Protocollo Provinciale d Intesa in materia di iniziative contro la discriminazione. Premesso che:

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1 Protocollo Provinciale d Intesa in materia di iniziative contro la discriminazione Premesso che: La Costituzione della Repubblica Italiana con l art,3 prevede che: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. ; Il principio di uguaglianza si coniuga con quello di non discriminazione e la carta dei Diritti Fondamentali dell Unione Europea all art. 21 approvata il 14 novembre 2000 vieta qualsiasi forma di discriminazione fondata sul sesso, il colore della pelle o l origine etnica,le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali ; Si ricava che la lotta alla discriminazione costituisce un obiettivo prioritario della stessa Comunità Europea, come dimostra l articolo 13 del Trattato sull Unione Europea, quale risulta dalle modifiche introdotte dal Trattato di Amsterdam del 2 ottobre 1997, secondo il quale nell ambito delle competenze da esso conferite alla Comunità, il Consiglio, deliberando all unanimità su proposta della Commissione e previa consultazione del Parlamento Europeo, può prendere i provvedimenti opportuni per abbattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l età o le tendenze sessuali. Come noto, i comportamenti discriminatori possono colpire chiunque e dunque le risposte che tendono a contrastare tali condotte devono necessariamente rivolgersi a tutti i cittadini; nondimeno la significativa e improvvisa presenza di persone straniere, che negli ultimi anni ha investito le regioni europee e la nostra in particolare, rischia di polarizzare i casi discriminatori attorno a motivazioni etnico-razziali evidenziando, tra l altro, anche situazioni di multi-discriminazione. Ispirandosi alla Convenzione internazionale sull eliminazione di tutte le forme di discriminazione del 1966, il legislatore ha introdotto nel nostro ordinamento, con la legge 6 marzo 1998, n. 40, poi trasfusa nel D.Lgs. 25 luglio 1998, n. 286, la clausola di non discriminazione accompagnata da una definizione generale di comportamento discriminatorio, nel cui ambito individua, a titolo esemplificativo, una serie di comportamenti in ogni caso discriminatori. Si tratta degli Art. 43 Discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi e Art. 44 Azione civile contro la discriminazione 44 del D. lgs. n. 286/98, non modificati dal recente intervento legislativo contenuto nella Legge 30 luglio 2002, n L art. 43 del D.Lgs. formula, in primo luogo, una definizione di discriminazione che riprende, nella terminologia, quella enunciata nella Convenzione internazionale sull eliminazione di tutte le forme di discriminazione del La Regione Emilia-Romagna, con l approvazione della L.R. 5/2004 Norme per la integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati. Modifiche delle LL.RR. 21 febbraio 1990, n. 14 e 12 marzo 2003, n. 2, a cui ha fatto seguito l approvazione del programma triennale per l integrazione dei cittadini stranieri, ha innovato il proprio impianto normativo e, più in particolare, ha fornito strumenti e linee d azione per un ulteriore incremento dell inclusione sociale attraverso politiche per il lavoro, la scuola, l accesso ai servizi (sociali, sanitari, casa, etc.) e per contrastare ogni forma di discriminazione. La Prefettura di Forlì-Cesena Ufficio Territoriale del Governo, con il decreto prefettizio n.510/gab. dell 8 maggio 2000, ha istituito il Consiglio Territoriale per l Immigrazione, composto da enti pubblici/locali e da soggetti del privato sociale della provincia di Forlì-Cesena, in attuazione dell art. 3, 1

