.M. n.471/99 e il D.Lgs. n.152/06 Fase temporale di applicazione dell analisi del rischio Dal D.M. n.471/99 l applicazione dell analisi del rischio era dettata solo a livello della progettazione preliminare e solo qualora le migliori tecniche applicabili, a costi sostenibili, non potessero assicurare il raggiungimento delle concentrazioni limite tabellari fissate dalla stessa normativa. L utilizzo dello strumento analisi di rischio non avveniva, dunque, in modo sistematico, bensì solo a seguito dell impossibilità di ottenere una completa bonifica delle matrici ambientali coinvolte. L effetto di questo tipo di impostazione era quello per cui, qualora si fosse verificata la necessità di applicare l analisi di rischio, i dati necessari erano praticamente insufficienti ed incongruenti rispetto ai parametri richiesti per una corretta applicazione della procedura, per cui l esperto era costretto a ricorrere a valori di default, con un basso grado di specificità dell analisi condotta ed un elevato grado di incertezza del risultato. Col D.Lgs. n.152/06, l analisi del rischio deve essere condotta sistematicamente su tutti i siti in cui siano presenti sostanze contaminanti in concentrazioni superiori ai limiti tabellari. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 21/131 Confronto tra il D.M. n.471/99 e il D.Lgs. n.152/06 Finalità dell analisi del rischio Il D.M. n.471/99 prevedeva l utilizzo dell analisi del rischio solo in modalità forward per la determinazione del rischio associato ai valori delle concentrazioni residue di inquinanti, superiori ai valori limite, qualora il progetto preliminare di bonifica avesse dimostrato che non era possibile raggiungere i valori di concentrazione limite accettabili fissati dallo stesso decreto. Il D.Lgs. n.152/06 prevede, invece, l utilizzo dell analisi del rischio sia in modalità backward, per la determinazione delle concentrazioni soglia di rischio (CSR) o concentrazioni obiettivo, che in modalità forward: per verificare se esista un rischio per la salute umana associato ad uno stato di contaminazione riscontrato; per la verifica dell accettabilità del rischio associato alle concentrazioni residue ottenibili a seguito degli interventi di bonifica ipotizzati. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 22/131 11

12 Confronto tra il D.M. n.471/99 e il D.Lgs. n.152/06 Concentrazioni limite di contaminazione Nel D.M. n.471/99 erano elencati dei valori delle concentrazioni limite che costituivano sia gli obiettivi di bonifica che il discriminante per potere definire un sito contaminato o non contaminato. Nel D.Lgs. n.152/06 sono elencate le concentrazioni soglia di contaminazione (CSC), che rappresentano un valore soglia di attenzione, superato il quale, è necessario effettuare una caratterizzazione del sito e valutare, mediante analisi di rischio, l eventuale esistenza di un rischio significativo per la salute umana. Mediante l applicazione dell analisi di rischio, in modalità backward, devono essere, invece, calcolate le concentrazioni soglia di rischio (CSR), le quali rappresentano gli obiettivi di bonifica o messa in sicurezza del sito. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 23/131 Analisi del rischio Normativa di riferimento D.Lgs. 152/06 Alla luce delle definizioni viste, è possibile individuare, con chiarezza, lo schema con cui occorre procedere per la bonifica di un sito contaminato: G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 24/131 12