2 comma 6 del Decreto Legislativo n. 286 del 25 luglio 1998 e del successivo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 18 dicembre 1999, con funzione di ascolto territoriale, ovvero per l analisi delle esigenze nonché per la promozione di iniziative condivise da attivare a livello locale, assicurando il raccordo tra i soggetti che esercitano funzioni in materia dell immigrazione. La Provincia di Forlì-Cesena da diversi anni ha istituito il Coordinamento Provinciale per l Immigrazione, luogo d incontro e di condivisione delle azioni ed interventi mirati a favorire l integrazione sociale dei cittadini immigrati stranieri presenti sul territorio provinciale. I fenomeni migratori, soprattutto quando raggiungono consistenze e rilevanze numeriche quali quelle che si verificano nella nostra regione, possono comportare, in assenza di efficaci e puntuali strumenti politici, di monitoraggio e programmazione, situazioni di allarme tra i cittadini, rischi di pregiudizio, rischi di discriminazione diretta e indiretta e forme di discriminazione istituzionale che possono incidere negativamente sulle garanzie di piena coesione ed integrazione sociale. L immigrazione straniera nella Provincia di Forlì-Cesena è infatti in una fase di crescita costante tale da raggiungere, al 31/12/2005, una presenza di persone, pari al 6,1% della popolazione residente. La presenza di numerose famiglie composte da stranieri comporta che 18,7% degli stranieri sia di età inferiore a 15 anni. Dato atto che: a) l art. 44 del t.u. 286/98 al comma 12 recita che spetta alle Regioni, in collaborazione con le Province e con i Comuni, con le associazioni di immigrati e del volontariato sociale, il compito di predisporre centri di osservazione, di informazione e di assistenza legale per gli stranieri, vittime delle discriminazioni per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; b) presso la Provincia di Forlì-Cesena, ai sensi dell art. 5 Decreto Legislativo n.196 del 23 maggio 2000, riportato nel comma 1, art.16 del Decreto Legislativo n.198 del 11 aprile 2006, è ubicato l Ufficio delle Consigliere Provinciali di Parità, con il compito di intraprendere ogni utile iniziativa, nell ambito delle competenze dello Stato, ai fini del rispetto del principio di non discriminazione e della promozione di pari opportunità per lavoratori e lavoratrici, funzionalmente autonomo e dotato di personale, apparecchiature e strutture necessarie, assegnati dalla Provincia nell ambito delle risorse trasferite ai sensi del D.Lvo 23 dicembre 1997, n.469; c) è stato istituito l Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le pari opportunità ai sensi dell art. 7 del decreto legislativo 215/2003. A tale Ufficio sono state demandate le attività «per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica, con funzioni di controllo e garanzia delle parità di trattamento e dell'operatività degli strumenti di tutela, avente il compito di svolgere, in modo autonomo e imparziale, attività di promozione della parità e di rimozione di qualsiasi forma di discriminazione fondata sulla razza o sull'origine etnica, anche in un'ottica che tenga conto del diverso impatto che le stesse discriminazioni possono avere su donne e uomini, nonché dell'esistenza di forme di razzismo a carattere culturale e religioso»; d) l art. 9, comma 1) della L.R. 5 del 24 marzo 2004 Norme per l integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati. Modifiche alle leggi regionali 21 febbraio 1990, n. 14 e 12 marzo 2003, n. 2 prevede che «la Regione, con la collaborazione di Province, Comuni, terzo settore e parti sociali, eserciti le funzioni di osservazione, monitoraggio, assistenza e consulenza legale per gli stranieri vittime delle discriminazioni, dirette o indirette, per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, nonché per le situazioni di grave sfruttamento»; e) l art. 17 Piano regionale di azioni contro la discriminazione contenuto nel Programma per l integrazione dei cittadini stranieri approvato con deliberazione dell Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna n. 45 del 7 febbraio 2006 prevede lo «sviluppo e il consolidamento di una rete provinciale di soggetti pubblici e non, che a vario titolo di occupano di discriminazione, coordinati dalle singole amministrazioni provinciali e finalizzati ad elaborare specifici piani di intervento di ambito provinciale e in raccordo con il centro regionale sulle discriminazioni.»; 2