13 Confronto tra il D.M. n.471/99 e il D.Lgs. n.152/06 Rischio individuale e rischio cumulativo Occorre fare una considerazione di estrema importanza! A proposito del D.Lgs. n.152/06 si è detto delle concentrazioni soglia di rischio CSR. Anche qualora le CSR individuali, relative cioè all esposizione ad una singola sostanza, assicurino un rischio sanitario accettabile, non necessariamente assicurano che sia accettabile anche il rischio cumulativo, ossia il rischio sanitario derivante dall esposizione a più sostanze contaminanti. Allora, nei casi dovuti, è necessario tenere conto degli effetti di cumulazione del rischio, riducendo ulteriormente le concentrazioni delle specie presenti rispetto ai valori definiti dalle CSR individuali. Tale riduzione dovrà garantire il raggiungimento di valori di concentrazione tali da rispettare la condizione di rischio cumulativo accettabile. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 25/131 Confronto tra il D.M. n.471/99 e il D.Lgs. n.152/06 Rischio individuale e rischio cumulativo Con riferimento al rischio ammissibile per sostanze cancerogene, il D.M. n.471/99 individuava tre fasce distinte senza, tuttavia, fare differenza tra rischio individuale e rischio cumulato: rischio inferiore a Tale rischio veniva ritenuto insignificante e, dunque, non veniva intrapresa alcuna azione di bonifica; rischio compreso tra 10-6 e Tale rischio necessitava di azioni di bonifica da valutare caso per caso; rischio superiore a Rischio che necessitava senza dubbio di interventi di bonifica. Il D.Lgs. n.152/06 mantiene a 1 il rischio ammissibile per le sostanze non cancerogene e porta il valore del rischio ammissibile per sostanze cancerogene a 10-5, ancora una volta senza specificare se si tratti di rischio individuale o cumulativo. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 26/131 13

14 APAT 2006 Rischio individuale e cumulativo Per superare il problema, ci si può riferire alle note APAT 2006, alle note ISS (Istituto Superiore della Sanità) 2006 ed alle note ISPESL (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul Lavoro) 2006, che hanno individuato il rischio cancerogeno individuale tollerabile pari a 10-6 ed il rischio cancerogeno cumulativo tollerabile pari a La Figura 4 schematizza le considerazioni fatte riguardo al rischio individuale e cumulativo da parte della normativa attuale e pregressa. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 27/131 Confronto tra il D.M. n.471/99, il D.Lgs. n.152/06 e le Linee guida APAT Rischio individuale e cumulativo Figura 4. Limiti di tollerabilità del rischio individuale e cumulativo, per sostanze cancerogene e non, secondo il D.M. n.471/99, il D.Lgs. n.152/06 e le indicazioni APAT G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 28/131 14

15 Normativa di riferimento Confronto tra il D.Lgs. n.152/06 e la Linee Guida APAT 2005 Il D.M. n.471/99 ed il D.Lgs. n.152/06 differiscono anche nell impostazione del modello concettuale del quale si riferisce nel seguito. Una prima importante differenza riguarda la sorgente di contaminazione ed, in particolare, la suddivisione del sito interessato dalla contaminazione in subaree. Le Linee Guida APAT 2005, che si rifacevano al D.M. n.471/99, limitavano la possibilità di suddivisione di un area in subaree solo nel caso di evidenti e nette disomogeneità (idrogeologia, tipologia e provenienza della contaminazione, utilizzo dell area). I criteri esposti erano, inoltre, talmente vincolanti da rendere di fatto impossibile qualunque suddivisione di un sito, anche in quei casi in cui l individuazione di più sorgenti distinte avrebbe rappresentato, in modo più corretto, la realtà dei luoghi. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 29/131 Normativa di riferimento Confronto tra il D.Lgs. n.152/06 e la Linee Guida APAT 2005 L impossibilità di effettuare delle suddivisioni comporta numerose difficoltà durante l esecuzione dell analisi di rischio, ad esempio nei seguenti casi: presenza di sorgenti distinte con alcuni contaminanti in comune; contaminazione diffusa con hot spot molto localizzati; distribuzione fortemente disomogenea dei dati di caratterizzazione con un infittimento in corrispondenza degli hot spot. Negli ultimi due casi, la mancanza di una suddivisione dell area porta ad attribuire all intero sito concentrazioni molto elevate confrontabili con quelle misurate in corrispondenza degli hot spot, ottenendo una sorgente virtuale fortemente diversa rispetto alla situazione reale. Il D.Lgs. n.152/06, pur richiamando gli stessi elementi discriminanti delle Linee Guida APAT 2005, introduce una maggiore flessibilità nella possibilità di effettuare una suddivisione in subaree dell area contaminata. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 30/131 15

16 Normativa di riferimento Confronto tra il D.Lgs. n.152/06 e la Linee Guida APAT 2005 Una seconda importante differenza, sempre con riferimento alla sorgente di contaminazione, riguarda la definizione della geometria e delle concentrazioni rappresentative. Linee Guida APAT 2005 prevedevano che la determinazione dei parametri rappresentativi della sorgente (geometria e concentrazioni) avvenisse mediante procedure statistiche di calcolo, ammesso che il campione dei dati disponibile fosse sufficientemente esteso (superiore a 10). Il D.Lgs. n.152/06 ammette sia la possibilità di utilizzare metodi statistici che di utilizzare la media geometrica o aritmetica prescindendo dalla distribuzione statistica della popolazione. In quanto alle vie di esposizione, sia le Linee Guida APAT 2005 che il D.Lgs. n.152/06 effettuano la distinzione tra suolo profondo (oltre 1 m di profondità) e suolo superficiale; mentre, per quel che riguarda le acque superficiali, non sono considerate, dal D.Lgs. n.152/06, né come mezzo di esposizione né come recettore. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 31/131 Normativa di riferimento Confronto tra il D.Lgs. n.152/06 e la Linee Guida APAT 2005 In quanto ai recettori dell inquinamento, nella nuova normativa, scompare totalmente il concetto di ambiente come bersaglio della contaminazione. L attenzione è concentrata solo sull uomo. Non è più richiesto di verificare che il carico inquinante, rilasciato dalla sorgente, non comprometta i differenti comparti ambientali e viene limitata l attenzione al valore di rischio connesso con l utilizzo di tali comparti da parte dell uomo. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 32/131 16

17 Normativa di riferimento Confronto tra il D.Lgs. n.152/06 e la Linee Guida APAT 2005 Anche per quel che concerne il punto di conformità esiste una notevole differenza fra le indicazioni delle linee guida APAT 2005 e del D.Lgs. n.152/06. Secondo le indicazioni APAT 2005, il punto di conformità è il punto teorico o reale di valle idrogeologico, in corrispondenza del quale l Ente di controllo deve richiedere il rispetto degli obiettivi di qualità delle acque sotterranee. Tale punto deve essere posto coincidente con il più vicino pozzo ad uso idropotabile o, qualora all interno del sito non siano presenti pozzi ad uso idropotabile, deve essere posto ai confini del sito, in direzione di deflusso della falda. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 33/131 Normativa di riferimento Confronto tra il D.Lgs. n.152/06 e la Linee Guida APAT 2005 Secondo il D.Lgs. n.152/06, il punto di conformità rappresenta il punto fra la sorgente ed il punto di esposizione, dove le concentrazioni delle sostanze contaminanti, nelle acque sotterranee, devono essere minori delle CSR calcolate con l analisi di rischio. Tale punto non può essere preso in modo generalizzato, dipendendo dalle caratteristiche del sito e dalla destinazione d uso delle aree interessate secondo i vigenti strumenti urbanistici. Esso dovrà essere necessariamente al di fuori del sito contaminato, indicativamente ad una distanza tra 50 e 500 metri dalla sorgente di contaminazione. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 34/131 17

18 Analisi del rischio Il modello concettuale Il punto di partenza, per l applicazione dell analisi del rischio, è lo sviluppo del modello concettuale del sito. Esso si basa sull individuazione e sulla parametrizzazione di tre elementi principali: la sorgente di contaminazione; i percorsi di migrazione del contaminante o dei contaminanti attraverso le matrici ambientali, vettori di trasporto; i bersagli della contaminazione. Sorgente Vettore di trasporto Bersaglio G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 35/131 Analisi del rischio Il modello concettuale Il rischio per la salute umana esiste solo nel momento in cui i tre succitati elementi siano contemporaneamente presenti e collegati tra di loro. Per vie di esposizione, si intendono quelle mediante le quali il potenziale bersaglio entra in contatto con le sostanze inquinanti. Si ha una esposizione diretta, se la via di esposizione coincide con la sorgente di contaminazione, si ha una esposizione indiretta, nel caso in cui il contatto del recettore, con la sostanza inquinante, avviene a seguito alla migrazione della stessa mediante un vettore di trasporto e, quindi, avviene ad una certa distanza dalla sorgente. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 36/131 18