3 f) la Provincia di Forlì-Cesena, operando in accordo con gli EELL, le Parti Sociali e Associazioni del Terzo settore, ha attivato nel 2002, un protocollo d intesa e annualmente definisce con il Piano Provinciale per l integrazione dei cittadini stranieri, le azioni e gli interventi tesi a favorire la coesione sociale, l inserimento scolastico e lavorativo, l emersione e il contrasto al lavoro nero; g) la Regione ha stipulato il 26 gennaio 2007 il Protocollo d Intesa in materia di iniziative contro la discriminazione, dove le parti si impegnano ad aprire almeno un punto di referenza antidiscriminazione per Zona Sociale, di preferenza con sede nel comune capo-zona coordinati dalla Provincia; h) la Provincia di Forlì-Cesena ha incluso e presentato nell ambito del Piano Provinciale per l integrazione dei cittadini immigrati stranieri, il progetto del Centro Provinciale Antidiscriminazioni Razziali gestito operativamente dalle ACLI di Forlì-Cesena. Tutto ciò premesso le Parti sottoscrivono e convengono quanto segue: Il protocollo d intesa è indirizzato a creare un tavolo di confronto e di discussione fra le parti, supportato dal Centro Provinciale Antidiscriminazioni Razziali, che basa la propria azione sulle quattro funzioni, ovvero: - prevenzione, per impedire la nascita e il formarsi di comportamenti discriminatori e per far sì che il principio di parità di trattamento diventi patrimonio educativo e culturale di ogni singolo individuo (es. campagne informative, incontri in ambito scolastico, attività di sensibilizzazione e confronto con gli enti locali, il mondo non-profit, le parti sociali); - promozione e sostegno di progetti ed azioni positive, con diffusione delle migliori pratiche, volte ad eliminare alla base le situazioni di svantaggio, favorire la promozione di accordi e/o protocolli innovativi tra soggetti diversi caratterizzati da un reciproca responsabilizzazione su questa materia, e sviluppare studi, ricerche, corsi di formazione e scambi con altri Paesi appartenenti all'unione Europea; - rimozione delle condizioni di discriminazione, intesa sia come possibilità di ridurre o superare comportamenti discriminatori conseguenti ad atti e norme non univocamente interpretabili sia come possibilità di sanare una situazione caratterizzata da effetti pregiudizievoli già realizzatesi, tramite l offerta di opportunità di sostegno, assistenza, orientamento e consulenza legale; - monitoraggio e verifica attraverso un lavoro di costante osservazione del fenomeno nel territorio provinciale, collaborando con i soggetti istituzionali e del mondo associativo che a vario titolo si occupano di tutela contro le discriminazioni indicate dall'art. 21 della Carta dei diritti fondamentali dell'unione Europea (di sesso, di razza, di origine etnica o sociale, di caratteristiche genetiche, di lingua, religione, di età, handicap, tendenze sessuali, ecc). Impegni delle Parti firmatarie La Provincia di Forlì-Cesena, in accordo con gli Enti, si impegna a: - favorire sul territorio provinciale politiche antidiscriminatorie, seguendo le linee di una pianificazione strategica di interventi finalizzati a promuovere la cultura di parità di trattamento, da progettare e realizzare attivando la collaborazione e la condivisione interassessorile, al fine di contribuire all integrazione dei cittadini immigrati stranieri; - coinvolgere le realtà territoriali intenzionate ad aderire e le figure istituzionali ritenute più opportune, (es: difensori civici, consigliere di parità, giudici di pace, patronati, centri antiviolenza, associazioni di migranti e di tutela dei diritti, associazioni iscritte al registro regionale), affinché condividano gli obiettivi e partecipino al raggiungimento degli stessi; - provvedere alla realizzazione di azioni di coordinamento dei punti di referenza e delle antenne locali del proprio territorio provinciale ed alla strutturazione di un sistema di monitoraggio; - agire da interfaccia con la Regione attraverso l elaborazione di specifici piani di intervento ai sensi dell art. 17 del Programma per l integrazione dei cittadini stranieri, condivisi dal Tavolo Provinciale di confronto in materia di iniziative contro la discriminazione; 3