19 Analisi del rischio Il modello concettuale Le vie di esposizione, per le quali occorre definire i parametri da introdurre nell analisi del rischio, sono le seguenti: Suolo superficiale (compreso fra piano campagna e 1 metro di profondità); Suolo profondo (compreso fra la base del precedente e la massima profondità indagata); Aria outdoor (porzione di ambiente aperto, aeriforme, dove si possono avere evaporazioni di sostanze inquinanti, provenienti dai livelli più superficiali); Aria indoor (porzione di ambiente aeriforme, confinata in ambienti chiusi); Acqua sotterranea (falda superficiale e/o profonda). G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 37/131 Analisi del rischio Il modello concettuale Le modalità di esposizione, attraverso le quali può avvenire il contatto tra l inquinante ed il bersaglio, variano in funzione delle vie di esposizione sopra riportate e sono distinguibili in: ingestione di acqua potabile; ingestione di suolo; contatto dermico; inalazione di vapori e particolato. I recettori o bersagli della contaminazione sono i recettori umani, identificabili in residenti e/o lavoratori, presenti nel sito (on-site) o persone che vivono al di fuori del sito (off-site). G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 38/131 19

20 Analisi del rischio Il modello concettuale Un esempio di modello concettuale è riportato nelle Figure 5 e 6. In Figura 5, la sorgente di contaminazione è rappresentata dallo sversamento di contaminanti nel terreno, il vettore di trasporto è rappresentato dalle acque sotterranee ed il bersaglio dalle persone che si servono dell acqua del pozzo. In quanto al modello concettuale specifico del sito, deve essere elaborato, sulla base dei dati derivanti dalla caratterizzazione, assumendo come riferimento il generico modello concettuale riportato in Figura 7. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 39/131 Analisi del rischio Il modello concettuale Figura 5. Esempi di modello concettuale. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 40/131 20

21 Analisi del rischio Il modello concettuale Figura 6. Esempio di modello concettuale. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 41/131 Analisi del rischio Il modello concettuale Figura 7. Modello concettuale generico del sito (documento APAT, 2006). G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 42/131 21

22 Analisi del rischio Il modello concettuale Sorgente di contaminazione (APAT 2006) Secondo le indicazioni APAT 2006, l elaborato di analisi del rischio deve contenere, in modo chiaro ed esaustivo, tutte le informazioni relative alla costruzione del modello concettuale del sito oggetto di analisi. In particolare, con riferimento alla sorgente di contaminazione, l elaborato deve contenere le seguenti informazioni: ubicazione su apposita planimetria, dimensioni (parametri geometrici) e caratteristiche della sorgente. Nell elaborato devono anche essere indicate, specificatamente, le coordinate georeferenziate dei punti di campionamento ed i corrispondenti valori di superamento delle CSC o dei limiti suggeriti dall ISS (Istituto Superiore di Sanità); tipologia di contaminazione (omogenea, puntiforme, a macchia di leopardo); G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 43/131 Analisi del rischio Il modello concettuale Sorgente di contaminazione (APAT 2006) dati analitici relativi alle caratteristiche della sorgente (concentrazioni di inquinante misurate in tutti i punti di indagine, parametri chimico-fisici della sorgente, parametri geologici ed idrogeologici relativi alla sorgente, informazioni relative alla qualità dei dati misurati, risultati di eventuali controanalisi effettuate dagli enti di controllo); giustificazione dell eventuale suddivisione in subaree del sito; identificazione degli inquinanti indicatori e parametri chimico-fisici e tossicologici dei contaminanti; procedura e calcoli relativi alla determinazione della concentrazione rappresentativa della sorgente. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 44/131 22

23 Analisi del rischio Il modello concettuale Sorgente di contaminazione (APAT 2006) Tabella I. Parametri relativi alla geometria del sito (APAT, 2006). G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 45/131 Analisi del rischio Il modello concettuale Sorgente di contaminazione (APAT 2006) Tabella II. Parametri relativi alla geometria della sorgente (APAT, 2006). G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 46/131 23

24 Analisi del rischio Il modello concettuale Vettore di trasporto (APAT 2006) In particolare, con riferimento ai meccanismi di trasporto, l elaborato di analisi del rischio deve contenere le seguenti informazioni: meccanismi di trasporto dei contaminanti, individuati sulla base del modello concettuale specifico del sito; fattori di trasporto utilizzati per il calcolo della concentrazione al punto di esposizione; parametri specifici del sito utilizzati come input per il calcolo dei succitati fattori di trasporto. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 47/131 Analisi del rischio Il modello concettuale Vettore di trasporto (APAT 2006) Tabella III. Caratteristiche del terreno in zona insatura (APAT, 2006). G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 48/131 24

25 Analisi del rischio Il modello concettuale Vettore di trasporto (APAT 2006) Tabella IV. Caratteristiche del terreno in zona satura (APAT, 2006). G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 49/131 Analisi del rischio Il modello concettuale Vettore di trasporto (APAT 2006) Tabella V. Caratteristiche dell aria outdoor (APAT, 2006). G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 50/131 25

26 Analisi del rischio Il modello concettuale Vettore di trasporto (APAT 2006) Tabella VI. Caratteristiche dell aria indoor (APAT, 2006). G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 51/131 Analisi del rischio Il modello concettuale Vettore di trasporto (APAT 2006) I fattori di trasporto che intervengono, ad esempio, nell analisi del rischio di Livello 2 sono i seguenti: LF, fattore di lisciviazione in falda da suolo superficiale e/o profondo; DAF, fattore di attenuazione in falda; VFss, fattore di volatilizzazione di vapori outdoor da suolo superficiale; VFsamb, fattore di volatilizzazione di vapori outdoor da suolo profondo; VFwamb, fattore di volatilizzazione di vapori outdoor da falda; PEF, emissione di particolato outdoor da suolo superficiale; PEFin, emissione di particolato indoor da suolo superficiale; VFsesp, fattore di volatilizzazione di vapori indoor da suolo; VFwesp, fattore di volatilizzazione di vapori indoor da falda; RDF, fattore di migrazione dall acqua di falda all acqua superficiale. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 52/131 26

27 Analisi del rischio Il modello concettuale - Bersaglio della contaminazione (APAT 2006) In particolare, con riferimento ai bersagli della contaminazione, l elaborato di analisi del rischio deve contenere le seguenti informazioni: descrizione dei bersagli, individuati sulla base del modello concettuale specifico del sito; parametri di esposizione dei bersagli individuati; ubicazione del punto di esposizione. Di seguito vengono riportate le schede previste, per la redazione dell analisi del rischio sanitario-ambientale, dalle indicazioni APAT G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 53/131 Analisi del rischio Schede di riscontro APAT 2006 G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 54/131 27

28 Analisi del rischio Schede di riscontro APAT 2006 G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 55/131 Analisi del rischio Schede di riscontro APAT 2006 G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 56/131 28

29 Analisi del rischio Schede di riscontro APAT 2006 * continuo della scheda relativa alla sorgente di contaminazione. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 57/131 Analisi del rischio Schede di riscontro APAT 2006 G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 58/131 29

30 Analisi del rischio Schede di riscontro APAT 2006 * continuo della scheda relativa ai meccanismi di trasporto. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 59/131 Analisi del rischio Schede di riscontro APAT 2006 G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 60/131 30

31 Analisi del rischio Schede di riscontro APAT 2006 * continuo della scheda relativa al calcolo del rischio. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 61/131 Analisi del rischio Schede di riscontro APAT 2006 * continuo della scheda relativa al calcolo del rischio. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 62/131 31

32 Analisi del rischio Procedura generale di valutazione del rischio Essendo che il rischio esiste solo nel caso di contemporanea presenza della sorgente di contaminazione, del vettore di trasporto e del bersaglio della contaminazione, esso può essere valutato come prodotto di due grandezze: la tossicità del contaminante T (sorgente); l esposizione E (bersaglio e vettore di trasporto). R = T E 1) G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 63/131 Analisi del rischio Procedura generale di valutazione del rischio La procedura di valutazione del rischio, secondo la National Academy of Science (NAS, 1983), segue quattro fasi (Figura 8): raccolta dei dati ed identificazione dell hazard; valutazione della tossicità; valutazione dell esposizione; caratterizzazione e stima del rischio. Figura 8. Fasi della procedura di analisi del rischio secondo la NAS. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 64/131 32