4 - attivare forme costanti di collaborazione e confronto con il Centro Regionale attraverso il Centro Provinciale Antidiscriminazione Razziale; - diffondere il rapporto annuale del Centro Provinciale sulla situazione della discriminazione nel territorio provinciale di Forlì-Cesena. L Ufficio Consigliere Provinciali di Parità si impegna a: sostenere il Centro Provinciale Antidiscriminazione Razziale per la realizzazione delle attività per la promozione della cultura di parità di trattamento dei cittadini immigrati stranieri presenti sul territorio provinciale; collaborare con il Centro Provinciale Antidiscriminazione Razziale per la realizzazione di interventi formativi ed informativi sul tema dell antidiscriminazione razziale sul luogo del lavoro e della formazione professionale; collaborare con il Centro Provinciale Antidiscriminazione Razziale per interventi nell ambito delle competenze assegnate dal D.Lgs n.196, entrato in vigore il 2 agosto 2000, accompagnando le donne vittime dell atto discriminatorio sul luogo del lavoro e della formazione professionale nella fase della rimozione della discriminazione; I Comuni sede di Distretto si impegnano a: - realizzare azioni di prevenzione per tutta la cittadinanza con particolare riferimento ai luoghi di lavoro, in accordo con il Centro Provinciale, gruppi operativi territoriali composti da Associazioni di categoria datoriali, Caritas, Comuni, Questura, Difensore Civico, Organizzazioni Sindacali ecc; - monitorare le attività del proprio punto di referenza e delle proprie antenne locali sull antidiscriminazione, al fine di concorre alla raccolta di segnalazioni di situazioni di discriminazioni, alla trasmissione delle stesse al Centro Provinciale utilizzando materiali omogenei (schede, moduli, etc.) ricevuti dal Centro Provinciale; - concorre alla rimozione delle cause di discriminazione razziale anche tramite l offerta di opportunità di sostegno, assistenza e consulenza legale; - istituire un fondo per realizzare azioni volte alla tutela e assistenza legale e materiale delle persone vittime di discriminazioni. - le parti (Enti locali, Parti Sociali, Associazioni di terzo settore) si impegnano affinché, in forma singola o associata, venga individuato ed attrezzato, anche valorizzando e rafforzando le esperienze di sportelli informativi esistenti, almeno un punto di referenza antidiscriminazione per Zona Sociale, di preferenza con sede nel comune capo-zona; i punti di referenza dovranno essere quindi comunicati alle Province Ogni Soggetto firmatario del presente Protocollo, si impegna a: - vigilare che nella propria Organizzazione non vengano compiuti atti discriminatori; - segnalare al Centro Provinciale contro le discriminazioni eventuali forme di razzismo e di discriminazione; - partecipare all individuazione ed al supporto, anche valorizzando e rafforzando le esperienze di sportelli informativi esistenti, di almeno di un punto di referenza per Zona Sociale, antenna locale sull antidiscriminazione, di preferenza con sede nel comune capo-zona previa comunicazione alla Provincia di Forlì-Cesena. - individuare e comunicare al Centro Provinciale Antidiscriminazione Razziale il nominativo di un referente sul tema di antidiscriminazione razziale; - collaborare con il Centro Provinciale Antidiscriminazione Razziale per lo svolgimento delle quattro funzioni, ovvero prevenzione, promozione e sostegno di progetti ed azioni positive, rimozione delle condizioni di discriminazione, monitoraggio e verifica, atte a promuovere la cultura di parità di trattamento dei cittadini immigrati stranieri presenti sul territorio provinciale di Forlì-Cesena. 4

5 Inoltre i firmatari si impegnano a: - avviare una valutazione delle politiche oggetto della presente intesa ed a segnalare e diffonderne le buone pratiche sul territorio regionale e nazionale; - diffondere i contenuti della presente intesa a livello provinciale e locale promuovendone la coerente realizzazione; - promuovere e realizzare sul territorio provinciale, in particolare nelle scuole e nei luoghi di lavoro, interventi formativi ed informativi e azioni positive sul tema di antidiscriminazione; - sottoporre a verifica periodica la realizzazione degli impegni previsti e gli effetti del presente protocollo, sulla base dei dati di monitoraggio raccolti e degli obiettivi specifici previsti nella programmazione operativa annuale; - dare mandato alla Provincia di Forlì-Cesena di verificare la possibilità di partecipare, in collaborazione con l Ente gestore del Centro Provinciale, a bandi e programmi nazionali europei in materia di lotta alle discriminazioni, al fine di reperire e mobilitare ulteriori risorse finanziarie, necessarie a garantire la continuità del funzionamento del Centro stesso. SOGGETTI SOTTOSCRITTORI: PROVINCIA DI FORLI'-CESENA PREFETTURA DI FORLI -CESENA CONSIGLIERA DI PARITA' DELLA PROVINCIA DI FORLI'-CESENA QUESTURA DI FORLI -CESENA ACLI FORLI -CESENA DIREZIONE PROVINCIALE DEL LAVORO COMUNE DI BAGNO DI ROMAGNA COMUNE DI BERTINORO COMUNE DI BORGHI COMUNE DI CASTROCARO TERME TERRA DEL SOLE COMUNE DI CESENA COMUNE DI CESENATICO COMUNE DI CIVITELLA DI ROMAGNA COMUNE DI DOVADOLA 5

6 COMUNE DI FORLI' COMUNE DI FORLIMPOPOLI COMUNE DI GALEATA COMUNE DI GAMBETTOLA COMUNE DI GATTEO COMUNE DI LONGIANO COMUNE DI MELDOLA COMUNE DI MERCATO SARACENO COMUNE DI MODIGLIANA COMUNE DI MONTIANO COMUNE DI PORTICO SAN BENEDETTO COMUNE DI PREDAPPIO COMUNE DI PREMILCUORE COMUNE DI ROCCA SAN CASCIANO COMUNE DI RONCOFREDDO COMUNE DI SAN MAURO PASCOLI COMUNE DI SANTA SOFIA COMUNE DI SARSINA COMUNE DI SAVIGNANO SUL RUBICONE COMUNE DI SOGLIANO AL RUBICONE COMUNE DI TREDOZIO COMUNE DI VERGHERETO 6

7 A.P.E. CONFEDILIZIA FORLI' - CESENA A.P.I A.S.P.P.I FORLI' A.S.P.P.I. CESENA AGCI CONFCOOPERATIVE LEGA DELLE COOPERATIVE CONFINDUSTRIA FORLI -CESENA AZIENDA USL DI FORLI' AZIENDA USL DI CESENA C.N.A. FORLI'-CESENA CAMERA DI COMMERCIO DI FORLI -CESENA CGIL FORLI' - CESENA CISL FORLI - CESENA UIL FORLI' - CESENA COLDIRETTI FORLI'-CESENA CONFARTIGIANATO DI FORLI' - CESENA CONFCOMMERCIO FORLI' CONFCOMMERCIO CESENA CONFEDEREZIONE ITALIANA AGRICOLTORI CONFESERCENTI CESENA CONFESERCENTI FORLI' CONSULTA PER GLI IMMIGRATI FORLI 7

8 CONSULTA PER GLI IMMIGRATI CESENA CONSULTA PER GLI IMMIGRATI FORLIMPOPOLI COORDINAMENTO PROVINCIALE VOLONTARIATO UFFICIO SCOLASTICO PROVINCIALE INPS DI FORLI -CESENA INAIL DI FORLI -CESENA POLO SCIENTIFICO DIDATTICO DI FORLI POLO SCIENTIFICO DIDATTICO DI CESENA UNIONE PROVINCIALE AGRICOLTORI DIFENSORE CIVICO DEL COMUNE DI FORLI DIFENSORE CIVICO DEL COMUNE DI CESENA GIUDICE DI PACE ARCI FORLI ARCI CESENA CARITAS FORLI CARITAS CESENA Forlì, 8

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