33 Analisi del rischio Procedura generale di valutazione del rischio In Figura 9, viene riportata un ulteriore rappresentazione schematica della procedura di valutazione del rischio. Potenziale pericolo Esiste un rischio (T e E)? No Stop Valutazione dell esposizione attuale e futura Si Curva dose-risposta Caratterizzazione del rischio Il rischio è accettabile? No Interventi di bonifica Si Stop Figura 9. Schema della procedura di valutazione del rischio. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 65/131 Analisi del rischio Procedura generale di valutazione del rischio Secondo lo schema riportato in Figura 9, nel momento in cui esiste un potenziale rischio, occorre: valutarne l effettiva esistenza, assicurandosi della esistenza contemporanea e della connessione tra sorgente, vettore di trasporto e bersaglio; se effettivamente il rischio esiste, occorre stimare quantitativamente i due termini della 1) ed elaborare la curva dose-risposta; a questo punto è possibile definire quantitativamente il rischio R e, quindi, valutarne l accettabilità; qualora non si ritenga il rischio accettabile, occorre intervenire per mitigarlo mediante l attuazione di interventi di bonifica. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 66/131 33

34 Procedura di valutazione del rischio Individuazione dei contaminanti indice COC L individuazione del rischio è una fase estremamente importante. Essa ha come obiettivo la definizione delle caratteristiche della contaminazione in termini di: tipologia di contaminanti; distribuzione spaziale; livelli di concentrazione. Per svilupparla, occorre recuperare le seguenti informazioni: attività passate e attuali che si svolgono nel sito; correlazione tra attività e tipo, localizzazione ed estensione della contaminazione; livelli di contaminazione nelle diverse matrici ambientali; caratteristiche ambientali del sito (idrogeologiche, atmosferiche, topografiche). Il risultato dell individuazione del rischio è la definizione dei contaminanti indice COC (Chemical of Concern). G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 67/131 Procedura di valutazione del rischio Individuazione dei contaminanti indice COC I contaminanti indice sono set di sostanze che costituiscono la maggior fonte di rischio in un sito e che vengono individuate al fine di ridurre i costi dell analisi. I criteri di scelta dei COC sono i seguenti: tossicità, persistenza, mobilità; prevalenza (nel senso di distribuzione e concentrazione media e massima nello spazio); coinvolgimento nelle esposizioni più significative; frequenza di determinazione; legame con le attività che hanno interessato il sito; trattabilità. Il Criterio USEPA (1989), per la scelta dei COC, è quello di escludere: le sostanze che, al termine dell indagine sul sito, risultino presenti con una frequenza minore o uguale al 5%; le sostanze il cui contributo al rischio totale, per ciascun comparto, risulta inferiore a un limite percentuale dell 1%. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 68/131 34

35 Procedura di valutazione del rischio Curva dose-risposta L individuazione dei contaminanti indice costituisce il primo passo per la determinazione della curva dose-risposta. Infatti, dopo aver individuato i COC, per poter caratterizzare il rischio, occorre valutare i danni alla salute determinati dall esposizione ai COC. La curva dose-risposta è uno strumento indispensabile per la valutazione della significatività del rischio. La curva dose-risposta, infatti, esprime la relazione esistente tra la dose di un inquinante e la risposta dell organismo. Essa, dunque, consente di valutare l aumento del rischio in una popolazione esposta rispetto al caso di una popolazione non esposta. Il rapporto tra il numero di casi nella popolazione esposta e quello nella popolazione non esposta prende il nome di rischio in eccesso. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 69/131 Procedura di valutazione del rischio Curva dose-risposta La curva dose-risposta, in particolare, ha come obiettivo la definizione della mortalità indotta sulla popolazione campione al variare delle dosi di contaminate assunte ed ha come risultato la definizione dei parametri di tossicità relativi alle sostanze indice. Per costruirla, occorre tenere in considerazione le seguenti informazioni: caratteristiche di esposizione: acuta o cronica; tipologia di contaminanti: cancerogeni o non cancerogeni. A proposito delle informazioni relative alle caratteristiche di esposizione, si osservi Figura 10. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 70/131 35

36 Procedura di valutazione del rischio Curva dose-risposta Caratteristiche di esposizione a) b) Figura 10. Assimilazione di una sostanza tossica per effetto di: a) un esposizione acuta; b) un esposizione cronica. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 71/131 Procedura di valutazione del rischio Curva dose-risposta Tipologia di contaminanti Le informazioni relative alle tipologie di contaminanti sono ricavate dagli studi epidemiologi e tossicologici. Secondo la proposta dell EPA, le sostanze possono essere classificate in: riconosciute cancerogene: vi è una loro associazione epidemiologica con il cancro nell uomo; probabili cancerogene: vi è una loro associazione epidemiologica con l induzione al cancro in più di una specie di animali utilizzati nei test di laboratorio; possibili cancerogene: vi è una loro associazione epidemiologica con l induzione al cancro in una sola specie di animali utilizzati nei test di laboratorio. In corrispondenza al tipo di contaminante, si hanno diversi parametri di tossicità e, conseguentemente, diversi modelli dose-risposta esemplificati in Figura 11. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 72/131 36

37 Procedura di valutazione del rischio Curva dose-risposta Tipologia di contaminanti Figura 11. Esempi differenti di curve dose-risposta in funzione di diverse tipologie di contaminanti e di modelli utilizzati. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 73/131 Procedura di valutazione del rischio Curva dose-risposta Pendenza della curva La pendenza della curva dose-risposta prende il nome di potenza unitaria. Maggiore è la pendenza della curva dose-risposta, ossia maggiormente ripida è la curva, maggiore è il rischio per la salute, essendo sufficienti piccolissimi incrementi della dose per ottenere grandi incrementi della risposta. Si riportano di seguito le pendenze della curva dose-risposta per alcuni inquinanti: cloruro di vinile 4,1x10-6 benzene 7,4x10-6 formaldeide 3,4X10-5 dietinitrosammina 7,2x10-2 diossina 1 Dall analisi delle succitate pendenze, si evince quanto pericolosa sia la diossina! G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 74/131 37

38 Procedura di valutazione del rischio Curva dose-risposta - Estrapolazione Per la costruzione della curva dose-risposta, vengono utilizzati i dati provenienti da esperimenti condotti su animali. Tali dati, che corrispondono a dosi elevate di contaminante, devono essere poi estrapolati a basse dosi. Per effettuare tale estrapolazione, possono essere utilizzati diversi modelli: soglia (la soglia è quella dose al di sotto della quale non si verificano effetti negativi sulla salute); lineare; sovralineare; sublineare. Si veda, a tal proposito, Figura 12. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 75/131 Procedura di valutazione del rischio Curva dose-risposta - Estrapolazione Figura 12. Esempio di curva dose-risposta: a) estrapolazione lineare; b) estrapolazione sublineare; c) estrapolazione sovralineare. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 76/131 38

39 Procedura di valutazione del rischio Curva dose-risposta - Incertezza Nella ricostruzione della curva dose-risposta, possono essere causa d errore o comunque di incertezza : l estrapolazione stessa (un estrapolazione comporta sempre una certa incertezza); le svariate interazioni che possono esistere tra fattori chimici e fattori biologici; la scelta non corretta del campione rappresentativo della popolazione esposta; la limitatezza dei dati disponibili. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 77/131 Procedura di valutazione del rischio Curva dose-risposta Nell ambito della curva dose-risposta, per risposta si intende il rischio in eccesso. In quanto alla dose, essa deve tenere conto di svarati fattori: la concentrazione dell inquinante; la quantità inalata (o ingerita, ecc.); la durata dell esposizione; la frequenza dell esposizione; la vita media del bersaglio; il peso corporeo del bersaglio. G. Mancini M. Bruno, Dinamica degli inquinanti e bonifica dei siti contaminati, 2007/ Università di Catania, sede di Enna 78/131 39

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